18.12.2010   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 347/48


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «La promozione degli aspetti socioeconomici delle relazioni UE-America Latina»

(parere d'iniziativa)

(2010/C 347/07)

Relatore: ZUFIAUR NARVAIZA

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 26 febbraio 2009, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere d'iniziativa sul tema:

La promozione degli aspetti socioeconomici delle relazioni UE-America Latina.

La sezione specializzata Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 3 febbraio 2010.

Alla sua 460a sessione plenaria, dei giorni 17 e 18 febbraio 2010 (seduta del 17 febbraio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 110 voti favorevoli, nessun voto contrario e 2 astensioni.

1.   Raccomandazioni

1.1   Fare un salto di qualità nel partenariato strategico biregionale. Secondo il CESE, nel nuovo contesto mondiale risultano indispensabili un rafforzamento del dialogo politico e definire un'agenda più consistente, che si occupi delle interdipendenze comuni e di questioni che richiedono una migliore regolamentazione internazionale, come l'ambiente, la diminuzione delle disuguaglianze, le migrazioni o la pace e la sicurezza. In ambito biregionale, le conclusioni dei vertici dovrebbero essere rese maggiormente operative.

1.2   Dare nuovo impulso alle politiche tradizionali. Il dialogo sulle migrazioni tra le due regioni deve essere inserito tra i temi centrali dell'agenda biregionale. La coesione sociale va affrontata in base ad un approccio globale che preveda una maggiore cooperazione nel conseguire tale obiettivo, la creazione di meccanismi di convergenza strutturale, la promozione di politiche settoriali e lo sviluppo delle condizioni che favoriscono un lavoro dignitoso. Gli accordi di associazione dovranno contemplare adeguatamente le asimmetrie esistenti, utilizzando a tal fine strumenti come le valutazioni di sostenibilità, il riconoscimento effettivo del principio di trattamento preferenziale e differenziato per i paesi meno sviluppati, la fissazione di deroghe e di periodi transitori nei settori in cui ciò risulti necessario e un approccio differenziato nell'ambito della cooperazione allo sviluppo. La cooperazione con i paesi dell'America Latina a medio reddito dovrebbe orientarsi verso obiettivi di stabilità macroeconomica, il potenziamento delle capacità istituzionali, il miglioramento della competitività e delle capacità commerciali, la riforma fiscale, l'innovazione e la cooperazione in campo educativo, scientifico e tecnologico.

1.3   Creare un'agenda dell'innovazione in quanto fattore di sviluppo e trasformazione produttiva, che affronti gli aspetti sociali dell'innovazione. Il CESE chiede di tener conto della dimensione sociale dell'innovazione nei suoi vari elementi: l'importanza dei contesti sociali e culturali dei processi d'innovazione tecnologica, gli ostacoli sociali (come la povertà) che frenano l'innovazione; le ripercussioni sociali delle politiche di innovazione, la capacità di creare tessuto sociale che è propria dell'innovazione; la necessità di prendere in considerazione e trasformare in politiche pubbliche le innovazioni sociali che nascono dalla società stessa e che provengono da conoscenze ancestrali, collettive o pratiche che si manifestano anche in ambito sociale e ambientale; l'importanza della partecipazione della società civile ai fini dell'accettazione e dell'integrazione delle attività e delle politiche d'innovazione.

1.4   Collocare la partecipazione della società civile organizzata al centro del partenariato strategico UE-America Latina. A tal fine, il CESE chiede che la politica di cooperazione dell'UE e il nuovo programma EurosociAL inseriscano tra le loro priorità il rafforzamento delle organizzazioni della società civile e degli organi o organismi che le rappresentano negli ambiti regionali latinoamericani. Chiede inoltre la creazione di un meccanismo di coordinamento biregionale degli organi rappresentativi della società civile organizzata di entrambe le regioni e la partecipazione del CESE al direttivo della futura Fondazione UE-ALC. Chiede inoltre che la società civile organizzata (SCO) partecipi agli accordi di associazione UE-AL mediante creazione di comitati consultivi misti e che in detti accordi si incorporino capitoli specifici di contenuto sociale, occupazionale e ambientale. Il CESE sostiene inoltre l'istituzionalizzazione della partecipazione della società civile al Partenariato strategico UE-Messico e la partecipazione delle organizzazioni della SCO alla definizione e allo sviluppo del programma EurosociAL e ai forum di coesione sociale AL-UE.

1.5   Per quanto concerne gli Accordi di libero scambio (ALS) che l'UE sta negoziando con le regioni e i paesi dell'America Latina, il CESE sottolinea che il rispetto dei diritti umani, dei diritti sociali e del lavoro fondamentali deve essere considerato una condizione necessaria per la firma di tali accordi da parte delle istituzioni europee. Il CESE ritiene necessario riconoscere meccanismi di monitoraggio, valutazione e consultazione relativi a tali accordi con la partecipazione della società civile organizzata. In particolare, il CESE chiede che la Commissione europea garantisca l'incorporazione di tali principi nella negoziazione degli Accordi di libero scambio che si stanno discutendo con la Colombia e il Perù. Il CESE insiste perché si svolgano dibattiti politici approfonditi nelle istituzioni prima dell'avvio, per non parlare della ratifica, di qualsiasi accordo, come promesso dal commissario designato De Gucht, e chiede di essere coinvolto in questi dibattiti e di associarvi anche le organizzazioni rappresentative della società civile.

2.   Un bilancio positivo delle relazioni UE-America Latina

2.1   Il sesto vertice dei capi di Stato e di governo dei paesi dell'Unione europea e dell'America Latina e Caraibi si svolgerà in un contesto internazionale, europeo e sudamericano, molto diverso da quello di dieci anni fa, quando, in occasione del vertice di Rio del 1999 (1), fu istituito il partenariato strategico euro-latinoamericano.

2.2   Le relazioni tra UE e America Latina hanno già alle spalle una lunga storia, dal varo del dialogo parlamentare PE-Parlatino negli anni '70, del processo di San José o del dialogo CE-Gruppo di Rio. Le organizzazioni della società civile avrebbero voluto progressi più netti, che alcuni accordi di associazione fossero firmati già anni addietro e che le conclusioni dei vertici fossero attuate nella realtà concreta in modo molto più puntuale, ma indubbiamente il bilancio di quanto realizzato ad oggi resta molto positivo. Negli anni '80, le relazioni UE-AL erano guidate dagli imperativi della pace e della democrazia e si sono concretizzate nell'importante contributo che la Comunità europea ha dato ai processi di pace in America centrale. Successivamente, l'UE ha promosso il regionalismo e il partenariato strategico biregionale, adottando un approccio diverso per ciascuna sottoregione, nonché la gestione di sfide comuni derivanti dalla globalizzazione, quali i rischi ambientali, l'energia, la sicurezza alimentare, le migrazioni o la risposta alla crisi economica e finanziaria. Nell'agenda biregionale è stato aggiunto l'obiettivo della coesione sociale e dell'offerta di beni pubblici mondiali e regionali. Inoltre, le relazioni biregionali hanno avuto un impatto sulla governance mondiale attraverso la difesa di un multilateralismo efficace. Come riportato nell'ultima comunicazione della Commissione europea (2), si sono creati strumenti concreti a partire dagli stessi vertici e si è avviato un processo per la creazione di una rete di accordi di associazione (accordi di questo tipo sono già stati firmati con Cile e Messico). Oltre a ciò, è stato possibile concludere partenariati strategici con Brasile e Messico e creare strumenti a sostegno delle politiche settoriali, quali i programmi EurosociAL, EurocLima e altri programmi legati all'insegnamento. Si è istituita altresì l'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana (EuroLat) e l'Unione europea continua ad essere il primo investitore nella regione, il secondo partner commerciale e il principale donatore di aiuti allo sviluppo.

2.3   Per quanto concerne la società civile, si è tessuta una rete di relazioni con le istituzioni rappresentative della SCO nelle sottoregioni dell'America Latina, si è contribuito in modo efficace ad aumentare il coordinamento tra i diversi settori - imprenditoria, sindacati e terzo settore - di entrambi i continenti e si è migliorata la collaborazione con i parlamenti regionali. Il CESE gode dello status di osservatore in seno ad EuroLat, con cui ha firmato un protocollo di cooperazione aperto anche all'integrazione delle istituzioni omologhe del CESE in America Latina. Nel quadro del partenariato strategico UE-Brasile, il CESE e il Consiglio per lo sviluppo economico e sociale del Brasile (CDES) hanno istituito la tavola rotonda UE-Brasile. Inoltre, il CESE ha contribuito a rafforzare la partecipazione della società civile ai processi di integrazione subregionale in America Latina e si è progredito, seppur non abbastanza, verso la partecipazione della SCO ai negoziati, verso il riconoscimento del principio di istituzionalizzazione di meccanismi di monitoraggio e consultazione negli accordi di associazione e la necessità che tali accordi includano una dimensione sociale, lavorativa e ambientale.

3.   Fare un salto di qualità nel partenariato strategico biregionale

3.1   Il nuovo contesto politico è attualmente caratterizzato da una crisi economica mondiale, dalla sfida ambientale, dall'ascesa economica dell'Asia, dalla paralisi dei negoziati dell'OMC, dall'aumento dei flussi migratori, dall'intensificarsi in tutti i sensi delle relazioni Sud-Sud e dall'emergere di nuovi forum di governance internazionali - G20, BRIC. In questa situazione, i paesi in via di sviluppo stanno acquisendo un ruolo più importante, che dovrà estendersi ad altri organi, come le istituzioni finanziarie internazionali (3) o gli organismi del sistema delle Nazioni Unite. In considerazione di ciò, è necessario aggiornare l'agenda delle relazioni UE-AL e creare meccanismi più specifici e funzionali per sviluppare le conclusioni dei vertici e di tutti gli ambiti delle relazioni bilaterali.

3.2   Al contempo, in America Latina stanno nascendo nuovi progetti di integrazione, come l'Unione delle nazioni sudamericane (Unasur), che danno maggiore rilevanza alla dimensione politica, di sicurezza e di difesa, alle infrastrutture o al coordinamento delle politiche energetiche o finanziarie. Parallelamente a ciò, la crescente necessità di una politica di cooperazione su scala internazionale, emersa in particolare in seguito alla crisi, fa sì che questioni non commerciali quali i rischi ambientali, l'energia, la sicurezza degli alimenti e degli approvvigionamenti alimentari, le migrazioni, la povertà e le disuguaglianze, la stabilità finanziaria internazionale acquistino maggiore peso nell'agenda biregionale.

3.3   Il CESE ritiene che questa nuova tappa richieda un rafforzamento del dialogo politico e un'agenda rinnovata, incentrata sulle interdipendenze comuni su questioni che richiedono una maggiore e migliore regolamentazione internazionale, come l'ambiente, le migrazioni, l'aumento delle disuguaglianze o la pace e la sicurezza. Ciò dovrebbe implicare l'elaborazione di piani comuni per fronteggiare le conseguenze sociali della crisi economica e finanziaria e una maggiore cooperazione in materia di cambiamento climatico e dei suoi effetti negativi, cambiamento del modello energetico, ricerca e sviluppo e governance mondiale. Al contempo, continua ad essere necessario mantenere gli obiettivi tradizionali delle relazioni biregionali: la promozione della coesione sociale, l'integrazione regionale, l'adeguamento e l'intensificazione dei programmi di cooperazione e un nuovo slancio agli accordi di associazione avviati, tramite l'adozione di formule che tengano in maggiore considerazione le asimmetrie e che garantiscano meglio la coesione sociale. A questo proposito il CESE, pur non negando la possibilità di miglioramenti, accoglie favorevolmente l'annuncio della Commissione di creare un Fondo investimenti per l'America Latina (LAIF), che favorirà l'integrazione e l'interconnettività regionali e lo sviluppo di politiche settoriali, rafforzerà la componente di coesione sociale degli accordi - parallelamente ad altre misure di carattere economico e sociale - e darà slancio alle iniziative in atto per l'istituzione di fondi di coesione, come il Fondo per la convergenza strutturale del Mercosur (FOCEM) o il già previsto Fondo di coesione nell'ambito della Convenzione dell'Unione doganale adottata dall'America centrale nel 2007.

4.   Favorire il coinvolgimento della società civile organizzata negli obiettivi e nei programmi del partenariato strategico

4.1   Il CESE, in base alla propria esperienza di integrazione europea, ritiene che per rafforzare il partenariato strategico biregionale e i suoi obiettivi politici, economici e sociali sia necessario integrare la partecipazione della società civile organizzata in tutte le fasi del processo in modo molto più deciso, articolato ed efficace. La partecipazione sociale è essenziale per sviluppare relazioni più aperte e trasparenti, per farle maggiormente conoscere, per promuovere un sentimento di partecipazione più forte delle rispettive società a tali relazioni e per rendere effettive le misure concordate. Le relazioni tra UE e ALC sono nate oltre trent'anni fa dai rapporti tessuti dalle formazioni politiche e dalle organizzazioni sociali. Per rivitalizzare il dialogo biregionale pertanto non basta inserire nuovi temi in agenda o rendere quest'ultima più agile e efficace, ma occorre anche integrare nel dialogo soggetti e settori diversi.

4.2   Effettivamente, la spinta dal basso verso l'alto delle organizzazioni della società civile organizzata è fondamentale al fine di promuovere e legittimare i processi di integrazione regionale. Allo stesso modo, l'attuazione di politiche pubbliche di coesione sociale richiede sia la creazione che il rafforzamento di strutture sociali partecipative. A questo proposito, il CESE chiede alla Commissione di prevedere, in fase di revisione del programma EurosociAL, un piano di rafforzamento delle organizzazioni della società civile e delle associazioni o degli organi che le rappresentano negli ambiti regionali.

4.3   Il CESE condivide appieno l'ambizione che il partenariato strategico biregionale disponga di un piano d'azione più preciso, operativo e soggetto a monitoraggio e valutazione. Per aumentare l'efficacia del partenariato, si dovrebbe articolare la partecipazione dei diversi organi rappresentativi della SCO europea e dell'America Latina, vale a dire: il Forum consultivo economico e sociale del Mercosur, il comitato consultivo del Sistema d'integrazione centroamericano (SICA), i consigli consultivi dei lavoratori e degli imprenditori della Comunità andina, il Consiglio consultivo andino dei popoli indigeni, l'Associazione andina dei consumatori, altri organi eventualmente istituiti in Cile e Messico, e lo stesso CESE. Tutti questi organi potrebbero contribuire positivamente allo sviluppo delle politiche approvate in occasione del vertice e inserite nell'agenda biregionale, come la politica di coesione sociale, la politica di lotta al cambiamento climatico, la politica d'innovazione, la politica d'immigrazione, le iniziative per creare posti di lavoro dignitosi. Il CESE s'impegna a favorire la creazione di un meccanismo di coordinamento biregionale delle istituzioni rappresentative della SCO di entrambe le regioni che serva a trasmettere tali contributi nei periodi che intercorrono tra un vertice UE-AL e l'altro.

4.4   Il CESE plaude alla preannunciata istituzione di una Fondazione UE-ALC quale organo di preparazione e monitoraggio e, ove applicabile, di attuazione delle decisioni dei vertici, e ritiene che la funzione di articolazione e partecipazione dei diversi soggetti che tale Fondazione è in grado di svolgere potrebbe rivelarsi molto positiva in questo senso. Il CESE, in qualità di organo più rappresentativo della società civile organizzata europea, chiede di partecipare al direttivo della futura Fondazione UE-ALC.

4.5   Come richiesto in occasione di tutti i precedenti vertici, tale partecipazione della SCO dovrebbe riflettersi negli accordi di associazione, che dovrebbero prevedere la creazione di comitati consultivi misti, l'inserimento della dimensione sociale, lavorativa e ambientale e il coinvolgimento e la consultazione della società civile nelle valutazioni d'impatto degli accordi.

4.6   Allo stesso modo, così come è stata riconosciuta alla società civile di entrambe le regioni la possibilità di partecipare al partenariato strategico UE-Brasile, tramite la costituzione di una tavola rotonda tra le istituzioni rappresentative della SCO, il CESE chiede l'istituzionalizzazione di una partecipazione simile anche nel quadro del partenariato strategico UE-Messico.

4.7   Il CESE ritiene che per garantire un'integrazione effettiva della società civile organizzata nel partenariato strategico biregionale sia necessario intensificare la sua collaborazione con l'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana. A questo proposito, il Comitato metterà a punto un sistema di comunicazione efficace con tale Assemblea e, in qualità di istituzione che gode dello status di osservatore in EuroLat, si farà portavoce dei contributi delle organizzazioni della società civile sui temi oggetto di dibattito e di consenso nel quadro di tale organo. La creazione del meccanismo di coordinamento biregionale citato al punto 4.3 darebbe un grande contributo in questo senso.

4.8   Il CESE chiede altresì una maggiore partecipazione delle organizzazioni socio-professionali alla definizione e allo sviluppo della seconda fase del programma EurosociAL e ritiene che potrebbe contribuire in modo più efficace al Forum per la coesione sociale se fosse maggiormente coinvolto nella sua organizzazione e evoluzione.

5.   Aspetti socioeconomici delle relazioni UE-ALC

5.1   La politica di immigrazione UE-AL

5.1.1   L'aumento dei flussi migratori dall'America Latina verso l'Europa impone di inserire il dialogo sulle migrazioni tra le due regioni tra i temi centrali dell'agenda biregionale. Da tale dialogo dovrebbe emergere un consenso al fine di privilegiare lo sviluppo di politiche di migrazione preventiva in grado di offrire vie legali all'emigrazione e la promozione di adeguate politiche d'integrazione. A tal fine bisognerebbe garantire i diritti fondamentali degli immigrati, in particolare i diritti del lavoro e i diritti sociali, stipulare convenzioni per il riconoscimento delle qualifiche professionali, agevolare le procedure in materia di immigrazione temporanea e di ricongiungimento familiare per i lavoratori migranti stabilitisi nell'UE e concludere accordi per promuovere il diritto degli immigrati a partecipare alla vita politica. Contemporaneamente, bisognerebbe garantire lo stesso trattamento ai migranti dall'UE ai paesi dell'AL e Caraibi.

5.1.2   Relativamente ai flussi migratori temporanei (lavoratori distaccati) o permanenti (emigrazione classica), si dovrebbero trovare soluzioni per evitare che, nell'ambito della prestazione di servizi o degli investimenti da parte delle imprese, i lavoratori temporaneamente distaccati dall'UE in AL e viceversa siano soggetti al versamento di contributi doppi nel paese d'origine e nel paese dove lavorano. Questi doppi versamenti si potrebbero evitare adottando strumenti bilaterali che disciplinino l'unicità della legislazione applicabile.

5.1.3   Per quanto riguarda l'emigrazione più classica, è indispensabile disciplinare l'esportabilità delle prestazioni e in particolare delle pensioni. L'accettazione o l'avvio di tali meccanismi, equivalenti a quelli che esistono già in altri ambiti, da parte sia dell'UE sia dell'America Latina, arricchirebbe le relazioni interistituzionali e favorirebbe la situazione dei lavoratori migranti che, al termine della loro carriera lavorativa, potrebbero ritornare nei rispettivi paesi d'origine con le pensioni maturate, frutto del loro lavoro e dei contributi versati.

5.1.4   Per evitare che i lavoratori migranti siano spinti a ricongiungimenti familiari di breve durata, con il conseguente sradicamento dal paese di origine, si potrebbe prevedere il riconoscimento di prestazioni familiari ai lavoratori che svolgono la propria attività in uno Stato diverso da quello in cui risiedono i loro familiari. Ciò consentirebbe di trasferire i diritti anziché le famiglie, con conseguenti benefici per tutte le parti interessate. A questo proposito e come prima linea di azione, si potrebbero includere negli accordi di associazione UE-ALC esistenti o in fase di negoziato clausole di sicurezza sociale simili a quelle incluse negli accordi euromediterranei (4). Infine, considerando l'esistenza di una Convenzione multilaterale iberoamericana sulla sicurezza sociale (5)e del regolamento (CE) n. 883/2004, si potrebbe valutare la possibilità di un coordinamento tra questi due strumenti che sarebbe utile sia ai lavoratori sia alle imprese. Ciò contribuirebbe a migliorare le relazioni economiche e sociali tra UE e America Latina.

5.1.5   Secondo il CESE è fondamentale che tra le priorità d'azione del prossimo programma EurosociAL II figuri il tema della migrazione tra UE e AL. Inoltre, il CESE è favorevole all'attuazione della proposta del Parlamento europeo di creare un osservatorio biregionale delle migrazioni.

5.2   Coesione sociale

5.2.1   In base all'esperienza europea, la politica di coesione richiede, oltre ai fondi strutturali, un approccio globale e coerente che integri diverse politiche, dalla stabilità macroeconomica alla lotta alla discriminazione. Dato che la coesione dipende essenzialmente dalle politiche e dalle risorse nazionali, l'America Latina dovrebbe porre maggiormente l'accento sulle politiche interne: politica fiscale, protezione sociale, politiche attive di promozione della competitività e del lavoro dignitoso.

5.2.2   La promozione della coesione sociale nei processi di integrazione regionale implica l'attuazione di una serie di misure, il riconoscimento delle asimmetrie esistenti tra i paesi e le regioni e la realizzazione di azioni nel campo delle infrastrutture, nonché fondi di coesione, l'armonizzazione delle legislazioni, politiche normative, meccanismi efficaci di risoluzione delle controversie, politiche di armonizzazione delle leggi sul lavoro, una gestione comune delle migrazioni, politiche industriali e di inquadramento dei settori produttivi. Secondo il CESE, il partenariato biregionale dovrebbe superare gli approcci esclusivamente istituzionali e progredire con i dialoghi settoriali fino ad elaborare un piano d'azione biregionale che stimoli dinamiche di integrazione e contribuisca alla convergenza economica e sociale nella regione sanando le asimmetrie interne esistenti tra i paesi e le regioni.

5.2.3   Il CESE ritiene che un quadro democratico di rapporti di lavoro capace di dare un impulso deciso, la diffusione del lavoro dignitoso, l'emergere dell'economia sommersa, la protezione sociale, la contrattazione collettiva e il dialogo sociale siano elementi essenziali della coesione sociale e chiede che gli interlocutori sociali siano coinvolti nella valutazione della prima esperienza EuroSociAL in questo ambito e nella progettazione e nella gestione di EuroSociAL II.

5.2.4   Il CESE ritiene essenziale per la coesione sociale il riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni, come stabilito nella Convenzione 169 dell'OIL dell'anno 1989 concernente i popoli indigeni e tribali negli Stati indipendenti.

5.3   Accordi di associazione

5.3.1   Secondo il CESE, sia per agevolare i negoziati degli accordi di associazione in corso che per contribuire agli obiettivi biregionali di coesione sociale, è necessario che tali accordi, che implicano processi di liberalizzazione economica profondi, tengano in debito conto le asimmetrie esistenti tra le sottoregioni dell'America Latina coinvolte e l'UE. A tal fine, si dovrebbero utilizzare strumenti come la valutazione della sostenibilità (con una partecipazione costante della società civile organizzata agli studi di valutazione dell'impatto), il riconoscimento del principio di trattamento speciale e differenziato per i paesi meno sviluppati, la possibilità di prevedere deroghe e periodi transitori per i settori ove siano necessari un'impostazione differenziata della cooperazione allo sviluppo e lo stimolo dei fondi di convergenza.

5.3.2   D'altro canto, il CESE ritiene essenziale che l'UE mantenga la sua politica di sostegno ai processi di integrazione in atto in America Latina. È inoltre dell'avviso che tanto i negoziati multilaterali avviati con alcuni paesi quanto i partenariati strategici stabiliti con altri debbano contribuire al raggiungimento di accordi regionali e al rafforzamento dei processi di integrazione. A tal fine, sarebbe opportuno utilizzare una strategia e misure come quelle riportate al punto 5.2.2. Per il CESE, questo è un elemento cardine del partenariato strategico biregionale e una condizione essenziale per fare dell'Europa e dell'America Latina partner globali nella governance multilaterale.

5.3.3   Il CESE chiede che si sviluppino e si attuino le disposizioni dell'accordo di associazione UE-Cile che si riferiscono alla partecipazione della società civile e a tale proposito chiede di essere consultato insieme alle organizzazioni rappresentative della società civile cilena. Allo stesso modo, chiede al Consiglio di associazione dell'Accordo UE-Messico di creare un comitato consultivo misto quale organo di monitoraggio e consultazione della società civile organizzata nel quadro dell'Accordo.

5.4   Cooperazione

5.4.1   Negli ultimi anni sono stati compiuti grossi sforzi per adattare la cooperazione allo sviluppo dell'UE ai cambiamenti intervenuti nell'agenda dello sviluppo, compreso quello dei paesi a medio reddito. Secondo il CESE, fermo restando che l'UE deve continuare a destinare le risorse in via prioritaria verso i paesi con il reddito più basso della regione, anche la cooperazione con i paesi a medio reddito deve continuare e deve essere orientata verso obiettivi strategici come la stabilità macroeconomica e del sistema finanziario, il rafforzamento delle capacità istituzionali, l'efficacia e l'efficienza delle politiche pubbliche, le riforme fiscali, le capacità produttive e gli investimenti nel capitale umano, l'innovazione e il sostegno alle parti sociali in qualità di promotrici di cambiamenti istituzionali e normativi.

5.4.2   La conclusione di accordi di associazione richiederebbe un maggiore adattamento dei programmi di cooperazione in direzione di un sostegno alle politiche tese a trasformare la produzione e a migliorare la competitività, con particolare attenzione alle capacità delle PMI, all'agevolazione del commercio e al collegamento fisico dei mercati.

5.4.3   Sarebbe altrettanto importante rafforzare le capacità commerciali e promuovere l'adozione di politiche comuni nel quadro dei processi di integrazione regionale per favorire la coesione sociale e territoriale e ridurre le asimmetrie interne. A sua volta, la cooperazione nel campo dell'istruzione, della scienza e della tecnologia può contribuire alla trasformazione della produzione e a sostenere le politiche nazionali in materia di ricerca, sviluppo e innovazione, sia attraverso gli enti pubblici che attraverso programmi di incentivi per il settore privato.

6.   Innovazione, trasformazione della produzione e sviluppo

6.1   In previsione del sesto vertice UE-ALC, i governi hanno deciso di concentrare i dibattiti sul tema dell'innovazione. L'innovazione è uno dei principali, se non il principale, motore di sviluppo, essenziale per avere cicli di crescita e di benessere prolungati e sostenuti. Al giorno d'oggi, sebbene il ruolo dell'industria nello sviluppo dei progressi tecnici resti fondamentale, l'innovazione è presente anche in altri settori produttivi, quali i servizi, l'agricoltura e l'energia e, di conseguenza, è essenziale per aumentare la produttività di molti altri settori.

6.2   L'innovazione è anche un fattore determinante di due tendenze importanti che stanno caratterizzando la globalizzazione dell'economia: lo sviluppo di un'economia della conoscenza e la transizione verso un'economia sostenibile. In questi ambiti, l'articolazione tra la dimensione globale e la dimensione locale dell'innovazione è una condizione indispensabile.

6.3   Il CESE proporrà alle organizzazioni latinoamericane sue omologhe che in occasione del sesto incontro della società civile organizzata UE-AL 2010 venga ribadita l'importanza dell'innovazione per la trasformazione della produzione, lo sviluppo e la coesione sociale e si sottolinei la dimensione sociale dell'innovazione nei suoi diversi aspetti. Ciò è particolarmente importante per le relazioni biregionali in un momento in cui queste si propongono di creare una «rete» di accordi di associazione, comprese zone di libero scambio. Gli obiettivi ambiziosi di liberalizzazione economica di questi accordi, considerati di tipo «OMC plus» poiché vanno oltre quanto negoziato nel quadro dell'Organizzazione mondiale del commercio, possono implicare ingenti spese di adeguamento da affrontare con politiche attive di trasformazione e ammodernamento della produzione e miglioramento della competitività, in cui la creazione di sistemi nazionali di ricerca, innovazione e sviluppo deve svolgere un ruolo di primo piano.

6.4   Il trasferimento di tecnologie è un aspetto particolarmente rilevante, in virtù del suo ruolo chiave nei processi di innovazione. Gli standard elevati in materia di tutela dei diritti di proprietà intellettuale previsti negli accordi di associazione possono costituire sia un incentivo o una garanzia per il trasferimento di tecnologie da parte degli investitori europei sia un grosso ostacolo per lo sviluppo o il trasferimento di tecnologie e per l'innovazione, come segnalato da alcuni governi della regione. Per questo motivo è particolarmente importante che questi accordi siano caratterizzati da una maggiore flessibilità e che prevedano formule che riconoscano le forti asimmetrie esistenti tra le due regioni in questo campo. Come già precedentemente sottolineato, sarebbe utile includere a questo fine la cooperazione allo sviluppo dell'UE.

6.5   L'UE dispone già di molti strumenti per la cooperazione con l'America Latina in materia di ricerca, sviluppo e innovazione. Ricordiamo in particolare gli strumenti derivati dal VII programma quadro e gli accordi di cooperazione tecnologica firmati con i paesi con il maggiore grado di sviluppo relativo della regione, nonché i programmi di borse di studio di ricerca e di cooperazione accademica biregionale (ALBAN, ALFA) e i programmi gestiti dalla direzione generale Istruzione e cultura della Commissione. Tuttavia, a oggi non esiste una strategia integrata che raggruppi tutti questi strumenti e li metta in relazione con gli obiettivi del partenariato biregionale. È indispensabile superare l'attuale dispersione degli strumenti, in particolare in seno alla Commissione, e garantire che questi contribuiscano al rafforzamento delle capacità nazionali in materia di ricerca, sviluppo e innovazione. In questo contesto, va ricordata l'importanza dell'istituzione di uno spazio comune di istruzione superiore e di ricerca UE-ALC nel quadro del partenariato strategico biregionale e dell'elaborazione di un'agenda per l'innovazione e lo sviluppo tra le due regioni. La cooperazione nel campo dell'istruzione, della scienza e della tecnologia può essere di sostegno tanto alla trasformazione della produzione quanto alle politiche nazionali in materia di ricerca, sviluppo e innovazione.

6.6   L'innovazione interessa molti altri ambiti importanti per il partenariato biregionale, come il miglioramento del livello e della qualità della vita dei cittadini, attraverso il suo impatto ad esempio sull'aumento della produttività nella produzione degli alimenti, che a sua volta contribuisce all'autosufficienza alimentare, nonché attraverso l'applicazione di metodologie, tecniche, prodotti e servizi innovativi in campi quali la sanità, l'istruzione e la previdenza sociale. In tal modo si agevola l'accesso a tali servizi da parte di taluni settori della popolazione e si contribuisce ad eliminare alcune discriminazioni come quella che continua a caratterizzare l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Le nuove tecnologie per la produzione di energie rinnovabili e per migliorare l'efficienza energetica e ridurre l'impatto inquinante delle energie fossili, così come le nuove tecnologie legate alla soluzione dei problemi di accesso all'acqua potabile e di desertificazione dei terreni sono altri esempi dell'importanza dell'innovazione per migliorare la qualità della vita dei cittadini.

6.7   Si registra un consenso sull'idea che i tre pilastri su cui si basa l'innovazione siano la conoscenza, le istituzioni e le imprese. Di conseguenza, i grandi protagonisti del processo di innovazione sono in genere le università, le istituzioni pubbliche e i centri produttivi. Ciò detto, l'innovazione può derivare da vari tipi di conoscenza: scientifica, tecnologica, ancestrale o acquisita (ad esempio, le persone del luogo che conoscono le proprietà delle piante o i lavoratori qualificati di un'impresa). Allo stesso modo, quando si parla di istituzioni (diverse da quelle del mercato) si fa generalmente riferimento alle agenzie e ad altri organismi pubblici, ma per stimolare l'innovazione sono importanti anche altri tipi di istituzioni, ad esempio quelle che disciplinano i rapporti di lavoro. Infine, l'innovazione non riguarda solamente il settore produttivo e le imprese, ma anche il settore sociale (sanità, istruzione, alloggi, difesa, giustizia, sicurezza) e l'ambiente (acqua, suolo, biodiversità, deforestazione, ecc.).

6.8   Nell'ambito dell'analisi teorica si riconosce la necessità di considerare l'innovazione da un punto di vista sociale integrale, di considerarla cioè come un insieme sistemico che riguarda la società nel suo complesso ed è dunque trasversale rispetto ad essa, comprendendo tutta una serie di aspetti, da quelli puramente scientifici o tecnologici a quelli sociali e istituzionali. In considerazione di ciò, a partire dagli anni '90 si è iniziato a tener conto degli aspetti socioculturali e organizzativi dell'innovazione che fino a quel momento erano stati tralasciati. Da un punto di vista storico, l'innovazione tecnologica è messa in relazione all'innovazione sociale o alla dimensione sociale dell'innovazione e viceversa. Il rapporto tra innovazione sociale e sviluppo economico è evidente, ragion per cui la dimensione sociale dell'innovazione si potrebbe considerare di importanza vitale, soprattutto in situazioni di sviluppo strutturale incipiente.

6.9   Un'altra caratteristica fondamentale dell'innovazione è la sua capacità di creare tessuto sociale articolando legami sociali tra singoli, gruppi, associazioni e istituzioni a partire da un consenso di base (bene comune, interesse comune, destino condiviso, ecc.), legami in grado di creare contesti sociali favorevoli all'introduzione, all'integrazione e alla diffusione delle innovazioni.

6.10   D'altro canto, non va dimenticato che l'esistenza di ostacoli sociali, come quello rappresentato dalla povertà, frena oggettivamente i processi di innovazione, da un lato perché limita l'assorbimento degli aumenti di produzione derivanti dall'innovazione in quanto manca una domanda solvibile, dall'altro per la carenza di capitale umano in grado di promuovere e sviluppare i processi d'innovazione.

6.11   Oltre a quanto già sottolineato, l'innovazione è il risultato di una complessa serie di rapporti tra soggetti che producono, distribuiscono e applicano diversi tipi di conoscenza. In molti casi, ad esempio nei poli e nei cluster industriali e di sviluppo, l'innovazione richiede uno spiccato dinamismo regionale e locale, che è impossibile senza la partecipazione delle organizzazioni della società civile. L'innovazione implica un profondo cambiamento culturale che la ponga al centro delle strategie economiche e sociali. Sul piano delle imprese, l'innovazione richiede investimenti costosi e a lungo termine, il che prevede l'accettazione sociale dei cambiamenti e sistemi di rapporti di lavoro basati sul negoziato e sul consenso oltre a una politica di formazione del capitale umano nei diversi momenti della vita e a vari livelli, come ad esempio la formazione professionale e l'apprendimento permanenti.

6.12   Ai fini del presente parere, da quanto sopra esposto si può trarre una conclusione: l'importanza della dimensione sociale dell'innovazione. Per evitare i rischi di un approccio tecnocratico all'innovazione, è necessario sottolineare l'importanza che rivestono, in questi processi, la partecipazione sociale e i contesti istituzionali che la promuovono e la rendono possibile. Questo aspetto è particolarmente importante per il CESE, che chiede una partecipazione reale degli attori sociali e dei loro organismi rappresentativi all'elaborazione delle proposte che riguardano il capitale umano e, in generale, l'inclusione della dimensione sociale nel piano d'azione sull'innovazione che sarà elaborato durante il vertice.

Bruxelles, 17 febbraio 2010

Il Presidente del Comitat o economico e sociale europeo

Mario SEPI


(1)  Fino ad oggi, si sono svolti i seguenti vertici: Rio de Janeiro 1999, Madrid 2002, Città del Messico 2004, Vienna 2006, Lima 2008.

(2)  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio dal titolo L'Unione europea e l'America Latina: attori globali in partenariato COM(2009) 495 def.

(3)  Si vedano a questo proposito le raccomandazioni del CESE contenute nel suo Programma per l'Europa: «L'UE dovrebbe […] favorire il rafforzamento dei poteri dei paesi in via di sviluppo nelle istituzioni internazionali, in particolare in seno al FMI e alla Banca mondiale» (18.3).

(4)  Decisione del Consiglio e della Commissione del 24 gennaio 2000 in merito alla firma dell'Accordo euromediterraneo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da un lato, e il Regno del Marocco dall'altro (2000/204/CE, CECA) – GU L 70 del 18.3.2000, pag. 1. Si vedano nello specifico gli articoli 64 e 68.

(5)  http://www.oiss.org/IMG/pdf/Convenio_2007_esp.pdf.