1.7.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 192/10


Parere del Comitato delle regioni «Politica di sviluppo dell'Unione europea a sostegno della crescita inclusiva e dello sviluppo sostenibile: potenziare l'impatto della politica di sviluppo dell'UE»

2011/C 192/03

IL COMITATO DELLE REGIONI

condivide il giudizio della Commissione secondo cui, malgrado i progressi constatati in taluni ambiti sociali, rimane ancora molto da fare per realizzare gli obiettivi di sviluppo proclamati più di un decennio fa dalla comunità internazionale attraverso la Dichiarazione del millennio;

ritiene che occorra dedicare maggiore attenzione ai fattori collegati alle risorse disponibili per finanziare lo sviluppo, mantenendo gli impegni in materia di aiuti, sostenendo la mobilitazione di risorse nazionali nei paesi in via di sviluppo, rafforzando i loro sistemi fiscali, contrastando la corruzione, promuovendo la lotta contro l'evasione, la fuga di capitali e i flussi finanziari illeciti e promuovendo la ricerca di nuove fonti di finanziamento;

si rammarica del fatto che la Commissione europea, pur riconoscendo il ruolo fondamentale svolto dagli enti regionali e locali nel contesto degli aiuti allo sviluppo e dei programmi di cooperazione, non menzioni nel Libro verde il loro ruolo sempre più importante in una politica di cooperazione dell'UE che voglia essere efficace e socialmente accettata. Invita pertanto a dedicare maggiore considerazione al ruolo che compete agli enti regionali e locali nella promozione di uno sviluppo fondato su un'ampia base sociale, nella creazione di istituzioni di governance efficaci nei paesi in via di sviluppo e nell'elaborazione di un modello energetico e ambientale sostenibile;

esprime l'auspicio che la revisione della politica europea di sviluppo e il consenso europeo seguano la direzione indicata nella comunicazione Le autorità locali: attori di sviluppo, che mette in rilievo la posizione, il ruolo e il valore aggiunto di detti enti in tali ambiti e politiche. In tal senso, allo scopo di promuovere gli scambi e di offrire un forum per l'espressione politica degli enti regionali e locali nell'ambito della cooperazione allo sviluppo, il CdR si impegna a proseguire la propria stretta collaborazione con la Commissione europea nell'organizzazione della conferenza annuale sulla cooperazione decentrata.

Relatore

Jesús GAMALLO ALLER (ES/PPE), direttore generale per le relazioni esterne e con l'Unione europea, governo regionale della Galizia

Testo di riferimento

Libro verde - La politica di sviluppo dell'Unione europea a sostegno della crescita inclusiva e dello sviluppo sostenibile - Potenziare l'impatto della politica di sviluppo dell'UE

COM(2010) 629 definitivo

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Osservazioni generali

1.

condivide il giudizio della Commissione secondo cui, malgrado i progressi constatati in taluni ambiti sociali, rimane ancora molto da fare per realizzare gli obiettivi di sviluppo proclamati più di un decennio fa dalla comunità internazionale attraverso la Dichiarazione del millennio;

2.

condivide il giudizio della Commissione secondo cui bisogna accrescere l'impatto e il valore aggiunto della politica di sviluppo dell'UE nell'ottica di attuare gli obiettivi di sviluppo del millennio; ritiene che ciò sia ancora più necessario in un contesto di severa crisi economica, come quello in cui si trovano attualmente buona parte dei donatori;

3.

si rammarica del fatto che il Libro verde non descriva più dettagliatamente i criteri necessari per individuare il valore aggiunto delle azioni di cooperazione dell'UE, che non venga dedicata maggiore attenzione all'esigenza di una valutazione più accurata dell'impatto di quanto è stato già realizzato e che non vengano proposti interventi rivolti ad approfondire l'agenda di Parigi, il programma d'azione di Accra e gli impegni derivanti dal consenso europeo per lo sviluppo e dal codice di condotta dell'UE;

4.

ritiene che occorra dedicare maggiore attenzione ai fattori collegati alle risorse disponibili per finanziare lo sviluppo, mantenendo gli impegni in materia di aiuti, sostenendo la mobilitazione di risorse nazionali nei paesi in via di sviluppo, rafforzando i loro sistemi fiscali, contrastando la corruzione, promuovendo la lotta contro l'evasione, la fuga di capitali e i flussi finanziari illeciti e promuovendo la ricerca di nuove fonti di finanziamento;

5.

è convinto che interventi di aiuto ben definiti e soggetti sistematicamente a monitoraggio e valutazione rappresentino in realtà un utile investimento da parte dei donatori. Si tratta di un investimento in libertà e giustizia, perché contribuisce a dar forma a società più giuste e maggiormente fondate sul riconoscimento dei diritti umani; un investimento in opportunità di progresso e di benessere, perché in un mondo interdipendente lo sviluppo di una parte è fonte di stabilità e di dinamismo per gli altri; un investimento in sicurezza, perché attenua le tensioni e migliora la governabilità del sistema internazionale;

6.

ribadisce che gli aiuti internazionali sono solo un elemento nel quadro dei fattori in grado di promuovere lo sviluppo nei paesi più poveri, e che pertanto è necessario rendere più coerenti le politiche applicate dai paesi donatori e predisporre i quadri normativi che regolano le transazioni internazionali e le sovvenzioni agricole dei paesi ricchi, affinché distribuiscano nel modo più equo possibile le opportunità di progresso offerte dalla globalizzazione. Si rammarica tuttavia del fatto che tali aspetti, pur avendo figurato all'ordine del giorno delle riunioni dei leader internazionali nel quadro delle Nazioni Unite e del G-20, non siano stati trattati adeguatamente nel Libro verde;

7.

si rammarica del fatto che la Commissione europea, pur riconoscendo il ruolo fondamentale svolto dagli enti regionali e locali nel contesto degli aiuti allo sviluppo e dei programmi di cooperazione, non menzioni nel Libro verde il loro ruolo sempre più importante in una politica di cooperazione dell'UE che voglia essere efficace e socialmente accettata. Invita pertanto a dedicare maggiore considerazione al ruolo che compete agli enti regionali e locali nella promozione di uno sviluppo fondato su un'ampia base sociale, nella creazione di istituzioni di governance efficaci nei paesi in via di sviluppo e nell'elaborazione di un modello energetico e ambientale sostenibile;

8.

esprime l'auspicio che la revisione della politica europea di sviluppo e il consenso europeo seguano la direzione indicata nella comunicazione Le autorità locali: attori di sviluppo, che mette in rilievo la posizione, il ruolo e il valore aggiunto di detti enti in tali ambiti e politiche. In tal senso, allo scopo di promuovere gli scambi e di offrire un forum per l'espressione politica degli enti regionali e locali nell'ambito della cooperazione allo sviluppo, il CdR si impegna a proseguire la propria stretta collaborazione con la Commissione europea nell'organizzazione della conferenza annuale sulla cooperazione decentrata;

9.

ricorda che nel parere del Comitato delle regioni (CdR 116/2010 fin) intitolato Pacchetto di primavera: un piano d'azione dell'UE per conseguire gli obiettivi di sviluppo del millennio è stata avanzata la seguente proposta: «si potrebbe prendere in considerazione la possibilità che ciascuno dei 100 000 enti regionali e locali decida, in conformità delle rispettive legislazioni nazionali, di destinare volontariamente almeno 1 euro pro capite all'aiuto allo sviluppo. Gli enti regionali e locali non direttamente coinvolti in azioni di cooperazione decentrata potrebbero versare il loro contributo a un fondo dedicato all'aiuto allo sviluppo degli enti locali, come già avviene in Spagna. In questo contributo potrebbero rientrare anche le azioni che contribuiscono indirettamente allo sviluppo (ad esempio quelle in materia di sensibilizzazione dei cittadini al tema della povertà nel mondo)».

Migliorare l'impatto delle politiche di sviluppo

10.

condivide il giudizio della Commissione secondo cui è opportuno concentrare gli aiuti in «quei settori in cui è più facile dimostrarne il valore aggiunto». Ritiene nondimeno che non vengano forniti criteri o indicatori che consentano di stabilire chiaramente come debba essere misurato il valore aggiunto fornito dall'UE nell'ambito della politica di cooperazione;

11.

condivide la raccomandazione della Commissione, secondo cui occorre migliorare le procedure volte a valutare l'impatto della cooperazione dell'UE, e osserva che l'UE dispone di un ampio spazio per introdurre procedure di valutazione d'impatto più solide e innovative, come quelle derivate dall'applicazione di tecniche basate sulla casualità (randomized evaluation) cui l'UE non ha dedicato grande attenzione. Tale sforzo dovrebbe estendersi anche al campo della cooperazione decentrata;

12.

condivide il giudizio della Commissione, secondo cui occorre dare la priorità a «Una crescita mirata allo sviluppo umano», e ciò per almeno due ragioni: i) perché in tal modo si corregge la distorsione che ha caratterizzato gli aiuti negli anni precedenti, quando si mettevano in primo piano le dimensioni sociali dello sviluppo, che sono difficili da sostenere senza un progresso economico inclusivo; ii) perché la crisi si sta ripercuotendo sulla capacità di crescita, di riduzione della povertà e di creazione di posti di lavoro di numerosi paesi in via di sviluppo;

13.

ricorda tuttavia che crescita e sviluppo non sono sinonimi, e che lo sviluppo comprende anche l'ampliamento delle capacità produttive, la promozione delle acquisizioni sociali e la ripartizione delle ricchezze sul territorio, attraverso uno sviluppo locale e regionale sostenibile, distribuito in termini geografici e accessibile ai settori più poveri;

14.

ricorda che per rendere realizzabile questo sviluppo su base territoriale è essenziale il coinvolgimento degli enti regionali e locali, che si confermano soggetti fondamentali del dispiegarsi di una crescita endogena e sostenibile;

15.

concorda con la Commissione nel ritenere che il rafforzamento delle istituzioni dei paesi partner e il miglioramento dei loro livelli di efficacia e di legittimità costituiscono uno dei compiti principali di qualsiasi strategia di sviluppo, perché migliorano le condizioni di governance del processo di cambiamento economico e sociale;

16.

raccomanda tuttavia alla Commissione di dedicare maggiore attenzione all'effetto negativo che la dipendenza dagli aiuti comporta per la qualità delle istituzioni, e invita a riconoscere maggiore importanza ai compiti connessi alle misure decisive di lotta contro la corruzione e al rafforzamento delle capacità fiscali dei paesi in via di sviluppo, al fine non soltanto di migliorare la qualità delle loro istituzioni, ma anche di ridurre la dipendenza dagli aiuti e di ampliare la capacità di mobilitazione delle risorse interne;

17.

sottolinea che per pervenire a istituzioni più legittime ed efficaci sono essenziali i processi di decentramento; questo permette infatti di avvicinare il governo alla cittadinanza e di radicare nella società i valori democratici. Gli enti regionali e locali dovrebbero avere un ruolo cruciale nella promozione di questi processi, ma il Libro verde non considera questo aspetto;

18.

concorda con la Commissione nel ritenere che la garanzia di un certo livello di sicurezza costituisca un requisito dello sviluppo. Ciò obbliga i donatori a rivedere le relazioni esistenti tra l'agenda di sicurezza e l'agenda di sviluppo tenendo conto delle loro interconnessioni, e a promuovere il rafforzamento delle istituzioni, il rispetto dei diritti umani e la coesione sociale nei paesi caratterizzati da strutture statali fragili, istituendo meccanismi di allerta rapida e di diplomazia preventiva. Esorta tuttavia la Commissione a chiarire meglio, in seno all'UE, la ripartizione delle competenze in questi campi, tra le unità responsabili della cooperazione e quelle che si occupano di azione esterna;

19.

condivide il giudizio della Commissione secondo cui se si vuole migliorare l'efficacia degli aiuti è necessario realizzare un coordinamento «più sistematico ed efficace» tra i donatori europei, e concorda nel ritenere che la proposta in materia di sincronizzazione dei cicli di programmazione dei paesi, che la Commissione deve presentare al Consiglio nel 2011, costituisca un'opportunità. Ricorda inoltre che il miglioramento del coordinamento degli aiuti è uno dei principi definiti nell'agenda di Parigi sull'efficacia degli aiuti, figura nel consenso europeo per lo sviluppo e rappresenta uno dei principi normativi dei testi costitutivi dell'UE (Trattato che istituisce la Comunità europea, Trattato di Maastricht sull'UE e Trattato di Lisbona);

20.

si rammarica tuttavia del fatto che il Libro verde non menzioni altri ambiti, complementari a quello del coordinamento e dotati di enormi potenzialità, come quello relativo ai progressi nella ripartizione del lavoro tra i donatori europei. Per di più la ripartizione del lavoro dovrebbe essere considerata non soltanto per quanto riguarda i donatori nazionali, ma anche tra essi e i rispettivi donatori subnazionali (regionali e locali), in considerazione dell'importante ruolo svolto da questi ultimi nei vari sistemi di cooperazione dell'UE. Invita pertanto la Commissione a creare dei punti di riferimento degli enti regionali e locali nel Servizio europeo per l'azione esterna e nella direzione generale DEVCO, sia nell'UE che nei paesi partner. Considera inoltre indispensabile che venga istituita una specifica linea di finanziamento a disposizione degli enti regionali e locali dell'UE;

21.

ritiene che per portare avanti un'adeguata divisione del lavoro sarebbe opportuno che il Libro verde promuovesse l'integrazione, nella politica dell'UE in materia di aiuti, di un approccio basato non soltanto sugli obiettivi, ma anche sugli attori e sulla distribuzione delle responsabilità tra di essi. Tale approccio dovrebbe mettere in evidenza il contributo che gli enti regionali e locali possono offrire ai fini dell'arricchimento e dell'efficacia della politica di cooperazione;

22.

ricorda che gli aiuti sono solo uno degli elementi della politica pubblica dei donatori in grado di incidere sulle possibilità di sviluppo dei paesi partner. Pertanto innalzare i livelli di coerenza delle politiche pubbliche costituisce un obiettivo essenziale della politica di sviluppo dell'UE. Inoltre, tale principio ha ampie basi nel diritto primario dell'UE (Trattato che istituisce la Comunità europea, Trattato di Maastricht sull'Unione europea e Trattato di Lisbona). Le relazioni elaborate dalla Commissione in merito alla valutazione annuale dei progressi realizzati dagli Stati membri (e dalla stessa Commissione) per quanto riguarda essenziali aspetti settoriali relativi alla coerenza delle politiche, costituiscono un valido strumento per promuovere l'avanzamento e la rendicontazione in questo ambito. A questo proposito il CdR sottolinea l'importanza di proseguire la riforma della politica agricola comune per evitare che tale politica comprometta gli obiettivi perseguiti dalla politica di sviluppo dell'Unione;

23.

tiene a sottolineare che le relazioni instaurate tra gli enti locali dell'UE e i loro omologhi dei paesi beneficiari consentono di realizzare progressi concreti nell'attuazione del principio di appropriazione, che è un elemento essenziale della dichiarazione di Parigi e non deve restare di esclusiva competenza degli Stati;

24.

ribadisce l'esigenza di rispettare le regole basilari degli accordi commerciali dell'UE, nel senso di non applicare deroghe ai requisiti concernenti le regole di origine dei prodotti provenienti da paesi partner, indipendentemente dal fatto che ciò possa far parte degli accordi di associazione. Occorre valutare i potenziali danni al corretto funzionamento del mercato interno derivanti da tali deroghe e i possibili vantaggi in termini di sviluppo sostenibile di questi paesi derivanti dalla promozione di una produzione di origine esclusivamente locale;

25.

condivide il giudizio della Commissione secondo cui il sostegno di bilancio non costituisce un rimedio universale e, pertanto, deve essere applicato dopo una rigorosa analisi delle condizioni del paese. Ricorda tuttavia che il sostegno di bilancio costituisce una modalità di attuazione dell'aiuto che favorisce il coordinamento dei donatori e la ricezione da parte dei paesi partner. Si tratta di due obiettivi che dovrebbero incoraggiare il ricorso a questa formula, a condizione che sussistano le necessarie condizioni;

26.

ribadisce il proprio interesse per la promozione della cooperazione tra Comitato delle regioni e Commissione europea nell'ambito della politica di cooperazione decentrata allo sviluppo. Sottolinea inoltre l'esigenza di proseguire gli sforzi rivolti a far sì che gli Stati membri e tutti gli enti regionali e locali dell'UE utilizzino l'Atlante della cooperazione decentrata, che raccoglie le attività finanziate dagli enti regionali e locali dell'UE in questo ambito. Segnala anche l'utilità del portale della cooperazione decentrata allo sviluppo, che servirà a contribuire a un migliore reperimento di partner in questo ambito e a una maggiore efficacia degli aiuti, come anche ad evitare duplicazioni;

27.

ritiene che l'UE debba tenere in maggiore considerazione, oltre al contributo economico degli enti regionali e locali, l'importante valore aggiunto apportato dalle regioni e dai territori in determinati ambiti di specializzazione. Grazie all'esperienza acquisita e alle loro conoscenze in settori in grado di offrire soluzioni adattate alle esigenze di paesi terzi partner, questi territori dispongono di un valore aggiunto per la cooperazione in ambiti come il rafforzamento amministrativo, l'assetto territoriale, l'istruzione, la protezione civile, la sicurezza alimentare attraverso l'agricoltura e la pesca, le energie rinnovabili, le risorse idriche, l'ambiente, le scienze marine e le attività di ricerca e sviluppo applicate allo sviluppo. In particolare questo è il caso delle regioni ultraperiferiche, frontiere attive e piattaforme dell'UE nel mondo, che possono dare maggiore efficacia alla politica europea di sviluppo.

Una politica di sviluppo che funge da catalizzatore di una crescita inclusiva e sostenibile

28.

condivide il proposito di fare in modo che gli aiuti promuovano una crescita inclusiva e sostenibile nei paesi partner. Si rammarica tuttavia del fatto che il Libro verde non menzioni due aspetti essenziali ai fini del conseguimento di questo obiettivo. Il primo consiste nell'esigenza di promuovere un'adeguata ridistribuzione dei frutti del progresso, approssimando la distribuzione del reddito ai parametri di equità che si considerano socialmente auspicabili. Un certo livello di equità è necessario per garantire la stabilità, consolidare le istituzioni e promuovere una crescita caratterizzata da un'ampia base sociale. Il secondo aspetto riguarda l'esigenza di rafforzare le capacità fiscali dei paesi e combattere la frode, la fuga dei capitali e i flussi finanziari illeciti, che drenano le scarse risorse nazionali dei paesi in via di sviluppo, limitando le loro possibilità di progresso;

29.

richiama tuttavia l'attenzione sul fatto che lo sviluppo è qualcosa di più che la crescita: esso implica il dispiegamento di conquiste sociali, il consolidamento delle istituzioni e il cambiamento sociale e produttivo dei paesi. L'obiettivo dovrebbe pertanto essere quello di dar impulso a una crescita inclusiva e sostenibile che promuova il processo di sviluppo radicato nel territorio;

30.

sottolinea l'importanza della parità tra donne e uomini per realizzare una crescita sostenibile nei paesi partner dell'UE. Oltre a rivestire un'importanza fondamentale nell'ambito dei diritti umani, le riforme intese a permettere alle ragazze e alle donne di realizzare il loro potenziale nella società - senza subire discriminazioni o minacce di violenza - costituiscono il metodo più efficace per consentire ai paesi partner dell'UE di consolidare le loro economie;

31.

si rende conto del fatto che costruire istituzioni solide e legittime significa dare maggior importanza agli aspetti distributivi, connessi alla ripartizione dei frutti della crescita, delle opportunità e della capacità di esprimersi dei paesi, portando avanti, al tempo stesso, i processi di decentramento necessari per avvicinare le istituzioni ai cittadini. A tal fine occorre rafforzare la capacità di gestione degli enti locali e regionali dei paesi partner, ispirandosi a programmi come TAIEX o Erasmus, cosa che contribuirebbe a migliorare l'impiego dei fondi di cooperazione. Il CdR invita d'altro canto la Commissione ad avviare programmi di sostegno settoriale di bilancio, che facilitino l'accesso alle risorse da parte degli enti regionali e locali dei paesi in via di sviluppo;

32.

riconosce che uno degli aspetti fondamentali dello sviluppo è una buona politica dell'istruzione, e incoraggia l'UE a fare della promozione dell'istruzione in questi paesi uno degli assi della sua politica di cooperazione allo sviluppo;

33.

ricorda che, affinché tale obiettivo venga realizzato, è necessario favorire e sostenere i processi di decentramento dei paesi partner, ove ciò sia opportuno, tentando di rispettare il principio della sussidiarietà nella distribuzione delle competenze. Il decentramento costituisce una maniera adeguata per rendere più democratici gli Stati e radicarli più solidamente nella realtà sociale, nonché un requisito per fare in modo che il processo di sviluppo raggiunga tutto il territorio e tutti i settori sociali.

Sviluppo sostenibile

34.

concorda con il Libro verde nel riconoscere l'importanza acquisita dagli aspetti connessi alla lotta contro il cambiamento climatico e al sostegno della biodiversità in tutte le strategie di sviluppo che funzionino. Ricorda al tempo stesso che i cambiamenti climatici e le altre sfide ambientali costituiscono per alcuni paesi in via di sviluppo un'opportunità per reperire opzioni di progresso, valorizzando la propria dotazione di risorse naturali e ambientali. L'impegno che l'UE ha sottoscritto a Copenaghen e confermato a Cancún rivela l'importanza che si attribuisce a questa dimensione dei processi di sviluppo e comprova l'esigenza di sostenere gli sforzi che i paesi partner potranno fare in materia di adattamento e di attenuazione;

35.

si rammarica del fatto che sotto questo profilo il Libro verde non presenti una visione più compiuta del ruolo che spetta ai poteri subnazionali (enti regionali e locali) nell'elaborazione di una valida strategia ambientale. Tali enti sono essenziali per avviare strategie sostenibili di gestione dell'acqua e dei rifiuti, di approvvigionamento energetico e di protezione delle aree sensibili sotto il profilo ambientale;

36.

condivide il giudizio secondo cui gli aspetti relativi al modello energetico adottato dai paesi costituiscono una componente essenziale di qualsiasi strategia di sviluppo sostenibile sotto il profilo ambientale. Questa osservazione fa emergere l'esigenza di promuovere un ricorso più intensivo alle energie rinnovabili. In tale contesto segnala che l'esperienza dell'UE può essere utile per alcuni paesi in via di sviluppo. D'altronde osserva che alcuni paesi in via di sviluppo godono di condizioni speciali per lo sviluppo di questo tipo di energie;

37.

propone che venga sottoscritto a livello internazionale un patto di sindaci e di regioni finalizzato alla fornitura di energia a tutti i cittadini nel quadro di programmi congiunti e con uno strumento finanziario adeguato e specifico;

38.

chiede che il suddetto obiettivo di cambiamento del modello energetico (in favore delle fonti rinnovabili) venga integrato da un altro obiettivo rivolto a migliorare la dotazione di infrastrutture energetiche nel paese e le condizioni di accesso all'energia da parte degli strati sociali più vulnerabili, rendendole adeguate.

Agricoltura e sicurezza alimentare

39.

concorda con la Commissione nel ritenere che lo sviluppo rurale e la sicurezza alimentare rappresentino dimensioni basilari del processo di sviluppo, nella misura in cui si ripercuotono su un settore che è essenziale per il processo di crescita e di trasformazione economica dei paesi più poveri, condizionano l'esercizio del diritto basilare a una alimentazione adeguata, che si ripercuote a sua volta su altri diritti individuali (come quello alla salute, all'istruzione, e al lavoro), e influiscono sui livelli di autonomia dei paesi in questione nel consesso internazionale;

40.

osserva che l'attuale crisi ha comportato una crescita anomala dei prezzi delle materie prime, comprese le derrate alimentari, che si sta riflettendo in maniera molto grave sulle condizioni di approvvigionamento dei paesi più poveri, e in special modo di quelli dell'Africa subsahariana, molti dei quali sono importatori netti di derrate alimentari. Fa osservare come da tutto ciò possano derivare gravi regressi nelle conquiste sociali realizzate in precedenza;

41.

ritiene che questa situazione derivi da quattro fattori: i) lo stimolo della domanda da parte di paesi di grandi dimensioni e con una crescita intensa, che sospingono gli acquisti internazionali su vasta scala di tali prodotti; ii) il contributo insufficiente dato dai paesi ricchi e dagli investimenti pubblici nei paesi in via di sviluppo negli anni scorsi rispetto all'esigenza di investire nello sviluppo rurale; iii) l'azione di speculatori che individuano in questi prodotti una fonte di profitti e vi investono il loro capitale; iv) le ripercussioni dei danni ambientali sulla produttività del suolo e dell'agricoltura;

42.

esorta a non ripetere errori del passato nella politica di cooperazione dell'UE e chiede che tale politica, nella definizione delle proprie strategie di aiuto internazionale, riconosca una priorità più elevata allo sviluppo rurale e alla sicurezza alimentare dei paesi partner. A tale proposito ricorda che l'UE possiede una vasta esperienza in materia di sviluppo rurale, di politica agricola e di sostegno della sicurezza alimentare, che può essere messa al servizio dei paesi in via di sviluppo;

43.

chiede che anche in questo contesto vengano tenute in considerazione le capacità e le esperienze delle regioni. Gli enti regionali e locali dispongono di un patrimonio di esperienza per quanto riguarda la programmazione delle infrastrutture di base per la distribuzione dei prodotti alimentari, lo studio della produttività del suolo e la gestione delle coltivazioni in base alle condizioni ambientali, la cura degli ecosistemi locali fragili e l'elaborazione di piani per garantire l'approvvigionamento della popolazione. È pertanto importante che questi soggetti ottengano il ruolo che compete loro nella politica di cooperazione dell'UE.

Bruxelles, 11 maggio 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO