11.1.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 9/29


Parere del Comitato delle regioni sul tema «Una politica industriale per l’era della globalizzazione: Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilità»

2012/C 9/07

IL COMITATO DELLE REGIONI

sottolinea che il successo di una nuova politica industriale europea dipende da politiche efficaci in ambiti quali il quadro generale e la governance dell'economia, la competitività, gli investimenti e l'architettura del settore finanziario, l'innovazione e la ricerca, l'energia e le risorse, l'agenda digitale, nuove qualifiche e nuovi posti di lavoro, ecc.;

sottolinea che la trasformazione dell'industria europea deve offrire alle imprese una maggiore flessibilità nelle loro strategie di assunzione, in cambio di un'adeguata protezione sotto il profilo della sicurezza del reddito dei lavoratori in settori potenzialmente interessati, e offrire opzioni di riassegnazione, riqualificazione e sostegno al lavoro autonomo. L'apprendimento permanente mentre si occupa un posto di lavoro è essenziale per garantire un elevato livello di occupabilità dei lavoratori e per minimizzare i periodi di disoccupazione, nonché per offrire alle imprese un nuovo bacino di competenze per favorire il loro rapido adattamento alle trasformazioni del mercato. Gli enti regionali e locali hanno un ruolo importante per il coordinamento di queste azioni. Si dovrebbe inoltre sfruttare meglio il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG);

invoca un ruolo più importante per gli enti regionali e locali dell'Unione europea nell'elaborazione e nell'attuazione della strategia Europa 2020 e nel conseguimento degli obiettivi della comunicazione. Ribadisce che gli enti regionali e locali dell'Unione europea hanno un ruolo chiave nella promozione della politica industriale e di sviluppo economico grazie alla vicinanza e alla conoscenza diretta della struttura industriale e dei problemi che interessano le imprese;

invita gli Stati membri e i governi regionali e locali a varare piani territoriali a livello nazionale da definire e attuare in connessione coi programmi nazionali di riforma (PNR), nonché a procedere a una valutazione congiunta dei progressi conseguiti, con l'obiettivo di coordinare e centrare gli sforzi e le agende politiche in direzione degli obiettivi della strategia Europa 2020, il che non potrà che dare un contributo decisivo alla sua realizzazione.

Relatore

Patxi LÓPEZ (ES/PSE), Lehendakari (presidente) del governo dei Paesi Baschi

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: Una politica industriale integrata per l'era della globalizzazione. Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilità

COM(2010) 614 definitivo

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

accoglie con soddisfazione l'impegno della Commissione europea a costruire un'industria europea forte, competitiva e orientata alla crescita sostenibile nella prospettiva della ripresa economica, impegno esplicitato nella comunicazione Una politica industriale integrata per l'era della globalizzazione. Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilità  (1), che è una delle sette iniziative faro della strategia Europa 2020;

2.

sottolinea che il successo di una nuova politica industriale europea dipende da politiche efficaci in ambiti quali il quadro generale e la governance dell'economia, la competitività, gli investimenti e l'architettura del settore finanziario, l'innovazione e la ricerca, l'energia e le risorse, l'agenda digitale, nuove qualifiche e nuovi posti di lavoro, ecc.;

3.

chiede, pertanto, che vi siano una maggiore integrazione e un più stretto coordinamento delle iniziative faro che fanno parte della strategia Europa 2020;

4.

deplora che le sette iniziative faro siano state proposte senza prenderne in considerazione né l'impatto sul bilancio né le necessità di attuazione;

5.

mette in risalto l'importanza di sfruttare appieno il valore aggiunto dell'azione a livello europeo per affrontare le sfide globali e conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020, mettendo assieme sforzi e sinergie in un approccio coordinato alle politiche;

6.

ricorda che i cambiamenti strutturali in corso nel mondo hanno dimostrato l'esistenza di problemi e sfide di natura globale in rapida espansione, che interessano sia gli Stati sia gli enti locali e regionali, in un contesto di crescente apertura e interdipendenza, il che mette in rilievo la necessità di introdurre strumenti di prospettiva strategica e tecnologica atti a concepire risposte rapide e coordinate;

7.

fa notare che i nuovi parametri di competitività hanno messo in discussione il ruolo dell'economia dell'UE nel mondo, e che la strategia Europa 2020 dovrà ricevere un forte impulso affinché essa recuperi la sua posizione, in cui l'industria deve avere un ruolo chiave come fattore di crescita;

8.

è favorevole a un concetto di sostenibilità integrale nel quale confluiscano in modo equilibrato le variabili economiche, sociali e ambientali. La protezione e la rigenerazione dell’ambiente, l'energia, la gestione efficiente delle risorse, nonché le necessità sociali correlate all’invecchiamento della popolazione e all’assistenza alle persone non autosufficienti, racchiudono un importante potenziale di dinamizzazione economica. La promozione di un’industria competitiva di livello mondiale deve essere compatibile con lo sviluppo economico e sociale e rispettosa dell’ambiente;

9.

invita la Commissione europea a dare maggior risalto ai diversi livelli di sviluppo e alla correzione degli squilibri ancora esistenti all'interno dell'Unione europea. La politica industriale, infatti, è uno degli strumenti atti a questo fine. Le posizioni relative degli Stati membri e degli enti regionali e locali rispetto ai cinque obiettivi enunciati dalla strategia Europa 2020 variano notevolmente, e la crisi li colpisce con intensità diversa;

10.

sottolinea che la trasformazione dell'industria europea deve offrire alle imprese una maggiore flessibilità nelle loro strategie di assunzione, in cambio di un'adeguata protezione sotto il profilo della sicurezza del reddito dei lavoratori in settori potenzialmente interessati, e offrire opzioni di riassegnazione, riqualificazione e sostegno al lavoro autonomo. L'apprendimento permanente mentre si occupa un posto di lavoro è essenziale per garantire un elevato livello di occupabilità dei lavoratori e per minimizzare i periodi di disoccupazione, nonché per offrire alle imprese un nuovo bacino di competenze per favorire il loro rapido adattamento alle trasformazioni del mercato. Gli enti regionali e locali hanno un ruolo importante per il coordinamento di queste azioni. Si dovrebbe inoltre sfruttare meglio il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG);

11.

invoca un ruolo più importante per gli enti regionali e locali dell'Unione europea nell'elaborazione e nell'attuazione della strategia Europa 2020 e nel conseguimento degli obiettivi della comunicazione. Esistono governi locali e regionali dotati di ampie competenze e di una comprovata esperienza in materia di sviluppo economico e industriale, nonché in altre politiche direttamente legate alla competitività. Trovandosi più vicini ai protagonisti dell'attività economica, sanno essere più efficienti nella gestione delle politiche pubbliche;

12.

appoggia, in questo senso, la conclusione di patti territoriali tra le regioni e gli Stati membri, finalizzati all'assunzione di impegni formali per il conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020. L'allineamento degli obiettivi, delle strategie comuni e dei finanziamenti in materia di politica industriale contribuirà positivamente a una più forte crescita economica;

13.

riconosce il ruolo degli agenti della promozione economica locale (2) legati alle regioni e alle città come animatori dell'industria; la loro azione è fondamentale per coinvolgere maggiormente le imprese, le parti sociali e i cittadini nella politica industriale dell'UE;

14.

invita la Commissione europea a elaborare un calendario specifico per ciascuna delle priorità definite nella comunicazione, al fine di agevolare la supervisione dell'attuazione della nuova politica industriale;

15.

propone che la Commissione europea il realizzi, con la collaborazione del Comitato delle regioni, una procedura di seguito e valutazione periodici dei progressi nell'attuazione della politica industriale, al fine di creare sinergie e condividere le risorse per conseguire uno stesso obiettivo; chiede a questo proposito che siano sviluppate procedure di valutazione qualitative e quantitative dell'evoluzione della politica industriale, che tengano conto di aspetti quali la creazione di posti di lavoro, la competitività, lo sviluppo sostenibile o il progresso dell'innovazione.

L'industria europea di fronte alle nuove sfide concorrenziali. Un nuovo scenario economico che comporta cambiamenti di natura strutturale

16.

esprime soddisfazione per il ruolo chiave che l'iniziativa assegna all'industria nel nuovo modello europeo di crescita, in quanto settore decisivo dell'economia e data la sua grande capacità di «traino» delle altre attività economiche;

17.

riconosce che il concetto stesso di industria si è evoluto, avviando una fase economica in cui ha assunto un ruolo di primo piano la cosiddetta «industria diffusa» o nuova industria, che per svilupparsi chiede servizi di elevato valore aggiunto;

18.

fa notare che la politica industriale, al di là dell'approccio settoriale, deve trasformarsi in una politica di competitività per affrontare un discorso più ampio di appoggio attivo alle imprese, reso necessario dal nuovo contesto delle trasformazioni industriali;

19.

sottolinea che l'UE dovrebbe investire nelle aree dotate del maggiore potenziale socioeconomico, e chiede un più marcato orientamento verso lo sviluppo intelligente di un'economia dell'UE basata sulla conoscenza, nonché verso gli investimenti strategici in ambiti quali l'R&S, la formazione orientata alla scienza e alla tecnologia e l'innovazione non tecnologica;

20.

osserva che l'industria dell'UE è altamente dipendente da materie prime e risorse energetiche che si vanno facendo sempre più scarse e costose, la cui disponibilità è legata alla congiuntura politica internazionale;

21.

ribadisce che uno degli obiettivi principali dovrebbe consistere nello sganciare la crescita economica dall'incremento nell'uso delle risorse;

22.

ritiene, pertanto, che lo sviluppo di processi per una gestione più efficiente di queste risorse, la sostituzione delle materie prime, nonché i progressi nel consolidamento e nell'utilizzazione delle energie rinnovabili, vanno considerati quali sfide strategiche della politica industriale dell'UE;

23.

ricorda che l'evoluzione demografica sarà accompagnata da nuovi modelli di consumo. L'invecchiamento della popolazione nei paesi sviluppati porterà nuove esigenze in materia di prestazioni sociali, ma rappresenterà anche una fonte di opportunità per l'industria e i servizi. Altra potenziale fonte di opportunità per lo sviluppo e l'innovazione sarà la crescita della classe media nei paesi emergenti;

24.

riconosce il ruolo dei paesi emergenti nella nuova mappa geoeconomica che si sta disegnando attualmente. I paesi emergenti assurgono a un nuovo protagonismo per la loro qualità di mercati attraenti, caratterizzati da una forte crescita, ma anche come destinazioni privilegiate dei nuovi flussi di investimenti diretti e come fonte di una crescente domanda di tecnologia e di R&S;

25.

conviene, pertanto, sull'urgenza di realizzare riforme strutturali per rispondere ai cambiamenti radicali che interessano il contesto imprenditoriale e che comportano l'adozione di un nuovo modello competitivo globale, nel quale, accanto all'ascesa di nuovi paesi emergenti, assumono rilevanza decisiva fenomeni quali la tecnologia e le competenze legate alle TIC, nonché la transizione a un'economia a basse emissioni di carbonio;

26.

chiede che siano abbattuti gli ostacoli che limitano la crescita delle imprese e la ricerca di soluzioni e formule di collaborazione e associazione tra le imprese; alle sfide associate all'internazionalizzazione, all'innovazione o alla sostenibilità non si può dare risposta in modo isolato o avulso dal contesto generale;

27.

sottolinea la necessità di creare opportunità tali che le imprese possano godere di una situazione di efficienza e operare all'interno di nicchie specifiche, rendendo possibile l'affermarsi nell'UE di PMI multinazionali di nicchia. Di fatto, la specializzazione è uno degli aspetti strategici che determineranno la competitività delle imprese, che necessariamente dovranno sviluppare prodotti e servizi più sofisticati e orientati a segmenti di mercato più specifici e dotati di maggior valore aggiunto;

28.

sottolinea l'urgenza di formare e qualificare le persone e di creare condizioni favorevoli e interessanti per lavorare nell'industria della conoscenza, visti i problemi esistenti per coprire posti di lavoro in settori strategici per il futuro, come la ricerca e la scienza, l'ingegneria, la salute o le scienze matematiche. Analogamente, le competenze, capacità e conoscenze dei lavoratori devono essere aggiornate in permanenza e indirizzate alle domande dei nuovi settori e delle nuove tecnologie non solo a beneficio dell'industria, ma anche per aiutare i lavoratori che perdono il lavoro a riadattarsi rapidamente ai nuovi settori e/o alle nuove tecnologie;

29.

ricorda inoltre che è importante progredire verso la polivalenza e la multidisciplinarietà, da associare a un approccio incentrato su competenze personali come il lavoro d'équipe o la disponibilità al cambiamento, per conseguire una maggiore adattabilità alle esigenze del settore industriale;

30.

ritiene necessario che le nostre industrie sviluppino un «riflesso di globalizzazione», adattandosi al nuovo contesto di concorrenza che è già internazionale e che è, per sua propria natura, mutevole. La globalizzazione ha intensificato la concorrenza aprendo i mercati a nuovi concorrenti, che beneficiano di nuove possibilità per spostarsi e ottenere informazioni;

31.

fa notare che l'internazionalizzazione rappresenta una sfida per l'intera società e non soltanto per le imprese. Affinché le imprese europee possano puntare decisamente sull'internazionalizzazione ed essere competitive in un contesto internazionale, è altresì necessario che le persone, le università, i centri di formazione e il sistema scientifico-tecnologico abbiano integrato nella loro strategia la cultura e la dimensione internazionale;

32.

sottolinea che si è verificata una frammentazione della catena del valore, che mette in rilievo i vantaggi di localizzazione specifici di ciascun territorio rispetto alle diverse attività che partecipano alla fabbricazione di un prodotto o alla prestazione di un servizio;

33.

invoca un miglioramento nell'accesso e nella disponibilità del credito, appoggia l'impiego del Forum sul finanziamento delle PMI e sottolinea inoltre l'importanza che le banche e gli istituti finanziari svolgano la loro funzione di intermediari in modo responsabile e trasparente, garantendo un legame più stretto tra l'economia finanziaria e l'economia reale;

34.

chiede, inoltre, che si provveda a migliorare il funzionamento dei mercati finanziari attraverso l'applicazione di misure efficienti e che l'UE prosegua il lavoro già avviato per regolamentare in modo adeguato tali mercati, per poter così contrastare la speculazione e la vulnerabilità dei sistemi bancari allo scopo di eliminare i rischi sistemici, apportando maggiore equilibrio e stabilità e assicurando un più alto livello di fiducia, a beneficio di un contesto economico sano;

35.

invoca una maggiore collaborazione tra la Banca europea per gli investimenti e gli enti regionali e locali dell’Unione europea, per migliorare il sostegno agli investimenti nell’R&S e nell'innovazione a livello regionale e locale.

La strada verso una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Una politica industriale ambiziosa per guidare l'economia del futuro

36.

propone di definire e attuare un piano di competitività a livello UE che stabilisca le condizioni quadro dell'UE in materia di politica industriale;

37.

ribadisce che la competitività è una sfida che non riguarda soltanto il mondo delle imprese, ma l'intera società e tutti i sistemi che interagiscono nell'ambito dello sviluppo economico. La competitività interessa le persone, le università, i centri tecnologici, i servizi sanitari, ecc., oltre a tutti i settori e le attività produttive;

38.

è favorevole, pertanto, alla messa a punto di un approccio sistemico alla politica industriale, nel quale si integrino le diverse politiche che contribuiscono alla competitività, da estendere ai livelli nazionale, regionale e locale. Affinché l'industria dell'UE migliori in efficienza e produttività, devono migliorare anche elementi quali i trasporti, la protezione sociale e la tutela dei consumatori, l'intermediazione finanziaria, l'energia, l'ambiente, il mercato unico e le politiche commerciali, che vanno considerati in modo coordinato come una vera e propria «catena della competitività»;

39.

ritiene pertanto che la nuova politica industriale debba promuovere un approccio intersettoriale. Negli ultimi anni si è diffuso l'impiego di tutte le formule che stimolano la cooperazione tra le imprese attraverso progetti cluster o intercluster, che hanno tra i loro obiettivi principali quello di raggruppare e articolare tutte le funzioni della catena del valore in uno stesso tipo di iniziativa. Tali formule devono essere intese come un quadro efficiente, che riguardi tutta la catena del valore, senza interferire con le scelte imprenditoriali. Inoltre, per effetto del legame diretto tra i cluster e il territorio al quale appartengono, è importante tenere conto, nella configurazione della nuova politica industriale, della loro significativa dimensione regionale;

40.

ribadisce che la ripresa della crescita e della creazione di posti di lavoro dipenderà in buona misura dal miglioramento della produttività nel settore manifatturiero e soprattutto nei servizi associati alle imprese;

41.

sottolinea l'importante ruolo svolto nell'UE dalle PMI, che danno lavoro ai 2/3 della forza lavoro industriale. Per questo motivo le politiche pubbliche nell'UE devono ispirarsi al principio «pensare prima in piccolo» (think small first), per poter soddisfare in modo specifico le esigenze delle PMI come soggetti economici fondamentali per la creazione di posti di lavoro e la crescita economica. Saremo competitivi solo se lo saranno le nostre PMI;

42.

invoca, pertanto, che la comunicazione dedichi più spazio al ruolo chiave dei promotori dell'economia legati agli enti locali e regionali, che forniscono capillarmente servizi di appoggio fondamentali affinché le PMI possano competere con successo;

43.

raccomanda di utilizzare i mezzi necessari per garantire un'applicazione efficace dello Small Business Act, e sottolinea che la sua ultima revisione indica giustamente come prioritari l'accesso delle PMI ai finanziamenti e la legislazione intelligente;

44.

riconosce la necessità di creare le condizioni che consentano alle imprese di accedere ai migliori servizi possibili, il che determina in buona misura la qualità dei loro prodotti e servizi, e quindi la loro competitività. Va data priorità alle misure che contribuiscono al rafforzamento delle capacità e delle competenze dei prestatori di servizi alle imprese;

45.

appoggia l'adozione di misure volte ad agevolare lo sviluppo dell'innovazione e la semplificazione della gestione nelle imprese, e in particolare nelle PMI, riducendo gli oneri amministrativi e legislativi che incidono sulla competitività delle imprese e facendo progressi, per esempio, sul piano dell'estensione dei fitness checks nell'ambito della politica industriale, nonché ampliando e generalizzando la loro applicazione ad altri ambiti a essa correlati;

46.

sottolinea l'importanza dell'impatto e della dimensione territoriale della politica industriale europea per adeguare i suoi obiettivi alle diverse condizioni di partenza, aspetto fondamentale per uno sviluppo equilibrato e coeso, e ritiene necessario che vi sia coerenza tra la comunicazione in oggetto e gli orientamenti di cui alle comunicazioni Il contributo della politica regionale alla crescita intelligente nell'ambito di Europa 2020  (3) e Il contributo della politica regionale alla crescita sostenibile nel contesto della strategia Europa 2020  (4);

47.

conviene sulla necessità di fare progressi sul piano della specializzazione intelligente, per promuovere la competitività del tessuto industriale, e invita le autorità regionali e locali a promuovere le proprie nicchie di innovazione. La specializzazione intelligente è l'anello di congiunzione tra la comunicazione sulla politica industriale e l'iniziativa faro L'Unione dell'innovazione;

48.

considera necessario stimolare l'integrazione degli strumenti di promozione dei cluster nell'Unione europea, mettendo a punto un approccio unico incentrato sulla crescita e sulla competitività che, al di là dello scambio di esperienze, consenta di promuovere progetti concreti di natura comune e collaborativa. Il contesto dell'Unione europea si configura in questo caso come un elemento chiave per rafforzare la cooperazione transnazionale per agevolare lo sviluppo di cluster di livello mondiale;

49.

mette in rilievo la necessità di continuare a sviluppare progetti strategici a livello dell'UE, incentrati su aspetti concreti e caratterizzati da un forte effetto trainante in termini di trasferimento tecnologico e creazione di sinergie, come lo sviluppo industriale delle «automobili verdi», degli «edifici efficienti sul piano energetico» o delle «fabbriche del futuro». È necessario far progredire e approfondire questo tipo di iniziative con una visione di lungo periodo in cui si dimostri il valore aggiunto dell'Unione europea;

50.

ritiene che le amministrazioni pubbliche possano esercitare anche un forte effetto trainante sulla competitività delle imprese attraverso una politica innovativa in materia di appalti pubblici. In questo modo, i criteri per l'assegnazione degli appalti incentiveranno l'innovazione delle imprese interessate attribuendo la priorità a prodotti e servizi innovativi e sostenibili, migliorando così la qualità e l'accessibilità dei servizi pubblici. Occorre però evitare di creare nuovi oneri amministrativi, poiché altrimenti non sarebbe più interessante, per le piccole e medie imprese, partecipare alle gare per gli appalti pubblici;

51.

invita gli Stati membri e gli enti regionali e locali competenti a proseguire con la promozione della cultura imprenditoriale nella società europea, e in particolare tra i giovani. I sistemi di istruzione dovrebbero sviluppare programmi di formazione che includano, tra le competenze chiave insegnate agli studenti, la promozione dell'imprenditorialità, l'assunzione di rischi, la leadership o la creatività;

52.

attira l'attenzione sull'importanza centrale di promuovere lo sviluppo di profili correlati alla globalizzazione, nel quale ha un ruolo fondamentale la conoscenza delle lingue, la disponibilità alla mobilità internazionale del lavoro o lo sviluppo di una mentalità aperta ai contatti con persone di cultura diversa;

53.

propone di integrare maggiormente nella comunicazione la strategia tecnologica e quella di internazionalizzazione. Innovazione, tecnologia e internazionalizzazione sono tre concetti che necessariamente si alimentano e si rapportano a vicenda, per cui si dovrebbe fare uno sforzo per definire politiche comuni in materia;

54.

chiede che la prossima elaborazione della strategia di sostegno all'internazionalizzazione delle PMI sia sufficientemente ambiziosa e concreta. La suddetta strategia dovrà dedicare un'attenzione particolare alla promozione della cooperazione tra le imprese e allo sviluppo delle interrelazioni, nonché alla creazione di legami intersettoriali;

55.

esorta la Commissione europea ad attuare effettivamente le misure proposte nella comunicazione Commercio, crescita e affari mondiali. La politica commerciale quale componente essenziale della strategia 2020 dell'UE (5), in particolare per quanto riguarda l'agenda dei negoziati nelle istituzioni internazionali e l'approfondimento delle collaborazioni strategiche. Agire a livello dell'Unione europea, in questo caso, è fondamentale per aumentare l'influenza dell'industria europea nel mondo;

56.

è d'accordo con la Commissione europea per quanto riguarda la rilevanza strategica della politica di concorrenza per la competitività dell'industria dell'UE e per una concorrenza senza distorsioni nel mercato interno. Un contesto concorrenziale equo, che favorisca la parità di condizioni, stimola le imprese a migliorarsi per competere e contribuisca a sviluppare l'iniziativa privata. È essenziale garantirne il funzionamento e un'applicazione adeguata da parte degli Stati membri così come degli enti locali e regionali;

57.

insiste però sul nuovo ruolo del settore pubblico, che deve cercare formule di partenariato pubblico-privati per finanziare infrastrutture strategiche e investimenti produttivi di vasta portata. I partenariati pubblico-privati vanno utilizzati anche per lo sviluppo della politica industriale, puntando all'allineamento degli interessi e alla realizzazione di progetti concreti di dimensione europea, rendendo più efficiente la spesa pubblica. Le suddette formule di partenariato pubblico-privati tra diversi livelli di governo e istituzioni pubbliche contribuiranno inoltre a migliorare il coordinamento delle politiche e a ridurre le inefficienze.

Il nostro futuro industriale passa per la trasformazione in un'industria basata sull'innovazione e la conoscenza

58.

accoglie con soddisfazione la visione dell'innovazione come elemento centrale della strategia Europa 2020 e il suo ruolo strategico esplicitato dall'iniziativa faro L'Unione dell'innovazione. La priorità Crescita intelligente è correttamente incentrata su una crescita basata sulla conoscenza e sull'innovazione, vale a dire uno dei tre pilastri fondamentali per la futura crescita economica dell'Unione europea;

59.

mette in risalto l'importanza di ampliare e sfruttare il concetto di innovazione, sottolineando la necessità che l'industria combini l'innovazione basata sulla propria esperienza, o approccio DUI (Doing, Using and Interacting, ossia «fare, usare e interagire»), con l'approccio STI (Science, Technology and Innovation, ossia «scienza, tecnologia e innovazione»), basato sulla conoscenza esplicita e di carattere scientifico e tecnologico;

60.

deplora che la comunicazione non abbia dato maggiore rilevanza all'innovazione non tecnologica come fonte di vantaggi competitivi. I veri cambiamenti dei modelli imprenditoriali vengono spesso dalle innovazioni nella gestione di un'impresa o di un'organizzazione in ambiti come la strategia, i processi, il marketing, l'organizzazione industriale o i rapporti con i fornitori. La scommessa a favore dell'innovazione non tecnologica ha consentito a numerose regioni e territori di compiere un balzo avanti per quanto riguarda la competitività;

61.

propone pertanto di inserire degli indicatori dell'innovazione non tecnologica nelle valutazioni della politica industriale;

62.

sottolinea che la conoscenza e la creatività sono la base dell'innovazione, e che le imprese devono integrare e gestire tali componenti in modo sistematico in tutte le loro attività;

63.

deplora che la comunicazione non tenga conto dell'importanza decisiva che dovranno avere le persone nella nuova politica industriale se quest'ultima vorrà realmente gettare le basi di una crescita equilibrata sul lungo periodo. In un'industria basata sulla conoscenza, sono le persone a essere protagoniste delle trasformazioni e dei vantaggi competitivi delle imprese;

64.

ritiene che l'attività delle università e dei centri tecnologici e di ricerca, accanto agli aspetti più teorici della ricerca, debba aprirsi e orientarsi in maggior misura verso le esigenze del mercato e l'impiego concreto dei risultati della ricerca;

65.

reputa necessario un maggiore coordinamento fra la ricerca e l'industria, per progredire nella specializzazione intelligente dei territori nell'ambito delle tecnologie abilitanti fondamentali come la nanotecnologia, la micro e la nanoelettronica, la biotecnologia industriale, la fotonica, i materiali avanzati e le tecnologie avanzate di fabbricazione, nonché per promuovere la creazione di reti transnazionali e rafforzare la cooperazione a livello regionale, nazionale e internazionale;

66.

sottolinea che lo sviluppo di un'industria europea basata sull'innovazione e la conoscenza deve necessariamente tradursi in un maggior numero di brevetti rilasciati alle imprese europee. In questo caso riveste un'importanza particolare la disponibilità di un sistema efficace di tutela dei diritti di proprietà intellettuale a favore delle imprese e dei creativi, che comporti minori costi di accesso e garantisca una maggiore protezione giuridica dalla contraffazione e dalla pirateria. Pertanto, risulta indispensabile semplificare e rendere meno costosa la procedura necessaria per ottenere i brevetti e armonizzarne la convalida automatica in tutti gli Stati membri, in linea con la proposta di brevetto unico europeo;

67.

osserva che le TIC sono diventate un fattore determinante per aumentare la produttività delle imprese e concorda pertanto sul fatto che è indispensabile promuoverne l'utilizzo fra le PMI. L'adeguamento e l'assorbimento delle TIC segnerà il potenziale competitivo delle imprese europee rispetto ai concorrenti dei paesi terzi. Queste tecnologie promuovono il lavoro in comune, il trattamento e lo scambio di informazioni e idee, nonché un accesso più diretto al mercato e ai clienti;

68.

mette in rilievo l'importanza fondamentale di un miglioramento delle relazioni tra i diversi soggetti e di adottare il concetto di «ecosistemi regionali di innovazione» nelle strategie di sviluppo regionale. Gli «ecosistemi regionali di innovazione» implicano lo sviluppo di reti e flussi di scambio di conoscenze, entità radicate sul territorio e modelli organizzativi flessibili;

69.

raccomanda di sviluppare un approccio più attento alle necessità delle PMI nella definizione degli orientamenti che dovranno guidare il prossimo programma quadro di ricerca e sviluppo dell'Unione europea, così da favorire la loro partecipazione ai progetti europei congiunti;

70.

esorta la Commissione europea a dare maggiore rilevanza alla dimensione regionale nella definizione del quadro strategico comune di ricerca e sviluppo che ingloberà il programma quadro e il programma per la competitività e l'innovazione, e a dare continuità all'azione pilota Regions of Knowledge per rafforzare il potenziale di ricerca delle regioni europee attraverso raggruppamenti (cluster) transnazionali;

71.

ribadisce la necessità di sviluppare un contesto favorevole per aumentare l'impegno del capitale privato negli investimenti produttivi correlati con l'innovazione e la R&S, a proposito del quale risulta indispensabile sviluppare formule finanziarie come il capitale di rischio o i business angels;

72.

chiede, tuttavia, un sistema di indicatori e obiettivi più preciso, che oltre alla percentuale di spesa per l'R&S da parte delle imprese possa includere anche aspetti correlati al miglioramento della competitività e della produttività, ossia che si orienti alla misurazione dei risultati della R&S.

Sfruttiamo i punti di forza dell'Unione europea e approfittiamo delle nuove opportunità per costruire un modello più responsabile e promuovere la sostenibilità

73.

ritiene che l'UE debba valorizzare i punti di forza che ha sviluppato a beneficio della competitività dell'industria europea: disponiamo di un'importante base tecnologica e scientifica e di università di alto livello, nonché di una manodopera qualificata e specializzata; abbiamo sviluppato un mercato unico che elimina le barriere al commercio e alla libera circolazione dei lavoratori; inoltre, si sono formati potenti cluster e reti di cooperazione, e l'UE è stata tra i pionieri nell'attuazione di soluzioni ecologiche;

74.

segnala che, nonostante i progressi registrati dalla creazione del mercato unico, non sono ancora state utilizzate appieno tutte le sue possibilità a favore di una crescita sostenibile e capace d'integrazione. Il mercato unico rappresenta il motore economico dell'Unione europea, e la sua completa realizzazione è essenziale per contribuire alla crescita e alla competitività della nostra industria;

75.

esorta la Commissione europea e gli Stati membri ad eliminare gli ostacoli e le lacune che frenano il potenziale di crescita del mercato unico. In questo senso, riconosce che la direttiva sui servizi ha consentito di eliminare alcune delle barriere alla libera prestazione di servizi e allo stabilimento in altri Stati membri ancora esistenti nel mercato unico. La Commissione europea deve continuare a lavorare in questa direzione, coinvolgendo gli enti regionali e locali, che sono soggetti fondamentali nel mercato dei servizi;

76.

ritiene che l'invecchiamento della popolazione, i cambiamenti climatici e la protezione dell'ambiente siano tre delle più importanti sfide che l'Unione europea dovrà affrontare nei prossimi anni;

77.

sottolinea pertanto che la sostenibilità deve essere considerata come un'opportunità chiave per il futuro dell'industria europea, che contribuirà certamente alla creazione di posti di lavoro nuovi e più numerosi e di attività dal marcato carattere innovativo e competitivo;

78.

accoglie con favore la volontà espressa dalla Commissione europea di avanzare verso un legame più stretto e una maggiore coerenza tra le ambizioni della protezione ambientale e gli obiettivi della politica industriale, e di progredire nella transizione verso una gestione più efficiente delle risorse nell'intero settore industriale. La scarsità e l'aumento dei prezzi delle risorse energetiche strategiche e delle materie prime obbligano l'industria a farne un uso più razionale, che deve basarsi sull'efficienza dei consumi, sul riciclaggio e sull'utilizzo di materiali alternativi;

79.

insiste sul consolidamento dell'«economia verde», che deriva sia dalla necessità di fare un uso efficiente dell'energia che, soprattutto, dalla crescente coscienza della necessità di andare verso dosi maggiori di ecoinnovazione. Si svilupperanno così attività economiche innovative, dalle energie rinnovabili ai nuovi materiali, accomunate dal fatto di contribuire a un'economia a basse emissioni di carbonio;

80.

considera necessario, tuttavia, che gli Stati membri e gli enti regionali e locali competenti formino anche dei consumatori responsabili, orientati verso un consumo etico e selettivo che chieda alle imprese maggiore qualità, informazione e trasparenza. I consumatori svolgono così un ruolo importante di stimolo per il potenziale competitivo delle imprese e l'adozione di politiche responsabili;

81.

accoglie con soddisfazione l'integrazione della responsabilità sociale delle imprese come elemento che contribuisce anche alla competitività e alla leadership dell'industria a livello internazionale, come sottolinea la comunicazione;

82.

sottolinea che gli enti regionali e locali conoscono le condizioni particolari di ogni territorio e dispongono di competenze per diffondere nuovi valori e progredire sul fronte della responsabilità sociale delle imprese. La Commissione europea deve continuare a promuovere questo concetto e ad appoggiarsi agli enti regionali e locali, che sono responsabili della sua attuazione sul campo. In questo senso, è fondamentale applicare il principio di sussidiarietà e gestire le politiche al livello di governo più efficace e più vicino ai cittadini;

83.

sostiene l'integrazione nelle imprese di nuovi modelli di gestione, che rafforzino la partecipazione dei lavoratori come elemento chiave per migliorare l'efficienza di tutti i processi industriali, e quindi la competitività, nonché per prevenire la precarizzazione delle condizioni di lavoro nel contesto delle trasformazioni industriali;

84.

ricorda, tuttavia, che è necessario nel contempo fare progressi sul piano della flessibilità interna dell'industria. I diversi gruppi di interesse devono reagire e adattarsi a un panorama economico in continuo cambiamento, e quindi adeguare l'organizzazione della produzione alle fluttuazioni della domanda e ai progressi tecnologici;

85.

chiede in questo senso una maggiore flessibilità dei mercati del lavoro degli Stati membri, basata sul dialogo fra le parti sociali, che deve essere accompagnata da sistemi di protezione sociale sicuri, capaci di contribuire alla crescita economica e alla coesione sociale, con posti di lavoro migliori e più numerosi. La regolamentazione dei mercati del lavoro deve consentire alle persone il passaggio fra periodi di disoccupazione e periodi di lavoro, offrendo garanzie di sicurezza economica, nonché possibilità di formazione e orientamento al lavoro per rafforzare l'occupabilità.

Gli enti regionali e locali come partner strategici per la promozione dell'industria europea

86.

ribadisce che gli enti regionali e locali dell'Unione europea hanno un ruolo chiave nella promozione della politica industriale e di sviluppo economico grazie alla vicinanza e alla conoscenza diretta della struttura industriale e dei problemi che interessano le imprese;

87.

chiede che la Commissione europea e gli Stati membri, insieme agli enti regionali e locali, facciano dei passi avanti verso un maggiore coordinamento e un approccio integrato per l'elaborazione di una politica industriale ambiziosa e incentrata sulla competitività, che sfrutti le sinergie con le altre iniziative faro della strategia Europa 2020;

88.

invita la Commissione europea a migliorare il quadro generale e la governance della politica industriale, attribuendo maggiore rilevanza al ruolo degli enti regionali e locali europei nell'elaborazione e attuazione della politica industriale. La loro prossimità alla realtà delle imprese e il fatto di possedere competenze, anche legislative, in materia di politica industriale ne fa dei soggetti fondamentali dello sviluppo economico, per cui si tratta del livello adatto per arrivare a una maggiore armonizzazione verso un approccio costituito da politiche dal basso verso l'alto (bottom-up);

89.

invita gli Stati membri e i governi regionali e locali a varare piani territoriali a livello nazionale da definire e attuare in connessione coi programmi nazionali di riforma (PNR), nonché a procedere a una valutazione congiunta dei progressi conseguiti, con l'obiettivo di coordinare e centrare gli sforzi e le agende politiche in direzione degli obiettivi della strategia Europa 2020, il che non potrà che dare un contributo decisivo alla sua realizzazione;

90.

mette in risalto il ruolo svolto dagli enti regionali e locali per il progresso della coesione territoriale e per la riduzione delle differenze economiche e sociali, essendo tali enti dei soggetti fondamentali per lo sviluppo di un approccio capillare che contribuisca alla strutturazione della politica industriale al livello territoriale europeo.

Bruxelles, 11 ottobre 2011

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


(1)  COM(2010) 614 definitivo.

(2)  Agenti della promozione economica locale: agenzie per lo sviluppo regionale e locale, centri tecnologici e di ricerca, centri di formazione, università, servizi di collocamento.

(3)  COM(2010) 553 definitivo.

(4)  COM(2011) 17 definitivo.

(5)  COM(2010) 612.