10.2.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 42/12


Parere del Comitato delle regioni sul tema «La politica internazionale sul clima dopo Copenaghen»

2011/C 42/03

IL COMITATO DELLE REGIONI

fa notare che l'approccio articolato adottato dall'Europa nella lotta ai cambiamenti climatici a livello dei governi nazionali, regionali e locali può servire da esempio di azione coerente e anche da modello per i paesi non europei. Strutture trasparenti che abbraccino tutte le politiche settoriali, nonché un'infrastruttura finanziaria efficace e accessibile agli enti regionali e locali, costituiscono presupposti importanti,

appoggia con fermezza l'iniziativa del Patto dei sindaci di ridurre di oltre il 20 % le emissioni di CO2 in più di 2 150 città europee entro il 2020, e si aspetta che vengano impiegati i mezzi necessari affinché gli obiettivi annunciati siano effettivamente realizzati,

afferma che un modo costruttivo, per le autorità nazionali e gli enti regionali e locali, di impegnarsi insieme a favore delle misure di adattamento ai cambiamenti climatici è costituito dagli accordi basati sui risultati, con cui i diversi livelli di governance possono impegnarsi su base volontaria a raggiungere un risultato in materia di mitigazione del clima e si assumono congiuntamente la titolarità e la responsabilità dei rispettivi contributi,

sottolinea in proposito la crescente importanza delle «alleanze» settoriali o intersettoriali tra regioni e imprese per il clima e l'energia, già coinvolte nei negoziati di Copenaghen, le quali andrebbero incoraggiate in modo specifico al fine di sviluppare e adottare quanto prima tecnologie a basse emissioni di carbonio. I responsabili decisionali a livello regionale e locale, in particolare le piccole e medie imprese (PMI), svolgono al riguardo un ruolo centrale,

ribadisce che sono necessari ulteriori strumenti finanziari per attuare misure di mitigazione e di adattamento, in particolare a livello regionale e locale.

Relatrice

:

Nicola BEER (DE/ALDE), segretario di Stato per la Giustizia, l'integrazione e gli affari europei del Land Assia

Testo di riferimento

:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - La politica internazionale sul clima dopo Copenaghen:

intervenire subito per dare nuovo impulso all'azione globale sui cambiamenti climatici

COM(2010) 86 definitivo

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

sottolinea che i cambiamenti climatici avranno conseguenze dirette su tutti gli esseri viventi del nostro pianeta, indipendentemente dalle condizioni geopolitiche. Limitare l'incombente riscaldamento climatico e contrastare gli effetti di tali cambiamenti sono tra le più grandi sfide del nostro tempo;

2.

evidenzia il particolare ruolo dei livelli subnazionali, e in particolare dei responsabili decisionali regionali e locali in Europa, che, grazie alla loro prossimità ai cittadini, occupano una posizione chiave nell'applicazione di misure per la protezione dell'ambiente;

3.

incoraggia espressamente la Commissione a utilizzare questo potenziale ai fini della protezione del clima. Una sensibilizzazione sostenibile della società, unita alla creazione di un'economia basata sulla gestione efficiente delle risorse, costituisce il presupposto per la realizzazione di obiettivi climatici ambiziosi.

La comunicazione della Commissione

4.

nota con favore che la Commissione ha racchiuso la sua ferma volontà di tradurre in azioni concrete il consenso generale riguardo ai cambiamenti climatici in una strategia finalizzata a sostenere e alimentare ulteriormente la dinamica degli sforzi diretti alla lotta contro tali cambiamenti;

5.

constata che i cambiamenti climatici, con le loro diverse ripercussioni regionali, sono scientificamente riconosciuti come fenomeno mondiale e che la comunità internazionale avverte sempre più forte la necessità di un intervento urgente, come raccomandato dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC). Già nel 2008 l'Unione europea si era prefissa obiettivi ambiziosi, quali ridurre del 20 % le emissioni di gas a effetto serra, aumentare del 20 % la quota di fonti rinnovabili per la produzione energetica e ridurre del 20 % il consumo energetico entro il 2020. Tali obiettivi sono contenuti anche nella strategia Europa 2020 e sono espressamente sostenuti dal CdR;

6.

sottolinea la dimensione internazionale dei cambiamenti climatici e la necessità di intervenire a livello mondiale;

7.

chiede che nel futuro accordo internazionale dell'ONU sui cambiamenti climatici venga inserito un capo significativo sul ruolo degli enti regionali e locali;

8.

apprezza che il processo ONU sia considerato essenziale per una gestione organica dei cambiamenti climatici di portata globale e dunque appoggia senza riserve gli sforzi per la stipula di un accordo sui cambiamenti climatici vincolante a livello internazionale, che dovrebbe integrare in particolare le linee direttrici politiche dell'accordo di Copenaghen;

9.

si dichiara ancora una volta a favore dell'obiettivo di limitare il livello di surriscaldamento del pianeta a un massimo di 2 gradi Celsius;

10.

si compiace del fatto che l'UE sia sulla buona strada per adempiere agli impegni assunti a Kyoto per il periodo 2008-2012 e apprezza gli sforzi profusi affinché l'Europa rimanga tra le regioni del mondo più rispettose del clima;

11.

constata che, se da un lato i negoziati di Copenaghen per la lotta ai cambiamenti climatici del dicembre 2009 hanno certamente consentito un ampio scambio a livello internazionale e un accordo politico tra una maggioranza di Stati che, fino ad allora, non si erano impegnati formalmente, dall'altro non è stato possibile raggiungere un accordo giuridicamente vincolante che andasse oltre una semplice intesa;

12.

ritiene che l'UE debba rafforzare la propria opera di coinvolgimento e che debba innanzitutto concentrare i propri sforzi al fine di ottenere il sostegno di diversi partner. Il CdR sottolinea, a tale proposito, la necessità per l'UE di esprimersi con una sola voce;

13.

ritiene che un accordo vincolante a livello internazionale, per poter essere accettato dalla comunità degli Stati che ne sono parti, debba garantire l'integrità della politica ambientale;

14.

rammenta che l'UE è una delle poche grandi regioni al mondo ad aver ridotto considerevolmente le proprie emissioni di CO2, e proprio per questo suo ruolo guida riconosciuto a livello mondiale essa ha e deve avere la responsabilità particolare di sfruttare il potenziale esistente per ulteriori riduzioni;

15.

fa notare che gli effetti dei cambiamenti climatici a livello internazionale e all'interno dell'Europa si manifesteranno in maniera molto diversa a seconda delle regioni (es. regioni continentali, di montagna o insulari, per quanto riguarda la desertificazione, lo scioglimento dei ghiacciai o l'innalzamento del livello del mare), motivo per cui la valutazione delle possibili conseguenze regionali deve avvenire a livello degli Stati membri, delle regioni e degli enti locali, tenendo conto delle loro specificità;

16.

è favorevole a un miglior bilanciamento tra le necessarie pressioni poste dalle aspettative e il mantenimento della dinamica del processo, affinché non si verifichino situazioni di stallo e/o ostruzionismo.

Considerazioni dopo Copenaghen

17.

si rammarica del fatto che l'UE non sia riuscita a imporre a Copenaghen la propria posizione nella lotta ai cambiamenti climatici;

18.

si compiace dell'obiettivo stabilito in occasione della conferenza di Copenaghen di mantenere il surriscaldamento del pianeta al di sotto di 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, ma in proposito rinvia ai lavori realizzati in seno all'IPCC;

19.

si compiace altresì che, alla data stabilita del 31 gennaio 2010, già 55 Stati della comunità internazionale abbiano risposto all'invito di comunicare gli obblighi vincolanti assunti per i loro obiettivi di riduzione delle emissioni. Ciò dimostra un ampio e crescente consenso sull'accordo nonché la ferma determinazione da parte di una maggioranza dei paesi a intensificare subito le proprie misure a protezione del clima. Il CdR deplora tuttavia che questi impegni, anche considerati nel loro complesso, siano insufficienti per conseguire l'obiettivo fissato dalla conferenza di Copenaghen di mantenere il surriscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi Celsius;

20.

apprezza che l'accordo di Copenaghen, anche in considerazione del sostegno finanziario necessario per la lotta ai cambiamenti climatici, esiga di stabilire nei paesi le regole di base per il monitoraggio, la rendicontazione e la verifica (MRV) regolari, nonché le misure a favore del clima.

Necessità di agire

21.

sottolinea che, alla luce dei prossimi negoziati in Messico e soprattutto in vista delle relative conferenze preparatorie, è necessario svolgere un'importante opera di persuasione nei confronti dei paesi o gruppi di paesi che hanno ritenuto che i loro interessi non fossero stati presi in adeguata considerazione durante il processo di Copenaghen;

22.

appoggia le misure proposte dalla Commissione, che dovrebbero essere volte a una maggiore sensibilizzazione dei paesi terzi. A tale proposito, è essenziale conoscere in anticipo i punti di vista, le attese e le aspettative dei partner in merito alle principali questioni, al fine di convincere soprattutto i paesi la cui volontà di giungere a un accordo vincolante sui cambiamenti climatici non sia ancora sufficientemente ferma;

23.

sottolinea che l'UE deve essere unita nell'esercitare il proprio mandato negoziale sulla base del Trattato di Lisbona ormai in vigore e sollecita la conseguente realizzazione di queste nuove strutture;

24.

chiede con fermezza, in tale contesto, che l'UE, già a Cancún, parli con una voce sola;

25.

sottolinea la necessità di poter valutare e verificare i risultati delle diverse azioni e misure volte a mitigare i cambiamenti climatici e le loro inevitabili conseguenze. Le misure e i dati da documentare devono essere vincolanti per tutti gli Stati, senza ledere la sovranità delle parti;

26.

sottolinea la necessità per la Commissione di adeguare e rafforzare la sua strategia per una politica europea sul clima, nel caso in cui non si riesca a raggiungere un accordo internazionale;

27.

sottolinea la necessità di osservare attentamente il rapporto di tensione tra l'approccio globale di una politica energetica e climatica integrata e il principio di sussidiarietà. Anche in futuro gli Stati membri devono conservare una certa autonomia laddove le peculiarità strutturali richiedono discipline specifiche, senza che si producano distorsioni della concorrenza;

28.

ritiene necessario attribuire maggiore rilievo ai progressi compiuti da ciascuno nella lotta ai cambiamenti climatici, proseguire con gli obiettivi ambiziosi, assicurare sostegno e pubblicità ai successi riscossi nel perseguire tali obiettivi, soprattutto a livello regionale, ricorrendo ad esempi di buone pratiche. Il CdR, a tale proposito, richiama espressamente l'attenzione sul ruolo dei cittadini: senza una loro presa di coscienza e senza la loro collaborazione non si possono raggiungere obiettivi climatici ambiziosi;

29.

si compiace che vengano affrontate questioni finora ignorate nell'accordo di Copenaghen, quali ad esempio la creazione di un mercato internazionale del carbonio e la riduzione delle emissioni causate dal trasporto aereo e marittimo internazionale in consultazione con l'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile (ICAO) e l'Organizzazione marittima internazionale (OMI);

30.

ritiene che inserire il trasporto aereo e marittimo in un sistema mondiale di gestione delle emissioni di carbonio, associata a un tetto e ad un percorso di riduzione delle emissioni, rappresenterà un importante passo avanti verso la loro riduzione, ma osserva al tempo stesso che, sul piano della competitività, si deve tener conto della particolare dipendenza di determinate regioni, come quelle insulari;

31.

sottolinea l'importanza del ruolo che può svolgere l'agricoltura nell'attenuazione dei cambiamenti climatici, dato che il settore agricolo è l'unico che può offrire a costi più bassi una riduzione delle emissioni di CO2 equivalente e una cattura di quantità di carbonio superiori; tutto ciò garantendo nel contempo la produzione di alimenti, generando reddito agricolo e mantenendo la popolazione nelle aree rurali;

32.

è convinto che, sulla base della strategia Europa 2020 per una crescita economica sostenibile (Green New Deal) e nella prospettiva di diventare la regione del mondo più rispettosa del clima, l'UE, con le proprie azioni, debba intraprendere passi concreti per preparare il terreno al passaggio a un'economia a basse emissioni di carbonio;

33.

fa notare che un simile percorso può essere coronato da successo solo se al settore pubblico come anche a quello privato, a seconda delle diverse strutture economiche e settoriali degli Stati membri, saranno garantite sufficienti opportunità di cambiamenti strutturali e innovazione in un lasso di tempo adeguato. In questo caso, però, non bisogna perdere di vista gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dall'UE;

34.

sottolinea che, con il consenso del mondo economico, è possibile affrontare meglio le immense sfide poste dai cambiamenti climatici a livello globale;

35.

richiama l'attenzione sulla necessità di strumenti adeguati per evitare distorsioni della concorrenza tra paesi dotati e paesi privi di norme a protezione del clima, e sottolinea che in caso contrario la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio potrebbe condurre alla delocalizzazione di posti di lavoro soprattutto in alcuni settori industriali;

36.

pone in rilievo che, anche sulla base di considerazioni di politica economica, è necessario raggiungere un accordo internazionale che succeda al primo periodo d'impegni del protocollo di Kyoto per garantire alle imprese e agli Stati la certezza del diritto e la sicurezza di pianificazione necessarie almeno per il prossimo decennio;

37.

constata che un accordo successivo al primo periodo del protocollo di Kyoto avrà possibilità di successo solo se si eliminano i punti deboli conosciuti, garantendo in tal modo l'integrità ambientale. Le future riduzioni delle emissioni devono essere estese, in maniera appropriata, all'intera comunità internazionale, senza causare inconvenienti eccessivi a singoli paesi. Ciò vale in particolar modo per i paesi emergenti e in via di sviluppo, ai quali deve essere fornito un sostegno concreto, ad esempio tecnologico e finanziario, da parte dei paesi industrializzati;

38.

ravvisa la possibilità di diffondere il know-how acquisito dalle regioni degli Stati membri dell'UE sulla base di misure già attuate contro i cambiamenti climatici tramite esempi di buone pratiche (trasferimento di conoscenze e tecnologie). Ciò può valere sia per l'applicazione di tecnologie sia per i metodi di misurazione, rendicontazione e verifica delle azioni;

39.

raccomanda l'introduzione di una piattaforma per il monitoraggio dei cambiamenti climatici come strumento in grado di garantire lo scambio di informazioni sulle misure regionali e locali e di sostenerne l'ulteriore sviluppo. In tal modo le conoscenze raccolte dagli enti regionali e locali potrebbero essere utilizzate in maniera ottimale e applicate in modo efficiente, oltre a contribuire all'elaborazione delle risposte a livello sia UE che nazionale;

40.

è dell'avviso che si debba migliorare il coordinamento tra i negoziati per la riduzione delle emissioni di carbonio e le discussioni in corso a livello internazionale sulla perdita di biodiversità (Convenzione sulla diversità biologica, CBD), sulla lotta ai cambiamenti climatici (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, UNFCCC) e sulla desertificazione (Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta contro la desertificazione, UNCCD), ed esorta quindi la Commissione ad attivarsi in tal senso, organizzando ad esempio un incontro ad alto livello sulle tre convenzioni di Rio succitate;

41.

ritiene necessaria una maggiore cooperazione delle regioni nell'ambito della lotta al riscaldamento globale e dell'adeguamento ai cambiamenti climatici;

42.

afferma che un modo costruttivo, per le autorità nazionali e gli enti regionali e locali, di impegnarsi insieme a favore delle misure di adattamento ai cambiamenti climatici è costituito dagli accordi basati sui risultati, nel cui ambito i diversi livelli di governance possono impegnarsi su base volontaria a raggiungere un risultato in materia di mitigazione del clima e si assumono congiuntamente la titolarità e la responsabilità dei rispettivi contributi;

43.

riconosce la necessità, ai fini di un accordo successivo a Kyoto nel quadro del protocollo dallo stesso nome, di un approccio integrato che eviti effetti collaterali negativi tra i singoli strumenti d'azione.

Strategia della Commissione

Posizione all'avanguardia dell'UE

44.

apprezza l'iniziativa della Commissione di riprendere attivamente il suo ruolo di guida in materia di protezione del clima sulla scena internazionale;

45.

sottolinea che la strategia Europa 2020, orientata verso una crescita economica sostenibile, produrrà un cambiamento strutturale efficiente a livello di risorse, ecocompatibile e competitivo che creerà un'Europa efficiente dal punto di vista delle risorse;

46.

mette in rilievo che, ai fini di tale cambiamento, è necessario che tutti i gruppi sociali, nonché i singoli cittadini, siano coinvolti sin da una fase precoce tramite un'adeguata informazione e trasparenza, tanto più che, al di là delle trasformazioni tecnologiche, quel cambiamento porterà ad adattamenti negli attuali modi di vita;

47.

avverte che il passaggio a un sistema economico a basse emissioni di CO2, resosi necessario a causa dei cambiamenti climatici, deve risultare socialmente sostenibile per ottenere un adeguato consenso da parte della società. Oltre alla prevista creazione di nuovi posti di lavoro, è necessario non perdere di vista il mantenimento ed eventualmente l'adeguamento dei posti di lavoro già esistenti;

48.

sostiene con forza gli obiettivi 20-20-20 in materia di mitigazione climatica e di energia, definiti dalla strategia Europa 2020, ivi compresa la riduzione delle emissioni del 30 %, purché risultino soddisfatti i presupposti necessari. Prima di assumere un impegno unilaterale del 30 %, è necessario condurre un'analisi approfondita allo scopo di evitare alle imprese europee svantaggi concorrenziali. Il Comitato è convinto che la riduzione del 30 % sia un passo della massima importanza, che deve essere deciso in base a relazioni dettagliate che ne attestino la fattibilità ambientale ed economica. Esso manifesta preoccupazione per il fatto che gli studi effettuati, sebbene tecnicamente corretti, abbiano carattere macroeconomico, e reputa assolutamente necessario che essi siano realizzati anche per singoli settori, in modo da poter definire con maggiore chiarezza le misure compensative. Nell'elaborare tali relazioni occorre inoltre tener conto delle circostanze specifiche dei singoli Stati membri, in particolare a livello subnazionale/regionale;

49.

accoglie con favore l'iniziativa della Commissione di «delineare la strada che l'UE dovrà percorrere per garantire la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio entro il 2050», e chiede espressamente la definizione delle tappe a breve e medio termine di tale percorso;

50.

richiama l'attenzione sul fatto che una delle soluzioni per far fronte alle sfide globali poste dai cambiamenti climatici risiede in processi e prodotti innovativi. Solo l'innovazione può imprimere, a lungo termine, gli impulsi necessari alla crescita;

51.

al pari della Commissione, ritiene necessario incentrare le azioni su politiche volte a stimolare «l'innovazione e la diffusione tempestiva di nuove tecnologie e infrastrutture», al fine di potenziare il ruolo guida delle imprese europee nei settori tecnologici chiave;

52.

sottolinea l'elevato livello delle azioni già condotte in molti settori, grazie alle moderne misure di protezione del clima e dell'ambiente. Ciò deve trovare riconoscimento e considerazione al momento di determinare i futuri parametri. Per tenere conto del fenomeno delle diverse prestazioni, bisognerebbe inserire nel sistema una dinamica che prenda in considerazione i vari livelli di partenza delle realtà regionali o locali;

53.

richiama l'attenzione sulle possibili conseguenze negative di una ristrutturazione economica soprattutto a livello regionale e locale;

54.

riconosce le ampie possibilità offerte da una crescita economica sostenibile, quali ad esempio la creazione di posti di lavoro e la sicurezza delle forniture energetiche;

55.

propone di inserire il risanamento energetico edilizio tra le principali azioni programmate per conseguire gli obiettivi climatici e sottolinea a tale proposito che gli edifici non rispondenti ai requisiti di efficienza energetica producono una quota significativa delle emissioni totali di CO2. Fino a tre quarti delle abitazioni presentano un elevato potenziale di risparmio;

56.

rileva che, se non si considera il potenziale di risparmio di CO2 dell'edilizia abitativa, non sarà possibile realizzare gli ambiziosi obiettivi di protezione del clima;

57.

sottolinea la necessità di limitare le emissioni di gas a effetto serra provocate dal trasporto stradale di persone e di merci;

58.

deplora la mancanza, nella comunicazione della Commissione, di un qualche riferimento alla necessità di agire a livello regionale per attuare gli obiettivi climatici. La promozione delle attività di innovazione, ricerca e sviluppo su tutto il territorio di Länder e regioni, tramite l'Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT) e la sua comunità della conoscenza e dell'innovazione (Climate-KIC), può assumere in tal senso una funzione pionieristica;

59.

sottolinea in proposito la crescente importanza delle «alleanze» settoriali o intersettoriali tra regioni e imprese per il clima e l'energia, già coinvolte nei negoziati di Copenaghen, le quali andrebbero incoraggiate in modo specifico al fine di sviluppare e adottare quanto prima tecnologie a basse emissioni di CO2. I responsabili decisionali a livello regionale e locale, in particolare le piccole e medie imprese (PMI), svolgono al riguardo un ruolo centrale. La trasmissione rapida ed efficiente di informazioni alle parti interessate in situazioni comparabili rappresenta un ottimo esempio del principio del bottom-up;

60.

sottolinea che a livello regionale esistono numerose iniziative che contribuiscono a radicare stabilmente nella società il concetto di protezione del clima, quali ad esempio strategie sostenibili a livello regionale oppure alleanze tra i responsabili decisionali nei comuni, i governi regionali e le imprese. Il CdR si offre espressamente di trasmettere alle parti interessate le esperienze tratte da tali iniziative;

61.

apprezza, a questo proposito, l'iniziativa del Patto dei sindaci di ridurre di oltre il 20 % le emissioni di CO2 in più di 2 150 città europee entro il 2020, e appoggia dunque con fermezza tale iniziativa in quanto elemento centrale di una politica energetica e climatica sostenibile, e si aspetta che vengano impiegati i mezzi necessari affinché gli obiettivi annunciati siano effettivamente realizzati;

62.

ritiene che, nella regolamentazione, si debba trovare un equilibrio tra il rigoroso rispetto per la conservazione dell'ambiente e il costo enorme che la lotta contro i cambiamenti climatici comporta per le regioni o isole remote e/o particolarmente vulnerabili nei confronti di questo fenomeno, totalmente dipendenti dai trasporti e, nondimeno, molto impegnate a ridurre le emissioni di carbonio, ad esempio attraverso lo sviluppo di energie rinnovabili.

Applicazione dell'accordo di Copenaghen

63.

è convinto che nell'accordo di Copenaghen siano stati stabiliti alcuni capisaldi di fondamentale importanza per un futuro accordo giuridicamente vincolante: in particolare l'accettazione dell'obiettivo dei 2 gradi Celsius, l'impegno vincolante su base volontaria da parte dei singoli Stati a stabilire obiettivi di riduzione per le emissioni a livello nazionale, le dichiarazioni vincolanti riguardo al finanziamento rapido dei paesi in via di sviluppo ed alle necessità di finanziamento a lungo termine;

64.

condivide l'opinione che, con i propri obiettivi concreti di riduzione delle emissioni, i paesi industrializzati e in via di sviluppo congiuntamente responsabili dell'80 % delle emissioni di gas a effetto serra a livello mondiale abbiano inviato un segnale di estrema importanza;

65.

concorda nel ritenere che la volontà di azione da parte degli Stati interessati non sarà sufficiente, in termini quantitativi, a conseguire l'obiettivo dei 2 gradi Celsius;

66.

apprezza la volontà dei paesi in via di sviluppo di assumersi delle responsabilità nonché le misure da loro annunciate, la cui sostanza non è stata tuttavia ancora valutata;

67.

sottolinea l'estrema importanza di giungere, nel corso dei prossimi negoziati ONU di follow-up, alla definizione nei dettagli degli obiettivi e delle misure fissati dai paesi industrializzati, emergenti e in via di sviluppo, che dovrebbe, in ultima analisi, condurre a un processo trasparente, comprensibile e misurabile in termini qualitativi e quantitativi;

68.

ritiene che il delicato problema del MRV possa essere risolto con successo e in maniera accettabile per tutti i partecipanti solo qualora questi beneficino di condizioni ragionevolmente simili. A tal fine, si ritiene adeguato un sistema fondato sui criteri minimi comuni stabiliti nel processo ONU, ma che sia ancorato al livello nazionale per quanto riguarda l'attuazione delle misure e la reperibilità delle informazioni;

69.

plaude alla proposta della Commissione di sostenere la collaborazione con paesi in via di sviluppo interessati a sviluppare le proprie capacità di MRV.

Finanziamenti rapidi

70.

apprezza il sostegno finanziario promesso nell'accordo di Copenaghen, che dovrà essere pari a 30 miliardi di USD per il periodo 2010-2012, da destinare ai finanziamenti rapidi a favore delle misure di mitigazione e di adattamento nei paesi in via di sviluppo;

71.

ritiene che si debba agire con urgenza in vista di un'attuazione, per quanto possibile, rapida del sostegno finanziario promesso ai paesi in via di sviluppo a Copenaghen;

72.

constata che il Consiglio europeo ha fissato il contributo dell'Unione europea e dei suoi Stati membri a 2,4 miliardi di EUR l'anno e ne sollecita il rapido impiego nell'interesse della credibilità dell'UE;

73.

chiede che siano promosse e incentivate le attività di partenariato delle regioni europee con i paesi emergenti e in via di sviluppo a livello comunale, provinciale, regionale e nazionale; a tale proposito, chiede che i finanziamenti rapidi si ispirino a misure e iniziative esistenti al fine di evitare ritardi.

Finanziamenti a lungo termine

74.

apprezza la lungimirante strategia di finanziamento a lungo termine - per un importo pari a 100 miliardi di USD l'anno entro il 2020 - stabilita nell'accordo di Copenaghen;

75.

appoggia la proposta della Commissione di attuare la strategia finanziaria attraverso diverse modalità;

76.

sottolinea che, in merito alla futura architettura finanziaria internazionale, è necessario porre al primo posto la trasparenza per tutte le parti interessate, donatori o beneficiari che siano, non da ultimo nell'attuazione dei progetti.

Promozione dello sviluppo del mercato internazionale del carbonio

77.

osserva che lo sviluppo e lo stabilimento a lungo termine di un mercato internazionale del carbonio tramite un sistema di scambio di quote di emissioni (cap-and-trade) rappresentano la misura di orientamento politico più efficace nel cammino verso un'economia caratterizzata dall'utilizzo efficiente delle risorse e da basse emissioni di carbonio;

78.

condivide il giudizio della Commissione secondo cui un mercato internazionale del carbonio presuppone obbligatoriamente un sistema compatibile e comparabile e che di tale aspetto occorre tenere conto fin dall'inizio, nel corso dei negoziati internazionali successivi;

79.

sottolinea che, attraverso la creazione del mercato del meccanismo di sviluppo pulito (CDM), è stato possibile sensibilizzare alla riduzione delle emissioni, collegare in rete e motivare all'innovazione operatori economici del settore privato di tutto il mondo;

80.

sostiene, al pari della Commissione, la necessità di valutare e riformare il CDM, nel caso in cui grandi paesi emergenti, quali Cina, India, Sud Africa e Brasile, continuino a non poter accettare obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni;

81.

sostiene quindi la proposta della Commissione di giungere a meccanismi settoriali, in cooperazione con i paesi industrializzati e in via di sviluppo interessati, sulla base delle disposizioni dell'UE che attualmente disciplinano il sistema di scambio delle quote di emissioni. Nel frattempo vanno migliorati i criteri qualitativi per ottenere crediti tramite meccanismi basati sui progetti;

82.

condivide l'opinione per cui gli strumenti finanziari provenienti dal mercato internazionale del carbonio dovrebbero essere utilizzati anche a favore di progetti nei paesi in via di sviluppo;

83.

ritiene inoltre che una quota significativa dei ricavi provenienti dal sistema europeo di scambio delle quote di emissioni dovrebbe essere messa a disposizione di enti regionali e locali, in modo da poter applicare in loco le misure di mitigazione e di adattamento.

Considerazioni finali

84.

condivide l'idea della Commissione secondo la quale l'accordo di Copenaghen, come risultato del vertice ONU sul clima del dicembre 2009, non ha soddisfatto le aspettative iniziali. In seno alla comunità internazionale è tuttavia emersa chiara la consapevolezza della necessità di un'azione urgente;

85.

ritiene importante che, nelle sue proposte di azioni necessarie a breve e medio termine, la Commissione prenda in considerazione, soprattutto rispetto alle misure che ne conseguono, i principi di sussidiarietà e proporzionalità in una prospettiva regionale. L'obiettivo deve essere quello di far sorgere impegni vincolanti senza ledere con ciò la sovranità delle parti.

Ruolo degli enti regionali e locali

86.

sottolinea fortemente il ruolo degli enti regionali e locali nella lotta ai cambiamenti climatici e alle loro ripercussioni - già allo stato attuale inevitabili - sulla popolazione. L'autonomia degli Stati membri deve essere mantenuta anche perché gli effetti dei cambiamenti climatici sono fortemente differenziati a livello regionale;

87.

deplora in modo assoluto la mancanza di riferimenti, nella comunicazione della Commissione, alla necessità di agire a livello regionale e locale;

88.

ritiene indispensabile che in tutti i futuri accordi relativi alla politica sul clima si tenga adeguatamente conto del ruolo chiave svolto dagli enti regionali e locali;

89.

accoglie con favore l'impegno delle reti già esistenti a livello subnazionale ed esorta la Commissione e il Parlamento a considerarne le posizioni nei futuri negoziati internazionali sul clima;

90.

apprezza la cooperazione in materia di politica sul clima che già esiste tra diverse regioni europee, da un lato, e paesi emergenti e in via di sviluppo, dall'altro;

91.

fa notare che l'approccio articolato adottato dall'Europa nella lotta ai cambiamenti climatici a livello dei governi nazionali, regionali e locali può servire da esempio di azione coerente e anche da modello per i paesi non europei. Strutture trasparenti che abbraccino tutte le politiche settoriali, nonché un'infrastruttura finanziaria efficace e accessibile agli enti regionali e locali. costituiscono presupposti importanti;

92.

invita a stabilire i presupposti per la creazione di una rete internazionale dei livelli regionale e locale e a promuoverla in maniera mirata. Tramite piattaforme di scambio accessibili a tutti i partecipanti, si può instaurare un processo di dialogo duraturo e aperto volto a contrastare i cambiamenti climatici in modo efficace ed efficiente;

93.

chiede che le strutture organizzative subnazionali negli Stati membri siano messe in condizione di cogliere le occasioni e di assumersi convenientemente le loro responsabilità, tenuto conto delle specificità regionali;

94.

ribadisce che sono necessari ulteriori strumenti finanziari per attuare misure di mitigazione e di adattamento, in particolare a livello regionale e locale;

95.

esorta la Commissione a presentare proposte su come garantire alle parti interessate un'adeguata dotazione finanziaria in materia di mitigazione climatica e invita a condurre in proposito una consultazione degli Stati membri;

96.

sottolinea che un cambiamento nella scala di valori, a favore di una condotta sostenibile per il clima e orientata all'utilizzo efficiente delle risorse, può provenire solo dal cuore della società ed evidenzia in questo caso il ruolo dei cittadini. Senza il loro contributo, gli ambiziosi obiettivi climatici non possono essere conseguiti;

97.

sottolinea che il cambiamento strutturale verso un sistema economico a basse emissioni di CO2 deve avvenire in maniera socialmente sostenibile;

98.

precisa pertanto che, grazie alla loro vicinanza ai cittadini, i membri del CdR si trovano nella posizione più appropriata per produrre un cambiamento di mentalità tramite l'informazione, l'interazione e un comportamento esemplare, soprattutto nel quadro della formazione professionale iniziale e continua dei lavoratori;

99.

si offre di affiancare la Commissione quale partner affidabile nella lotta ai cambiamenti climatici e alle sue conseguenze e di trasmettere alle parti interessate le esperienze tratte dai progetti regionali.

Bruxelles, 1o dicembre 2010.

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO