5.8.2010   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

CE 212/11


Mercoledì 6 maggio 2009
Agenda sociale rinnovata

P6_TA(2009)0370

Risoluzione del Parlamento europeo del 6 maggio 2009 sull'agenda sociale rinnovata (2008/2330(INI))

2010/C 212 E/05

Il Parlamento europeo,

vista la comunicazione della Commissione del 2 luglio 2008 sull'Agenda sociale rinnovata: Opportunità, accesso e solidarietà nell'Europa del XXI secolo (COM(2008)0412) (comunicazione sull'agenda sociale rinnovata),

vista la sua risoluzione del 18 novembre 2008 recante raccomandazioni alla Commissione sull'applicazione del principio della parità retributiva tra donne e uomini (1),

vista la sua risoluzione del 22 ottobre 2008 sulle sfide per gli accordi collettivi nell'Unione europea (2),

vista la comunicazione della Commissione, del 2 luglio 2008, dal titolo «Un rinnovato impegno a favore dell'Europa sociale: rafforzamento del metodo di coordinamento aperto per la protezione sociale e l'integrazione sociale» (COM(2008)0418),

vista la sua risoluzione del 3 febbraio 2009 sulla non discriminazione in base al sesso e la solidarietà tra le generazioni (3),

vista la comunicazione della Commissione, del 2 luglio 2008, dal titolo «Non discriminazione e pari opportunità: Un impegno rinnovato» (COM(2008)0420),

vista la comunicazione della Commissione, del 26 novembre 2008, dal titolo «Un piano europeo di ripresa economica» (COM(2008)0800),

vista la comunicazione della Commissione, del 3 ottobre 2008, dal titolo «Un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata: sostenere maggiormente gli sforzi tesi a conciliare la vita professionale, privata e familiare» (COM(2008)0635),

viste la comunicazione della Commissione, del 12 ottobre 2006, dal titolo «La sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche nell'UE» (COM(2006)0574) e la risoluzione del Parlamento del 20 novembre 2008 sul futuro dei regimi previdenziali e pensionistici: finanziamento e tendenza all'individualizzazione (4),

viste la comunicazione della Commissione, del 17 ottobre 2007, dal titolo «Ammodernare la protezione sociale per un rafforzamento della giustizia sociale e della coesione economica: portare avanti il coinvolgimento attivo delle persone più lontane dal mercato del lavoro» (COM(2007)0620) e la risoluzione del Parlamento del 9 ottobre 2008 sulla promozione dell'inclusione sociale e la lotta contro la povertà, inclusa la povertà infantile, nell'Unione europea (5),

vista la raccomandazione 92/441/CEE del Consiglio, del 24 giugno 1992, relativa a criteri comuni in materia di risorse e prestazioni sufficienti nei sistemi di protezione sociale (6),

viste la comunicazione della Commissione, del 27 giugno 2007, dal titolo «Verso principi comuni di flessicurezza: posti di lavoro più numerosi e migliori grazie alla flessibilità e alla sicurezza» (COM(2007)0359) e la risoluzione del Parlamento del 29 novembre 2007 su principi comuni di flessicurezza (7),

vista la comunicazione della Commissione, del 25 giugno 2008, dal titolo «Una corsia preferenziale per la piccola impresa ?Uno 'Small Business Act' per l'Europa» (COM(2008)0394),

viste la comunicazione della Commissione, del 26 febbraio 2007, dal titolo «Inventario della realtà sociale ? Relazione intermedia al Consiglio europeo di primavera del 2007» (COM(2007)0063) e la risoluzione del Parlamento del 15 novembre 2007 sull'inventario della realtà sociale (8),

viste la comunicazione della Commissione, del 24 maggio 2006, dal titolo «Promuovere la possibilità di un lavoro dignitoso per tutti ? Contributo dell'Unione alla realizzazione dell'agenda per il lavoro dignitoso nel mondo» (COM(2006)0249) e la risoluzione del Parlamento del 23 maggio 2007 sulla promozione di un lavoro dignitoso per tutti (9),

vista la sua risoluzione del 13 ottobre 2005 su donne e povertà nell'Unione europea (10) e la definizione di povertà che essa contiene,

vista la sua posizione del 17 giugno 2008 sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante l'Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale (2010) (11),

vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare le disposizioni relative ai diritti sociali nonché l'articolo 136 del trattato CE,

visto il Libro verde della Commissione, del 22 novembre 2006, dal titolo «Modernizzare il diritto del lavoro per rispondere alle sfide del XXI secolo» (COM(2006)0708),

visti il Libro verde della Commissione, del 18 luglio 2001, dal titolo «Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese» (COM(2001)0366), la comunicazione della Commissione, del 22 marzo 2006, dal titolo «Il partenariato per la crescita e l'occupazione: fare dell'Europa un polo di eccellenza in materia di responsabilità sociale delle imprese» (COM(2006)0136) e la risoluzione del Parlamento del 13 marzo 2007 su «La responsabilità sociale delle imprese: un nuovo partenariato» (12),

vista la sua dichiarazione del 22 aprile 2008 sulla soluzione del problema dei senzatetto (13),

visto il patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, adottato dalle Nazioni Unite nel 1966,

visto l'articolo 45 del suo regolamento,

visti la relazione della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e i pareri della commissione per i problemi economici e monetari, della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, della commissione per la cultura e l'istruzione e della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A6-0241/2009),

A.

considerando che la più grave conseguenza dell'attuale crisi finanziaria ed economica per l'Unione europea sarà il forte aumento della disoccupazione che colpirà soprattutto le categorie sociali più vulnerabili; considerando che livelli più elevati di disoccupazione vanno di pari passo con l'aumento della povertà e delle disparità in materia sanitaria, dell'esclusione, della criminalità, dell'insicurezza e della sfiducia,

B.

considerando che, prima dell'attuale crisi, l'Unione europea era già alle prese con le difficoltà derivanti dalla debole crescita economica, dall'esplosiva situazione demografica e dai problemi connessi al dover operare in un'economia internazionale sempre più globalizzata,

C.

considerando che nel 2007 il 15,2 % dei cittadini dell'Unione di età compresa tra i 18 e i 24 anni ha abbandonato prematuramente gli studi,

D.

considerando che l'occupazione non basta per molti cittadini dell'Unione europea a garantire l'uscita dalla povertà, visto che nel 2006 l'8 % della popolazione era a rischio di povertà,

E.

considerando che nel 2006 il 16 % dei cittadini europei era a rischio povertà e che bambini, famiglie numerose e famiglie monoparentali, disoccupati, disabili, giovani, anziani, minoranze etniche e migranti sono gruppi particolarmente vulnerabili,

F.

considerando che le donne sono sempre maggiormente a rischio di povertà rispetto agli uomini a causa di fattori come la loro dipendenza economica, il divario retributivo tra i sessi e la maggiore presenza femminile nei lavori meno retribuiti; considerando che questa situazione aumenta il rischio di perpetuare la povertà alle generazioni successive,

G.

considerando che gli aumenti dei prezzi degli ultimi anni hanno avuto un effetto notevole sui bilanci delle famiglie e hanno colpito in misura sproporzionata le categorie sociali vulnerabili,

H.

considerando che vari studi (ad es. Il futuro della ricerca mondiale della Fondazione Russell Sage), hanno dimostrato che nelle economie maggiormente sviluppate, un lavoratore su quattro potrebbe presto ritrovarsi nelle fasce retributive più basse e dunque in una situazione di accresciuto rischio di povertà; considerando che il fenomeno del lavoro mal retribuito interessa tutti e assume sovente la forma di un rapporto di lavoro informale con lavoratori non qualificati, lavoratori part-time, donne, immigrati e giovani maggiormente a rischio; considerando che vi è la tendenza a trasmettere il lavoro scarsamente retribuito da una generazione all'altra limitando l'accesso a un'istruzione di buon livello, a una buona assistenza sanitaria e ad altre condizioni basilari di esistenza,

I.

considerando che l'articolo 2 del trattato CE stabilisce che la solidarietà e la parità tra uomini e donne sono tra i valori fondanti dell'Unione europea,

J.

considerando che l'Unione europea affronta un cambiamento demografico le cui caratteristiche più importanti sono l'aumento dell'aspettativa di vita e una diminnuzione del tasso di fertilità, anche se in alcuni paesi si comincia a ravvisare un'inversione di tendenza di quest'ultimo,

K.

considerando che il cambiamento demografico dovrebbe portare a un raddoppio dell'indice di dipendenza degli anziani fino al 2050 con ripercussioni soprattutto sulla salute psicofisica della popolazione,

L.

considerando che il «Demography Report 2008: Meeting Social Needs in an Ageing Society» della Commissione (SEC(2008)2911), nel quale è riconosciuto il ruolo centrale assolto nella società dalle persone che prestano assistenza informale (carer), invita la Commissione a esaminare le solide argomentazioni sociali che militano a favore dell'inclusione dei carers nell'elaborazione delle future politiche;

M.

considerando che benché gli effetti della crisi finanziaria sull'economia reale non siano del tutto noti, sarà impossibile raggiungere l'obiettivo della creazione di 5 milioni di posti di lavoro nell'Unione europea tra il 2008 e il 2009; considerando che la recessione economica provocherà un aumento della disoccupazione e sicuramente anche maggiore povertà, oltre a mettere in difficoltà i modelli sociali europei,

N.

considerando che la crisi finanziaria ed economica sta producendo un aumento della disoccupazione e una crescente insicurezza, mettendo a dura prova la coesione sociale in tutta l'Unione europea, con fratture e tensioni sociali in numerosi Stati membri,

O.

considerando che l'Unione europea si è impegnata a realizzare l'obiettivo di uno sviluppo sostenibile a livello sociale e ambientale e che sarebbe opportuno sfruttare appieno le opportunità di creazione di posti di lavoro che possono nascere da tale impegno,

P.

considerando che il dialogo sociale può rivelarsi importante per affrontare la crisi di fiducia che è stata esacerbata dalla crisi finanziaria visto che molte persone sono angosciate per il loro futuro; considerando che eguale priorità va accordata a chi è già escluso e la cui situazione è aggravata dall'attuale crisi,

Q.

considerando che nell'Unione europea la maggiore presenza dei pubblici poteri, caratterizzata da un certo grado di ridistribuzione del reddito e da quello che viene comunemente definito «modello sociale europeo», ha effetti positivi sulla vita lavorativa di milioni di uomini e donne appartenenti ai segmenti più svantaggiati della forza lavoro,

R.

considerando che il rispetto delle disposizioni legali e convenzionali e l'equilibrio fra i due modelli normativi del diritto del lavoro e della contrattazione collettiva sono la precondizione per introdurre valori uniformi in una diversità di sistemi,

S.

considerando che nei rapporti di lavoro informali non si applicano norme e procedure concordate fra le parti in sede di contrattazione collettiva,

T.

considerando che l'agenda sociale rinnovata dovrebbe basarsi sul principio che politiche sociali efficaci ed efficienti contribuiscono alla crescita economica e alla prosperità e che ciò, a sua volta, consente di rafforzare il sempre più debole sostegno dei cittadini nei confronti dell'Unione europea,

U.

rammaricandosi che l'agenda sociale rinnovata non affronti la questione della certezza giuridica dei servizi sociali d'interesse generale,

V.

considerando che sono state espresse molte preoccupazioni circa il ruolo e la visibilità dell'agenda sociale rinnovata, che riguardano fra l'altro la sue finalità poco chiare, il seguito che vi sarà dato e la minore rilevanza conferita al metodo aperto di coordinamento (MAC) in campo sociale,

W.

considerando che i modelli sociali europei sono un gruppo di valori omogenei che caratterizza sistemi diversi tra loro e che essi rientrano, in genere, tra le competenze degli Stati membri; che le finalità dell'Europa sociale, sancite nel trattato CE, nella Carta dei diritti fondamentali e nel trattato di Lisbona, devono essere messe in risalto in quanto obiettivo primario dell'Unione europea, se quest'ultima vuole venire incontro alle attese e mitigare le preoccupazioni dei suoi cittadini; considerando che i Consigli europei di primavera hanno ribadito più volte l'obiettivo dell'eliminazione della povertà e dell'esclusione sociale e la necessità di rafforzare la dimensione sociale della strategia di Lisbona; considerando che il fallimento e il successo delle politiche sociali e di occupazione a livello nazionale si ripercuotono anche sugli altri Stati membri, e il dibattito sulla riforma del modello sociale europeo deve pertanto essere posto al centro dell'interazione tra l'Unione e gli Stati membri,

X.

considerando che il fallimento della strategia di Lisbona per la riduzione della povertà - attualmente 78 000 000 persone nell'Unione europea vivono in condizioni di povertà - e le crescenti ineguaglianze devono essere al centro delle preoccupazioni; che l'Unione europea deve compiere progressi nella definizione e attuazione di obiettivi nazionali e comunitari di riduzione della povertà e dell'esclusione sociale e in aree cruciali per le quali attualmente esistono indicatori, se si vuole che la gente si persuada che l'Unione europea è innanzitutto al servizio delle persone, prima ancora che delle imprese e delle banche,

Y.

considerando che in vari procedimenti dinanzi alla Corte di giustizia delle Comunità europee sono state citate le «norme cruciali per la salvaguardia dell'ordine politico, sociale o economico», senza chiarire chi debba decidere quali norme nazionali siano cruciali per la protezione del pubblico,

Z.

considerando che la Corte di giustizia ha ritenuto che non spetta agli Stati membri definire unilateralmente la nozione di politica pubblica o imporre unilateralmente il proprio diritto del lavoro ai fornitori di servizi stabiliti in un altro Stato membro; considerando che, se questa prerogativa non è degli Stati membri, rimane incerto chi debba esercitarla,

AA.

considerando che non sussiste una chiara distinzione fra subappalto di sola manodopera, reclutamento illecito di lavoratori e prestazioni di servizi basate su contratti legali conclusi con veri lavoratori autonomi; considerando che occorre tener presente la differenza fra pratiche illecite e autentici rapporti di lavoro, commerciali e non,

Azioni prioritarie

Modelli sociali europei

1.

invita il Consiglio e la Commissione, tenuto conto della recessione economica, a riaffermare l'importanza di un'Europa sociale forte, che integri politiche sociali e di occupazione sostenibili, efficaci ed efficienti; invita la Commissione a sviluppare un'ambiziosa Agenda di politica sociale per il periodo 2010-2015;

2.

sollecita la Commissione a presentare un piano programmatico coerente sul lavoro dignitoso, che sia conforme alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;

3.

sottolinea l'importanza, in questi tempi difficili, di includere la promozione del lavoro e la creazione di occupazione fra le principali priorità dell'agenda sociale, e ritiene che una maggiore flessibilità nel lavoro sia oggi più importante che mai;

4.

invita la Commissione ad associare l'agenda sociale rinnovata ad altre iniziative, quali il patto europeo per la parità di genere, il patto europeo per la gioventù e l'alleanza europea per le famiglie, al fine di offrire alle categorie sociali svantaggiate un migliore accesso alle prestazioni sociali;

5.

è preoccupato del fatto che le misure proposte nella comunicazione della Commissione sull'agenda sociale rinnovata manchino della coerenza necessaria per produrre un impatto sugli attuali livelli di povertà ed esclusione nell'Unione europea e per affrontare le attuali sfide alla coesione sociale;

6.

si rammarica in particolare del fatto che la comunicazione della Commissione sull'agenda sociale rinnovata non contenga le seguenti proposte, essenziali per conseguire un equilibrio fra libertà economiche e diritti sociali:

una direttiva sulle disposizioni basilari di diritto del lavoro per tutti i lavoratori, a prescindere dal loro status occupazionale, al fine di tutelare il numero sempre crescente di lavoratori atipici,

una revisione della direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro (14), unitamente a un sistema di valutazione del lavoro neutro dal punto di vista del genere, per ridurre il divario salariale fra uomini e donne, fra i vari settori economici così come al loro interno; e

una direttiva sulla contrattazione collettiva transfrontaliera in linea con le realtà delle transazioni commerciali transfrontaliere;

7.

sottolinea la necessità di sviluppare ulteriormente standard minimi di diritto del lavoro; è consapevole che né le libertà economiche né le regole di concorrenza possono prevalere sui diritti sociali fondamentali;

8.

osserva che la politica sociale deve affrontare questioni fondamentali, quali un migliore equilibrio tra diritti sociali più forti e libertà di mercato, la lotta contro la discriminazione, la promozione dell'uguaglianza, la riforma e l'ammodernamento dei modelli sociali europei e il rafforzamento dei valori cui si ispirano;

9.

nota che la precisazione del contenuto delle norme di uno Stato membro «cruciali per la salvaguardia dell'ordine politico, sociale o economico» sia una questione politica da definire nel quadro di un processo democraticamente legittimato; invita pertanto la Commissione ad avviare un dibattito aperto per chiarire la natura delle disposizioni di cui sopra e a proporre all'occorrenza opportuni atti legislativi;

10.

ritiene che in questo momento non si debbano ridurre le spese sociali ma piuttosto rafforzare le riforme strutturali; aggiunge che l'Unione europea deve sostenere le infrastrutture dei modelli sociali degli Stati membri, fra cui i servizi sociali di interesse generale, attraverso la riaffermazione dell'importanza dell'accesso universale, della qualità e della sostenibilità;

11.

deplora che, mentre la crisi finanziaria dimostra l'importanza dell'intervento statale ai fini del mantenimento dell'attività economica e del rafforzamento della coesione sociale, la Commissione non abbia assicurato il futuro e il ruolo cruciale dei servizi pubblici nell'Unione proponendo una direttiva quadro sui servizi di interesse generale;

12.

chiede alla Commissione di presentare una proposta legislativa volta a garantire la certezza giuridica dei servizi sociali di interesse generale;

13.

sottolinea la necessità di trovare il modo per riformare e ammodernare i sistemi di sicurezza sociale nazionali per debellare la povertà in una prospettiva di lungo periodo, soprattutto per quanto attiene ad un adeguato reddito minimo, alle pensioni e ai sistemi sanitari; rimarca altresì che esiste il potenziale per rafforzare la sostenibilità finanziaria di sistemi salariali e pensionistici minimi e la qualità ed efficienza dei servizi sanitari, attraverso il miglioramento dell'organizzazione, dell'accesso a tali servizi, e di un maggiore partenariato fra pubblico e privato, nel rispetto dei principi della sussidiarietà e sostenendo i maggiori sforzi volti ad instaurare sistemi di imposizione fiscale progressiva per ridurre le ineguaglianze;

14.

prende atto che taluni Stati membri hanno introdotto il concetto di salario minimo; propone che altri Stati membri potrebbero beneficiare dallo studio di queste esperienze; chiede agli Stati membri di salvaguardare le condizioni essenziali per la partecipazione sociale ed economica per tutti e, in particolare, di prevedere normative su questioni quali il salario minimo o altre disposizioni giuridiche e generalmente vincolanti o attraverso accordi collettivi conformemente alle tradizioni nazionali, in modo da permettere ai lavoratori a tempo pieno di ottenere dai loro guadagni un tenore di vita decoroso;

15.

invita la Commissione e gli Stati membri a garantire a tutti i cittadini l'accesso ai servizi bancari di base;

16.

ribadisce che lo sport e le attività culturali sono strumenti fondamentali per l'inclusione sociale e contribuiscono a incoraggiare lo sviluppo personale, a promuovere i valori positivi della società e a coltivare i talenti;

17.

chiede alla Commissione di integrare al più presto nell'insieme delle politiche comunitarie le problematiche ambientali e sanitarie al fine di garantire un livello elevato di tutela della salute e ambientale, conformemente alle disposizioni del trattato CE;

18.

condivide la volontà della Commissione di ampliare l'agenda sociale a nuovi settori; deplora che troppo spesso l'ambiente non sia considerato che sotto l'angolo del cambiamento climatico; accoglie con favore le rinnovate dichiarazioni della Commissione a favore di un'economia sostenibile a basse emissioni di CO2, ma si rammarica del fatto che la proposta della Commissione non contenga misure concrete che contemplino le conseguenze sociali e sanitarie delle crisi ecologiche e climatiche;

19.

sottolinea che l'indigenza estrema e l'esclusione sociale che ne deriva non possono essere comprese unicamente in termini economici, attraverso delle cifre, ma vanno comprese anche in termini di diritti umani e di cittadinanza; riconosce che il principio della libera circolazione dei capitali e delle merci non è in grado, in quanto tale, di eliminare la povertà e in particolare la povertà persistente, e che l'indigenza estrema costituisce una privazione di opportunità e non consente una piena partecipazione alla vita della comunità, rendendo coloro che ne sono colpiti indifferenti all'ambiente che li circonda;

Politiche sociali e di occupazione

20.

saluta le proposte incluse nel pacchetto della Commissione su un migliore equilibrio fra lavoro e vita privata presentato a fine 2008; esorta la Commissione a rivolgere raccomandazioni agli Stati membri che sono in netto ritardo rispetto agli obiettivi del Consiglio europeo di Barcellona del 2002 relativi agli interventi di assistenza all'infanzia da realizzare entro il 2010; invita inoltre la Commissione a incoraggiare ulteriormente l'apertura dei datori di lavoro riguardo alle disposizioni sul lavoro flessibile, attraverso l'ottimizzazione dell'uso e della conoscenza delle TIC e di nuove forme di organizzazione del lavoro, così da promuovere la flessibilità degli orari di lavoro e la loro compatibilità con gli orari aziendali, amministrativi e scolastici;

21.

invita la Commissione a presentare una proposta che consenta di conciliare meglio la vita privata, familiare e professionale, attraverso l'ottimizzazione dell'uso e della conoscenza delle TIC e di nuove forme di organizzazione del lavoro, tenendo conto delle esigenze e del benessere del bambino e promuovendo al tempo stesso una più efficace protezione del lavoro che sancisca il diritto dei genitori e dei carer a orari di lavoro flessibili corrispondenti alle loro esigenze e prestando particolare attenzione alle opportunità di accesso per le categorie a basso salario, per i lavoratori precari e i lavoratori con impieghi di bassa qualità;

22.

deplora la debolezza delle politiche comunitarie e nazionali dinanzi all'aumento della povertà, in particolare della povertà infantile;

23.

incoraggia gli Stati membri a prevedere sistemi di reddito minimo garantito per l'inclusione sociale, in conformità con i principi di sussidiarietà e di proporzionalità;

24.

suggerisce che nuove sfide demografiche potrebbero essere affrontate risolvendo la situazione delle donne che vivono in povertà, che non hanno pari e adeguato accesso al cibo, all'alloggio, all'educazione e alla retribuzione e che hanno difficoltà a conciliare lavoro, famiglia e vita privata;

25.

invita ad adottare forme di prevenzione e di lotta più efficaci contro l'abbandono precoce degli studi, all'insegna del motto «andare a scuola paga»; chiede inoltre sistemi di istruzione organizzati in modo più efficace e corsi di studio adattati al mercato del lavoro di domani che tengano conto delle esigenze della società e degli sviluppi tecnologici; invita a promuovere ulteriormente e a sostenere le scuole della seconda opportunità e l'istruzione informale e non formale che ha favorito in maniera dimostrabile una partecipazione di giovani e adulti maggiore di quella che si registra nei contesti scolastici tradizionali per abbassare il tasso di abbandono scolastico nell'Unione europea; a tal fine chiede l'eliminazione, da tempo sollecitata, di ogni differenza di opportunità nei sistemi di istruzione dell'Unione, in particolare l'abbandono dell'istruzione segregata e di basso livello, che ha effetti negativi irreversibili sulle categorie emarginate, in particolare sui rom;

26.

insiste sulla necessità di azioni più efficaci nell'ambito dell'apprendimento e della formazione permanente, per fornire ai cittadini, soprattutto ai meno qualificati, gli strumenti per (ri)entrare nel mercato del lavoro senza difficoltà e senza discriminazioni e contribuire all'innovazione sociale; suggerisce di valorizzare le capacità imprenditoriali, soprattutto delle donne e dei giovani, le competenze TIC e di comunicazione, la conoscenza della finanza e le competenze linguistiche;

27.

sottolinea la necessità di migliorare l'istruzione nell'Unione europea, mobilitando il processo di compatibilità e comparabilità dei sistemi di istruzione degli Stati membri in vista di facilitare il mutuo riconoscimento di qualifiche e standard professionali;

28.

ritiene che le politiche di inclusione sociale attiva debbano esercitare un impatto decisivo sull'eliminazione della povertà e dell'esclusione sociale, sia per quanti hanno un lavoro retribuito («i lavoratori poveri») che per quanti non svolgono un'attività lavorativa remunerata;

29.

evidenzia la necessità di promuovere la cooperazione tra università e imprenditoria, poiché è importante garantire che entrambi i partner collaborino e si sostengano a vicenda nell'interesse delle rispettive organizzazioni, del personale e degli studenti; ritiene che si debba creare un ponte tra i curricula universitari e il mondo dell'imprenditoria, e che le imprese debbano avere la possibilità tra l'altro di integrare i programmi di studio, proporre tirocini, organizzare giornate porte aperte per gli studenti ecc.;

30.

attira l'attenzione sulla necessità di un approccio più equilibrato tra flessibilità, sicurezza e garanzia di salari dignitosi, finalizzato all'integrazione dei giovani, degli anziani, delle donne, dei disoccupati di lungo periodo e dei gruppi svantaggiati nel mercato del lavoro; propone che, nell'attuare le strategie nazionali relative alla flessicurezza, gli Stati membri tengano conto della risoluzione del Parlamento del 29 novembre 2007 sui principi comuni di flessicurezza;

31.

considera che, specie in tempi di crisi economica e finanziaria e di conseguenti ristrutturazioni e licenziamenti, la partecipazione dei lavoratori al processo decisionale in seno alle imprese, fonte del loro sostentamento, assume la massima importanza; saluta la recente revisione (15) della direttiva 94/45/CE del Consiglio, del 22 settembre 1994, riguardante l'istituzione di un comitato aziendale europeo o di una procedura per l'informazione e la consultazione dei lavoratori nelle imprese e nei gruppi di imprese di dimensioni comunitarie (16); ribadisce la sua richiesta di potenziare il funzionamento dei comitati aziendali europei, come indicato nella sua risoluzione del 4 settembre 2001 sull'applicazione della direttiva 94/45/CE (17);

32.

sottolinea che le politiche sociali e di occupazione dovrebbero creare posti di lavoro ed essere attivate velocemente in relazione all'attuale crisi economica e dovrebbero fornire opportunità di lavoro e di formazione attenuando le perdite di reddito; ritiene che tali politiche debbano motivare attivamente le persone a ricercare opportunità di lavoro o ad avviare una propria attività imprenditoriale; a tal fine ritiene che gli Stati membri debbano considerare il ricorso a strumenti di finanziamento accessibili, come garanzie di credito, tassi di interesse agevolati o la capitalizzazione delle indennità di disoccupazione attenuando al contempo la perdita di reddito, fornire opportunità di istruzione che aiutino i disoccupati a trovare nuovi posti di lavoro; rammenta l'approccio organico della Commissione all'inclusione sociale che comprende un adeguato sostegno al reddito, l'accesso ai mercati del lavoro inclusivi e servizi sociali di alta qualità;

33.

invita la Commissione ad adottare iniziative che portino a operare una chiara distinzione fra datori di lavoro, lavoratori autonomi e piccoli imprenditori, da un lato, e lavoratori dipendenti, dall'altro;

34.

sottolinea l'assoluta necessità di fornire supporto alle madri, mediante assegni familiari durante l'infanzia del bambino e la creazione di un idoneo quadro per il loro rientro sul mercato del lavoro, prestando particolare attenzione alle ragazze madri, categoria particolarmente vulnerabile;

35.

rileva che l'economia sociale, come un'altra forma di imprenditoria, svolge un ruolo essenziale nel contribuire a una sostenibile economia europea, conciliando redditività e solidarietà; aggiunge che le imprese dell'economia sociale necessitano di un quadro giuridico certo; sottolinea l'importantissimo contributo del lavoro di volontariato nel settore sociale, in particolare nella lotta contro la povertà e l'esclusione sociale e a sostegno dei gruppi più svantaggiati nella società;

36.

sottolinea che non tutti sono in grado di svolgere un lavoro e che attualmente non vi sono posti di lavoro per tutti; conferma al riguardo l'importanza di attuare la raccomandazione 92/441/CEE, ribadita nella riunione del Consiglio europeo dell'11 e 12 dicembre 2008, sull'opportunità di rendere operante il «diritto fondamentale della persona a risorse e a prestazioni sufficienti per vivere conformemente alla dignità umana» mediante l'estensione a tutti gli Stati membri dell'istituto del salario minimo e l'aumento del suo livello per assicurare adeguatezza e accessibilità;

37.

ritiene che lo sviluppo del microcredito possa svolgere un ruolo importante nell'aiutare i disoccupati (di lungo periodo) nella transizione verso il lavoro autonomo; osserva che il microcredito ha già in molti casi agevolato il reinserimento nel mercato del lavoro, che è appunto uno degli obiettivi della strategia di Lisbona; invita la Commissione a migliorare l'elaborazione e l'accessibilità delle informazioni circa le possibilità e disponibilità di microcredito, nonché a concentrarsi attivamente sui gruppi sociali che più di altri potrebbero beneficiare del microcredito;

38.

invita a promuovere un legame più solido tra la realizzazione della flessicurezza e il rafforzamento del dialogo sociale, nel rispetto degli usi e delle consuetudini nazionali;

39.

insiste sull'eliminazione degli ostacoli burocratici per le piccole e medie imprese; chiede che venga portata avanti l'attuazione dei principi proposti nella comunicazione della Commissione su uno «Small Business Act» per l'Europa;

40.

pur riconoscendo pienamente che gli Stati membri hanno competenza in materia di politica salariale, suggerisce che le parti sociali discutano a livello nazionale nuove metodologie per politiche salariali che potrebbero invertire l'attuale percentuale in declino del rapporto tra salari e profitti e includere una più elevata partecipazione finanziaria dei dipendenti agli utili delle società, attraverso il ricorso a meccanismi che riducano l'impatto dell'inflazione; ritiene che tali meccanismi potrebbero consentire di utilizzare i guadagni aggiuntivi dei dipendenti in speciali fondi di capitale creati dalle aziende; chiede un dibattito su eventuali modi per incentivare le aziende ad adottare tali metodologie e chiede altresì di discutere quadri giuridici che disciplinino l'accesso dei dipendenti a detti fondi, in modo graduale, nel corso del tempo; suggerisce alle parti sociali l'importanza di un rinnovato impegno per un salario che permetta di vivere un'esistenza «dignitosa» e che garantisca un reddito minimo molto al di sopra del livello di reddito considerato adeguato, in modo da permettere alle persone di uscire dalla povertà e di trarre beneficio dal lavoro;

41.

insiste sul fatto che la promozione della non discriminazione e delle pari opportunità riposa su una solida base legislativa e su una serie di strumenti di intervento, e che la parità di opportunità e l'assenza di discriminazione devono essere integrate in tutti gli aspetti dell'agenda sociale rinnovata;

42.

invita la Commissione a condurre studi sull'impatto a medio e a lungo termine della mobilità nel campo della conoscenza, e sulla scorta delle relative risultanze elaborare misure atte a mitigarne gli effetti negativi;

Immigrazione

43.

attira l'attenzione sull'impatto negativo (una possibile «fuga dei cervelli») che l'immigrazione potrebbe avere nel processo di sviluppo dei paesi di origine, ivi comprese le strutture familiari, la sanità, l'istruzione e la ricerca; ricorda d'altronde gli effetti della crisi economica in termini di squilibrio dei mercati dell'occupazione dei paesi ospitanti;

44.

sottolinea l'importanza delle assunzioni «etiche» dai paesi terzi, con specifico riguardo ai professionisti del settore sanitario, e invita gli Stati membri che non lo hanno ancora fatto a elaborare un codice di condotta per le assunzioni internazionali;

45.

sottolinea che l'impatto a lungo termine dell'immigrazione sul cambiamento demografico è incerto, in quanto dipende dalla volatilità dei flussi migratori, dei ricongiungimenti familiari e dei tassi di fertilità;

46.

ritiene che gli immigrati possano contribuire, ove assunti legalmente, allo sviluppo sostenibile dei sistemi di sicurezza sociale, oltre a garantire i propri diritti pensionistici e sociali;

47.

sottolinea che, per avere successo, una politica di immigrazione fondata sui diritti umani deve promuovere una strategia coerente ed organica per l'integrazione degli immigrati, basata sulle pari opportunità, fondata sulla garanzia dei loro diritti fondamentali e in grado di garantire un equilibrio fra diritti e obblighi;

48.

saluta la proposta della Commissione di imporre sanzioni ai datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi illegalmente residenti; sottolinea l'importanza di combattere lo sfruttamento di tali cittadini rispettando al tempo stesso i diritti di quanti si trovano in situazioni vulnerabili; in tale ambito invita la Commissione a creare opportunità di occupazione legale per i cittadini di paesi terzi legalmente residenti;

49.

saluta la proposta di una direttiva concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera (COM(2008)0414); richiama tuttavia l'attenzione sul fatto che la direttiva non deve a sua volta aggravare le discriminazioni basate sul censo per i cittadini dell'Unione;

50.

ritiene che il rafforzamento e l'applicazione delle vigenti disposizioni di diritto del lavoro, sia nazionali che comunitarie, e di quelle in attuazione di convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), deve essere una priorità per le istituzioni dell'Unione europea e gli Stati membri;

51.

sottolinea inoltre la necessità di rafforzare ulteriormente in tutta l'Unione europea le leggi antidiscriminazione; invita la Commissione a incentivare lo scambio delle migliori prassi fra gli Stati membri in modo da migliorare ulteriormente le misure che hanno permesso di integrare gli immigrati; nota che, specie in tempi di difficoltà economiche, le categorie sociali più vulnerabili, che comprendono sovente gli immigrati, sono quelle di gran lunga più colpite;

L'Unione europea a livello esterno

52.

ritiene che nelle sue relazioni esterne, l'Unione europea potrebbe svolgere un ruolo più attivo nel promuovere norme sociali e ambientali essenziali; è convinto che si debbano compiere sforzi ulteriori a favore di meccanismi di prevenzione, vigilanza e sanzionamento delle violazioni;

53.

ritiene che l'Unione europea possa fare di più per influenzare l'agenda internazionale in tema di promozione di un lavoro dignitoso per tutti e adoperarsi attivamente per il rispetto delle convenzioni dell'OIL, dei diritti umani e delle libertà fondamentali, e che ciò, a sua volta, possa contribuire a realizzare la pace mondiale e a tutelare, inoltre, gli interessi e i valori dell'Unione europea;

54.

sottolinea che lo sviluppo del quadro giuridico comunitario tramite il diritto primario o derivato non deve mai essere in contrasto con gli obblighi assunti in sede internazionale nel quadro delle convenzioni dell'OIL;

55.

osserva che l'Unione europea dovrebbe puntare a un processo di globalizzazione più inclusivo a livello sociale e sostenibile da un punto di vista economico e ambientale; nota che la politica aziendale delle grandi multinazionali non ha soltanto un forte impatto economico ma anche un importante impatto sociale, sia nell'Unione europea che nei paesi terzi, segnatamente nei paesi in via di sviluppo; sollecita pertanto la Commissione a promuovere attivamente la nozione di responsabilità sociale delle imprese con provvedimenti giuridici non vincolanti o eventualmente con proposte legislative;

Fondi strutturali

56.

suggerisce di rafforzare il potenziale dei Fondi strutturali, attraverso la semplificazione, la flessibilità, il miglioramento delle procedure e la dimensione dell'integrazione sociale, allo scopo di aiutare gli Stati membri a ottimizzare l'elaborazione delle politiche sociali e di occupazione; invita gli Stati membri e le regioni ad associare pienamente i partner a norma dell'articolo 16 del regolamento generale sui Fondi strutturali (18); raccomanda esplicitamente di rendere accessibile il Fondo sociale europeo (FSE) ai partner per favorire la costruzione delle capacità;

57.

sottolinea che l'agenda sociale rinnovata deve impegnarsi chiaramente affinché i Fondi strutturali e il fondo di coesione dell'Unione europea contribuiscano al raggiungimento dei suoi obiettivi; chiede pertanto agli Stati membri di servirsi del FSE e di tutti gli altri Fondi strutturali per migliorare non soltanto l'occupabilità ma anche l'infrastruttura sociale;

58.

riconosce che i Fondi strutturali restano di gran lunga il più importante strumento di finanziamento per gli obiettivi sociali e chiede alla Commissione e agli Stati membri di promuovere le sinergie con altri programmi e di favorire la coerenza fra programmi quadro pluriennali come Daphne, Progress, il programma sanità pubblica e il programma Europa per i cittadini;

59.

chiede di rivolgere un'attenzione particolare alle regioni più colpite dalla globalizzazione, nonché alle regioni dei nuovi Stati membri che stanno intraprendendo il cammino della convergenza sociale;

60.

suggerisce che il programma Progress possa contribuire a una migliore valutazione della modernizzazione dei modelli sociali europei, attraverso la valutazione di progetti pilota;

61.

considera che, conseguentemente alla libera circolazione delle persone, in alcune aree dell'Unione europea e soprattutto nelle grandi città stanno emergendo nuovi problemi connessi alla prestazione di assistenza sociale urgente a favore di quanti non sono in grado di mantenersi, e che tali problemi sollecitano ancor più i servizi pubblici e le associazioni caritative che forniscono aiuti urgenti, ad esempio ai senzatetto o alle categorie emarginate della società;

Azioni strumentali

Dialogo sociale e civile

62.

sottolinea che la flessibilità e l'accettazione del cambiamento da parte dei cittadini possono aumentare grazie a una maggiore fiducia reciproca, la quale, a sua volta, può essere rafforzata da un dialogo sociale più efficace e trasparente e da una democrazia partecipativa più efficace nella definizione e attuazione delle politiche;

63.

ritiene particolarmente importante che il dialogo sociale promuova politiche in materia di salute e sicurezza sul lavoro e, in generale, miglioramenti della qualità della vita in ambito lavorativo; chiede alla Commissione di riflettere sulle modalità di integrare nel dialogo sociale i lavoratori in posti di lavoro non permanenti (lavoratori temporanei, a tempo parziale, a tempo determinato);

64.

considerato che i risultati dei negoziati tra le parti sociali europee sono poco conosciuti o poco pubblicizzati, chiede di compiere un'opera di sensibilizzazione in merito ai risultati del dialogo sociale, per migliorarne l'impatto e promuoverne lo sviluppo;

65.

ritiene che la cultura della cooperazione, che ha sostituito la cultura del conflitto sul mercato del lavoro, debba continuare a essere incoraggiata attraverso la promozione del dialogo sociale;

66.

ritiene che le organizzazioni della società civile e le persone che si trovano in una situazione di povertà e di esclusione sociale debbano essere coinvolte più direttamente e su base paritaria nel dibattito sul modello economico e sociale;

67.

sottolinea che le parti sociali dovrebbero compiere uno sforzo per lavorare sulla base di piani pluriennali, con calendari e scadenze specifici, al fine di realizzare una strategia sostenibile di lungo periodo;

68.

chiede un ampio dibattito tra parti interessate europee, autorità pubbliche nazionali, datori di lavoro e lavoratori e organizzazioni della società civile, in merito all'agenda sociale per il dopo 2010;

69.

osserva che gli Stati membri dovrebbero sostenere nuovi obiettivi e indicatori sociali vincolanti, misurabili e quantitativi nella strategia di Lisbona del dopo 2010, con l'impegno ad adoperarsi per l'eliminazione della povertà e dell'esclusione sociale, come pure per l'elaborazione di un nuovo patto per il progresso sociale che definisca l'architettura e le finalità di una nuova Unione europea socialmente sostenibile e globalmente giusta, che costruisca e rafforzi il MAC sociale ponendolo a fondamento della sua azione;

70.

osserva che le aziende svolgono un ruolo importante nell'Unione europea, non solo in termini economici ma anche in termini sociali; attira pertanto l'attenzione sulla promozione della responsabilità sociale delle imprese e sulla necessità di compiere urgentemente progressi in fatto di qualità del lavoro nonché di salario in grado di garantire un'esistenza dignitosa, in modo da apportare sostegno al modello sociale e impedire il dumping sociale;

71.

è favorevole a un dialogo efficace tra il Parlamento e le organizzazioni della società civile, e ritiene che tale dialogo sia necessario anche all'interno degli Stati membri, a livello centrale, regionale e locale;

72.

nota che un Anno europeo del volontariato rappresenterebbe una grande opportunità per l'Unione europea di entrare in contatto con le organizzazioni della società civile; invita la Commissione a compiere i preparativi necessari affinché il 2011 sia proclamato Anno europeo del volontariato, presentando quanto prima un'idonea proposta legislativa in tal senso;

73.

ritiene che le organizzazioni della società civile debbano essere coinvolte sin dall'inizio nei processi di formazione delle decisioni, che le informazioni debbano essere pubblicamente accessibili, che lo scambio di informazioni debba essere reciproco e che la portata del cambiamento sia illustrata chiaramente ai partecipanti;

74.

sottolinea l'importanza e il valore del processo di consultazione come strumento efficace di coinvolgimento dei cittadini per consentire agli stessi di immettere direttamente il proprio input nel processo politico a livello comunitario; invita la Commissione a varare ulteriori iniziative per sensibilizzarli maggiormente alle future consultazioni dell'Unione europea, attraverso i mass media e in altre idonee sedi a livello nazionale, regionale e locale;

75.

giudica urgente e necessario che le istituzioni comunitarie, le parti sociali a livello nazionale e le organizzazioni della società civile concludano un «patto sociale», che si articoli in azioni sociali dotate di obiettivi vincolanti e realistici e di corrispondenti indicatori;

76.

osserva che la partecipazione civica inizia dall'infanzia e chiede pertanto di promuovere e sostenere strutture e iniziative di partecipazione per ragazzi e giovani a livello locale, regionale e nazionale;

Diritto dell'Unione europea

77.

sottolinea la necessità di far avanzare e portare a conclusione il regolamento relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale e la direttiva sulla portabilità dei diritti alla pensione e la proposta di direttiva recante applicazione del principio di parità di trattamento fra le persone indipendentemente da religione o convinzioni personali, disabilità, età o orientamento sessuale;

78.

chiede un miglioramento del processo legislativo a livello dell'Unione europea, che chiarisca i motivi per cui occorre intervenire a tale livello, garantisca la qualità dei contenuti ed effettui una valutazione d'impatto rigorosa e affidabile delle conseguenze sociali, ambientali ed economiche; chiede in particolare l'applicazione effettiva dell'accordo interistituzionale del 2003 su «Legiferare meglio» (19);

79.

sottolinea che la cooperazione efficace tra Stati membri e il controllo efficace sul recepimento del diritto europeo dovrebbero costituisce una priorità;

80.

ritiene che un migliore processo normativo a livello europeo dovrebbe perseguire attivamente la partecipazione delle organizzazioni della società civile e affrontare le preoccupazioni dei cittadini, colmando in tal modo la distanza che li separa dall'Unione europea;

MAC

81.

ritiene che le politiche economiche, ambientali e sociali a livello di Unione europea debbano essere meglio coordinate, riaffermando gli obiettivi originari della strategia di Lisbona e la necessità di assicurare che le politiche economiche e occupazionali contribuiscano attivamente all'eliminazione della povertà e dell'esclusione sociale; sottolinea che il trattato di Lisbona prevede che all'atto della definizione e attuazione delle politiche dell'Unione europea è necessario tenere conto degli aspetti più importanti della politica sociale;

82.

rileva la necessità di adottare una carta legalmente vincolante dei diritti sociali fondamentali;

83.

sottolinea che il trattato di Lisbona prevede che all'atto della definizione e attuazione delle politiche dell'Unione europea è necessario tenere conto degli aspetti più importanti della politica sociale;

84.

ritiene che la strategia di Lisbona del dopo 2010 debba prevedere un MAC rafforzato e invita la Commissione a continuare a esortare gli Stati membri a definire target quantitativi nazionali, in particolare per quanto riguarda la riduzione della povertà e il rafforzamento dell'inclusione sociale, supportati particolarmente da nuovi precisi indicatori di tipo quantitativo;

85.

invita il Consiglio e la Commissione a offrire nuove opportunità per un coinvolgimento reale del Parlamento nella strategia di Lisbona del dopo 2010;

*

* *

86.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.


(1)  Testi approvati, P6_TA(2008)0544.

(2)  Testi approvati, P6_TA(2008)0513.

(3)  Testi approvati, P6_TA(2009)0039.

(4)  Testi approvati, P6_TA(2008)0556.

(5)  Testi approvati, P6_TA(2008)0467.

(6)  GU L 245 del 26.8.1992, pag. 46.

(7)  GU C 297 E del 20.11.2008, pag. 174

(8)  GU C 282 E del 6.11.2008, pag. 463.

(9)  GU C 102 E del 24.4.2008, pag. 321.

(10)  GU C 233 E del 28.9.2006, pag. 130.

(11)  Testi approvati, P6_TA(2008)0286.

(12)  GU C 301 E del 13.12.2007, pag. 45.

(13)  Testi approvati, P6_TA(2008)0163.

(14)  GU L 303 del 2.12.2000, pag. 16.

(15)  Direttiva 2009/38/CE (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale).

(16)  GU L 254 del 30.9.1994, pag. 64.

(17)  GU C 72 E del 21.3.2002, pag. 68.

(18)  Regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio, dell'11 luglio 2006, recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione (GU L 210 del 31.7.2006, pag. 25).

(19)  GU C 321 del 31.12.2003, pag. 1.