52009DC0358

Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo - Relazione globale sullo stato di conservazione di tipi di habitat e specie richiesta a norma dell'articolo 17 della direttiva sugli habitat /* COM/2009/0358 def. */


[pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

Bruxelles, 13.7.2009

COM(2009) 358 definitivo

RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO E AL PARLAMENTO EUROPEO

Relazione globale sullo stato di conservazione di tipi di habitat e specie richiesta a norma dell'articolo 17 della direttiva sugli habitat

RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO E AL PARLAMENTO EUROPEO

Relazione globale sullo stato di conservazione di tipi di habitat e specie richiesta a norma dell'articolo 17 della direttiva sugli habitat

Sintesi

La prima valutazione sistematica, in assoluto, dello stato di conservazione dei tipi di habitat e delle specie più vulnerabili d'Europa tutelati dalla direttiva Habitat è stata effettuata nell'ambito dell'esercizio normale di rendicontazione previsto ogni sei anni; la valutazione riguarda 25 Stati membri e 11 regioni biogeografiche (sette terrestri e quattro marine). L'entità di questo esercizio non ha equivalenti in Europa e ha fornito una prima panoramica e un punto di riferimento per la valutazione delle tendenze future.

I risultati coprono il periodo 2001-2006 e mettono in evidenza che solo una piccola percentuale degli habitat e delle specie di interesse comunitario gode di uno stato di conservazione soddisfacente. Dalle relazioni presentate dagli Stati membri emerge che le formazioni erbose, le zone umide e gli habitat costieri subiscono le maggiori pressioni. Le formazioni erbose sono prevalentemente associate a modelli agricoli tradizionali, che stanno scomparendo in tutta l'UE; le zone umide continuano ad essere destinate ad altri tipi di uso del suolo e subiscono anche gli effetti dei cambiamenti climatici; infine, gli habitat costieri sono sotto la pressione sempre più forte esercitata dal turismo e dall'urbanizzazione. Alcune delle specie protette dalla direttiva, come il lupo, la lince eurasiatica, il castoro e la lontra, mostrano segnali di recupero in alcune parti dell'UE, ma queste e la maggior parte di altre specie sono ben lungi dall'aver raggiunto delle popolazioni in salute e sostenibili.

I dati raccolti dimostrano che le misure di conservazione proposte nella direttiva, i finanziamenti e altri strumenti previsti dalle politiche settoriali possono dare risultati positivi. C'è ancora molto da fare per andare avanti sulla base dei progressi realizzati fino a oggi. In particolare, occorre completare la rete Natura 2000; per i siti individuali potrebbero essere necessarie misure di ripristino e sia i siti individuali che la rete nel suo complesso dovranno essere gestiti in maniera efficace e dotati di risorse adeguate.

Infine, dalle relazioni trasmesse in questo esercizio si evince che relativamente pochi Stati membri investono risorse sufficienti per il monitoraggio dello stato delle specie e degli habitat presenti sul loro territorio. Per un buon programma di monitoraggio servono persone competenti e ingenti risorse. Tuttavia, in assenza di dati affidabili, non sarà possibile valutare l'impatto delle misure di conservazione.

I risultati dettagliati emersi dall'esercizio di rendicontazione di cui all'articolo 17 sono consultabili al seguente indirizzo: http://biodiversity.eionet.europa.eu/article17.

1. INTRODUZIONE

Nel 2001 l'Unione europea si era fissata l'obiettivo politico di arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010. Nell'ambito della convenzione sulla diversità biologica, l'Unione europea ha sottoscritto l'obiettivo globale di arrestare sensibilmente l'attuale tasso di perdita della biodiversità entro il 2010. Nel 2006, nella comunicazione "Arrestare la perdita di biodiversità entro il 2010 - e oltre - Sostenere i servizi ecosistemici per il benessere umano"[1] la Commissione ribadiva l'obiettivo per il 2010 e definiva una tabella di marcia (il piano d'azione per la biodiversità) per conseguirlo.

Alla base di una politica UE e internazionale ci deve essere una misura affidabile dello stato della biodiversità e delle tendenze rilevabili. A livello dell'UE le informazioni raccolte e riferite dagli Stati membri nell'ambito della direttiva Habitat[2] rappresentano una fonte di dati importante sullo stato di alcuni dei tipi di habitat maggiormente in pericolo e delle specie animali e vegetali più vulnerabili.

2. OBBLIGHI DI COMUNICAZIONE A NORMA DELL'ARTICOLO 17 DELLA DIRETTIVA HABITAT

Obblighi previsti dalla direttiva

A norma dell'articolo 17 della direttiva Habitat gli Stati membri devono elaborare, ogni sei anni, una relazione sull'attuazione delle disposizioni adottate nell'ambito della direttiva. Il periodo di riferimento dal 2001 al 2006 è stato il primo per il quale gli Stati membri hanno presentato una valutazione dettagliata dello stato di conservazione di ciascun tipo di habitat e di specie elencati nella direttiva presenti nel loro territorio (ce ne sono, rispettivamente, 216 e quasi 1 182).

Sulla base delle relazioni presentate dagli Stati membri la Commissione è tenuta a elaborare una relazione globale (il presente documento) comprendente una valutazione dei progressi ottenuti e del contributo della rete Natura 2000 alla realizzazione degli obiettivi di cui all'articolo 3 della direttiva.

Stato di conservazione

L'articolo 2 della direttiva Habitat stabilisce che "le misure adottate a norma della presente direttiva sono intese ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente , degli habitat naturali e delle specie di fauna e flora selvatiche di interesse comunitario" (cioè i tipi di habitat dell'allegato I e le specie degli allegati II, IV o V della direttiva).

L'articolo 1 della direttiva definisce l'espressione stato di conservazione applicata agli habitat e alle specie. Le definizioni tengono conto di vari parametri, ad esempio l'area di ripartizione naturale degli habitat e delle specie, la superficie dell'area di un habitat, la sua struttura e funzioni (nel caso di un habitat), la dimensione della popolazione, la struttura dell'età, il tasso di mortalità e di riproduzione (per le specie). Sulla base di queste definizioni viene sviluppato un metodo comune di valutazione e un modello per la comunicazione dei dati approvato dal Comitato Habitat[3] nel marzo 2005[4]. Nel 2006 la Commissione ha elaborato orientamenti supplementari per il processo di valutazione.[5]

Regioni biogeografiche

Gli habitat e le specie in genere associati si trovano in regioni che presentano analogie a livello di clima, altitudine e geologia. Dal punto di vista ecologico l'Europa può essere suddivisa in regioni biogeografiche terrestri (sette) e marine (quattro). Pertanto, quando uno Stato membro ha effettuato una valutazione dello stato di conservazione di una specie o di un habitat, l'area di riferimento per le valutazioni non era il territorio dello Stato membro interessato ma le rispettive parti delle regioni biogeografiche all'interno dello Stato membro (cfr. riquadro 1 per ottenere maggiori informazioni sulle regioni biogeografiche).

Il processo di elaborazione delle relazioni

Le relazioni sono state presentate in formato elettronico attraverso il sistema Reportnet dell'Agenzia europea dell'ambiente (AEA). Le relazioni nazionali dovevano pervenire entro giugno 2007: tre Stati membri hanno rispettato questa scadenza, ma a marzo 2008 c'erano Stati membri che non avevano ancora trasmesso i dati[6]. La relazione inviata da uno Stato membro è stata innanzitutto vagliata dal Centro tematico europeo per la biodiversità ( European Topic Centre for Biological Diversity - ETC-BD) dell'Agenzia europea dell'ambiente, che esamina la completezza e la qualità dei dati inviati. Se mancavano dati o se erano necessari aggiornamenti, il centro ha inviato le richieste di chiarimenti, aggiunte e modifiche in tempi rapidi.

Consultazioni

Gli Stati membri sono stati consultati in tre momenti nel corso della valutazione dei dati e della preparazione del presente documento. La prima volta sono stati invitati a esaminare le sintesi nazionali compilate in base alle relazioni nazionali. La seconda volta sono stati consultati nel corso di una consultazione pubblica su internet organizzata dal 28 luglio al 15 settembre 2008, durante la quale sono stati raccolti i pareri di un vasto numero di soggetti interessati. In quell'occasione si sono registrati circa 2 000 visitatori appartenenti a 700 reti situate in tutta l'UE e sono pervenuti quasi 400 commenti: il 75% di questi è stato ritenuto pertinente e i commenti sono stati integrati nelle informazioni inserite nel database ( Data Sheet Info ). Infine, una bozza del presente documento è stata inviata al comitato Habitat.

Riquadro 1: Regioni biogeografiche

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Legenda delle diverse regioni biogeografiche.

ALP = alpina; ATL = atlantica; BOR = boreale; CON = continentale; MAC = macaronesica; MED = mediterranea; PAN = pannonica; MATL = atlantica marina; MBAL = baltica marina; MMAC = macaronesica marina; MED = mediterranea marina

3. COMPLETEZZA E QUALITÀ DEI DATI

Informazioni incomplete

Nel complesso, lo stato di conservazione del 13% circa degli habitat regionali e del 27% delle specie regionali è stato classificato dagli Stati membri come "sconosciuto". Questa classificazione è stata usata molto frequentemente per le specie dei paesi dell'Europa meridionale; in particolare a Cipro, in Grecia, in Spagna e in Portogallo in più del 50% delle specie presenti sul territorio e di cui sono stati comunicati i dati lo stato di conservazione è risultato "sconosciuto". Molti Stati membri non disponevano di dati esaurienti e affidabili sui pipistrelli.

L'ambiente marino è particolarmente problematico, visto che lo stato di conservazione del 57% delle specie marine e di circa il 40% degli habitat marini è stato classificato come "sconosciuto". Molti Stati membri non dispongono semplicemente delle informazioni necessarie sullo stato delle specie e degli habitat marini che si trovano nel loro territorio.

Qualità e coerenza

Spesso sorgono problemi anche quando le informazioni sono disponibili, in particolare per le differenti modalità di raccolta e presentazione dei dati. Ove è stato possibile alcune di queste anomalie sono state risolte dal centro ETC-BD in fase di elaborazione e valutazione dei dati. La Commissione e gli Stati membri stanno già esaminando come sfruttare gli insegnamenti tratti da questo primo esercizio di comunicazione dei dati per migliorare le informazioni che saranno trasmesse nel prossimo esercizio.

4. PRINCIPALI CONTENUTI DELLE RELAZIONI AI SENSI DELL'ARTICOLO 17

A) Introduzione

Il Centro tematico europeo per la biodiversità dell'Agenzia europea dell'ambiente ha svolto valutazioni integrate tra le varie regioni biogeografiche partendo dalle informazioni contenute nelle relazioni degli Stati membri e applicando una metodologia concordata. Le valutazioni degli Stati membri sono ponderate in base alla proporzione di una determinata specie o habitat presente nei territori nazionali. I singoli risultati sono stati successivamente aggregati in un'unica valutazione integrata per ciascuna regione biogeografica. Nel complesso, a livello biogeografico sono state presentate 701 valutazioni per gli habitat e 2 240 per le specie.

Nel sito web (http://biodiversity.eionet.europa.eu/article17) sono contenute informazioni più precise sulle valutazioni degli Stati membri riguardanti lo stato di conservazione e la valutazione biogeografica (comprese cartine e fogli di dati) e un rapporto tecnico dettagliato.

Nell'ambito della presente relazione i risultati delle valutazioni riguardanti lo stato di conservazione di un habitat o di una specie vengono presentati in una delle seguenti categorie: "soddisfacente" (verde), "insoddisfacente-inadeguato" (ambra), "insoddisfacente-scadente" (rosso) o "sconosciuto" (grigio).

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B) Stato dei tipi di habitat di cui all'allegato I della direttiva Habitat

A livello di regioni biogeografiche quasi il 65% delle 701 valutazioni degli habitat dell'allegato I ha dato risultati insoddisfacenti e appena il 17% è risultato soddisfacente (Figura 1.A).

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Figura 1.A Figura 1.B

Figura 1.A: Rappresentazione sintetica dello stato di conservazione degli habitat dell'allegato I (la percentuale si riferisce al numero di valutazioni effettuate)

Figura 1.B: Rappresentazione sintetica dello stato di conservazione dei tipi di habitat presenti nelle varie regioni biogeografiche (i numeri tra parentesi si riferiscono al numero di valutazioni)

La situazione dello stato di conservazione degli habitat nelle varie regioni biogeografiche (Figura 1.B) mette in evidenza la presenza di nette differenze regionali. Nessuna delle valutazioni riguardanti gli habitat della regione atlantica ha dato esito soddisfacente, mentre per le regioni mediterranea e alpina dal 20 al 30% delle valutazioni erano soddisfacenti.

L'allegato I della direttiva Habitat comprende tipologie di habitat molto diversi tra loro, suddivisi in nove gruppi di tipi di habitat associati, ad esempio le foreste o le formazioni erbose. La figura 2 sintetizza i risultati delle valutazioni svolte per ciascuno dei nove gruppi di habitat.

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Figura 2: Valutazione dello stato di conservazione degli habitat per gruppo di habitat (il numero tra parentesi si riferisce al numero di valutazioni effettuate per ciascun gruppo)

La maggior parte degli habitat erbosi in Europa richiede un'opera di gestione attiva. L'abbandono delle pratiche di gestione tradizionali ha comportato la perdita di biodiversità in alcune zone, mentre in altre i problemi sono dati dal passaggio a pratiche agricole più intensive. Gli habitat erbosi subiscono particolari pressioni nelle regioni atlantica, pannonica e boreale.

Le torbiere comportano regimi idrologici particolari. Lo stato di questi tipi di habitat è particolarmente scadente in due regioni biogeografiche: la atlantica e la continentale.

Le dune sono soggette a gravi pressioni in tutta l'UE e quasi nessuno di questi habitat ha ricevuto una valutazione soddisfacente. Secondo gli Stati membri lo sviluppo turistico lungo le coste rappresenta il pericolo principale.

In generale, gli habitat rocciosi e le perticaie sclerofille (ad esempio vari tipi di ghiaioni) hanno valutazioni migliori rispetto ad altri gruppi di habitat. Un'eccezione evidente alla regola è rappresentata dal tipo di habitat "ghiacciai permanenti", perché i ghiacciai sono minacciati in tutta l'UE dai cambiamenti climatici.

Per quanto riguarda i tipi di habitat "foreste" la situazione è variegata ed è meno evidente rilevare delle tendenze generali.

C) Stato delle specie elencate negli allegati della direttiva Habitat

Nell'UE sono state effettuate complessivamente 2 240 valutazioni distinte di specie. Solo nel 17% di esse lo stato è risultato soddisfacente, nel 52% dei casi era insoddisfacente e nel 31% è definito "sconosciuto" (Figura 3.A).

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Figura 3.A Figura 3.B

Figura 3.A: Rappresentazione sintetica dello stato di conservazione delle specie (la percentuale si riferisce al numero di valutazioni effettuate)

Figura 3.B: Rappresentazione sintetica dello stato di conservazione delle specie presenti nelle varie regioni biogeografiche (i numeri tra parentesi si riferiscono al numero di valutazioni)

Nella regione boreale si è avuta la percentuale più elevata di valutazioni con uno stato di conservazione "soddisfacente", seguita dalle regioni macaronesica e alpina (Figura 3.B). L'elevata percentuale di valutazioni che hanno definito lo stato di conservazione "sconosciuto" nelle regioni mediterranea e atlantica rende molto difficili i paragoni.

Nella maggior parte delle regioni marine lo stato di conservazione è risultato sconosciuto, ad esclusione della regione baltica dove lo stato di tutte le quattro specie marine considerate è stato valutato come costantemente scadente.

Per quanto riguarda i principali gruppi tassonomici è difficile rilevare differenze sistematiche tra di essi per quanto concerne il rispettivo stato di conservazione in tutta l'UE (Figura 4).

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Figura 4: Rappresentazione sintetica dello stato di conservazione delle specie per gruppo tassonomico (il numero tra parentesi si riferisce al numero di valutazioni effettuate per ciascun gruppo)

D) Stato di conservazione dei tipi di habitat associati alle attività agricole

Sono stati paragonati i risultati delle valutazioni effettuate per i tipi di habitat associati alle attività agricole rispetto ad altri utilizzi del suolo (Figura 5) ed è risultato evidente che i tipi di habitat associati alle attività agricole presentano uno stato di conservazione peggiore: solo il 7% delle valutazioni, infatti, è soddisfacente rispetto al 21% degli habitat non destinati ad uso agricolo. La situazione è particolarmente grave nella regione atlantica, dove nessuno di questi habitat è stato considerato come soddisfacente. Questa regione presenta infatti le pressioni maggiori sui terreni agricoli e comprende anche alcune delle zone a più alta intensità agricola del continente europeo. Nella regione pannonica e in quella mediterranea la percentuale di valutazioni di questi tipi di habitat che hanno ottenuto un risultato soddisfacente è pari al 5% e al 3% rispettivamente. La situazione della regione mediterranea è tuttavia complicata dal fatto che in una percentuale molto elevata di valutazioni lo stato di conservazione è risultato sconosciuto. I risultati ottenuti in questo esercizio forniranno un parametro di riferimento per valutare l'impatto di misure di vasta portata a favore della biodiversità attualmente messe in atto nel contesto della politica agricola comune.

Figura 5: Stato di conservazione dei tipi di habitat ritenuti associati ad attività agricole rispetto a quelli associati ad altre attività

Tipi di habitat associati ad attività agricole (204 valutazioni) | Tipi di habitat non associati ad attività agricole (497 valutazioni) |

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E) Habitat e specie colpiti dai cambiamenti climatici

Nelle loro relazioni gli Stati membri hanno indicato che i cambiamenti climatici hanno ripercussioni negative sullo stato di conservazione di 42 habitat (pari al 19%) e 144 specie (12%).

Gli habitat delle zone umide come le torbiere sono quelli apparentemente più colpiti dai cambiamenti climatici; ripercussioni negative si registrano anche sulle dune.

Tra i principali raggruppamenti di specie sembra che gli anfibi reagiscano ai cambiamenti climatici più di altri gruppi. Gli anfibi sono strettamente associati alle zone umide colpite dai cambiamenti climatici (si veda sopra). È anche possibile che i cambiamenti di clima incidano sul tasso di riproduzione visto che il cambio di temperatura è spesso l'evento che determina l'inizio della stagione della riproduzione negli anfibi.

5. COSA SI NASCONDE DIETRO I DATI

L'esercizio di comunicazione dei dati previsto dall'articolo 17 ha fornito ampie informazioni sullo stato di conservazione di oltre 200 tipi di habitat e quasi 1 200 specie in 25 Stati membri e 11 regioni biogeografiche. Nella presente relazione la Commissione ha tentato di ricavare i risultati e le conclusioni principali, ma è inevitabile che il processo di aggregazione e consolidamento metta in secondo piano gran parte dei dati dettagliati forniti.

Nonostante il messaggio generale sullo stato di conservazione di molti tipi di habitat e molte specie sia negativo, dai risultati più dettagliati emerge che alcune specie (l'orso bruno, il lupo e il castoro) stanno recuperando e si stanno reinsediando in molte zone, anche se non in tutte. Per specie di grandi dimensioni come queste, il fatto che si stiano espandendo significa che hanno trovato gli habitat adatti e che le pressioni negative, come la caccia e l'inquinamento, si sono ridotte.

Inoltre, per molti tipi di specie e di habitat il cui stato di conservazione è stato giudicato, nel complesso, insoddisfacente in una regione biogeografica, un'analisi più dettagliata mette in evidenza che tale stato varia da uno Stato membro all'altro. Le valutazioni regionali si fondano su un massimo di dieci valutazioni degli Stati membri e le valutazioni regionali negative spesso comprendono paesi per i quali sono pervenute valutazioni diverse. Per citare un esempio, lo stato della libellula Aeshna viridis è stato giudicato "insoddisfacente-scadente" nella regione continentale in generale ma, come risulta dalla figura 6, il suo stato di conservazione è diverso in ciascuno dei tre paesi in cui è presente.

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Figura 6: Valutazioni degli Stati membri nella regione continentale per la libellula Aeshna viridis elencata nell'allegato IV. Lo stato di questa specie è stato ritenuto "insoddisfacente-scadente" per questa regione (da http://biodiversity.eionet.europa.eu/article17)

Analogamente, anche lo stato di conservazione dell' Arnica montana è stato giudicato "insoddisfacente-inadeguato" per la regione alpina, ma dalla figura 7 si evince che lo stato di conservazione di questa pianta a livello nazionale varia da soddisfacente nella parte occidentale a insoddisfacente-scadente nella parte orientale. Questa considerazione è applicabile solo nella regione alpina, perché nella zona atlantica della Francia e nei paesi del Benelux (regione atlantica e continentale) lo stato di questa specie è ritenuto "insoddisfacente-scadente".

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Figura 7: Valutazioni degli Stati membri nella regione alpina per l' Arnica montana elencata nell'allegato IV. Lo stato di questa specie è stato ritenuto "insoddisfacente-scadente" per questa regione (da http://biodiversity.eionet.europa.eu/article17)

6. LEGAME TRA STATO DI CONSERVAZIONE E RETE NATURA 2000

A) Introduzione

La direttiva Habitat stabilisce che la Commissione elabori una relazione globale comprendente un'adeguata valutazione del contributo di Natura 2000 alla realizzazione degli obiettivi istituiti dall'articolo 3 della direttiva medesima. In particolare, Natura 2000 doveva garantire "il mantenimento ovvero, all'occorrenza, il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente," dei tipi di habitat elencati nell'allegato I della direttiva e delle specie elencate nell'allegato II "nella loro area di ripartizione naturale".

B) Cos'è Natura 2000?

A norma dell'articolo 3 della direttiva Habitat, gli Stati membri sono tenuti a istituire una serie di siti protetti che vanno a far parte della rete Natura 2000 (comprendente i siti designati a norma della direttiva Habitat e della direttiva Uccelli selvatici). Tale rete è la rete ecologica più vasta esistente al mondo e oggi conta 22 000 siti designati ai sensi della direttiva Habitat, che si estendono su circa il 13,3% del territorio dell'UE. Complessivamente Natura 2000 contiene oltre 25 000 siti (designati a norma delle direttive Habitat e Uccelli selvatici) che si trovano su terreni destinati ad usi molto diversi - terreni destinati all'agricoltura, alla silvicoltura e zone selvatiche - che occupano il 17% del territorio dell'UE.

C) Rete Natura 2000 e suo contributo al raggiungimento di uno stato di conservazione soddisfacente

Negli ultimi 15 anni la rete Natura 2000 ha avuto uno sviluppo costante (Figura 8) e la parte terrestre dovrebbe essere ultimata entro il 2010.

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Figura 8. Sviluppo della rete Natura 2000 per quanto riguarda il numero di siti

A norma della direttiva, dopo che un sito è stato aggiunto ufficialmente all'elenco UE dei siti di interesse comunitario, lo Stato membro interessato ha sei anni di tempo per predisporre le misure di conservazione necessarie a tutelare il valore ecologico della zona. Tenuto conto dei ritardi accumulati nella creazione della rete e del fatto che, in molti casi, le misure di conservazione sono ancora in via di preparazione, non è realistico aspettarsi di rilevare, in questa fase, una relazione chiara e positiva tra la rete Natura 2000 e lo stato di conservazione dei tipi di habitat (allegato I) e delle specie (allegato II) disciplinati dalla direttiva. Ciò non significa che non ci siano esempi positivi (si vedano, ad esempio, i punti 3 e 4). Al contrario, in molti casi i siti di Natura 2000, ed in particolare quelli che ottengono finanziamenti attraverso LIFE o nel contesto dei programmi di sviluppo rurale, hanno avuto evidenti benefici a livello locale. Inoltre, disponiamo oggi di chiari dati scientifici secondo i quali i siti Natura 2000 designati nell'ambito della direttiva sugli eccelli selvatici, adottata 13 anni prima della direttiva Habitat, danno un contributo importante alla protezione delle specie avicole[7]. Quando saranno presentate la seconda e la terza relazione (rispettivamente nel 2013 e nel 2019) dovrebbe emergere chiaramente il contributo positivo offerto dalla rete Natura 2000 allo stato di conservazione dei tipi di habitat e delle specie contemplati dalla direttiva Habitat.

D) Sostegno finanziario per l'attuazione della direttiva Habitat

Nel 2004 la Commissione ha stimato il costo totale annuo di gestione della rete Natura 2000 a 6,1 miliardi di euro[8]. A ciò vanno aggiunti i costi delle misure di conservazione che gli Stati membri adottano al di fuori dei siti Natura 2000 per realizzare gli obiettivi della direttiva. A livello di UE gran parte dei finanziamenti disponibili per la tutela della natura deriva dai programmi di sviluppo rurale previsti nell'ambito della politica agricola comune e della politica di coesione. Anche i progetti mirati finanziati dal programma LIFE hanno contribuito a migliorare lo stato di conservazione di habitat e specie specifici. Gli Stati membri utilizzano le opportunità di sostenere la biodiversità previste dagli strumenti finanziari dell'UE secondo modalità molto diverse; i risultati presentati in questa relazione evidenziano che, in molti casi, gli Stati membri dovranno incrementare il livello degli investimenti se vorranno ottemperare agli obblighi della direttiva Habitat.

7. CONCLUSIONI

Per la prima volta l'UE ha svolto una valutazione globale dello stato di conservazione degli habitat e delle specie più vulnerabili presenti nel territorio di 25 Stati membri e 11 regioni biogeografiche (sette terrestri e quattro marine). Oggi disponiamo dunque di un chiaro punto di riferimento per valutare le future tendenze nello stato delle specie e degli habitat più vulnerabili. La scala di questo esercizio di valutazione e comunicazione dei dati sulla biodiversità non ha precedenti in Europa.

La tutela della biodiversità è una priorità per l'Unione europea e il successo delle sue politiche richiede una misura globale e affidabile dello stato della biodiversità. Per questo è fondamentale investire risorse sufficienti nelle attività di monitoraggio e rendicontazione nell'ambito delle direttive Habitat e Uccelli selvatici. La presente relazione dimostra che molti Stati membri dovranno investire molto di più in queste attività e che le informazioni per gli habitat e le specie marini mancano ancora o sono scarse.

Dai risultati delle relazioni per il periodo 2001-2006 si evince che per molti habitat e specie elencati nella direttiva Habitat non è stato raggiunto uno stato di conservazione soddisfacente né a livello nazionale né di regione biogeografica. Ci sono tuttavia segnali che in alcuni casi si assiste ad una tendenza positiva. Tuttavia, prima di poter confermare queste tendenze sarà necessario attendere i risultati del prossimo esercizio di monitoraggio e rendicontazione.

Un elemento determinante per il successo della direttiva è il livello degli investimenti ai fini della tutela della biodiversità. In questo decennio sarà molto importante incrementare i finanziamenti UE destinati alla biodiversità e monitorarne gli effetti nonché le ripercussioni dei cambiamenti delle politiche sulla pratica, perché solo così sarà possibile garantire che la situazione della biodiversità migliori in via permanente. È evidente che l'immensità della sfida rappresentata dalla necessità di arrestare il declino della biodiversità richiederà un impegno maggiore nei prossimi anni.

Le relazioni presentate dagli Stati membri indicano che lo stato globale delle formazioni erbose, delle zone umide e degli habitat costieri è particolarmente scadente. I tipi di habitat erbosi sono prevalentemente associati a modelli di agricoltura tradizionali che stanno scomparendo in tutta l'UE. In generale, lo stato di conservazione di tutti i tipi di habitat associati ad attività agricole è molto peggiore di quello di altri tipi di habitat. In alcune zone dell'UE ciò è spiegabile con il passaggio ad un'agricoltura più intensiva, mentre in altre l'abbandono delle terre e l'assenza di gestione sono i motivi alla base del declino. Gli habitat delle zone umide continuano ad essere convertiti e destinati ad altri usi del terreno, senza contare che subiscono gli effetti dei cambiamenti climatici. Infine, gli habitat costieri sono sempre più sotto pressione a causa dello sviluppo urbano.

La parte terrestre della rete Natura 2000 sta per essere completata. Ora è dunque prioritario garantire che vengano elaborate e messe in atto misure di conservazione adeguate per tutti i siti Natura 2000, con un sostegno finanziario sufficiente. Per quanto riguarda invece l'ambiente marino c'è ancora molto da fare per completare la rete.

[1] COM(2006) 216 definitivo del 22.5.2006.

[2] Direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.

[3] Comitato di rappresentanti degli Stati membri istituito dall'articolo 20 della direttiva Habitat per assistere la Commissione ai fini dell'attuazione della direttiva.

[4] Assessment, monitoring and reporting of conservation status — Preparing the 2001-2006 report under Article 17 of the Habitats Directive. Note to the Habitats Committee , DG Ambiente, Bruxelles, 15 marzo 2005: http://circa.europa.eu/Public/irc/env/monnat/library?l=/habitats_reporting/reporting_2001-2007/reporting_framework&vm=detailed&sb=Title.

[5] Assessment, monitoring and reporting under Article 17 of the Habitats Directive: Explanatory Notes & Guidelines , ottobre 2006:http://circa.europa.eu/Public/irc/env/monnat/library?l=/habitats_reporting/reporting_2001-2007/guidlines_reporting&vm=detailed&sb=Title.

[6] I dati pervenuti dopo tale data non potevano più essere presi in considerazione.

[7] "International Conservation Policy Delivers Benefits for Birds in Europe", Science, 10 agosto 2007.

[8] Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Finanziamento di Natura 2000, COM(2004) 431 definitivo.