22.1.2010   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

CE 16/8


UEM @10: successi e sfide di un decennio di Unione economica e monetaria

P6_TA(2008)0543

Risoluzione del Parlamento europeo del 18 novembre 2008 sull'UEM @10: successi e sfide di un decennio di Unione economica e monetaria (2008/2156(INI))

(2010/C 16 E/03)

Il Parlamento europeo,

vista la comunicazione della Commissione del 7 maggio 2008 dal titolo «UEM@10: successi e sfide di un decennio di Unione economica e monetaria» (COM(2008)0238),

vista la comunicazione della Commissione del 24 giugno 2008 sulle finanze pubbliche nell'UEM 2008 (COM(2008)0387),

vista la comunicazione della Commissione del 29 ottobre 2008 da titolo «Dalla crisi finanziaria alla ripresa — Un quadro d'azione europeo» (COM(2008)0706),

viste le previsioni economiche della Commissione, del 3 novembre 2008, relative all'autunno 2008,

vista la riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2008,

vista la sua risoluzione del 22 ottobre 2008 sulla riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2008 (1),

visto il vertice di emergenza dell'Eurogruppo del 12 ottobre 2008 sulle garanzie governative sui prestiti interbancari,

viste le conclusioni della riunione del Consiglio del 4 novembre 2008,

visto l'esito della riunione informale dei Capi di Stato e di governo del 7 novembre 2008,

vista la sua risoluzione del 14 novembre 2006 relativa alla Relazione annuale 2006 sull'area dell'euro (2),

vista la sua risoluzione del 12 luglio 2007 sulla Relazione annuale 2007 sull'area dell'euro (3),

vista la sua risoluzione del 20 febbraio 2008 relativa all'input da dare al Consiglio di primavera 2008 sulla strategia di Lisbona (4),

vista la sua risoluzione del 15 novembre 2007 sull'interesse europeo: riuscire nell'epoca della globalizzazione (5),

vista la sua risoluzione del 15 febbraio 2007 sulla situazione dell'economia europea: relazione preparatoria sugli indirizzi di massima per le politiche economiche per il 2007 (6),

vista la sua risoluzione del 22 febbraio 2005 sulle finanze pubbliche nell'UEM 2004 (7),

vista la sua risoluzione del 26 aprile 2007 sulle finanze pubbliche nell'UEM 2006 (8),

vista la sua risoluzione del 9 luglio 2008 sulla relazione annuale della BCE per il 2007 (9),

vista la sua risoluzione del 1o giugno 2006 sull'allargamento dell'area dell'euro (10),

vista la sua risoluzione del 20 giugno 2007 sul miglioramento delle modalità di consultazione del Parlamento europeo nelle procedure relative all'allargamento dell'area dell'euro (11),

vista la sua posizione del 17 giugno 2008 sulla proposta di decisione del Consiglio conformemente all'articolo 122, paragrafo 2 del trattato sull'adozione della moneta unica da parte della Slovacchia il 1o gennaio 2009 (12),

vista la sua risoluzione del 14 marzo 2006 sulla revisione strategica del Fondo monetario internazionale (13),

vista la sua risoluzione del 5 luglio 2005 sull'attuazione della strategia d'informazione e di comunicazione riguardante l'euro e l'Unione economica e monetaria (14),

vista la sua relazione del 23 settembre 2008 recante raccomandazioni alla Commissione sui fondi hedge e i fondi di private equity (15),

vista la risoluzione del Consiglio europeo del 13 dicembre 1997 sul coordinamento delle politiche economiche nella terza fase dell'UEM e sugli articoli 109 e 109 B del trattato CE (16),

visto il contributo del Consiglio (Affari economici e finanziari) del 12 febbraio 2008 alle conclusioni del Consiglio europeo di primavera,

viste le Conclusioni del Consiglio del 7 ottobre 2008 su una risposta coordinata dell'Unione europea al rallentamento economico,

visto il Memorandum d'intesa del 1o giugno 2008 sulla cooperazione tra le autorità di vigilanza finanziaria, le banche centrali e i ministeri delle finanze dell'Unione europea nel campo della stabilità finanziaria transfrontaliera,

visto l'articolo 45 del suo regolamento,

visti la relazione della commissione per i problemi economici e monetari e il parere della commissione per i problemi economici e monetari (A6-0420/2008),

A.

considerando che il 1o gennaio 1999 undici Stati membri (Belgio, Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo e Finlandia) hanno adottato la moneta unica dell'Unione europea,

B.

considerando che altri quattro Stati membri si sono uniti all'area dell'euro dalla sua costituzione a oggi: la Grecia nel 2001, la Slovenia nel 2007 e Cipro e Malta nel 2008,

C.

considerando che l'area dell'euro è destinata a espandersi ulteriormente, dato che la maggior parte degli Stati membri che attualmente non vi appartengono si stanno preparando a aderirvi in futuro, e che la Slovacchia vi aderirà il 1o gennaio 2009,

D.

considerando che l'Unione economica e monetaria (UEM) è stata un successo da molti punti di vista e che la moneta unica ha promosso la stabilità economica negli Stati membri, in particolare alla luce dell'attuale crisi finanziaria,

E.

considerando che l'adesione all'area dell'euro comporta un livello elevato di interdipendenza economica tra gli Stati membri aderenti e obbliga pertanto a un livello di coordinamento maggiore tra le politiche economiche e a una partecipazione efficace nella governance economica e finanziaria mondiale che permetta di raccogliere tutti i frutti della moneta unica e affrontare le sfide future, quali la maggiore competizione per le risorse naturali, gli squilibri economici globali, la crescente importanza economica dei mercati emergenti, il cambiamento climatico e l'invecchiamento della popolazione in Europa,

F.

considerando che l'inflazione media dell'area dell'euro nell'ultimo decennio è stata generalmente in linea con l'obiettivo, fissato dalla Banca centrale europea (BCE) per assicurare la stabilità dei prezzi, di un tasso inferiore al 2 %; che l'inflazione ha recentemente superato abbondantemente tale livello in ragione di cambiamenti strutturali globali, in particolare l'aumento dei prezzi dell'energia e dei prodotti alimentari, l'allentamento della politica monetaria negli Stati Uniti d'America e la mancanza di vigilanza da parte di un certo numero di banche centrali dei paesi terzi,

G.

considerando che la rapida crescita della domanda di risorse energetiche e di altri prodotti di base da parte delle economie emergenti ha portato progressivamente ai limiti della capacità di approvvigionamento di tali già scarse risorse; che la spinta verso l'alto dei prezzi è stata esacerbata dal fatto che i prodotti di base sono sempre più considerati come attivi finanziari potendo essere utilizzati come riserva di valore,

H.

considerando che l'apertura dell'area dell'euro è da accogliere positivamente e che l'attuale aumento di valore dell'euro può presentare sia aspetti negativi, quali ad esempio la diminuzione delle esportazioni e l'incremento delle importazioni nel mercato interno, sia ricadute positive, come il sostegno dato all'economia dell'Unione europea nell'affrontare l'impennata del prezzo del petrolio e l'attuale crisi finanziaria,

I.

considerando che l'ambiente economico globale è stato favorevole alla creazione di posti di lavoro nel primo decennio dell'euro, con la creazione di quasi 16 milioni di posti di lavoro — prescindendo dalla qualità degli impieghi creati — e un tasso di disoccupazione sceso dal 9 % del 1999 al 7,3 % stimato per il 2008,

J.

considerando che l'Unione europea sta entrando in una recessione economica con tassi di crescita in calo dal 3,1 % registrato nel 2006 a una previsione rivista, rispetto a un 2 % iniziale, dell'1,4 % nel 2008 e dello 0,2 % nel 2009, mentre la disoccupazione e l'esclusione sociale sono destinati ad accentuarsi ulteriormente,

K.

considerando che la crescita economica e l'aumento della produttività sono state deludenti, con un dimezzamento della crescita del prodotto per lavoratore dall'1,5 % del periodo 1989-1998 allo 0,75 % stimato per il 1999-2008,

L.

considerando che l'euro si è affermato rapidamente come valuta internazionale seconda per importanza soltanto al dollaro statunitense e che esso svolge un ruolo importante come valuta di riferimento per molti paesi in tutto il mondo, ma che il suo potenziale non è sufficientemente sfruttato a livello mondiale, in quanto l'area dell'euro non ha una strategia internazionale adeguatamente definita né è efficacemente rappresentata a livello internazionale;

Il primo decennio dell'euro

1.   condivide l'opinione secondo la quale la moneta unica è diventata un simbolo dell'Europa e ha dimostrato che l'Europa è in grado di prendere decisioni di vasta portata per un futuro comune di prosperità;

2.   accoglie positivamente il fatto che l'euro abbia portato stabilità e promosso l'integrazione economica nell'area dell'euro; accoglie con favore gli effetti stabilizzanti dell'euro sui mercati mondiali delle valute, in particolare in tempi di crisi; rileva che le divergenze economiche interne non si sono ancora attenuate come previsto e che la produttività non è cresciuta in maniera soddisfacente in tutte le zone dell'area dell'euro;

3.   rileva con soddisfazione che anche in altre parti del mondo si prende in considerazione la creazione di altre unioni monetarie;

4.   ricorda, come dimostrano numerosi studi, il legame essenziale tra politica monetaria e politica commerciale nel mondo, e sottolinea a tale riguardo il ruolo positivo della stabilità dei tassi di cambio per una crescita duratura del commercio internazionale;

5.   ricorda che il crescente impiego dell'euro quale valuta di scambio internazionale comporta vantaggi soprattutto per gli Stati membri dell'area dell'euro, in quanto riduce il rischio di cambio e di conseguenza i costi del commercio internazionale per le imprese con sede in tali Stati;

6.   rammenta che nel primo decennio dell'UEM, il Parlamento ha svolto un ruolo attivo, sia nel settore economico sia in quello monetario, e che ha fatto tutto il possibile per garantire maggiore trasparenza e responsabilità economica;

7.   sottolinea che occorre fare di più per raccogliere tutti i vantaggi dell'UEM, ad esempio, mettendo gli Stati membri e le regioni con un PIL inferiore alla media in condizione di recuperare lo svantaggio e rafforzando la comprensione e l'impegno dei cittadini verso la moneta unica;

8.   propone i seguenti punti ed interventi concreti per una roadmap dell'UEM;

Divergenza economica, riforme strutturali e finanze pubbliche

9.   ritiene che riforme semplificate, più coerenti e multisettoriali, tempestivamente coordinate sulla base degli Orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione (Orientamenti integrati) nonché un policy mix nel quadro della Strategia di Lisbona, potrebbero attenuare le divergenze economiche e offrire un notevole contributo alla ripresa economica a seguito dell'attuale crisi finanziaria; sottolinea la necessità di migliorare e semplificare le procedure e le metodologie di revisione e di analisi d'attuazione di tali Orientamenti alla fine di ogni anno;

10.   riconosce che quando si tratta di modernizzare gli sforzi e le prestazioni economiche, i Paesi con maggiore successo sono quelli che uniscono riforme strutturali lungimiranti e ben equilibrate a investimenti superiori alla media in ricerca, sviluppo e innovazione, istruzione, apprendimento permanente e servizi per l'infanzia, oltre che nel rinnovamento di reti sociali affidabili; osserva che nella maggior parte dei casi gli stessi Stati membri hanno un'amministrazione altamente efficiente e trasparente, con avanzi di bilancio, debito pubblico inferiore alla media e una spesa pubblica efficace, mirata e di alta qualità, e denotano un contributo del progresso tecnico alla crescita nazionale quasi doppio rispetto alla media dell'Unione europea; osserva inoltre che tali Stati membri «di riferimento», grazie ai loro tassi di occupazione elevati — anche per le donne e i lavoratori più anziani — e ai loro tassi di natalità particolarmente alti, sono i meglio preparati all'invecchiamento della società e sono in grado di garantire i più elevati livelli di competitività;

11.   sottolinea la necessità di rafforzare reciprocamente le politiche macroeconomiche orientate alla stabilità e alla crescita, facendo dell'adozione di una politica equilibrata, anche nel campo degli investimenti, una questione di interesse comune; trattasi al riguardo di seguire da vicino i bilanci pubblici attraverso l'efficace gestione della politica fiscale e della spesa e il loro impatto sul lato della domanda, concordando parallelamente la creazione di un contesto favorevole alle operazioni transfrontaliere delle imprese;

12.   osserva che il Patto di stabilità e crescita (PSC) riveduto ha dimostrato la propria validità e che occorre attenersi a un certo rigore nel risanamento dei bilanci, dato che il cambiamento demografico e il possibile declino della crescita economica potrebbero causare problemi di bilancio negli Stati membri dell'area dell'euro, con conseguenti effettivi negativi sulla stabilità di tale area nel suo complesso; critica in tale contesto la mancanza di disciplina nella lotta contro i disavanzi di bilancio in tempi di crescita economica e sottolinea che gli Stati membri devono operare più efficacemente in direzione di una politica fiscale anticiclica, soprattutto allo scopo di essere meglio preparati alle perturbazioni esterne; sottolinea pertanto la necessità di una strategia a breve termine per ridurre il debito pubblico degli Stati e di una strategia di crescita sana e sostenibile che permetta nel lungo periodo di contenere l'indebitamento entro un limite del 60 %;

13.   osserva che anche in futuro sarà necessario rispettare gli elementi principali del PSC, dato che sia la soglia di deficit del 3 % sia la percentuale massima di indebitamento del 60 % rispetto al prodotto interno lordo erano stati definiti sulla base delle condizioni economiche degli anni Novanta; è del parere che il PSC deve essere rispettato rigorosamente dagli Stati membri e sottoposto alla vigilanza della Commissione; è del parere che entrambi i target di debito debbano essere trattati come massimali da non superare; osserva che un coordinamento efficace della politica economica e finanziaria è una precondizione per il successo economico dell'UEM, anche se tale coordinamento deve essere operato nel rispetto del principio di sussidiarietà; invita la Commissione ad esaminare ogni soluzione in grado di rafforzare il «braccio preventivo» del PSC; sottolinea che gli attuali strumenti di vigilanza devono essere meglio utilizzati dalla Commissione e che l'esame a medio termine dei bilanci nazionali da parte dell'Eurogruppo deve essere rafforzato;

14.   appoggia il parere della Commissione secondo cui il PSC rivisto fornisce un importante quadro politico in periodi di congiuntura economica particolarmente tesa e sottolinea che l'attuazione del PSC dovrebbe garantire che qualsiasi deterioramento delle finanze pubbliche sia accompagnato da interventi adeguati ad affrontare la situazione, provvedendo nel contempo a ripristinare condizioni sostenibili; ritiene inoltre che le politiche di bilancio dovrebbero approfittare appieno del grado di flessibilità consentito dal PSC rivisto e chiede alla Commissione di dare chiare indicazioni agli Stati membri sulle modalità di attuazione inerenti a tale flessibilità;

15.   ritiene che un ambiente macroeconomico stabile e sostenibile richieda il miglioramento qualitativo delle finanze pubbliche — il che comprende l'ulteriore risanamento dei bilanci, un'elevata efficienza della spesa pubblica e la promozione degli investimenti nell'istruzione, nel capitale umano, nella ricerca e sviluppo e nelle infrastrutture — al fine di favorire la crescita e l'occupazione e di affrontare le grandi problematiche della società civile, come ad esempio il cambiamento climatico, in linea con gli obiettivi del pacchetto sull'energia e il cambiamento climatico e della ripresa economica a seguito dall'attuale crisi finanziaria;

16.   ritiene che le riforme strutturali debbano essere orientate al miglioramento della produttività attraverso una migliore combinazione di politiche economiche e sociali, ed assicurare al tempo stesso un soddisfacente livello di dialogo sociale così come definito nella Strategia di Lisbona;

17.   rileva che la politica della concorrenza deve essere complementare alle politiche strutturali ed auspica un sostegno alla ristrutturazione dell'economia;

18.   mette in guardia da un approccio che si basa essenzialmente sulla moderazione salariale quale via per conseguire la stabilità dei prezzi; ricorda in tale contesto che l'aumento della concorrenza risultante dalla globalizzazione ha già portato a una pressione verso il basso sui salari, mentre l'inflazione importata scatenata dall'aumento dei prezzi del petrolio e di altri prodotti di base ha già causato una perdita del potere d'acquisto dei consumatori; ribadisce ancora una volta la sua convinzione che questa problematica vada affrontata in particolare mediante una più equa distribuzione della ricchezza;

19.   considera la politica salariale e la politica fiscale strumenti efficienti per la stabilizzazione economica e la crescita; ritiene che si debbano garantire aumenti retributivi reali in linea con i livelli di produttività e che il coordinamento della politica fiscale debba essere utilizzato in modo selettivo per raggiungere gli obiettivi economici; ritiene che la lotta contro le frodi fiscali riguardanti le imposte dirette e indirette sia particolarmente importante e che tale attività debba essere intensificata; sottolinea la necessità urgente di rafforzare una cultura dell'incoraggiamento e del coinvolgimento, in quanto aspetto della nozione di governo societario e di responsabilità sociale aziendale;

20.   sottolinea la necessità di norme eque per il mercato interno; ritiene pertanto che la corsa al ribasso delle aliquote dell'imposta sulle società sia controproducente;

21.   chiede che gli Stati membri dell'area dell'euro coordinino in maniera ancora più efficace la politica economica e finanziaria, in particolare attraverso lo sviluppo di una strategia comune coerente all'interno dell'Eurogruppo; sostiene la proposta della Commissione di chiedere agli Stati membri programmi quadro a medio termine per le loro politiche economiche e finanziarie e di controllarne l'attuazione; sottolinea che ciascuno Stato membro deve assumersi la responsabilità di affrontare le riforme strutturali e migliorare la propria competitività all'insegna della cooperazione, al fine di preservare la fiducia e l'accettazione dell'euro;

22.   rileva che la diversità dei modelli di riforma strutturale e dei gradi d'apertura hanno contribuito a prestazioni divergenti degli Stati membri dell'area dell'euro; appoggia le conclusioni della Commissione espresse nella sua Comunicazione sull'UEM@10 per quanto concerne l'insufficiente recupero di molte economie dell'area dell'euro e le crescenti divergenze fra gli Stati membri dell'area; chiede regolari scambi di vedute e una cooperazione sistematica in seno all'Eurogruppo per conseguire il comune obiettivo di accelerare il processo di convergenza;

23.   chiede alla Commissione di gestire in modo uniforme i criteri comuni in sede di valutazione dei dati economici e fiscali; fa riferimento alla responsabilità della Commissione e degli Stati membri in merito all'affidabilità dei dati statistici e chiede che in futuro le decisioni siano adottate soltanto ove non sussista alcun dubbio circa la validità e l'accuratezza dei dati disponibili; chiede inoltre che venga aperta la possibilità di avviare un'indagine qualora nell'arco di un certo numero di anni si registrino discrepanze fra le proiezioni del programma di stabilità e convergenza e i risultati che è lecito realisticamente attendersi;

Politica monetaria

24.   rammenta il suo impegno deciso a favore dell'indipendenza della BCE;

25.   osserva che relazioni regolari della BCE al Parlamento, in particolare alla sua commissione per i problemi economici e monetari, contribuiscono alla trasparenza della politica monetaria e accoglie positivamente la possibilità per i deputati europei di presentare interrogazioni scritte alla BCE in materia di politica monetaria, migliorando in tal modo la responsabilità della BCE nei confronti dei cittadini dell'Unione europea; sostiene la richiesta di un dibattito pubblico più incisivo sulle future politiche monetarie e valutarie comuni nell'area dell'euro;

26.   ritiene che il dialogo sulla politica monetaria tra il Parlamento e la BCE sia stato un successo e che occorra procedere ulteriormente su questa via; si attende un miglioramento del dialogo monetario su vari punti, tra cui il coordinamento delle date delle audizioni regolari del presidente della BCE con il calendario della BCE relativo alle decisioni di politica monetaria per migliorare l'analisi delle decisioni stesse, mantenendo comunque la possibilità di invitare il presidente della BCE a discutere questioni importanti, ove necessario;

27.   osserva che l'obiettivo primario della politica monetaria della BCE è il mantenimento della stabilità dei prezzi e che la BCE persegue l'obiettivo di tassi di inflazione prossimi ma inferiori al 2 % sul medio periodo; rileva che l'obiettivo della stabilità dei prezzi può essere conseguito con efficacia solo se si affrontano alla radice le cause dell'inflazione; ricorda che l'articolo 105 del trattato CE affida alla BCE anche il compito di sostenere le politiche economiche generali della Comunità;

28.   è del parere che la BCE debba puntare a un regime di Direct Inflation Targeting (ossia di reazione a qualsiasi deviazione dell'inflazione riscontrata rispetto all'obiettivo prefissato), in cui il target di inflazione sia accompagnato da una banda di fluttuazione attorno al tasso-obiettivo; invita la BCE a pubblicare le sue previsioni in materia di inflazione; il fatto di puntare al Direct Inflation Targeting non deve tuttavia precludere l'analisi dell'evoluzione degli aggregati monetari per evitare nuove bolle speculative;

29.   ritiene che l'inflazione sia una realtà mondiale e che in un'economia aperta essa non possa essere contrastata solo mediante la politica monetaria europea;

30.   sottolinea la propria volontà di esplorare possibili miglioramenti della procedura di nomina dei membri del comitato esecutivo della BCE prima del 2010; considera importante che i membri del comitato esecutivo siano portatori di esperienze accademiche e/o professionali e di una varietà di competenze nei settori economico, monetario e finanziario; richiama l'attenzione sul suo invito a creare un comitato esecutivo della BCE composto da nove membri dotato della responsabilità esclusiva di fissare i tassi di interessi, sostituendo in tal modo il sistema attuale ed evitando la soluzione ancora più complessa decisa per il futuro; sollecita l'approvazione di una modifica del trattato in tal senso;

Integrazione e vigilanza dei mercati finanziari

31.   ritiene che l'integrazione finanziaria debba favorire una maggiore crescita economica e competitività, oltre alla maggiore stabilità e liquidità sul mercato interno;

32.   osserva che il principale centro finanziario dell'Unione europea si trova all'esterno dell'area dell'euro; ciononostante rammenta che la legislazione comunitaria si applica a tutti gli Stati membri e a tutti i soggetti operanti sul mercato interno; è persuaso che l'Unione europea abbia urgente necessità di rafforzare il proprio assetto di vigilanza tenendo conto del ruolo specifico della BCE;

33.   è del parere che molto vada ancora fatto nel campo della compensazione e regolamento delle transazioni transfrontaliere di titoli, dove attualmente non esiste alcuna reale integrazione;

34.   sottolinea che occorre una maggiore integrazione nel settore dei servizi al dettaglio, senza che tale integrazione vada a scapito della tutela dei consumatori; ritiene che la mobilità della clientela, l'alfabetizzazione finanziaria, l'accesso ai servizi di base e la comparabilità dei prodotti debbano essere migliorati;

35.   ritiene necessarie, a medio termine, per i mercati finanziari l'europeizzazione dell'assetto della vigilanza finanziaria, la trasparenza dei mercati finanziari, regole di concorrenza efficaci e un'appropriata regolamentazione, al fine di migliorare la gestione delle crisi e la cooperazione tra il sistema europeo delle banche centrali, le autorità di vigilanza, i governi e i partecipanti al mercato; è del parere che un quadro di vigilanza integrato, completo (che copra tutti i settori finanziari) e coerente, e che proceda da un approccio regolamentare equilibrato nei confronti della propagazione transfrontaliera del rischio finanziario, basato sull'armonizzazione legislativa, diminuirebbe i costi di compliance in caso di attività che coinvolgano più competenze territoriali; osserva che sarebbe opportuno evitare il cosiddetto gold plating (ossia una regolamentazione che ecceda i requisiti minimi della normativa comunitaria) e l'arbitraggio di regolamentazione (regulatory arbitrage); invita la Commissione ad avanzare proposte per modificare l'attuale struttura di vigilanza secondo tali principi; è del parere che qualunque ruolo di vigilanza della BCE vada esteso oltre i confini dell'area dell'euro attraverso il SEBC;

36.   accoglie positivamente il Memorandum d'intesa sulla cooperazione tra le autorità di vigilanza finanziaria, le banche centrali e i ministeri delle finanze dell'Unione europea sulla stabilità finanziaria transfrontaliera, concordato nella primavera 2008; sottolinea tuttavia che il Memorandum d'intesa è solo uno strumento normativo non vincolante (di soft law) che fa assegnamento sulla disponibilità degli Stati membri a collaborare reciprocamente; è del parere che anche se le regole di condivisione degli oneri sono difficili da definire ex ante, l'attività relativa alla gestione delle crisi debba proseguire;

37.   pone l'accento sul fatto che l'Unione europea, che è la più grande area economica e la maggiore piazza finanziaria del mondo, dovrebbe svolgere un ruolo guida a livello internazionale per quanto attiene alla riforma del sistema di regolamentazione dei servizi finanziari, a vantaggio di tutti i paesi coinvolti e della stabilità generale; ritiene che la stabilità finanziaria debba diventare un obiettivo fondamentale delle scelte politiche in un mondo caratterizzato da mercati finanziari sempre più integrati e innovativi, che possono avere talvolta effetti destabilizzanti sull'economia reale e dar luogo a rischi sistemici; è convinto che qualunque decisione ambiziosa approvata a livello dell'Unione europea incoraggerà altri paesi a seguire tale esempio e sottolinea, a tale proposito, la responsabilità di affrontare anche i problemi globali o off shore; ritiene che la questione della responsabilità politica degli organi di regolamentazione internazionali debba essere affrontata parallelamente a tale attività regolamentare;

38.   richiede che la Commissione prenda in esame la creazione di obbligazioni europee e sviluppi una strategia a lungo termine per consentire l'emissione di tali titoli nell'area dell'euro in aggiunta a quelli degli Stati membri; menziona la necessità di valutare le conseguenze di tale iniziativa per i mercati finanziari e l'UEM;

Allargamento dell'area dell'euro

39.   richiede che tutti gli Stati membri al di fuori dell'area dell'euro osservino i criteri di Maastricht e le disposizioni del PSC riformato e reso in generale più flessibile; ritiene che la Commissione debba garantire un'interpretazione rigorosa del PSC e il ricorso a criteri di esclusione prima di ogni possibile adesione; osserva che occorre garantire la parità di trattamento fra gli Stati membri appartenenti all'area dell'euro e quelli che intendono entrarvi; osserva, in tale contesto, che la stabilità a lungo termine dell'area dell'euro deve essere considerata un obiettivo di interesse comune e che l'allargamento e la stabilità devono procedere di pari passo; ritiene essenziale che gli Stati membri dell'area dell'euro e quelli con uno status speciale rispettino rigorosamente gli obblighi assunti e non lascino dubbi circa gli obiettivi comuni di stabilità dei prezzi, indipendenza della BCE e disciplina di bilancio e il loro impegno nella promozione della crescita, dell'occupazione e della competitività;

40.   ritiene che gli Stati membri non appartenenti all'area dell'euro che soddisfano i criteri di Maastricht e per i quali il trattato non prevede deroga debbano adottare la moneta comune quanto prima possibile;

41.   ricorda che l'appartenenza all'area dell'euro richiede il pieno rispetto dei criteri di Maastricht, quali specificati nel trattato e nel protocollo sull'articolo 121 del trattato, segnatamente un livello elevato e misurabile di stabilità dei prezzi e sua sostenibilità, finanze pubbliche senza disavanzi eccessivi, adesione al secondo meccanismo dei tassi di cambio (ERM II) da almeno due anni, osservanza dei normali margini di fluttuazione, adeguamento dei tassi di interesse a lungo termine, compatibilità delle norme di legge con le disposizioni del trattato di Maastricht relative all'UEM e una banca centrale indipendente;

42.   ritiene che uno degli aspetti più impegnativi dell'adesione all'area dell'euro sia l'obbligo di assicurare la sostenibilità dei criteri di Maastricht; sottolinea tuttavia che i criteri di Maastricht sono anche un primo passo sulla via della corretta prosecuzione dei processi di riforma, ivi compresi ulteriori impegni e sforzi in materia di riforme strutturali, investimenti e coordinamento economico;

43.   accoglie positivamente l'accresciuta ed efficiente vigilanza sugli Stati membri che aderiscono all'ERM II e desiderano accedere all'area dell'euro e sulla loro evoluzione economica; osserva peraltro che il successo della partecipazione all'ERM II deve restare una genuina precondizione e non soltanto un requisito secondario per l'ingresso nell'area dell'euro e che a tutti gli Stati membri che entrano nell'area dell'euro debbano applicarsi gli stessi criteri di adesione;

44.   considera il successo di un'estensione duratura dell'area dell'euro una sfida di grande importanza per gli anni a venire e ritiene che gli standard istituzionali della BCE e il processo decisionale della Banca centrale europea debbano essere adattati a tale cambiamento e che il modello a rotazione debba tener conto del peso economico dei vari Stati membri;

45.   sottolinea, in relazione all'ampliamento dell'area dell'euro, l'opportunità di un elevato livello di convergenza dell'economia reale inteso a limitare le tensioni sia per l'area dell'euro che per gli Stati membri che desiderino entrarvi; ritiene in tale contesto che dovrebbero essere previsti strumenti agevolativi per gli Stati membri che partecipano all'area dell'euro e in cui la politica monetaria unica può avere effetti non trascurabili di contrazione economica;

46.   sottolinea l'importanza, nell'interesse dei futuri ampliamenti, di istituire interventi mirati tesi a sostenere gli Stati membri al di fuori della zona Euro che sono stati particolarmente colpiti dall'attuale crisi finanziaria;

Comunicazione

47.   sottolinea che mentre nell'area dell'euro è stato finora mantenuto un livello elevato di stabilità dei prezzi, l'«inflazione percepita» continua a mostrare notevoli divergenze rispetto ai tassi di inflazione effettivi (inferiori) registrati negli Stati membri nell'ultimo decennio; chiede pertanto che alla popolazione vengano dati maggiori informazioni e chiarimenti in merito alla necessità e al funzionamento dell'UEM, in particolare per quanto attiene alla stabilità dei prezzi, ai mercati finanziari internazionali e ai vantaggi della stabilità nell'area dell'euro durante le crisi finanziarie internazionali;

48.   ritiene che la moneta unica continui ad essere per l'Unione europea una priorità in materia di comunicazione; ritiene che i benefici dell'euro e dell'UEM — stabilità dei prezzi, tassi ipotecari bassi, viaggi più facili, protezione contro le fluttuazioni dei tassi di cambio e gli shock esterni — debbano continuare ad essere presentati ed estesamente illustrati ai cittadini; ritiene che si debba porre particolarmente l'accento sull'informazione e l'aggiornamento dei cittadini, dei consumatori e delle piccole e medie imprese (PMI) europee che non hanno sufficiente capacità di adeguarsi immediatamente ai nuovi sviluppi e alle sfide che l'euro comporta;

49.   invita la BCE a svolgere, nella sua relazione annuale o in una relazione speciale, un'analisi quantitativa annuale dei benefici che l'euro ha arrecato al cittadino, con esempi concreti di come l'uso dell'euro abbia avuto effetti positivi sulla vita quotidiana della gente;

50.   ritiene che la comunicazione sia della massima importanza per preparare l'introduzione della moneta unica negli Stati membri che intendono entrare nell'area dell'euro; osserva che la comunicazione sull'ampliamento dell'area dell'euro è importante anche per tutti gli Stati membri di tale area;

51.   ritiene che la Commissione debba concentrare i propri sforzi sull'assistenza da prestare ai nuovi Stati membri nella preparazione dei loro cittadini all'introduzione dell'euro attraverso un'intensa campagna d'informazione, sulla supervisione della stessa in corso di attuazione e sulla regolare comunicazione delle migliori prassi seguite in sede di attuazione dei Piani d'azione nazionali per l'introduzione dell'euro; ritiene inoltre che le migliori prassi e il «know how» acquisito nelle precedenti operazioni di conversione valutaria possano risultare utili per la transizione dei nuovi Stati membri alla nuova moneta e per la preparazione dei nuovi paesi candidati nel quadro del prossimo allargamento;

Ruolo internazionale dell'euro e rappresentanza esterna

52.   accoglie positivamente il rapido sviluppo dell'euro che è divenuto la seconda moneta di riserva e transazione dopo il dollaro statunitense, con il 25 % delle riserve mondiali di valuta detenute in questa moneta; osserva che soprattutto nei paesi che confinano con l'area dell'euro tale moneta svolge un ruolo importante di valuta di finanziamento e che i loro rispettivi tassi di cambio sono allineati all'euro; approva esplicitamente il parere della BCE, secondo il quale l'introduzione dell'euro costituisce l'ultimo passo verso un processo strutturato di convergenza all'interno dell'Unione europea e che pertanto l'introduzione dell'euro è possibile solo a norma del trattato CE;

53.   ritiene che l'agenda politica dell'UEM per il prossimo decennio sarà caratterizzata fra l'altro dalle sfide poste dalle economie asiatiche emergenti e dall'attuale crisi finanziaria globale; si rammarica del fatto che malgrado il crescente ruolo globale dell'euro i tentativi di migliorare la rappresentanza esterna dell'area dell'euro sulle questioni finanziarie e monetarie non abbiano fatto segnare finora grandi progressi; sottolinea che l'area dell'euro deve costruire una strategia internazionale commisurata al rango internazionale di questa moneta;

54.   ricorda che il modo più efficace per far sì che l'area dell'euro raggiunga un'influenza pari al suo peso economico è quello di sviluppare posizioni comuni e di consolidare la sua rappresentanza, ottenendo infine un seggio unico in seno alle competenti sedi e istituzioni finanziarie internazionali; sollecita gli Stati membri dell'area dell'euro ad esprimersi a una sola voce anche in materia di politiche di tassi di cambio;

55.   sottolinea che l'euro viene utilizzato come moneta nazionale al di fuori dell'area dell'euro; ritiene che le implicazioni di tale uso debbano essere analizzate;

56.   sottolinea che il ruolo importante dell'euro sui mercati finanziari internazionali comporta obblighi e che gli effetti della politica monetaria e della politica di crescita nell'area dell'euro hanno effetti globali; sottolinea l'accresciuta importanza dell'euro per il commercio e i servizi internazionali quale elemento di stabilizzazione dell'ambiente globale, quale motore di integrazione dei mercati finanziari e base di crescita degli investimenti diretti e delle fusioni societarie transfrontaliere, grazie al notevole potenziale di riduzione dei costi delle transazioni; chiede uno studio sugli squilibri globali e il ruolo dell'euro e sui possibili scenari di adattamento, in modo da preparare meglio l'Unione europea ad affrontare i grandi shock esterni;

57.   suggerisce una cooperazione più accentuata e lungimirante e un rafforzamento del dialogo internazionale tra le autorità responsabili dei più importanti «blocchi monetari», al fine di migliorare la gestione delle crisi internazionali e contribuire a rimediare alle conseguenze dei movimenti valutari sull'economia reale; rammenta il successo della gestione comune delle crisi in occasione del collasso dei mutui subprime negli USA e all'indomani dei fatti dell'11 settembre 2001, che contribuì ad evitare un crollo istantaneo del dollaro americano;

58.   sostiene l'intento della Commissione di rafforzare l'influenza dell'UEM nelle istituzioni finanziarie internazionali, con una posizione comune dell'Unione europea espressa da rappresentanti di primo piano, quali il presidente dell'Eurogruppo, la Commissione e il presidente della BCE; osserva che in pratica il presidente dell'Eurogruppo, la Commissione e il presidente della BCE sono già ammessi ad intervenire in qualità di osservatori nelle istituzioni finanziarie internazionali più importanti; chiede tuttavia un migliore coordinamento delle posizioni europee, affinché la politica monetaria dell'Europa sia rappresentata in futuro dai suoi rappresentanti legittimi; nutre l'aspettativa che venga espressa una posizione dell'area dell'euro in merito alle politiche dei tassi di cambio dei suoi partner principali; chiede al presidente dell'Eurogruppo di rappresentare l'area dell'euro al Forum di stabilità finanziaria (FSF); suggerisce una modifica dello statuto del Fondo monetario internazionali (FMI) che consenta la rappresentanza di blocchi ed organizzazioni economiche;

59.   sottolinea la necessità di una visione comune dell'Unione europea riguardo alla riforma delle istituzioni finanziarie internazionali, riforma che dovrebbe tener conto delle sfide di un'economia globale, compreso l'emergere di nuove potenze economiche;

60.   constata con rammarico che la Commissione, nel quadro della Comunicazione UEM@10, non ha condotto un'analisi più approfondita e accurata sul ruolo internazionale dell'euro; invita la Commissione a elaborare una relazione dettagliata sulla dimensione esterna della politica monetaria comune e il suo impatto sui risultati economici e commerciali dell'area dell'euro;

61.   sottolinea che le politiche monetarie condotte da alcuni partner dell'Unione europea mirano a una sottovalutazione della propria moneta e alterano in modo poco ortodosso gli scambi commerciali; ritiene che tali politiche possano essere considerate un ostacolo non tariffario al commercio internazionale;

Strumenti economici dell'UEM e governance

62.   ritiene che tutte le parti interessate — il Parlamento, il Consiglio, la Commissione, l'Eurogruppo e le parti sociali a livello nazionale e dell'Unione europea — debbano collaborare per rafforzare la futura attività dell'UEM in materia di governance economica, sulla base delle seguenti proposte:

a)

in quanto componente essenziale della strategia di Lisbona e strumento economico di importanza centrale, gli Orientamenti integrati dovrebbe perseguire — ai fini di un policy mix equilibrato — riforme reciprocamente sinergiche nei settori dell'occupazione, dell'ambiente e della sicurezza sociale;

b)

gli Orientamenti integrati dovrebbero definire un ampio quadro per un più stretto coordinamento in materia di politica economica al fine di allineare tra loro i Programmi nazionali di riforma (PNR), tenendo peraltro conto delle diversità economiche e delle differenti tradizioni nazionali; sarebbe opportuno instaurare un processo di consultazione dei parlamenti nazionali in merito ai programmi di stabilità e convergenza e ai pnr;

c)

occorre definire un legame più stretto tra gli Orientamenti integrati, in particolare gli Indirizzi di massima per le politiche economiche (IMPE), e i Programmi di stabilità e convergenza. I Programmi di stabilità e convergenza e i PNR potrebbero essere presentati contestualmente (ogni anno, all'inizio dell'autunno), dopo un dibattito in seno al parlamento nazionale. Gli IMPE potrebbero includere obiettivi di bilancio comuni, in linea con il «braccio preventivo» del PSC;

d)

quando prendono decisioni in materia di bilancio nazionale, i governi degli Stati membri dovrebbero tenere conto degli Orientamenti integrati e delle raccomandazioni specifiche per paese, oltre che della situazione di bilancio complessiva dell'area dell'euro; i calendari fiscali nazionali e le principali assumptions utilizzate nelle sottostanti previsioni andrebbero fra loro armonizzati per evitare divergenze connesse alla diversità delle previsioni macroeconomiche (crescita globale, crescita dell'Unione europea, prezzo del barile di petrolio, tassi di interesse) e altri parametri; chiede alla Commissione, a Eurostat e agli Stati membri di lavorare verso la definizione di strumenti tesi a migliorare la compatibilità dei bilanci nazionali in ordine alla spese nelle varie categorie;

e)

si dovrebbero utilizzare, laddove possibile, raccomandazioni più formali per gli Stati membri dell'area dell'euro, come la definizione di obiettivi relativi alla spesa a medio termine, riforme strutturali specifiche, investimenti, qualità delle finanze pubbliche; sarebbe inoltre opportuno puntare a una struttura di reporting più standardizzata nel quadro dei PNR, senza ostacolare le priorità nazionali di riforma; tutti gli impegni, gli obiettivi e gli indicatori dovrebbero essere inseriti negli Orientamenti integrati e nei PNR, al fine di migliorare la coerenza e l'efficienza della governance economica;

f)

nel quadro della governance economica si dovrebbe prevedere una strategia a lungo termine, durante i periodi favorevoli, per contenere l'indebitamento entro un livello massimo del 60 % del PIL, ciò che ridurrebbe il costo del servizio del debito e abbasserebbe il costo del capitale per gli investimenti privati;

g)

si dovrebbe definire un quadro normativo vincolante in virtù del quale gli Stati membri dell'area dell'euro sarebbero tenuti a consultarsi reciprocamente e con la Commissione prima di adottare decisioni economiche importanti, come nel caso di provvedimenti finalizzati a contrastare l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dell'energia;

h)

il coordinamento economico dovrebbe assumere la forma di una «Strategia europea per l'economia e l'occupazione» integrata, sulla base degli strumenti di politica economica esistenti, in particolare la Strategia di Lisbona, gli Orientamenti integrati, la Strategia per lo sviluppo sostenibile e i Programmi di convergenza e stabilità; invita i governi degli Stati membri, sotto la guida del presidente dell'Eurogruppo, a sostenere l'attività economica in modo coerente, contestuale e convergente;

i)

la Strategia europea per l'economia e l'occupazione di cui alla lettera h) dovrebbe riconoscere il potenziale delle nuove tecnologie e delle tecnologie «verdi», pietra angolare della crescita economica, da abbinare a un policy mix macroeconomico;

j)

occorre facilitare il finanziamento delle imprese innovative, in particolare delle PMI, tra l'altro mediante l'istituzione di un «Fondo europeo per la crescita intelligente» da parte della Banca europea per gli investimenti;

k)

è opportuno che la Relazione annuale sull'area dell'euro fornisca una gamma di strumenti e di analisi più pratici, che rendano possibile un dialogo più approfondito tra i vari organismi dell'Unione europea che sono coinvolti nella governance economica;

l)

occorre concordare un codice di condotta fra il Parlamento, il Consiglio e la Commissione per garantire un corretto coordinamento e la futura piena partecipazione delle tre istituzioni dell'Unione europea a un'appropriata gestione degli Orientamenti integrati in quanto strumenti economici fondamentali;

m)

l'assetto istituzionale per il coordinamento della politica economica dovrebbe essere rafforzato nel modo seguente:

si dovrebbero prevedere «formazioni» dell'Eurogruppo anche nel settore della competitività/industria, dell'ambiente, dell'occupazione e dell'istruzione;

l'Eurogruppo dovrebbe disporre di un assetto istituzionale più forte e disporre di maggiori risorse umane;

il mandato del presidente dell'Eurogruppo dovrebbe essere in linea con i cicli economici degli Orientamenti integrati;

il Comitato di politica economica dovrebbe essere incorporato nel Comitato economico e finanziario per formare un organo preparatorio unico e operativamente coerente per il Consiglio Affari economici e finanziari e l'Eurogruppo;

un rappresentante del Parlamento dovrebbe ottenere lo status di osservatore all'interno dell'Eurogruppo e negli incontri informali del Consiglio;

si dovrebbero organizzare quattro volte all'anno riunioni fra la Troika, il Parlamento e la Commissione e, se necessario, con l'Eurogruppo;

n)

si dovrebbe creare un dialogo più regolare e strutturato sulle questioni macroeconomiche tra il Parlamento, la Commissione e l'Eurogruppo, analogo al dialogo monetario tra il Parlamento e la BCE; il dialogo macroeconomico dovrà, con periodicità almeno trimestrale, approfondire i quadri di riferimento esistenti e discutere le sfide per l'economia dell'area dell'euro;

o)

occorre avviare un dialogo attivo tra il Parlamento, l'Eurogruppo, la BCE e il Comitato economico e sociale europeo per discutere l'idoneo mix di politiche;

63.   ritiene che l'agenda politica dell'UEM per il prossimo decennio sarà caratterizzata soprattutto dalle sfide poste dalle recenti turbolenze dei mercati finanziari e dalle sue implicazioni per l'economia reale; rileva al riguardo con soddisfazione che gli Stati membri dell'area dell'euro sono meglio equipaggiati che in passato a fronteggiare i gravi shock, grazie alla politica monetaria comune e alle riforme condotte negli ultimi anni; tuttavia, al fine di portare avanti una decisa lotta contro il rallentamento economico e l'elevata inflazione, chiede i seguenti interventi:

a)

risposta coordinata a livello dell'Unione europea, basata su una comune visione dei problemi e su misure di follow-up comuni, accettando al tempo stesso determinate specificità nazionali, compreso il coordinamento dei PNR;

b)

PNR ambiziosi e adattati alla situazione e l'impegno alla loro attuazione, prevedendo una revisione dei bilanci nazionali in modo da reagire alle più recenti previsioni economiche, contrastare la recessione economica e favorire la crescita e impostando nel contempo un intenso dialogo con le parti sociali;

c)

misure a sostegno, in particolare, delle PMI per completare le recenti azioni della Banca europea degli investimenti e per garantire linee di credito sostenute a favore delle PMI da parte del sistema bancario;

d)

una definizione delle misure mirate atte a tutelare i gruppi vulnerabili dagli effetti dell'attuale crisi finanziaria;

e)

attuazione piena e tempestiva della roadmap«Servizi finanziari» con azioni di follow-up e un'accresciuta efficacia della vigilanza dinanzi alle attuali turbolenze finanziarie;

f)

rafforzamento delle disposizioni in materia di risoluzione delle crisi migliorando le norme dell'Unione europea sulla liquidazione e definendo norme unanimemente accettate in materia di ripartizione degli oneri fra gli Stati membri interessati in caso di insolvenza all'interno di gruppi finanziari transfrontalieri;

g)

completamento degli strumenti utilizzati per la definizione della politica monetaria con un'accurata analisi dei fattori che influenzano la stabilità e il funzionamento del sistema finanziario, anche per quanto concerne il trasferimento della politica monetaria, l'evoluzione delle attività creditizie e finanziarie, le caratteristiche dei nuovi prodotti e la concentrazione dei rischi e della liquidità;

h)

risposta europea proattiva nelle sedi internazionali, in particolare l'FSF e l'FMI accrescendo l'importanza dei processi politico-decisionali comuni;

i)

espressione di un punto di vista corale dell'Unione europea in seno al G8 che rifletta la maggiore importanza dell'Unione europea in quanto organizzazione economico-decisionale a livello mondiale, in grado di adattare questo suo ruolo alle conseguenze della globalizzazione e alla maggiore dominanza dei mercati finanziari globali;

j)

migliore e più efficiente coordinamento tra l'Organizzazione mondiale del commercio e le cosiddette Istituzioni di «Bretton Woods» (FMI e Gruppo della Banca mondiale) al fine di combattere la speculazione e rispondere alle sfide poste dalla gravità della crisi;

k)

considerati i gravi disordini monetari attuali, organizzazione sotto l'egida dell'FMI di una conferenza monetaria internazionale per tenere consultazioni sulle questioni monetarie; inoltre, esame della fattibilità della creazione di un organo per la composizione delle controversie monetarie nel quadro dell'FMI;

*

* *

64.   incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo, al Presidente dell'Eurogruppo e ai governi e parlamenti degli Stati membri.


(1)  Testi approvati, P6_TA(2008)0506.

(2)  GU C 314 E del 21.12.2006, pag. 125.

(3)  GU C 175 E del 10.7.2008, pag. 569.

(4)  Testi approvati, P6_TA(2008)0057.

(5)  GU C 282 E del 6.11.2008, pag. 422.

(6)  GU C 287 E del 29.11.2007, pag. 535.

(7)  GU C 304 E dell’1.12.2005, pag. 132.

(8)  GU C 74 E del 20.3.2008, pag. 780.

(9)  Testi approvati, P6_TA(2008)0357.

(10)  GU C 298 E dell’8.12.2006, pag. 249.

(11)  GU C 146 E del 12.6.2008, pag. 251.

(12)  Testi approvati, P6_TA(2008)0287.

(13)  GU C 291 E del 30.11.2006, p. 118.

(14)  GU C 157 E del 6.7.2006, pag. 73.

(15)  Testi approvati, P6_TA(2008)0425.

(16)  GU C 35 del 2.2.1998, pag. 1.