29.10.2009 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
CE 259/103 |
Diritti delle donne in Iran
P6_TA(2008)0185
Risoluzione del Parlamento europeo del 24 aprile 2008 sui diritti delle donne in Iran
(2009/C 259 E/19)
Il Parlamento europeo,
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vista la dichiarazione del Consiglio del 25 febbraio 2008 sulla proposta legislativa relativa al diritto penale in Iran, |
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viste le sue precedenti risoluzioni sull'Iran, in particolare quelle concernenti i diritti dell'uomo, e segnatamente le risoluzioni approvate il 25 ottobre 2007 (1) e il 31 gennaio 2008 (2), |
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vista la relazione (3) della commissione per gli affari esteri sulla relazione annuale dell'Unione europea sui diritti umani nel mondo e sulla politica dell'UE in materia, |
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viste le risoluzioni dell'Assemblea generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), in particolare la risoluzione 62/168, del 18 dicembre 2007, sulla situazione dei diritti dell'uomo nella Repubblica islamica dell'Iran, e la risoluzione 62/149 del 18 dicembre 2007, su una moratoria relativa all'uso della pena di morte, |
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visti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo dell'ONU, il Patto internazionale sui diritti civili e politici, il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, la Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale e la Convenzione sui diritti del bambino, di cui l'Iran è parte contraente, |
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viste la 2a riunione interparlamentare tra il Parlamento europeo e il Majlis (l'assemblea consultiva islamica) della repubblica islamica di Iran svoltasi a Teheran dal 7 al 9 dicembre 2007 e la relativa relazione, |
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visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento, |
A. |
considerando che, dopo il varo della Campagna «Un milione di firme» per l'uguaglianza giuridica tra uomini e donne in Iran, il 27 agosto 2006, più di 70 attivisti sono stati arrestati o sono perseguitati in altro modo a motivo dei loro sforzi pacifici volti a sollecitare un cambiamento legislativo; considerando altresì che il sito web della Campagna è stato bloccato a più riprese dalle autorità, |
B. |
considerando che i militanti per i diritti delle donne in Iran si trovano a dover far fronte ad una repressione crescente e che negli ultimi due anni più di un centinaio di essi è stato arrestato, interrogato o condannato, mentre il governo iraniano ha percepito più di un milione EUR di cauzioni; considerando altresì che la stampa e le emittenti radiotelevisive che sostengono i diritti delle donne sono stati chiusi, così come il 28 gennaio 2008 è stata chiusa «Zanan», la principale rivista sostenitrice dei diritti delle donne, dopo 17 anni di esistenza, |
C. |
considerando che un'esponente di spicco della Campagna «Un milione di firme», l'attivista dei diritti dell'uomo e dell'ambiente Khadijeh Moghaddam, è stata arrestata l' 8 aprile 2008 e rilasciata solo recentemente su pagamento di una cospicua cauzione di un miliardo IRR (circa 50 000 EUR), |
D. |
considerando che la situazione generale dei diritti dell'uomo in Iran ha continuato a deteriorarsi dal 2005 a questa parte, che le sole esecuzioni capitali sono pressoché raddoppiate nel 2007 facendo dell'Iran il paese che registra il più elevato tasso di esecuzioni per abitante dopo l'Arabia Saudita, e che l'Iran, l'Arabia Saudita e lo Yemen sono gli unici tre paesi in cui la pena capitale è pronunciata per reati commessi da persone di età inferiore ai 18 anni, |
E. |
considerando che almeno dieci donne — Iran, Khayrieh, Kobra N., Fatemeh, Ashraf Kalhori, Shamameh Ghorbani, Leyla Ghomi, Hajar e le sorelle Zohreh e Azar Kabiriniat — rischiano ancora di essere lapidate a morte, così come due uomini, Abdollah Farivar e un cittadino afghano di cui non si conosce il nome, |
F. |
considerando che Mokarrameh Ebrahimi era stata condannata a morte per lapidazione insieme al suo compagno e padre dei suoi figli per il semplice fatto di aver intrattenuto una relazione extraconiugale, comportamento che non costituisce un reato ai sensi delle norme giuridiche internazionali; considerando che Mokarrameh Ebrahimi è stata perdonata dal Leader supremo l'Ayatollah Ali Khamenei dopo 11 anni di carcere ed è stata rilasciata il 17 marzo 2008 insieme al suo bambino più piccolo di cinque anni, purtroppo però solo dopo la lapidazione del suo compagno Ja'Far Kiani, avvenuta nel luglio 2007, |
G. |
considerando che recentemente, con un gesto importante, il capo dell'Autorità giudiziaria Ayatollah Seyyed Mahmoud Hashemi Shahroudi ha rovesciato la condanna per omicidio a carico di Shahla Jahed, una «moglie temporanea», dopo aver individuato «vizi di procedura» nell'inchiesta iniziale, che aveva dichiarato la donna colpevole di aver ucciso la «moglie permanente» del «marito temporaneo», |
H. |
considerando che negli ultimi anni sono stati registrati alcuni miglioramenti in relazione ai diritti delle donne, vale a dire: l'età minima per il matrimonio delle giovani donne è passata da nove a tredici anni, le madri divorziate hanno la custodia dei loro figli fino a che questi non superino i sette anni (prima potevano tenerli solo fino al compimento da parte dei bambini dell'età di due anni) e le donne possono ormai diventare consulenti giudiziari, chiedere il divorzio o rifiutare che il marito prenda una seconda moglie, |
I. |
considerando tuttavia che di recente è stato presentato al Majlis iraniano un progetto di legge sulla «protezione della famiglia», che tenta di legittimare ulteriormente la poligamia, il matrimonio temporaneo e il diritto unilaterale ed arbitrario dell'uomo di poter divorziare e di ottenere la custodia dei figli, |
J. |
considerando che tuttora l'Iran non è parte contraente della Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne; |
1. si compiace della liberazione di Khadijeh Moghaddam e di Mokarrameh Ebrahimi, e prende atto del ruolo che il Leader supremo iraniano e capo dell'Autorità giudiziaria ha svolto in questi casi; chiede la liberazione di Shahla Jahed;
2. condanna con fermezza la repressione attuata nei confronti di movimenti della società civile in Iran, anche nei confronti di difensori dei diritti delle donne come quelli coinvolti nella campagna; sollecita le autorità iraniane a porre fine alle vessazioni, alle intimidazioni e alle persecuzioni nei confronti di coloro che esercitano pacificamente il loro diritto alla libertà di espressione, di associazione e di assemblea, e a rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti i prigionieri di coscienza; ricorda le sue risoluzioni del 25 ottobre 2007 e del 31 gennaio 2008;
3. riconosce il ruolo attivo e importante che le donne svolgono nella società iraniana nonostante il persistere di forti disuguaglianze giuridiche, e che ciò può essere fonte di ispirazione e di speranza per le donne in altri paesi della regione;
4. invita il parlamento e il governo dell'Iran a modificare la legislazione iraniana discriminatoria che, fra l'altro, esclude le donne dalle più alte cariche dello Stato e la nomina alla funzione di giudice, nega loro la parità dei diritti nel matrimonio, nel divorzio, nella custodia dei figli e nell'eredità, e stabilisce che qualsiasi prova esse forniscano dinanzi a un tribunale vale solo la metà della prova fornita da un uomo; ritiene che in determinate circostanze tale disuguaglianza può spingere le donne a commettere reati violenti;
5. ribadisce la propria energica condanna della pena di morte in generale e chiede una moratoria immediata sulle esecuzioni capitali in Iran; è costernato dinanzi al fatto che tale paese è, nel mondo, quello che continua a registrare il più elevato numero di esecuzioni di delinquenti minorenni e che la moratoria sulla lapidazione non è ancora pienamente applicata;
6. prende atto delle direttive recentemente emesse dal capo dell'Autorità giudiziaria Sharoudi riguardo al divieto delle esecuzioni pubbliche senza previa autorizzazione e delle detenzioni di lunga durata senza imputazioni;
7. invita i membri del Majlis recentemente eletto ad approvare rapidamente la riforma pendente del codice penale iraniano, volta segnatamente ad abolire la lapidazione e l'esecuzione di delinquenti minori, a procedere verso una moratoria sulla pena di morte, ad adeguare la legislazione iraniana agli obblighi internazionali in materia di diritti dell'uomo e a far ratificare la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne;
8. invita il Consiglio e la Commissione a controllare da vicino la situazione dei diritti dell'uomo in Iran, a trattare di casi concreti di abusi dei diritti dell'uomo in Iran con le autorità del paese e a sottoporre al Parlamento, nella seconda metà del 2008, una relazione esauriente sulla questione, comprensiva di proposte relative a progetti che potrebbero essere finanziati nel quadro dello Strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti dell'uomo nel mondo (4) della UE;
9. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché all'Alto rappresentante della Politica estera e di sicurezza comune, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, alla Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo, al capo dell'Autorità giudiziaria iraniana, come anche al governo e al parlamento della Repubblica islamica dell'Iran.
(1) Testi approvati, P6_TA(2007)0488.
(2) Testi approvati, P6_TA(2008)0031.
(3) A6-0153/2008.
(4) GU L 386 del 29.12.2006, pag. 1.