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19.8.2008 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 211/82 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema I negoziati sui nuovi accordi commerciali: la posizione del CESE
(2008/C 211/21)
Il Comitato economico e sociale europeo, nel corso della sessione plenaria del 26 settembre 2007, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere sul tema:
«I negoziati sui nuovi accordi commerciali: la posizione del CESE».
La sezione specializzata Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 1o aprile 2008, sulla base del progetto predisposto dal relatore PEEL e dalla correlatrice PICHENOT.
Il Comitato economico e sociale europeo, in data 22 aprile 2008, nel corso della 444a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 101 voti favorevoli, 6 voti contrari e 7 astensioni.
1. Conclusioni e raccomandazioni generali
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1.1 |
Il CESE accoglie con favore l'impegno globale ribadito dalla Commissione europea a favore della liberalizzazione commerciale multilaterale. Riconosce che il ritorno a un'agenda bilaterale è dovuto agli scarsi progressi compiuti sul piano multilaterale. |
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1.2 |
Il CESE ritiene che gli accordi bilaterali vadano considerati compatibili con il multilateralismo e che anzi alla lunga lo rafforzeranno. I progressi realizzati a livello bilaterale possono favorire il processo multilaterale. Come afferma la Commissione, la prosperità dell'Europa dipende dagli scambi commerciali. |
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1.3 |
Il CESE sottolinea però che, nell'affrontare questi nuovi negoziati occorre adottare un approccio qualitativamente diverso: non basta infatti tentare di riproporre a livello bilaterale le politiche che hanno fallito su scala multilaterale. |
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1.4 |
L'approccio bilaterale può permettere un maggior rispetto delle differenze regionali e nazionali rispetto a un accordo multilaterale che, per forza di cose, segue un'impostazione più generale. |
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1.5 |
Il CESE valuta pertanto positivamente l'approccio adottato dalla DG Commercio, che ha invitato il Comitato ad assisterla nell'affrontare i negoziati sui nuovi accordi commerciali dell'UE, come previsto nella Comunicazione della Commissione Europa globale: competere nel mondo dell'ottobre 2006 (COM(2006) 567 def.). |
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1.6 |
Il CESE riafferma il suo obiettivo fondamentale di mantenere e sviluppare — quale partner a pieno titolo della Commissione — un livello elevato di cooperazione e reattività a nome della società civile europea nell'ambito delle sue attività future con la Commissione e con altre grandi istituzioni europee. |
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1.7 |
Il CESE accoglie con piacere questa opportunità di sostenere l'obiettivo fissato dalla Commissione di garantire un maggior grado di monitoraggio e di trasparenza dei negoziati e di estendere, per poi potenziare, la sua collaborazione con la società civile di altri paesi e regioni del mondo coinvolti nei negoziati. |
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1.8 |
Il CESE ritiene, data la sua struttura, di poter svolgere un ruolo attivo in fatto di monitoraggio. La sua esperienza gli consente in particolare di individuare potenziali partner in altri paesi. |
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1.9 |
Il CESE, se da un lato nota che in questo caso la Commissione è interessata a osservazioni e contributi sull'insieme dei negoziati proposti, dall'altro rileva anche che la gamma delle questioni e delle istanze sul tappeto, molte delle quali vengono accennate nel presente parere, è molto vasta. Il CESE raccomanda pertanto con vigore di esaminare ulteriormente e più in profondità alcuni di questi aspetti specifici nell'ambito di singoli pareri da elaborare nel prossimo futuro (ad es. sul lavoro dignitoso e l'accesso al mercato). |
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1.10 |
Il CESE accoglie con favore soprattutto il riaffiorare di considerazioni sociali e ambientali nel mandato negoziale della Commissione e rileva in tal senso che lo sviluppo sostenibile comporta aspetti economici, sociali e ambientali. Il CESE nota inoltre che molte delle questioni presentate come essenzialmente economiche comportano considerazioni connesse alla società civile, perfino quando riguardano la libera circolazione delle persone. |
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1.11 |
In questo approccio bilaterale il CESE ritiene essenziale adottare una base costituita dai diritti fondamentali e universali sanciti dalle norme dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL). Ritiene inoltre che si dovrebbe ricorrere a tali norme per formulare definizioni del «lavoro dignitoso» che siano reciprocamente accettabili e attuabili. |
2. Contesto: l'importanza degli scambi commerciali
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2.1 |
Gli scambi commerciali rappresentano il cuore delle relazioni internazionali. Le interazioni tra paesi si realizzano a diversi livelli, vale a dire tramite:
Tra questi, gli scambi commerciali costituiscono lo strumento più efficace per stabilire contatti solidi e duraturi tra paesi e regioni del mondo, da cui scaturiranno via via altri contatti e altri legami. |
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2.2 |
Gli scambi commerciali e gli investimenti su scala internazionale sono effettivamente i principali motori della crescita economica europea e della dimensione esterna della competitività comunitaria. Come si afferma nella Comunicazione della Commissione Europa globale, «la nostra prosperità dipende dagli scambi commerciali». È altresì importante il fatto che le questioni commerciali figurino tra le competenze piene della Commissione, che in tanti altri settori delle relazioni internazionali può invece nutrire solo aspirazioni politiche. La responsabilità della Commissione resta però in questo caso motivo di preoccupazione e dovrà essere ancora seguita da vicino, man mano che proseguono questi negoziati. |
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2.3 |
Per l'accettazione degli aspetti più positivi e vantaggiosi della globalizzazione, sono in molti a ritenere che sia di fondamentale importanza promuovere gli scambi, un regime di dazi meno oneroso e l'eliminazione di barriere di altra natura agli scambi e agli investimenti. Le maggiori potenze economiche emergenti come Cina, Brasile ed India — tutte inserite nella nuova strategia della Commissione — adottano ora pratiche commerciali meno restrittive, un chiaro segno di come la velocità della globalizzazione stia aumentando in misura esponenziale. Un incremento dei legami economici, prodotto dall'intensificarsi degli scambi commerciali, consente di rafforzare in misura considerevole i contatti tra culture e — fattore che più conta per il CESE — tra società civili di paesi diversi. È opinione diffusa che questi legami contribuiranno altresì a promuovere ed a incoraggiare l'accettazione e lo sviluppo delle buone prassi ambientali, nonché l'incentivazione dello sviluppo sostenibile e l'innalzamento degli standard sociali ed occupazionali. Non si tratta però ancora di un risultato certo: il CESE ritiene che questo processo andrà quindi seguito con attenzione, con il coinvolgimento diretto della società civile. |
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2.4 |
Il CESE attribuisce fondamentale importanza al ruolo della società civile nei meccanismi di attuazione e follow-up di questi aspetti degli accordi connessi allo sviluppo sostenibile. Esso riconosce il vantaggio derivante da un dialogo fondato sulla cooperazione nel favorire un'atmosfera di fiducia tra le parti, dal momento che questo è l'unico modo di affrontare le questioni più delicate. |
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2.5 |
Il CESE accoglie con favore l'inserimento, nel mandato negoziale per i nuovi accordi,dell'importante orientamento che precisa che tali accordi devono mirare a promuovere il rispetto dello sviluppo sostenibile (soprattutto norme sociali e ambientali). Questo mandato va inquadrato nella prospettiva dei grandi problemi planetari: cambiamento climatico, obiettivi del Millennio, riduzione della povertà, lavoro dignitoso, norme sanitarie (principalmente alimentari). |
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2.6 |
Il CESE raccomanda di rilanciare il dibattito in seno alla società civile sulle preferenze collettive, sulle quali si fonda il modello europeo dell'economia sociale di mercato. Nei negoziati bilaterali l'Europa deve mettere in chiaro che sostiene le proprie preferenze collettive per quanto riguarda le questioni sociali, la sicurezza alimentare e l'ambiente. Questa sua posizione trova conferma nella Comunicazione della Commissione dal titolo L'interesse europeo: riuscire nell'epoca della globalizzazione (COM(2007) 581 def.), dell'ottobre 2007, in cui si afferma che «l'UE deve accertarsi che i paesi terzi offrano livelli proporzionati di apertura agli esportatori e investitori UE e che vi siano regole di base che non compromettano la nostra possibilità di tutelare i nostri interessi e di salvaguardare i nostri elevati standard per i prodotti nei settori della sanità, sicurezza, ambiente e protezione dei consumatori». |
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2.7 |
La Commissione ha annunciato che tra breve presenterà nuove idee per affrontare queste sfide fondamentali, alla luce dell'impegno assunto dall'UE di aprire i mercati e garantire una concorrenza equa. Il CESE ritiene pertanto piuttosto urgente andare avanti con gli accordi bilaterali al fine di perseguire un triplice obiettivo politico di protezione, equità e reciprocità, in modo da aprire la strada a una nuova generazioni di accordi. |
3. La comunicazione Europa globale — un sostanziale cambiamento nella politica commerciale dell'UE
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3.1 |
L'approvazione, da parte del Consiglio dei ministri — nell'aprile 2007 — della comunicazione della Commissione dal titolo Europa globale: competere nel mondo rappresenta un evento altamente significativo a livello mondiale. L'UE costituisce uno dei maggiori partner commerciali al mondo, in quanto è responsabile rispettivamente del 26 % e del 17,5 % degli scambi mondiali di servizi e di merci (UE-25 — cifre relative al 2005). La strategia proposta dalla Commissione, se da un lato ribadisce l'impegno dell'UE nei confronti del multilateralismo, dall'altro promuove una nuova generazione di accordi bilaterali e regionali di libero scambio, oltre a mirare all'eliminazione di barriere non tariffarie e normative. |
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3.2 |
Questa nuova impostazione è chiaramente il risultato della mancanza di progressi concreti nel ciclo di negoziati di Doha per lo sviluppo. Essa va pertanto accolta favorevolmente in quanto esprime la volontà di proseguire il programma di liberalizzazione. La Commissione sottolinea a giusto titolo che tale strategia non si sostituisce al multilateralismo, ma costituisce un impegno a mantenere vivo il processo, cosa che il CESE accoglie con favore. La conclusione del ciclo di Doha resta una necessità politica strategica. |
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3.3 |
La Comunicazione Europa globale rappresenta comunque un sostanziale cambiamento di direzione nella politica commerciale comunitaria, il primo dal 1999 a questa parte. Il CESE, però, si è già espresso a favore di detta comunicazione (1), non da ultimo in quanto essa ribadisce l'impegno della Commissione a favore dello sviluppo degli scambi commerciali e l'attaccamento dell'UE al multilateralismo. |
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3.4 |
È importante che gli accordi bilaterali non scoraggino il multilateralismo. Essi dovrebbero pertanto limitarsi a fornire un sostegno all'approccio multilaterale, essere considerati compatibili con tale approccio e in definitiva rafforzarlo. Il CESE considera che eventuali benefici ottenuti a livello bilaterale possono stimolare il processo multilaterale grazie alle discussioni condotte più in profondità e al ravvicinamento delle posizioni prodotto dagli approcci bilaterali. |
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3.5 |
Va rilevato come la complessità della situazione sia stata delineata con grande chiarezza dal prof. Patrick MESSERLIN (2). In alcuni paesi o raggruppamenti regionali di piccole dimensioni, le risorse umane sono così limitate che la scelta tra multilaterale o bilaterale è difficile e determinante. |
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3.6 |
La Commissione deve pertanto negoziare accordi di libero scambio (Free Trade Agreement — FTA) che dimostrino di poter fornire un autentico valore aggiunto. L'approccio bilaterale può consentire un maggior rispetto delle differenze regionali e nazionali rispetto a un accordo multilaterale, che segue per forza un'impostazione più ampia. A questo proposito si rileva inoltre una nuova e chiara attenzione per i cosiddetti tre «temi di Singapore» ancora in sospeso, vale a dire la concorrenza, gli investimenti e la trasparenza degli appalti pubblici, che la Commissione intende ora affrontare nell'ambito dei negoziati FTA proposti, anche se l'UE aveva eliminato questi temi dall'agenda dei negoziati di Doha per lo sviluppo in occasione della conferenza dell'OMC di Cancun. |
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3.7 |
Il CESE sottolinea tuttavia la necessità di modificare l'approccio in termini qualitativi per questa nuova serie di negoziati: non basta infatti riproporre a livello bilaterale le politiche che hanno fallito a livello multilaterale. |
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3.8 |
L'UE deve al tempo stesso rendersi conto che ciascun partner negoziale vorrà comunque procedere a un ritmo e secondo le modalità più consone alle proprie tradizioni. Le differenze di approccio tra Europa ed Asia sono notevoli in numerosi settori e come tali vanno rispettate. Tra i membri dell'ASEAN, poi, vi sono altre ampie differenze, soprattutto nei livelli di sviluppo. L'UE non può estendere l'applicazione dei propri standard senza prima negoziare. |
4. Raccomandazioni generali per i futuri FTA
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4.1 |
La Commissione ha individuato una serie di FTA principali ed altri negoziati commerciali che desidera promuovere, oltre ad alcune aree negoziali importanti, tra cui le barriere tecniche e non tariffarie e i temi di Singapore, con cui intende sviluppare e rafforzare la propria «agenda competitività» per la politica commerciale. I negoziati dovranno comunque essere per quanto possibile a largo raggio, evitando però ad ogni costo accordi che presentino contraddizioni evidenti e standard incompatibili con altri accordi. Il CESE veglierà affinché vengano adottati orientamenti chiari sia negli FTA previsti che in altri negoziati possibili sui temi elencati di seguito. |
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4.2 |
In numerosi paesi gli ostacoli tecnici al commercio impediscono lo sviluppo degli scambi commerciali, la crescita economica e l'accesso ai mercati ben più delle barriere tariffarie (numerosi paesi in via di sviluppo hanno infatti deciso unilateralmente di ammorbidire i loro regimi tariffari in quanto vogliono sviluppare gli scambi e gli investimenti). A tale riguardo i requisiti, specie quelli applicati in materia di salute umana, animale e vegetale, sono regolarmente al centro di controversie, soprattutto perché l'UE mantiene standard tra i più elevati al mondo — che gli altri spesso interpretano come una forma celata di protezionismo. L'UE dev'essere pronta ad intensificare le iniziative di formazione, ad ampliare le capacità già disponibili, e a perpetuare il successo già registrato dai suoi programmi di assistenza tecnica in materia commerciale. |
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4.3 |
Le barriere tariffarie costituiranno un elemento chiave in ciascuno dei tre negoziati principali con la Corea, l'India e i paesi dell'ASEAN. L'India in particolare applica alcune tariffe molto elevate, associate ad ulteriori tributi, vale a dire un dazio addizionale e un dazio addizionale straordinario (Additional Duty e Extra Additional Duty), che sommate creano per determinati prodotti un'aliquota del 550 %. La mancanza di armonizzazione costituisce un problema per i paesi dell'ASEAN, che applicano un'ampia gamma di tariffe differenziate e sistemi di accise discriminatori (3). |
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4.4 |
L'eliminazione del maggior numero possibile di barriere non tariffarie occuperà un posto di primo piano a livello negoziale, anche se in questo caso i problemi di fondo deriveranno da una burocrazia straripante, da una regolamentazione a livello locale tale da scoraggiare l'iniziativa, da una mancanza di impieghi alternativi per il personale in esubero e forse anche dal fenomeno della corruzione. L'OMC stima ad esempio che il 93 % delle importazioni in India sia soggetto a qualche forma di barriera non tariffaria, rispetto invece al 22 % delle importazioni in Brasile (4). Le barriere non tariffarie sono molto consistenti anche nei paesi dell'ASEAN, ma, ancora una volta, la loro portata varia sensibilmente (in Indonesia interessano ad esempio il 31 % delle importazioni e a Singapore solo il 2 %). Nel caso della Corea, tale dato è pari al 25 %. |
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4.5 |
I criteri economici devono avere un'importanza prioritaria — i mercati attuali e futuri devono costituire un fattore determinante per l'elaborazione dei prossimi FTA. |
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4.6 |
Gli accordi devono comprendere praticamente tutte le merci e tutti i servizi, vale a dire almeno il 90 % degli scambi commerciali: l'articolo XXIV dell'Accordo generale sulle tariffe e sul commercio (GATT) specifica che tra i membri di un FTA vanno eliminate praticamente tutte le restrizioni. Qualche eccezione va fatta soprattutto in presenza di un'agricoltura di sussistenza. Tale restrizione non può applicarsi però ai servizi, in cui l'inserimento ottimale costituirà un punto critico. In questo caso la posta in gioco per ciascuna parte negoziale è elevatissima — forse la più facilmente quantificabile in termini commerciali. Perché tutte le parti ottengano il massimo beneficio, di fondamentale importanza sarà — naturalmente — la libera circolazione dei capitali e dei finanziamenti. Gravi problemi sorgono però soprattutto nel caso della circolazione delle persone, in special modo secondo le «modalità» 3 e 4. Per trovare una soluzione soddisfacente a tali problemi occorrerà particolare abilità, soprattutto quando si tratterà di concedere a professionisti qualificati di ciascuno dei partner commerciali un accesso più libero ai singoli Stati membri. La società civile vorrà seguire da vicino l'evoluzione e l'attuazione degli accordi in questo settore. È comprensibile che per tutte le parti negoziali alcuni settori siano più sensibili di altri, ma si dovranno evitare ad ogni costo accordi che siano in contraddizione o incompatibili con qualunque altro accordo già raggiunto. Il CESE appoggia tuttavia l'intenzione della Commissione di lavorare partendo da un elenco positivo, come per i negoziati di Doha, e non da un elenco negativo, come fanno gli Stati Uniti. |
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4.7 |
L'UE dovrebbe promuovere la dimensione internazionale del mercato interno, non da ultimo per incoraggiare l'integrazione economica laddove ciò sia vantaggioso, ad esempio nel caso dei principi contabili, anche per garantire condizioni uniformi a tutte le parti in gioco. |
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4.8 |
Tutti gli FTA dovranno contenere clausole di salvaguardia e un meccanismo per la composizione delle controversie, nonché un certo grado di monitoraggio dell'agenda sociale. Il CESE raccomanda la messa a punto di un meccanismo di composizione rapida delle controversie non tariffarie. Si tratterebbe di un meccanismo bilaterale di conciliazione basato su un dispositivo flessibile, sul modello della rete Solvit già sperimentata all'interno dell'UE. Il CESE ha già affrontato la questione del monitoraggio dell'agenda sociale nel contesto di accordi bilaterali, proponendo di istituire i cosiddetti «osservatori bilaterali comuni» (5). |
5. Raccomandazioni per i futuri accordi commerciali: gli aspetti sociali e ambientali (6)
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5.1 |
Il CESE si compiace in modo particolare del fatto che la Commissione evidenzi l'importanza della giustizia sociale quando afferma che «dobbiamo anche essere consapevoli delle ripercussioni potenzialmente catastrofiche che l'apertura del mercato può comportare per certe regioni e certi lavoratori, soprattutto quelli meno qualificati». Sottolinea inoltre la minaccia pendente del cambiamento climatico e menziona in questo contesto l'energia e la biodiversità. |
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5.2 |
Nell'Uruguay Round la Commissione aveva sostenuto l'idea di una clausola sociale per il commercio mondiale, che però era stata abbandonata anche a causa dell'opposizione dei paesi in via di sviluppo, i quali temevano che dietro questa condizionalità potesse nascondersi una qualche forma di protezionismo. |
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5.3 |
Nell'UE sono tuttavia rimaste vive le preoccupazioni per un possibile dumping sociale, vale a dire lo sfruttamento di salari e di costi sociali artificialmente bassi per esercitare una concorrenza sleale. Il CESE (7) ritiene in particolare che le zone franche di esportazione esistenti nei paesi in cui sono in corso negoziati bilaterali non dovrebbero in alcun caso operare al di fuori dei limiti fissati dalle legislazioni nazionali del lavoro (in materia sociale ed ambientale). Si tratta di un autentico dumping sociale e ambientale. Gli accordi negoziati devono garantire che nessuna impresa, tramite la catena di subappalti, stabilisca obiettivi inferiori alla legislazione nazionale o alle convenzioni fondamentali dell'OIL. |
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5.4 |
Tutti i negoziati bilaterali dovranno poggiare sull'ossatura costituita dai principali impegni internazionali: la dichiarazione dell'OIL del 1998, il vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile del 2005, gli impegni presi nel quadro degli obiettivi del Millennio per la riduzione della povertà e la dichiarazione ministeriale del 2006 sul lavoro dignitoso. |
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5.5 |
Nonostante i punti sensibili e l'assenza di progressi nel perseguire l'agenda sociale a livello multilaterale in sede di OMC, il CESE sollecita la Commissione ad analizzare come affrontare questo tema con un approccio bilaterale. Come si è già detto, infatti, quest'ultimo può risultare più vantaggioso per raggiungere l'obiettivo della Commissione, in quanto garantisce un dialogo maggiormente mirato e attento ai diversi livelli di sviluppo. |
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5.6 |
Cresce il numero di cittadini europei preoccupati per il futuro dell'Europa nell'era della globalizzazione. Da parte sua la Commissione cerca di definire l'«interesse europeo», come risulta dalla relazione di sintesi sull'attuazione della strategia di Lisbona del dicembre 2007. La Commissione insiste sulla dimensione esterna (8): essa rileva la necessità crescente di garantire la parità di condizioni a livello internazionale. Per consolidare la dimensione esterna della strategia di Lisbona, che combina difesa e apertura legittima dell'interesse europeo, la Commissione ha deciso che il dialogo con i paesi terzi sarà approfondito e razionalizzato, con un'attenzione più marcata per le questioni di interesse reciproco, quali l'accesso al mercato, la convergenza delle regolamentazioni, le migrazioni e il cambiamento climatico. Ogni anno essa adotterà una relazione unica sull'accesso al mercato, stilando un inventario dei paesi e dei settori in cui sussistono gravi ostacoli. Il CESE auspica un coinvolgimento della società civile in Europa e dei suoi partner negoziali. A suo avviso ciò dovrebbe restituire visibilità e coerenza alle politiche comunitarie in materia di scambi commerciali, relazioni esterne e aiuti allo sviluppo. |
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5.7 |
Nell'immediato e ai fini dei negoziati commerciali in corso, il CESE ritiene che lo «zoccolo» del capitolo Sviluppo sostenibile (aspetti sociali, ambientali, diritti dell'uomo e governance) sia costituito dalle 27 convenzioni internazionali (9) già individuate dal sistema europeo di preferenze generalizzate in vigore (SPG Plus). Occorre ora fare di tale zoccolo un punto di riferimento comune. La ratifica, l'applicazione e il follow-up di queste 27 convenzioni deve costituire la soglia minima di discussione del capitolo Sviluppo sostenibile nel caso dei negoziati avviati con i paesi asiatici (10). |
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5.8 |
Tenuto conto del diverso livello di sviluppo dei paesi asiatici interessati e della loro capacità amministrativa di applicare in concreto tali convenzioni, il CESE raccomanda una valutazione differenziata di questa condizionalità e un'assistenza finanziaria adeguata alle loro esigenze di recupero. Al tempo stesso, nel caso di paesi più avanzati come la Corea del Sud, questo zoccolo sarà solo un punto di partenza, cui si potranno aggiungere impegni più consistenti. |
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5.9 |
A tal fine gli FTA vanno affiancati da accordi di cooperazione che offrano l'assistenza finanziaria necessaria per l'opera di adeguamento agli standard internazionali. Questo livello di impegno finanziario determinerà in modo significativo la severità dei requisiti, soprattutto in campo ambientale. L'assistenza tecnica sarà tanto più efficace in quanto legata ai risultati ottenuti nell'applicazione di determinate convenzioni. Mediante la concessione di un finanziamento, il monitoraggio degli impegni diventerà così un incentivo al progresso sociale. |
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5.10 |
L'assistenza tecnica sarà destinata anche alla creazione o al potenziamento di enti locali o regionali incaricati di monitorare l'applicazione (ad es. ispettori del lavoro, agenzia per il controllo dei pesticidi, ecc.). Il CESE insiste in particolare sulla necessità di affidare i meccanismi bilaterali di follow-up a organismi locali o regionali in grado di garantire in modo efficace su tutto il territorio la sorveglianza dei produttori e di applicare sanzioni in caso di infrazione. Un vero accesso agli appalti pubblici presuppone altresì un maggior coinvolgimento degli enti territoriali nelle fasi di follow-up e di attuazione. |
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5.11 |
Il CESE auspica che degli studi di impatto sociale e ambientale siano disponibili per ciascun paese sin dalle prime fasi negoziali in modo da offrire ai negoziatori un panorama obiettivo delle possibilità e delle difficoltà di raggiungere con un determinato paese un compromesso realistico. È meglio rallentare il processo negoziale se si vuole garantire un risultato di qualità, tenendo conto degli studi di impatto in corso di esecuzione che consentiranno alla società civile di seguire tale processo in piena trasparenza e di valutare il livello di assistenza finanziaria necessario a raggiungere obiettivi sociali ed ambientali migliori. |
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5.12 |
Per numerosi paesi, una riduzione delle tariffe doganali comporta una perdita di risorse destinate a finanziare i servizi pubblici. Questa questione complessa richiede un ulteriore esame. Negli FTA non dovrebbero pertanto figurare proposte o misure che potrebbero in via diretta o indiretta ostacolare il funzionamento dei servizi pubblici. |
6. Un approccio dinamico nei confronti del lavoro dignitoso negli accordi commerciali dell'UE
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6.1 |
Il CESE ritiene che il lavoro dignitoso, secondo la definizione fornitane dall'OIL, debba diventare un riferimento prioritario negli scambi commerciali a livello europeo e mondiale. Si tratta di un concetto riconosciuto su scala internazionale dai datori di lavoro, dagli Stati e dai lavoratori. La garanzia di un lavoro dignitoso — che comprenda l'impiego, il rispetto dei diritti dei lavoratori, il dialogo sociale e la protezione sociale — è indispensabile per ridurre la povertà e generare un progresso globale (11). |
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6.2 |
I comitati di monitoraggio degli FTA devono sostenere le procedure di dialogo già esistenti, soprattutto nei casi in cui un accordo di associazione preveda già una struttura di dialogo per l'occupazione e gli affari sociali. |
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6.3 |
Il CESE ritiene che i progressi in materia di norme sociali debbano inserirsi nella prospettiva dello sviluppo sostenibile enunciato nel mandato. Nel 1996 era stata riconosciuta la necessità di rafforzare il lavoro congiunto dell'OIL e dell'OMC. Nel 2007 questa volontà di ravvicinamento si è concretizzata in uno studio congiunto sull'occupazione e gli scambi commerciali e dovrebbe proseguire con l'elaborazione di uno studio sul settore informale. Il CESE raccomanda all'UE di tener conto degli interventi dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) a livello regionale per valutare l'impatto dell'integrazione degli scambi commerciali sul lavoro dignitoso e sulla strutturazione delle politiche in materia di occupazione, protezione sociale e diritto del lavoro. Attira l'attenzione dei negoziatori sull'importanza di definire indicatori che siano compatibili con l'agenda per il lavoro dignitoso. |
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6.4 |
Allo stato attuale dei negoziati, il CESE ritiene indispensabile la ratifica (12) e l'applicazione effettiva (con verifica da parte di un gruppo di lavoro congiunto OMC-OIL) delle otto convenzioni fondamentali e auspica che si tenga conto delle altre quattro convenzioni prioritarie sulla salute e la sicurezza e sulle ispezioni del luogo di lavoro; incoraggia inoltre la ratifica del maggior numero possibile di convenzioni pertinenti da parte dei paesi interessati, nel rispetto del principio di differenziazione. |
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6.5 |
Il CESE raccomanda di arricchire la negoziazione di nuovi accordi commerciali con l'introduzione di un piano nazionale a favore del lavoro dignitoso. Incoraggia i paesi asiatici interessati a chiedere l'assistenza dell'OIL per una diagnosi tripartita e a favorire il riconoscimento di questo piano da parte di tutte le istituzioni internazionali. Il CESE auspica l'inserimento del tema dei negoziati bilaterali nel bilancio consuntivo previsto per il 2008 di quanto fatto per dar seguito al documento della Commissione Promuovere un lavoro dignitoso per tutti (COM(2006) 249 def.). |
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6.6 |
I CESE chiede quindi che, nella successiva fase di monitoraggio degli accordi, l'UE fornisca il suo contributo finanziario, accanto a quello degli Stati membri in quanto donatori, per l'attuazione dei piani nazionali per il lavoro dignitoso. Nella sua relazione annuale dedicata a ciascun paese, l'UE dovrebbe attribuire un'importanza speciale all'esercizio dei diritti sindacali e alle raccomandazioni della Commissione riguardo alle norme dell'OIL. |
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6.7 |
Nell'ambito del meccanismo di monitoraggio, il CESE ritiene che le parti sociali a livello regionale e locale debbano essere incoraggiate a fornire il loro contributo alle analisi d'impatto. Raccomanda di creare strutture settoriali per analizzare con attenzione le difficoltà specifiche riscontrate da ciascun settore. |
7. I diritti di proprietà intellettuale (DPI) e il loro rispetto
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7.1 |
Il CESE si compiace dell'attenzione riservata dalla Commissione al rafforzamento delle disposizioni in materia di DPI, nonché le modalità scelte per tale rafforzamento, in particolare l'offerta di sostegno alle PMI e ad altri operatori che intrattengono scambi commerciali con le economie emergenti. L'UE deve necessariamente sviluppare la propria strategia volta a tutelare i DPI e a farli rispettare se vuole raggiungere il proprio obiettivo di ridurre le violazioni in questo campo e limitare la produzione ed esportazione di merce contraffatta. Far rispettare gli accordi in questo caso è fondamentale. L'accordo TRIPS dev'essere applicato dai partner FTA nella sua interezza; nel concludere gli FTA, l'UE dovrebbe pertanto mirare soprattutto a ottenere un serio impegno, da parte dei contraenti, a rispettare la normativa vigente in materia di DPI e a garantire un livello sufficiente di controllo e valutazione dei risultati ottenuti, piuttosto che puntare ad accordi completamente nuovi. Le capacità e le competenze dell'Europa in fatto di R&S, messe giustamente in risalto nella strategia di Lisbona, svolgeranno un ruolo chiave nel mantenere la competitività dell'UE in un mondo in cui le sfide economiche maggiori verranno in misura crescente dai paesi extraeuropei. |
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7.2 |
Nella lotta alla contraffazione il CESE esorta i negoziatori, soprattutto nel caso dell'India, a discutere misure volte a proteggere i consumatori dai rischi legati a tale pratica. Il follow-up dell'accordo dovrà prevedere l'istituzione di un comitato congiunto UE-India sulla contraffazione (su modello di quello già esistente per la Cina) (13). |
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7.3 |
Dal momento che l'India è impegnata nel processo di Heiligendamm (avviato nel luglio 2007) tra il G8 e cinque paesi emergenti per un dialogo strutturato sulla promozione dell'innovazione e la protezione dei DPI, dal punto di vista della società civile sarà utile tener conto del monitoraggio di tale processo nei negoziati bilaterali. |
8. Regole di origine
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8.1 |
Dovrebbe essere consentito il cumulo dell'origine tra i partner con cui l'UE ha concluso un FTA ed andrebbero armonizzate le regole di origine per agevolare gli scambi con questi partner. In assenza di cumulo e di regole di origine armonizzate per gli scambi multilaterali («regole non preferenziali») e le aree di libero scambio («regole preferenziali»), gli operatori economici hanno difficoltà a trarre pieno beneficio dalle tariffe inferiori offerte dagli FTA. Numerosi importatori europei pagano oggi la tariffa piena non preferenziale, invece di quella prevista dall'FTA, per non incorrere in eventuali sanzioni dovute al fatto di accettare certificati di origine di dubbia accuratezza. In questi casi gli FTA non soddisfano l'obiettivo di sviluppare gli scambi. |
9. Appalti governativi, investimenti e norme della concorrenza all'estero
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9.1 |
Nonostante i timori espressi riguardo al ciclo di negoziati di Doha per lo sviluppo e all'opportunità di riproporre ora i temi di Singapore, il CESE accoglie con favore le proposte dettagliate formulate dalla Commissione in merito all'apertura degli appalti pubblici (o «governativi») all'estero, alle norme in materia di investimenti, concorrenza e aiuti di Stato, date le pratiche restrittive applicate in questi campi da molti dei maggiori partner commerciali dell'UE. Come già precisato, vale la pena stipulare un FTA se esso apporta un valore aggiunto visibile. |
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9.2 |
Il CESE ricorda che esiste un gruppo di lavoro OMC sugli appalti governativi che consente ai paesi schierati su posizioni simili di effettuare progressi consensuali in materia sotto gli auspici dell'OMC, offrendo così la possibilità di imprimere nuovo slancio senza forzare i paesi ad andare oltre quanto si sentono in grado di fare o di affrontare. Questa formula potrebbe essere adottata anche per gli accordi bilaterali. |
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9.3 |
«Quello degli appalti pubblici», si afferma nella comunicazione Europa globale, «è un ambito che presenta importanti potenzialità non ancora valorizzate appieno per gli esportatori dell'UE». Gli appalti governativi sono particolarmente importanti per gli esportatori comunitari che operano in numerosi settori dei mercati emergenti. Di fronte all'esempio offerto dall'FTA stipulato dall'UE con il Cile, il CESE considera pertanto le norme pattuite nell'accordo sugli appalti governativi (GPA) del 1994 come il livello minimo da perseguire: l'UE in questo caso offre ai paesi terzi assistenza tecnica ed altri interventi volti a creare capacità (capacity building), qualora ciò sia necessario per consentir loro di onorare l'accordo. Il CESE rileva che questo è l'obiettivo dei negoziati portati avanti dagli Stati Uniti e si rallegra che, in base alle assicurazioni fornite dalla Commissione, l'UE condivida tale obiettivo. Il CESE non si illude certo che si tratti di un obiettivo facile da raggiungere, soprattutto con l'India, in cui gli appalti sono di competenza statale e non federale. |
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9.4 |
Analogamente, il miglioramento delle condizioni degli investimenti nei paesi terzi sarà un fattore importante al fine di garantire la crescita sia nell'UE che nei «paesi beneficiari». Un gran numero, se non la maggioranza dei partner commerciali dell'UE mantiene un elevato livello di protezione contro gli investimenti diretti esteri applicando regimi discriminatori, procedure di autorizzazione che comportano elevati costi amministrativi e/o burocratici, a cui si aggiungono troppi settori completamente o parzialmente inaccessibili agli investimenti europei soprattutto nel settore dei servizi (banche, finanze, assicurazioni, servizi giuridici, telecomunicazioni, distribuzione al dettaglio e trasporti). Il punto cruciale dei negoziati sarà eliminare le restrizioni inutili, nonché garantire che i negoziati stessi e il processo avviato successivamente siano perfettamente trasparenti e che la relativa procedura di autorizzazione adottata dal partner FTA sia equa, rapida ed efficiente. Il CESE rileva che il modello di FTA adottato dagli Stati Uniti nei loro negoziati prevede un approccio molto ampio, che comprende tra l'altro la tutela degli investitori. |
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9.5 |
Il CESE accoglie con favore il desiderio dell'UE di inserire nei negoziati FTA alcune disposizioni in materia di concorrenza. Numerosi problemi connessi agli investimenti e alle agevolazioni degli scambi derivano dalla mancanza, in determinati paesi, di regimi di concorrenza adeguati, il che ostacola e distorce gli scambi commerciali mondiali, e i flussi di investimenti sono spesso frenati da distorsioni del mercato prodotte dall'assenza di concorrenza (o da gravi carenze in fatto di applicazione delle regole). Si tratta, ancora una volta, di questioni fondamentali di governance mondiale. Entrambi gli accordi stipulati con il Sud Africa e il Cile prevedono la cooperazione tra la Commissione e le autorità locali responsabili della concorrenza. La Commissione dovrebbe mirare ad inserire negli FTA disposizioni in questo senso, pur trattandosi di un obiettivo difficile da raggiungere (con la possibile eccezione dell'accordo con la Corea del Sud). |
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9.6 |
Il CESE accoglie con favore la rinnovata attenzione della Commissione per una strategia di accesso ai mercati, assieme all'impegno di concentrare le risorse in determinati paesi e di stabilire priorità chiare in materia di eliminazione delle barriere non tariffarie e di altra natura in paesi prioritari. |
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9.7 |
Il CESE rileva infine che è attualmente in corso la revisione degli strumenti di difesa commerciale che, a suo avviso, devono mantenere un ruolo protettivo anche negli accordi bilaterali (misure antidumping, antisovvenzione e di salvaguardia). |
10. Agevolazione degli scambi
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10.1 |
Il quarto tema di Singapore — l'agevolazione degli scambi — menzionato nella Comunicazione, costituisce tuttora parte integrante dell'agenda di Doha. A quanto risulta, la bozza dell'accordo OMC sull'agevolazione degli scambi dovrebbe essere prossima all'adozione. Ciò dovrebbe contribuire in modo sostanziale alla fissazione di standard di base per la gestione degli scambi commerciali alle frontiere/dogane su scala mondiale, nonché ridurre il rischio di un intervento governativo imprevedibile. Tale accordo dovrebbe prevedere tra l'altro procedure accelerate e semplificate per lo svincolo/sdoganamento delle merci, procedure di ricorso ed appello, la pubblicazione della regolamentazione commerciale, la riduzione al minimo di tasse e imposte, e soprattutto l'introduzione di uno «sportello unico» — ovverosia un incremento esponenziale dell'informatizzazione delle procedure doganali. Ciò — da solo — dovrebbe ridimensionare considerevolmente le sovrapposizioni, i costi e i tempi, soprattutto nei casi in cui numerosi uffici ministeriali diversi richiedano informazioni pressoché identiche. Tale provvedimento dovrebbe risultare particolarmente importante nei negoziati con l'India. Secondo i dati forniti dalla Banca mondiale (14), sono necessari in media dieci giorni per esportare merci dall'India (contro 7 dal Brasile) e 41 giorni per importare merci in India (contro 24 in Brasile). Forti discrepanze sono riscontrabili anche tra i paesi dell'ASEAN — in particolare tra Singapore e la Tailandia. Il CESE sollecita la Commissione a compiere quanto in suo potere per garantire la conclusione di questo accordo, anche in caso di blocco totale dei negoziati di Doha. Ciò dovrebbe a sua volta portare all'adozione di standard più elevati nell'ambito di procedure frontaliere e doganali più semplici, efficienti ed economiche. |
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10.2 |
I primi a beneficiare di questo accordo sarebbero i paesi privi di sbocchi sul mare: nel loro caso, infatti, una procedura trasparente e informatizzata consentirebbe di eliminare eventuali perdite e ritardi nelle fasi in cui le merci transitano per un paese terzo perché dirette verso o provenienti da uno scalo portuale. |
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10.3 |
Le piccole imprese sono quelle maggiormente esposte ai costi doganali delle transazioni commerciali e spesso non dispongono della massa critica necessaria (in termini di economie di scala, volume delle vendite, reti di distribuzione, mezzi di trasporto, ecc.) per affrontare gli elevati costi doganali derivanti dai ritardi amministrativi, dalla corruzione e da altri fattori, con il risultato di perdere potenziali mercati. Le PMI degli Stati membri trarrebbero particolari benefici da un accordo sulle agevolazioni degli scambi. Nel breve periodo le PMI potrebbero ottenere maggiori vantaggi da un accordo ambizioso in materia che non da riduzioni tariffarie. |
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10.4 |
A prescindere dai progressi che compirà il ciclo di Doha, il CESE auspica pari attenzione sia per i negoziati FTA sull'agevolazione degli scambi che per gli altri tre temi di Singapore. |
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10.5 |
Il CESE prende atto del successo registrato dai programmi di assistenza tecnica in materia commerciale della Commissione, che hanno realmente contribuito a sviluppare la capacità dei paesi terzi, da un lato, di rispettare le condizioni conseguenti all'adesione all'OMC e, dall'altro, di soddisfare gli elevati requisiti derivanti dal fatto sia di esportare merci e servizi verso l'UE che di beneficiare degli investimenti comunitari. Nel quadro di tali programmi si potrà sfruttare l'esperienza tecnica di altri organismi internazionali sotto l'egida delle Nazioni Unite (ad es. l'Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (UNIDO), l'Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale (OMPI) e il Centro internazionale per il commercio (ITC)): ciò consentirà di accrescere la visibilità dell'UE e di promuovere la cooperazione tra istituzioni internazionali. Questo aspetto diventerà particolarmente significativo se si vogliono coinvolgere maggiormente i paesi dell'ASEAN più arretrati, oltre ad essere importante per registrare dei progressi in America Latina. |
11. Il ruolo della società civile
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11.1 |
Il CESE accoglie con piacere l'obiettivo della Commissione volto a garantire un maggior livello di monitoraggio e di trasparenza dei negoziati e ad estendere — per poi sviluppare — la sua collaborazione con la società civile degli altri paesi e regioni del mondo partecipanti ai negoziati. In materia di monitoraggio il CESE ritiene, data la sua struttura, di poter svolgere un ruolo attivo. La sua esperienza gli consente in particolare di individuare potenziali partner in altri paesi. Il coinvolgimento di tali partner contribuirà, a sua volta, a rafforzare il loro ruolo in patria. |
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11.2 |
Nell'ambito dei negoziati per gli accordi di partenariato economico (APE) con i paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico) al CESE è stato dato mandato, in virtù dell'accordo di Cotonou, di organizzare consultazioni e riunioni con i gruppi d'interesse economico e sociale; il mandato è stato poi allargato nel 2003 al monitoraggio dei negoziati, su richiesta dell'allora commissario europeo per il commercio estero Pascal LAMY. Con l'attiva partecipazione dei negoziatori della Commissione, tale impegno si è tradotto in due riunioni l'anno del comitato di monitoraggio ACP-UE, uno o due seminari regionali l'anno e conferenze generali a Bruxelles, con delegati provenienti da tutti i paesi ACP. Come risultato delle consultazioni, l'APE concluso con i Caraibi prevede sia un capitolo sociale e ambientale, sia l'istituzione di un comitato consultivo della società civile incaricato di monitorare l'attuazione dell'accordo e di riesaminarne tutti gli aspetti economici, sociali e ambientali. |
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11.3 |
Quanto ai proposti accordi di associazione con le regioni andine e dell'America centrale, dal 1999 a questa parte si è instaurato un dialogo regolare con rappresentanti della società civile organizzata dell'America Latina e dei Caraibi — nell'aprile 2008 è prevista la quinta riunione. Tale dialogo è stato avviato per garantire il contributo della società civile ai vertici biennali tra l'UE e l'America Latina. Il CESE intrattiene inoltre contatti frequenti con il Forum consultivo economico e sociale del Mercosur, il Consiglio consultivo dei lavoratori andini, il Consiglio consultivo imprenditoriale andino e il comitato consultivo della società civile in seno al Sistema di integrazione centroamericana. |
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11.4 |
Il CESE partecipa altresì alle Tavole rotonde UE-India e UE-Cina, al cui interno esso rappresenta l'UE. La prima Tavola rotonda è stata istituita nel 2001 e la seconda nel giugno 2007. Entrambe tengono riunioni periodiche. Il loro operato è già stato riconosciuto in occasione dei vertici annuali. Il CESE ha inoltre contatti a livello di società civile con i Consigli economici e sociali (CES) della Corea del Sud e della Tailandia tramite l'Associazione internazionale dei consigli economici e sociali e istituzioni analoghe (Aicesis). |
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11.5 |
Il CESE spera di poter collaborare all'organizzazione di riunioni periodiche di consultazione della società civile a livello regionale sui negoziati commerciali, avvalendosi dei suoi numerosi contatti a tale livello e della sua lunga esperienza di monitoraggio dei negoziati APE. Il CESE propone di organizzare seminari od altri incontri periodici per consultare i gruppi di interesse economico e sociale nei paesi e nelle regioni interessati, all'occorrenza nell'ambito delle Tavole rotonde esistenti. I negoziatori dell'UE (e i loro interlocutori) sarebbero invitati a riferire in merito allo stato dei negoziati e ad ottenere un feedback dai rappresentanti della società civile europea e dei paesi terzi. Il CESE potrebbe inoltre affiancare l'attività della Commissione favorendo la partecipazione di rappresentanti europei e di paesi terzi al processo di valutazione dell'impatto sulla sostenibilità (Sustainability Impact Assessment — SIA) attualmente in corso e fornendo accesso diretto per via elettronica a tutti i suoi contatti in seno alla società civile dei paesi e delle regioni interessati. |
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11.6 |
Il CESE dovrebbe dedicare attenzione agli organi e alle procedure utilizzati per monitorare le questioni più delicate in materia di sviluppo sostenibile. A suo avviso un dialogo bilaterale regolare dovrebbe avvalersi delle raccomandazioni formulate dai diversi meccanismi creati nell'ambito delle 27 convenzioni internazionali di cui al punto 5.7, facendo tesoro tra l'altro delle osservazioni della società civile o analizzando i risultati delle valutazioni non finanziarie condotte paese per paese dalla Banca mondiale o dalle agenzie di rating. La società civile deve altresì condurre una valutazione preliminare dei diversi meccanismi di follow-up interessati. |
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11.7 |
Nel caso della Corea, il CESE raccomanda di far ricorso alle relazioni elaborate periodicamente dall'OCSE, soprattutto per quanto concerne la moratoria conclusa con le parti sociali fino al 2010. |
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11.8 |
La responsabilità sociale delle imprese (RSI), definita come un'espressione dello sviluppo sostenibile a livello di impresa, può contribuire su base volontaria al rispetto degli impegni sociali e ambientali contenuti nei nuovi accordi commerciali. Questo approccio riprenderebbe in particolare i circa 50 accordi quadro internazionali già negoziati in grandi imprese spesso di origine europea, i quali contribuiscono a promuovere il concetto di lavoro dignitoso grazie all'esemplarità del dialogo sociale portato avanti in alcune filiali di queste imprese nei paesi partner e costituiscono un elemento di attrattiva per la manodopera locale qualificata. Il fatto che grandi multinazionali o filiere di un settore produttivo specifico si impegnino in materia di RSI fornisce un impulso all'intera catena di valore (fornitori e subappaltatori), soprattutto nei grandi paesi emergenti come la Cina. Il CESE raccomanda di inserire nell'agenda dei comitati di monitoraggio degli accordi commerciali la questione dell'etichettatura sociale e ambientale in modo da offrire un'informazione di qualità ai consumatori e rispondere alle esigenze di tracciabilità. |
Bruxelles, 22 aprile 2008.
Il presidente
del Comitato economico e sociale
Dimitris DIMITRIADIS
(1) Parere CESE 804/2007 sul tema Sfide e opportunità per l'Unione europea nel contesto della globalizzazione, 31 maggio 2007 (relatore: MALOSSE — REX/228).
(2) Patrick A.MESSERLIN, Assessing the EC Trade Policy in Goods — Jan Tumlir Policy Essay, Bruxelles, ECIPE, gennaio 2007.
(3) CBI Briefing Paper, marzo 2007.
(4) OMC, Market Access: Unfinished Business — Post Uruguay Round Inventory, 2003.
(5) Parere CESE in merito alla Comunicazione della Commissione — La dimensione sociale della globalizzazione — Il contributo della politica dell'UE perché tutti possano beneficiare dei vantaggi (relatori: ETTY e HORNUNG-DRAUS, REX/182).
(6) Cfr. nota 1.
(7) Parere CESE in merito alla Comunicazione della Commissione Il partenariato per la crescita e l'occupazione: fare dell'Europa un polo di eccellenza in materia di responsabilità sociale delle imprese, dicembre 2006 (relatrice: PICHENOT — SOC/244).
(8) Comunicazione della Commissione Relazione strategica sulla strategia di Lisbona rinnovata per la crescita e l'occupazione:il nuovo ciclo (2008-2010) Stare al passo con i cambiamenti dell'11.12.2008.
(9) L'elenco è fornito in allegato.
(10) La tabella che illustra il livello di ratifica delle convenzioni internazionali da parte dei paesi asiatici è fornita in allegato.
(11) Cfr. nota 5.
(12) Cfr. nota 10.
(13) Cfr. anche parere CESE sul tema Le diverse misure politiche, al di là di finanziamenti adeguati, atte a contribuire alla crescita e allo sviluppo delle piccole e medie imprese (relatore: CAPPELLINI, INT/390).
(14) Banca mondiale, Doing Business 2007, settembre 2006.