27.10.2007   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 256/88


Parere del Comitato economico e sociale sul tema Innovazione: l'impatto sulle mutazioni industriali e il ruolo della BEI

(2007/C 256/17)

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 6 luglio 2006, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno, di elaborare un parere d'iniziativa su: Innovazione: l'impatto sulle mutazioni industriali e il ruolo della BEI.

La commissione consultiva per le trasformazioni industriali, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 20 giugno 2007, sulla base del progetto predisposto dal relatore TÓTH e dal correlatore CALVET CHAMBON.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 11 luglio 2007, nel corso della 437a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 138 voti favorevoli, 1 voto contrario e 3 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1

Dopo avere esaminato i rapporti tra l'innovazione e le mutazioni industriali, nonché le numerose iniziative realizzate a livello europeo e nazionale in tali settori, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha deciso di elaborare un parere di iniziativa per analizzare gli aspetti del sistema di innovazione che possono favorire la conversione diretta dei risultati della ricerca in risultati commerciali, il rafforzamento e lo sviluppo dell'industria e dell'economia europee, e formulare raccomandazioni in materia.

1.2

Il CESE considera degno di nota il fatto che in numerosi Stati e regioni esiste una stretta correlazione tra il successo dell'innovazione e l'apertura della società e del sistema di istruzione. Dato che nel nostro secolo l'innovazione è presente, e addirittura decisiva, non soltanto nell'economia, ma in tutte le attività, le risorse umane possono diventare un importante fattore di crescita. Il CESE ritiene che tale fattore diverrà sempre più decisivo in quanto catalizzatore dello sviluppo, e che pertanto l'innovazione debba innanzitutto poggiare su un'ampia base di istruzione e di formazione, conformemente ai criteri dell'apprendimento permanente, e avvalersi in quest'ottica di un accesso equo a basi di conoscenza caratterizzate da fonti e contenuti aperti.

1.3

Il CESE considera essenziale che le imprese realizzino, tra l'innovazione, la politica delle risorse umane e i settori della conoscenza, delle sinergie che non soltanto fungano da base per l'innovazione, ma ne consentano anche il pieno sviluppo. Contemporaneamente occorre fare in modo che la ristrutturazione industriale si adatti in maniera flessibile ai cambiamenti delle strutture occupazionali e che vengano garantite le risorse finanziarie necessarie a tal fine.

1.4

Il CESE ritiene molto importante che aumentino la visibilità, la presenza e la risonanza positiva presso l'opinione pubblica dei progetti di innovazione che hanno avuto successo. Il ruolo innovativo svolto dalla società riveste grande importanza nell'intera catena dell'innovazione. Accanto all'innovazione tecnologica risulta almeno altrettanto importante quella non tecnologica, che consiste per esempio in nuovi modelli di gestione aziendale, in una migliore programmazione, nello sviluppo qualitativo dell'organizzazione del lavoro e delle competenze. L'innovazione nel campo dell'organizzazione e dello sviluppo organizzativo è in generale necessaria affinché il potenziale di innovazione tecnologica si realizzi nel modo migliore possibile.

1.5

Le parti sociali e gli altri soggetti e organizzazioni della società civile hanno già adesso un ruolo molto importante per quanto riguarda la percezione, il consolidamento e l'accettazione della spinta all'ammodernamento che deriva dall'innovazione; si ritiene tuttavia che tale funzione vada rafforzata includendovi tra l'altro la definizione delle priorità strategiche e delle politiche.

1.6

Il CESE è convinto che per risolvere il paradosso europeo — una posizione molto avanzata nella ricerca di base, ma un ritardo nello sfruttamento pratico commerciale dei risultati raggiunti — occorra, più che un aumento della percentuale del PIL destinata al sostegno delle attività di ricerca e sviluppo, una trasformazione della struttura di tali spese. Bisogna intensificare gli sforzi in termini di spesa, ma anche dedicare maggiore attenzione ai nuovi approcci.

1.6.1

Negli Stati membri il versante dell'offerta rimane spesso dominante nel settore della ricerca e sviluppo: in altri termini l'offerta combinata di risultati delle attività di ricerca è maggiore della richiesta proveniente dalle imprese. È necessario rafforzare il versante della domanda, limitando i rischi inerenti all'attività imprenditoriale, creando condizioni più favorevoli alla ricerca nelle imprese, trasformando il contesto dell'attività imprenditoriale e stimolando la cooperazione tra le università, gli istituti di ricerca e le imprese.

1.6.2

Per accrescere la capacità di innovazione sostenibile delle imprese occorre fare, a livello sia europeo che nazionale e regionale, degli sforzi coordinati nei campi del finanziamento, della ricerca e dello sviluppo, della politica industriale e fiscale, dell'istruzione, della protezione dell'ambiente, dei mezzi di informazione e della comunicazione.

1.6.3

Il CESE ritiene che occorra considerare una soluzione che viene già utilizzata a livello degli Stati membri e che consiste nel fare in modo che le imprese che hanno una propria attività di sviluppo o che commissionano tale attività a istituti di ricerca possano accedere, attraverso manifestazioni di interesse, a finanziamenti aggiuntivi, provenienti sia dai bilanci pubblici che da fonti private.

1.7

Il Comitato sottolinea che il riconoscimento e la protezione del valore della proprietà intellettuale nell'UE sono sempre meno all'altezza delle esigenze crescenti della concorrenza a livello mondiale. Bisogna continuare a riconoscere l'importanza di pubblicare i risultati della ricerca scientifica e il ruolo della valutazione che ne deriva; in altri termini, l'importanza del «mercato della scienza». Parimenti, se si vogliono trovare delle soluzioni nel campo dello sfruttamento commerciale e del brevetto dei risultati della ricerca, far rispettare i diritti di proprietà intellettuale e far meglio valere gli interessi comunitari, è necessario dedicarsi con maggiore attenzione a tali questioni, adottando soluzioni globali. Il CESE considera importante che, parallelamente allo sviluppo del diritto comunitario, gli Stati membri considerino quali strumenti utilizzare per sviluppare la tutela dei diritti di proprietà intellettuale, tra l'altro attraverso il monitoraggio istituzionale del loro sfruttamento e una migliore cooperazione all'interno dell'UE.

1.8

Il CESE ritiene che per promuovere l'innovazione e far crescere la competitività in modo dinamico e in un'ottica di sviluppo sostenibile sia necessario creare delle funzioni di gestione dell'innovazione strategica e trovare delle soluzioni per la formazione dei ricercatori e degli esperti di impresa in questo settore. È particolarmente importante integrare le tecnologie dell'informazione e della comunicazione nei programmi di istruzione (1), affinché l'insegnamento on-line riservi una particolare attenzione alla gestione dell'innovazione e allo sviluppo dei relativi sistemi di incentivazione e delle condizioni organizzative.

1.9

A giudizio del Comitato, nell'interesse dell'innovazione bisogna sforzarsi di allineare gli assi prioritari delle mutazioni industriali con quelli della formazione e della riqualificazione professionale, consentendo una reazione tempestiva, anche nel quadro della formazione, alle esigenze e alle mutazioni del mercato. Occorre inoltre adoperarsi affinché, in aggiunta alla libera circolazione dei ricercatori, anche il dispositivo di gestione dell'innovazione sia caratterizzato da un'adeguata mobilità e si avvii un'ampia cooperazione tra i responsabili esecutivi delle istituzioni dell'innovazione e quelli dei parchi scientifici e tecnologici.

1.10

Il CESE ritiene che le strutture direzionali e organizzative in grado di accrescere l'efficacia dei trasferimenti tecnologici svolgano un ruolo particolare nel promuovere la mutazione delle strutture industriali. I parchi industriali, scientifici, tecnologici e i centri tecnologici sono strumenti estremamente importanti per garantire l'indispensabile consulenza e assistenza, mentre i laboratori sono assolutamente necessari affinché le piccole e medie imprese (PMI) vengano lanciate, avviino la propria attività, acquisiscano quote di mercato e stiano al passo con il progresso tecnologico. Perché le imprese dispongano delle condizioni necessarie per l'innovazione, a costi relativamente moderati e con contenuti di livello soddisfacente, è sempre più necessario che gli organismi preposti al trasferimento delle tecnologie funzionino in rete, in modo che i compiti logistici vengano svolti per mezzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. È importante che la Commissione rifletta su differenti modalità di rinnovamento di tali strutture, in particolare incoraggiando lo sviluppo di poli di tecnologie scientifiche (di competitività) e di centri della conoscenza. Occorre assegnare ai poli scientifici (di competitività), che comprendono università, parchi scientifici o tecnologici e centri di incubazione o tecnologici, un ruolo chiave nella realizzazione delle priorità di sviluppo dell'UE, e bisogna inoltre favorire la creazione di tali strutture.

1.11

Il CESE ritiene che gli obiettivi sui quali l'UE ha fortemente insistito, come l'ambizione della strategia di Lisbona di fare dell'Europa in un ragionevole lasso di tempo l'area più competitiva del mondo, non si riflettano nelle discussioni sul bilancio, e tanto meno nel bilancio approvato. La Commissione dedica ad alcuni programmi di ricerca e sviluppo importanti strumenti, ma il ruolo e il peso di tali strumenti non crescono nella misura auspicata. Tali programmi svolgerebbero il loro ruolo in maniera veramente efficace se, negli Stati membri, il loro impatto si moltiplicasse ed essi generassero dei programmi conformi alle caratteristiche dei differenti paesi. Ciò, tuttavia, non si verifica; il CESE ritiene necessario che la Commissione riesamini il proprio sistema di gestione dell'innovazione, fornendo un sostegno utile a garantire un migliore coordinamento degli sforzi degli Stati membri e ad accrescere l'effetto moltiplicatore delle risorse destinate alle attività di ricerca e sviluppo, tenendo conto in particolare delle priorità di sviluppo dell'Unione europea.

1.12

Per quanto riguarda la questione del finanziamento, il CESE accoglie con favore i molteplici sforzi compiuti dalla Banca europea per gli investimenti (Gruppo BEI) per contribuire al vigore e alla capacità di innovazione dell'economia europea sul versante sia dell'offerta che della domanda. Il CESE fa osservare che si tratta solo di uno dei vari strumenti finanziari: occorre che il bilancio europeo garantisca risorse finanziarie all'innovazione, conformemente a quanto è stato deciso nella strategia di Lisbona. Occorre d'altro canto un contributo di simili proporzioni da parte degli Stati membri e delle regioni.

1.13

Il Comitato ritiene che le esperienze fatte sinora confermino l'effetto moltiplicatore (leverage) dovuto al funzionamento del Gruppo BEI. Proprio per questa ragione invita il Gruppo BEI a verificare continuamente e con attenzione le proprie capacità di produrre tale effetto e ad operare in coordinamento con la Commissione europea, e in generale con i singoli istituti finanziari, per massimizzare tale effetto leva.

1.14

A giudizio del Comitato il Gruppo BEI dispone di enormi possibilità, sia come istituzione finanziaria pubblica che come fornitore di servizi. Il Comitato raccomanda al Gruppo BEI di ampliare la propria attività nel campo della gestione finanziaria di base, estendendola, al di là delle sole risorse comunitarie, a quelle del mercato privato di capitali.

2.   Un'Europa moderna e favorevole all'innovazione

2.1

La comunicazione della Commissione COM(2006) 589, pubblicata in occasione della riunione informale dei capi di Stato e di governo svoltasi a Lahti (Finlandia) il 20 ottobre 2006 su iniziativa della presidenza finlandese, tratta a vario titolo le questioni relative all'impatto dell'innovazione sulla mutazione del tessuto industriale. Secondo la comunicazione, l'Europa e gli Stati membri dispongono di varie risorse nel campo dell'innovazione, ma risentono di alcune contraddizioni: gli europei investono ed innovano, ma spesso non convertono le loro invenzioni in prodotti, posti di lavoro e brevetti nuovi. Nascono numerose piccole imprese altamente innovative, ma difficilmente esse divengono grandi imprese di successo a livello mondiale; inoltre in taluni settori, come quello delle telecomunicazioni, l'adozione di innovazioni (TIC) ha provocato ingenti guadagni di produttività, mentre in altri, come risulta da vari esempi, così non è stato. Nei settori dell'innovazione e delle mutazioni industriali non si può fare a meno di una legislazione seria e flessibile in materia di registrazione di brevetti e di proprietà intellettuale. A tale scopo, occorrerebbe riesaminare la proposta di regolamento del Consiglio sul brevetto comunitario del 1o agosto 2000, per adattarla meglio a una realtà economica in rapida trasformazione (vedere in particolare le licenze obbligatorie e le cause di estinzione del brevetto comunitario). Occorrono di conseguenza procedure intese ad agevolare le diverse applicazioni industriali e/o commerciali dei brevetti registrati e a riconoscere la proprietà intellettuale dell'innovazione prodotta da ogni soggetto — ricercatore, quadro o ingegnere — o da parte di gruppi di soggetti, anche se fanno parte di una struttura amministrativa o imprenditoriale e l'innovazione è distinta da tale struttura.

2.2

L'innovazione può esercitare un impatto ottimale sulla trasformazione del tessuto industriale purché esista un dispositivo che articoli in modo coordinato gli strumenti relativi rispettivamente ai livelli dell'impresa, del settore, della regione, dello Stato membro e dell'UE, e purché questo dispositivo fornisca strumenti di facile accesso e utilizzazione alle entità che fanno parte del processo, che possono essere imprese, lavoratori dipendenti, istituti d'istruzione e di ricerca, o anche altre organizzazioni di attori interessati.

2.3

A livello dell'impresa, i motori proattivi dell'innovazione sono in particolare: (i) la gestione strategica dell'innovazione; (ii) la gestione strategica delle risorse umane; (iii) lo sviluppo delle competenze; (iv) l'utilizzo di nuovi metodi di organizzazione del lavoro; (v) gli accordi d'innovazione a livello dell'impresa. Il passaggio da un'organizzazione del lavoro rigida ad una più dinamica, che metta l'accento sul rispetto e la valorizzazione delle competenze e delle capacità di ogni lavoratore e professionista, e che orienti la scelta di questi ultimi tra i programmi di formazione continua e/o di riqualificazione professionale, non può che favorire la conoscenza e l'innovazione come pure una produzione più ampia e generalizzata di idee innovative.

2.4

A livello dell'impresa, i fattori attivi di gestione dei cambiamenti sono soprattutto: (i) la valutazione delle competenze e i piani personalizzati di carriera; (ii) l'esternalizzazione dei servizi; (iii) la formazione continua e la riqualificazione; (iv) gli accordi collettivi ed i piani sociali relativi alla riorganizzazione dell'impresa.

2.5

I seguenti elementi possono essere considerati come strumenti proattivi utilizzabili a livello sia settoriale che regionale: (i) gli sviluppi di sistemi produttivi locali (cluster); (ii) le reti e i partenariati d'innovazione; (iii) i parchi scientifici, tecnologici ed industriali e i poli d'innovazione; (iv) le strategie d'innovazione regionali e i piani di sviluppo regionali, come pure le istituzioni che ne garantiscono l'attuazione; (v) le regioni della conoscenza.

2.6

La Commissione europea verifica costantemente in quali settori l'innovazione in Europa appaia più efficace.

2.7

Il Comitato fa d'altronde osservare che per nessun settore si può escludere una crescita repentina della capacità di innovazione e un aumento della parte rappresentata dal valore aggiunto. È opportuno promuovere tutte le idee innovative relative a nuove utilizzazioni dei materiali, allo sviluppo delle tecnologie e di nuovi prodotti e all'affermazione di nuove qualità e di un nuovo valore aggiunto.

2.8

I governi degli Stati membri sono in grado di favorire in modo proattivo l'impatto dell'innovazione innanzitutto attraverso la definizione delle politiche nazionali di loro competenza in materia di occupazione, industria, innovazione, protezione dell'ambiente, istruzione e commercio, ma anche mediante il coordinamento di tali politiche a tutti i livelli dell'amministrazione pubblica. In questo processo appare chiaro quale sia il valore aggiunto derivante da un partenariato con le parti sociali e con gli attori della società civile organizzata. Sempre a livello nazionale, è necessario insistere sui seguenti elementi: (i) ricerca e sistema di previsione per individuare nuove fonti di occupazione; (ii) programmi di formazione continua e di riqualificazione; (iii) strategia per l'istruzione e la formazione permanente; (iv) creazione, nella regolamentazione del mercato del lavoro, di condizioni favorevoli alla qualificazione ed alla mobilità.

2.9

Le forme innovative di cooperazione transfrontaliera possono rivestire un ruolo di catalizzatore particolarmente importante e specifico nel settore dell'innovazione e della trasformazione del tessuto industriale. A tale riguardo, occorre sottolineare l'importanza delle iniziative tecnologiche comuni (JTI), delle nanotecnologie, dei farmaci innovativi, delle cellule di idrogeno e di combustibile, dei sistemi informatici di bordo, del settore aeronautico e del traffico aereo, dei sistemi di monitoraggio globali dell'ambiente e della sicurezza. Vanno inoltre ricordate le piattaforme tecnologiche europee, come pure l'utilità di un loro ulteriore sviluppo. Potrebbe risultare particolarmente opportuno, ad esempio, diffondere a largo raggio le esperienze della piattaforma tecnologica europea dell'acciaio, di quella per il carbone pulito e della piattaforma tecnologica Waterborne, che hanno già dato buona prova di sé.

2.10

A livello delle istituzioni europee, occorre articolare in modo coordinato e proattivo l'attuazione e lo sviluppo dei seguenti elementi: (i) la strategia di Lisbona; (ii) la strategia per lo sviluppo sostenibile; (iii) il partenariato per la crescita e l'occupazione; (vi) il dialogo sociale europeo (settoriale ed intersettoriale); (v) i programmi comunitari in materia di ricerca e sviluppo, innovazione, occupazione, istruzione e formazione permanente; (vi) la politica regionale comunitaria, (vii) il Fondo sociale europeo (FSE), il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR); (viii) l'Osservatorio europeo del cambiamento; (ix) un sistema europeo di previsione di nuove fonti di occupazione.

2.11

L'iniziativa relativa alla creazione di un Istituto europeo di tecnologia (IET) (2) appare promettente. Nel quadro del presente parere occorre sottolineare che la fase attuale dello sviluppo del quadro di funzionamento di quest'istituto, cioè la fase iniziale, è la più idonea a far sì che lo IET contribuisca realmente a tradurre l'innovazione in nuovi prodotti e posti di lavoro.

2.12

Fra le iniziative della Commissione europea riveste particolare importanza la comunicazione COM(2006) 728 def., del 22 novembre 2006, intitolata Per un utilizzo più efficace degli incentivi fiscali a favore della R&S.

2.13

Altrettanto importante è l'iniziativa della Commissione europea che mira a favorire la R&S e l'innovazione, e che riguarda le norme in materia di aiuti di Stato (3).

2.14

Il CESE concorda che è particolarmente importante: (i) creare le basi di un ruolo propulsore dell'Europa nelle tecnologie strategiche del futuro; (ii) adottare misure a livello di base per rafforzare sensibilmente i legami tra il mondo dell'università, della ricerca e dell'impresa; (iii) migliorare le condizioni generali.

2.15

Per quanto riguarda le condizioni generali, occorre prestare una particolare attenzione ai seguenti elementi: (i) il mercato interno unico; (ii) il finanziamento dell'innovazione; (iii) la proprietà intellettuale nel XXI secolo; (iv) il sostegno alle relazioni commerciali ed economiche esterne delle imprese dell'UE nell'ottica di accedere ai mercati dei paesi terzi.

2.16

Occorre anche eseguire quanto prima delle valutazioni settoriali, onde rendere più vantaggiose possibile le condizioni specifiche dei vari settori. Nel quadro di questo processo sarà necessario dedicare particolare attenzione ai seguenti elementi: (i) i punti di vista sulle PMI; (ii) i contributi alla realizzazione della strategia di Lisbona; (iii) la realizzazione di reti tra le regioni.

3.   Il ruolo del Gruppo Banca europea per gli investimenti

3.1

Il CESE fa osservare che per rendere quanto più possibile favorevole l'impatto dell'innovazione sulle trasformazioni industriali è necessario disporre dell'intera gamma di strumenti di finanziamento e fare in modo che essi funzionino in modo armonizzato. Ogni prodotto dei mercati finanziari e dei capitali dev'essere accessibile, indipendentemente dal fatto che sia stato creato da un'impresa finanziaria di stampo tradizionale, da poteri pubblici regionali o nazionali, o dall'Unione europea. Gli strumenti di finanziamento devono essere disponibili lungo tutto il processo di innovazione e fino al termine dell'operazione, in modo da garantire le risorse necessarie per stimolare l'avanzamento tecnologico e una logica di mercato del tipo push/pull. Nell'ampio contesto del finanziamento, il presente parere si dedica in particolare ad uno degli attori chiave di questo settore, il Gruppo Banca europea per gli investimenti, che associa gli strumenti della Banca europea per gli investimenti (BEI) e quelli del Fondo europeo per gli investimenti (FEI).

3.2

Fra i principali obiettivi della BEI e del FEI figura il rafforzamento dei risultati economici e dell'innovazione in Europa. Per realizzare quest'obiettivo, che costituisce un contributo alla strategia di Lisbona e all'azione europea per la crescita, saranno mobilitati e sviluppati meccanismi di finanziamento adeguati. L'iniziativa Innovazione 2010 (i2i) costituisce il principale contributo della BEI al processo che mira a rendere l'Europa più innovativa e più competitiva, con l'obiettivo di concedere prestiti per un ammontare di 50 miliardi di euro nel corso del decennio per sostenere progetti d'investimento in tutta Europa, nei settori dell'istruzione e della formazione, della ricerca, sviluppo e innovazione (RDI), delle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni avanzate (compresi i mezzi audiovisivi e i loro contenuti) e dei servizi in linea.

3.2.1

Il valore contrattuale dei progetti che dal 2000 in poi hanno ricevuto il sostegno di i2i ammontava a 46 miliardi di euro a fine 2006, il che fa pensare che l'obiettivo di 50 miliardi nel 2010 potrebbe essere superato. Inoltre, al fine di convogliare le risorse finanziarie verso i prodotti, le procedure e i sistemi di punta ed innovativi, la BEI ha accresciuto la capacità di erogazione di finanziamenti utilizzabili per investimenti avvalendosi del meccanismo di finanziamento strutturato (Structured Finance Facility — SFF), il cui impiego non è limitato ad obiettivi di ricerca e sviluppo. In tale strumento rientra il sostegno a progetti e persone impegnate nella creazione di imprese che rappresentano un rischio di credito tanto più elevato in quanto non hanno valore d'investimento. Per finanziare le attività d'investimento sviluppate dalle PMI, la BEI realizza linee di credito con intermediari finanziari adeguati.

3.2.2

Per soddisfare le necessità specifiche delle PMI vengono inoltre sviluppate transazioni innovative, tra l'altro sotto forma di meccanismi a rischio condiviso e/o concorso di strumenti di sostegno nazionali e regionali con prodotti della BEI. Questa si concentra specificamente sulle PMI tramite capitale di rischio e garanzie. Gli interventi del FEI integrano il sostegno fornito dalla BEI alle PMI.

3.2.3

Per quanto riguarda l'accesso delle PMI al credito, va notato l'impatto negativo dell'Accordo di Basilea II. In generale tale Accordo stabilisce obblighi specifici per il sistema bancario, obbligando le banche a determinare un rating per ciascuna PMI che faccia una richiesta di concessione di credito. Per il calcolo di questo rating le PMI devono mettere a disposizione un insieme molto più ampio di informazioni quantitative, ma anche qualitative. Le PMI che non possiedono sistemi informativi del tipo ERP (enterprise resource planning) non saranno in grado di fornire tutte le informazioni necessarie. Poiché tali sistemi ERP sono molto costosi, la grande maggioranza delle PMI non ne dispone e questo le mette in condizione di non essere selezionate per la concessione di crediti a condizioni vantaggiose, fatto che influisce negativamente sul loro sviluppo. Si invitano la BEI e la Commissione europea a seguire con attenzione e a monitorare il livello di accesso delle PMI ai finanziamenti di cui hanno bisogno e la relazione di tale livello con gli effetti innescati dall'Accordo di Basilea II.

3.3

Il sostegno all'innovazione fornito dal Gruppo BEI presuppone lo sviluppo di modalità di finanziamento e prodotti nuovi ed adeguati al profilo di rischio delle varie operazioni. Parallelamente, al fine di aumentare il valore aggiunto e le sinergie tra i vari strumenti di finanziamento della Comunità, sono in fase di avvio nuove iniziative congiunte tra il Gruppo BEI e la Commissione, tramite partenariati con programmi finanziati dall'Unione europea come il Settimo programma quadro (7PQ) ed il Programma per la competitività e l'innovazione (PCI). Per quanto tali iniziative congiunte non si limitino alla struttura di finanziamento a rischio condiviso (risk sharing finance facility — RSFF), che nascerà a partire dal 2007, né alle nuove iniziative realizzate dal FEI nel quadro del PCI, entrambi questi esempi le illustrano bene.

3.4   La struttura di finanziamento a rischio condiviso (RSFF)

3.4.1

La struttura di finanziamento a rischio condiviso (RSFF) è un'iniziativa recente ed innovativa, istituita congiuntamente dalla Commissione europea e dalla Banca europea per gli investimenti allo scopo di favorire in Europa gli investimenti destinati alle attività di ricerca, sviluppo tecnologico, dimostrazione e innovazione, in particolare quelli del settore privato, predisponendo delle garanzie adeguate sui crediti che coprono i progetti europei più rischiosi nel campo dell'innovazione. Questo nuovo dispositivo è inteso ad agevolare — grazie alla condivisione dei rischi tra la Comunità europea, la BEI ed i finanziatori dei progetti di ricerca e sviluppo — l'accesso al credito da parte delle attività che presentano un profilo di rischio più elevato della media. Il sostegno fornito dalla BEI nel quadro della RSFF sarà accessibile ai ricercatori europei a titolo di integrazione dei fondi del Settimo programma quadro.

3.4.2

La RSFF, che opererà secondo lo stesso sistema su cui si fonda attualmente il meccanismo di finanziamento strutturato della BEI, si comporrà di due aspetti, finanziati rispettivamente dal contributo della Commissione europea (attraverso il Settimo programma quadro) e dalla BEI, ciascuna per un importo fino ad un massimo di 1 miliardo di euro per il periodo 2007-2013. Le risorse del Settimo programma quadro potranno essere utilizzate tra l'altro per finanziare progetti di ricerca, di sviluppo e di dimostrazione, quelle della BEI invece per progetti d'innovazione. In relazione a questi due aspetti possono essere impiegate somme che vanno fino a 2 miliardi di euro come fondo di copertura dei rischi, consentendo quindi di finanziare in misura maggiore programmi di ricerca, sviluppo e innovazione dotati di un profilo di rischio più elevato della media; ciò significa che la BEI, secondo le aspettative, dovrebbe fornire un finanziamento complementare in grado di generare un effetto leva che potrebbe raggiungere i 10 miliardi di euro. La RSFF mira a sostenere iniziative europee di ricerca come il forum strategico europeo sulle infrastrutture di ricerca (ESFRI), la piattaforma tecnologica europea, l'iniziativa tecnologica comune o anche i progetti intrapresi nel quadro dell'Agenzia europea per il coordinamento della ricerca (Eureka).

3.4.3

Basandosi sull'idea di una condivisione dei rischi tra la Comunità, la BEI e i beneficiari, la RSFF costituisce uno strumento complementare di finanziamento della ricerca, dello sviluppo e dell'innovazione. Essa apre quindi una vasta gamma di opportunità tanto al settore privato quanto alla comunità della ricerca e completa il novero degli strumenti disponibili per il finanziamento delle attività di ricerca, sviluppo e innovazione. La RSFF conferisce alla BEI la possibilità di elaborare dei prodotti finanziari che pongono rimedio alle debolezze del mercato e rispondono alle esigenze specifiche di ogni settore e di ogni gestore di progetto, estendendo così la gamma dei potenziali beneficiari di finanziamenti. La RSFF sarà accessibile a persone giuridiche di qualsiasi dimensione e statuto, in particolare grandi imprese, imprese di dimensione intermedia (mid-caps), PMI, organizzazioni di ricerca, università, strutture di collaborazione, imprese comuni o strutture ad hoc (Special Purpose Vehicles). Tramite accordi di condivisione di rischi con il settore bancario, la RSFF contribuirà a migliorare la capacità globale degli attori finanziari di sostenere le attività di ricerca, sviluppo e innovazione, in particolare nei settori delle PMI.

3.4.4

Il Consiglio Competitività del luglio 2006 ha deciso di assegnare alla RSFF un importo iniziale di 500 milioni di euro fino alla revisione intermedia del Settimo programma quadro, onde garantire che questo programma di finanziamento possa essere avviato rapidamente e con una massa critica sufficiente in termini di risorse finanziarie. È possibile che da qui al 2013 vengano stanziati a carico del bilancio comunitario altri 500 milioni di euro, in funzione delle valutazioni intermedie e di una stima delle potenziali richieste rivolte al nuovo strumento. Mentre le condizioni generali relative all'utilizzo dei fondi ed alle norme di gestione della RSFF, compresi i requisiti di ammissibilità, la regolamentazione e la ripartizione del rischio tra istituzioni, sono definite nei programmi Cooperazione e capacità del Settimo programma quadro, le misure particolareggiate saranno regolate da un accordo bilaterale tra la Commissione europea e la BEI, siglato il 5 giugno 2007.

3.5   Il sostegno all'innovazione da parte del FEI

3.5.1

Il FEI svolge i compiti che gli sono affidati dai suoi azionisti (BEI e Commissione europea) o da terzi (a livello degli Stati membri) a sostegno dell'innovazione e del finanziamento delle PMI, conformemente agli obiettivi della Comunità. Alla fine del 2006 le transazioni del FEI ammontavano a 15 miliardi di euro, di cui 11,1 miliardi destinati a garanzie e 3,7 miliardi ad operazioni di capitale di rischio.

3.5.2

La strategia di Lisbona, che mira a rafforzare la competitività europea, costituisce uno dei principali motori delle attività del FEI (essendo quest'ultimo l'unico organismo dell'UE per il finanziamento delle PMI). Con 3,7 miliardi di euro investiti in 244 fondi di capitale di rischio, il FEI ha contribuito a colmare il divario esistente in materia d'innovazione, esercitando un effetto leva che suscita finanziamenti di circa 20 miliardi di euro a favore di PMI e di nuove imprese in forte crescita (alcune delle quali costituiscono dei successi su scala mondiale come Skype, Bluetooth/Cambridge Silicon Radio e Kelkoo). Nelle conclusioni della presidenza, il Consiglio europeo del marzo 2005 ha incoraggiato il FEI a differenziare le attività a favore del finanziamento dei trasferimenti tecnologici. Nel 2006 sono state firmate le prime operazioni di trasferimenti tecnologici per attività di concessione di licenze e spin-off.

3.5.3

Nel quadro delle nuove prospettive finanziarie, il FEI è incaricato della gestione del Programma per la competitività e l'innovazione (PCI) ed è uno dei principali attori dell'iniziativa Jeremie. Entrambi i programmi mirano a promuovere il finanziamento delle PMI e l'ingegneria finanziaria.

3.5.3.1

Il PCI, che costituisce uno degli strumenti essenziali dell'UE nel campo delle PMI e dell'innovazione, fornisce capitale di rischio (anche per il finanziamento del trasferimento tecnologico, di reti di investitori provvidenziali o business angels e dell'eco-innovazione) e assicura alle PMI l'accesso a meccanismi di garanzia.

3.5.3.2

Nel quadro dell'iniziativa Jeremie (Joint European Resources for Micro to Medium Enterprises — Risorse europee congiunte in favore delle microimprese e delle PMI) le amministrazioni nazionali e regionali possono scegliere di impiegare le risorse che provengono dal FESR sotto forma di strumenti finanziari adeguati e rispondenti ad una logica di mercato, come fondi propri, capitale di rischio, garanzie o prestiti. L'iniziativa Jeremie è stata concepita in modo da ottimizzare i finanziamenti del FESR favorendo la mobilitazione di risorse complementari e con un'attuazione agevolata da un quadro normativo più flessibile. Nel 2007, l'aumento del capitale del FEI dovrebbe completare le risorse del PCI e di Jeremie. Si stima che entro il 2013 più di un milione di PMI avranno beneficiato degli strumenti finanziari del FEI.

3.5.3.3

Grazie al loro elevato effetto leva (ad esempio, 1 euro proveniente dal bilancio comunitario mobilita fino a 50 euro per le PMI tramite l'attività di garanzia) e all'importante ruolo di catalizzatore che svolgono nei confronti degli attori finanziari (in particolare i fondi di capitale di rischio), gli strumenti finanziari della Comunità vanno considerati come una delle migliori pratiche nel quadro dell'agenda di Lisbona. Per assicurare un maggiore ricorso alle applicazioni tecnologiche nel quadro del PCI, occorrerebbe rivolgersi alle università e alle PMI e mettere maggiormente l'accento sulle attività volte a favorire l'identificazione del capitale intellettuale, sulle autorizzazioni ed il loro rilascio, sugli accordi di cooperazione e sul profitto che ne deriva. La riuscita di questa azione deve essere garantita tramite l'iniziativa Jeremie, analogamente alle regolamentazioni relative ai finanziamenti e agli aiuti di Stato.

3.5.4

Nel 2006, la BEI ed il FEI hanno deciso di effettuare operazioni congiunte consistenti in particolare nel combinare linee di credito della BEI con garanzie del FEI per le PMI innovative. È probabile che tali operazioni proseguano, in particolare nel quadro di Jeremie.

Bruxelles, 11 luglio 2007

Il presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Dimitris DIMITRIADIS


(1)  Cfr. il parere CESE del 13.9.2006 sul tema Il contributo della formazione permanente basata sulle tecnologie dell'informazione alla competitività europea, alle trasformazioni industriali e allo sviluppo del capitale sociale (CCMI/034).

(2)  COM(2006) 604 def.

(3)  Regolamento della Commissione (CE) n. 364/2004 del 25.2.2004 recante modifica del regolamento (CE) n. 70/2001, GU L 63 del 28.2.2004.