13.7.2007   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 161/28


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l'Istituto europeo di tecnologia

COM(2006) 604 def./2 — 2006/0197 (COD)

(2007/C 161/06)

Il Consiglio, in data 20 dicembre 2006, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 157, paragrafo 3, del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla proposta di cui sopra.

Il Comitato ha deciso di incaricare la sezione specializzata Mercato unico, produzione e consumo di preparare i lavori in materia.

Vista l'urgenza dei lavori, il Comitato economico e sociale europeo, in data 14 marzo 2007, nel corso della 434a sessione plenaria, ha nominato relatore generale PEZZINI e ha adottato il seguente parere con 93 voti favorevoli, 2 voti contrari e 1 astensione.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1

Ottenere risultati tecnico-scientifici di eccellenza e convertirli in potenziale economico competitivo è una premessa indispensabile per garantire il nostro futuro, ad esempio in riferimento alle nanotecnologie, alla società dell'informazione e alle questioni energetiche e climatiche, per conservare e migliorare la nostra attuale posizione sulla scena internazionale e per non pregiudicare, anzi per rafforzare il modello sociale europeo.

1.2

Il Comitato ha sempre valutato positivamente ogni iniziativa tesa a:

rafforzare le capacità di innovazione della Comunità e degli Stati membri,

favorire un approccio integrato al triangolo della conoscenza (1),

consolidare i rapporti tra il mondo accademico e quello imprenditoriale,

sostenere tutti gli sforzi intesi a promuovere la ricerca e l'innovazione,

estendere il partenariato pubblico-privati nell'ambito della RST,

incrementare l'accesso delle PMI alle nuove conoscenze.

1.3

Il CESE appoggia con forza e convinzione l'idea di creare uno strumento, come l'Istituto europeo di tecnologia (IET) allo scopo di contribuire allo sviluppo di un'istruzione, di un'innovazione e di una ricerca di qualità, incoraggiando la cooperazione e l'integrazione tra i centri d'eccellenza europei nel campo dell'industria e della ricerca universitaria e scientifica.

1.4

Il Comitato sottolinea l'importanza di uno sviluppo coerente della proposta di IET con la sua base giuridica, intesa in particolare ad «accelerare l'adattamento dell'industria alle trasformazioni industriali, promuovere un ambiente favorevole all'iniziativa e allo sviluppo delle imprese di tutta la Comunità, e segnatamente delle piccole e medie, promuovere un ambiente favorevole alla cooperazione tra le imprese, e infine favorire un miglior sfruttamento del potenziale industriale delle politiche di innovazione, di ricerca e di sviluppo tecnologico (2)».

1.5

Secondo il Comitato, però, per avere successo questo nuovo strumento integrato di conoscenza, ricerca e innovazione deve riuscire a caratterizzarsi e a differenziarsi rispetto agli altri strumenti comunitari integrati già esistenti, come ad esempio le piattaforme tecnologiche europee, le iniziative congiunte europee, le reti europee d'eccellenza, i progetti integrati o gli schemi europei di master avanzati (3).

1.6

Il Comitato è consapevole del fatto che sarebbe improprio stabilire dei semplici parallelismi tra il futuro IET e un istituto come lo statunitense Massachusetts Institute of Technology (MIT), dal momento che quest'ultimo non è mai stato un progetto federativo d'eccellenza, bensì una università d'eccellenza caratterizzata dalla presenza di una «MIT corporation», affiancata da una società di gestione degli investimenti (Investment management company). Eppure, il successo di istituzioni come il MIT mostra che l'eccellenza è il risultato di un processo evolutivo basato sui giusti principi e su un sostegno adeguato.

1.7

Il Comitato ritiene però che il futuro IET, se vuole divenire un performer e un world class player, cioè un modello di riferimento e un simbolo di performance dell'eccellenza europeo, deve andare al di là della funzione di mero integratore di risorse.

1.8

A questo fine, la sua concezione, la sua struttura e le sue articolazioni dovranno non solo rispondere appieno e con coerenza alle finalità prescritte dal Trattato, che ne costituiscono la base giuridica essenziale, ma anche sviluppare una cultura tecnico-scientifica della competenza e dell'eccellenza capace di attrarre i migliori studenti e di forgiare i migliori scienziati e ingegneri. È questo un presupposto essenziale per la creazione di nuova conoscenza e di innovazione costante.

1.9

Secondo il Comitato, è importante non arrestarsi all'idea di un «faro della conoscenza di prestigio internazionale» (4), ma è necessario anche il dinamismo di tutti gli attori interessati per sviluppare un marchio di eccellenza che caratterizzi ogni singola comunità della conoscenza e dell'innovazione (CCI), per cercare di conseguire risultati concreti aventi un'incidenza sul mercato:

in termini di trasferimento della conoscenza e dei ritrovati della ricerca in una reale innovazione di mercato,

grazie alla creazione di nuove imprese all'avanguardia della competitività,

attirando e formando esperti di levatura internazionale,

promuovendo una nuova occupazione stabile e qualificata.

1.10

Le strutture e le articolazioni dell'Istituto dovrebbero essere concepite e realizzate in modo da:

essere orientate verso il mondo degli affari e del lavoro europeo, intensificando gli sforzi per una società della conoscenza,

essere sintonizzate con la dimensione economica e sociale del modello comunitario,

avere una forte caratterizzazione internazionale, per poter attrarre ricercatori e imprese da tutto il mondo.

1.10.1

La formula dell'impresa comune potrebbe essere presa in debita considerazione.

1.11

Quanto meno nei primi tempi, il successo dell'IET dipenderà in gran parte dall'attribuzione di finanziamenti sufficienti da parte della Comunità e degli Stati membri, i quali però non andrebbero sottratti agli altri programmi adottati in materia di ricerca e innovazione.

1.11.1

A parere del Comitato, nel futuro IET acquisteranno sempre più importanza, da una parte, i meccanismi di incentivazione dei brevetti e i regimi di trattamento della proprietà intellettuale e, dall'altra, la capacità di reperimento dei fondi di finanziamento privati: questi ultimi dovranno essere largamente prevalenti, rispetto a quelli comunitari, per non sottrarre risorse agli altri programmi, soprattutto a quelli destinati alla ricerca e alla innovazione.

1.11.2

Per quanto riguarda le risorse finanziarie, a parere del Comitato sarebbe necessario prevedere una dotazione iniziale di risorse comunitarie, che potrebbero essere reperite nell'ambito delle risorse aggiuntive nell'ambito della revisione intermedia del VII Programma Quadro comunitario di RSTD, mentre una parte consistente dovrebbe provenire, pro quota, dagli Stati membri. Senza trascurare le possibilità di attivare le azioni BEI, per le reti d'innovazione e per la ricerca universitaria

1.12

Altrettanto importanti sono, a parere del CESE, le capacità che saprà sviluppare l'Istituto nel mercato della conoscenza, dell'innovazione e della ricerca per assicurare un'interazione via via crescente tra l'Istituto stesso e le sue diramazioni, e cioè le comunità della conoscenza e dell'innovazione (CCI).

1.12.1

Ciò potrà avvenire anche attraverso grandi manifestazioni pubbliche, organizzate dal sistema IET, tese a valorizzare un label di eccellenza unico, concepito come una struttura a rete, decentrata in termini di attrazione e diffusione delle risorse della conoscenza e dell'innovazione.

1.12.2

L'innovazione e il successo sono il risultato di un equilibrio delicato tra procedure finalizzate al raggiungimento di obiettivi specifici e la libertà del singolo di mettere a punto idee e concetti nuovi da sottoporre al banco di prova della concorrenza. Rispondere a criteri di assicurazione di qualità standardizzati a livello europeo deve essere alla base dell'azione di ricerca, conoscenza e innovazione di tutta la struttura a rete IET. Senza un'interazione ispirata al mercato tra ricerca, innovazione e industria, la ricerca finanziata con fondi pubblici avrà solo un impatto limitato sull'economia.

1.13

Il sistema di selezione delle reti di imprese, dei centri di ricerca, dei laboratori e delle università, candidati a divenire CCI, dovrebbe essere, secondo il Comitato, improntato al principio del bottom-up e fondarsi su criteri chiari e trasparenti, tra i quali l'eccellenza e il successo professionale, le capacità e le esperienze nei processi di trasferimento delle tecnologie, soprattutto verso le PMI.

1.13.1

In ogni caso, il nuovo status di CCI non dovrebbe essere considerato acquisito a tempo indeterminato, ma venire sottoposto a periodiche valutazioni sulla qualità e sui risultati concreti ottenuti, ferma restando la necessità di un appropriato periodo di sviluppo.

1.14

Il Comitato ritiene altresì che il «sistema» IET dovrebbe puntare all'occorrenza a integrare una serie di centri d'eccellenza già presenti nell'UE e preliminarmente selezionati, evitando però di divenire una sovrastruttura burocratica di appoggio a tali centri; per questo motivo esso dovrebbe mirare a valorizzare maggiormente la componente industriale e di ricerca interdisciplinare, sia all'interno dei suoi organi statutari che in quelli di selezione.

1.14.1

A questo proposito sarebbe opportuno creare una «società di gestione degli investimenti IET» che consenta di proporsi in termini innovativi rispetto alle tradizionali carenze che, spesso, contraddistinguono i rapporti industria/accademia/ricerca.

1.15

Maggiore chiarezza, infine, è necessaria, a parere del Comitato, per quanto riguarda la definizione e il rilascio dei diplomi IET da parte delle reti CCI e dello IET stesso. Almeno per un periodo iniziale sufficientemente lungo, il rilascio dei diplomi dovrebbe restare appannaggio ma anche responsabilità di quelle università e/o politecnici degli Stati membri che siano stati selezionati come partner nell'ambito di ogni singola CCI. Una volta soddisfatte le condizioni minime, i loro diplomi potrebbero fregiarsi del label IET.

1.16

L'attribuzione del label EIT ai diplomi delle reti CCI, dovrebbe avvenire, a parere del Comitato, a condizione che gli studi e le ricerche effettuate si siano svolti in almeno tre istituti differenti di tre Stati membri, per assicurare una dimensione europea interdisciplinare al diploma stesso; abbiano dimostrato un sufficiente impatto potenziale di innovazione; e, infine, vengano asseverati dall'IET centrale.

1.17

Per quanto attiene allo statuto dell'IET, il Comitato ritiene opportuno affiancare al consiglio d'amministrazione/comitato direttivo (5), previsto nella proposta di statuto della Commissione, un comitato di sorveglianza composto dai rappresentanti degli Stati membri e presieduto da un rappresentante della Commissione, un comitato esecutivo composto da due rappresentati ciascuno del mondo delle imprese, dei centri di ricerca e delle università e presieduto dal presidente del consiglio d'amministrazione, da un direttore amministrativo e da un rettore.

2.   Introduzione

2.1

Il rapporto a medio termine presentato al Consiglio europeo della primavera del 2005 Lavorare insieme per la crescita e l'occupazione: il rilancio della strategia di Lisbona  (6) aveva individuato alcuni principi fondamentali per il rilancio, quali il carattere mirato delle iniziative da prendere, la vasta partecipazione, la condivisione degli obiettivi e infine l'esistenza di livelli di responsabilità ben definiti.

2.2

Tra gli elementi integranti della strategia di Lisbona è stato altresì individuato quello della diffusione della conoscenza, da attuare grazie a un sistema di istruzione di elevata qualità. In particolare, l'Unione europea deve adoperarsi affinché le università europee possano competere con le migliori università del mondo: ma perché questo avvenga, si deve realizzare lo Spazio europeo dell'istruzione superiore, attraverso il quale risulta più facile creare e diffondere la conoscenza in tutto il territorio dell'Unione.

2.3

Per contribuire a realizzare tale obiettivo, la Commissione aveva dichiarato la sua intenzione di proporre la creazione di un «Istituto europeo di tecnologia» e la sua volontà di impegnarsi perché le università europee divenissero competitive a livello internazionale, dal momento che le «strategie esistenti, in materia di finanziamento, gestione e qualità, risultano ancora inadeguate di fronte alla sfida di quello che è diventato un mercato globale per gli accademici, per gli studenti e per la stessa conoscenza».

2.4

Il Comitato ha avuto modo di pronunciarsi a più riprese in merito a questa problematica (7), sostenendo tra l'altro, nel suo parere esplorativo Verso la società europea della conoscenzaIl contributo della società civile organizzata alla strategia di Lisbona  (8), la necessità di creare uno Spazio europeo comune della conoscenza basato sulla cooperazione nei campi dell'apprendimento, dell'innovazione e della ricerca. In tale parere il CESE invitava altresì il mondo imprenditoriale, le istituzioni finanziarie e le fondazioni private ad assumersi le loro responsabilità e ad aumentare gli investimenti nell'economia della conoscenza, sostenendo tra l'altro degli accordi di partenariato pubblico-privati (PPP) a livello europeo.

2.5

Negli Stati Uniti d'America, il MIT, creato a Boston nel 1861, conta oggi circa 10.000 studenti e un corpo professorale di circa 10.000 persone impegnate in un sistema multidisciplinare di alta qualità, che spazia dall'economia al diritto, dall'architettura all'ingegneria, dalle tecniche di gestione alla matematica e fisica, alla biologia. Il MIT costa più di 1.000 milioni di dollari l'anno, ma nella cosiddetta «Lista di Shanghai», che elenca le migliori università del mondo (9), occupa ben il quinto posto.

2.6

Per quanto riguarda l'Europa, entro il 2010 dovrebbero essere raggiunti gli obiettivi fissati dal Processo di Bologna, vale a dire l'iniziativa lanciata dall'Unione europea nel 1999 per poter armonizzare i vari sistemi di istruzione superiore europei con lo scopo di creare un'Area europea dell'istruzione superiore e di promuovere a livello mondiale il sistema europeo di istruzione superiore, con i seguenti obiettivi:

adozione di un sistema di titoli agevolmente leggibili e comparabili,

convergenza dei sistemi di istruzione, da articolare su 3 cicli principali (laurea, master, dottorato),

consolidamento del sistema di crediti didattici, basato sul sistema ECTS (10), acquisibili anche in contesti disciplinari diversi,

promozione della mobilità (per studenti, docenti, ricercatori e personale tecnico-amministrativo) e contestuale rimozione degli ostacoli ad una piena e libera circolazione,

promozione della cooperazione, nell'ambito della valutazione della qualità, su scala europea,

promozione nell'istruzione superiore di una indispensabile dimensione europea, che incida sui piani di studio, sulla cooperazione fra istituzioni universitarie, sulla mobilità, sui piani integrati, sulla formazione e sulla ricerca.

2.7

Il 26 settembre 2006 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulla creazione di un Quadro europeo delle qualifiche (11), che prende in considerazione il processo di Bologna e quello di Copenaghen del 2002 e si basa sulla promozione di una maggiore cooperazione europea, in materia di istruzione e formazione professionale, finalizzata ad una serie di risultati concreti (12).

2.8

Nel 2005 la Commissione ha pubblicato il secondo rapporto sui progressi verso gli obiettivi di Lisbona nell'istruzione e nella formazione (13): in esso si evidenzia, tra l'altro, la difficoltà di aumentare il numero dei laureati in Europa, la necessità di aggiornare e integrare le conoscenze, le competenze e le qualifiche nel corso della vita attiva attraverso sistemi di istruzione permanente avanzati e infine l'esigenza di aumentare gli investimenti pubblici in istruzione e formazione superiore integrandoli con investimenti privati nonché di formare professori e personale didattico di alta qualità e competenza, nella misura necessaria al ricambio generazionale (circa 1.000.000 di persone nel periodo 2005-2015).

2.9

Nel 2006 è stato completato, in ambito OCSE, uno studio concepito dal lato della domanda (14) e intitolato Programme for International Student Assessment (PISA) (15), che fornisce un quadro generale delle caratteristiche, delle attitudini e delle capacità degli studenti di utilizzare le conoscenze acquisite.

2.10

Le debolezze del sistema educativo universitario europeo sembrano provenire principalmente da quattro cause (16):

eccessiva uniformità: non vi sono una flessibilità e una diversità sufficienti per soddisfare le nuove richieste,

«insularità»: le università operano troppo spesso in una «torre d'avorio», con collegamenti inadeguati con il mondo degli affari e con la società,

sovraregolamentazione: troppo spesso le università non possono modernizzarsi a causa dell'esistenza di rigide regolamentazioni nazionali,

sottofinanziamento: la spesa dell'Europa per la ricerca e per l'istruzione e la formazione si colloca ad un livello inferiore a quello dei suoi diretti concorrenti. Per colmare tale gap l'UE dovrebbe spendere 150 miliardi di euro l'anno, cioè una somma superiore all'intero bilancio comunitario (17).

2.11

I principali problemi a carattere generale ai quali si vorrebbe porre rimedio con la creazione di un Istituto europeo di tecnologia sono i seguenti:

basso livello degli investimenti per l'insegnamento superiore e per la R&S e loro scarsa concentrazione in poli di eccellenza in grado di affrontare la concorrenza internazionale,

insufficienza degli strumenti e livelli di conversione dei risultati della conoscenza e della R&S in attività economiche competitive e in posti di lavoro, rispetto ai grandi concorrenti dell'UE,

carattere poco innovativo dei modelli di governance e di organizzazione degli istituti europei di ricerca e di istruzione superiore, spesso poco flessibili e sovraregolamentati,

assenza di un approccio integrato al triangolo «educazione/ricerca/innovazione»,

incapacità di attrarre e mantenere in modo adeguato i migliori docenti e discenti.

2.12

Nella sua risoluzione sul bilancio annuale 2007, il Parlamento europeo, se da un lato si è espresso a favore dell'idea di accrescere le potenzialità del triangolo della conoscenza (istruzione, ricerca e innovazione) e di rafforzarne i vincoli, dall'altro si è mostrato scettico circa la creazione del nuovo Istituto europeo di tecnologia che, a suo avviso, «potrebbe mettere a repentaglio o sovrapporsi a strutture già esistenti e potrebbe pertanto non rappresentare il modo più efficace di utilizzare i finanziamenti in questo ambito» (18).

2.13

Dal canto suo, il Consiglio europeo del 15-16 giugno 2006 ha, per contro, ribadito che «la creazione dell'Istituto europeo di tecnologia (IET), che coopererà con le istituzioni nazionali esistenti, costituirà una misura importante per colmare il divario esistente tra l'insegnamento superiore, la ricerca e l'innovazione, insieme a altre misure che favoriranno le reti e le sinergie tra i poli d'eccellenza in materia d'innovazione e di ricerca in Europa», e ha invitato la Commissione a presentare «una proposta ufficiale relativa alla sua creazione». In risposta a tale invito, la Commissione ha presentato nel novembre 2006 la proposta oggetto del presente parere (19), che fa seguito alle sue due comunicazioni precedenti in materia (20).

2.13.1

Successivamente, il Consiglio europeo del dicembre 2006 ha confermato l'orientamento positivo evidenziato in precedenza.

3.   La proposta della Commissione

3.1

L'idea che sta all'origine della proposta di regolamento della Commissione per la creazione dello IET, è che quest'ultimo possa contribuire alla competitività industriale, rafforzando la capacità d'innovazione degli Stati membri e della Comunità. Gli obiettivi della proposta sono:

migliorare il potenziale competitivo degli Stati membri facendo intervenire organizzazioni partner in attività integrate d'innovazione, ricerca e istruzione, secondo standard internazionali,

promuovere l'innovazione mediante attività strategiche transdisciplinari e interdisciplinari di R&S e d'istruzione, in settori che rivestono un interesse essenziale per l'economia e la società,

formare una «massa critica» di risorse umane e materiali in questi settori della conoscenza, attraendo e conservando gli investimenti del settore privato nell'innovazione, nell'istruzione e R&S, nonché studenti a livello di master, dottorandi e ricercatori,

divenire un simbolo dello spazio europeo integrato dell'innovazione, ricerca e istruzione,

divenire un riferimento in materia di gestione dell'innovazione e un modello per la modernizzazione dell'istruzione superiore e della ricerca nell'UE,

conquistare una reputazione internazionale e offrire un ambiente attraente per i più grandi talenti presenti sulla scena mondiale, restando aperto alle organizzazioni partner, agli studenti e ai ricercatori extracomunitari.

3.2

La Commissione propone di dotare l'IET di una struttura integrata a due livelli, che combini l'approccio dall'alto verso il basso con quello dal basso verso l'alto, secondo lo schema seguente:

l'IET propriamente detto, guidato da un comitato direttivo. La persona giuridica IET sarà costituita dal comitato direttivo, coadiuvato da un numero molto ristretto, pari a circa 60 persone, di collaboratori scientifici e amministrativi. Il comitato direttivo sarà composto da un gruppo di 15 personalità in rappresentanza del mondo delle imprese e della comunità scientifica, al quale verranno ad aggiungersi altri 4 membri in rappresentanza del personale e degli studenti dell'IET e delle CCI (vedi sotto). Sono previsti, inoltre, un comitato esecutivo di supervisione, un direttore per la gestione corrente e la rappresentanza legale e un comitato di revisione contabile, secondo quanto definito nello statuto dell'IET allegato alla proposta di regolamento,

le comunità della conoscenza e innovazione (CCI), basate su un approccio a rete. Le CCI sono consorzi di organizzazioni partner rappresentanti università, istituti di ricerca e imprese, che si associano in un partenariato integrato in risposta agli inviti dell'IET a presentare proposte. Le CCI godono di un'elevata autonomia d'organizzazione interna, per conseguire gli obiettivi fissati su base contrattuale con l'IET.

3.3

Il bilancio generale dell'IET per il periodo 2007–2013 è stimato a circa 2.367,1 milioni di euro, provenienti da:

a)

fonti esterne ed interne, tra cui i contributi degli Stati membri e delle autorità regionali o locali, i contributi del settore privato (imprese, capitale di rischio, banche, compresa la BEI); le risorse generate dalla attività specifica dell'IET (ad es. i diritti di proprietà intellettuale); le risorse provenienti da donazioni e dotazioni che l'IET potrebbe accumulare;

b)

fonti comunitarie: bilancio CE, a partire dai margini non assegnati (308,7 milioni di euro), fondi strutturali, VII Programma quadro di RSTD, programmi comunitari d'istruzione e di formazione permanente, CIP (Programma quadro per la competitività e l'innovazione).

4.   Osservazioni generali

4.1

Il Comitato ha sempre valutato positivamente ogni iniziativa intesa a rafforzare le capacità di innovazione della Comunità e degli Stati membri, favorendo un approccio integrato al triangolo della conoscenza, ed in particolare tra il mondo accademico e il mondo imprenditoriale. Esso è decisamente favorevole a garantire un miglior coordinamento degli sforzi di ricerca, a intensificare l'innovazione e l'istruzione nell'UE, a conseguire un più efficace partenariato pubblico-privati in materia di R&S e ad assicurare un miglior accesso delle piccole e medie imprese alle nuove conoscenze (21).

4.2

Il Comitato non può, però, discostarsi dai tre principi chiave posti alla base del rilancio della strategia di Lisbona, e cioè:

l'esigenza di un forte appoggio alle iniziative europee più mirate,

una forte condivisione degli obiettivi,

una chiara individuazione dei livelli di responsabilità.

4.3

Secondo il Comitato, occorrerebbe quindi valutare attentamente come l'iniziativa in oggetto si collochi nella pluralità delle altre iniziative in corso, che prendono lo spunto da diverse altre politiche come quelle della ricerca, dell'impresa, dello sviluppo regionale, della società dell'informazione, dell'educazione e della cultura.

4.3.1

Secondo il Comitato, per divenire un modello di riferimento e un simbolo dell'eccellenza europea il futuro Istituto non deve accontentarsi di essere un integratore di risorse, ma deve organizzarsi, a livello della sua concezione, della sua struttura e della sua articolazione, per realizzare il dettato del Trattato, che ne costituisce la base giuridica essenziale.

4.3.2

Il Comitato sottolinea che un elemento chiave del successo del futuro IET dovrà essere la capacità di valorizzare il marketing di un label unico di eccellenza, costituto da una struttura a rete decentrata in termini di attrazione e di diffusione delle risorse della conoscenza e dell'innovazione.

4.4

Il Comitato concorda sulla necessità di dotare l'IET di una struttura quanto più leggera possibile, flessibile e dinamica, per consentirgli di accogliere e soddisfare le nuove richieste: e ritiene che si dovrebbe esplorare la possibilità di costituzione di una impresa comune (22), ma sottolinea tuttavia la necessità che tale struttura sia orientata verso il mondo delle imprese e dell'occupazione e ribadisce l'imperativo che l'IET si concentri sul suo obiettivo primario dichiarato, che è quello di trasformare i risultati della R&S in opportunità di mercato.

4.4.1

Per questo i criteri di selezione degli organi direttivi devono riguardare non solo e non tanto l'eccellenza scientifica, quanto la capacità di attrarre capitale innovativo, di creare start-up, di generare e sfruttare brevetti e di attrarre finanziamenti pubblici/privati, senza trascurare le PMI.

4.5

Secondo il Comitato, tale orientamento deve riflettersi nei criteri di selezione delle CCI, i cui consorzi devono rimanere aperti, nel quadro delle priorità della programmazione pluriennale comunitaria della ricerca e dell'innovazione, in modo da facilitare la partecipazione delle imprese ed entità minori, assicurando il massimo della flessibilità ed il minimo di carichi amministrativi.

4.5.1

I criteri di qualificazione delle CCI dovrebbero essere meglio definiti:

assicurare la loro dimensione europea, con nove entità di almeno tre Stati membri,

il livello di expertise deve riflettere il livello di eccellenza previsto per l'IET stesso,

il livello di interdisciplinarità deve essere assicurato; la composizione deve rispecchiare i giusti equilibri tra i tre diversi elementi qualificanti del triangolo: ricerca, conoscenza ed innovazione,

deve essere rispettato l'equilibrio tra componente pubblica e privata; devono essere provate le capacità d'impatto d'eccellenza in campo di ricerca, conoscenza, brevetti e trasferimento di tecnologia da parte delle singole componenti nel quinquennio precedente,

deve essere presentato un piano unitario di attività congiunte, in un programma proiettato in un arco temporale di almeno cinque anni.

4.6

Nell'ambito della strategia di Lisbona, se si vuole favorire uno spazio europeo della conoscenza, sarà necessario creare degli incentivi, per promuovere la mobilità tra le diverse professioni intellettuali e tra il settore pubblico e quello privato, per favorire il travaso tra le differenti professionalità manageriali nonché tra quadri, ricercatori e ingegneri e infine per agevolare il passaggio da settori istituzionali a settori privati e viceversa (23): la mobilità su un piano europeo deve essere un elemento qualificante dei percorsi formativi, di ricerca e di applicazioni tecnologiche.

4.7

Per quanto concerne le risorse finanziarie a sostegno delle attività dell'IET il CESE rileva la dotazione iniziale proposta appare essere molto limitata, mentre, in prospettiva, le fonti di finanziamento sembrano orientate verso i programmi tradizionali (24) e sembrano attingere alle già ridotte risorse del bilancio 2007-2013 in materia di ricerca, innovazione ed istruzione, concorrendo con altri strumenti di approccio integrato di comprovata efficacia, come gli IP/progetti integrati, le NoE/reti di eccellenza ed altri più recentemente istituiti come le JTI/iniziative tecnologiche congiunte, o le ETP/piattaforme tecnologiche europee.

4.7.1

La dotazione finanziaria prevista per il VII programma quadro di RST, per il periodo 2007-2013, che corrisponde a circa il 5,8 % del bilancio complessivo della Comunità, risulta già insufficiente a sostenere la politica di incentivi alla ricerca, e ad essa non possono quindi essere sottratte risorse, se non attraverso i normali meccanismi di partecipazione ai bandi, ai quali dovrebbero poter concorrere anche l'IET e le CCI, su un piano di parità con gli altri proponenti.

4.7.2

Quanto meno nei primi tempi, il successo dell'IET dipenderà in gran parte dall'attribuzione di finanziamenti sufficienti da parte della Comunità e degli Stati membri, i quali però non andrebbero sottratti agli altri programmi adottati in materia di ricerca e innovazione: di fatto le cifre stimate dalla Commissione per il periodo 2007-2013 per l'intero sistema IET, appaiono essere sottostimate mentre i fondi comunitari reperiti da residui di bilancio sono estremamente esigui. Secondo il Comitato, si potrebbe valutare se far ricorso a formule come quella dell'impresa comune ex art. 171 del Trattato con la partecipazione diretta degli Stati membri interessati (vedi ad esempio la formula usata per l'impresa comune Galileo) (25).

4.7.3

A parere del Comitato, la necessaria dotazione iniziale di risorse finanziarie potrebbe essere reperita nell'ambito delle risorse aggiuntive, nell'ambito della revisione mid-term del VII Programma Quadro comunitario di RSTD, tali risorse dovrebbero aggiungersi ai conferimenti diretti, pro quota, degli Stati membri.

4.7.4

Una ulteriore fonte di finanziamento potrebbe essere individuata nelle attività BEI in ambito della Innovation 2010 Initiative (i2i) e dell'azione BEI a favore della ricerca universitaria (26) e delle reti universitarie.

4.8

La politica comunitaria di R&S necessita d'altra parte di un controllo più sistematico di tutti gli aspetti che limitano la mobilità dei ricercatori, la quale è attualmente penalizzata dalla diversità delle disposizioni relative al riconoscimento dei titoli accademici nonché da quelle delle norme fiscali, assicurative e previdenziali (27).

4.9

A parere del Comitato, se l'Istituto europeo di tecnologia (IET) intende divenire un operatore di riferimento a livello mondiale, in grado di incoraggiare gli altri soggetti e le altre reti europee del triangolo della conoscenza a migliorare i loro risultati, esso dovrà mettersi in grado di attrarre un volume significativo di fondi privati, che dovranno progressivamente diventare la sua fonte prevalente di sostegno finanziario.

4.10

Un fattore importante al riguardo potrebbe essere rappresentato dalla soluzione che si vorrà dare ai problemi di tutela della proprietà intellettuale, che forse meritano di essere ulteriormente chiariti nella proposta, così come a quelli relativi alla definizione dei diplomi IET e al loro rilascio.

4.11

Secondo il Comitato è necessario chiarire meglio la definizione e il rilascio dei diplomi IET, da parte delle reti CCI e dello IET stesso.

4.11.1

Per un periodo iniziale, sufficientemente esteso, il rilascio dei diplomi dovrebbe rimanere nelle prerogative e nelle responsabilità delle università e/o politecnici degli Stati membri, che sono stati selezionati per far parte di ciascuna CCI. Tuttavia, anche in tale periodo iniziale, il rilascio dei diplomi dovrebbe rispondere a precise condizioni minime.

4.11.2

Tali condizioni potrebbero ricomprendere i seguenti elementi:

gli studi e le ricerche siano stati sviluppati in almeno tre istituti differenti di tre Stati membri, per assicurare una dimensione europea al diploma stesso,

abbiano dimostrato un sufficiente impatto potenziale di innovazione, vengano asseverati dall'IET centrale.

4.12

Per quanto concerne lo statuto dello IET, il Comitato ritiene opportuno affiancare ad un consiglio d'amministrazione, che riprenderebbe la composizione del Comitato direttivo della proposta di statuto della Commissione, con 5 rappresentanti del mondo delle imprese, 5 dei centri di ricerca pubblici e privati e 5 delle università pubbliche e private al quale verranno ad aggiungersi altri 4 membri in rappresentanza del personale e degli studenti dell'IET e delle CCI (28), sotto la presidenza di un rappresentante della Commissione:

un comitato di sorveglianza composto dai rappresentanti degli Stati membri e presieduto da un rappresentante della Commissione,

un comitato esecutivo, composto da 2 rappresentanti del mondo delle imprese, dei centri di ricerca e delle università e presieduto dal presidente del consiglio di amministrazione,

un direttore amministrativo ed un rettore nominati — e revocati — dal consiglio d'amministrazione, previo parere conforme del comitato di sorveglianza.

4.12.1

Se venisse adottata la formula dell'Impresa comune IET, i membri del personale amministrativo e scientifico dell'impresa comune dovrebbero poter beneficiare di un contratto a durata determinata, ispirato al regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee (29).

Bruxelles, 14 marzo 2007

Il Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Dimitris DIMITRIADIS


(1)  Produrre conoscenza mediante la ricerca, diffonderla mediante l'istruzione, applicarla mediante l'innovazione.

(2)  Cfr. l'art. 157 del Trattato CE, che costituisce la base giuridica della proposta della Commissione.

(3)  Cfr. ad esempio, l'EMM-Nano nel quadro di Erasmus Mundus, www.emm-nano.org.

(4)  COM(2006) 77 def., del 22.2.2006.

(5)  Cfr. nota 28.

(6)  COM(2005) 24 def., del 2.2.2005.

(7)  (GU C 120 del 20.5.2005), relatori: EHNMARK, VEVER, SIMPSON; (GU C 120 del 20.5.2005), relatore: KORYFIDIS; CESE 135/2005 (GU C 221 dell'8.9.2005), relatore: GREIF; (GU C 221 dell'8.9.2005), relatore: KORYFIDIS.

(8)  (GU C 65 del 17.3.2006) relatori: OLSSON, BELABED e van IERSEL.

(9)  Cfr. la «lista di Shanghai 2005», delle top 50 universities. Tra le prime 30 figurano solo quattro università comunitarie: 1 - Harvard University (USA), 2 — Cambridge University (Regno Unito), 3 — Stanford University (USA), 4 — University of California, Berkeley (USA), 5 — Massachusetts Institute of technology (USA), 6 — California Institute of Technology (USA), 7 — Columbia University (USA), 8 — Princeton University (USA), 9 — University of Chicago (USA), 10 — Oxford University (Regno Unito), 11 — Yale University (USA), 12 — Cornell University (USA), 13 — University of California, San Diego (USA), 14 — University of California, Los Angeles (USA), 15 — University of Pennsylvania (USA), 16 — University of Wisconsin, Madison (USA), 17 — University of Washington, Seattle (USA), 18 — University of California, San Francisco (USA), 19 — Johns Hopkins University (USA), 20 — Tokyo University (Giappone), 21 — University of Michigan, Ann Arbor (USA), 22 — Kyoto University (Giappone), 23 — Imperial College, Londra (Regno Unito), 24 — University of Toronto (Canada), 25 — University of Illinois, Urbana Champaign (USA), 26 — University College, Londra (Regno Unito), 27 — Swiss Federal Institute of Technology, Zurigo (Svizzera), 28 — Washington University, St. Louis (USA), 29 — New York University (USA), 30 — Rockefeller University (USA).

(10)  Sistema europeo di accumulazione e trasferimento dei crediti (ECTS).

(11)  Risoluzione del Parlamento europeo del 26.9.2006 sulla creazione di un quadro europeo delle qualifiche (2006/2002/INI).

(12)  Obiettivi del processo di Copenaghen:

un quadro unico per la trasparenza di competenze e qualifiche (CV europeo, certificati, diplomi, marchio europass-formazione, ecc.),

un sistema di trasferimento di crediti per l'istruzione e la formazione professionale, analogo a quello per l'istruzione superiore,

dei principi qualitativi comuni in materia di istruzione e formazione professionale, organizzati intorno a un nucleo di criteri comuni di garanzia della qualità che potrà fungere da base per iniziative di livello europeo di guidelines e checklist per l'istruzione e la formazione,

dei principi comuni per la convalida dell'istruzione formale e informale, in particolare per garantire una maggiore compatibilità fra i diversi approcci nazionali ai vari livelli,

una dimensione europea dell'orientamento informativo e dei servizi di consulenza, per consentire ai cittadini di fruire di un migliore accesso all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita.

(13)  SEC(2005) 419 del 22.3.2005 — Commission staff working paper: Progress towards the Lisbon objectives in education and training, 2005 Report.

(14)  Il 2.10.2006 l'OCSE ha pubblicato il quadro programmatico 2009-2015, che prevede l'inserimento di tre nuove aree di ricerca:

1)

la misurazione dei progressi di apprendimenti nel tempo e il raffronto di tali progressi nei vari paesi,

2)

il rapporto tra gli elementi dell'istruzione e l'esito dell'apprendimento,

3)

la valutazione delle competenze in materia di TIC e l'uso della tecnologia come strumento per inglobare una gamma più ampia di compiti inerenti alla valutazione.

(15)  OCSE, Assessing Scientific, Reading and Mathematical Literacy: a framework for PISA 2006, 11.9.2006.

(16)  Cfr. Friends of Europe, Can Europe close the education gap?, 27.9.2005.

(17)  Il bilancio UE 2006 ammonta a 121,2 miliardi di euro: su tale importo 7,9 miliardi sono destinati alla competitività e, di questi, 0,7 all'istruzione e formazione.

(18)  Risoluzione del PE del 28.4.2006 sul Bilancio per il 2007: Le priorità strategiche annuali della Commissione (PE 371.730V03-00) (A6-0154/2006).

(19)  COM(2006) 604 def. del 13.11.2006.

(20)  COM(2006) 77 def. del 22.2.2006 e COM(2006) 276 dell'8.6.2006.

(21)  (GU C 120 del 20.5.2005) relatori: VEVER, EHNMARK e SIMPSON.

(22)  Ex articolo 171 del Trattato.

(23)  (GU C 110 del 30.4.2004) relatore WOLF.

(24)  Occorre ricordare che nessuna disposizione specifica è stata adottata per l'IET nelle nuove proposte legislative comprese nei negoziati relativi all'accordo interistituzionale del 17.5.2006 sulla disciplina di bilancio e la buona gestione finanziaria.

(25)  Gli organi dell'impresa comune sono:

il consiglio di amministrazione, formato dai membri fondatori; le decisioni sono prese a maggioranza semplice, salvo alcune decisioni di capitale importanza, per le quali è stabilita la maggioranza del 75 %. Il consiglio di amministrazione prende tutte le decisioni strategiche in materia di programmi, finanze e bilancio. Nomina inoltre il direttore dell'impresa comune,

il comitato esecutivo che assiste il consiglio di amministrazione e il direttore,

il direttore amministrativo rappresenta l'esecutivo; è incaricato dell'amministrazione corrente dell'impresa comune e ne è il rappresentante legale: dirige il personale, aggiorna il piano di sviluppo del programma, prepara e sottopone al consiglio di amministrazione i conti e il bilancio annuo ed elabora la relazione annua sull'avanzamento del programma e sulla sua situazione finanziaria.

(26)  Cfr. programma Starebei, Eiburs e Bei University Networks.

(27)  Cfr. nota 22.

(28)  Tale composizione deve parimenti garantire un'adeguata presenza delle parti sociali.

(29)  Cfr. art. 11 dello statuto dell'impresa comune Galileo — regolamento (CE) n. 876/2002 del Consiglio, del 21.5.2002, relativo alla costituzione dell'impresa comune Galileo. GUCE L 138 del 28.5.2002.