52006DC0589

Comunicazione della Commissione al Consiglio Europeo (Riunione informale a Lahti - Finlandia, 20 ottobre 2006) Un’Europa moderna e favorevole all’innovazione /* COM/2006/0589 def. */


[pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

Bruxelles, 12.10.2006

COM(2006) 589 definitivo

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO EUROPEO (RIUNIONE INFORMALE A LAHTI - FINLANDIA, 20 ottobre 2006)

Un ’Europa moderna e favorevole all’innovazione

I. Introduzione

Con l’ingresso di un sempre maggior numero di paesi sul mercato globale, il mondo è divenuto più intensamente competitivo in un arco di tempo relativamente breve. Riuniti ad Hampton Court nell’ottobre scorso, i capi di Stato e di governo hanno riconosciuto che per avere successo in un’economia globale e raggiungere i tassi di crescita necessari al mantenimento del nostro tenore di vita, l’Europa deve aumentare gli sforzi atti a valorizzare la sua forza creativa e la capacità di convertire la conoscenza in prodotti di elevata qualità, servizi e nuovi modelli imprenditoriali per i quali esiste una forte domanda mondiale. Il successo della strategia di Lisbona rinnovata per la crescita e l’occupazione dipende principalmente dai progressi compiuti in materia di innovazione.

L’Europa può essere fiera di aver sempre trovato soluzioni che hanno migliorato la vita della gente in tutto il mondo, dai farmaci salvavita alle telecomunicazioni mobili avanzate. L’innovazione costituisce la chiave per affrontare le principali sfide da risolvere, come il cambiamento climatico, l’individuazione e la prevenzione delle malattie, la congestione, l’insicurezza e l’esclusione sociale.

La Commissione ha già presentato un quadro generale destinato a promuovere l’innovazione in Europa e un piano d’azione per l’innovazione in 10 punti[1] che è stato recentemente discusso dal Consiglio “Competitività”. Il presente documento si concentra su un numero limitato di questioni specifiche che presentano una dimensione europea e che, se fermamente sostenute dai capi di Stato e di governo, sono in grado di apportare vantaggi significativi (in tempi relativamente brevi).

II. La posizione dell ’EUROPA

Le realizzazioni compiute dall’Europa nel campo dell’innovazione risultano nel complesso ancora inferiori a quelle dei suoi principali concorrenti, benché le economie di alcuni Stati membri figurino fra quelle più innovative del mondo. La Cina e l’India, che da tempo ci sfidano nei settori tradizionali ad alta intensità di manodopera, fanno ora passi da gigante in materia di innovazione e tecnologia. Le riforme economiche trasformano questi paesi, ed altre economie emergenti, in seri concorrenti globali in tutta una serie di settori ad alta espansione. Molte economie emergenti adottano un approccio strategico nei confronti dell’innovazione, investendo ingenti risorse in infrastrutture ad alta tecnologia e producendo un gran numero di professionisti di talento dotati di una formazione ad alto livello.

L’Europa e i suoi Stati membri possiedono grandi risorse in materia di innovazione, ma sono anche vittime di alcuni paradossi:

- inventiamo, ma spesso non convertiamo le nostre invenzioni in nuovi prodotti, posti di lavoro e brevetti;

- esistono molte piccole giovani imprese altamente innovative, che però non si trasformano facilmente in grandi imprese operanti con successo a livello mondiale;

- in alcuni settori, come le telecomunicazioni, l’adozione di innovazioni (ICT) ha condotto a un significativo aumento della produttività, ma in altri settori, come i servizi finanziari e il commercio, ciò non si è verificato.

Vari sono i fattori che entrano in gioco.

In primo luogo, l’offerta di un insegnamento di alta qualità è assolutamente indispensabile per preparare i nostri cittadini alle sfide della globalizzazione. A termine, se le imprese non riusciranno a trovare sufficiente personale con le adeguate qualifiche in Europa, esse dirigeranno altrove i propri investimenti. L’adulto medio dell’UE ha un livello di istruzione nettamente inferiore a quello degli adulti di altri paesi industrializzati[2]. Inoltre, l’Europa investe nell’istruzione superiore considerevolmente meno di molti dei suoi concorrenti.

In passato, le qualifiche acquisite restavano valide per decenni. Attualmente, esse devono essere costantemente aggiornate e rinnovate, ma non si fa ancora abbastanza per promuovere i programmi di formazione continua e di riqualificazione professionale.

L’UE, come molte altre parti del mondo, sarà interessata da grandi cambiamenti demografici conseguenti all’invecchiamento della generazione del “baby boom”. Da qui al 2030 la popolazione in età lavorativa diminuirà del 6,8%, il che aggraverà la carenza di lavoratori qualificati. In molti Stati membri già si riscontra una penuria di personale altamente specializzato, in particolare ricercatori e laureati in scienze e in ingegneria, che sono alla base del progresso tecnologico.

Il cambiamento demografico avrà più ampie ripercussioni in Europa. In meno di vent’anni, circa la metà della popolazione europea avrà più di 50 anni, mentre oggi la proporzione è di uno su tre; il minor numero di giovani influirà inevitabilmente sulla capacità della società di riformarsi ed innovare.

Ma forse la sfida maggiore per i nostri sistemi educativi è di tipo organizzativo. Il sistema d’istruzione in Europa rimane frammentato; le università non collaborano sufficientemente fra loro. Negli Stati Uniti e in Giappone, molte innovazioni di successo sono emerse da una stretta collaborazione tra il mondo accademico e quello imprenditoriale. L’Europa ha avviato queste collaborazioni piuttosto tardi ed ha molto ritardo da recuperare.

Un altro ostacolo a una maggiore innovazione consiste nel fatto che gli investimenti in R&S dell’Europa risultano nettamente inferiori a quelli di altri paesi industrializzati. Se gli Stati membri attueranno gli impegni assunti, entro il 2010 le spese di R&S dell’Europa dovrebbero raggiungere il 2,6% del PIL[3] (livello attuale: 1,9%). Ma il raggiungimento di questo obiettivo implica sforzi considerevoli a livello sia nazionale che dell’UE, in particolare per attirare gli investimenti verso la ricerca e lo sviluppo europei. Il deficit di investimenti destinati alla ricerca in Europa deriva essenzialmente dal tasso di investimenti in R&S nettamente più basso del settore privato, che a sua volta riflette condizioni generali meno favorevoli e timori in materia di redditività.

Infine, altri ostacoli rallentano ancora il dinamismo economico in numerosi settori. Molte imprese si scontrano con le barriere esistenti in determinati mercati, la carenza di capitale di rischio, le strozzature di tipo normativo o burocratico, che impediscono l’innovazione ed ostacolano la diffusione delle idee. Inoltre, strutture e consuetudini antiquate rendono più difficile adattarsi al rapido cambiamento.

III. Le chiavi per liberare il potenziale innovativo dell ’EUROPA

Malgrado il ruolo chiave dell’innovazione tecnologica esiste un margine almeno equivalente per l’innovazione non tecnologica, ad esempio tramite la modifica dei modelli imprenditoriali o una migliore concezione e organizzazione dei processi. Per ottenere il massimo dal progresso tecnologico occorrono in generale cambiamenti a livello organizzativo.

Un’azione nei seguenti ambiti potrebbe considerevolmente aumentare la capacità innovativa dell’Europa:

1) Affermare il primato dell ’Europa nelle future tecnologie strategiche

Attualmente l’Europa continua a risentire di una dispersione di risorse limitate[4]. Le piattaforme tecnologiche europee (ETP) costituiscono un eccellente strumento ai fini di una maggiore collaborazione e del conseguimento di una massa critica. Esse riuniscono un’ampia gamma di operatori pubblici e privati allo scopo di definire e attuare programmi di ricerca e tecnologia a lungo termine e si occupano in una fase iniziale delle condizioni generali necessarie per trasporre con successo sul mercato i risultati delle attività di R&S. Le loro possibilità di successo sarebbero incontestabilmente rafforzate da un fermo impegno a sostenerle da parte delle autorità pubbliche nazionali e regionali.

Alcune di queste piattaforme hanno raggiunto un tale grado di sviluppo che, per raggiungere i loro obiettivi essenziali, richiedono ora la creazione di partenariati specializzati tra settore pubblico e privato – le iniziative tecnologiche congiunte (JTI) – che porteranno a impegni più consistenti e stabili a favore degli investimenti nella ricerca a più lungo termine.

Settori promettenti in cui andrebbero avviate JTI:- idrogeno e celle a combustibile- nanoelettronica- farmaci innovativi- sistemi informatici incorporati- aeronautica e trasporto aereo (“Clean sky”)- monitoraggio globale per l’ambiente e la sicurezza (GMES)

L’industria europea è pronta ad investire somme considerevoli in queste iniziative, a patto che questi investimenti siano accompagnati da un finanziamento dell’UE (tramite il settimo programma quadro) integrato da contributi dei singoli Stati membri. L'avvio di ambiziosi partenariati fra pubblico e privato su solide basi economiche e di governance è un’occasione da non perdere se vogliamo affermare il primato dell’Europa nelle tecnologie di domani. L’Istituto europeo di tecnologia potrebbe mettere a profitto iniziative in questi e in altri settori promettenti.

La Commissione includerà una tabella di marcia per l’avvio tempestivo delle JTI giunte a più avanzata maturazione nell’ambito della relazione intermedia sulla strategia per la crescita e l’occupazione prevista per la fine di quest’anno.

2) Stringere legami più saldi tra università, ricerca e imprese

In passato le università sviluppavano nuove conoscenze e, quando queste erano sufficientemente mature, accadeva che l’industria se ne impadronisse ai fini di un’applicazione commerciale. Una mole troppo vasta di conoscenze resta chiusa nelle università e lo sviluppo di nuova conoscenza non tiene abbastanza conto delle esigenze dell’industria. Questo modello di innovazione è superato. Oggi essa si sviluppa nell’ambito di reti di conoscenza che, permettendo di condividere, sviluppare e accumulare la conoscenza facilitano un rapido sviluppo di prodotti e servizi a partire da nuove idee.

Tale collaborazione fra università, piccole e medie imprese, istituti di ricerca e di trasferimento delle conoscenze, investitori o anche associazioni di utilizzatori e di consumatori risulta maggiormente produttiva se realizzata all’interno di raggruppamenti (“clusters”) – zone geograficamente delimitate che consentono un’interazione diretta fra gli operatori esistenti nonché la possibilità di attirarne di nuovi. Risulta sempre più evidente che le imprese che collaborano nell’ambito di tali raggruppamenti sono fra le più innovative in Europa[5]. Questa politica è dunque divenuta un elemento importante delle strategie di innovazione degli Stati membri e andrebbe ulteriormente incoraggiata.

Gli Stati membri e le università possono fare molto - e di fatto si stanno adoperando - per incoraggiare una più stretta collaborazione. Ma vantaggi significativi possono essere ottenuti sfruttando in modo più adeguato le conoscenze e le capacità disponibili nell’UE. La proposta di creare un Istituto europeo di tecnologia (EIT) rappresenta un modello innovativo per una stretta cooperazione tra università, centri di ricerca e mondo imprenditoriale. L’Istituto contribuirà a migliorare la base di competitività degli Stati membri associando le organizzazioni partner in attività integrate di innovazione, ricerca e istruzione ai più alti livelli internazionali. Esso contribuirà inoltre a riunire le risorse dell’Europa, a mobilitare i fondi del settore privato per la ricerca di punta, ad attirare i migliori ricercatori da tutto il mondo e a stimolare le ricadute positive delle PMI innovatrici, divenendo in tal modo il simbolo della capacità dell’Europa a collaborare ed innovare.

3) Migliorare le condizioni generali

Trasformare la conoscenza in valide applicazioni commerciali non è una questione di fortuna. Gli investimenti in R&S da soli non bastano. Esiste tutta una serie di condizioni di ordine generale e settoriale in grado di migliorare considerevolmente il contesto dell’innovazione e le opportunità di trarne vantaggi commerciali. Dopo aver fissato un obiettivo comune per le spese di R&S, l’Europa deve ora sforzarsi di ottenere il massimo da questo investimento creando il contesto generale appropriato.

Condizioni generali

Un mercato unico veramente integrato

I presupposti per lo sviluppo dell’innovazione sono una concorrenza efficace e un mercato unico pienamente funzionante che offra un campo sufficientemente vasto per aiutare le grandi imprese e molte PMI ad essere competitive su scala mondiale.

Finanziare l’innovazione

Com’è ovvio, gli individui in possesso di buone idee devono poter trovare i finanziamenti necessari per realizzarle. Ciò non è mai stato facile, ma negli ultimi anni il finanziamento della fase iniziale è diventato più difficile. I fondi di capitale di rischio sono ora meno orientati verso investimenti su scala troppo ridotta. Questo fenomeno ha creato il cosiddetto “equity gap”, ossia l’insufficiente disponibilità di capitale proprio. Di conseguenza, molte idee promettenti non riescono ad essere realizzate. Inoltre, un numero troppo elevato di PMI in piena espansione deve guardare altrove (in America) per trovare il capitale di cui ha bisogno.

Per questo problema non esistono soluzioni miracolose. Alcuni Stati membri hanno offerto incentivi fiscali ai cosiddetti “business angels” disposti ad investire in imprese giovani, piccole e ad alto rischio. Sarà opportuno incoraggiare lo scambio di buone pratiche ed esplorare altri aspetti di interesse generale che potrebbero essere eventualmente applicati al riguardo.

Una politica della proprietà intellettuale per il ventunesimo secolo

Una volta che un’idea è matura, è importante che il suo detentore protegga giuridicamente i diritti al suo utilizzo. I diritti di proprietà intellettuale (DPI) costituiscono in genere la risorsa principale di molte imprese e la fonte del loro vantaggio competitivo.

Benché i pareri possano essere discordi quanto alla concezione del contesto più efficace, esiste un consenso sul fatto che l’attuale regime europeo in materia di diritti di proprietà industriale e intellettuale non è riuscito a tenere il passo con la rapida integrazione del mercato (unico), i rapidi cambiamenti tecnologici e i metodi commerciali in continua evoluzione.

L’Europa ha urgentemente bisogno di un quadro giuridico chiaro e coerente per la protezione dei DPI, adatto al ventunesimo secolo – un quadro che consacri i seguenti principi:

- qualità elevata : i DPI dovrebbero basarsi su criteri di esame rigorosi per quanto riguarda l’innovazione e il grado di inventività. Un sistema di brevetti di scarsa qualità è fonte di incertezza giuridica e di controversie;

- costi accessibili : l’introduzione di procedure dai costi accessibili in materia di brevetti, che concilino i costi con la qualità e la certezza del diritto, costituisce una priorità, soprattutto per le PMI;

- convergenza : un’interpretazione comune delle leggi e procedure giudiziarie unificate migliorano la certezza del diritto e riducono sensibilmente i costi;

- equilibrio : tra il riconoscimento di creazioni degne di interesse e la garanzia che le idee possano circolare facilmente nella dinamica società dell’informazione europea.

L’adozione di un brevetto comunitario che offra un buon rapporto costi-efficacia costituisce la misura più importante. Nel frattempo, al fine di sopprimere un ostacolo significativo all’innovazione, gli Stati membri e la Commissione dovrebbero rendere più efficace l’attuale sistema dei brevetti migliorando i mezzi per la risoluzione delle controversie e introducendo uno strumento comunitario. Il Consiglio europeo dovrebbe far presente l’assoluta necessità di sbloccare la situazione nel settore e incaricare il Consiglio e la Commissione di proporre soluzioni entro un termine da esso stabilito. Oltre a ciò, la Commissione ha avviato un vasto esame delle politiche in materia di DPI e proporrà misure concrete a favore di un contesto moderno e a costi accessibili anteriormente al Consiglio europeo di primavera del 2007.

Fissazione più rapida di norme aperte ed interoperabili

Anche quando le idee si trasformano in prodotti commerciali è importante fissare norme europee per garantire che un prodotto possa essere immesso sul mercato e sia compatibile con altre applicazioni.

Le norme possono determinare il successo o il fallimento di nuove tecnologie. Senza la norma unica GSM, adottata nel 1987 e frutto di attività di R&S finanziate dall’UE, l’Europa non avrebbe ottenuto il ruolo dominante che occupa a livello mondiale in materia di comunicazioni mobili.

Tuttavia, per i mercati in rapida evoluzione come quelli dei prodotti ad alta tecnologia, il processo di fissazione delle norme è divenuto troppo lento e sempre più norme sono fissate fuori dall’Europa presso istanze ad hoc nell’ambito delle quali le imprese europee hanno solo un’influenza limitata. In risposta a questa situazione, gli organismi di normalizzazione hanno introdotto nuovi metodi di lavoro meno formali che permettono di giungere più rapidamente ad un accordo ma che, come nel caso recente delle norme in materia di televisione mobile, hanno condotto alla fissazione di norme multiple e non interoperabili. Ciò significa l’impossibilità di realizzare un mercato unico, con tutti i costi che ne conseguono per gli utenti e i produttori di apparecchiature e servizi.

Questa situazione è divenuta inaccettabile. La Commissione consulterà urgentemente l’industria e formulerà proposte che consentano di fissare rapidamente le norme e di essere così in grado di adattarsi a cicli d’innovazione molto brevi garantendo nel contempo una piena interoperabilità.

Condizioni settoriali

Se il miglioramento delle condizioni generali aiuterà tutte le imprese ad innovare, il successo globale dipenderà anche dall’esistenza di condizioni adeguate in settori specifici.

L’attuale tendenza verso tecnologie senza fili è destinata ad accelerare. Senza un vero approccio comune europeo per la gestione dello spettro, lo sviluppo di queste tecnologie sarà rallentato. Per quanto riguarda i combustibili rinnovabili, un’altra tecnologia promettente, andranno trovate soluzioni per eliminare gli ostacoli a livello delle infrastrutture e della distribuzione. Si tratta di esempi in cui le giuste decisioni di interesse generale possono dare all’industria europea un vantaggio iniziale decisivo.

In altri settori, come l’efficienza delle risorse e l’ecoinnovazione, il ruolo di governi è di garantire una prevedibilità giuridica per permettere alle imprese di pianificare i propri investimenti. Essi possono dare l’esempio conformando i propri edifici pubblici alle norme più rigorose. Anziché acquistare prodotti standard immediatamente disponibili, possono fare un uso intelligente dei loro ampi bilanci per gli appalti chiedendo soluzioni innovative. In tal modo, essi possono creare la domanda necessaria allo sviluppo, ad esempio, di autobus più efficienti sotto il profilo del consumo energetico o di impianti altamente sofisticati per il trattamento dei rifiuti.

In settori come la salute e l’istruzione, dove il governo stesso ha un ruolo di primo piano, esistono varie possibilità per l’utilizzo delle sue prerogative in materia di finanziamento e organizzazione per promuovere applicazioni innovative che migliorino la qualità e l’efficienza dei servizi. Più in generale, i governi possono influenzare positivamente l’innovazione ammodernando le proprie amministrazioni pubbliche, in particolare tramite applicazioni di e-government.

Nel quadro della sua iniziativa volta a favorire l’emergere di mercati pilota, la Commissione intraprenderà un’analisi per settore – facendo appello a competenze esterne – negli ambiti in grado di creare la domanda di nuovi prodotti e servizi innovativi. Questa analisi consentirà di identificare gli ostacoli da rimuovere e valuterà come utilizzare al meglio gli strumenti pubblici per far sì che le applicazioni promettenti, dai settori di punta a settori più tradizionali, possano raggiungere il mercato e ottenere il successo su scala globale.

IV. Conclusioni

La promozione dell’innovazione può essere vista sotto vari angoli. Il successo di alcuni paesi e di alcune regioni nella creazione di un contesto davvero favorevole all’innovazione è dovuto in gran parte a una decisione politica consapevole di adottare un approccio strategico all’innovazione, concentrando le politiche su una serie chiave di condizioni generali e facendo in modo che la sua attuazione venga seguita al più alto livello.

Il Consiglio europeo informale di Lahti offre ai dirigenti europei l’opportunità di fornire orientamenti chiari in settori concreti che possono dare impulso all’innovazione in Europa, contribuendo in tal modo a raggiungere gli obiettivi fissati dalla strategia di Lisbona rinnovata per la crescita e l’occupazione. Non occorre creare nuove strutture. Lo stato di avanzamento di queste misure dovrà essere oggetto di una sorveglianza nel quadro della strategia di Lisbona nel corso delle prossime riunioni del Consiglio europeo di primavera.

[1] "Mettere in pratica la conoscenza: un’ampia strategia dell'innovazione per l'UE", COM(2006) 502 def., 13/09/06

[2] Ad esempio, nel 2005 solo il 22,8% della popolazione in età lavorativa (25-64 anni) dell’UE aveva raggiunto l’istruzione superiore, contro il 39% negli Stati Uniti e il 37% in Giappone (fonte: Eurostat, OCSE).

[3] L’obiettivo globale dell’UE per la R&S entro il 2010 è del 3% (2% dal settore privato e 1% dal settore pubblico).

[4] La carta delle tendenze in materia d’innovazione elenca 1340 regimi di sostegno all’innovazione in corso in 28 paesi.

[5] Cfr. Innobarometro 2006 – www.europa-innova.org