25.11.2005   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 294/14


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione sull'Agenda sociale

COM(2005) 33 def.

(2005/C 294/04)

La Commissione europea, in data 9 febbraio 2005, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione sull'Agenda sociale

La sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 21 giugno 2005, sulla base del progetto predisposto dalla relatrice ENGELEN-KEFER.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 13 luglio 2005, nel corso della 419a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 60 voti favorevoli, 1 voto contrario e 3 astensioni.

1.   Introduzione

1.1

La nuova Agenda sociale per il periodo 2006-2010 desta particolari aspettative. In concomitanza con la revisione intermedia della strategia di Lisbona, si tratta di mettere maggiormente in rilievo l'importanza della politica sociale per il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona. Occorre realizzare l'obiettivo ambizioso della strategia di Lisbona, che consiste nell'accompagnare al miglioramento della competitività e all'aumento della crescita economica la creazione di posti di lavoro più numerosi e migliori e il rafforzamento della coesione sociale. A tal fine è necessaria una politica europea che persegua tali obiettivi in ugual misura, garantendo così una strategia di Lisbona equilibrata. Deve esistere un rapporto armonioso tra la politica economica, sociale e dell'occupazione, nonché quella ambientale, in modo da poter garantire stabilmente il modello sociale europeo.

1.2

Il Consiglio europeo del 22 e 23 marzo 2005, dedicato al rilancio della strategia di Lisbona, ha sottolineato che va posto l'accento, in via prioritaria, sulla promozione della crescita e dell'occupazione e ha ricordato l'importanza in questo caso decisiva della politica macroeconomica (1). È assolutamente necessario concentrarsi su questi assi fondamentali in quanto la congiuntura continua ad essere debole e la disoccupazione elevata. In tale contesto, il Consiglio parte da un approccio in cui la politica economica, quella sociale e quella dell'occupazione si rafforzano a vicenda quando afferma che «per raggiungere tali obiettivi, l'Unione deve mobilitare maggiormente tutti i mezzi nazionali e comunitari appropriati […] nelle tre dimensioni economica, sociale e ambientale della strategia per utilizzarne meglio le sinergie in un contesto generale di sviluppo sostenibile» (2). Tuttavia, a parere del Comitato, il prevalente orientamento verso la crescita e l'occupazione non porta automaticamente a un miglioramento della situazione sociale, anche se una crescita maggiore è un presupposto fondamentale per la lotta alla disoccupazione e per il miglioramento della situazione sociale. La politica sociale va considerata, piuttosto, un fattore produttivo che, a sua volta, influisce in modo positivo sulla crescita e l'occupazione. In tale contesto, l'Agenda sociale «contribuisce alla realizzazione degli obiettivi della strategia di Lisbona rafforzando il modello sociale europeo basato sulla ricerca della piena occupazione e una maggiore coesione sociale» (3).

1.3

«Il modello sociale europeo si basa su buoni risultati economici, elevato livello di protezione sociale, istruzione e dialogo sociale» (4). Esso è fondato sui valori fondamentali della democrazia, della libertà e della giustizia sociale, che sono comuni a tutti gli Stati membri. Questa adesione all'economia sociale di mercato e ai summenzionati valori fondamentali è sancita per la prima volta per tutta l'Unione nella futura Costituzione europea, e in particolare nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione. In tutti gli Stati membri, pur dotati, nello specifico, di un'organizzazione diversa, lo stato sociale presenta delle caratteristiche comuni che, nel loro insieme, costituiscono il modello sociale europeo. Di queste caratteristiche comuni fanno parte:

sistemi sostenibili di sicurezza sociale basati sul principio di solidarietà per l'assicurazione contro i grandi rischi della vita,

condizioni di lavoro disciplinate per legge o contratto di categoria al fine di proteggere i lavoratori e promuovere l'occupazione,

diritti di partecipazione e di coinvolgimento dei lavoratori e delle loro rappresentanze sindacali,

sistemi di relazioni industriali o di dialogo sociale autonomo tra le parti sociali,

servizi di interesse generale orientati al bene comune.

È compito della politica sociale europea preservare e sviluppare ulteriormente questo modello sociale mediante strumenti efficaci a livello europeo. Il contributo particolare della politica sociale consiste nella strategia europea per l'occupazione e nelle misure di coordinamento per l'integrazione sociale e la riforma dei sistemi di sicurezza sociale, nonché nella «parificazione nel progresso» delle condizioni di vita e di lavoro mediante standard sociali minimi.

1.4

Per realizzare gli obiettivi di Lisbona è necessario rafforzare la politica sociale quale politica europea a se stante, e questo deve avvenire mediante misure attive volte a:

evitare la disoccupazione e provvedere al reinserimento dei gruppi particolarmente svantaggiati,

lottare contro la povertà e l'emarginazione sociale, tenendo conto in modo particolare dei nuovi rischi di povertà (per esempio i lavoratori poveri o working poor),

lottare contro le discriminazioni di ogni tipo e ottenere pari opportunità per le donne,

approfondire lo scambio di esperienze sulle strategie di riforma nel settore della sicurezza sociale al fine di rendere compatibile il mantenimento della loro funzione sociale con la sicurezza a lungo termine della loro base di finanziamento,

applicare norme sociali minime per proteggere i lavoratori e mantenere i loro diritti di partecipazione e coinvolgimento, nonché di una rappresentanza sindacale all'interno delle imprese.

Il Comitato appoggia fermamente la nuova procedura approvata dalla Commissione, in base alla quale ogni proposta legislativa dovrà essere valutata in base al suo impatto sulla crescita e l'occupazione e alla sua compatibilità con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione.

1.5

Un contributo importante all'elaborazione della nuova Agenda sociale viene dal gruppo ad alto livello sul futuro della politica sociale nell'Unione europea allargata (di seguito denominato «gruppo ad alto livello»), che ha presentato la propria relazione nel maggio 2004. Il Comitato ritiene che i risultati e le proposte di tale gruppo ad alto livello andrebbero presi maggiormente in considerazione nella nuova Agenda sociale (5).

2.   Sintesi della proposta della Commissione

2.1

Nella comunicazione all'esame la Commissione sottolinea anzitutto il proprio impegno a favore dell'ammodernamento e dello sviluppo del modello sociale europeo, nonché della promozione della coesione sociale quale parte integrante della strategia di Lisbona. L'Agenda sociale individua le priorità verso le quali dovrà orientarsi l'attività dell'Unione. L'attuazione dell'Agenda deve basarsi sui seguenti principi:

garantire un'interazione positiva tra la politica economica, sociale e dell'occupazione,

promuovere la qualità dell'occupazione, della politica sociale e delle relazioni industriali in modo da migliorare il «capitale umano e sociale»,

modernizzare i sistemi di protezione sociale adeguandoli alle attuali esigenze della società, basandosi sulla solidarietà e potenziando il loro ruolo di fattore produttivo,

tenere conto dei costi prodotti dalla mancanza di una politica sociale (6).

2.2

Partendo da questi principi, viene proposto un approccio strategico basato su due elementi:

rafforzare la fiducia dei cittadini nei cambiamenti sociali adottando un'impostazione intergenerazionale, creando partenariati a favore del cambiamento e cogliendo le occasioni offerte dalla globalizzazione,

fissare le priorità sulla base degli obiettivi strategici della Commissione per il periodo 2005-2009 nei seguenti settori: promozione dell'occupazione e gestione dei cambiamenti strutturali, società solidale e pari opportunità.

3.   Rafforzare la fiducia: le condizioni di successo

3.1

Quanto al rafforzamento della fiducia nei cambiamenti sociali, vengono annunciate tre misure concrete:

il Libro verde sui cambiamenti demografici e il contributo all'iniziativa europea per i giovani,

un partenariato per il cambiamento mediante l'organizzazione di un forum annuale per valutare l'Agenda sociale,

l'integrazione del modello sociale europeo nei contesti di lavoro internazionali e l'impegno a favore di un concetto di mondo del lavoro rispettoso della dignità umana a livello mondiale.

3.2

Anche il Comitato reputa necessario aumentare la fiducia dei cittadini nell'unificazione europea e nello sviluppo della società nel suo complesso. Questo, però, sarà possibile solo se la politica europea porterà a un effettivo miglioramento della situazione sociale delle persone. Il Comitato reputa necessaria anche un'analisi rigorosa delle conseguenze sociali dei cambiamenti demografici e si compiace della pubblicazione del già annunciato Libro verde, (7) che consentirà un ampio dibattito europeo. Nello spirito di un'impostazione intergenerazionale, un'attenzione particolare meritano le conseguenze per le giovani generazioni. Non è chiaro, però, cosa la Commissione, nella proposta all'esame, intenda per contributo all'iniziativa europea per i giovani e come concepisca il proprio ruolo al riguardo. I governi di Francia, Germania, Spagna e Svezia hanno recentemente presentato al Consiglio europeo un documento comune su un patto europeo per la gioventù che propone misure da attuare nel settore dell'occupazione e dell'integrazione sociale, dell'istruzione e della formazione professionale, della mobilità e degli scambi tra giovani, e che è stato adottato dal Consiglio europeo di primavera (8).

La proposta fa esplicito riferimento anche al già citato Libro verde sui cambiamenti demografici. Il Comitato si duole che la Commissione nella propria comunicazione (9) non si soffermi più a lungo su questa proposta dei governi.

3.3

Il Comitato ritiene opportuna, in linea generale, l'organizzazione di un forum annuale per valutare l'attuazione dell'Agenda sociale. A suo giudizio, tale forum dovrebbe analizzare le prospettive del modello sociale europeo e coinvolgere tutti i gruppi sociali direttamente interessati, e andrebbe concepito in modo tale da consentire un dibattito tra i partecipanti.

3.4

Il Comitato sostiene ad oltranza l'intenzione della Commissione di integrare attivamente i vantaggi del modello sociale europeo nei contesti di lavoro internazionali e di adoperarsi a livello mondiale a favore di condizioni di lavoro dignitose, conformemente alle norme dell'OIL. In questo caso l'Unione può essere credibile solo se preserva e sviluppa ulteriormente il modello sociale europeo anche in un quadro economico generale diverso e se si impegna in modo convincente affinché il progresso economico e quello sociale procedano di pari passo. In tale contesto essa dovrebbe altresì fare riferimento in modo esplicito alla Carta sociale europea riveduta e alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione.

4.   Occupazione e qualità del lavoro, gestione dei cambiamenti strutturali

4.1   Strategia europea per l'occupazione

4.1.1

Quanto alla strategia europea per l'occupazione, la Commissione annuncia che nel 2005 si adotterà un nuovo orientamento improntato alle priorità individuate nella relazione presentata nel 2003 dalla commissione KOK sull'occupazione: promuovere l'adattabilità, migliorare l'integrazione nel mercato del lavoro, aumentare gli investimenti nelle risorse umane, controllare in modo più efficace la fase di attuazione. Questo dovrà avvenire in collegamento con gli indirizzi di massima per le politiche economiche. Il Comitato richiama l'attenzione sul fatto che il gruppo ad alto livello ha presentato proposte concrete per le priorità da adottare nel quadro dei nuovi orientamenti per l'occupazione. In base a tali proposte, gli orientamenti dovrebbero concentrarsi su un'integrazione precoce e migliore dei giovani nel mercato del lavoro, sulla creazione di passerelle tra mondo della scuola e del lavoro, nonché sull'integrazione delle donne e dei lavoratori anziani. Un'altra priorità, sempre secondo il gruppo ad alto livello, dovrebbe essere la promozione della qualità del lavoro tramite misure relative all'organizzazione del lavoro e alla protezione della salute e della sicurezza sul lavoro, il che faciliterà al tempo stesso l'integrazione delle persone più anziane. Anche nel campo dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita il gruppo ad alto livello ha presentato diverse misure da integrare negli orientamenti per l'occupazione. La gestione delle conseguenze sociali dei cambiamenti strutturali e il sostegno fornito al riguardo, soprattutto nei nuovi Stati membri, dovranno anch'essi avere un'importanza maggiore in tali orientamenti. Negli orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione presentati nel frattempo, queste proposte vengono riprese solo in parte (10).

Il Comitato ritiene necessario attribuire maggior rilievo alla qualità dell'occupazione nell'ambito della ridefinizione degli orientamenti in materia di occupazione, evitando così il fenomeno dei lavoratori poveri.

4.1.2

Il ruolo del Fondo sociale europeo (FSE) a sostegno della strategia europea per l'occupazione viene menzionato solo nel contesto del miglioramento dei meccanismi di gestione dell'attuazione della strategia; a tale proposito viene anche annunciata una strategia di comunicazione. Il Comitato critica il fatto che la Commissione non faccia cenno alla funzione del FSE in quanto importante strumento di promozione delle risorse umane e delle misure di formazione e perfezionamento professionale collegate al mercato del lavoro. A giudizio del Comitato questa importante funzione del FSE a sostegno della formazione continua non risulta sufficientemente chiara. Eppure la competenza e le qualifiche sono un vantaggio competitivo essenziale per l'Unione (11).

4.1.3

Il Comitato giudica in modo sostanzialmente positivo le osservazioni formulate nell'Agenda sociale in merito all'accompagnamento dei cambiamenti strutturali in campo economico, che evidentemente si ispirano alle proposte del gruppo ad alto livello. Sorprende però che la Commissione non si soffermi sulle conseguenze sociali delle ristrutturazioni di imprese. Eppure si tratta proprio di definire strategie per far fronte a tali conseguenze, e di strutturarle in modo da consentire il giusto equilibrio tra considerazioni economiche e interessi dei lavoratori. La Commissione propone essenzialmente procedure e strumenti, come ad esempio l'istituzione di un forum ad alto livello di tutti gli attori e le parti interessate per accompagnare le ristrutturazioni aziendali, senza però specificare la composizione di una tale piattaforma, né tanto meno i suoi obiettivi e i suoi contenuti. Parimenti, la Commissione non fa riferimento neanche all'importanza dei diritti dei lavoratori o alla legislazione sociale europea per far fronte alle conseguenze sociali dei cambiamenti strutturali. Il Comitato reputa tuttavia che le direttive relative rispettivamente alla tutela in caso di licenziamenti collettivi e di trasferimenti di imprese, all'informazione e alla consultazione dei lavoratori, nonché ai comitati aziendali europei siano strumenti importanti per far fronte alle conseguenze sociali dei cambiamenti strutturali con la partecipazione dei lavoratori e delle loro rappresentanze sindacali.

4.1.4

Il Comitato si compiace che sia stata avviata la seconda fase di consultazione delle parti sociali europee sulla questione delle ristrutturazioni e sulla revisione della direttiva relativa ai comitati aziendali europei. Reputa tuttavia che queste due tematiche andrebbero affrontate separatamente. A prescindere dall'importante ruolo che i comitati aziendali europei svolgono nelle ristrutturazioni, la revisione della direttiva europea sui comitati aziendali è comunque attesa da tempo. Il Comitato ha già affrontato l'argomento e ha affermato che «questo (…) strumento (…) ha fortemente contribuito a sviluppare la dimensione europea delle relazioni industriali» (12).

4.1.5

Il Comitato è favorevole anche all'intenzione di creare maggiori sinergie tra le misure politiche e gli strumenti finanziari per la loro attuazione, e in particolare il FSE. Non è chiaro però cosa la Commissione voglia dire esattamente con questo, né cosa intenda quando parla di «potenziamento del legame tra la strategia europea a favore dell'occupazione e l'evoluzione dei quadri normativi e contrattuali».

4.2   Una nuova dinamica delle relazioni industriali

4.2.1

La Commissione vuole imprimere una nuova dinamica all'evoluzione delle relazioni industriali sviluppando ulteriormente la legislazione sociale, rafforzando il dialogo sociale e promovendo la responsabilità sociale delle imprese. In tale contesto essa intende presentare un Libro verde sull'evoluzione del diritto del lavoro, in cui verranno analizzati le attuali tendenze in materia di sviluppo dei rapporti di lavoro e il ruolo del diritto del lavoro nella creazione di un contesto sicuro e nell'adeguamento agli eventi più recenti. Secondo la Commissione, il dibattito sul Libro verde potrà condurre a un ammodernamento e a una semplificazione delle norme vigenti. Il Comitato ritiene opportuna l'elaborazione del Libro verde, ma reputa prematuro anticipare, anche solo per accenni, le possibili conclusioni di un tale dibattito. Il Comitato è fondamentalmente convinto che la revisione del diritto del lavoro — nella quale vanno coinvolte le parti sociali — debba essere guidata dalle disposizioni del Trattato, secondo le quali le prescrizioni minime devono portare alla «parificazione nel progresso» delle condizioni di vita e di lavoro (cfr. art. 136 del Trattato CE).

4.2.2

La Commissione annuncia inoltre che nel 2005 intende presentare un'iniziativa in merito alla tutela dei dati personali dei lavoratori, rivedere la direttiva sui trasferimenti di imprese e quella sui licenziamenti collettivi e codificare numerose disposizioni legislative in materia di informazione e consultazione dei lavoratori. Il Comitato ricorda che è arrivato il momento di realizzare tali iniziative. La revisione delle direttive, conformemente a quanto previsto dall'articolo 136 del Trattato CE, dovrebbe avere come obiettivo «la promozione dell'occupazione, il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, che consenta la loro parificazione nel progresso».

Quanto alla codifica delle norme in materia di informazione e consultazione dei lavoratori, il Comitato reputa che il parametro dovrebbe essere costituito dal livello dei diritti di partecipazione previsto nella direttiva sulla società europea.

4.2.3

Il Comitato condivide le proposte presentate dalla Commissione nel settore della salute e della sicurezza sul posto di lavoro, e soprattutto il rilievo dato al concetto di prevenzione nel quadro delle iniziative annunciate. La comunicazione sulla nuova strategia in materia di protezione della salute e della sicurezza sul lavoro per il periodo 2007-2012 dovrebbe soprattutto analizzare anche i nuovi rischi per la salute, prevedere la tutela di categorie di lavoratori finora non coperte e affrontare la questione di come migliorare e sostenere, in particolare nei nuovi Stati membri, l'attuazione delle norme vigenti in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro.

4.2.4

Il Comitato si compiace anche dell'intenzione della Commissione di promuovere ulteriormente il dialogo sociale sia a livello interprofessionale che settoriale, e appoggia in particolare la decisione di fornire alle parti sociali europee un maggiore sostegno logistico e tecnico. A giudizio del Comitato questo è particolarmente necessario soprattutto nei nuovi Stati membri, in quanto le loro strutture di dialogo sociale sono, in molti casi, poco sviluppate e ancora in corso di realizzazione. Il dialogo sociale bilaterale tra le parti sociali europee è un elemento fondamentale del modello sociale europeo. Il ruolo particolare di tale dialogo consiste nella legittimazione e nella rappresentatività delle parti sociali, nonché nella loro facoltà di concludere accordi vincolanti a livello europeo, come esse hanno affermato nella loro dichiarazione congiunta per il vertice di Laeken (13). Altrettanto importante è il dialogo con la società civile, che trova espressione soprattutto nella consultazione del CESE quale forum della società civile organizzata (14). Proprio nei nuovi Stati membri sia il dialogo civile che lo sviluppo di relazioni industriali stabili tra le parti sociali hanno bisogno del sostegno della Commissione.

4.2.5

La Commissione intende presentare ulteriori iniziative nel campo della responsabilità sociale delle imprese allo scopo di promuovere l'elaborazione di principi in materia. Il Comitato ritiene che i numerosi buoni esempi relativi a codici di condotta e ad altre misure volontarie adottate dalle imprese ai fini dell' assunzione della loro responsabilità sociale e presentati al forum delle parti interessate costituiscano una buona base in questo senso. In tale contesto andrebbero contemplate anche iniziative in materia di apprendimento lungo tutto l'arco della vita. Il Comitato appoggia pertanto gli sforzi della Commissione volti ad adottare iniziative che promuovano lo sviluppo dei principi della responsabilità sociale da parte delle imprese a livello europeo, nonché la loro trasparenza.

4.3   Il mercato europeo del lavoro

4.3.1

La Commissione intende presentare diverse iniziative per eliminare gli attuali ostacoli alla mobilità transfrontaliera e promuovere la creazione di un vero e proprio mercato europeo del lavoro. Una di tali iniziative consiste nella proposta di direttiva sulla trasferibilità dei diritti acquisiti nel quadro dei regimi pensionistici aziendali. A parere del Comitato è necessario presentare senza indugio questa proposta di direttiva visto che, a causa delle posizioni divergenti in merito alla portata di una tale regolamentazione, non sono stati avviati negoziati tra le parti sociali.

4.3.2

Un'altra proposta della Commissione riguarda la creazione di un quadro facoltativo per la contrattazione collettiva transnazionale a livello aziendale o settoriale. Secondo la Commissione un siffatto quadro potrebbe essere utilizzato per risolvere a livello transfrontaliero questioni relative all'organizzazione del lavoro, all'occupazione, alle condizioni di lavoro e al perfezionamento professionale, in base a un partenariato a favore del cambiamento. «Facoltativo» significa che spetta alle parti sociali decidere se avvalersi o no di un tale quadro normativo.

L'esperienza dei comitati aziendali europei mostra che le parti sociali, in molti casi, non solo hanno utilizzato il loro diritto ad essere informate e consultate, ma hanno anche stipulato, su base volontaria, accordi relativi ad alcuni dei temi citati. Anche nel dialogo sociale a livello settoriale sono riscontrabili esattamente gli stessi esempi di accordi. Il Comitato è favorevole all'obiettivo, che traspare da questa iniziativa, di promuovere il dialogo sociale a livello aziendale e settoriale tenendo conto, più di quanto non sia avvenuto finora, del fatto che le imprese operano a livello transfrontaliero e gli accordi volontari hanno quindi un'importanza transfrontaliera.

Il Comitato raccomanda alla Commissione di discutere quanto prima possibile la sua proposta di una siffatta normativa quadro con le parti sociali europee, di chiedere la loro posizione in merito e di tenerne conto.

4.3.3

Come spiega la Commissione, la libera circolazione delle persone è una delle libertà fondamentali in Europa. Pertanto, anche secondo il Comitato, gli strumenti esistenti, come la rete EURES e il coordinamento dei regimi di sicurezza sociale dei lavoratori migranti, vanno continuamente migliorati. Il Comitato reputa quindi opportuna la proposta della Commissione di istituire, già nel 2005, un gruppo ad alto livello che si occupi dell'impatto dell'allargamento dell'Unione sulla mobilità e sul funzionamento dei periodi transitori, e di presentare una relazione in merito nel 2006. Il Comitato richiama l'attenzione sul fatto che le parti sociali e le organizzazioni non governative (ONG) hanno maturato una profonda esperienza in questo settore. Esorta pertanto la Commissione a inserire nel gruppo ad alto livello rappresentanti delle parti sociali e delle ONG.

5.   Una società più solidale: pari opportunità per tutti

5.1

Nel quadro di questa seconda priorità tematica la Commissione si sofferma sul rafforzamento dello scambio di esperienze sulla riforma dei sistemi di sicurezza sociale, sulle politiche in materia di lotta contro la povertà, l'emarginazione sociale e la discriminazione, nonché sul ruolo dei servizi sociali.

5.2

La Commissione ribadisce la sua proposta di razionalizzare e semplificare il coordinamento in materia di inclusione sociale, pensioni e sanità. Il Comitato ha già affrontato questo argomento in un precedente parere (15). In questo contesto ricorda che, a suo giudizio, il ricorso al metodo aperto di coordinamento deve tener conto delle particolarità dei singoli settori. In particolare, reputa che l'applicazione, già molto avanzata, del metodo aperto di coordinamento nel campo dell'integrazione sociale vada portata avanti mediante piani d'azione nazionali e relazioni con cadenza biennale. Secondo il Comitato questo è particolarmente importante anche perché, nonostante gli sforzi comuni, non si è riusciti a ridurre in modo significativo la povertà. Circa il 15 % della popolazione totale dell'Unione è povera, con punte superiori al 20 % in taluni Stati membri. Uno dei motivi determinanti è la disoccupazione, e in tale contesto le famiglie con molti figli e quelle monoparentali sono particolarmente colpite (16). Anche l'occupazione, però, non protegge dalla povertà, come dimostra il crescente numero di lavoratori poveri (17). Pertanto, sono necessari maggiori sforzi per combattere la povertà e l'esclusione sociale.

5.3

A questo proposito la Commissione vuole proseguire il dibattito sui dispositivi nazionali di reddito minimo e intende avviare una consultazione in merito nel corso del 2005. Il Comitato si chiede in quali sedi si sia svolto tale dibattito e chi vi abbia partecipato. A suo parere spetta agli Stati membri fornire assistenza sociale a ciascun cittadino, in caso di bisogno, sotto forma di un reddito minimo che consenta un'esistenza dignitosa. Da quanto affermato dalla Commissione non è chiara la ragione per cui questo dibattito sui redditi minimi nazionali vada condotto a livello europeo. Il Comitato vorrebbe sollevare anche la questione dell'eventuale opportunità di anticipare a prima del 2010, data l'urgenza dei problemi, l'Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale.

5.4

Il Comitato appoggia le misure adottate dalla Commissione in materia di parità di trattamento tra uomini e donne e di lotta contro la discriminazione in generale. La Commissione annuncia che nel 2005 presenterà una nuova comunicazione in cui intende illustrare la propria strategia politica e valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a completare il quadro giuridico esistente.

Il Comitato richiama l'attenzione sul fatto che in molti Stati membri le direttive sul divieto di discriminazione sono state appena recepite negli ordinamenti nazionali o la loro attuazione è tuttora in corso. Reputa quindi che sarebbe opportuno presentare una relazione sullo stato del recepimento di tali direttive e, su questa base, proporre ulteriori misure politiche.

Il Comitato approva le misure annunciate in materia di parità tra donne e uomini, e soprattutto la creazione di un istituto europeo per l'uguaglianza di genere e l'aggiornamento del piano d'azione sulle pari opportunità per i disabili.

5.5

Nel 2005 la Commissione intende altresì presentare una comunicazione sull'importanza dei servizi sociali. Il Comitato è favorevole a questo progetto, soprattutto perché immagina che la comunicazione si ripercuoterà sul controverso dibattito in merito alla direttiva sui servizi nel mercato interno e contribuirà a fornire chiarimenti. Nel Libro bianco sui servizi di interesse generale, la Commissione ha già evidenziato le particolarità dei servizi sociali, che consistono soprattutto nella loro funzione di interesse pubblico e nel fatto che sono orientati alle persone. I servizi sociali, siano essi forniti dal settore pubblico o da quello privato, sono profondamente diversi da altri servizi offerti nel mercato interno in quanto si basano sul principio di solidarietà, sono concepiti per soddisfare le esigenze dei singoli individui e, attuando il diritto fondamentale alla protezione sociale, contribuiscono alla coesione sociale di una determinata società. Il Comitato reputa pertanto che i servizi sociali, in particolare quelli sanitari, vadano fondamentalmente trattati in modo diverso dai servizi di tipo puramente commerciale.

5.6

Il Comitato deplora che la Commissione non si soffermi sull'importanza che i servizi sociali senza scopo di lucro hanno per l'occupazione e la coesione sociale. Il Comitato ha già affrontato questo argomento nel suo parere sulla revisione intermedia dell'agenda per la politica sociale, spiegando che «il contributo dei servizi sociali senza scopo di lucro, in termini di occupazione e di impatto sociale, è sempre più riconosciuto e valorizzato, con risultati significativi in termini di promozione e tutela dei diritti delle persone svantaggiate, in corrispondenza di bisogni educativi, di assistenza sociale, di assistenza sanitaria, di sostegno alle politiche di inclusione e di riduzione delle disuguaglianze sociali. Le organizzazioni non profit contribuiscono a riconoscere ed esplicitare la domanda sociale emergente, soprattutto dalle fasce più svantaggiate della popolazione; investono per ripristinare i tessuti sociali compromessi e bisognosi di rigenerare legami positivi; mobilitano la solidarietà civile e la partecipazione sociale quale premessa necessaria per favorire la vita democratica anche nelle aree più svantaggiate» (18).

6.   Conclusioni

6.1

Il Comitato economico e sociale europeo accoglie con favore la comunicazione della Commissione europea sull'Agenda sociale e ritiene che essa contribuisca a mettere in risalto l'importanza della politica sociale per il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona. Reputa tuttavia che, nonostante il suo approccio strategico, essa non soddisfi in tutto e per tutto le particolari aspettative formulate nel contesto della revisione intermedia della strategia di Lisbona. Mentre la Commissione, nella precedente agenda sociale, si era fatta guidare ancora dal ruolo della politica sociale quale fattore produttivo, nella nuova proposta non è più esplicitamente così. Il Comitato è dell'avviso che la politica sociale non debba essere subordinata alla politica economica, ma collocarsi al contrario al medesimo livello. La promozione della coesione sociale e la costruzione di uno Stato sociale attivo fanno parte degli obiettivi della strategia di Lisbona (così come è stata adottata al vertice europeo del marzo 2000) tanto quanto il miglioramento della competitività e la promozione di una crescita economica sostenibile. Un elevato livello di protezione sociale è uno degli elementi centrali del modello sociale europeo e contribuisce in modo decisivo alla coesione sociale.

6.2

Diversamente dalla posizione espressa a più riprese, secondo la quale le spese sociali elevate ostacolerebbero gli obiettivi di politica economica, i dati empirici raccolti in diversi paesi europei dimostrano il contrario, un aspetto questo evidenziato dal gruppo ad alto livello nella sua relazione. Secondo uno studio del 2004 del Centro di politica europea, la Svezia, la Danimarca, l'Austria, il Lussemburgo e i Paesi Bassi presentano sia prestazioni economiche relativamente buone che un elevato livello di protezione sociale. Inoltre, i paesi che nella classifica internazionale del Forum economico mondiale si collocano ai posti migliori in termini di competitività, investono anche molto nella politica sociale e nei sistemi di sicurezza sociale e, al tempo stesso, hanno tassi di occupazione elevati e un basso tasso di povertà dopo i trasferimenti sociali (19).

6.3

Il Comitato rileva criticamente che la nuova Agenda sociale contiene meno misure concrete di quelle precedenti. Questo rende difficile una valutazione in quanto non è sempre evidente in quale direzione politica vadano le proposte. Ciò vale soprattutto per la legislazione sociale, in merito alla quale la Commissione si limita alla revisione di direttive già in vigore e, praticamente, non presenta proposte nuove. Il Comitato si aspetta quindi che il quadro strategico venga integrato con misure concrete. Reputa inoltre che la nuova Agenda sociale vada accompagnata da un programma di azione per i prossimi cinque anni. In tale contesto ci si dovrebbe orientare verso i diritti sociali fondamentali sanciti dalla futura Costituzione dell'Unione. Partendo da questa base, il programma di azione sociale dovrebbe contenere sia proposte di revisione di direttive in vigore, sia proposte di nuove direttive e, al tempo stesso, dovrebbe contemplare anche i dibattiti e le misure di coordinamento in programma ai fini dell'ulteriore sviluppo della politica sociale europea. Secondo il Comitato, proprio nel quadro della revisione intermedia della strategia di Lisbona, l'importante è rendere visibile la politica sociale europea e il suo ruolo produttivo a favore della crescita e dell'occupazione.

6.4

In questo contesto il Comitato desidera affrontare anche la questione del finanziamento della politica sociale: sebbene la Commissione, già in occasione della presentazione delle prospettive finanziarie, abbia richiamato l'attenzione sul fatto che il futuro bilancio dell'Unione, come struttura e dotazione finanziaria, deve rispecchiare e promuovere la strategia di Lisbona, c'è da temere che la proposta all'esame non sia all'altezza di questa aspirazione.

6.5

Nella pertinente sottorubrica delle prospettive finanziarie (Competitività per la crescita e l'occupazione) (20) si registra un aumento, ma esso riguarda soprattutto le misure relative alla competitività e alle iniziative imprenditoriali. Il confronto con le attuali spese in campo sociale e occupazionale mostra però che nella futura politica sociale non è previsto un vero aumento. In questo settore la Commissione propone sostanzialmente un bilancio invariato.

6.6

A questo proposito il Comitato ha già affermato chiaramente, tra l'altro nel proprio parere sul programma quadro Progress (21), di non capire questo obbligo di «neutralità di bilancio» nei riguardi dell'occupazione e della politica sociale, soprattutto di fronte al deludente bilancio intermedio della strategia di Lisbona. Chiede pertanto di aumentare anche le risorse previste per la politica sociale analogamente a quanto avvenuto per le altre misure attuate nel quadro della rubrica Crescita e occupazione.

Bruxelles, 21 giugno 2005

La Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Anne-Marie SIGMUND


(1)  «Condizioni macroeconomiche solide sono essenziali per sostenere gli sforzi a favore della crescita e dell'occupazione» (Consiglio europeo di Bruxelles del 22 e 23 marzo 2005, conclusioni della presidenza, punto 7).

(2)  Idem, punto 6.

(3)  Idem, punto 29.

(4)  Consiglio europeo di Barcellona del 15 e 16 marzo 2002, conclusioni della presidenza, punto 22.

(5)  Relazione del gruppo ad alto livello sul futuro della politica sociale nell'Unione europea allargata, maggio 2004.

(6)  COM(2005) 33 def. del 9.2.2005, pag. 2.

(7)  COM(2005) 94 def. del 16.3.2005.

(8)  Consiglio europeo di Bruxelles del 22 e 23 marzo 2005, conclusioni della presidenza, allegato I.

(9)  Parere CESE 253/2005, del 10.3.2005, in merito alla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma «Gioventù in azione» per il periodo 2007-2013 (relatore: RODRÍGUEZ GARCÍA-CARO).

(10)  COM(2005) 141 def. del 12.4.2005.

(11)  Parere CESE 250/2005, del 9.3.2005, in merito alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo sociale europeo (relatrice: ENGELEN-KEFER).

(12)  Parere CESE sul tema Applicazione concreta della direttiva sull'istituzione del comitato aziendale europeo (94/45/CE) e aspetti da sottoporre a eventuale revisione (GU C 10 del 14.1.2004, relatore: PIETTE).

(13)  CES, UNICE e CEEP: dichiarazione congiunta del 7.12.2001.

(14)  Parere CESE sul tema La governance europea - Libro bianco (GU C 125 del 27.5.2002, pag. 61, relatrice: ENGELEN-KEFER, correlatrice: PARI).

(15)  Parere CESE in merito alla comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni Potenziare la dimensione sociale della strategia di Lisbona: razionalizzare il coordinamento aperto nel settore della protezione sociale (GU C 32 del 5.2.2004, pag. 60, relatore: BEIRNAERT).

(16)  Relazione comune sull'inclusione sociale (2004), maggio 2004.

(17)  Relazione del gruppo ad alto livello sul futuro della politica sociale nell'Unione europea allargata, maggio 2004.

(18)  Parere CESE in merito alla comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni Revisione intermedia dell'agenda per la politica sociale (GU C 80 del 30.3.2004, punti 3.3.6 e 3.3.7, relatore: JAHIER).

(19)  Relazione del gruppo ad alto livello sul futuro della politica sociale nell'Unione europea allargata, maggio 2004, pag. 61.

(20)  COM(2004) 101 def./2 del 26.2. 2004.

(21)  Parere CESE 386/2005 del 6.4.2005 in merito alla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma comunitario per l'occupazione e la solidarietà sociale - Progress (COM(2004) 488 def.).