30.4.2004   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 117/58


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Le ripercussioni della politica commerciale sulle trasformazioni industriali, in particolare nel settore siderurgico

(2004/C 117/15)

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 17 luglio 2003, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno, di elaborare un parere d'iniziativa sul tema Le ripercussioni della politica commerciale sulle trasformazioni industriali, in particolare nel settore siderurgico.

La commissione consultiva per le trasformazioni industriali è stata incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 29 aprile 2004, nel corso della 408a sessione plenaria, ha deciso di nominare LAGERHOLM relatore generale e ha adottato il seguente parere con 46 voti favorevoli, 16 voti contrari e 8 astensioni.

1.   Introduzione - Finalità e ambito del parere - Definizioni

1.1

Il settore siderurgico, con il suo processo di costante trasformazione e l'impatto su questo esercitato dalla politica commerciale, si presta per uno studio di caso estremamente prezioso per altri settori industriali.

1.2

Ai fini del presente parere d'iniziativa, per «settore siderurgico» s'intende il complesso di attività industriali connesse alla produzione e alla distribuzione dell'acciaio, ma si tiene conto anche della loro importante funzione per le attività «consumatrici» di acciaio in Europa. Di conseguenza il presente parere e le raccomandazioni ivi formulate interessano un ambito di attività ben più vasto del semplice settore della produzione di acciaio.

1.3

Nel presente parere, per «trasformazioni industriali» s'intende quel processo, normale e costante, con cui un settore industriale risponde in maniera proattiva all'evolvere del proprio contesto economico per restare competitivo e creare opportunità di crescita. Le modifiche alla struttura del settore sono quindi viste come la conseguenza di questi sviluppi, e non già come un obiettivo di tale processo. Con «ristrutturazioni» s'intende una forma particolare di trasformazione industriale che di norma costituisce un processo di adeguamento ad hoc (spesso ineludibile) al contesto economico per riconquistare la competitività, che comporta interruzioni nell'attività economica. Le ristrutturazioni hanno come obiettivo fondamentale una trasformazione radicale delle strutture nel settore industriale interessato.

1.4

Chiaramente, le trasformazioni industriali intervengono in larga misura sotto la spinta di modifiche strutturali nell'ambiente economico globale, e in particolare sotto la pressione dell'evolvere dinamico delle esigenze dei mercati. Le trasformazioni industriali risentono anche in misura notevole, e talvolta anche decisiva, di politiche interne (al livello degli Stati membri e/o dell'UE) di ogni tipo: giuridico, monetario, ambientale, energetico, senza dimenticare poi quello sociale. Ciò è evidenziato con grande chiarezza dall'evoluzione che in questi ultimi 20 anni ha caratterizzato il settore siderurgico dell'Unione europea. Il presente parere verte però unicamente sulla politica commerciale d'UE, che è per sua stessa natura un elemento esterno e costituisce la cornice politica in cui s'inquadrano i flussi commerciali fra l'UE e altri paesi o regioni economiche del mondo.

1.5

Va quindi tenuto presente che il presente parere non si propone d'illustrare le trasformazioni industriali subite dal settore siderurgico dell'UE, comprese tutte le politiche (interne) summenzionate, bensì soltanto le interdipendenze fra il settore siderurgico e la politica commerciale (esterna).

1.6

In proposito va notato che il processo di allargamento dell'UE non rappresenta più un problema di politica commerciale dell'UE, come lo è stato nelle fasi iniziali del processo di adesione con i dieci paesi candidati. Entro il maggio 2004 esisterà un unico mercato comune allargato, per cui qualsiasi altra politica dell'UE intesa a coadiuvare le trasformazioni industriali, e soprattutto la ristrutturazione del settore siderurgico nei paesi di nuova adesione (tuttora necessaria), rientrerà nel quadro delle politiche interne dell'UE.

2.   Rilevanza della politica commerciale per il settore siderurgico

2.1

Le imprese si trovano a competere in un'economia sempre più globalizzata e le condizioni che incontrano sul mercato mondiale influiscono in maniera determinante sulla loro competitività e sulle loro opportunità di crescita. Queste condizioni dipendono in misura notevole dal complesso di regole che i responsabili politici hanno creato per il mercato: ad esempio, le regole che governano la concorrenza e il mercato interno, le regole cui sono soggetti gli scambi internazionali e le regole e accordi specifici applicati a singoli comparti delle attività commerciali. Questo complesso di regole è il frutto delle politiche commerciali a livello sia nazionale che internazionale. Idealmente esso dovrebbe stimolare e agevolare un processo permanente di trasformazioni industriali che rifletta la dinamica dell'economia globale. Non dovrebbe quindi influire negativamente sulle trasformazioni industriali od ostacolare una concorrenza libera e leale a livello internazionale. Infatti, la politica commerciale dovrebbe anzitutto servire a garantire un sistema aperto degli scambi internazionali e a realizzare concretamente il «fair play» in condizioni di concorrenza eque.

2.2

In proposito va rilevato che la politica commerciale è un aspetto estremamente importante del quadro politico dell'Unione europea poiché quest'ultima ha un'economia orientata all'esportazione e mette a segno notevoli eccedenze della bilancia commerciale. La politica commerciale imprime quindi un forte impulso alla crescita economica. L'esistenza di un commissario specificamente responsabile e della DG Commercio, nell'ambito della Commissione, rivelano appieno l'interesse vitale della Comunità nella gestione della politica commerciale. La Strategia di Lisbona, che mira a sostenere la competitività dell'economia europea, punta senz'alcun dubbio, e come prima cosa, a promuovere parametri interni; ciò non toglie, però, che il successo su questo fronte si manifesterà per lo più solo sui mercati globali, e che, beninteso, ciò sarà possibile unicamente portando avanti una politica commerciale adeguata e altrettanto efficace.

2.3

Nel settore siderurgico la politica commerciale ha un peso considerevole. Insieme al petrolio, l'acciaio è il prodotto industriale oggetto di maggiori scambi a livello internazionale. Attualmente circa un terzo della produzione siderurgica complessiva forma oggetto di scambi internazionali: quasi il doppio rispetto a trent'anni fa. Le condizioni che governano tali scambi costituiscono pertanto uno dei fattori che maggiormente incidono sulla competitività di questo settore. È una situazione analoga a quella che interessa sia le numerosissime industrie consumatrici di acciaio, sia i loro prodotti: il settore automobilistico, la cantieristica e l'industria meccanica. La politica commerciale si ripercuote direttamente sul modo in cui il settore siderurgico e i suoi diversi comparti reagiscono alla concorrenza sui rispettivi mercati interni e sulle modalità di accesso ai mercati dei paesi terzi. La politica commerciale contribuisce a plasmare il complesso di regole che governa gli scambi mondiali e la misura in cui essi possono adeguarsi alle trasformazioni strutturali nel clima economico in cui intervengono.

2.4

L'importanza del commercio internazionale dell'acciaio è evidenziata dal fatto che oltre il 40 % delle attuali vertenze in sede OMC riguardano l'acciaio. Questa percentuale rispecchia i problemi costanti del settore imputabili all'esistenza di capacità produttive inefficienti, spesso finanziate da aiuti di Stato, che producono effetti distorsivi sui flussi commerciali. Essa rivela altresì l'esistenza di carenze sostanziali nell'applicazione, da parte di taluni membri dell'OMC, di accordi in vigore che regolano il commercio internazionale.

2.5

Infine, è importante ricordare che il settore siderurgico dell'UE costituisce una componente fondamentale dell'economia europea e contribuisce in misura rilevante allo sviluppo economico. L'acciaio è in effetti cruciale e rimane il materiale più importante utilizzato nelle attività industriali, con un volume globale di mercato che si stima oltrepassi i 350 miliardi di EUR (ossia dieci volte superiore alla quota di mercato di qualsiasi altro materiale usato nell'industria), ed è essenziale per lo sviluppo delle infrastrutture e per la maggior parte dei vari settori manifatturieri. Per essere molto efficiente, la produzione siderurgica dell'UE deve soddisfare qualsiasi eventuale domanda da parte degli importanti settori che utilizzano l'acciaio. A tal fine deve essere notevolmente assecondata da sistemi altrettanto efficienti di distribuzione dell'acciaio, i quali organizzano circa i due terzi dell'offerta sul mercato e prestano servizi crescenti alle attività che consumano acciaio. Senza la propria produzione siderurgica altamente competitiva la Comunità non potrebbe avvalersi delle proprie risorse e del proprio know-how per promuovere ulteriormente, fra i leader mondiali, la competitività delle attività produttive consumatrici di acciaio. Il mantenimento di un'industria siderurgica fiorente dovrebbe pertanto costituire un obiettivo politico di primo piano.

3.   Le trasformazioni industriali nella produzione siderurgica e nella politica commerciale dell'UE

3.1

Sin dall'inizio degli anni '80 il settore siderurgico dell'UE a 15 ha proceduto a ristrutturazioni di vasta portata: tagli della capacità produttiva per il mercato pari a 50 milioni di tonnellate, chiusura di oltre il 50 % degli impianti produttivi e riduzione degli addetti da 900 000 a 250 000 unità. L'UE a 15 è il secondo produttore mondiale di acciaio dopo la Cina, con una produzione annua di 160 milioni di tonnellate di acciaio grezzo, cifra che corrisponde al 20 % circa della produzione siderurgica mondiale. Il fatturato si aggira intorno ai 80 miliardi di EUR.

3.2

Attualmente il settore siderurgico europeo (UE a 15) è uno dei migliori al mondo in termini di competenze e abilità produttive degli addetti, efficienza degli impianti, qualità dei prodotti e capacità innovativa. È caratterizzato dal coesistere di alcune società veramente globali di grandissime dimensioni, di alcune imprese specializzate più piccole e di numerosi distributori e centri di servizi assai efficienti. Il doloroso processo di ristrutturazione degli anni '80 e della metà degli anni '90, seguito da un processo di privatizzazione e di consolidamento, ha dato vita ad un settore produttivo moderno e competitivo che potrebbe nutrire a giusto titolo fiducia nel futuro e nella propria capacità di vincere la sfida dell'evoluzione costante in un contesto di scambi liberi e equi.

3.3

Anzi, se operasse in un mercato veramente retto da regole di concorrenza libera e leale, il settore siderurgico dell'UE a 15 potrebbe essere ancor più competitivo di adesso. Dato però che la competitività dei produttori siderurgici dell'Unione è seriamente minacciata da misure protezionistiche e da pratiche di paesi terzi che provocano distorsioni sul mercato, ad esempio le misure di salvaguardia S. 201 decise dal governo statunitense, le quali - come statuito dai panel dell'OMC - contravvengono manifestamente alle regole della stessa Organizzazione mondiale del commercio. Inoltre, l'esistenza, in tutto il mondo, di capacità produttive eccedentarie continua a destabilizzare l'equilibrio fra l'offerta e la domanda, e quindi anche i prezzi dell'acciaio, specie quando le condizioni del mercato globale non sono soddisfacenti.

3.4

La politica commerciale ha avuto un ruolo chiave nella vasta opera di ristrutturazione intervenuta in Europa negli anni '80 e '90. A seguito dell'aumento delle importazioni dai paesi terzi, la Commissione ha varato i suoi «provvedimenti esterni» (il cosiddetto volet externe). Si è trattato di una serie di provvedimenti di salvaguardia esterna, consistenti essenzialmente in accordi bilaterali con i principali paesi esportatori di acciaio affinché frenassero le loro forniture verso la Comunità, e destinati a integrare le misure interne adottate per controllare gli aiuti di Stato, coadiuvare le ristrutturazioni e introdurre misure temporanee di regolazione del mercato. I provvedimenti sono rimasti in vigore durante l'intero periodo di crisi e hanno mantenuto le importazioni ad un livello pari al 10 % dei «consumi ufficiali».

3.5

L'industria siderurgica dei paesi che entreranno a far parte dell'Unione europea il 1omaggio 2004 è tuttora in una fase di mutamento strutturale. I fattori chiave di questo processo di trasformazione sono: tagli delle capacità eccedentarie non sostenibili, messa a norma delle tecnologie dell'industria siderurgica per adeguarle agli sviluppi più recenti, valorizzazione delle sinergie economiche e di mercato intensificando l'impegno e orientando piuttosto la produzione al mercato e l'imprenditorialità alle esigenze dei clienti. L'UE a 15 ha sostenuto questo processo stipulando una serie di accordi bilaterali con i paesi candidati negli anni precedenti la loro adesione e applicando le regole dell'UE basate sugli strumenti CECA. Queste regole riconoscevano alla Commissione europea perfino il diritto di controllo ed autorizzazione sui piani nazionali di ristrutturazione.

3.6

Ne consegue che la produzione siderurgica dell'Unione europea allargata si presenterà diversamente sul mercato mondiale. Da un lato, l'UE vedrà la sua posizione rafforzata dall'adesione di questi paesi e tornerà ad essere un esportatore netto di acciaio con un maggiore peso sul mercato. D'altro lato, le strutture della sua produzione siderurgica s'indeboliranno per il semplice fatto che le imprese siderurgiche dei nuovi Stati membri sono ancora in fase di ristrutturazione. Le politiche commerciali dovranno tener conto di tali circostanze, pur sempre nel rispetto delle regole.

4.   Future sfide per la politica commerciale e le trasformazioni industriali

Attualmente la produzione siderurgica europea sembra estremamente vulnerabile dinanzi alle politiche e pratiche che contravvengono alle regole in campo commerciale. Il mercato siderurgico europeo è il più aperto al mondo. A seguito del cosiddetto «zero for zero agreement» sull'acciaio nel quadro dell'Uruguay Round, nel 2004 sono ormai soppressi i dazi doganali sulle importazioni di prodotti siderurgici nell'UE. In questi ultimi anni le importazioni di acciaio in Europa sono aumentate ad un ritmo sostenuto, passando da 14,5 milioni di tonnellate nel 1997 a 24,6 milioni di tonnellate nel 2002 (aumento del 70 %), per cui nel 1998 l'UE, che era stata un esportatore netto per decenni, è diventata un importatore netto di acciaio (nel 2003, però, le esportazioni hanno superato di poco le importazioni).

La situazione che si va prospettando lascia intravvedere varie sfide legate alle interconnessioni fra le politiche commerciali e i mutamenti costanti che caratterizzeranno il settore dell'acciaio nei prossimi anni:

i paesi che in precedenza appartenevano alla CSI, Russia, Ucraina e Kazakistan, i quali non fanno parte dell'OMC, costituiscono una regione per la quale la politica commerciale dell'UE riserva ancora misure specifiche al settore siderurgico, con accordi bilaterali che governano gli scambi dei suoi prodotti con questi paesi. Questi accordi rappresentano una risposta matura e pragmatica alle sfide poste da tali economie in transizione: consentire uno sviluppo controllato degli scambi ed evitarne sia impennate, sia contromisure antidumping durante un periodo in cui tali paesi stiano adattando le capacità delle industrie del settore e sviluppando i propri consumi interni. La possibile adesione della Russia all'OMC costituisce un altro fattore assai importante per l'industria siderurgica dell'UE.

Rispetto agli altri settori industriali, quello dell'acciaio presenta un elevato grado di frammentazione a livello mondiale. In effetti, il processo di consolidamento è intervenuto solo in alcune regioni, come l'UE, e si può prevedere che nei prossimi anni le imprese siderurgiche tenderanno sempre più a concentrazioni e alleanze fra regioni diverse a seguito del processo di globalizzazione e consolidamento sui mercati dei loro prodotti industriali. Gli accordi commerciali multilaterali dovrebbero tener conto di tale dinamica eliminando gli ostacoli agli investimenti esteri e agli scambi all'interno delle imprese.

In un'economia globale non esiste più il concetto di «mercato nazionale». Numerose imprese di produzione e distribuzione dei prodotti siderurgici operano già in regioni diverse e vi trattano i clienti come se fossero fornitori nazionali. Le future politiche commerciali dovranno non solo tener conto di questa spinta verso l'internazionalizzazione, ma anche prendere in considerazione altri sviluppi in atto nel settore, dato che nuove zone produttrici di acciaio stanno cercando di posizionarsi sul mercato mondiale. Molte imprese siderurgiche di paesi in via di sviluppo sono già moderne e competitive, per cui il trattamento preferenziale loro riservato nel sistema degli scambi mondiali non è più giustificabile.

5.   La posizione del CESE su problemi di fondo della politica commerciale nel settore siderurgico

Data la sua situazione attuale e le sfide che si profilano per l'avvenire, il settore siderurgico dell'Unione europea, per poter reagire adeguatamente alla dinamica del contesto economico in cui opera, dovrà ottenere che i mercati dell'acciaio a livello mondiale offrano le medesime condizioni di apertura e di equità di cui godono le importazioni dirette da paesi terzi verso l'UE. Malgrado l'esito negativo della conferenza tenuta dall'OMC a Cancun nel settembre 2003, la tornata di negoziati svoltasi a Doha (Doha Round) offre ancora un'opportunità per compiere progressi significativi verso l'accesso illimitato ai mercati fra i membri dell'OMC. Essa consente altresì di discutere come migliorare le regole vigenti, e anche di perfezionare e rafforzare le discipline esistenti, specie in materia di antidumping. Più in generale, se si riuscisse ad avviare veramente i negoziati sui cosiddetti temi di Singapore (ad es. agevolazioni degli scambi, commercio e concorrenza) si avrebbero effettivi vantaggi per il settore dell'acciaio in Europa, anzi nel mondo.

Pur non escludendo completamente la possibilità di migliorare l'accesso ai mercati mediante un approccio bilaterale o regionale con le aree o i paesi che presentano maggiore interesse commerciale per l'Unione europea, la soluzione più vantaggiosa per il settore siderurgico dell'UE è quella di operare in un sistema commerciale multilaterale (OMC). Ciò dovrebbe avvenire in base a regole recepite in maniera coerente da tutti i paesi nelle rispettive legislazioni nazionali e affiancate da strumenti applicati da tutti i paesi in maniera obiettiva, senza interferenze politiche e sulla medesima base. Alla luce delle politiche e pratiche commerciali attuate da taluni paesi in questi ultimi anni, l'UE dovrebbe impegnarsi maggiormente sui punti che seguono:

priorità al miglioramento dell'accesso al mercato e alla rimozione degli ostacoli agli scambi,

regole più severe per garantire scambi equi: antidumping, sovvenzioni, salvaguardie,

ricorso mirato e responsabile agli strumenti dell'OMC: rimedi solleciti, ben ponderati e proporzionati solo per importazioni sleali,

anzitutto: fine del ricorso abusivo agli strumenti commerciali a scopi nazionalistici e protezionistici, valutando piuttosto i problemi commerciali in funzione di considerazioni economiche e tecniche anziché politiche,

le forti differenze delle norme sociali e ambientali fra le varie parti del mondo influiscono sui flussi degli scambi in numerosi settori, e quindi non esclusivamente sul commercio dei prodotti siderurgici. Queste disparità fra le aree economiche sotto il profilo delle garanzie dei diritti sociali fondamentali e della salvaguardia dell'ambiente provocano distorsioni economiche nella concorrenza a livello mondiale e devono essere considerate come un problema che interessa non soltanto i settori industriali, ma anche i responsabili di tutte le politiche, e non esclusivamente di quella commerciale.

Per meglio valutare gli elementi più importanti di questi obiettivi di fondo si possono prendere in considerazione i seguenti aspetti:

5.1   Accesso al mercato

5.1.1

Come si è accennato in precedenza, il mercato europeo dell'acciaio è il più aperto del mondo e la produzione siderurgica europea è particolarmente vulnerabile nei confronti di politiche e pratiche che violano le regole degli scambi. Di conseguenza, il settore europeo dell'acciaio deve godere della medesima apertura sugli altri mercati mondiali. Gli strumenti di politica commerciale a livello sia europeo che multilaterale devono dunque essere mobilitati costantemente allo scopo di rimuovere gli ostacoli all'accesso ai mercati dei paesi terzi offrendo al tempo stesso rimedi efficaci contro le pratiche commerciali sleali di paesi terzi che accedono al mercato siderurgico dell'UE. È interesse legittimo dell'industria siderurgica utilizzare in maniera efficace gli strumenti di politica commerciale.

5.1.2

L'obiettivo prioritario dell'UE è ottenere che il Doha Round offra benefici reali sul fronte dell'accesso al mercato grazie a riduzioni tariffarie affiancate dalla contemporanea eliminazione di ostacoli non tariffari. Per quanto concerne il trattamento speciale differenziato (SDT) a favore dei paesi in via di sviluppo, questo dovrebbe essere applicato solo caso per caso e distinguere fra paesi e settori a seconda del loro livello di competitività. Di per sé lo SDT non dovrebbe impedire l'eliminazione delle tariffe da parte dei paesi in via di sviluppo che vantano un settore siderurgico molto competitivo.

5.1.3

Miglioramenti reali in tema di accesso al mercato potranno essere realizzati solo se le riduzioni tariffarie andranno di pari passo con l'eliminazione degli ostacoli non tariffari. Inoltre, l'applicazione delle regole dell'OMC attualmente in vigore può ostacolare l'accesso al mercato. Il Doha Round offre ai governi l'opportunità di chiarire le attuali regole e di armonizzarne l'applicazione sulla base delle migliori pratiche.

5.2   Antidumping

5.2.1

Se, da un lato, dei provvedimenti antidumping permangono necessari per difendere l'industria europea dalle pratiche commerciali sleali, d'altro lato, gli strumenti antidumping devono essere applicati in maniera imparziale e non discriminatoria, in modo che le regole siano valide per tutti indiscriminatamente e senza eccezioni (tranne quelle espressamente previste dall'OMC). A tal fine occorre portare avanti scambi di vedute intesi a realizzare un'applicazione maggiormente armonizzata dell'accordo antidumping in vigore, di preferenza per avvicinarla alle regole antidumping dell'UE.

5.2.2

È importante che le iniziative per un'applicazione armonizzata e per il rafforzamento dell'accordo antidumping si adoperino soprattutto per accrescere l'efficacia e l'efficienza di tale strumento; per menzionare solo gli obiettivi più importanti: calendari equi e spediti, determinazione rapida e provvisoria del danno, adozione obbligatoria della cosiddetta lesser duty rule (regola in base alla quale il dazio deve essere pari al margine più basso tra il dumping e il danno).

5.2.3

Qualora non sia possibile realizzare l'obiettivo principale, ossia adeguare a livello mondiale le regole antidumping agli standard europei, l'UE dovrebbe ottimizzare la sua applicazione delle regole in materia in modo da conseguire maggiore efficacia, efficienza, trasparenza ed obiettività. Occorre mettere a disposizione del settore siderurgico europeo strumenti atti a contrastare validamente le importazioni provenienti da paesi terzi che beneficino di condizioni di dumping o siano favorite da sovvenzioni. La legislazione dell'UE sulle procedure antidumping e sulle sovvenzioni ha un'impronta ben più liberale delle regole decise in sede OMC o in altri paesi, ad esempio gli Stati Uniti. Ciò vale ad esempio per la clausola sull'«interesse comunitario» e per la lesser duty rule. Inoltre, sul fronte dell'applicazione pratica il sistema dell'UE presenta punti deboli rispetto a quelli di altri paesi: in effetti la Commissione europea rifiuta di avviare una procedura quando incomba il rischio di un danno e chiede invece la prova di un danno già intervenuto. Per di più, la Commissione provoca ulteriori ritardi applicando i termini massimi consentiti dalle regole UE per le indagini. Infine, nell'Unione europea occorre un monitoraggio più rapido ed efficace dei flussi commerciali. Queste sono tutte carenze che andranno corrette.

5.3   Sovvenzioni

5.3.1

Il problema delle sovvenzioni è in discussione sia nella tornata di negoziati a Doha sia nell'ambito dell'OCSE. Il principale obiettivo di quest'ultima è di stipulare un accordo specifico sugli aiuti al settore siderurgico (SSA). Gli imminenti dibattiti in sede OCSE sono estremamente importanti. Un accordo internazionale che preveda un divieto generalizzato di qualsiasi tipo di aiuto (diretto o indiretto) alle imprese siderurgiche e un numero limitatissimo di eccezioni avrebbe un impatto non indifferente sulle relazioni commerciali tra i vari paesi. In effetti, l'accordo sulle sovvenzioni dovrebbe affrontare anzitutto le cause che sono all'origine delle vertenze commerciali relative al settore siderurgico: aiuti alle eccedenze e capacità produttive inefficienti. Queste capacità inefficienti acuiscono i problemi del settore nel contesto degli scambi, imponendo una produzione superiore alle capacità di assorbimento dei mercati internazionali, e indubbiamente dei mercati più aperti, come l'UE.

5.3.2

Un nuovo accordo internazionale dovrebbe essere imperniato sul divieto di qualsiasi tipo di aiuto specifico, salvo un numero ridotto di eccezioni (quelle previste dal Codice europeo degli aiuti ai prodotti siderurgici) di cui le più importanti riguarderebbero gli aiuti alle cessazioni definitive di attività, compresi gli aiuti di Stato concessi per attutire l'impatto sociale. Dovrebbero essere consentite tutte le sovvenzioni generiche, ad eccezione di quelle che contribuiscono alla creazione di nuove capacità o al mantenimento di capacità antieconomiche. Il trattamento speciale e differenziato (TSD) può essere contemplato per i paesi in via di sviluppo e per i settori siderurgici per i quali è indispensabile una ristrutturazione. Le deroghe temporanee concesse per questi paesi e settori dovrebbero essere condizionate alla capacità di sopravvivenza a lungo termine dei beneficiari e a una riduzione della capacità proporzionata all'importo delle sovvenzioni ricevute.

5.3.3

I negoziati dovrebbero inoltre proporsi l'obiettivo di regole più efficaci per le notifiche (preliminari), in modo da rafforzare un approccio preventivo e introdurre un sistema di sanzioni dissuasivo, che preveda anche sanzioni automatiche in caso di violazione dell'obbligo di notifica preliminare.

5.3.4

Tuttavia, visto il numero di partecipanti e le loro posizioni sinora fortemente divergenti, vi sono fondati motivi di temere che i negoziati in sede OCSE si concludano con un accordo di facciata, ossia un compromesso che non apporterebbe alcun miglioramento al sistema attuale. L'Unione europea non dovrebbe appoggiare un accordo del genere.

5.4   Politica commerciale, trasformazioni industriali e dimensione sociale

5.4.1

La ristrutturazione del settore europeo dell'acciaio durante gli anni '80 e '90 del secolo scorso ha avuto conseguenze drammatiche per l'occupazione. Gli strumenti di politica commerciale utilizzati dalla Commissione europea durante tale periodo furono utilizzati per assecondare il processo di ristrutturazione. Allora come oggi le politiche sociali e a favore dell'occupazione devono assicurare che le iniziative intese a promuovere la competitività e la crescita s'inquadrino in un'attuazione equilibrata delle politiche commerciali nel contesto dei processi di trasformazione industriale. Tali politiche, migliorando costantemente le qualifiche della manodopera e la qualità del lavoro, contribuiscono ad agevolare notevolmente il processo di trasformazione industriale, e ciò a vantaggio di tutte le parti interessate.

5.4.2

Inoltre, le crescenti istanze affinché le imprese si assumano le loro responsabilità sociali possono da ultimo contribuire positivamente alla competitività del settore siderurgico europeo nel quadro del modello sociale ed economico europeo.

5.4.3

Il modo migliore per curare gli interessi dei lavoratori è disporre di settori produttivi robusti, che non abbiano bisogno di aiuti di Stato per tener testa ad una concorrenza agguerrita ma leale. Solo la libertà degli scambi in condizioni di concorrenza leali può permettere di conseguire obiettivi come posti di lavoro stabili, condizioni di lavoro soddisfacenti e buone prospettive per l'avvenire. Infine, il settore siderurgico comprende attualmente la necessità di gestire il proprio processo di trasformazioni industriali in modo da prevedere in anticipo eventuali sviluppi evitando deterioramenti bruschi e danni strutturali che potrebbero avere conseguenze sociali inaccettabili.

6.   Conclusioni del CESE

Alla luce di quanto esposto nel presente parere d'iniziativa sulle ripercussioni della politica commerciale sulle trasformazioni industriali, in particolare nel settore siderurgico, il Comitato conclude quanto segue:

6.1

il settore siderurgico dell'UE riveste un'importanza vitale e strategica per l'Unione europea perché presuppone un know-how tecnologico competitivo e perché è cruciale per lo sviluppo delle infrastrutture e della maggior parte dei settori manifatturieri della stessa Unione.

6.2

Le trasformazioni industriali nel settore siderurgico dell'UE sono state effettivamente favorite dall'uso degli strumenti previsti dalla CECA nei processi di ristrutturazione, e soprattutto del dialogo sociale che ne è parte integrante. Pur non avendo potuto evitare le profonde conseguenze determinate dalla ristrutturazione sul piano occupazionale, ciò ha consentito di attenuarle sensibilmente per mezzo di svariate misure sociali (a differenza di quanto è stato possibile fare per altri settori). In questi processi hanno svolto un ruolo cruciale sia la politica commerciale, oggetto del presente parere, sia i provvedimenti di politica commerciale adottati a sostegno di altri strumenti. Il settore siderurgico, quindi, si presta per uno studio di caso circa le implicazioni delle trasformazioni industriali e le ripercussioni della politica commerciale sul potenziale successo della gestione del cambiamento e può offrire utili insegnamenti ad altri settori industriali.

6.3

La politica commerciale è una componente essenziale del complesso di regole del mercato predisposto dai responsabili politici e deve assicurare quelle condizioni di concorrenza eque e quel fair play da cui dipendono in larga misura la competitività e le future opportunità di crescita del settore interessato.

6.4

Il settore siderurgico dell'UE è caratterizzato da notevoli interdipendenze fra, da un lato, le trasformazioni industriali destinate a salvaguardare ciò che già esiste, realizzare ciò che manca o recuperare la competitività perduta e, d'altro lato, le strategie di politica commerciale destinate ad assicurare la necessaria riuscita della gestione dei cambiamenti sui mercati sia nazionali che internazionali. Il Comitato formula quindi le seguenti raccomandazioni circa la politica commerciale auspicabile per favorire i futuri mutamenti necessari nei settori industriali:

in quanto economia orientata all'esportazione, l'Unione europea dovrebbe proseguire una politica generale di libero accesso al mercato, però nel rispetto di regole comuni che garantiscano la lealtà degli scambi,

l'Unione europea dovrebbe avviare e promuovere attivamente la definizione di regolamentazioni multilaterali sugli scambi, come l'accordo previsto sugli aiuti al settore siderurgico, senza compromettere però gli standard elevati di cui l'UE gode attualmente,

l'Unione europea dovrebbe continuare a concludere accordi bilaterali con importanti partner commerciali nella misura in cui le regolamentazioni multilaterali non tengano ancora conto degli interessi della Comunità,

in tutti i casi di pratiche commerciali sleali l'Unione europea dovrebbe utilizzare efficacemente gli strumenti di difesa disponibili in materia di scambi e appoggiare il ricorso alle regole dell'OMC per la composizione delle vertenze.

Bruxelles, 29 aprile 2004.

Il Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Roger BRIESCH