52004DC0818

Relazione della Commissione - “Verso il conseguimento dell'obiettivo comunitario di Kyoto” (a norma della decisione n. 280/2004/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ad un meccanismo per monitorare le emissioni di gas a effetto serra nella Comunità e per attuare il protocollo di Kyoto) /* COM/2004/0818 def. */


Bruxelles, 20.12.2004

COM(2004) 818 definitivo

RELAZIONE DELLA COMMISSIONE

“VERSO IL CONSEGUIMENTO DELL'OBIETTIVO COMUNITARIO DI KYOTO” (a norma della decisione n. 280/2004/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ad un meccanismo per monitorare le emissioni di gas a effetto serra nella Comunità e per attuare il protocollo di Kyoto)

INTRODUZIONE

La presente relazione, la quinta che riferisce informazioni sul monitoraggio delle emissioni di gas serra nella Comunità, è la prima presentata nell’ambito della decisione n. 280/2004/CE relativa ad un meccanismo per monitorare le emissioni di gas a effetto serra nella Comunità e per attuare il protocollo di Kyoto. Il documento valuta i risultati effettivi ottenuti dagli Stati membri e dalla Comunità e le previsioni in vista dell’assolvimento degli impegni riguardanti le emissioni di gas serra assunti nell’ambito della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e del protocollo di Kyoto.

La relazione si basa sul rapporto tecnico dettagliato dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) dal titolo Analysis of greenhouse gas emission trends and projections in Europe (AEA, 2004)[1].

Trattandosi della prima relazione dopo l’allargamento, il documento contiene per la prima volta i dati sulle emissioni dei 25 Stati membri. Tutti hanno ratificato il protocollo di Kyoto e per 23 di essi sono stati fissati obiettivi di riduzione delle emissioni nell’ambito del protocollo. Anche la Comunità è Parte del protocollo e l’obiettivo comunitario di riduzione si riferisce solo agli Stati membri dell’UE a 15. Per l'UE a 15 è stato approvato l’accordo di condivisione degli oneri nell’ambito della decisione 2002/358/CE del Consiglio, ai sensi dell’articolo 4 del protocollo di Kyoto; tale accordo attribuisce a ciascuno dei 15 Stati membri un obiettivo specifico di riduzione delle emissioni (cfr. AEA 2004, capitolo 2.1, figura 1). Gran parte dei nuovi Stati membri si è impegnata ad abbattere le proprie emissioni di gas serra dell’8% rispetto all’anno di riferimento nel corso del primo periodo di impegno previsto dal protocollo di Kyoto (2008-2012). L'Ungheria e la Polonia intendono ridurre le loro emissioni del 6%; Cipro e Malta non figurano tra le Parti dell'allegato I della convenzione UNFCCC e non devono pertanto conseguire alcun obiettivo a norma del protocollo di Kyoto.

Anche se la relazione valuta i progressi dell’UE a 25, in molte parti si sottolineano in particolare i risultati raggiunti nell’UE a 15 quando si tratta dell’obiettivo collettivo da conseguire e dell’accordo di condivisione degli oneri. Inoltre la qualità dei dati per il 2002, in particolare a livello di completezza e di accuratezza, non è uguale nei nuovi e nei vecchi Stati membri.

Il documento riporta anche alcuni dati sulle emissioni dei tre paesi candidati – Bulgaria, Croazia e Romania -, mentre non sono ancora disponibili informazioni per la Turchia.

La relazione analizza i dati sulle emissioni effettive a partire dal 2002 e le previsioni delle emissioni sulla base di due scenari: nel caso dell’“ applicazione delle misure esistenti ” e nel caso dell’“ applicazione di misure supplementari ”. La relazione comprende anche informazioni più approfondite sul ricorso ai meccanismi flessibili del protocollo di Kyoto, cioè l’attuazione congiunta ( Joint Implementation – JI), il meccanismo per lo sviluppo pulito ( Clean Development Mechanism - CDM) e lo scambio internazionale delle quote di emissione. Sono inoltre riportati alcuni dati sulle attività connesse all’utilizzo del terreno, ai cambiamenti nella destinazione d’uso del terreno e alle attività silvicole ( land use, land-use change and forestry o LULUCF). Nel documento vengono infine valutati i progressi realizzati nell’attuazione delle politiche e delle misure comuni e coordinate.

VERSO IL CONSEGUIMENTO DELL’OBIETTIVO COMUNITARIO FISSATO A KYOTO

Nel 2002 le emissioni di gas serra dei 25 Stati membri dell’UE (UE-25)[2] si sono ridotte solo leggermente rispetto al 2001, ma rispetto all’anno di riferimento[3] si è avuto un abbattimento del 9%.

Dopo che per due anni consecutivi negli Stati membri dell’UE a 15 le emissioni di gas serra sono aumentate, si è registrata una leggera flessione rispetto al 2001. Come indica la figura 1, nel 2002 le emissioni erano inferiori dello 0,5% rispetto all’anno precedente, per un totale di -2,9% rispetto alle emissioni nell’anno di riferimento. La divergenza rispetto all’andamento lineare previsto per conseguire l’obiettivo di Kyoto è passata all’1,9%, con una flessione dello 0,2%. Per ottenere ulteriori riduzioni in vista dell'obiettivo di Kyoto è necessario che vengano messe in atto, con efficacia, politiche e misure già esistenti e politiche e misure supplementari.

Le proiezioni aggregate delle emissioni per l’UE a 25 secondo un andamento che tenga conto delle “politiche e misure interne esistenti” indicano che i seguenti Stati membri dovrebbero conseguire i rispettivi obiettivi di Kyoto: Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Svezia e Regno Unito. Analogamente, dalle proiezioni aggregate per l’UE a 15 si evince che, tenendo conto delle “politiche e misure interne supplementari” il previsto ricorso ai meccanismi flessibili di Kyoto basterà a conseguire l'obiettivo collettivo per l'UE-15 (cfr. figura 1).

Figura 1: Emissioni di gas serra per l’UE-15 fino al 2002 e previsioni fino al 2010 [pic]

Occorre tuttavia osservare che le previsioni che tengono conto delle “misure esistenti” e delle “ politiche supplementari ” non considerano ancora alcune misure importanti che dovrebbero cominciare a dare dei frutti tra breve: si pensi soltanto al sistema di scambio delle quote di emissione dell'UE, che partirà il 1° gennaio 2005, o le emissioni e gli assorbimenti imputabili all’utilizzo del terreno, ai cambiamenti nella destinazione d’uso del terreno e alle attività silvicole (LULUCF).

A livello comunitario l'ultimo è stato un anno di notevoli progressi, con l'adozione e l'applicazione di una serie di politiche e misure comuni e coordinate di rilevante importanza nell'ambito del Programma europeo per il cambiamento climatico (ECCP), come la direttiva che collega e riconosce i meccanismi basati su progetti del protocollo di Kyoto ai fini del sistema comunitario di scambio delle quote di emissioni di gas serra, la decisione del Consiglio su un meccanismo per monitorare le emissioni di gas serra, la direttiva che promuove la cogenerazione, la proposta di regolamento sui gas fluorurati, la proposta di direttiva quadro sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti che consumano energia e la proposta di direttiva concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici; va infine ricordata la valutazione dei piani nazionali di assegnazione presentati nel contesto del sistema di scambio delle quote di emissione.

Tutte le misure che la Commissione si era impegnata a proporre nel periodo 2002-2003 sono state presentate, ad eccezione di un quadro generale sull’utilizzo e la tariffazione delle infrastrutture nel settore dei trasporti e il documento di riferimento per la prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamento (BREF) sulle tecniche generiche in materia di efficienza energetica. Molte delle proposte della Commissione sono già state adottate dalle altre istituzioni comunitarie.

I provvedimenti legislativi attualmente in vigore o già proposti dalla Commissione dovrebbero – secondo le stime ex ante dell’ECCP – ottenere un abbattimento potenziale delle emissioni di circa 350-430 milioni di tonnellate di CO2-equivalenti nell’UE a 15, pari alla riduzione dell’8% prevista. Le riduzioni delle emissioni connesse a tali provvedimenti dovrebbero intervenire nei prossimi due anni, ma si ritroveranno soltanto nell’inventario delle emissioni del 2006 che sarà pubblicato nella relazione sul monitoraggio del 2008. Per gran parte delle politiche e delle misure deve essere ancora dimostrata l’efficacia; è inoltre necessaria un'applicazione attenta e rapida a livello nazionale, oltre che un monitoraggio e un riesame adeguati.

Nonostante tutti i progressi, occorre tuttavia rilevare che i risultati ottenuti dai vari Stati membri sono ancora variabili. Undici di essi sono sulla buona strada per assolvere agli impegni di riduzione delle emissioni che hanno assunto, come rivela la figura 2.

Figura 2: Indicatori della divergenza rispetto agli obiettivi (DTI) (in punti percentuale) per l’EU a 25

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Nota: La divergenza rispetto agli obiettivi espressa in punti percentuale e riferita alle emissioni nell'anno di riferimento (barre) indica le deviazioni tra un obiettivo ipotetico (al 2002) e i risultati effettivamente conseguiti (nel 2002), partendo dal presupposto che le riduzioni espresse in percentuale rispetto ai livelli dell’anno di riferimento avvengano in maniera lineare. Si presume che gli Stati membri conseguano i rispettivi obiettivi unicamente applicando misure a livello interno, senza ricorrere ai meccanismi di Kyoto o ai pozzi di assorbimento, come prevede il protocollo. Cipro e Malta non figurano tra le Parti di cui all'allegato I della convenzione UNFCCC e non hanno dunque un obiettivo da rispettare nell'ambito del protocollo di Kyoto.

Fonte: AEA, 2004.

Di questi Stati membri, Francia, Germania, Svezia e Regno Unito sono tra gli Stati membri dell’UE a 15 che stanno per assolvere agli impegni assunti nell’accordo di condivisione degli oneri (decisione 2002/358/CE del Consiglio). Dodici Stati membri sono ancora al di sopra dell’andamento fissato: Irlanda, Portogallo e Spagna lo superano di oltre il 20%. Per cinque Stati membri il divario è addirittura aumentato e per tre di essi (Finlandia, Portogallo e Spagna) di oltre l'1% rispetto al 2001.

Per quanto riguarda le emissioni dei principali settori economici, la figura 3 illustra i cambiamenti avvenuti dal 1990 per l’UE a 15. Se si analizzano le statistiche paese per paese, l’elemento che colpisce maggiormente è il fatto che, contrariamente alla tendenza generale che si registra per le emissioni nel settore dei trasporti, nel Regno Unito e in Germania queste sono in calo (per la Germania si tratta addirittura del terzo anno consecutivo). Questa situazione sembra essere dovuta all’effetto cumulato di tre fattori: una maggiore efficienza dei carburanti, l’aumento del prezzo dei carburanti e politiche di trasporto di più ampio respiro.

Figura 3: Evoluzione delle emissioni di gas serra nell’UE a 15 ripartite per settore nel periodo 1990-1992, proiezioni per settore tenuto conto delle misure esistenti e delle misure supplementari (periodo 1990-2010) e percentuale relativa ai vari settori nel 2002[4]

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[1] L’allegato I del presente documento presenta inoltre un’analisi più approfondita dei progressi realizzati e previsti e delle politiche e misure comuni e coordinate, mentre l’allegato II presenta i dati e le politiche e misure comuni e coordinate di base relativi alla presente relazione.

[2] La cifra relativa all’UE-25 è una stima riferita ai 25 Stati membri nella loro totalità basata tuttavia sui dati delle emissioni prodotte da 24 Stati membri soltanto, perché al momento della redazione non erano ancora disponibili dati per Cipro.

[3] Il 1999 è l’anno di riferimento per la maggior parte degli Stati membri per il CO2, il metano (CH4) e il protossido di azoto (N2O), mentre per i gas fluorurati l’anno di riferimento è il 1995. L’anno di riferimento per CO2, CH4 ed N2O in Ungheria è la media delle emissioni nel periodo 1985-1987, per la Slovenia è il 1986 e per la Polonia il 1988, mentre nel caso di Francia e Finlandia l'anno di riferimento per i gas fluorurati è il 1990.

[4] Per la maggior parte degli Stati membri l’anno di riferimento per i gas fluorurati è il 1995 e non il 1990. Questo elemento potrebbe alterare leggermente i dati riguardanti i processi industriali; la scelta è stata imposta dal fatto che non tutti gli Stati membri disponevano di dati sin dal 1990.