20.5.2005   

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Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 120/128


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema L'ambiente come opportunità economica

(2005/C 120/24)

Con lettera del ministro per gli Affari europei, on. Atzo NICOLAÏ, del 22 aprile 2004, la futura presidenza olandese ha richiesto al Comitato economico e sociale europeo, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, l'elaborazione di un parere sul tema L'ambiente come opportunità economica.

La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 21 settembre 2004, sulla base del progetto predisposto dal relatore BUFFETAUT.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 28 ottobre 2004, nel corso della 412a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 130 voti favorevoli, 2 voti contrari e 2 astensioni.

1.   Introduzione

1.1

Con lettera del mese di aprile 2004, la futura presidenza olandese ha chiesto al CESE di redigere un parere esplorativo sul tema «L'ambiente come opportunità economica». Essa desiderava infatti porre l'accento sulle opportunità «doppiamente vincenti» delle tecnologie ambientali e della protezione dell'ambiente che, grazie ai progressi realizzati, sono ora in grado di contribuire anche al conseguimento degli obiettivi economici e sociali della strategia di Lisbona.

1.2

Nell'assegnare all'Unione europea l'obiettivo estremamente ambizioso di diventare l'«economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale», il Consiglio europeo di Lisbona non aveva affatto insistito sulle sfide ambientali. Soltanto il termine «sostenibile» poteva forse richiamare la nozione di sviluppo sostenibile.

1.3

Dovettero trascorrere altri due anni prima che il Consiglio adottasse le decisioni che approdarono poi alla formulazione della strategia di sviluppo sostenibile, la quale andava così ad aggiungersi alla strategia di Lisbona.

1.4

Ma possiamo veramente affermare che l'ambiente fa parte integrante della strategia di Lisbona? La stagnazione che ha colpito alcune economie dell'Unione europea ha indotto a dare precedenza assoluta alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro, mentre l'ambiente passava in secondo piano, come nell'adagio latino primum vivere, deinde philosophare. In realtà l'ambiente è, per l'appunto, una realtà che condiziona la nostra vita, e quindi dovrebbe interessare tutti, anziché i soli specialisti.

1.5

Detto ciò, importanti settori dell'economia europea hanno accolto con preoccupazione la volontà dell'Unione, e in particolare della Commissione, di ergersi a modello di condotta ambientale sul piano internazionale, anche a rischio di ritrovarsi isolata nelle sue scelte.

1.6

Così la volontà di applicare il protocollo di Kyoto anche senza la ratifica dei principali concorrenti dell'Europa ha provocato forti reazioni in alcuni ambienti economici europei, che hanno visto in tale volontà una pericolosa forma di ingenuità capace di compromettere la competitività dell'economia europea, già alle prese con un'agguerrita concorrenza mondiale. Altri hanno invece ritenuto che gli obiettivi di Kyoto potessero contribuire alla razionalizzazione dei processi produttivi, alla diminuzione dei costi, alla riduzione delle pressioni gravanti sulle risorse energetiche e sulle materie prime, e di conseguenza al potenziamento della competitività europea. È dunque in corso un dibattito che merita di essere illustrato con esempi concreti.

1.7

Nello stesso ordine d'idee, le industrie che utilizzano sostanze chimiche hanno accolto con preoccupazione il proposto regolamento REACH per la registrazione, la valutazione e l'autorizzazione delle sostanze chimiche criticandone pesantemente il relativo studio d'impatto, presentato dalla Commissione.

1.8

Tali preoccupazioni e critiche non possono essere liquidate con leggerezza: esse non riguardano principi o politiche, bensì traducono la convinzione che vi sia un conflitto tra, da un lato, le esigenze della crescita economica e della creazione di posti di lavoro e le prassi attuali e, dall'altro, le preoccupazioni ambientali, le quali danno luogo a una regolamentazione eccessiva tale da trascurare la realtà della concorrenza economica. I problemi sembrano discendere da una sottovalutazione e da una gestione sbagliata degli strumenti, delle procedure e delle strategie di attuazione.

1.9

Allo stesso tempo, però, alcune imprese, tra cui talune molto grandi, o persino interi comparti dell'industria, fanno dell'integrazione dello sviluppo sostenibile un elemento forte della loro strategia. Ad esempio, il presidente del gruppo francese Veolia Environnement, invitato a un seminario organizzato dal governo, ha dichiarato che i risultati di un'impresa in materia di sviluppo sostenibile non solo sono diventati un elemento di legittimazione dell'impresa nei confronti della società civile, ma rappresentano sempre di più una carta vincente nella concorrenza mondiale e in termini di attrattiva esercitata sugli investitori. Questo atteggiamento tende a diventare la norma nella sfera economica.

1.10

Il dibattito esiste dunque, ed è un dibattito forte, che attraversa la società intera e in primis il mondo economico e sociale e le organizzazioni ambientaliste. L'interrogativo è chiaro: l'integrazione delle considerazioni ambientali costituisce soltanto un ostacolo alla competitività delle imprese o può invece rappresentare un'opportunità per lo sviluppo di nuove professioni, nuovi mercati, nuove tecnologie?

1.11

L'opinione pubblica, i governi, i responsabili economici e i rappresentanti sindacali, i consumatori e gli esponenti delle associazioni per la difesa dell'ambiente non possono più accontentarsi di discorsi teorici e pieni di buoni sentimenti, che non trovano però alcuna applicazione pratica. Attendono ora analisi precise ed esempi concreti, perché la politica è l'arte del reale, per quanto necessiti di un ideale trascendente che le dia un senso. La strategia a favore dello sviluppo sostenibile dell'industria cartaria europea è molto rappresentativa di questo modo di vedere.

2.   L'ambiente: un'opportunità economica?

2.1

Porsi questa domanda significa chiedersi, da un lato, se lo sviluppo di alcuni settori economici non sia condizionato dall'esistenza di un ambiente naturale o di un patrimonio di qualità e, dall'altro, se le tecnologie ambientali possano portare un contributo reale agli obiettivi dello sviluppo economico e sociale definiti dalla strategia di Lisbona. Significa inoltre chiedersi onestamente se le norme e i vincoli ambientali si riducano a un mero ostacolo alla crescita economica, alla competitività e quindi all'occupazione.

2.2

Le attività del turismo e del tempo libero sono manifestamente legate all'esistenza di un ambiente di qualità. Lo sviluppo economico e sociale di intere regioni, se non addirittura di interi Stati d'Europa, dipende in larga misura dal turismo. La qualità dell'ambiente è un presupposto indispensabile per l'equilibrio delle società in questione. Nei paesi deturpati, nelle città devastate da una speculazione immobiliare selvaggia, il deterioramento dell'ambiente naturale e l'inquinamento del mare provocherebbero, anzi provocano, disastri economici irrimediabili. Altrettanto vale per settori come la pesca, l'agricoltura e persino la caccia. Per quanto riguarda le ecotecnologie, gioverà chiedersi se possano essere un fattore di crescita e di innovazione e, in caso affermativo, trovare il modo di incoraggiarne lo sviluppo e la diffusione senza falsare il gioco della concorrenza in maniera ingiustificata.

2.3

Di fronte alla legittima aspirazione delle popolazioni dei paesi emergenti ad accedere a un tenore di vita paragonabile al nostro, e considerate le pressioni che verrebbero a gravare sulle risorse naturali e l'ambiente se lo sviluppo di questi paesi avvenisse nelle condizioni tecniche ed economiche attuali, appare necessaria una vera e propria rivoluzione tecnologica. Non basterebbe qualche innovazione marginale per risolvere il problema. In pratica, l'80 % della popolazione del pianeta aspira al tenore di vita di cui oggi gode solo il 20 % più ricco della popolazione mondiale. È quindi impensabile continuare a vivere nelle condizioni attuali poiché ciò si rivelerebbe catastrofico, anche se bisogna evitare di soffermarsi oltremisura sulle previsioni più pessimistiche. Alcuni fenomeni (scioglimento dei ghiacciai, minacce alla biodiversità, deforestazione, inondazioni, ecc.) costituiscono altrettanti segnali di un mutamento ambientale globale, cui concorrono cause naturali e azione umana. Gli interventi adottati per ovviare ai danni ambientali, ad esempio quelli volti a ridurre al minimo le piogge acide attraverso tecniche di eliminazione dello zolfo, hanno contribuito in modo significativo a evitare la scomparsa delle foreste europee. I tempestivi allarmi lanciati dagli ambientalisti, pur essendo alle volte esagerati, hanno spesso avuto l'effetto di obbligare il pubblico e le autorità a reagire. Tutte le parti in causa devono mostrare di avere interesse a contribuire a soluzioni equilibrate nell'ambito dell'azione preventiva a favore dell'ambiente.

2.4

Se è naturale pensare alle tecniche di produzione industriale, occorre però sottolineare che le tecniche di produzione agricola, i trasporti e i processi di produzione dell'energia hanno un impatto tutt'altro che trascurabile sull'ambiente e sulla salute pubblica: l'innovazione e le tecnologie ambientali interessano anche questi settori economici così vitali.

2.5

L'evoluzione e le trasformazioni delle scienze e delle tecniche comportano necessariamente delle conseguenze sociali. Quanto vale per le innovazioni in generale vale anche per le tecnologie ambientali, in particolare se destinate a sostituire tecnologie tradizionali ben collaudate, ma poco rispettose dell'ambiente. Bisogna fare in modo di prepararsi a «monte» a questi cambiamenti, che dovranno in particolare essere accompagnati da un impegno nel settore della formazione professionale e da un adeguamento della formazione iniziale. La tutela dell'ambiente non deve apparire come un fattore che va ad aggravare la disoccupazione e la deindustrializzazione. Occorre dunque organizzare un dialogo costante tra chi elabora le norme ambientali e i rappresentanti delle forze economiche e sociali, al fine di prevedere e misurare adeguatamente i riflessi, anche negativi, che le misure previste producono sull'attività e sull'occupazione.

2.6

Siamo quindi di fronte a una vera e propria sfida tecnologica. Grazie alle sue capacità scientifiche e tecniche, l'Europa potrebbe, se ne avesse la volontà politica, svolgere un ruolo d'avanguardia nella messa a punto di innovazioni ambientali di vasta portata. Certamente la tutela dell'ambiente ha un costo, ma il costo dell'azione non è forse, nel caso specifico, inferiore al costo dell'inazione?

3.   Cosa si intende per ecotecnologie?

3.1

In pratica si possono distinguere due tipi di tecnologie ambientali:

le tecnologie ambientali che migliorano i procedimenti tecnici e le modalità di produzione per renderli più «puliti», più «ecocompatibili». Si potrebbero citare le marmitte catalitiche, i sistemi per il filtraggio delle emissioni delle ciminiere delle fabbriche, le tecniche per migliorare la resa energetica, ecc.,

le innovazioni tecnologiche concepite fin dall'inizio in modo da rispettare l'ambiente e i principi dello sviluppo sostenibile. Ad esempio, l'energia eolica, la cogenerazione di energia elettrica e termica, le celle a combustibile, le lampadine elettriche della nuova generazione (LED), ecc.

3.1.1

Non è sempre facile tracciare il confine tra tecnologia preventiva e tecnologia correttiva. Ad esempio i principi, molto utili e pertinenti, della politica integrata dei prodotti (IPP) (1) e quelli della direttiva sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento (la cosiddetta direttiva «IPPC») (1) rappresentano al contempo un approccio correttivo e una preoccupazione preventiva che si iscrivono perfettamente all'interno di una strategia di sviluppo sostenibile. È chiaro che le riflessioni che si articolano intorno alla concezione dei prodotti tenendo conto dell'intero ciclo di vita di questi ultimi portano all'introduzione di tecnologie più coerenti con la volontà di assicurare uno sviluppo sostenibile.

3.2

Va sottolineato che questi due tipi di tecnologie hanno un impatto favorevole sull'ambiente e possono generare attività economiche e posti di lavoro.

3.3

Il CESE ha peraltro sottolineato a più riprese la necessità di prevedere una «ecoindustria» complessiva e di ricordare che la sfida consiste anche nel «migliorare progressivamente tutti i modi di produzione e tutti i prodotti dal punto di vista ambientale e delle risorse.» (2)

3.4

Si possono distinguere quattro tipi di tecnologie ambientali: le tecnologie di fine processo, le tecnologie integrate, le tecnologie avanzate e le innovazioni radicali (come ad esempio la chimica senza cloro). È opinione diffusa che a lungo termine le tecnologie integrate e radicali possano offrire vantaggi competitivi. La difficoltà sta nel fatto che in mercati altamente competitivi non sempre le imprese hanno la possibilità di operare scelte di lungo periodo. Propenderanno piuttosto per processi graduali, che assicurano però una diffusione su larga scala dei miglioramenti ambientali nel quadro dei loro cicli abituali d'investimenti.

3.5

Di fatto, la sempre maggiore efficacia ecologica che industria e servizi hanno conseguito e continuano a conseguire permette un miglioramento costante dell'ambiente. Tuttavia la crescita economica, in particolare nei paesi emergenti, è tale per cui, malgrado i progressi tecnologici, la pressione sull'ambiente e le risorse naturali continua ad aumentare.

4.   Gli imperativi ambientali costituiscono un ostacolo allo sviluppo?

4.1

Nel corso degli ultimi trent'anni, periodo durante il quale i fattori di crescita sono diventati più difficili da valutare rispetto al «glorioso trentennio», il miglior garante del futuro di un'impresa e, in ultima analisi, degli interessi dei suoi azionisti, è stata la sua capacità di innovare e garantire la qualità dei propri prodotti e processi produttivi nei confronti dei clienti, dell'ambiente e dei dipendenti.

4.2

Ancor prima dell'adozione delle normative ambientali, un numero crescente di imprese si è impegnato a favore dello sviluppo sostenibile, decidendo di rendere pubblicamente conto delle proprie iniziative e risultati in questo settore e facendolo sotto lo sguardo sempre più attento dei clienti, della società civile, dei mercati e dell'opinione pubblica.

4.3

Nel contesto di forte competitività creato dalla globalizzazione dell'economia, anche la qualità dell'ambiente e l'equilibrio sociale sono diventati fattori determinanti per attirare e conservare risorse umane e capitali. È dunque importante tenere conto di questi fattori nei negoziati nell'ambito dell'OMC.

4.4

Per questo si è potuto affermare che le prestazioni di un'impresa il materia di sviluppo sostenibile sono considerate sempre più come una carta vincente nella concorrenza mondiale e un'attrattiva per gli investitori.

4.5

Gli imperativi ambientali non sono quindi in generale un ostacolo alla competitività e allo sviluppo economico, come si afferma con troppa facilità. Il mercato ha già risposto a numerose sfide ambientali poste dalla legislazione, come testimoniano i requisiti introdotti in materia di qualità dell'acqua e di trattamento dei rifiuti. In questi due settori le tecnologie ambientali conoscono una crescita sostenuta. Fornendo una risposta economica a tali sfide, le imprese di servizi di tipo ambientale hanno creato e conservato posti di lavoro: ad esempio, in Francia si può stimare a 300 000 il numero di posti di lavoro generati dal settore del trattamento dei rifiuti.

4.6

La ricerca del risparmio delle risorse naturali si è tradotta in tutta una serie di innovazioni tecniche che vanno nel senso di una gestione più parsimoniosa e di una riduzione dei costi. Così, ad esempio, in questi ultimi anni l'industria cartaria ha ridotto notevolmente il consumo d'acqua. Mentre circa quindici anni fa per produrre una tonnellata di carta ne occorrevano quasi 100 metri cubi, in media ora ne servono soltanto 48 circa e i residui inquinanti sono stati ridotti pressappoco del 90 %: questo rappresenta un vantaggio sia a livello ambientale che economico.

4.7

Come è già stato osservato, le attività economiche legate al turismo e al tempo libero dipendono in larga misura dalla qualità dell'ambiente naturale e del patrimonio. In questo caso specifico, gli imperativi ambientali non sono d'ostacolo alla competitività e allo sviluppo economico: ne sono, invece, la condizione indispensabile. Il turismo rappresenta un settore essenziale per l'economia di numerosi paesi dell'Unione europea. Per fare un esempio, nel 2003 le entrate legate al turismo sono state di 41,7 miliardi di dollari per la Spagna, 36,6 per la Francia, 31,3 per l'Italia, 23 per la Germania, 19,4 per il Regno Unito, 13,6 per l'Austria, 10,7 per la Grecia. Si fa osservare che gli obiettivi ambientali possono essere in contraddizione tra loro: così ad esempio la costruzione di campi eolici può essere in contrasto con la protezione della qualità del paesaggio e dell'ambiente. Va infine ricordato che il turismo dà un contributo rilevante all'equilibrio della bilancia dei pagamenti di numerosi Stati membri, che esso crea posti di lavoro ed è un'attività che, per sua stessa natura, non può essere delocalizzato.

4.8

È tuttavia indispensabile che le norme ambientali obbediscano al principio di proporzionalità. Bisogna infatti evitare che il costo economico di una normativa sia sproporzionato rispetto ai benefici socioambientali previsti. Il Comitato si rende perfettamente conto di quanto sia difficile calcolare tali benefici: come valutare ad esempio il costo della salute umana? È evidente che dovrebbe esistere un vero equilibrio tra il costo della misura ambientale e il costo dei danni con essa evitati. Parallelamente, le procedure di attuazione della legislazione devono essere accessibili a tutte le parti. Trascurando questi aspetti si potrebbe ottenere l'effetto contrario a quello desiderato: difficoltà di applicare la legge per motivi economici e sociali e resistenza da parte dei consumatori.

4.8.1

Le imprese del settore automobilistico, che si trovano ad operare in un mercato soggetto a forti vincoli e caratterizzato dall'elevatissima pressione concorrenziale e dal comportamento dei consumatori (i quali considerano l'aspetto ambientale secondario rispetto al prezzo, al comfort e alla sicurezza), costituiscono un esempio interessante. In queste condizioni l'introduzione delle tecnologie ambientali avviene in maniera progressiva, più per miglioramenti successivi che attraverso rivoluzioni tecnologiche, ancora troppo onerose per avere un vero e proprio mercato. Tuttavia, la Prius, la vettura con sistema ibrido benzina-elettricità della Toyota, è un buon esempio di come cambino i comportamenti dei consumatori: di recente, infatti, la produzione ha dovuto essere aumentata del 50 % per far fronte alla domanda mondiale. Per quanto in termini assoluti la sua produzione rimanga relativamente marginale rispetto alla produzione automobilistica mondiale, questa reazione dei consumatori costituisce un elemento incoraggiante.

4.8.2

Il caso dei filtri per particolato rappresenta per l'appunto un esempio interessante. I motori diesel producono il 25 % di CO2 in meno rispetto ai motori a benzina, ma emettono particelle nocive per la salute. La maggiorazione di costo per il filtro per particolato è di circa 500 euro (dal 5 al 10 % del costo del veicolo, per un automobile di piccole dimensioni). Fintanto che tali filtri non saranno imposti dalla legge, i produttori potranno scegliere se proporre il filtro come optional o installarlo sistematicamente riducendo il proprio margine, mentre risultava difficile, viste le condizioni del mercato, imporre un aumento del prezzo. Di fatto, mentre in Germania il 90 % degli acquirenti optava per il filtro, nel resto d'Europa tale percentuale scendeva al 5 %. A quel punto, alcuni produttori (3) hanno deciso di offrire progressivamente il filtro in dotazione riducendo il proprio margine di profitto, ma è chiaro che non potranno farlo all'infinito, soprattutto nel contesto di una concorrenza internazionale molto intensa. Il filtro per particolato diventerà ovviamente un elemento generalizzato, ma la sua diffusione avverrà secondo un ritmo compatibile con il potere di acquisto dei clienti, in particolare per quanto riguarda i piccoli autoveicoli.

Questo esempio evidenzia chiaramente come vengono a crearsi i mercati delle tecnologie ambientali: o il consumatore/utente è sensibilizzato, per cui si rende conto che l'investimento presenta un'utilità per sé o per il proprio ambiente, oppure si fa leva su provvedimenti legislativi. Gran parte dei successi ottenuti sinora nella tutela ambientale sono riconducibili all'apposita legislazione, basti pensare al settore automobilistico (ad esempio con il catalizzatore a tre vie).

4.8.3

Esistono altre possibilità di introdurre innovazioni rispettose dell'ambiente nei settori seguenti: veicoli con avviamento elettrico, miglioramento del riciclaggio, lotta al rumore, aumento della sicurezza. La questione principale rimane quella del costo della tecnologia.

4.8.4

La conclusione che si può trarre dall'esempio del settore automobilistico è che le tecnologie ambientali si diffondono su vasta scala solo se sono economicamente valide. Ma per essere efficaci esse devono avere una diffusione massiccia. Di fatto, in un mercato fortemente competitivo l'introduzione delle ecotecnologie avverrà in modo progressivo e continuativo. Bisogna perciò realizzare studi di impatto validi e ben documentati, che tengano conto della situazione dell'ambiente e dei mercati non solo all'interno dell'Unione, ma anche sul piano internazionale.

4.8.5

Un altro esempio dell'importanza di soddisfare il principio della proporzionalità viene dai problemi delle industrie manifatturiere, come quelle metallurgiche, chimiche, cartarie, della pasta da carta e cellulosa, ecc., le quali devono misurarsi con una concorrenza globale particolarmente temibile e hanno un'interazione particolarmente stretta con l'ambiente. Stando a studi comparativi, le unità produttive di questi comparti sono in genere molto efficienti sotto il profilo ambientale, in quanto il loro impiego di materie prime e di energia e le loro emissioni sono ridotti ai minimi consentiti dalla tecnologia. In effetti, la legislazione ambientale cui sono soggette è la più rigorosa al mondo. D'altro canto, migliori risultati ambientali possono essere realizzati progressivamente, investendo nelle tecnologie più recenti e più efficienti, il che a sua volta presuppone che queste imprese siano competitive sul mercato globale. È indispensabile che migliori risultati in termini ambientali vengano richiesti in funzione dello sviluppo della tecnica e dei cicli degli investimenti di ciascun comparto. Infatti, introducendo disposizioni severe troppo presto si rischia di compromettere la competitività e quindi il proseguimento dell'attività, a causa dei costi aggiuntivi o dell'assenza di tecnologie effettivamente applicabili.

5.   Come sviluppare le tecnologie innovative?

5.1

Se per tecnologie innovative si intendono quelle tecnologie concepite fin dall'inizio in modo da combinare le preoccupazioni ambientali con il minor uso delle risorse, bisogna riconoscere che diversamente dalle tecnologie «reattive», destinate a rimediare agli effetti dell'inquinamento, in molti casi esse sono ancora in fase di avvio, se non addirittura di sperimentazione.

5.2

Si riscontrano inoltre situazioni molto diversificate. Da un lato, la tecnica dello sfruttamento dell'energia eolica, alla stessa stregua dei processi di cogenerazione di energia elettrica e termica, è ormai collaudata ed è giunta allo stadio dello sviluppo industriale grazie a un mercato sostenuto da una regolamentazione molto favorevole, ma che potrà solo essere complementare alle altre forme di produzione energetica. Dall'altro, le lampadine elettriche della nuova generazione (LED) giungono solo ora su un mercato, che può diventare promettente grazie al progresso della tecnica. Ad esempio, per l'illuminazione notturna dell'Oriental Pearl Tower di Shangai (alta 480 m) ci si avvale di questo sistema, realizzato da una PMI europea (4) con nastri di LED fabbricati da una società cinese (5). Altri processi, come i trattamenti a membrana per il risanamento delle acque, sono ancora allo stadio della ricerca. Ci sono infine altre tecnologie ancora che, pur essendo utili, vengono impiegate su scala ridotta.

5.3

Occorrono dunque strumenti atti ad affrontare questa varietà di situazioni sul piano sia dei finanziamenti che dello scambio di informazioni e del collegamento in rete; servono inoltre strumenti legislativi e fiscali. Bisogna altresì tener presente la necessità di agire con grande discernimento, individuando le ecotecnologie veramente promettenti per evitare sprechi nei finanziamenti.

5.4

I diversi strumenti finanziari, fiscali e normativi contemplabili corrispondono di fatto a diverse tappe nell'attuazione delle ecotecnologie innovative:

gli aiuti alla ricerca, gli studi di fattibilità, gli incubatori di imprese,

il capitale di rischio per la fase di avviamento,

i prestiti agevolati o classici per la fase di sviluppo,

gli incentivi fiscali per il consolidamento del mercato,

le ecotasse come deterrente all'utilizzo di tecniche poco rispettose dell'ambiente, quando si dispone di tecniche alternative, e al fine di contribuire alla ricerca ambientale.

A titolo di esempio si citeranno i carburanti di origine agricola (come il Diester), il cui prezzo di costo è superiore a quello dei prodotti petroliferi e il cui sviluppo, ad esempio, in Francia è limitato da una tassazione pesante pari a quella dei prodotti petroliferi. Se si volesse aumentarne la produzione e l'uso, bisognerebbe rivederne la tassazione oppure ricorrere a soluzioni normative per prescriverne le proporzioni di miscelazione con i carburanti classici. Si tratta in questo caso di definire l'equilibrio tra il costo economico, gli inconvenienti evitati grazie all'uso di tali carburanti e il beneficio ecologico così ottenuto.

5.5

Vanno inoltre sviluppate le reti di scambio e di informazione sulle migliori pratiche e sulle nuove tecnologie. Si tratta di un aspetto particolarmente importante sia per gli imprenditori che per i responsabili degli enti pubblici, che hanno bisogno di un ausilio valido ed efficace per il processo decisionale onde scegliere con cognizione di causa tra tecniche tradizionali e collaudate, e dunque rassicuranti, e tecniche nuove, più rispettose dell'ambiente ma meno note e meno testate.

5.6

Questo assume un'importanza particolare se si deve fare degli appalti pubblici uno strumento di diffusione e sviluppo delle ecotecnologie. Se gli appalti pubblici meritano la nostra attenzione, non dobbiamo però trascurare gli appalti privati, gestiti in maniera più flessibile e reattiva. Alcune imprese hanno già introdotto il rispetto dello sviluppo sostenibile nell'elenco dei criteri di selezione dei fornitori, adottando, appunto in materia di sviluppo sostenibile, clausole standard che vengono progressivamente integrate nei contratti con i fornitori. Hanno inoltre messo a punto corsi di formazione per educare allo sviluppo sostenibile i loro uffici acquisti.

5.7

È infine necessario utilizzare l'etichettatura ecologica e tutti i sistemi di premi e ricompense per valorizzare e promuovere l'uso delle ecotecnologie.

5.7.1

Nel 1999, su iniziativa della presidenza finlandese, era stata avviata una riflessione volta a definire una visione europea della qualità. Tale riflessione, proseguita poi per tutto il 2000 sotto la presidenza portoghese e quella francese, aveva dato luogo alla pubblicazione di un importante documento sotto l'egida dell'Organizzazione europea per la qualità. Sarebbe utile riprendere alcune delle considerazioni sviluppate allora per applicarle alle tecnologie ambientali.

6.   L'ambiente ci riguarda tutti

6.1

Fare della tutela dell'ambiente una vera e propria opportunità economica non è un'impresa riservata ai soli specialisti dell'ambiente: essa infatti rappresenta già un elemento essenziale in un settore economico importante come il turismo e le attività del tempo libero. Quanto alle ecotecnologie, la chiave del loro successo è nella creazione di un vero e proprio mercato e nella capacità di risposta delle imprese. Occorre valorizzare maggiormente le iniziative volontarie a favore delle innovazioni tecnologiche e della protezione dell'ambiente adottate dalle imprese o dagli operatori del settore.

6.2

È chiaro che se le ecotecnologie consentiranno effettivamente di ridurre i costi di produzione grazie ad un minore consumo di energia e di materie prime, migliorare l'immagine dell'impresa e dei suoi prodotti, aumentare le vendite e ridurre i costi ambientali, esse attireranno l'interesse delle imprese, che allora ne garantiranno lo sviluppo. Ma per far ciò bisogna che le imprese le conoscano e siano in grado di apprezzarne l'efficacia. Di qui la necessità di creare una vera rete di informazione e di scambio sulle migliori pratiche e sulle tecnologie ecologiche, cui potrebbero essere associate le amministrazioni pubbliche, le associazioni professionali, i centri tecnici e i centri di ricerca.

6.3

Se la mobilitazione degli imprenditori e dei professionisti è una necessità, quella dei clienti e dei consumatori lo è altrettanto: senza di loro non vi è infatti un mercato. Le ecotecnologie devono dunque apparire efficaci al grande pubblico dal punto di vista sia della tutela dell'ambiente che della produzione: altrimenti resteranno un elemento accattivante sì, ma marginale, dello sviluppo economico, che però si farà senza di loro.

6.3.1

È indispensabile che le politiche ambientali tengano conto del loro stesso impatto economico, così come le esigenze ambientali vanno integrate nelle politiche economiche. Politiche economiche e politiche ambientali devono in qualche modo interagire, in quanto il loro successo è imprescindibile dalla fattibilità economica e dagli effetti positivi sull'ambiente.

6.3.2

Allo stesso modo, le conseguenze sociali delle norme ambientali e dell'introduzione delle ecotecnologie vanno anticipate più a monte possibile, prevedendo inoltre una formazione professionale che consenta al personale che dovrà applicarle di farlo nelle migliori condizioni senza rischiare il posto di lavoro.

6.4

L'accesso dei paesi densamente popolati e a forte imprenditorialità alla modernità e alla crescita economica rende cruciale lo sviluppo di ecotecnologie efficaci su vasta scala. Si tratta di una modalità di sviluppo economico, sociale e ambientale nuova, da progettare e attuare concretamente. Grazie alle sue specifiche competenze nel settore delle ecotecnologie, l'Unione europea potrebbe diventare un partner privilegiato dei paesi emergenti e approfittare dell'opportunità di aprirsi nuovi mercati.

6.5

La ricerca e lo sviluppo delle tecnologie ambientali sono e possono diventare, ancor più di quanto non lo siano attualmente, dei fattori positivi per l'economia, come dimostrano esempi concreti dell'applicazione di tecnologie avanzate, integrate o ancora radicali. La ricerca e sviluppo in questo campo possono però anche rappresentare una necessità, poiché è in gioco il futuro del nostro mondo e nessuno ha il diritto, in coscienza, di disinteressarsene. Siamo responsabili del pianeta che lasceremo in eredità ai nostri figli.

Bruxelles, 28 ottobre 2004.

La Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Anne-Marie SIGMUND


(1)  GU C 80 del 30.3.2004.

(2)  GU C 32 del 5.2.2004.

(3)  Ad esempio PSA e Opel.

(4)  Citélum.

(5)  Shangai Communication Technology Developments Co Ltd.


ALLEGATO

al parere del Comitato economico e sociale europeo

L'emendamento seguente è stato respinto durante il dibattito, ma ha ottenuto un numero di voti favorevoli maggiore o uguale a un quarto dei voti espressi:

Punto 1.8

Modificare come segue:

Tali Le preoccupazioni e critiche espresse da alcune parti non possono essere liquidate con leggerezza in quanto : esse non riguardano principi o politiche, bensì traducono la convinzione di alcuni operatori economici che vi sia un conflitto tra, da un lato, le esigenze della crescita economica e della creazione di posti di lavoro e le prassi attuali e, dall'altro, le preoccupazioni ambientali, che danno luogo a una regolamentazione eccessiva, la quale trascura la realtà della concorrenza economica. I problemi sembrano discendere da una sottovalutazione e da una gestione sbagliata degli strumenti, delle procedure e delle strategie di attuazione.

Esito della votazione:

Voti favorevoli: 46

Voti contrari: 71

Astensioni: 9