Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema "Per un'OMC dal volto umano: le proposte del CESE"
Gazzetta ufficiale n. C 133 del 06/06/2003 pag. 0075 - 0087
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema "Per un'OMC dal volto umano: le proposte del CESE" (2003/C 133/16) Il Comitato economico e sociale europeo, in data 17 gennaio 2003, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 23, paragrafo 3, del Regolamento interno, di elaborare un parere sul tema di cui sopra. La sezione specializzata Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo del relatore Dimitriadis, in data 12 marzo 2003. Il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il 26 marzo 2003, nel corso della 398a sessione plenaria, con 89 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astensione, il seguente parere. 1. Riassunto 1.1. A un anno dalla Conferenza ministeriale di Doha, l'OMC sta esaminando le possibili soluzioni ai delicati problemi che affliggono gli Stati membri e le rispettive popolazioni in conseguenza della liberalizzazione del commercio mondiale. Forte dell'esperienza delle pluriennali tornate di negoziati commerciali del GATT (Accordo generale sulle tariffe doganali e il commercio) e dei principi generali delle decisioni adottate nelle varie conferenze ministeriali (Singapore, Ginevra(1), Seattle(2) e Doha), l'OMC si trova ora di fronte alla necessità di prendere decisioni che tengano seriamente conto non solo delle nuove condizioni prevalenti nell'economia mondiale (problemi legati alla liberalizzazione del commercio, problemi ambientali, ristrutturazioni agricole, ecc.), ma anche della mancanza di attenzione della comunità mondiale ai gravi problemi umanitari e sociali (disparità sociali, aumento della povertà, pericolose epidemie, ecc.). 1.2. In seguito alla 4a Conferenza ministeriale di Doha, che ha posto lo sviluppo sostenibile al centro dei negoziati commerciali, e in vista della 5a Conferenza che avrà luogo a Cancún (Messico), l'OMC è invitata, per quanto concerne le proprie attività esterne, a rivolgere particolare attenzione al trasferimento di risorse e know-how verso i paesi meno sviluppati e, in relazione alle attività interne, a portare avanti la soppressione delle barriere (là dove esistono) e a favorire la creazione di un controllo parlamentare con un contestuale meccanismo di consultazione e informazione di tutti i rappresentanti della società civile organizzata, sul modello dell'ONU e della Commissione europea. 1.3. Il presente parere sull'OMC viene a integrare una serie di pareri del CESE elaborati in vista delle varie conferenze ministeriali e relativi per lo più all'agenda e agli argomenti tecnici delle diverse tornate negoziali. Il suo obiettivo è dare un contributo costruttivo al dibattito mondiale e agli attuali sforzi della Commissione europea per far sì che questa organizzazione internazionale assuma un volto più umano e venga così incontro alle legittime istanze dei paesi in via di sviluppo e dei rappresentanti della società civile organizzata, i quali la accusano di mancanza di sensibilità, di trasparenza, di adattabilità e di flessibilità. 1.4. Per realizzare al meglio tali obiettivi, il CESE propone: 1.4.1. di creare una dimensione parlamentare dell'OMC, nonostante le difficoltà che tale proposta suscita, al fine di estendere il dialogo democratico ma anche di favorire interventi concreti dei rappresentanti eletti nelle sue procedure; 1.4.2. di avviare un dialogo ufficiale tra l'OMC e i rappresentanti della società civile organizzata, che confermi e riconosca tali rappresentanti e definisca un codice di comunicazione concreto e strutturato; 1.4.3. di avviare un dialogo ufficiale tra l'OMC e le altre organizzazioni internazionali (ONU, BM, FMI, OCSE, OIL, ecc.), ma anche con organismi regionali interstatali, sia per favorire il coordinamento tra le varie azioni in modo da ottimizzarne i risultati, sia per evitare l'adozione di programmi in reciproco contrasto e lo spreco di ricorse; 1.4.4. di fornire un'assistenza continua e incessante ai paesi meno sviluppati attraverso il trasferimento di risorse e di know-how, sì da favorirne la partecipazione concreta e proficua alle procedure dell'OMC. Un aspetto di indiscussa importanza è l'esistenza di gravi disparità economiche e sociali fra i paesi meno sviluppati, il che renderà occasionalmente necessario creare categorie e divisioni fra essi; 1.4.5. di mostrarsi particolarmente sensibili alle gravi questioni che affliggono i paesi in via di sviluppo, come quelle riguardanti la povertà(3), le epidemie, l'ambiente e le colture agricole, quando esse interessano le politiche commerciali e rientrano quindi fra gli obiettivi dell'OMC. 1.5. Il CESE sottolinea la necessità di tracciare quanto prima una strategia internazionale che conduca a uno sviluppo equilibrato e al benessere dei popoli, con particolare attenzione alle problematiche dell'ambiente e alle condizioni di lavoro. 1.6. Mette inoltre in rilievo la necessità di mettere a punto una strategia internazionale in materia di protezione dei consumatori. 2. La situazione economica internazionale - L'evoluzione economica dei paesi sviluppati e meno sviluppati 2.1. La soppressione delle barriere, di tipo commerciale e non, a livello mondiale ha condotto progressivamente all'instaurarsi di un nuovo ordine di cose nel commercio internazionale, con importanti effetti positivi e negativi. La principale conseguenza di tale evoluzione è stata senza dubbio la crescente interdipendenza delle economie nazionali rispetto alle transazioni commerciali internazionali. Tale interdipendenza delle economie, unita all'utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici, che hanno impresso un ritmo più rapido agli scambi internazionali, rende particolarmente imperiosa la necessità di controllare questi ultimi attraverso la creazione e il funzionamento di organismi internazionali ufficiali. Essa richiede inoltre una stretta collaborazione fra tali organismi, affinché non si creino azioni e strategie in reciproco contrasto, specie in quelle regioni il cui sviluppo economico dipende dagli aiuti internazionali e dai programmi delle organizzazioni internazionali. 2.2. Per quanto lo sviluppo del commercio senza frontiere e l'aumento degli scambi possa apportare nel lungo periodo vantaggi su scala mondiale(4), la presenza di organizzazioni internazionali e la definizione di norme a tale livello appare necessaria da un lato per ovviare alle conseguenze negative immediate di una liberalizzazione incontrollata nei paesi economicamente più vulnerabili, e dall'altro per impedire l'adozione di norme isolate unilaterali, bilaterali o plurilaterali, le quali tornerebbero a frapporre barriere e ostacoli alla libera circolazione di beni e di servizi. A far fronte a tale esigenza provvede l'OMC, fondata a seguito di lunghi negoziati internazionali e alla quale partecipa su base volontaria la quasi totalità degli Stati mondiali. 2.3. Nonostante i buoni propositi espressi (Conferenza ONU del Millennio, Conferenza ONU sulla fame, Conferenza ONU sullo sviluppo sostenibile) e le diverse iniziative e programmi esistenti a livello mondiale, un quinto dell'umanità(5) vive al di sotto della soglia di povertà (si parla di povertà assoluta in caso di redditi inferiori a 1 dollaro al giorno), il che dimostra l'enorme entità della sfida che si profila per i potenti dell'economia mondiale e l'insufficienza delle azioni sviluppate finora. Le disperate condizioni di vita(6) di gran parte della popolazione mondiale provocano reazioni a catena dalle conseguenze incontrollabili. 2.4. Le reazioni della società civile organizzata, incluse le PMI e le parti sociali, in tutte le conferenze delle organizzazioni internazionali mostrano le enormi dimensioni assunte dal problema in tutto il pianeta. Il messaggio che tutte le organizzazioni internazionali e soprattutto l'OMC iniziano ormai a prendere sul serio riguarda la necessità di tracciare una strategia internazionale che conduca a uno sviluppo equilibrato e alla prosperità dei popoli, nonché alla diffusione e al rafforzamento della democrazia in tutto il mondo. La difficile congiuntura attuale, sul piano economico e sociale, impone di fatto una cooperazione su scala mondiale tra paesi sviluppati e in via di sviluppo, sia attraverso gli organismi internazionali esistenti sia attraverso la creazione di nuovi, qualora esista una lacuna in tal senso. 2.5. Nell'ultimo decennio, la liberalizzazione dei mercati e del commercio internazionale ha offerto ad alcuni dei paesi meno sviluppati(7) un'opportunità per accrescere il reddito dei loro cittadini molto più rapidamente che negli ultimi 50 anni(8). Alcuni esempi distintivi evidenziano i vantaggi apportati ai paesi in via di sviluppo dalla libera circolazione delle merci. La riduzione delle barriere commerciali tanto nei paesi sviluppati quanto in quelli meno progrediti arrecherà, a partire dal 2002, benefici stimabili tra i 250 e i 620 miliardi di dollari all'anno, un terzo dei quali andrà a integrare le entrate dei paesi meno sviluppati(9). Anche la diminuzione delle sovvenzioni agricole determinerà un aumento del reddito mondiale di oltre 128 miliardi di dollari annui, di cui 30 miliardi riconfluiranno nei paesi meno sviluppati. 2.6. Un gruppo di 18 paesi in via di sviluppo, fra cui il Bangladesh, la Cina, l'India, il Ghana, il Nepal, l'Uganda e il Vietnam, ha visto crescere rapidamente le proprie esportazioni in percentuale del PIL dopo il 1980. Numerosi studiosi ascrivono tale risultato all'apertura dei mercati di tali paesi alla concorrenza internazionale(10), per quanto al riguardo esistano anche opinioni contrarie. 2.7. L'aumento del reddito dei più poveri fra i paesi meno sviluppati - che costituiscono il 20 % del totale - è superiore all'incremento registrato nel restante 80 %. Ciò si è verificato ad esempio in Asia orientale, una regione con oltre un terzo dell'intera popolazione dei paesi in via di sviluppo: dopo essere stata una delle aree più povere del mondo, negli ultimi 40 anni essa ha acquisito la sua attuale fisionomia dinamica. 2.8. Tuttavia, nonostante l'andamento positivo dei loro indicatori economici, questi paesi hanno ancora un lungo cammino da percorrere. D'altro canto è un dato di fatto incontrovertibile che il rapporto tra il PIL del 5 % dei paesi più ricchi e del 5 % dei paesi più poveri del mondo è passato dal 30 a 1 della fine degli anni '40, quando fu istituito il GATT, all'attuale 78 a 1, e tale scarto appare ancora più evidente in ambito sociale. In altre parole, il loro sviluppo economico non è stato accompagnato da un corrispondente progresso sociale, né tanto meno dal consolidamento o dal potenziamento delle istituzioni democratiche e dei diritti individuali. Il miglioramento dei cosiddetti indicatori di sviluppo umano (Human Development Indicators), che misurano le condizioni di vita, l'istruzione e la speranza di vita, è molto lieve. 2.9. La continua dipendenza diretta dai prodotti agricoli(11) per le economie della maggior parte dei paesi in via di sviluppo, come pure le notevoli difficoltà legate alle esportazioni dei prodotti agricoli trasformati, costituiscono un problema basilare per il sistema commerciale ed economico internazionale, con effetti immediati sul piano sociale a causa della fluidità dei prezzi mondiali ma anche del calo dei prezzi di tali prodotti nel medio-lungo periodo(12). Almeno 50 paesi in via di sviluppo ricavano un terzo delle loro entrate dalle esportazioni di prodotti del settore primario, mentre per 40 di essi tali prodotti costituiscono il 50 % delle entrate(13). 2.10. L'Unione europea si sta impegnando in misura rilevante e sostanziale per integrare i paesi in via di sviluppo e quelli meno progrediti nell'economia mondiale(14). L'Accordo di Cotonou, siglato il 23 giugno 2000 tra l'UE e i paesi ACP, è un'iniziativa importante che associa scambi commerciali e sviluppo. Altrettanto dicasi per il cosiddetto pacchetto di misure per la liberalizzazione del commercio "Tutto tranne le armi", che prevede l'abolizione entro qualche anno per i dazi doganali per le esportazioni dei paesi meno sviluppati nell'Unione europea, tranne che per le armi. Similmente, la revisione del sistema europeo di preferenze generalizzate (2002-2004) ha esteso le riduzioni doganali a favore dei paesi meno sviluppati e ha istituito una vera e propria clausola volontaria (che comprende anche disposizioni sanzionatorie) sul rispetto delle norme fondamentali in materia di lavoro e di ambiente. 2.11. L'UE sta sfruttando tutte le occasioni concesse dagli incontri multilaterali per promuovere un processo stabile di sviluppo per i paesi meno sviluppati. La Conferenza internazionale sul finanziamento allo sviluppo, svoltasi a Monterrey (Messico) il 18-22 marzo 2002, ha rappresentato un ulteriore passo in avanti in tale direzione: in quell'occasione, infatti, l'UE e gli Stati Uniti si sono impegnati a versare a partire dal 2004 oltre 30 miliardi di dollari in aiuti allo sviluppo, la cifra più elevata mai destinata a tale scopo. Tale impegno si configurava non solo come una grande scommessa, ma anche come un invito rivolto al Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, tenutosi a Johannesburg nell'agosto 2002. Quest'ultimo vertice, però, non è riuscito a concludersi con un impegno chiaro da parte dei paesi sviluppati per l'adozione di misure specifiche volte a ridurre il gap fra Nord e Sud del mondo e per l'introduzione di norme a favore dello sviluppo sostenibile. 2.12. Lo sviluppo sostenibile mondiale richiede in primo luogo la riduzione o addirittura la cancellazione del debito dei paesi del Terzo mondo(15), l'arginamento della disoccupazione e l'applicazione degli standard internazionali del lavoro come obiettivo concreto, con una particolare attenzione alla problematica ecologica su scala mondiale e alla tutela della salute pubblica. 2.13. Per la realizzazione di tali obiettivi è ormai indispensabile che i paesi sviluppati, ai quali spetta la principale responsabilità in tal senso, (a) aprano i propri mercati ai prodotti dei paesi meno sviluppati; (b) trasferiscano ingenti risorse e know-how verso i paesi in via di sviluppo, e (c) contribuiscano alla sensibilizzazione e a un funzionamento maggiormente rappresentativo degli organi amministrativi delle organizzazioni internazionali. Dal canto loro, i paesi in via di sviluppo dovranno: (a) applicare i principi della trasparenza; (b) introdurre sistemi di governo efficaci; (c) far propri i principi basilari della democrazia; (d) debellare la corruzione interna; (e) rendere i propri mercati pienamente funzionanti; (f) applicare gli standard internazionali del lavoro e (g) stabilire obiettivi macroeconomici raggiungibili. La liberalizzazione del commercio potrà essere fonte di progresso economico per i paesi meno sviluppati(16), a patto però che, da un lato, le potenze economiche adottino misure sostanziali per accrescere gli esigui aiuti finanziari tradizionalmente erogati e investano nelle necessarie trasformazioni strutturali, e che, dall'altro, i paesi in via di sviluppo accrescano la loro capacità di agire in un ambiente competitivo attraverso programmi di sostegno all'imprenditorialità e alla creazione di piccole e medie imprese e adottino norme per un utilizzo trasparente degli aiuti economici internazionali, al fine di ridurre gli episodi di corruzione. 2.14. Gli interventi di un'organizzazione internazionale come l'OMC presentano numerosi vantaggi. Essa infatti: - promuove la liberalizzazione del commercio ed esprime la volontà di regolamentare su scala internazionale le prassi commerciali mondiali nell'odierno contesto della globalizzazione; - è concepita, sotto il profilo istituzionale, come un organismo intergovernativo plurinazionale; - rispetto ad altri organismi internazionali come l'FMI e la Banca mondiale, possiede un solido valore democratico conferitole dalle proprie modalità decisionali, le quali sono basate sul raggiungimento di un consenso(17) da parte dei membri. Qualora tale consenso manchi, il ricorso alla votazione richiede la previa garanzia di un'ampia maggioranza dei membri; - grazie all'elevato numero di membri (144 paesi), caratterizzati da notevoli disparità sul versante economico e sociale, rispecchia tutta la varietà di situazioni presenti sul nostro pianeta; - con la propria struttura, può e deve tendere non solo a favorire i negoziati commerciali e a risolvere le controversie in tale ambito, ma anche: (a) al rafforzamento dei paesi in via di sviluppo; (b) alla ripartizione giusta ed equilibrata del lavoro su scala mondiale e (c) alla creazione di regole per la tutela dell'ambiente e per la sicurezza e l'igiene dei prodotti alimentari, sempre nel rispetto delle proprie norme e delle proprie finalità pratiche. 2.15. Finora la riduzione del protezionismo commerciale non ha comportato vantaggi visibili per la maggioranza della popolazione mondiale; di conseguenza, appaiono in continuo aumento anche le reazioni degli esponenti della società civile contro le organizzazioni internazionali e soprattutto contro l'OMC, principale fautore della liberalizzazione degli scambi. La sfida che si profila per ognuno, ma soprattutto per i governi dei paesi in via di sviluppo e dei paesi meno sviluppati, consiste nel rendere il commercio e gli investimenti internazionali un volano per lo sviluppo e per la diminuzione della povertà. 2.16. Il CESE, in quanto principale rappresentante istituzionale al livello UE della società civile organizzata, partecipa attivamente al dialogo mondiale e tiene conto di tutti i messaggi provenienti dalla società contemporanea. Per questo giudica necessario che l'OMC si dia "un volto più umano". Tale esigenza è motivata, da un lato, dalla constatazione che in un'economia globalizzata come quella attuale gli accordi commerciali internazionali sono tali da ripercuotersi sul lavoro, sulla sanità e sull'ambiente e, dall'altro, dal fatto che ogni intervento deve contare sul consenso e sul contributo delle parti sociali e seguire le prassi tipiche dei sistemi partecipativi. 3. L'evoluzione del dialogo commerciale mondiale (Agenda di sviluppo di Doha) 3.1. L'Agenda di sviluppo della 4a Conferenza ministeriale di Doha rappresenta un positivo passo avanti per il futuro del commercio mondiale. Essa ha creato infatti una serie di aspettative sulla nuova tornata di negoziati che, iniziata nel gennaio 2003, durerà fino al gennaio 2005 con i seguenti obiettivi fondamentali: (a) porre lo sviluppo sostenibile al centro dei negoziati commerciali(18); (b) sostenere i progressi nei paesi in via di sviluppo e in quelli meno sviluppati, e (c) combattere la piaga delle epidemie nei paesi meno sviluppati. La decisione di erogare aiuti a favore del progresso economico e istituzionale nei paesi in via di sviluppo costituisce in sostanza la concretizzazione degli accordi già esistenti nel quadro dell'OMC(19). Inoltre, si è deciso di applicare l'accordo sulla tutela della proprietà intellettuale (Trips), fatto salvo il diritto degli Stati membri di adottare le appropriate misure di protezione della sanità pubblica (brevetti relativi ai prodotti farmaceutici). 3.2. Nel parere dell'ottobre 2001 sulla preparazione della Conferenza di Doha(20), il Comitato auspicava che si tenesse conto, più di quanto si fosse fatto a Seattle, delle aspettative e delle problematiche dei paesi in via di sviluppo. Notava inoltre che al dialogo sulle questioni sociali e sull'ambiente si frappongono ostacoli di rilievo, dato che i paesi in via di sviluppo concentrano il proprio interesse su altre questioni come l'attuazione, lo sviluppo e l'accesso ai mercati. 3.3. La comunicazione sull'incontro svoltosi il 14 dicembre 2001 tra il membro della Commissione P. Lamy e i rappresentanti della società civile rileva che - fatta eccezione per le problematiche sociali legate al lavoro - i principali obiettivi della Commissione riguardo alla Conferenza di Doha sono stati centrati. Fra l'altro, si sottolinea che nel quadro dell'Agenda di sviluppo di Doha è stata adottata l'importante decisione di abbinare l'assistenza tecnica agli aiuti per favorire lo sviluppo delle capacità nei paesi in via di sviluppo. Realizzare tale obiettivo sarà possibile grazie alla piena collaborazione fra tutte le organizzazioni donatrici, come la Banca Mondiale e l'Unctad, nonché attraverso la politica e i programmi comunitari di sviluppo(21). 3.4. Il CESE plaude agli sforzi della Commissione di persuadere il Consiglio generale dell'OMC a creare un fondo mondiale (Global Trust Fund) per gestire l'assistenza tecnica nei paesi in via di sviluppo, affinché questi ultimi possano partecipare appieno ai negoziati. 3.5. Il CESE esprime inoltre viva preoccupazione per i ritardi registrati nel dare impulso ai temi dell'Agenda di sviluppo di Doha e invita i paesi sviluppati e in via di sviluppo a concludere quanto prima le necessarie trattative. 4. La dimensione sociale dei negoziati commerciali 4.1. I diritti sociali sul posto di lavoro 4.1.1. La tutela dei diritti sociali sul posto di lavoro è stata per la prima volta oggetto di dibattito nel corso della Conferenza ministeriale di Singapore(22) e si è riconfermata tale durante la Conferenza di Doha(23), nonostante le inquietudini di molti paesi in via di sviluppo. 4.1.2. Il CESE ritiene necessario accelerare il dialogo mondiale sui diritti sociali e si dichiara deluso per lo scarso interesse e le riserve negative espresse dai paesi in via di sviluppo nel corso della Conferenza ministeriale di Doha. 4.1.3. Nota: Secondo il CESE, il livello più adatto per risolvere i problemi di lavoro è l'OIL, come già sottolineato nel parere sul tema "I diritti dell'uomo sul lavoro"(24). L'OMC dovrà contribuire alla risoluzione di tali problemi promuovendo l'adozione di misure positive e integrando le proprie norme con disposizioni che prevedano la revoca dei benefici derivanti dalla partecipazione a quei membri che disattendano le norme internazionali sul lavoro. 4.1.4. Il CESE esprime soddisfazione per la comunicazione della Commissione del luglio 2001 sulle norme fondamentali del lavoro e il miglioramento della governance sociale nel quadro della globalizzazione. 4.1.5. Il CESE sostiene fermamente l'attività dell'OIL e saluta con favore la creazione della commissione mondiale sulla dimensione sociale della globalizzazione, invitando l'OMC a collaborare attivamente ai suoi lavori. La commissione mondiale potrà aiutare la comunità internazionale a comprendere le complesse problematiche della globalizzazione in materia di lavoro e di sviluppo sociale. 4.1.6. Dichiara inoltre di essere pronto ad avviare una collaborazione istituzionalizzata con l'OMC, l'OIL e i CES nazionali sulle questioni sociali che emergeranno di volta in volta. 4.1.7. Il CESE sottolinea la necessità di tenere conto, durante i nuovi negoziati commerciali, delle norme fondamentali del lavoro e di potenziare gli standard relativi alla salute e alla sicurezza sul luogo di lavoro. Giudica inoltre indispensabile che nei paesi in via di sviluppo si adottino misure dissuasive in tema di lavoro minorile. 4.1.8. Il CESE intende creare una procedura consultiva stabile con la commissione mondiale dell'OIL sul tema "La dimensione sociale della globalizzazione". In tale contesto esorta l'OMC a invitare l'OIL come osservatore nell'ambito non solo delle conferenze ministeriali ma anche delle riunioni degli altri suoi organi(25). 4.2. Il commercio e l'ambiente 4.2.1. Il CESE accoglie con favore i tentativi internazionali di proteggere l'ambiente in tutte le sue dimensioni ed esprime il vivo desiderio che si accelerino e si approfondiscano i negoziati e i programmi in materia, nonché che si accantonino tutte le riserve al riguardo, al fine di ottimizzare i risultati. 4.2.2. Il CESE sostiene la convergenza fra l'espansione del commercio internazionale e l'obiettivo di uno sviluppo sostenibile, dato che fra le tre componenti dello sviluppo sostenibile figura anche la redditività. Le grandi sfide ecologiche e le importanti trasformazioni subite dall'ambiente in tutto il mondo impongono alle organizzazioni internazionali di concentrare la loro attenzione sul raggiungimento di tale obiettivo. Tale esigenza appare ancor più imperativa quando si considerano i limitati progressi conseguiti dalla Conferenza di Johannesburg in materia di protezione ambientale. 4.2.3. Nota: Il CESE accoglie con favore l'inclusione nella Dichiarazione di Doha(26) di un accordo tra i membri dell'OMC volto a esaminare le problematiche ambientali legate al commercio. Il dibattito che ne è seguito ha permesso di trarre alcune prime conclusioni che andranno sviluppate in futuro, nonostante la preoccupazione espressa da più parti. 4.3. I diritti di proprietà intellettuale e la sanità pubblica 4.3.1. Le grandi epidemie (HIV/AIDS, malaria, ecc.), che continuano a colpire soprattutto i paesi meno sviluppati e in special modo quelli dell'Africa subsahariana, rappresentano una vera e propria macchia per la civiltà contemporanea e dividono l'umanità tra quanti possono accedere all'assistenza medica di base e quanti, per motivi economici, non dispongono di tale possibilità(27). 4.3.2. Il CESE: - ritiene che il diritto alla salute costituisca il bene e il diritto supremo dell'uomo; - sottolinea che i paesi che non producono medicinali sono molto più svantaggiati di quelli che ne producono; - esprime soddisfazione per il riferimento specifico contenuto nella Dichiarazione ministeriale di Doha(28) al diritto degli Stati di proteggere la salute dei cittadini; - esprime soddisfazione per la decisione del Consiglio Trips (27.6.2002) di prorogare fino al 2016 la tutela dei diritti di proprietà intellettuale per i paesi meno sviluppati; - reputa necessario un accordo mondiale flessibile che, da un lato, soddisfi appieno le esigenze in materia di sanità pubblica dei paesi meno sviluppati nei casi di epidemia e, dall'altro, salvaguardi i diritti di proprietà intellettuale perché non vengano meno la necessaria ricerca e lo sviluppo tecnologico; - sottolinea il ruolo particolare che spetta all'Organizzazione mondiale della sanità, in quanto organo competente a monitorare e a combattere le malattie che si sviluppano in forma epidemica, minacciando ampie fasce della popolazione; - considera il tema della sanità pubblica direttamente legato al problema, altrettanto importante su scala mondiale, della riduzione della povertà; - concorda con la risoluzione del Parlamento europeo del 12 febbraio 2003 sui medicinali di uso generico (P5-TA-PROV (2003) 0052 - 12.2.2003); - pensa che le nuove scoperte in campo medico dovrebbero essere facilmente accessibili ai paesi meno sviluppati. 4.3.3. Il CESE sostiene i cospicui sforzi della Commissione per raggiungere quanto prima un accordo tra i membri dell'OMC sui seguenti punti: (a) l'elenco degli Stati aventi il diritto di disattendere gli accordi dell'OMC(29) sulla protezione dei diritti di proprietà intellettuale per motivi di salute pubblica; (b) l'aggiunta di una clausola di esclusione relativa ai prodotti farmaceutici nel testo dell'articolo 31, lettera f, dell'Accordo Trips dell'OMC e (c) la definizione del concetto di "prodotti farmaceutici"(30). 4.3.4. Invita inoltre tutti i membri dell'OMC, e in particolare gli Stati Uniti, a superare quanto prima l'impasse dei negoziati per modificare l'articolo 31, lettera f, del Trattato Trips dell'OMC, al fine di trovare un accordo su scala mondiale. 4.3.5. Infine, sull'importante questione della tutela della sanità pubblica e dei diritti di proprietà intellettuale, il CESE propone: (a) che le deroghe riguardanti la tutela dei diritti di proprietà intellettuale si applichino non solo all'AIDS/HIV e alla malaria, ma anche alle altre grandi epidemie, come proposto dalla Commissione; (b) che l'elenco ufficiale dei paesi meno sviluppati venga esteso dagli attuali 49 a 72, con l'esclusione della Cina, paese in grado di produrre sostanze farmaceutiche essenziali; (c) che non vi siano interventi governativi o politici sulle esportazioni di medicinali qualora sia a repentaglio la salute pubblica di una parte sostanziale della popolazione, (d) che i paesi meno sviluppati adottino misure rigorose contro la reimmissione illegale sul mercato di prodotti farmaceutici venduti per combattere le epidemie, a prezzi esenti dai diritti di proprietà intellettuale e (e) che vi sia flessibilità nell'intero sistema e nell'interpretazione dei trattati al fine di combattere efficacemente i rischi di epidemie. 4.4. L'equilibrio del fabbisogno alimentare mondiale 4.4.1. Nota: Il CESE sottolinea la necessità di trovare un equilibrio tra il continuo aumento del fabbisogno alimentare mondiale e le forti disparità esistenti nella distribuzione di cibo nel mondo(31), come pure l'esigenza di un più ampio consenso internazionale sulle importanti problematiche dell'agricoltura. 4.4.2. Nota: Il CESE sottoscrive la posizione della FAO secondo cui la soluzione alla crescente domanda di alimenti consiste nell'accrescere l'efficienza dei sistemi di gestione idrica in relazione al miglioramento della redditività delle colture (more crops per drop) e alla ricerca di nuove fonti di approvvigionamento idrico(32). 5. La necessità di modernizzare il funzionamento dell'OMC 5.1. La posizione dell'OMC 5.1.1. L'OMC, nato come forum per negoziati tecnici e commerciali, si è trasformato in un'organizzazione intergovernativa che attua una politica commerciale mondiale tramite i ministri del Commercio dei propri Stati membri. Il rispetto degli accordi commerciali è sorvegliato di volta in volta mediante il cosiddetto Meccanismo di esame delle politiche commerciali (MEPC) o attraverso l'efficace meccanismo di risoluzione delle controversie di cui l'OMC dispone, ma anche, se necessario, tramite sanzioni commerciali. È quindi del tutto evidente la necessità di improntare il funzionamento dell'OMC su scala mondiale alla massima trasparenza. 5.1.2. L'OMC asserisce oggi(33): (a) di aver compiuto dopo il GATT sufficienti progressi sul piano della trasparenza; (b) di disporre di un sito Internet ben strutturato che permette al grande pubblico di accedere ai suoi archivi e alle sue decisioni; (c) di aver avviato, attraverso i propri simposi, un dialogo serio con i rappresentanti parlamentari, le camere di commercio, i sindacati e la società civile organizzata; (d) di aver istituito programmi di formazione di breve e lunga durata(34) e le cosiddette "Settimane di Ginevra" a cadenza semestrale, durante le quali invita i più poveri fra i paesi meno sviluppati per aggiornarli sull'andamento del commercio internazionale e sui negoziati dell'Agenda di sviluppo di Doha, nonché per sviluppare la capacità dei loro rappresentanti di condurre negoziati commerciali, assumendo a proprio carico tutte le spese necessarie; (e) di collaborare strettamente con altre organizzazioni internazionali per promuovere l'attribuzione di un'assistenza tecnica supplementare a tali paesi: ciò avviene ad esempio con il cosiddetto Quadro integrato (QI), un'iniziativa comune del Fondo monetario internazionale, del Centro di commercio internazionale, dell'Unctad, dell'UNDP, della Banca mondiale e del Programma integrato congiunto di assistenza tecnica (JITAP), lanciata per aiutare i più poveri fra i paesi meno sviluppati a inserirsi nei negoziati commerciali mondiali. L'amministrazione dell'OMC riconosce tuttavia che, nonostante tutti questi sforzi, l'organizzazione deve accentuare il carattere democratico del proprio funzionamento e sostenere la piena partecipazione dei paesi in via di sviluppo ai propri lavori e al proprio iter decisionale. 5.2. La posizione della Commissione europea riguardo al funzionamento dell'OMC 5.2.1. Grazie alla mediazione del Commissario P. Lamy, la Commissione europea ha istituito dei gruppi speciali di studio a cui partecipano gli ambienti socioprofessionali e le ONG e ha formulato, prima della Conferenza ministeriale di Doha, una serie di proposte concrete sulla riorganizzazione delle procedure e dei meccanismi di funzionamento dell'OMC. Nel contempo, ha posto costantemente l'accento sulla necessità di rafforzare l'assistenza tecnica ai paesi in via di sviluppo, per renderli maggiormente in grado di partecipare alle varie procedure. Stando alla Commissione, i problemi che richiedono una soluzione immediata sono principalmente la trasparenza, la necessità di un'informazione e di un aggiornamento più completi, nonché la sostanziale partecipazione dei paesi in via di sviluppo, tenendo conto che essi hanno ormai raggiunto il centinaio su un totale di 144 Stati membri dell'OMC. In occasione dell'apertura del nuovo ciclo di negoziati, la Commissione ha formulato tra l'altro, riguardo alle procedure e ai meccanismi informali dell'OMC, le seguenti proposte per il futuro: a) organizzare ogni anno una giornata "porte aperte" con rappresentanti parlamentari degli Stati membri dell'OMC e il grande pubblico, che contribuisca a mettere in rilievo le questioni politiche che influiscono sul sistema commerciale; b) elaborare meccanismi per migliorare l'iter consultivo al fine di creare un consenso su temi come la trasparenza e la partecipazione, pur garantendo ovviamente anche il funzionamento efficace dell'organizzazione; c) creare un gruppo consultivo con un numero limitato di membri che, pur essendo privo di poteri decisionali, sia in grado - se necessario - di assistere il Direttore generale nella formulazione delle raccomandazioni da indirizzare al Consiglio generale. Il CESE concorda in linea di massima con le posizioni della Commissione, ma riguardo alla proposta di creare un gruppo consultivo ritiene necessario in un primo momento fissare i criteri di selezione dei suoi membri, affinché la scelta sia quanto più possibile inoppugnabile, efficace e flessibile e, in un secondo tempo, istituzionalizzare tale organo dotandolo di competenze chiare e distinte. 5.3. La posizione del CESE riguardo al funzionamento dell'OMC 5.3.1. Il CESE ha apportato un contributo di rilievo agli sforzi della Commissione per creare un dialogo strutturato con la società civile su scala non solo europea, ma anche mondiale: lo ha fatto promuovendo il dialogo con i rappresentanti della società civile, per esempio nei paesi del partenariato euromediterraneo, nei paesi ACP, in Sud America, in Cina, in India, ecc. Il CESE sottoscrive appieno le posizioni della Commissione e si congratula con la stessa per gli importanti sforzi profusi con l'obiettivo di dare all'OMC un volto umano e di creare un dialogo articolato e concreto con la società civile. 5.3.2. Il CESE, che si è ripetutamente espresso sulla questione della trasparenza dell'OMC e sulla necessità di una partecipazione più attiva dei rappresentanti della società civile ai suoi meccanismi (nonostante le vibrate proteste di numerosi paesi in via di sviluppo che soffrono di un grave "deficit democratico")(35)(36), ritiene ormai maturo il processo di riforma volto a dare maggiore trasparenza e democraticità ai meccanismi dell'organizzazione, pur mantenendone il carattere intergovernativo. 5.3.3. Uno dei principali problemi evidenziati dagli organi socioprofessionali e dalle organizzazioni non governative riguarda il grado di trasparenza esterna e interna dei meccanismi e delle modalità di funzionamento dell'OMC. Ulteriori progressi in tema di trasparenza potrebbero tradursi anche in una maggiore efficacia dell'OMC, e in particolare del suo iter decisionale, per tutti i suoi membri. A questo riguardo il CESE sottoscrive le seguenti posizioni: 5.3.3.1. L'accesso ai documenti e agli archivi dell'OMC 5.3.3.1.1. Una delle critiche più severe rivolte all'OMC riguardo alla trasparenza del suo funzionamento concerne il libero accesso ai suoi documenti e le modalità di diffusione e di circolazione degli stessi. In base a un'importante decisione adottata di recente dal Consiglio generale(37), tutti i documenti dell'OMC saranno disponibili, senza restrizioni né classificazioni di sorta, anche se in certi casi specifici uno Stato potrà chiedere che la circolazione di un documento venga limitata per un periodo massimo di 90 giorni. 5.3.3.1.2. Il CESE plaude a questa decisione e invita il Consiglio generale a continuare ad analizzare le possibilità di accrescere la trasparenza nei meccanismi amministrativi dell'OMC. 5.3.3.2. La consultazione della società civile da parte dell'OMC: il ruolo delle ONG 5.3.3.2.1. L'obiettivo della trasparenza esterna nelle tematiche afferenti all'OMC(38) può essere raggiunto in primo luogo a livello nazionale. Infatti, il dialogo tra governi nazionali e rappresentanti della società civile su tali temi non solo favorirà la creazione di un consenso, ma accrescerà contemporaneamente anche l'informazione e la sensibilizzazione degli altri ambienti interessati dalle decisioni dell'OMC, come le imprese, i lavoratori, i consumatori, i mercati finanziari, gli importatori o i fornitori, e a sua volta l'informazione darà un ulteriore stimolo alla mondializzazione e alla liberalizzazione del commercio. Nello stesso tempo, i governi potranno beneficiare del considerevole apporto di una consulenza specializzata da parte dei gruppi o degli organismi interessati, come le federazioni nazionali del settore commerciale o industriale. Un problema considerevole al riguardo si pone indubbiamente nei paesi meno sviluppati che presentano un "deficit democratico", in cui il grado di rappresentanza della società civile è molto basso e praticamente non esiste concertazione tra parti sociali e ONG. Su scala mondiale l'OMC può seguire la stessa impostazione, in collaborazione con i rappresentanti internazionali della società civile, ad esempio sul modello della riuscita collaborazione tra la Commissione e la società civile a livello europeo sulle questioni relative all'OMC. 5.3.3.2.2. Il ruolo delle ONG è stato oggetto di frequenti dibattiti tra gli Stati membri dell'OMC. Quest'ultima ha ripetutamente dichiarato che gli interessi di tutti i cittadini di un paese possono solo essere espressi dai rispettivi governi ufficiali, il che tuttavia non esclude la possibilità per gli Stati membri dell'OMC di intrattenere relazioni con i rappresentanti delle ONG(39). Se alla prima Conferenza ministeriale di Singapore, nel 1996, presero parte i rappresentanti di 108 organizzazioni non governative, le ONG che hanno dichiarato di aver partecipato all'incontro di Doha sono state oltre 600. 5.3.3.2.3. Il CESE nota il ruolo importante svolto da quelle ONG(40) che non rappresentano le parti sociali (datori di lavoro e lavoratori) su tematiche di particolare sensibilità sociale, e riconosce che gli interessi dei cittadini nei vari Stati devono essere rappresentati da soggetti indipendenti dai governi nazionali. Nondimeno, i due presupposti fondamentali perché tale rappresentanza sia legittima ed efficace sono l'elezione democratica di rappresentanti provenienti da settori chiave della società e la trasparenza nella gestione finanziaria. 5.3.3.2.4. Il CESE, che in alcuni pareri precedenti(41) ha definito i criteri di rappresentatività per le ONG a livello europeo, propone qui di seguito una serie di parametri applicabili anche alle loro relazioni con l'OMC: - che le ONG esistano stabilmente su scala mondiale o su gran parte del pianeta; - che garantiscano ai membri l'accesso immediato alle competenze di cui dispongono e forniscano consulenze rapide e costruttive; - che rappresentino interessi generali e conformi a quelli della comunità mondiale; - che si compongano di enti riconosciuti a livello nazionale come rappresentativi di determinate categorie sociali; - che dispongano di organismi rappresentati nella maggior parte degli Stati membri dell'OMC; - che rendano conto ai propri membri; - che dispongano di un mandato di rappresentanza e agiscano su scala mondiale; - che siano indipendenti e autonome. 5.3.3.2.5. Gli unici canali ufficiali attraverso i quali la società civile può accedere alle decisioni dell'OMC sono fino a ora i simposi e i convegni organizzati parallelamente alle conferenze ministeriali, nei quali l'OMC è rappresentato dai diplomatici addetti alle questioni economiche degli Stati membri. I rappresentanti della società civile ritengono tale partecipazione inadeguata sia perché le conferenze ministeriali sono troppo intervallate nel tempo, sia perché la società civile resta troppo distante dal funzionamento quotidiano dell'OMC. 5.3.3.2.6. Il CESE concorda con la proposta della Commissione e del Parlamento europeo affinché l'OMC adotti una procedura specifica di consultazione delle parti sociali e delle organizzazioni non governative e si tiene a disposizione della Commissione per contribuire al conseguimento di questo obiettivo. Inoltre, affinché il dialogo bilaterale poggi su una base solida e duratura, propone la definizione di un codice di accreditamento specifico, tale da creare un quadro istituzionale affidabile. 5.3.3.2.7. Il CESE propone infine che i rappresentanti della società civile abbiano accesso al funzionamento quotidiano dell'OMC partecipando ai consigli generali in qualità di osservatori. 5.3.3.3. L'accesso dei Parlamenti nazionali e della società civile alle procedure decisionali e al Meccanismo di esame delle politiche commerciali (MEPC) 5.3.3.3.1. Stando allo statuto dell'OMC, l'obiettivo del Meccanismo di esame delle politiche commerciali (MEPC)(42)(43) è quello di sorvegliare e contribuire a migliorare l'osservanza da parte di tutti i membri delle norme, delle regolamentazioni e degli impegni inderogabili sottoscritti negli accordi commerciali multilaterali, nonché di esaminare a intervalli regolari gli effetti delle politiche e delle prassi commerciali degli Stati membri tanto sulle economie di tali Stati quanto sul sistema multilaterale di commercio. Nella pratica, tuttavia, si sono riscontrati diversi problemi, specie per quanto riguarda lo studio dell'impatto delle politiche commerciali sugli Stati membri e l'affidabilità delle relazioni presentate da questi ultimi, dal punto di vista non tanto dei dati economici quanto di quelli sociali e ambientali. 5.3.3.3.2. Il CESE propone la partecipazione e consultazione obbligatoria dei rappresentanti dei Parlamenti e della società civile all'elaborazione delle decisioni inerenti alle relazioni nazionali di carattere commerciale e politico presentate nel quadro del MEPC, prima della pubblicazione dei testi ufficiali. 5.3.3.4. La procedura d'informazione della società civile sull'andamento dei negoziati 5.3.3.4.1. La società civile può essere aggiornata sull'andamento del nuovo ciclo di negoziati attraverso una procedura specifica a livello nazionale e regionale e, ovviamente, tramite il segretariato dell'OMC, con l'organizzazione - a intervalli regolari e a seconda dei casi - di seminari specializzati aperti al pubblico. 5.3.3.5. Il ruolo dei consigli economici e sociali 5.3.3.5.1. L'OMC trarrà vantaggio dalla creazione di un gruppo di interlocutori che rappresenti un'ampia porzione della società civile. Nei paesi in cui esistono, i consigli economici e sociali costituiranno un eccellente interlocutore in grado di intessere una solida cooperazione con l'OMC. 5.3.3.5.2. Il CESE propone di accrescere la partecipazione dei consigli economici e sociali, nei paesi in cui esistono, ai lavori dell'OMC, ma anche di creare organi analoghi nei paesi meno sviluppati caratterizzati da gravi "deficit democratici" e dall'assenza di qualunque concertazione sociale. 5.3.3.5.3. Si ripropone inoltre di assumere un'iniziativa volta al coordinamento su scala mondiale dei consigli economici e sociali, là dove esistono (per esempio, i CES africani, quello cinese, ecc.), sulle tematiche dell'OMC, con l'elaborazione di pareri congiunti da sottoporre alle conferenze ministeriali come contributo della società civile. 5.3.3.6. La creazione di un codice specifico di dialogo con la società civile 5.3.3.6.1. Nonostante alcune differenze, la maggior parte delle organizzazioni internazionali, come le Nazioni Unite, la Banca mondiale e l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, dispongono di meccanismi di consultazione della società civile organizzata e di un sistema bilaterale di informazione. L'OMC sostiene che, rispetto a quelle delle altre organizzazioni, le proprie decisioni non solo sono vincolanti ma spesso comportano anche sanzioni commerciali in caso di inosservanza. Si tratta tuttavia di un'argomentazione confutata dal fatto che anche altre organizzazioni internazionali utilizzano procedure analoghe, come l'elaborazione di accordi, il controllo della loro applicazione e la risoluzione delle controversie. 5.3.3.6.2. Il CESE ribadisce i principi basilari, esposti in un precedente parere(44), di un codice di condotta per il dialogo con la società civile. Tale codice potrebbe comprendere fra gli altri i seguenti aspetti: - una dichiarazione esplicita sulla rinuncia a qualsiasi forma di violenza e sulla promozione del dialogo reciproco; - l'impegno scritto delle associazioni socioprofessionali e delle ONG a conformarsi ad alcune norme di trasparenza (missione, membri, organizzazione, finanziamenti, ecc.); - l'impegno del segretariato dell'OMC riguardo all'organizzazione pratica di tale concertazione (informazione e accesso ai documenti, consultazione, informazione, valutazioni, forum su Internet, ecc.), impegno che potrebbe in particolare prevedere l'organizzazione di un convegno pubblico annuale; - un invito ai rappresentanti della società civile e alle ONG a partecipare alle campagne d'informazione e alle analisi delle evoluzioni e delle sfide in campo, assumendo compiti di responsabilità nell'ambito delle attività dell'OMC come, ad esempio: presentare proposte utili alle istituzioni dell'OMC nel contesto delle tematiche oggetto delle sue attività, sostenere l'attuazione degli impegni e dei programmi dell'OMC, apportare contributi utili ai gruppi di esperti e contribuire a verificare i problemi d'applicazione e il processo di attuazione dei progetti; - un invito agli Stati membri dell'OMC affinché applichino sul piano nazionale tali disposizioni in materia di concertazione con i rappresentanti della società civile e con le ONG. 5.3.3.7. La creazione di un controllo parlamentare 5.3.3.7.1. La proposta della Commissione e del Parlamento europeo di istituire una forma di controllo parlamentare delle politiche commerciali contribuirebbe a rendere l'OMC più trasparente, a fornire un'informazione più completa agli Stati membri e soprattutto ad accrescere il carattere democratico dei meccanismi e dei processi decisionali dell'OMC. 5.3.3.7.2. Il controllo parlamentare consentirà inoltre di comprendere appieno gli effetti delle politiche commerciali sull'economia e sulla società di ogni singolo Stato membro. 5.3.3.7.3. Il CESE sottoscrive l'idea di istituire un controllo parlamentare nell'ambito dell'OMC, nonostante le difficoltà insite in tale proposta, tanto più che, al di là delle conferenze ministeriali, la partecipazione degli Stati membri ai lavori intermedi del Consiglio generale avviene attraverso un delegato ufficiale e non tramite rappresentanti eletti, e invita l'UE e il segretariato dell'OMC a lavorare in questa direzione. 5.3.3.8. L'accesso della società civile al sistema di risoluzione delle controversie 5.3.3.8.1. La società civile organizzata non ha accesso alle riunioni dei gruppi di esperti (panels) istituiti dall'organo di risoluzione delle controversie (ORC), né alle procedure di giudizio di secondo grado (organo d'appello). Questi organi funzionano in sostanza secondo le norme del diritto pubblico internazionale e i rappresentanti della società civile sostengono che non vi è motivo per impedire la libertà d'accesso e di informazione sugli sviluppi in atto e sulle decisioni relative alle divergenze nei negoziati commerciali, soprattutto se già comunicate ai membri interessati. 5.3.3.8.2. L'articolo 13, paragrafo 1, del Memorandum d'intesa sulle norme e le procedure che disciplinano la risoluzione delle controversie afferma espressamente che il gruppo di esperti ha la facoltà di chiedere informazioni e pareri tecnici a qualunque persona o organismo ritenuto adeguato e che le informazioni confidenziali non saranno rivelate senza l'autorizzazione esplicita della persona, dell'organismo o dell'autorità che le abbia fornite. I gruppi di esperti possono inoltre sollecitare informazioni da qualsiasi fonte e consultare periti per ottenerne il parere su determinati aspetti della questione. Di fatto, tuttavia, il contributo della società civile organizzata è stato finora irrilevante. 5.3.3.8.3. Il CESE appoggia l'idea di una partecipazione della società civile al meccanismo di risoluzione delle controversie. Essa infatti può fornire consulenza su questioni che richiedono conoscenze specialistiche (ad esempio in materia di lavoro, d'ambiente o di salute) per i seguenti motivi: (a) perché le persone che fanno parte dei gruppi di esperti e dell'organo di giudizio di secondo grado (organo d'appello) posseggono di solito conoscenze giuridiche di diritto commerciale internazionale ecc., e (b) perché spesso i vari accordi commerciali incidono in modo diretto o indiretto sull'evoluzione della società in termini di situazione occupazionale, ambiente, salute, sviluppo economico ecc. 5.3.3.8.4. Il CESE esorta i paesi meno sviluppati ad accantonare le loro riserve sulla partecipazione dei rappresentanti della società civile al sistema di risoluzione delle controversie e sostiene la posizione della Commissione sull'argomento, in quanto è tale da accrescere la trasparenza e la sensibilità democratica dell'OMC. 5.4. Lo sviluppo della capacità dei paesi in via di sviluppo e di quelli meno sviluppati di partecipare alle procedure istituzionali dell'OMC 5.4.1. La maggioranza dei paesi in via di sviluppo e dei paesi meno sviluppati si trova nell'incapacità sostanziale se non addirittura totale di partecipare ai meccanismi dell'OMC, di comprendere le politiche commerciali e le loro ripercussioni e di conoscere i regolamenti non solo a livello internazionale, ma anche su scala regionale o nazionale. Spesso inoltre, nonostante i cospicui aiuti economici erogati dalla Commissione, tali paesi sono impossibilitati a inviare su base sistematica rappresentanti ai vari comitati e alle diverse riunioni dell'OMC in cui si valutano i temi cruciali dei negoziati: ciò avviene sia perché non dispongono di personale adeguato e dotato delle necessarie qualifiche, sia perché non possono sostenere il costo di rappresentanze o di delegazioni permanenti. La creazione dell'ufficio di rappresentanza dei paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP)(45), che coadiuva tali Stati nell'ambito dei negoziati commerciali mondiali, costituisce già di per sé un primo passo positivo per contrastare tale situazione. 5.4.2. L'Agenda di sviluppo di Doha comprende un riferimento espresso alle difficoltà dei paesi meno sviluppati a partecipare ai negoziati commerciali internazionali e fissa un calendario concreto di azioni per aiutarli in tal senso(46). 5.4.3. Il Comitato raccomanda di assicurarsi che i paesi in via di sviluppo dispongano delle risorse economiche e umane appropriate per applicare le norme adottate. 5.4.4. Rileva inoltre che i fondi dell'OMC destinati a fornire assistenza e formazione tecnica ai paesi meno sviluppati, in cooperazione con i programmi delle altre organizzazioni internazionali, dovrebbero essere ulteriormente aumentati ed erogati in forma continuativa, affinché i paesi destinatari degli aiuti possano partecipare ai lavori dell'OMC a parità di condizioni con gli altri membri. Allo stesso tempo, tuttavia, sarà necessario accrescere i controlli sulle risorse disponibili, onde evitare sperperi o rischi di malversazione. 5.5. La riduzione del divario tra la piena partecipazione dei membri e l'efficienza dei meccanismi dell'OMC 5.5.1. Il gran numero di membri dell'OMC rende particolarmente difficile il loro necessario coinvolgimento e la loro presenza nei meccanismi istituzionali formali e informali dell'organizzazione. Il CESE propone che l'OMC, parallelamente all'organizzazione di conferenze ministeriali su scala ridotta, si doti di organi con la partecipazione ristretta di un numero gestibile di membri e adotti un sistema di selezione e di votazione consono ai propri obiettivi, senza per questo venir meno al principio democratico fondamentale "uno Stato - un voto". 5.6. La collaborazione istituzionale con le altre organizzazioni internazionali 5.6.1. Data l'attuale situazione di globalizzazione economica e sociale, deve risultare chiaro che il commercio non è un elemento isolato, che i negoziati commerciali vengono influenzati dalle decisioni o dalle politiche di altre organizzazioni internazionali e le influenzano a loro volta. Ai fini di un'efficace cooperazione mondiale, è quindi essenziale che l'OMC collabori con gli altri organismi internazionali. 5.6.2. La collaborazione tra l'OMC e l'Unctad relativa alla creazione del Centro di commercio internazionale (CCI), il cui obiettivo è aiutare le economie in via di sviluppo e in fase di transizione a inserirsi nel commercio mondiale, e la promozione del programma JITAP costituiscono due preziose iniziative internazionali. Particolarmente proficua appare anche la sinergia tra l'OMC e l'Organizzazione mondiale della sanità(47), il Fondo monetario internazionale, l'Unione internazionale delle telecomunicazioni, la Banca mondiale e l'Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale(48). 5.7. La riforma del sistema di risoluzione delle controversie 5.7.1. Come riconosciuto dalla stessa OMC, l'esperienza degli ultimi sei anni relativa al meccanismo di risoluzione delle controversie mostra che, nonostante il suo importante contributo alla composizione delle diatribe commerciali fra Stati membri, il sistema va perfezionato in alcuni punti. Alla Conferenza ministeriale di Doha i membri si sono impegnati ad avviare negoziati per migliorare e modernizzare il meccanismo entro maggio 2003. 5.7.2. La Commissione ha presentato una serie di proposte concrete per riformare tale meccanismo in ambiti come la designazione di rappresentanti permanenti nei gruppi di esperti (mentre attualmente essi vengono scelti di volta in volta), l'attuazione, la trasparenza, la necessità di accelerare l'iter giudiziario, la regolamentazione dell'organo giudiziario consultivo, la possibilità di presentare osservazioni in qualità di amicus curiae, ecc. 5.7.3. Pur sostenendo queste proposte, il CESE desidera notare che, per essere equo ed efficace, un sistema di risoluzione delle controversie deve basarsi sui seguenti principi: (a) l'uguaglianza di tutti gli Stati membri dinanzi alla legge, (b) la possibilità di accedere direttamente e concretamente a tale meccanismo di arbitraggio, e (c) la sua subordinazione al diritto internazionale. Tuttavia, data l'attuale configurazione dell'OMC, è quanto mai dubbio che i paesi meno sviluppati possano ricorrere davvero a tale dispositivo, in primo luogo perché l'interpretazione e l'attuazione delle varie norme e accordi dell'OMC diviene sempre più complessa e difficoltosa: di conseguenza, il CESE considera indispensabile rafforzare ed estendere ulteriormente le procedure per la concessione di aiuti sia economici sia in forma di conoscenze e di attività di formazione, affinché i paesi destinatari possano studiare, comprendere e applicare correttamente tutti gli accordi dell'OMC. In secondo luogo, anche la possibilità di partecipare e di difendere concretamente gli interessi di tali paesi dinanzi a un gruppo speciale o all'organo d'appello appare oggi malcerta, vista la complessità delle norme e la rapidità che caratterizza lo svolgimento delle procedure. Per questo motivo il CESE ritiene che il Centro consultivo in materia di legislazione dell'OMC, entrato in funzione nel 2001, abbia colmato una grande lacuna. I servizi forniti dal Centro hanno già iniziato a produrre risultati apprezzabili, come la risoluzione della controversia fra il Perù e l'UE sulla denominazione della sardina. Oltre agli Stati membri dell'UE, che hanno già dato un contributo ragguardevole alla sua fondazione, anche gli altri membri dell'OMC dovrebbero adoperarsi per l'ulteriore sviluppo e rafforzamento del Centro consultivo. 5.7.4. Nonostante i considerevoli miglioramenti apportati, il sistema di risoluzione delle controversie dell'OMC non appare ancora sufficientemente favorevole e accessibile ai paesi in via di sviluppo, le cui peculiarità - dovute alla fragilità delle loro economie - impediscono loro di trarre il massimo beneficio da questo meccanismo(49). I motivi alla base del mancato accesso o del mancato utilizzo di tale sistema da parte dei paesi in via di sviluppo sono: (a) l'assenza di meccanismi interni di commercio estero in grado di trasmettere le necessarie informazioni ai governi o di obbligare i governi trasgressori a ravvedersi; (b) il fatto che non si è data diffusione delle norme, dei trattati e dei meccanismi dell'OMC all'interno dei paesi; (c) la mancanza delle necessarie conoscenze e competenze da parte delle pubbliche amministrazioni; (d) la frequente assenza di volontà politica e infine (e) la mancanza dei mezzi finanziari per ricorrere alla consulenza specializzata. 5.7.5. Il CESE nota con inquietudine la mancanza di trasparenza che caratterizza diversi trattati dell'OMC, il che inevitabilmente induce a presentare ricorsi destinati al sistema di risoluzione delle controversie, e invita tutte le parti interessate a concludere accordi quanto più possibile univoci. 5.7.5.1. Esprime inoltre preoccupazione per le gravi conseguenze dirette che la risoluzione delle controversie può avere talora per alcuni terzi privati (in particolare PMI e consumatori). Quando un membro dell'OMC ritira delle concessioni tariffarie, a essere colpiti non sono gli Stati o gli organi statali che hanno adottato misure contrarie alla filosofia dell'organizzazione, bensì le imprese che, pur essendo estranee a tali misure, a volte vedono in tal modo minacciata la loro stessa esistenza. Dato che le norme dell'OMC non sono direttamente applicabili, gli imprenditori non dispongono al momento di alcuna reale possibilità giuridica di ottenere un risarcimento dagli organi di uno Stato (o di una comunità di Stati), anche quando la procedura di risoluzione delle controversie dell'OMC abbia dimostrato l'illiceità del comportamento di tali organi. Si tratta di una situazione incompatibile con i principi giuridici prevalenti nell'Unione europea. Per accrescere l'accettazione e portare avanti la trasposizione sul piano giuridico del meccanismo di risoluzione delle controversie dell'OMC, la Commissione dovrebbe adoperarsi - in collaborazione con il Consiglio dei ministri dell'OMC, ma anche all'interno dell'Unione - per colmare quanto prima tale lacuna. 5.7.6. Riguardo al sistema di risoluzione delle controversie, il CESE propone: (a) di accrescere l'assistenza tecnica e giuridica ai paesi meno sviluppati; (b) di accelerare le procedure, in particolare i tempi necessari per la composizione delle controversie, distinguendo tra vertenze di entità economica più o meno rilevante (a seconda che riguardino un importo superiore o inferiore a 1 milione di dollari) ed evitando di applicare tutti i meccanismi esistenti per le vertenze di scarso rilievo economico; (c) rafforzare ulteriormente l'Ufficio di Ginevra degli ACP, affinché sopperisca efficacemente a tutte le carenze di tali paesi, e (d) accrescere la presenza delle ONG nei gruppi speciali che esaminano le infrazioni in prima istanza. 5.8. Le sanzioni 5.8.1. Le sanzioni costituiscono lo strumento estremo a disposizione dell'OMC per imporre le norme e le procedure di cui agli accordi commerciali multilaterali: esse si applicano quando, malgrado il ricorso a tutte le azioni contemplate dal meccanismo di risoluzione delle controversie, l'infrazione persiste. 5.8.2. Spesso l'imposizione di sanzioni a uno o più paesi aderenti si ripercuote su tutta una serie di altri Stati e infligge non di rado duri colpi agli scambi di soggetti terzi o dei paesi meno sviluppati. 5.8.3. Come è noto, tuttavia, per i paesi in via di sviluppo e per quelli meno progrediti è praticamente impossibile imporre sanzioni come mezzi di pressione per ottenere il rispetto delle decisioni di un gruppo speciale, dell'organo d'appello o dell'organo di risoluzione delle controversie (ORC): dato infatti che la totalità di questi paesi dipende direttamente dalle importazioni, le sanzioni costituiscono in realtà una soluzione alternativa impraticabile. Per questo motivo il CESE sottoscrive la proposta della Commissione di concedere a tali paesi la facoltà di chiedere, a determinate condizioni, il pagamento immediato di un risarcimento o l'attribuzione di un beneficio commerciale compensativo di altro genere, in sostituzione del diritto di decretare sanzioni commerciali. 5.8.4. Il CESE nota con inquietudine l'aumento dei ricorsi e ritiene che nelle relazioni commerciali sia preferibile trovare soluzioni di compromesso alle divergenze, anziché ricorrere alle vie legali e alle sanzioni. Esorta gli Stati membri dell'OMC ad avviare un dialogo concreto sulle sanzioni comminabili nei casi di inottemperanza, conformemente alle dichiarazioni costitutive dell'organizzazione, e sulla procedura intermedia preliminare all'imposizione di sanzioni proposta dalla Commissione, in base alla quale uno Stato contravventore potrebbe offrire misure compensatorie in caso di infrazione. Detto dialogo dovrebbe precisare tutte le modalità di applicazione (da chi, quando e come vengono imposte le sanzioni) ai fini di una maggiore flessibilità e trasparenza. Bruxelles, 26 marzo 2003. Il Presidente del Comitato economico e sociale europeo Roger Briesch (1) Risoluzione del Parlamento europeo del 18 luglio 1998 relativa alla 2a Conferenza ministeriale dell'OMC, GU C 210 del 6.7.1998. (2) Risoluzione del Parlamento europeo del 15 dicembre 1999 relativa alla 3a Conferenza ministeriale dell'OMC di Seattle, GU C 296 del 18.10.2000. (3) Risoluzione del Parlamento europeo sull'eradicazione della povertà - P5-TA (2002) 0389. (4) a) La Banca mondiale ritiene che la soppressione di tutte le barriere commerciali determinerà un aumento del reddito mondiale di circa 2800 miliardi di dollari USA e farà uscire dalla povertà 320 milioni di individui entro il 2015. b) Risoluzione del Parlamento europeo sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo concernente l'approccio dell'Unione europea al ciclo di negoziati dell'OMC "Millennium Round" - A5-0062/1999, GU C 189 del 7.7.2000. (5) Rapporto annuale della Banca mondiale 2002 - Capitolo 1 - "Raccogliere la sfida della povertà: gli obiettivi e le strategie della Banca mondiale". (6) Risoluzione del Parlamento europeo sull'eradicazione della povertà - P5-TA (2002) 0389. (7) Su 49 paesi in ritardo di sviluppo appartenenti alle Nazioni Unite, i seguenti sono anche membri dell'OMC: Angola, Bangladesh, Benin, Burkina Faso, Burundi, Ciad, Gambia, Gibuti, Guinea Bissau, Haiti, Lesotho, Madagascar, Malawi, Maldive, Mali, Mauritania, Mozambico, Myanmar, Nigeria, Repubblica centrafricana, Ruanda, Salomone, Senegal, Sierra Leone, Tanzania, Togo, Uganda, Zaire e Zambia (WT/COMTD/LCD/W/26, 8.5.2002). Altri nove paesi in ritardo di sviluppo stanno seguendo la procedura di adesione all'OMC: Bhutan, Cambogia, Capo Verde, Laos, Nepal, Samoa, Sudan, Vanuatu e Yemen (WT/COMTD/LCD/W/26, 8.5.2002). (8) Risoluzione del Parlamento europeo sull'apertura e la democrazia nel commercio internazionale A5 - 0331/2001, GU C 112 E del 9.5.2002. (9) a) OMC, "Overview of Developments in the International Trading Environment" (Una panoramica degli sviluppi nel contesto commerciale internazionale) - WT/TPR/OV/8, 15.11.2002. b) FMI e Banca mondiale, "Market Access for Developing Country Exports, Selected Issues" (L'accesso ai mercati per le esportazioni dei paesi in via di sviluppo: alcune problematiche), 27.9.2002, pag. 5. (10) David Dollar, Aart Kraay, "Growth is Good for the Poor" (La crescita è un bene per i poveri), Banca mondiale. (11) Risoluzione del Parlamento europeo sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo concernente l'approccio dell'Unione europea al ciclo di negoziati dell'OMC Millennium Round - A5-0062/1999, GU C 189 del 7.7.2000. (12) OMC, Rapporto annuo 2002, punto 17. (13) Unctad 2002 - "The least-developed Countries Report 2002: Escaping the Poverty Trap" (Rapporto 2002 sui paesi meno sviluppati: sfuggire alla trappola della povertà), Parte II, Capitolo 3 - "Trade" (Commercio), Parte II, Capitoli 3-4, Unctad, Ginevra. (14) "Rigged Rules and double Standards-trade globalisation and the fight against poverty" (Regole truccate e doppiopesismo: commercio, globalizzazione e lotta alla povertà) - (Osservazioni della Commissione, 17.4.2002), in: "Trade Policy Review of the European Union 2002" (Rassegna di politica commerciale dell'Unione europea 2002), pag. 20 segg. (15) "A Genuine Development Agenda for the Doha round of WTO negotiations, Joint Statement" (Una vera agenda di sviluppo per i negoziati OMC di Doha, Dichiarazione comune), 28.1.2002, in: "Save the children" (Oafod, Oxfam, Actionaid, Worldvision, Christian Aid, Fairtrade, Traidcraft) (Salvate i bambini - Oafod, Oxfam, Actionaid, Worldvision, Christian Aid, Fairtrade, Traidcraft), punto 14. (16) a) Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo: Commercio e sviluppo - Aiutare i paesi in via di sviluppo a beneficiare degli scambi (COM(2002) 513 def., 18.9.2002). b) Consiglio dell'Unione europea, Commercio e sviluppo: conclusioni del Consiglio (14514/02, 20.11.2002). (17) Accordo di Marrakech, articolo IX, paragrafo 1. (18) Si calcola che, se gli obiettivi dell'Agenda di sviluppo di Doha verranno centrati, la riduzione dei dazi doganali alle esportazioni sia nei paesi industrializzati sia in quelli in via di sviluppo muoverà su scala mondiale da 250 a 620 miliardi di dollari annui, di cui i paesi in via di sviluppo beneficeranno in una percentuale oscillante tra il 30 % e il 50 % (FMI e Banca mondiale, "Market Access for Developing Country Export - Selected Issues" [L'accesso ai mercati per le esportazioni dei paesi in via di sviluppo: alcune problematiche], 29.7.2002, punto 5). (19) "Overview of Developments in the International Trading Environment" (Una panoramica degli sviluppi nel contesto commerciale internazionale), punto 97 - WT/TPR/OV/8 - 15.11.2002. (20) GU C 36 dell'8.2.2002. (21) Comunicazione - Aprile 2000/Conclusioni del Consiglio del 10.11.2002. (22) Dichiarazione ministeriale di Singapore. (23) Dichiarazione ministeriale di Doha, punto 8 - WT/MIN(01)/DEC/1-20.11.2001. (24) GU C 260 del 17.9.2001, pag. 14. (25) Risoluzione del Parlamento europeo sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo concernente l'approccio dell'Unione europea al ciclo di negoziati dell'OMC "Millennium Round" - A5-0062/1999. (26) Dichiarazione ministeriale di Doha, punti 31-33 - WT/MIN(01)/DEC/1-20.11.2001. (27) Oltre 15 milioni di persone muoiono ogni anno di malattie contagiose e 40 milioni di individui soffrono di AIDS. La maggior parte di tali persone non può procurarsi i medicinali necessari per salvare o allungare la propria vita - Oxfam News. (28) Dichiarazione sull'accordo di tutela della proprietà intellettuale e sulla sanità pubblica - WT/MIN(01)DEC/2-20.11.2001. (29) Accordo TRIPS dell'OMC - Articolo 31. (30) a) DG Commercio, Contributo all'OMC: Comunicazione dei comitati europei e degli Stati membri al Consiglio TRIPS riguardante il punto 6 della Dichiarazione di Doha sull'accordo di tutela della proprietà intellettuale e sulla sanità pubblica, 18.6.2002. b) Consiglio TRIPS dell'OMC - 16 dicembre 2002 - Abbozzo di decisione di compromesso (Testo Pérez Motta). c) Lettera del Commissario P. Lamy ai ministri degli Stati membri dell'OMC, 7.1.2003 - 5/6. d) Consiglio TRIPS dell'OMC, 4.3.2002 (IP/C/W/339). e) Comitato OMC per il commercio e lo sviluppo, The WTO Work programme on Special and Differential Treatment (Programma di lavoro dell'OMC sul trattamento speciale e differenziato), comunicazione dei comitati europei - TN/CTD/W/26 - 11.12.2002. f) Comitato OMC per il commercio e lo sviluppo, Monitoring Mechanisms for Special and Differential (S& D) Treatment Provisions (Il controllo dei meccanismi normativi per un trattamento speciale e differenziato) - Comunicazione congiunta per il gruppo dei paesi africani dell'OMC - TN/CTD/W/23-11.12.2002. (31) Dichiarazione ministeriale di Doha, punto 13 - WT/MIN(01)/DEC/1-20.11.2001. (32) 26a Conferenza regionale della FAO sul Vicino Oriente, 9-13 marzo 2002. (33) Relazione annuale 2002. (34) a) WT/COMTD/W/89/Rev. 1, 14.1.2002. b) WTO Training Institute, WTO Trade Policy Courses: A Proposal for Expansion ("Istituto di formazione dell'OMC, Corso di politica commerciale dell'OMC: una proposta di ampliamento"). (35) GU C 368 del 20.12.1999. (36) GU C 36 dell'8.2.2002. (37) OMC - Procedura di circolazione e di distribuzione dei documenti dell'OMC (14 maggio 2002). WT/L/452 - 16.5.2002. (38) G. Marceau e P. Pedersen, "Is the WTO open and Transparent? A discussion of the Relationship of the WTO with Non-Governmental Organisations and Civil Society's Claim for more Transparency and Public Participation" (L'OMC è davvero aperta e trasparente? Analisi del rapporto tra l'OMC e le organizzazioni non governative e la richiesta di maggiore trasparenza e partecipazione pubblica da parte della società civile), J.W.T, Vol. 33 n. 1, pagg. 5-49, 1999. (39) I rapporti tra OMC e ONG formano oggetto specifico dell'articolo V:2 dell'accordo di Marrakech e delle direttive del Consiglio generale, 18.6.1996 (WT/L/162). (40) Centro Internazionale per il Commercio e lo Sviluppo Sostenibile (ICTSD), Association Schemes and Other Arrangement for Public Participation in International Fora (Meccanismi di associazione e altre modalità di partecipazione pubblica nelle sedi di dialogo internazionale). (41) GU C 125 del 27.5.2002. (42) Trattato costitutivo dell'OMC, articolo III, paragrafo 4. (43) Trattato costitutivo dell'OMC, articolo III, paragrafo 3. (44) Parere CES: "Preparazione della quarta Conferenza ministeriale dell'OMC: posizione del CES", GU C 36 dell'8.2.2002 (punti 3.9, 3.9.1, 3.9.2, 3.9.3, 3.9.4 e 3.9.5). (45) L'ufficio ha beneficiato di finanziamenti UE pari a 1,4 milioni di EUR. (46) Dichiarazione ministeriale di Doha - Misure di sostegno - WT/MIN(01)/17-20 novembre 2001. (47) Gli accordi dell'OMC e la sanità pubblica, 20 agosto 2002. (48) WT/COMTD/W/102, 16 luglio 2002. (49) Enforcing Multilateral Commitments: Discussion Settlement and Developing Countries ("Far rispettare gli impegni multilaterali: la risoluzione delle controversie e i paesi in via di sviluppo") - B. Hoeckman - P. Mavroidis, 14 settembre 1999, Conferenza dell'OMC e della Banca mondiale sul tema "I paesi in via di sviluppo nell'ambito del Millennium Round".