30.4.2004   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 121/28


Parere del Comitato delle regioni in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Pari opportunità per le persone con disabilità: un piano d'azione europeo

(2004/C 121/07)

IL COMITATO DELLE REGIONI

ha adottato all'unanimità il presente parere il 21 aprile 2004, nel corso della 54a sessione plenaria.

1.   Osservazioni del Comitato delle regioni

Il Comitato delle regioni

1.1

ritiene che con l'Anno europeo delle persone con disabilità 2003, sia stato possibile portare avanti la problematica della disabilità nell'Unione europea e che tale anno debba pertanto essere visto come l'inizio di un processo irreversibile, destinato a proseguire ed ampliarsi nei prossimi anni. Sottolinea in tale contesto l'operato dei mezzi di comunicazione per la diffusione di tale anno europeo, ricordando la necessità di dare continuità a tale lavoro coinvolgendo nell'iniziativa i media regionali e locali;

1.2

sottolinea che, in questo processo, tutti i pubblici poteri, dalle istituzioni comunitarie agli enti locali, dovrebbero dare l'esempio. Il nuovo orientamento delle politiche in materia di disabilità, messo in luce attraverso l'Anno europeo, riguarda tutti i poteri, in particolar modo quelli regionali e locali, data la loro vicinanza ai cittadini e le ripercussioni dirette che le loro decisioni hanno sulla vita quotidiana dei disabili;

1.3

si rende conto del fatto che la politica relativa alle persone con disabilità è soprattutto di competenza nazionale. Tuttavia, varie iniziative comunitarie influenzano le politiche nazionali tramite direttive o attraverso l'applicazione del metodo aperto di coordinamento alle problematiche dei disabili. La futura politica in materia deve perciò tener conto della necessaria complementarità tra le politiche comunitarie e quelle nazionali, nonché ovviamente delle crescenti competenze di regioni ed enti locali;

1.4

giudica in maniera positiva tutte le azioni tese a migliorare le condizioni dei disabili, in quanto porteranno ad una società migliore. Se infatti i servizi sono concepiti in modo da essere accessibili ai disabili, essi lo saranno a tutti i cittadini, ed in particolare agli anziani;

1.5

sottolinea l'importanza di applicare il principio di democrazia partecipativa nell'ambito della disabilità, il che significa che le organizzazioni locali, regionali, nazionali ed internazionali che si sono costituite in tale settore per tutelare i diritti e gli interessi dei disabili debbono venir annoverate tra gli interlocutori principali, su un piede di parità con gli altri partner;

1.6

ritiene essenziale giungere ad una situazione nella quale il rispetto dei disabili sia contemplato nel contesto del rispetto dei diritti dell'uomo, in modo che tutte le forme di discriminazione possano realmente iniziare a sparire. Ciò sarà possibile solamente a patto che le iniziative di tipo normativo vengano affiancate da campagne di sensibilizzazione generale;

1.7

ribadisce l'importanza di adottare il piano d'azione europeo «Pari opportunità per le persone con disabilità» della Commissione europea, che contiene una serie di misure da attuare entro il 2010.

2.   Raccomandazioni del Comitato delle regioni

Il Comitato delle regioni

2.1

valuta positivamente i recenti progressi nel campo della politica sociale, dei trasporti e della società dell'informazione e il fatto che la maggior parte delle iniziative più recenti tenga conto dei disabili. In molti altri campi, come l'inserimento nel mondo del lavoro, la formazione, l'adeguamento delle strutture e degli edifici urbani e l'adattamento delle abitazioni, occorre tuttavia una maggior integrazione;

2.2

auspica che vengano realizzati sforzi particolari per integrare la disabilità in tutte le politiche comunitarie, e questo non solo nel corso dell'Anno europeo (2003), ma anche in futuro. Nonostante i disabili non siano esclusi formalmente da nessuna di queste politiche, la mancanza di visibilità li porta in pratica all'esclusione. Per questo occorre inserire dei riferimenti specifici ai disabili in tutte le iniziative pertinenti e, se del caso, apportare le modifiche indispensabili affinché i disabili possano trarre il massimo beneficio da queste iniziative e contribuirvi. Sarebbe opportuno che tutte le iniziative avviate prendessero anticipatamente in considerazione i loro effetti potenziali sui disabili;

2.3

raccomanda all'UE di definire un programma d'azione volto essenzialmente a garantire che la disabilità diventi elemento trasversale di tutte le politiche e di tutte le azioni di competenza comunitaria;

2.4

insiste sul fatto che tra i settori comunitari in cui è necessario inserire riferimenti ai disabili figurino in particolare la politica dei consumatori, gli appalti pubblici, i diritti umani, i trasporti, il programma d'azione per la gioventù, i programmi e le azioni nel settore dell'istruzione (Socrates, Comenius, Leonardo da Vinci), i programmi relativi alla cultura e ai mass media, i programmi per il passaggio dalla scuola al mercato del lavoro e quelli diretti a facilitare l'accesso alla società dell'informazione e alle nuove tecnologie, il mercato del lavoro e infine le attività comunitarie nel settore sportivo, in particolare quelle previste per il 2004 nel quadro dell'Anno europeo dell'educazione attraverso lo sport;

2.5

esorta l'UE a mantenere e valorizzare, pur a seguito del processo di riforma dei fondi strutturali, l'iniziativa comunitaria EQUAL, rivolta a finanziare significativi interventi a favore dell'integrazione delle persone disabili nel mondo del lavoro;

2.6

propone che i disabili, i loro parenti più stretti e i loro rappresentanti partecipino ai lavori dei vari processi comunitari in cui si applica il metodo aperto di coordinamento, ad esempio nel campo dell'istruzione, della gioventù e delle pensioni. Affinché ciò sia possibile è necessario che le istituzioni comunitarie, gli Stati membri e le regioni s'impegnino a garantire realmente la presa in conto delle questioni relative alla disabilità e che le principali organizzazioni che rappresentano i disabili vengano associate ai lavori. Qualora a sostegno di questo processo si definiscano degli indicatori statistici, questi devono fornire informazioni in merito alla situazione dei disabili;

2.7

raccomanda che le istituzioni dell'UE appoggino la costruzione di una rete di enti locali e regionali che consenta uno scambio più intenso di conoscenze sulle politiche a favore dei disabili e di buone pratiche fra tutti gli Stati membri. Uno scambio di conoscenze sullo sviluppo e sull'attuazione delle politiche che interessano i disabili a livello locale e regionale consentirà, nell'insieme, il miglioramento qualitativo del trattamento riservato ai disabili. Una tale rete dovrà funzionare in stretta collaborazione con le organizzazioni dei disabili per promuovere scambi di esperienze e di buone pratiche a tutti i livelli;

2.8

auspica che i disabili possano accedere agli stessi servizi di tutti gli altri cittadini. Ciò significa che si deve tener conto delle loro necessità fin dalle prime fasi del processo di pianificazione, ad esempio per quanto riguarda la progettazione di luoghi pubblici come ristoranti, cinema, teatri, scuole, università, centri commerciali, musei, parchi e stadi. Sarebbe assai utile venissero preparati dei piani generali in materia di disabilità, capaci di offrire una visione complessiva delle misure adottate a favore dei disabili;

2.9

ricorda che non garantire l'accesso dei disabili a questi servizi rappresenta in primo luogo una violazione dei diritti umani fondamentali e in secondo luogo un errore dal punto di vista economico perché comporta, per gli imprenditori, la perdita di una percentuale non trascurabile di potenziali consumatori. Per assicurare dei risultati concreti ai lavori in questo senso è indispensabile il contributo delle organizzazioni dei consumatori. Un recente sondaggio effettuato da un'organizzazione spagnola di consumatori ha infatti dimostrato che nel 50 % dei casi le infrastrutture di cui sopra non sono accessibili ai disabili;

2.10

insiste sul fatto che, come tutti gli altri cittadini, anche i disabili devono essere membri attivi della società e, quindi, partecipare alle varie organizzazioni, che la compongono, come i partiti politici, i sindacati, le organizzazioni professionali e religiose, i club sportivi, i gruppi ambientalisti e le altre associazioni. Tutte queste organizzazioni devono essere strutturate in modo che i disabili possano parteciparvi;

2.11

ritiene che occorra migliorare l'immagine dei disabili nei mass media. L'informazione e i programmi devono seguire un approccio che riconosca i diritti dei disabili e metta in evidenza gli ostacoli che si frappongono alla loro piena partecipazione alla società, rinunciando agli stereotipi e alle idee preconcette che vogliono che la disabilità sia una realtà negativa o una sofferenza, qualcosa che merita disprezzo oppure pietà o indifferenza. Solo mediante la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sarà possibile modificare le attitudini nei confronti della disabilità e combattere i problemi di «invisibilità»;

2.12

propone che a livello comunitario venga istituito un programma d'azione specifico a favore dei disabili con i seguenti obiettivi principali:

2.12.1

promuovere l'integrazione della disabilità in tutte le politiche comunitarie pertinenti al fine di potenziare gli attuali meccanismi di consultazione e di controllo, favorendo la sensibilizzazione dei poteri decisionali e concentrandosi sulle opportunità offerte ai disabili;

2.12.2

sostenere l'applicazione, nel campo della disabilità, di un metodo aperto di coordinamento basato su indicatori comuni del rendimento che consentano di seguire nel tempo l'evoluzione dei livelli d'inclusione sociale dei disabili. Tale metodo coprirebbe tutti gli aspetti rilevanti della politica a favore dei disabili, come l'istruzione, la formazione professionale, la formazione continua, l'occupazione, l'avanzamento professionale, i trasporti, la società dell'informazione, i sistemi di previdenza sociale e i servizi forniti alle persone con gravi problemi di autosufficienza e alle loro famiglie. Per poter imparare gli uni dagli altri occorre fornire esempi di buone pratiche in ciascuno di questi settori. Il metodo aperto di coordinamento delle politiche in materia di disabilità sarebbe utile a tutti gli Stati membri, in particolare, ai paesi che aderiranno prossimamente all'Unione europea;

2.12.3

garantire e potenziare la partecipazione delle organizzazioni che rappresentano i disabili al dialogo civile a livello comunitario, anche mediante finanziamenti e meccanismi di consultazione adeguati;

2.12.4

coinvolgere le associazioni e le fondazioni di assistenza nonché le organizzazioni di volontariato che forniscono servizi sociali ai disabili;

2.12.5

riconoscere appieno, come interlocutore del dialogo civile, il Forum europeo sulla disabilità (European Disability Forum, EDF) per il ruolo svolto in quanto organizzazione che riunisce e rappresenta i disabili e le loro famiglie che non possono rappresentarsi da soli. L'EDF deve beneficiare di uno status speciale in tutte le fasi della consultazione strutturata tra le istituzioni dell'UE e il movimento associativo, in particolare con il Gruppo ad alto livello sulla disabilità;

2.13

sostiene la necessità di adottare una direttiva comunitaria specifica in materia di disabilità, basata sull'articolo 13 del Trattato CE, al fine di vietare la discriminazione dei disabili in qualsiasi ambito dell'esistenza, ma fa notare che la mera adozione di misure legislative risulterà insufficiente se queste non verranno completate con gli strumenti necessari per implementarle, svilupparle e renderle efficaci, in modo da garantirne concretamente il funzionamento. Tale direttiva specifica in materia di disabilità dovrebbe avere, tra gli altri, come assi principali l'accesso all'occupazione in quanto elemento centrale dell'autonomia e della autosufficienza sociale, sulla base della formazione e della discriminazione positiva nell'inserimento lavorativo, nonché la realizzazione di servizi e aiuti finalizzati a tale autonomia sociale e personale. In tale contesto è necessario ribadire la raccomandazione di includere meccanismi di controllo e sanzione nelle norme che comportano l'obbligo di riservare una quota di posti di lavoro alle persone con disabilità in modo che ne sia garantito il rispetto;

2.14

propone che il nuovo metodo di coordinamento aperto nel campo dell'istruzione consideri i bambini e gli adolescenti disabili come uno dei principali gruppi bersaglio e che tutte le azioni e gli indicatori previsti ne tengano conto;

2.15

auspica che le nuove tecnologie, tanto quelle abilitanti come quelle di assistenza, siano messe a punto in modo adeguato per svolgere un ruolo fondamentale al fine di superare alcune delle barriere alle quali i disabili devono far fronte. Per questo motivo bisognerebbe considerare la disabilità un aspetto trasversale e promuovere iniziative rivolte specificatamente ai disabili. Inoltre sarebbe necessario compiere ulteriori sforzi per eliminare tutte le barriere giuridiche o di altra natura che attualmente impediscono di creare un vero e proprio mercato europeo delle tecnologie di assistenza e fornire un adeguato sostegno finanziario a livello nazionale ai disabili che hanno bisogno di tali tecnologie;

2.16

raccomanda a tutte le parti interessate — pubbliche, private, a livello locale, nazionale e comunitario — di programmare le azioni previste nell'Anno europeo e successivamente alla luce della dichiarazione di Madrid, che definisce il quadro concettuale della manifestazione e propone azioni concrete alle varie parti interessate. In particolare i mass media, le organizzazioni dei consumatori, le organizzazioni giovanili, le federazioni sportive, le organizzazioni religiose, le varie associazioni e le altre parti interessate dovrebbero migliorare i loro servizi e fare in modo che i disabili possano beneficiarne fino in fondo e contribuirvi;

2.17

auspica che gli enti locali e regionali europei, in quanto organi più vicini ai cittadini, possano dare un contributo decisivo alla definizione e al consolidamento dei nuovi orientamenti delle politiche a favore dei disabili, messi in luce in occasione dell'Anno europeo;

2.18

propone alle regioni e ai comuni, all'interno dei loro propri processi decisionali, di:

2.18.1

adottare ufficialmente la dichiarazione di Madrid, approvata dal I Congresso europeo sulla disabilità, come quadro concettuale cui si informi la futura azione politica in materia (1);

2.18.2

promuovere la diffusione e l'applicazione dell'Agenda 22 nella maggior parte delle città europee. L'Agenda 22 raccoglie un assieme di disposizioni precise in materia di disabilità, che contengono obiettivi concreti correlati all'inserimento nel mondo del lavoro, alla formazione, all'istruzione ed all'integrazione. Le regioni e le città che adottano tale agenda si impegnano a mettere in atto le misure in questione, adeguandole alle necessità specifiche di ciascuna area urbana ed alle attese delle associazioni che operano in tale contesto;

2.18.3

completare, se del caso, la normativa europea e nazionale in vigore sulla non discriminazione e l'azione a favore dei disabili con norme e disposizioni di applicazione degli strumenti giuridici già esistenti in ambito regionale o locale, onde favorire, nei rispettivi territori, gli obiettivi delle pari opportunità e la piena partecipazione dei disabili;

2.18.4

inserire l'interesse per i problemi dei disabili tra i temi principali dell'agenda politica degli enti locali e regionali;

2.18.5

introdurre nelle politiche degli enti locali e regionali il principio del carattere trasversale della disabilità, in modo che questa realtà venga presa in considerazione come elemento orizzontale in tutti i programmi d'azione a livello politico;

2.18.6

riconoscere l'importanza di promuovere le iniziative sociali delle imprese come elemento della cosiddetta responsabilità sociale delle imprese;

2.18.7

dare impulso all'avvio e allo sviluppo di programmi per facilitare l'accesso delle persone con disabilità al mercato del lavoro normale; infatti, il modo migliore di integrare le persone con disabilità nella società è quello di assicurarne l'indipendenza economica e, pur dando atto ai programmi speciali per l'occupazione del ruolo da essi svolto, è necessario raggiungere quote più elevate di integrazione;

2.18.8

approvare programmi pluriennali d'azione in materia di pari opportunità per i disabili, dotandoli di un adeguato sostegno finanziario e delle necessarie risorse, assicurando che alla loro elaborazione, gestione, esecuzione e valutazione prendano parte le organizzazioni rappresentative degli stessi disabili. Tenuto conto delle necessità e delle richieste urgenti di questa categoria di persone, tali programmi dovrebbero essere incentrati sui seguenti aspetti:

per quanto concerne la formazione e l'occupazione: inclusione, come asse d'azione specifico, di misure volte a promuovere l'occupabilità dei disabili nelle politiche e nei programmi di sviluppo locale elaborati dagli enti locali e regionali. Questi ultimi devono inoltre impegnarsi ad applicare, nell'ambito delle rispettive competenze, le disposizioni della direttiva n. 78/2000/CE concernente la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro. L'elaborazione di misure volte a migliorare l'accesso all'occupazione in ambito locale offre diverse possibilità. Una di queste è la definizione di clausole sociali all'interno dei capitolati di appalto che operino una discriminazione positiva nei confronti delle imprese e degli enti che includono i disabili nei loro organici,

per quanto concerne la società dell'informazione e l'accesso alle nuove tecnologie: sviluppo di programmi volti a favorire l'inserimento dei disabili nella nuova società della conoscenza. È inoltre opportuno stabilire sistemi pubblici di assistenza tecnica e di tecnologie assistenziali che contribuiscano a rendere indipendenti tali gruppi di persone e a migliorare la qualità della loro vita,

per quanto concerne l'accessibilità di tutti i cittadini e la progettazione: adozione di piani universali di accessibilità, basati su una strategia di progettazione a favore di tutti i cittadini, in tutti i settori di competenza degli enti locali e regionali (edilizia, urbanistica, infrastrutture, reti di trasporto, spazi virtuali, telecomunicazioni, mass media, beni e servizi a disposizione del pubblico, servizi di interesse generale, ecc.),

per quanto concerne, in particolare, le disabilità più gravi, rappresentate dai soggetti non autosufficienti: l'obiettivo da perseguire, ai fini della parità di trattamento, è creare per i disabili condizioni tali da consentire loro di condurre una vita autonoma e d'integrarsi quindi nel tessuto urbano e sociale della loro comunità locale. Ciò presuppone che essi dispongano di assistenza e sostegno in modo da poter continuare a vivere presso i genitori o i parenti e avere una propria abitazione quando raggiungono l'età adulta. Qualora nessuna di queste opzioni sia possibile occorrerà assicurare ai disabili delle strutture residenziali atte a far fronte alle loro esigenze,

per quanto concerne la lotta alla povertà e all'emarginazione sociale sul territorio: inserimento dei disabili in situazioni precarie nei piani regionali e locali di inclusione sociale, in quanto gruppo meritevole di particolare attenzione,

lo sviluppo di programmi ed azioni in ambito locale e regionale a favore delle persone con disabilità acquisisce piena dimensione in quanto promuove e sostiene l'autonomia personale e sociale di tali individui. In questo senso, un obiettivo fondamentale sarà di facilitare loro l'accesso ad un alloggio attraverso una serie di alternative, ad esempio alloggi comuni, appartamenti concepiti per le esigenze dei disabili, case popolari messe a disposizione e appositamente adattate, alternative destinate sia all'affitto sia alla vendita,

2.18.9

stabilire e promuovere indicatori e statistiche sulla realtà sociale dei disabili, inserendo possibilmente tra gli strumenti statistici esistenti le variabili relative alla disabilità;

2.18.10

creare in loco organi permanenti di controllo in materia di pari opportunità e non discriminazione delle persone con disabilità dipendenti degli enti locali e regionali;

2.18.11

nell'ambito della politica sulla disabilità condotta dagli enti locali e regionali, strutturare permanentemente il dialogo civile con le organizzazioni dei disabili presenti sul territorio. A tal fine, il Comitato raccomanda che regioni e comuni creino consigli paritetici, su scala territoriale, ai quali prendano parte gli enti locali e regionali e le organizzazioni rappresentative dei disabili;

2.19

giudica infine necessario che il Comitato delle regioni garantisca a tutti la parità di accesso alle sue attività. Un'attenzione particolare dovrà essere attribuita, in tale contesto, alla politica del personale, all'accesso fisico ai locali del CdR e alla configurazione di un proprio sito Internet compatibile con le esigenze dei disabili;

2.20

ribadisce l'importanza di manifestazioni quali il seminario sulla dimensione regionale delle politiche in materia di disabilità, le quali permettono lo scambio di buone prassi e possono diffondere delle soluzioni a problemi comuni che si sono dimostrate efficaci in un differente contesto nazionale.

Bruxelles, 21 aprile 2004.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Peter STRAUB


(1)  http://www.europarl.eu.int/comparl/empl/conferences/20031110/note_it.doc/