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Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema "Reti transeuromediterranee dell'energia"

Gazzetta ufficiale n. C 032 del 05/02/2004 pag. 0028 - 0035


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema "Reti transeuromediterranee dell'energia"

(2004/C 32/05)

La Commissione, in data 27 marzo 2003, ha invitato, con lettera del commissario Loyola de Palacio, il Comitato economico e sociale europeo, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, ad elaborare un parere sul tema: "Reti transeuromediterranee dell'energia".

La sezione specializzata Trasporti, energia, infrastrutture, società dell'informazione, incaricata di preparare i lavori in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo del relatore Hernández Bataller, in data 10 ottobre 2003.

Il Comitato economico e sociale europeo ha adottato in data 29 ottobre 2003, nel corso della 403a sessione plenaria, con 120 voti favorevoli, 2 voti contrari e 2 astensioni il seguente parere.

1. Cronologia

1.1. La conferenza euromediterranea di Barcellona del novembre 1995 costituisce una tappa fondamentale nelle relazioni tra l'Unione europea e i paesi associati del Mediterraneo, poiché stabilisce la creazione di uno spazio economico e sociale di prosperità condivisa. Per raggiungere questo obiettivo, nel quadro della strategia concordata a Barcellona è stato previsto un sistema comprendente riunioni politiche e iniziative di incontro tra la società civile e gli attori economici(1) e, per ultimo, è stato lanciato un programma comunitario (MEDA) dotato di importanti risorse.

1.2. Sin dall'inizio di questo processo è apparsa evidente l'importanza di una cooperazione più intensa nel settore dell'energia per l'insieme dei paesi mediterranei e per l'Unione europea. In effetti, da un lato, un'adeguata disponibilità di energia nelle sue diverse forme e a prezzi competitivi è una condizione indispensabile per favorire lo sviluppo economico. Dall'altro, diversi paesi del Sud del Mediterraneo dispongono di notevoli riserve energetiche, principalmente idrocarburi, il cui sviluppo, sfruttamento e trasporto verso i mercati finali richiedono importanti risorse e, in determinati casi, mercati finali di consumo stabili. Infine, la dimensione globale dello sviluppo sostenibile implica che lo sfruttamento e l'utilizzo delle risorse energetiche avvengano con le massime garanzie di protezione ambientale.

1.3. Sono state intraprese diverse iniziative, la prima delle quali è stata la definizione, in occasione della conferenza di Malta del 1997, del settore energetico come uno dei sei assi prioritari di intervento. La seconda è stata la creazione nel 1997 del Forum euromediterraneo dell'energia (FEE), composto di alti rappresentanti dei 27 paesi interessati, quelli dell'UE e del Mediterraneo. La terza è stata l'istituzione dell'Osservatorio mediterraneo dell'energia (OME), creato dalle imprese del settore energetico come cellula di riflessione e studio sullo stato e le prospettive delle risorse energetiche nella regione. L'ultima è stata la creazione nel 2002 del Fondo euromediterraneo di investimenti e partenariato (FEMIP) gestito dalla Banca europea per gli investimenti (BEI). La presidenza italiana dell'UE ha espresso la volontà di accrescere detti fondi e di far sì che tale strumento costituisca, eventualmente, l'embrione di una banca euromediterranea per gli investimenti.

1.4. Contemporaneamente si sono svolte numerose riunioni politiche, l'ultima delle quali, particolarmente importante, è stata la conferenza euromediterranea dei ministri dell'Energia tenutasi ad Atene nel maggio di quest'anno. Inoltre, sia nell'ambito dell'OME che di altri organismi come Eufores (Forum europeo delle fonti energetiche rinnovabili) o la Rete euromediterranea degli istituti economici (Femise), sono stati organizzati una serie di incontri a carattere tecnico o imprenditoriale che rappresentano un'importantissima attività di studio e di analisi prospettica della situazione e delle sfide da affrontare.

1.5. Le ultime tre tappe sono state, in primo luogo la pubblicazione nell'ottobre del 2000 del Libro verde - Verso una strategia europea di sicurezza dell'approvvigionamento energetico, quindi la recente comunicazione della Commissione del 13 maggio 2003 sullo sviluppo di una politica energetica dell'Europa allargata con i paesi vicini e partner, e, infine, l'inclusione, nel luglio 2003, dei collegamenti tra il Sud e il Nord del Mediterraneo nell'elenco riveduto dei progetti prioritari delle reti transeuropee dell'energia (TEN).

1.6. Tutto ciò porta il Comitato economico e sociale europeo a ritenere che esistano elementi di natura politica e tecnica sufficienti per potenziare il partenariato in materia di energia, nel cui ambito un aspetto importante è rappresentato dallo sviluppo delle reti energetiche di interconnessione.

2. Le priorità per il triennio 2003-2006

2.1. Le priorità fissate nel maggio di quest'anno dai ministri dell'Energia, in base alle raccomandazioni del Forum euromediterraneo dell'energia, ruotano intorno ai tre assi seguenti:

- attuazione di azioni di politica energetica in ambito regionale e sviluppo di progetti infrastrutturali di interesse comune,

- predisposizione di meccanismi che facilitino il finanziamento dei progetti di interesse comune e sviluppo della cooperazione industriale in questi settori,

- sviluppo di meccanismi logistici di sostegno al Forum euromediterraneo dell'energia.

Questi assi costituiranno i principali temi dell'agenda della prossima conferenza Euromed sulle infrastrutture energetiche, che si terrà nel dicembre 2003 nel quadro della presidenza italiana dell'Unione.

All'interno di questi tre assi, si individuano, a loro volta, sei grandi capitoli, che comprendono in totale 24 azioni prioritarie e un elevato numero di progetti di infrastrutture energetiche (9 per il settore del gas naturale e 12 per quello elettrico). Il primo asse comprende due tipi di azioni: per quanto riguarda le infrastrutture, si fa riferimento all'opportunità di costruire un mercato euromediterraneo dell'elettricità e del gas naturale totalmente integrato e interconnesso. Quanto alle misure di politica energetica euromediterranea, una di queste dovrebbe essere lo sviluppo di un quadro giuridico per l'armonizzazione delle tariffe e degli aspetti tecnici relativi agli scambi, la riduzione o eventualmente la soppressione di qualsiasi tipo di sussidio fiscale che ostacoli la promozione di un uso razionale dell'energia, il potenziamento delle fonti energetiche rinnovabili e una maggiore sicurezza nel campo del trasporto di idrocarburi via mare.

2.2. Nell'ambito del secondo asse, riguardante il finanziamento dei progetti, si pone in rilievo il ricorso al FEMIP, la ricerca di nuovi strumenti finanziari a livello regionale con la partecipazione della BEI e di altri organismi multilaterali di credito come la Banca mondiale, le banche regionali di sviluppo (BRS) e infine l'eventuale adozione di una legislazione che assicuri maggiori garanzie ai potenziali investitori. Quanto alla cooperazione industriale, questa dipende dai processi di trasferimento delle tecnologie e dall'eliminazione di barriere legali che impediscono la creazione di joint-venture tra imprese appartenenti a diversi paesi della regione.

2.3. Il terzo asse riguarda il finanziamento necessario per consentire il proseguimento delle attività dei tre gruppi di lavoro creati in seno al Forum euromediterraneo dell'energia (le cui riunioni richiedono la partecipazione di circa 100 esperti) e degli studi, per la maggior parte iniziati ma non ultimati, necessari per definire con precisione gli obiettivi da raggiungere (11 in totale, di cui 7 di tipo regionale e 4 di tipo nazionale). Secondo le stime, i finanziamenti necessari ammontano a 49 milioni di EUR.

3. Le sfide aperte

3.1. Le priorità qui illustrate in dettaglio non devono far ignorare le sfide che questa cooperazione euromediterranea comporta in materia di energia e che possono essere sintetizzate come segue.

3.2. La prima sfida consiste nel precisare la portata reale della sicurezza dell'approvvigionamento energetico nell'UE e nell'insieme del Mediterraneo ed il modo in cui questa cooperazione e lo sviluppo delle reti energetiche di interconnessione possono contribuire al suo miglioramento.

3.3. La seconda sfida sta nel definire il ruolo da attribuire all'iniziativa dei poteri pubblici e degli operatori privati nello sviluppo di questa cooperazione, e nella percezione che di esse hanno i diversi paesi e le regioni. Tale definizione influenza sia gli aspetti del finanziamento che l'adozione del quadro legislativo e regolamentare.

3.4. La terza sfida consiste nel precisare le necessità di finanziamento, le risorse disponibili di provenienza pubblica (specialmente MEDA, FEMIP, la BEI ed eventualmente la Banca mondiale e le BRS), la ricerca di nuove formule che permettano di ridurre i livelli di rischio considerati "non commerciali" e, parallelamente, nel saggiare l'interesse e la capacità del settore privato a farsi carico di questi progetti.

3.5. La quarta sfida concerne il modo in cui completare le iniziative Nord-Sud (con un interesse particolare per l'Unione europea e i paesi esportatori di energia), con progetti che integrino questa dimensione con quella di iniziative Sud-Sud, in maniera tale che si sviluppi un vero e proprio senso di partenariato nell'area Euromed e nelle sue diverse subregioni.

3.6. La quinta sfida è rappresentata dallo sviluppo di politiche energetiche sostenibili effettive che enfatizzino l'uso razionale dell'energia e la promozione delle energie rinnovabili e che, nello stesso tempo, migliorino l'impatto ambientale delle applicazioni energetiche. Queste politiche dovrebbero anche prestare particolare attenzione all'uso razionale dell'acqua, la cui desalinizzazione, per far fronte al forte aumento della richiesta per uso agricolo e residenziale, richiederà ingenti quantitativi di energia in tutta l'area mediterranea.

3.7. La sesta sfida è posta dall'armonizzazione dei diversi quadri legislativi e regolamentari e dall'adeguata preparazione dei legislatori e dei funzionari incaricati di predisporli.

3.8. La settima sfida riguarda lo sviluppo di una posizione comune dei paesi dell'Unione europea e del resto del Mediterraneo nei diversi consessi internazionali come la conferenza sui cambiamenti climatici (UNFCC), la "Coalizione per le fonti energetiche rinnovabili" (Coalition of the willing) creata in occasione del vertice di Johannesburg o l'IMO (International Maritime Organization).

3.9. L'ultima sfida, indubbiamente quella più difficile e più importante, riguarda i criteri da usare per attribuire un ordine di importanza alle priorità citate al paragrafo precedente, nonché alle sfide appena elencate, per passare alla concreta realizzazione degli obiettivi e progetti già sufficientemente individuati.

4. Il concetto e la dimensione della sicurezza dell'approvvigionamento di energia

4.1. Nel parere del maggio 2001 in merito al Libro verde, il Comitato economico e sociale europeo ha già segnalato, insieme ad altri fattori, che un elemento essenziale di questo dibattito consiste nel comprendere che, anche se la dipendenza esterna dell'UE in materia di energia aumenterà inesorabilmente in futuro, è indispensabile dissociare il concetto di dipendenza da quello di rischio.

4.2. Questa osservazione, fatta anche da altri partecipanti al dibattito, è stata ripresa dalla Commissione nel proprio documento del dicembre 2001, in cui erano stati riassunti i contributi raccolti in merito al Libro verde. Da questo documento si possono ricavare alcuni nuovi concetti relativi al principio rivisto di sicurezza degli approvvigionamenti energetici che possono riassumersi come segue:

- una maggiore dipendenza esterna non deve implicare necessariamente un maggiore rischio riguardo alla sicurezza delle forniture,

- il miglioramento della sicurezza degli approvvigionamenti dipende in larga parte da un uso adeguato delle risorse energetiche in tutto il mondo. Ciò, in linea con il Protocollo di Kyoto, implica che a livello mondiale si diano priorità e importanza assolute ad azioni concrete per l'uso razionale dell'energia e che quest'uso sia uno degli elementi fondamentali dello sviluppo economico e sociale,

- questa necessaria cooperazione mondiale in materia di energia, che consegue dal punto precedente, si basa su tre assi: innanzitutto, trasferire le tecnologie utili per lo sfruttamento di risorse autoctone - fossili e rinnovabili - e per il potenziamento dell'uso razionale dell'energia; in secondo luogo, favorire i flussi di investimento che rendono possibile l'avvio dello sfruttamento di nuove risorse e che nello stesso tempo garantiscono il ritorno e la crescita dei capitali investiti; infine, creare le condizioni propizie affinché il trasporto di prodotti energetici possa apportare dei benefici equi ai paesi produttori e a quelli consumatori, nonché ai paesi di transito,

- per questi motivi, l'Unione europea dovrebbe considerare il settore energetico come un elemento prioritario nelle relazioni con i paesi terzi, rafforzando il dialogo produttore-consumatore a livello globale e includendolo come tema centrale nelle relazioni bilaterali con i paesi del Mediterraneo o la Russia, per citare solo due esempi,

- dato che la fiscalità ambientale è considerata accettabile in determinati casi, anche una fiscalità energetica orientata al miglioramento della sicurezza degli approvvigionamenti potrebbe trovare un'ampia accettazione, specialmente se implica contemporaneamente una migliore tutela ambientale.

4.3. Sebbene la fornitura stabile e regolare di energia sia vitale per l'UE, si deve tener presente che essa si inquadra in un obiettivo di più vasta portata, cioè quello di creare uno spazio di prosperità condivisa che garantisca la stabilità futura dell'insieme del Mediterraneo. È quindi necessario potenziare la cooperazione energetica Sud-Sud nel Mediterraneo, e a livello subregionale nel suo interno, come elemento imprescindibile per garantire la stabilità regionale e favorire lo sviluppo armonico di tali società.

5. Il ruolo dei poteri pubblici e del settore privato

5.1. Data la portata degli investimenti richiesti, il settore privato dovrà fornire la maggior parte dello sforzo necessario; detto impegno dovrà comunque essere integrato, specie nel Mediterraneo meridionale ed orientale, da una partecipazione attiva delle imprese pubbliche del settore energetico dei paesi in questione.

5.2. Non è tuttavia possibile ignorare il ruolo di primo piano che devono svolgere i poteri pubblici dell'UE e degli altri paesi del Mediterraneo. Questo ruolo deve incentrarsi sui seguenti aspetti:

- creare le condizioni di dialogo politico e sociale adeguate al fine di minimizzare quello che, in termini finanziari, si definisce come "rischio paese" e il costo finanziario supplementare associato ed assicurare ai cittadini dei paesi del Mediterraneo meridionale e orientale i servizi generali atti a dar loro sicurezza e fiducia per il futuro,

- partecipare al finanziamento di studi di sostenibilità ex-ante relativi alle infrastrutture o progetti concreti di interesse comune (definito in termini di ripercussioni positive per l'UE e almeno un paese terzo del Mediterraneo),

- cofinanziare, a determinate condizioni, progetti infrastrutturali considerati come prioritari e che senza la suddetta partecipazione il settore privato non avvierebbe,

- adottare quadri legislativi e regolamentari che favoriscano progetti comuni, infrastrutturali, di sfruttamento o riguardanti il transito di tali prodotti energetici attraverso paesi terzi.

6. Finanziamento del settore energetico euromediterraneo e delle sue infrastrutture

6.1. Numerosi studi hanno tentato di quantificare gli investimenti necessari per finanziare le infrastrutture di interconnessione Sud-Nord e Sud-Sud. Per quanto riguarda le prime si tratta di triplicare la fornitura di gas all'Unione europea, rafforzare le connessioni elettriche e costruire oleodotti per il trasporto di greggio; per le altre, si tratta di creare i cosiddetti cerchi mediterranei di gas e di elettricità (questi ultimi rappresentano un indiscusso vantaggio collettivo immediato per la gestione dei sistemi e la riduzione delle interruzioni delle forniture). Si pone nondimeno il problema di associare a questi progetti la Libia per evitare che il cerchio resti aperto. Progetti per la creazione di un mercato elettrico subregionale integrato nel Maghreb sono stati approvati, a livello politico, nel corso della recente riunione dei ministri dell'Energia svoltasi ad Atene nel maggio di quest'anno.

6.2. Secondo diversi studi condotti da varie organizzazioni (FEMISE, OME), gli investimenti richiesti per le infrastrutture e lo sviluppo del settore produttivo per i prossimi 10 anni ammontano a circa 200000 milioni di EUR, dei quali 110000 milioni nel settore elettrico (70000 milioni per la generazione e il resto per il trasporto e la distribuzione). Si tratta di una stima risalente all'anno 2000, per cui i bisogni reali potrebbero essere più elevati. È importante inoltre segnalare che in due soli paesi (Turchia e Algeria) si concentrano il 50 % degli investimenti necessari. Non è stato possibile individuare la parte di questi investimenti destinata alla reti energetiche di interesse comune (REICM).

6.3. Date le circostanze occorre ricercare interventi costruttivi. Secondo la Femise, negli anni novanta gli investimenti diretti esteri (IDE) in questi paesi ammontavano, per tutti i settori economici, a circa 15000 milioni di EUR l'anno, suddivisi in parti uguali tra investimenti pubblici (istituzioni multilaterali e programmi di cooperazione allo sviluppo) e privati. Con il nuovo FEMIP, la BEI spera di aumentare lo stanziamento di investimenti nel Mediterraneo dai 1400 milioni ai 2000 milioni di EUR l'anno. È necessario che il settore privato venga ad integrare questo ingente sforzo di investimento. Nuove idee, come la recente Iniziativa di venture capital Averroes, dotata di 26 milioni di EUR, costituiscono un timido passo avanti, però nella direzione giusta.

6.4. A parere del Comitato, un tema non sufficientemente analizzato è quello dell'apertura alla concorrenza delle grandi infrastrutture di interconnessione parzialmente finanziate dai fondi comunitari. Attualmente funzionano in base al principio di priorità al proprietario e del "first come basis" ("il primo arrivato ha la precedenza") per l'uso dell'eventuale capacità eccedentaria. È opportuno analizzare questo tema dal punto di vista giuridico, dato che potrebbe trattarsi di un fattore di distorsione nella co-partecipazione del settore privato alla costruzione di queste grandi interconnessioni Nord-Sud.

6.5. Alcuni dati recenti rivelano un significativo aumento degli investimenti privati nel settore energetico dei paesi mediterranei. Importanti progetti d'iniziativa privata esistono in paesi come Turchia, Algeria ed Egitto, sebbene in questi ultimi due i progetti siano orientati soprattutto verso l'esportazione dei prodotti energetici. Pur essendo molto importanti in termini di volume, si tratta di progetti isolati e privi di nessi, non integrati nella strategia del partenariato collettivo, malgrado i notevoli vantaggi reciproci per gli investitori e il paese beneficiario.

6.6. Per questi motivi, è necessario intraprendere nuove azioni basate sugli orientamenti seguenti:

- favorire accordi di tutela reciproca degli investimenti, avvalendosi degli accordi bilaterali tra l'UE e i paesi mediterranei partner,

- definire precisamente i criteri per l'utilizzo delle infrastrutture finanziate in parte con sovvenzioni pubbliche,

- migliorare la legislazione interna dei paesi mediterranei per favorire, laddove possibile dal punto di vista economico e sociale, un maggior afflusso di investimenti esteri nel settore energetico, sia ai fini dell'esportazione che dello sviluppo delle necessità interne di approvvigionamento per la popolazione e le attività economiche,

- sviluppare, in conformità delle decisioni della Conferenza ministeriale di Atene, nuovi servizi finanziari adeguati alle realtà euromediterranee, con il sostegno della BEI, della Banca mondiale, delle Banche regionali di sviluppo e delle banche private,

- aumentare gli investimenti pubblici nazionali e comunitari destinati a progetti energetici di interesse comune ad elevato valore strategico e sociale, che abbiano anche delle ripercussioni positive per l'ambiente,

- promuovere la cooperazione industriale nel settore energetico estendendola dagli accordi tra grandi imprese e tra queste e i governi ad altri livelli che comprendano la costruzione e la manutenzione delle attrezzature e che favoriscano la creazione di un tessuto produttivo locale.

7. La dimensione Nord-Sud e la dimensione Sud-Sud

7.1. Il progetto per le infrastrutture di connessione Nord-Sud ha chiaramente una triplice utilità: per i paesi esportatori di energia, per quelli di transito (che riscuotono un canone per l'utilizzo delle infrastrutture e beneficiano della creazione di occupazione e ricchezza durante la fase di costruzione) e in particolare per l'Unione europea.

7.2. Tuttavia, nel caso di molte connessioni (di gas naturale, di petrolio o di elettricità) l'esportazione è diretta univocamente verso l'Unione europea, il che comporta per i paesi esportatori non soltanto la rinuncia alla ricerca di altri possibili sbocchi (che potrebbero essere nel Sud stesso del Mediterraneo) ma anche l'attribuzione di priorità a queste esportazioni rispetto al consumo interno della propria popolazione, un consumo che, bisogna sottolineare, cresce a livelli altissimi data l'esplosione demografica e la stessa crescita economica.

7.3. Per questi motivi appare indispensabile potenziare contemporaneamente le interconnessioni Sud-Sud con il triplice obiettivo di aumentare la sicurezza collettiva della regione, incrementare la sinergia tra le diverse economie e creare un senso di partenariato tra questi paesi e l'Unione europea.

7.4. Allo stesso tempo, alcune di queste strutture possono avere un duplice uso, quando per esempio per la connessione Nord-Sud sia necessario un transito attraverso paesi terzi. In tal modo, disponendo di rotte alternative in caso di crisi puntuali o di durata più lunga, si incrementa la sicurezza fisica e tecnica degli approvvigionamenti di energia dell'Unione europea. Si tratta di un'alternativa alla proposta della Commissione di aumentare gli stock energetici nel territorio dell'Unione, che ha suscitato grandi perplessità.

8. Sviluppo di politiche energetiche sostenibili

8.1. Come è stato affermato in precedenza:

- se si confermano le attuali tendenze ed in mancanza di un intenso sforzo per un uso razionale dell'energia, il consumo energetico dei paesi del Mediterraneo può crescere in maniera esponenziale. Tale sforzo per un uso razionale dell'energia dovrà essere intrapreso simultaneamente nell'Unione europea,

- le necessità di investimento nel settore energetico sono molto elevate e potranno essere soddisfatte con il concorso simultaneo del settore pubblico e privato, e soltanto di quest'ultimo se vengono create le condizioni appropriate di sicurezza e di redditività attesa per gli investimenti,

- è chiaramente necessario creare nel settore energetico le condizioni giuridiche e regolamentari che favoriscano una crescita economica sostenibile e un flusso di introiti derivanti dall'esportazione di energia, promuovendo al tempo stesso l'uso razionale dell'energia.

8.2. L'organizzazione del settore energetico nell'Unione europea potrebbe essere un modello da imitare, a condizione che siano soddisfatti i seguenti requisiti:

- sia accettata l'idea del modello energetico europeo come sistema evolutivo che è passato, nel corso di diversi decenni, da una struttura proprietaria a maggioranza pubblica e dallo stretto controllo governativo all'apertura del mercato ed all'introduzione della concorrenza regolata,

- si tenga conto del fatto che ogni paese del Sud del Mediterraneo si trova in una situazione particolare diversa da quella degli altri, e che quindi, adottare il modello attuale dell'Unione europea come obiettivo a lungo termine comporta accettare una pluralità di approcci distinti che non prevedono necessariamente la creazione a breve termine e sulla carta di un mercato euromediterraneo interno dell'energia,

- si metta in risalto, oltre ai progressi nella liberalizzazione del settore energetico, la salvaguardia del servizio di interesse generale che il settore energetico svolge, un aspetto che il Comitato economico e sociale non ha ancora potuto rilevare in alcun documento ufficiale relativo alla cooperazione euromediterranea: ignorarlo condurrebbe inevitabilmente a una forte contestazione sociale ed eventualmente all'arresto di questo processo.

8.3. Tuttavia la prudenza, la gradualità e la dimensione sociale che il Comitato reputa indispensabili non devono far trascurare gli altri aspetti che bisogna sottolineare al fine di raggiungere un consenso sull'orientamento della politica euromediterranea dell'energia. Tali aspetti sono:

- lo sviluppo di una necessaria solidarietà energetica, rafforzando la cooperazione bilaterale e regionale, dato che in un settore come quello energetico la dimensione nazionale è limitata,

- l'elaborazione di politiche energetiche volte innanzitutto al potenziamento dell'uso razionale dell'energia e basate per quanto possibile sulle fonti energetiche rinnovabili. Allo stesso modo, è opportuno integrare in tali politiche il binomio acqua-energia comune, in misura più o meno maggiore, a tutti i paesi dell'area mediterranea,

- l'adozione di politiche fiscali conformi a questi obiettivi, eliminando le inutili sovvenzioni, comprese quelle di natura sociale, insostenibili a lungo termine, che dissuadano da consumi di scarso valore aggiunto sociale e collettivo,

- l'integrazione della dimensione della tutela dell'ambiente in tutte le realizzazioni di natura energetica, applicando soprattutto per i progetti considerati prioritari per l'Unione europea (incluse le reti transeuropee dell'energia), gli stessi criteri che verrebbero applicati nel territorio dell'Unione.

9. Armonizzazione dei quadri legislativi e regolamentari

9.1. Come già segnalato in precedenza, questa armonizzazione non deve intendersi come un fine in sé ma come uno strumento per raggiungere un vero e proprio partenariato euromediterraneo che comprenda anche il settore energetico.

9.2. In base a questo approccio, l'armonizzazione dei quadri giuridici e regolamentari dovrà cominciare dagli aspetti che favoriscono le politiche energetiche sostenibili definiti sopra. Non si deve pretendere di creare rapidamente sulla riva Sud del Mediterraneo un mercato dell'energia basato sul modello dell'UE. Al contrario, bisogna insistere su quadri giuridici adattati alla situazione nazionale, compatibili con la forte crescita dei settori energetici della zona (indispensabile per far fronte all'aumento demografico e alle principali aspirazioni di tali paesi) e che permettano al tempo stesso di esportare le eccedenze di energia verso l'Unione europea.

9.3. È necessario tuttavia che questo quadro regolamentare per fasi di forte crescita del settore energetico, basato su un regime di concessioni territoriali sotto la tutela e la vigilanza dei poteri pubblici, e corrispondente a quello in vigore in Europa dal 1950 al 1990, si apra agli investimenti privati. L'esperienza fatta in altre regioni del mondo, come in America latina tra il 1970 e il 1990, dimostra che il mantenimento esclusivo nell'ambito pubblico del settore energetico non soddisfa una domanda crescente ma, al contrario, serve solo ad attirare capitali internazionali, garantiti dallo Stato beneficiario, capitali che vengono sottratti ad altri settori che hanno una minore capacità di assicurare una simile redditività.

9.4. Allo stato attuale si dovrebbe permettere al settore energetico di questi paesi di mantenere i compiti di servizio di interesse generale, prendendo come riferimento le esperienze dell'UE. Procedere ad una anche parziale apertura del settore energetico, senza mantenere in compenso gli obblighi di servizio pubblico, in particolare l'obbligo di prestare un servizio universale, susciterebbe lo scontento sociale e renderebbe insostenibile il modello a pochi anni dall'attuazione.

9.5. Contemporaneamente, occorre compiere uno sforzo per adottare un quadro di protezione degli investimenti esteri che elimini i rischi politici, riducendo il costo delle nuove installazioni e quindi della fornitura di energia, con l'obiettivo di ottenere un valore aggiunto sia per i cittadini, che pagherebbero meno l'energia utilizzata, che per lo sviluppo di nuove attività economiche. In questo settore, sarebbe possibile e auspicabile armonizzare la legislazione sugli investimenti allo scopo di eliminare una possibile concorrenza non giustificata da ragioni puramente tecniche ed economiche.

9.6. Allo stesso modo si potrebbe compiere un lavoro di armonizzazione in relazione alla messa a punto di strumenti fiscali finalizzati alla promozione o penalizzazione di determinate fonti o applicazioni energetiche. L'adozione di un modello comune potrebbe ispirarsi all'armonizzazione delle basi imponibili e delle relative procedure, lasciando a ogni paese la facoltà di fissare le aliquote particolari per ognuna di queste categorie. In questo modo si eviterebbe una concorrenza fiscale, a lungo termine indesiderabile.

9.7. Infine, è necessario garantire la trasparenza e la stabilità dei quadri giuridici e regolamentari. Il programma MEDA dovrebbe prevedere delle azioni specifiche per la formazione delle persone incaricate di elaborare la legislazione e di farla applicare. In questo caso, la ricca e varia esperienza di numerosi paesi dell'Unione europea permetterà di trovare per ogni paese il modello di apprendimento e di pratica che si adatta meglio alle sue necessità specifiche. A questo scopo risultano di particolare importanza le azioni di formazione e di gemellaggio portate avanti tanto dalle istituzioni europee, quanto dagli interlocutori socioeconomici e dalle stesse amministrazioni nazionali.

10. Adozione di una posizione comune nei consessi internazionali

10.1. I recenti avvenimenti sulla scena mondiale rendono sempre più necessaria la collaborazione attiva tra l'Unione europea e i paesi del Sud del Mediterraneo al fine di promuovere un mondo multipolare che continui a privilegiare il consenso e il rispetto del diritto internazionale.

10.2. Perciò, dato che le dimensioni del problema energetico sono mondiali e che di fronte a un paese consumatore c'è sempre un paese produttore, di fronte a uno che riduce il consumo un altro che lo aumenta, di fronte a uno che esporta o importa energia un altro che la fa transitare sul proprio territorio o mare, è indispensabile ravvicinare le varie posizioni nelle diverse sedi ufficiali internazionali.

10.3. Lo sviluppo di politiche energetiche sostenibili, fondate sull'uso razionale dell'energia ed il potenziamento delle energie rinnovabili, contribuisce alla lotta contro i cambiamenti climatici; creando infrastrutture nuove e più sicure si minimizza l'impatto di altri modi di trasporto molto meno sicuri e dannosi per l'ambiente; sviluppando energie rinnovabili e promuovendo l'uso razionale dell'acqua si crea non soltanto ricchezza decentrata ma si evitano anche i fenomeni migratori.

10.4. Per questi motivi sembra possibile:

- far adottare, nella misura del possibile, ai paesi mediterranei, i "meccanismi di sviluppo pulito" previsti dal Protocollo di Kyoto,

- sviluppare posizioni comuni in seno all'IMO, per far sì che nel mare Mediterraneo transitino unicamente navi che rispettano le dovute condizioni di sicurezza e che si sottopongono a controlli uniformi in tutti i suoi porti,

- favorire l'utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili mediante adeguati trasferimenti tecnologici e lo sviluppo di attività industriali locali. Iniziative come la dichiarazione di Marrakech dovrebbero incitare tutti i paesi del Mediterraneo a partecipare alla "Coalizione per le fonti energetiche rinnovabili" creata a Johannesburg.

11. Classificazione realista delle priorità per il partenariato energetico

11.1. Come già affermato al punto 2.1, l'esistenza di 6 obiettivi e 24 azioni prioritarie per il settore energetico pare ambiziosa; il Comitato raccomanda quindi vivamente di attribuire un ordine di importanza agli stessi. A tal fine si potrebbero fissare i seguenti criteri:

11.2. Criteri per la definizione delle priorità del partenariato energetico:

- autonomia della misura proposta: la misura proposta può essere adottata in modo autonomo o richiede l'adozione di altri provvedimenti o interventi preliminari?

- Contributo al partenariato: la misura ha prevalentemente una dimensione Nord-Sud o combina detta dimensione con effetti importanti sulla dimensione Sud-Sud?

- Responsabilità in materia di attuazione: la realizzazione/esecuzione di questa misura deve incombere unicamente ai pubblici poteri o richiede invece la compartecipazione del settore privato? In tal caso, esistono chiare dichiarazioni di interesse da parte di quest'ultimo?

- Rapporto costi/efficacia: quali sono a breve e medio termine le ripercussioni della misura prevista sui cittadini? Gli esborsi finanziari del settore pubblico hanno un adeguato ritorno in termini economici e sociali? I risultati sono visibili per i cittadini?

- Sostenibilità: le misure sono autosostenibili o richiedono esborsi continui o interventi regolatori supplementari? Sotto il profilo ambientale, le misure sono conformi ai principi di sostenibilità ribaditi a Johannesburg?

11.3. Il Comitato non si considera abilitato a stabilire le priorità, ma ritiene che sulla base dei criteri sopra enunciati, le 24 priorità previste dai ministri dell'energia vadano organizzate in diverse categorie, evitando un'eccessiva dispersione degli sforzi suscettibile di pregiudicare il successo dell'iniziativa euromediterranea dell'energia.

12. Conclusioni

12.1. La cooperazione euromediterranea in materia di energia costituisce un elemento centrale sia per aumentare la sicurezza globale degli approvvigionamenti energetici nel Mediterraneo, che per valorizzare risorse energetiche dei paesi del Sud del Mediterraneo, in maniera da convertirle da semplici beni d'esportazione in un elemento strutturante delle loro economie produttive.

12.2. Questa cooperazione offre quindi un'opportunità unica per creare infrastrutture e progetti comuni tra i paesi del Sud del Mediterraneo, in modo da promuovere il concetto di prosperità condivisa basata sullo sfruttamento comune delle risorse e l'uso del territorio per il transito di detti prodotti o per la creazione di reti energetiche interconnesse che consentano lo sviluppo di mercati energetici integrati a livello subregionale.

12.3. A questo proposito occorre ricordare che nella cooperazione euromediterranea in materia di energia sono stati compiuti importantissimi progressi che hanno portato all'identificazione di ostacoli e all'adozione di un insieme di priorità di intervento nonché alla necessaria sensibilizzazione dei governi in merito a queste problematiche.

12.4. Vanno nondimeno segnalati i notevoli ostacoli tuttora da superare che si concentrano nei quattro settori seguenti:

- un'effettiva armonizzazione dei quadri regolamentari e della loro applicazione amministrativa, conformemente alle priorità ed alle diverse situazioni nazionali, di modo che si possa parlare di un autentico partenariato collettivo e non di azioni sporadiche e bilaterali,

- ingenti esborsi finanziari che richiederanno una presenza maggioritaria di capitali e imprese del settore privato, cui occorre preventivamente garantire un quadro di stabilità giuridica che abbia come contropartita una tutela effettiva da parte dei pubblici poteri,

- la tradizionale debolezza della cooperazione regionale tra gli stessi paesi del Mediterraneo meridionale e orientale,

- il coinvolgimento dei cittadini, specie lungo le sponde meridionali e orientali del Mediterraneo, illustrando loro i progetti ed i risultati globali attesi in modo da far comprendere i vantaggi per la collettività e per i consumatori di energia e superare eventuali reticenze.

12.5. L'effettiva armonizzazione dei quadri regolamentari deve incentrarsi su aspetti quali la protezione reciproca degli investimenti, l'armonizzazione della fiscalità energetica con un orientamento ambientale sostenibile, accordi per il transito di prodotti energetici e la ratifica del concetto di servizio di interesse generale nel settore dell'energia.

12.6. Il Comitato ritiene nondimeno necessario concentrarsi, a breve termine, sulla costruzione di un mercato interno dell'energia nei paesi del Mediterraneo meridionale, sulla falsariga del modello attualmente esistente nell'Unione europea ed associato allo stesso mercato interno dell'Unione. Benché detto mercato possa costituire un obiettivo a lungo termine, il Comitato ritiene che sul breve periodo occorrano singole strategie, adattate alla realtà di ogni paese o regione che, evitando qualsiasi tipo di discriminazione di natura fiscale o amministrativa, favoriscano gli obiettivi di una politica energetica sostenibile e non intralcino i principi della cooperazione euromediterranea in materia di energia, specie sotto il profilo del libero transito, dell'apertura al settore privato e della non discriminazione in base alla nazionalità.

12.7. Una volta conseguite la trasparenza e la stabilità dei quadri regolamentari, sarà molto più facile sollecitare il settore privato a partecipare allo sviluppo di progetti precedentemente identificati in base al loro "interesse comune euromediterraneo" favorendo sostanzialmente la cooperazione Sud-Sud. A tal fine, i pubblici poteri e le istituzioni pubbliche dovranno finanziare in via preliminare studi approfonditi volti a quantificare sotto il profilo economico e sociale i progetti di interesse comune. Occorrerà inoltre decidere quali progetti potranno beneficiare di contributi pubblici sotto forma di sovvenzioni o crediti in ragione dell'insufficiente redditività o dell'elevato rischio. Infine, è auspicabile associare, nella misura del possibile, altri organismi multilaterali quali la Banca mondiale e le banche regionali di sviluppo. In quest'ottica, la Commissione europea sta preparando una revisione dei progetti di reti transeuropee dell'energia finalizzata all'inclusione di diverse iniziative di reti Sud-Sud.

12.8. Urge un grande impegno per far percepire ai cittadini dei paesi del Mediterraneo meridionale ed orientale la necessità di portare avanti politiche energetiche che privilegino l'efficienza nell'uso dell'energia e delle risorse idriche e che promuovano il rafforzamento delle fonti rinnovabili, garantendo loro che l'energia rimarrà un servizio essenziale e che permarranno i relativi obblighi di servizio pubblico. Solo conseguendo questo obiettivo sarà possibile far comprendere che le eccedenze energetiche di ciascun paese possono essere valorizzate oltre frontiera e che in tal senso la cooperazione euromediterranea in materia di energia e lo sviluppo di infrastrutture di produzione e distribuzione sono gli strumenti più atti ad una adeguata valorizzazione delle potenzialità.

12.9. Attraverso le proprie reti di contatto con la società di questi paesi, il CESE può costituire un valido strumento iniziale per canalizzare detto processo che successivamente dovrà essere veicolato localmente presso gli attori economici e sociali e la società nel suo insieme. A questo scopo il Comitato raccomanda la messa a punto di un programma specifico nell'ambito di Euromed, finalizzato a diffondere queste idee e questi progetti tra le amministrazioni pubbliche nazionali e locali e tra i mass media, dando così un impulso alle azioni di formazione e gemellaggio.

Bruxelles, 29 ottobre 2003.

Il Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Roger Briesch

(1) In conformità del mandato conferitogli dalla conferenza di Barcellona, il CESE dovrà assicurarne il coordinamento delle iniziative dei CES nazionali di questa regione rispetto alla strategia globale euromediterranea.