52002AE0692

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla "Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni — Verso un partenariato globale per uno sviluppo sostenibile" (COM(2002) 82 def.)

Gazzetta ufficiale n. C 221 del 17/09/2002 pag. 0087 - 0096


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla "Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni - Verso un partenariato globale per uno sviluppo sostenibile"

(COM(2002) 82 def.)

(2002/C 221/20)

La Commissione, in data 14 febbraio 2002, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del trattato, di consultare il Comitato economico e sociale in merito alla comunicazione di cui sopra.

Il sottocomitato Verso un partenariato mondiale per uno sviluppo sostenibile, incaricato di preparare i lavori in materia, ha formulato il parere, sulla base del rapporto introduttivo del relatore Ehnmark, il 15 maggio 2002.

Il Comitato economico e sociale ha adottato nel corso della 391a sessione plenaria del 29 e 30 maggio (seduta del 30 maggio) il seguente parere, con 85 voti favorevoli e 1 astensione.

Sommario

1) Il Vertice sulla Terra di Rio del 1992 ha creato grandi aspettative sull'emergere di un nuovo sforzo globale e coordinato a sostegno delle regioni e dei paesi in via di sviluppo. Grazie alla profondità dei lavori preliminari ed al vasto consenso riscosso dalle sue risoluzioni e raccomandazioni il suddetto Vertice sembrava avere tutti i requisiti per poter segnare una svolta decisiva nella ricerca globale del progresso, del benessere e della sicurezza. Tuttavia a dieci anni di distanza bisogna riconoscere che il Vertice ha avuto successo solo sulla carta e non a livello concreto e che le esortazioni ad un'azione solidale in favore dello sviluppo non si sono purtroppo materializzate.

2) La dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite, adottata nel settembre 2000, ha delineato una nuova piattaforma per il progresso ed il benessere proponendo otto obiettivi fondamentali, per sette dei quali sono stati fissati termini ambiziosi. Anch'essa dunque ha fatto sorgere grandi aspettative in merito all'avvio di un nuovo sforzo globale in favore dello sviluppo e del benessere.

A due anni di distanza bisogna tuttavia ammettere che la dichiarazione ha avuto successo principalmente a parole e che le esortazioni alla solidarietà non si sono purtroppo materializzate in azioni a favore dello sviluppo(1).

3) Il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile (WSSD) che si terrà nel settembre 2002 rappresenta una nuova opportunità, intorno alla quale ancora una volta si sono create grandi aspettative. Tuttavia i lavori preparatori sono fonte piuttosto di preoccupazione che di speranza. Tale Vertice dovrebbe forse essere considerato un ulteriore passo di un lungo processo - ma un passo che deve produrre risultati tangibili e accordi su misure concrete: non c'è infatti bisogno di altre dichiarazioni solenni. Esso dovrebbe concentrarsi sulla messa in opera di un partenariato globale e su di un impegno irrevocabile ad avviare un processo globale di sviluppo sostenibile, con una speciale attenzione all'eliminazione della povertà. Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) esorta i governi e le organizzazioni che partecipano al Vertice a mantenere tale obiettivo fondamentale: il Vertice deve essere l'occasione per tutte le nazioni e tutti i popoli ad assumersi la responsabilità del benessere di questa generazione e di quelle future, attraverso la solidarietà.

4) In particolare è di estrema importanza che il Vertice mondiale lanci un segnale forte ai popoli del mondo secondo cui vi è un impegno irrevocabile da parte sia dei paesi sviluppati che di quelli in via di sviluppo a unirsi in un grande sforzo a favore del progresso e del benessere globale. Diventa questione vitale che il Vertice dissipi il clima d'incertezza e di scoramento seguito al Vertice sulla Terra. Non c'è più tempo per una pausa nello sforzo collettivo in favore dello sviluppo globale: il nostro pianeta continua a muoversi verso una situazione che pone seri limiti alla sopravvivenza dell'uomo. Si deve dare il via ad un nuovo e grande sforzo per il nostro comune benessere e per il nostro comune futuro. Il compito del Vertice sullo sviluppo sostenibile non è quello di rimettere in discussione le raccomandazioni del Vertice sulla Terra o gli obiettivi del Millennio, bensì quello di concordare le misure necessarie ad attuarli. Bisogna evitare che tra due o dieci anni sia possibile affermare che il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile è stato un'altra delusione. Bisogna per contro che i risultati positivi del Vertice mondiale sull'alimentazione e della conferenza di Monterrey sul finanziamento dello sviluppo mostrino la via perché esso diventi un vero successo.

5) L'ordine del giorno alla base del Vertice mondiale è quello stabilito dal Vertice sulla Terra e dalla dichiarazione del Millennio. È necessario dare seguito alla nuova agenda per lo sviluppo ed il commercio varata a Doha così come all'accordo di Monterrey sul finanziamento dello sviluppo. La riduzione della povertà e la corretta gestione delle risorse naturali sono temi cruciali: l'inversione di marcia generale della tendenza al degrado ambientale è di fondamentale importanza. Lo sviluppo sostenibile deve includere in modo del tutto esplicito obiettivi economici, sociali ed ambientali.

6) Dal tempo del Vertice sulla Terra alcuni fattori hanno acquistato maggiore importanza. I segni di una crisi ambientale imminente è tra questi. Il circolo vizioso della povertà, della malattia e dell'analfabetismo è un altro. Un terzo fattore è la nascita di un'economia globale basata sulla conoscenza, che pone nuove sfide ai paesi in via di sviluppo. Come indicato da una recente relazione dell'Unctad, esiste il rischio concreto che nella nuova economia globale tali paesi rimangano confinati ad apportare in materia di prodotti e servizi solo gli input che richiedono una manodopera poco qualificata. Lo sviluppo delle risorse umane diventerà pertanto essenziale. Il CESE propone che al Vertice mondiale si assegni una priorità assoluta all'istruzione ed alla formazione.

7) Lo sviluppo sostenibile è essenzialmente una questione di solidarietà tra generazioni, tra popoli e tra nazioni. L'Unione europea ha dimostrato grande responsabilità in questo campo, assumendo un ruolo guida con l'elaborazione di una strategia ed un programma a favore dello sviluppo sostenibile. L'impatto globale di questa decisione non deve essere sottovalutato. Il Comitato sostiene pienamente i tentativi del Consiglio e della Commissione di dare seguito alle decisioni sullo sviluppo sostenibile prese al Vertice europeo di Göteborg del 2001, che hanno permesso all'Unione di creare nuove basi per la cooperazione internazionale e di assumere un ruolo guida in questo campo. Questo rappresenta un'opportunità unica. L'Unione europea dovrebbe prendere l'iniziativa di elaborare un programma di azione concreto per il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile e di dar vita al partenariato necessario a garantire dei risultati concreti.

8) Il CESE riconosce appieno l'importanza degli otto obiettivi del Millennio approvati nel 1999 e desidera sottolineare in particolare l'importanza dei primi tre: dimezzare in 15 anni il numero di persone il cui reddito è inferiore ad 1 dollaro al giorno, garantire a tutti entro il 2015 l'istruzione elementare, eliminando entro il 2005 la discriminazione per le donne a livello d'istruzione sia primaria che secondaria e agli altri livelli entro il 2015. Gli otto obiettivi rappresentano in totale un'agenda molto ambiziosa per creare un mondo migliore. Per raggiungerli è necessario condurre ulteriori ricerche sulle questioni chiave dello sviluppo, ed in particolare sull'energia, il cambiamento climatico ed i trasporti.

9) Il Comitato sottolinea l'esigenza di raggiungere al Vertice mondiale una combinazione coerente di politiche e di azioni che inserisca gli otto obiettivi del Millennio nel contesto dei tre pilastri dello sviluppo sostenibile: quello economico, quello sociale e quello ambientale. Sarebbe disastroso se il Vertice mondiale conducesse ad un punto morto tra le esigenze della protezione ambientale e quelle dello sviluppo economico e sociale. Per evitarlo bisogna sottolineare l'importanza delle interconnessioni tra i diversi fattori che influenzano la sostenibilità, e in particolare la crescita della popolazione, il degrado ambientale e la stagnazione economica.

10) Il CESE ha preso atto dei risultati positivi della conferenza sul finanziamento dello sviluppo di Monterrey, che può essere considerato un primo successo nel campo degli impegni reciproci per lo sviluppo. Al tempo stesso sottolinea che gli aiuti di per sé non sono sufficienti a risolvere i problemi. Se si miglioreranno radicalmente le opportunità commerciali per i paesi in via di sviluppo anche la pressione per ottenere aiuti diminuirà. Con un alleviamento costruttivo del debito i paesi in via di sviluppo avranno maggiori possibilità di avviare nuove iniziative. Dato tuttavia che la semplice riduzione del debito può anche non condurre ai risultati sperati, il CESE raccomanda che l'alleviamento del debito sia condizionato al compimento di progressi oggettivamente misurabili verso la sostenibilità dello sviluppo, inclusa una maggiore tutela ambientale ed invita l'Unione ad esaminare la possibilità di estendere ulteriormente le iniziative di riduzione del debito per i paesi in via di sviluppo.

11) L'eliminazione progressiva delle barriere commerciali è uno strumento essenziale per promuovere lo sviluppo. L'Unione europea ha compiuto un passo in avanti con la sua decisione di abolire i dazi su ogni tipo di merce proveniente dai 48 paesi più poveri (iniziativa "Tutto fuorché le armi"). Il Comitato esorta gli altri paesi industrializzati a prendere misure analoghe e incita la Commissione europea ad esplorare le possibilità di estendere tale iniziativa ad altri paesi in via di sviluppo.

12) La creazione di nuove possibilità di lavoro è una componente fondamentale di ogni piano di riduzione della povertà. Nel passato la creazione di posti di lavoro è avvenuta troppo spesso a discapito dell'ambiente; oramai questo non deve più avvenire. Il prossimo Vertice sullo sviluppo sostenibile dovrà insistere sulla relazione positiva tra una corretta gestione delle risorse ambientali e la creazione di posti di lavoro, pur ribadendo quest'ultima come una delle vie fondamentali per raggiungere gli obiettivi del Millennio. Infine la creazione di posti di lavoro dovrebbe procedere di pari passo con la promozione dei diritti fondamentali in materia di lavoro.

13) Il Vertice dovrebbe sottolineare l'importanza delle donne nel processo di sviluppo, in particolare nei paesi meno avanzati. Si dovrà promuovere un nuovo partenariato per elaborare dei programmi d'istruzione e formazione diretti in modo specifico alle donne, che coprano sia i problemi di base, quali la sicurezza alimentare e la salute, sia quelli di tipo economico, come la creazione di cooperative e le tecniche di gestione imprenditoriale.

14) La produzione agricola deve essere radicalmente aumentata nei paesi in via di sviluppo se si vuole raggiungere l'obiettivo di dimezzare il numero di persone che si trovano in stato di povertà estrema. Aiutare il settore agricolo ad essere autosufficiente ma al tempo stesso sostenibile è un elemento essenziale, anche se non facile, di qualunque strategia globale di sviluppo sostenibile.

15) Perché i paesi in via di sviluppo siano in grado di trarre beneficio dalla globalizzazione è importante che essi abbiano governi ed amministrazioni efficienti: il Vertice dovrà pertanto avviare un partenariato per garantire la formazione dei funzionari dell'amministrazione in tali paesi.

16) Gli investimenti diretti esteri (IDE) da parte delle imprese costituiscono la componente principale dei flussi finanziari verso i paesi in via di sviluppo. Uno degli obiettivi del Vertice mondiale dovrebbe essere quello di stabilire forme di partenariato per l'investimento tra imprese e governi, che potrebbero essere inserite in iniziative simili al "Patto globale" ("Global Compact") delle Nazioni Unite. Come è dimostrato da vari studi, gli investimenti industriali si dirigono sempre più spesso verso i paesi dotati di una manodopera altamente qualificata.

17) Lo sviluppo sostenibile a livello nazionale, regionale e globale presuppone una conoscenza avanzata nelle attività di ricerca e sviluppo. Lo sviluppo sostenibile è di per sé uno stimolo a rafforzare il fattore "conoscenza". Il CESE propone di creare nuove reti scientifiche globali che lavorino sui problemi di lungo periodo relativi allo sviluppo sostenibile, in particolare nel campo dell'energia, dell'approvvigionamento idrico e della sicurezza alimentare.

18) La società civile, incluse le parti sociali, ha un importante ruolo da svolgere nella promozione dello sviluppo sostenibile su scala nazionale, regionale e globale. La società civile organizzata deve essere coinvolta in ogni fase del processo di sviluppo, apportando il proprio contributo ai programmi di natura sociale, economica ed ambientale. La società civile organizzata svolge infatti un ruolo fondamentale nel favorire la comprensione dei problemi relativi allo sviluppo sostenibile. Per coinvolgere il pubblico nella promozione e nel monitoraggio del processo di sviluppo sostenibile, il Comitato propone l'organizzazione, sull'esempio di quanto sta facendo l'UE, di convegni (forum) nazionali, regionali o globali che riuniscano tutte le parti interessate.

19) Il CESE esorta tutti i governi che partecipano al Vertice mondiale a fare il possibile affinché questo conduca ad un risultato costruttivo, concreto e chiaro, che dia il via a nuovi sforzi volti al progresso economico, sociale e ambientale a livello globale, e che indichi azioni concrete per raggiungere gli otto obiettivi di sviluppo del Millennio. Si sono create grandi aspettative in merito, ed anche le ONG ed altre organizzazioni attive della società civile sono pienamente coinvolte e sostengono questo sforzo: si tratta dunque di un'opportunità realmente unica.

1. La via per Johannesburg

1.1. Il Vertice sulla Terra di Rio de Janeiro ha fissato a livello globale l'obiettivo dello sviluppo sostenibile, ponendo sullo stesso piano i tre pilastri dello sviluppo economico, sociale ed ambientale e riconoscendone la mutua dipendenza. La parola chiave per il raggiungimento di questo obiettivo globale era e rimane la solidarietà tra generazioni, tra popoli e tra nazioni.

Lo sviluppo sostenibile è essenzialmente un quadro d'azione globale volto a soddisfare i bisogni della generazione attuale senza compromettere le possibilità di quelle future.

Il Vertice ha sottolineato il fatto che sul piano concreto lo sviluppo sostenibile deve basarsi sulla partecipazione, fino al livello locale e provinciale: in questo campo sotto il titolo di Agenda 21 sono state raccolte un gran numero di iniziative.

1.2. In termini generali è comunque un fatto assodato che le aspettative di Rio non sono state realizzate.

Su scala globale si sono dovute registrare delle battute d'arresto, e in particolare le difficoltà relative all'adozione del Protocollo di Kyoto sulle emissioni di gas ad effetto serra.

I ritardi nella trasformazione degli obiettivi di Rio in azioni concrete possono essere attribuiti al generale rallentamento dell'economia mondiale durante gli anni Novanta. È comunque innegabile che gli Stati hanno incontrato più difficoltà del previsto per attuare gli obiettivi di Rio.

1.3. Un gruppo di paesi è stato tuttavia in grado di dare una risposta concreta ed ambiziosa alle aspettative create a Rio.

Nel giugno 2001 il Consiglio ha adottato per l'Unione europea una strategia di ampio respiro ed un piano d'azione per lo sviluppo sostenibile, sottolineando in particolare che ogni iniziativa futura deve essere valutata alla luce del suo impatto sullo sviluppo sostenibile.

In questo modo l'UE si è posta all'avanguardia nella trasformazione degli obiettivi di Rio in azioni politiche concrete.

1.4. All'interno della strategia dell'UE riveste particolare rilievo l'impegno degli Stati membri ad elaborare strategie nazionali per lo sviluppo sostenibile ed a presentare relazioni annuali su quanto è stato realizzato in questo campo, offrendo in tal modo delle possibilità concrete per porre a raffronto le azioni intraprese e i risultati ottenuti.

1.5. I lavori di preparazione del Vertice mondiale di Johannesburg sono in corso da parecchi anni e vanno dall'elaborazione di un vasto numero di studi strategici all'organizzazione di seminari e conferenze. Uno degli eventi recenti di maggior rilievo è stata la conferenza internazionale sui finanziamenti per lo sviluppo di Monterrey. Secondo la maggior parte degli osservatori il messaggio di Monterrey al mondo in via di sviluppo è positivo: i paesi avanzati hanno concordato un aumento significativo dell'assistenza allo sviluppo nei prossimi anni, raggiungendo il livello aggregato dello 0,7 % del PNL entro 8 anni (che significa una spesa aggiuntiva di 200 miliardi di dollari in assistenza allo sviluppo).

1.6. All'interno della Commissione europea il lavoro di preparazione è iniziato essenzialmente con la comunicazione "Dieci anni dopo Rio", pubblicata nella primavera del 2001.

1.7. La Commissione suggerisce quattro obiettivi strategici che l'UE dovrebbe cercare di conseguire al Vertice:

- una maggiore equità a livello mondiale e una cooperazione efficace per lo sviluppo sostenibile;

- una migliore integrazione e una maggiore coerenza a livello internazionale;

- l'adozione di obiettivi ambientali e di sviluppo per rivitalizzare e delineare con maggior precisione l'impegno politico; e

- un'azione più efficace a livello nazionale e un controllo a livello internazionale.

1.8. Nel febbraio 2002 la Commissione ha adottato una nuova comunicazione in merito al Vertice mondiale di Johannesburg.

In questa comunicazione sostiene la necessità di dare vita a un nuovo partenariato globale per lo sviluppo sostenibile e definisce i problemi su cui il Vertice dovrebbe concentrarsi, e che possono essere affrontati in termini concreti. A causa delle difficoltà sorte durante i lavori preparatori alle Nazioni Unite, le priorità dell'UE per il Vertice mondiale sono in corso di revisione allo scopo di renderle più concrete ed operative, secondo le priorità seguenti: istruzione, salute, pesca, silvicoltura, risorse idriche, energia, finanziamento, governance e coerenza tra le diverse politiche.

2. Preparazione di una nuova strategia per lo sviluppo sostenibile

2.1. I lavori preparatori delle Nazioni Unite per il Vertice mondiale hanno rivelato alcuni problemi di programmazione simili a quelli incontrati dalla strategia europea.

2.1.1. Lo sviluppo sostenibile è per definizione un programma che si basa su considerazioni parallele e correlate che riguardano allo stesso tempo aspetti economici, sociali ed ambientali. È stato giustamente notato che l'aspetto più importante della strategia per lo sviluppo sostenibile (SSS) è stato quello di aver assegnato altrettanta importanza agli aspetti ambientali che a quelli economici e sociali. Tuttavia l'interazione tra i tre pilastri si è dimostrata difficile da dimostrare e da tradurre in pratica. A titolo di esempio: quali sono i legami tra gli obiettivi ambientali e la creazione di posti di lavoro? O, in altre parole, come evitare il conflitto tra le esigenze ambientali e lo sviluppo economico e sociale?

Le esperienze dell'UE dimostrano che le teorie alla base dell'interazione tra i tre pilastri richiedono un nuovo approccio modulare alla programmazione.

2.1.2. Il Vertice europeo di Göteborg del giugno 2001 dichiarava solennemente che lo sviluppo sostenibile costituisce un obiettivo fondamentale dell'Unione e che tutte le nuove azioni o programmi proposti devono essere subordinati alla valutazione dei loro effetti sullo sviluppo sostenibile. Sul piano concreto, tuttavia, questa ambizione è stata difficile da realizzare. Conseguire una coerenza politica tra un vasto numero di organizzazioni diverse richiede tempi lunghi e imporrà probabilmente anche un accordo politico a livelli elevati di governo. In mancanza di questo gli obiettivi di SS si ridurranno inevitabilmente ad una visione astratta, priva di un possibile impatto sulla realtà.

2.1.3. In una prospettiva di lungo periodo lo sviluppo sostenibile avrà un impatto profondo su questioni quali i trasporti ed il consumo energetico, ed influenzerà le politiche di sicurezza alimentare e la produzione agricola. La lotta al cambiamento climatico è uno degli esempi chiave, come la riduzione dello spreco di risorse naturali, e la lista può essere ancora più estesa. Il punto fondamentale è comunque che tutte le politiche che hanno un impatto sulla vita quotidiana dei cittadini e la possono modificare devono essere basate su un sostegno attivo e pieno da parte dei cittadini stessi. Le strategie di SS non possono essere definite esclusivamente secondo un processo dall'alto verso il basso (top-down) e, sebbene debbano probabilmente essere avviate in questo modo, devono essere accompagnate da un'azione che proceda parallelamente dal basso verso l'alto (bottom-up).

La consultazione delle parti sociali e della società civile organizzata e la loro partecipazione attiva all'attuazione ed al monitoraggio dei risultati delle strategie di SS costituisce un'esigenza primaria ed in realtà rappresenta l'unica via per raggiungere i risultati voluti.

2.1.4. È opinione comune che le strategie di SS affrontino esclusivamente questioni economiche, sociali ed ambientali: in effetti, dato che esse sono per loro natura internazionali, esistono altre dimensioni degne di attenzione. Capire le ragioni per cui un altro paese ha adottato determinate decisioni di SS significa capire parte della storia o del sistema di valori di quel paese. Di conseguenza, è essenziale che le strategie di SS comprendano anche la comunicazione e la comprensione della cultura di altri paesi vicini.

2.2. La dichiarazione del Millennio sugli obiettivi fondamentali di sviluppo da raggiungere entro un periodo limitato rappresenta un punto di svolta nella storia dei tentativi di delineare una politica di sviluppo globale al tempo stesso concreta ed a lungo termine. La decisione di adottare questi otto obiettivi chiave è stata presa congiuntamente da ONU, FMI, Banca mondiale, OCSE, G7 e G20 e da tutti i principali paesi industrializzati o in via di sviluppo.

In questo contesto una delle sfide cruciali che il Vertice mondiale del 2002 dovrà affrontare sarà quella di concordare il modo per definire le priorità e le modalità di attuazione degli obiettivi del Millennio.

2.3. Ovviamente le principali questioni cui il Vertice mondiale dovrà rispondere sono come, quando e con che risorse raggiungere gli obiettivi stabiliti, piuttosto che fissarne di nuovi.

2.3.1. Le questioni seguenti rivestiranno una particolare importanza:

- miglioramento delle condizioni in cui i paesi più poveri partecipano all'economia globale, ed in particolare adozione di un regime commerciale più favorevole nei loro confronti;

- adozione a livello internazionale da parte delle imprese di standard aziendali elevati che consentano loro di svolgere in modo affidabile il ruolo di partner del processo di sviluppo;

- trasferimento sostanziale di risorse aggiuntive dai paesi ricchi a quelli più poveri sotto forma di investimenti per lo sviluppo.

2.3.2. Questa breve lista illustra di fatto gli effetti della globalizzazione e le sfide che essa pone sia ai paesi sviluppati che a quelli in via di sviluppo. I governi devono prendere atto del clima d'intensa concorrenza che caratterizza un'economia globale e dell'importanza crescente che assume in tale clima un'amministrazione efficiente. La creazione di una situazione favorevole agli investimenti richiede una leadership politica, una gestione efficace e la capacità di sviluppare le forme di partenariato necessarie. Il commercio sta diventando uno dei punti nodali del processo di sviluppo. L'assistenza pubblica allo sviluppo e gli investimenti diretti esteri aggiungono risorse, ma per la maggior parte dei paesi la questione fondamentale è quella degli scambi commerciali.

2.4. I compiti del Vertice mondiale sono molteplici: affrontare a livello globale i problemi a lungo termine connessi con il raggiungimento dello sviluppo sostenibile e al tempo stesso placare i timori dei cittadini nei confronti della globalizzazione proponendo standard elevati in campi quali la sanità, la tutela dei consumatori e l'ambiente e assicurando il mantenimento delle garanzie fondamentali relative al lavoro.

3. Una piattaforma per l'UE a Johannesburg

3.1. La comunicazione della Commissione del febbraio 2002 elenca circa 39 azioni per l'UE raggruppandole sotto sei titoli: scambi commerciali, lotta contro la povertà e promozione dello sviluppo sociale, gestione sostenibile delle risorse naturali ed ambientali, migliore coerenza delle politiche dell'UE, migliore governance a tutti i livelli e finanziamento dello sviluppo sostenibile.

Il CESE concorda con questo modo più focalizzato di definire le questioni prioritarie in termini di azioni per il Vertice mondiale.

Il Comitato desidera tuttavia formulare in merito alla comunicazione della Commissione le osservazioni seguenti.

4. Governare la globalizzazione: il commercio per uno sviluppo sostenibile

4.1. In materia di scambi commerciali l'agenda di sviluppo di Doha (ASD) costituisce la base per gli accordi del Vertice mondiale, che avrà il compito d'identificare misure che sostengano e completino l'ASD ed il processo di Monterrey. Si tratta di un insieme di incentivi alla produzione ed al commercio sostenibili dal punto di vista sociale ed ambientale.

4.2. La Commissione indica altri otto punti specifici su cui l'UE dovrebbe lavorare ed agire, inclusa la promozione della partecipazione dei paesi in via di sviluppo al commercio internazionale tramite opportune pressioni all'interno della OMC. La Commissione propone anche di rafforzare il ruolo del sistema di preferenze generalizzate (SPG) in relazione allo sviluppo sostenibile introducendo nel 2004 un sistema più modulato e ribadisce in termini più generali la necessità di dare maggior spazio alla dimensione della "sostenibilità" negli accordi commerciali bilaterali e regionali.

4.3. Il Comitato è favorevole alle proposte delineate per la posizione europea sul commercio e lo sviluppo, le quali risultano in linea con la posizione assunta dall'UE durante la riunione dell'OMC a Doha.

4.4. Il Comitato desidera tuttavia aggiungere alcuni commenti. L'OMC, in quanto strumento di promozione del commercio per eccellenza, dovrebbe essere in grado di trovare di per se stessa motivi sufficienti a far evolvere le proprie posizioni ed il proprio profilo, conferendo ai suoi programmi ed azioni un volto più umano. Il Comitato si propone di elaborare un parere su questo punto specifico.

4.5. Vi è sicuramente spazio per ulteriori iniziative volte a favorire gli scambi commerciali tra paesi industrializzati e in via di sviluppo. Recentemente uno degli Stati membri dell'UE ha avanzato la proposta di creare un centro di assistenza specializzato (una sorta di "ombudsman") per aiutare i paesi in via di sviluppo ad orientarsi nei labirinti amministrativi che le loro esportazioni verso i paesi industrializzati incontrano. Il Comitato considera che tale iniziativa valga la pena di essere vagliata anche nel contesto del Vertice mondiale.

4.6. Una questione che ci si attendeva fosse inclusa nella comunicazione della Commissione è l'iniziativa "Tutto fuorché le armi" e i mezzi più efficaci per spingere altri paesi ad aderirvi. L'iniziativa coinvolge già i 48 paesi meno avanzati ed ora si presenta l'occasione di contemplare un'ulteriore estensione della sua applicazione.

4.7. Il Comitato ha preso atto e sottoscrive pienamente l'azione proposta dalla Commissione di stimolare l'impegno delle imprese europee in materia di responsabilità sociale incoraggiando l'applicazione degli orientamenti dell'OCSE per gli investitori stranieri, e sviluppando iniziative per dar seguito al Libro verde della Commissione sulla promozione di un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese.

4.8. Il commercio stimola gli investimenti diretti esteri, in particolare nel campo delle infrastrutture produttive. La creazione di un clima favorevole a tali investimenti diretti da parte delle imprese è pertanto cruciale. L'agenda di Doha fa qualche passo in questa direzione, e la conferenza di Monterrey ne ha compiuto altri. L'iniziativa "Global Compact" delle Nazioni Unite costituisce un ulteriore passo che è stato seguito da iniziative recenti di alcune ONG, tra cui l'OXFAM, e "think-tanks". La Banca mondiale sta conducendo un programma ambizioso volto ad innalzare il livello delle risorse umane attraverso la formazione, l'istruzione e l'apprendistato e l'OIL ha aggiunto una dimensione importante con il suo programma "Agenda per un lavoro dignitoso".

4.9. Il Comitato ritiene urgente ed essenziale che il Vertice trovi un accordo, in particolare per quanto riguarda il seguito di Doha e di Monterrey, su una piattaforma di misure che stimolino maggiori investimenti diretti esteri (IDE) nei paesi meno avanzati.

4.10. Al tempo stesso il Vertice deve tenere conto dell'esigenza di stabilire un programma quadro che includa gli aiuti, gli investimenti e l'alleviamento del debito. Per molti paesi in via di sviluppo la riduzione del debito continua ad essere un problema essenziale che deve essere assolutamente risolto se si vuole che essi diventino più autosufficienti e in grado di utilizzare meglio le risorse che affluiscono dall'estero.

Il Comitato invita l'UE ad esaminare le possibilità di nuove iniziative per estendere ulteriormente la riduzione del debito dei paesi in via di sviluppo.

5. Lottare contro la povertà e promuovere lo sviluppo sociale

5.1. La Commissione pone l'accento su azioni di riduzione della povertà e di eliminazione della fame, in linea con gli obiettivi di sviluppo del Millennio. In particolare, essa propone di focalizzare ulteriormente la politica di cooperazione allo sviluppo dell'Unione europea sull'obiettivo fondamentale della riduzione della povertà, mediante una maggiore concentrazione di risorse sui PMA e sui gruppi più poveri nei paesi in via di sviluppo.

5.2. Il Comitato è favorevole alle azioni proposte e considera essenziale l'esigenza, sottolineata dalla Commissione, d'integrare misure per l'approvvigionamento idrico ed i servizi igienici, e più in generale misure in campo sanitario che garantiscano l'accesso ai medicinali a prezzi differenziati.

5.3. La Commissione propone d'integrare ulteriormente la prospettiva di genere nelle rispettive politiche UE. Il Comitato avrebbe apprezzato un'analisi più approfondita di questo aspetto, pur riconoscendo che la Commissione ha pubblicato l'anno scorso una comunicazione sull'integrazione della parità tra i generi nelle politiche di cooperazione allo sviluppo(2). Esso ricorda che una piattaforma dell'UE per il Vertice mondiale rappresenta una grande opportunità per lanciare un'azione di comunicazione in merito a questi problemi.

5.4. Il ruolo delle donne nel modificare gli stili di vita e nell'accettazione di nuovi comportamenti è essenziale e preponderante. Pertanto gli sforzi educativi in questo senso devono dare priorità al fatto di raggiungere le donne, come anche le azioni volte a contribuire a cambiare le abitudini in materia di cibo, salute e igiene.

5.5. In questo contesto va ricordata la decisione presa dalla conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo delle Nazioni Unite nel 1994, con cui si riconosce che l'accesso a servizi di pianificazione familiare e il riconoscimento dei diritti della donna in materia di riproduzione costituiscono i prerequisiti indispensabili per migliorare la situazione femminile.

5.6. Il Comitato prende atto e sostiene con forza la proposta di promuovere la ricerca sugli aspetti legati allo sviluppo sostenibile. Esso constata, tra l'altro, l'esistenza di nuovi progetti di ricerca sulle modalità di cambiamento delle strutture di produzione e delle abitudini di consumo e sottolinea la necessità di ottenere con urgenza maggiori informazioni per poter disporre di una base più ampia per avviare il dibattito.

6. Gestione sostenibile delle risorse naturali e ambientali

6.1. Il primo obiettivo prioritario è quello di invertire entro il 2015 l'attuale situazione di distruzione delle risorse ambientali sia a livello nazionale che globale e il secondo è quello di definire obiettivi settoriali e intermedi in alcuni settori fondamentali come acqua, terra e suolo, energia e biodiversità.

6.2. Più specificatamente, la Commissione intende avviare al Vertice mondiale un'iniziativa per un partenariato globale volto a promuovere la gestione sostenibile delle risorse idriche.

6.3. Il Comitato condivide le proposte presentate dalla Commissione in questo importante settore. In particolare quelle relative alle risorse idriche ed all'energia, e segnatamente nel campo delle fonti energetiche rinnovabili, sono estremamente rilevanti e vanno considerate prioritarie al Vertice mondiale. Anche se alcuni paesi e alcune regioni sono all'avanguardia in questo campo, se si vogliono conseguire soluzioni globali sostenibili, le migliori pratiche e le tecnologie più avanzate devono essere aggiornate e diffuse in tutto il pianeta, e non costituire un privilegio per pochi.

6.4. In questo contesto l'ulteriore sviluppo della propria strategia di sviluppo sostenibile è di per sé uno dei migliori contributi che l'UE può dare al Vertice mondiale nonché ai lavori che seguiranno. Rivestono in quest'ottica un'importanza particolare i progetti per un piano d'azione dell'UE sull'applicazione della normativa, la gestione e il commercio delle risorse forestali (FLEGT), nonché le iniziative volte a rafforzare la cooperazione internazionale in materia di repressione dei crimini forestali e delle violazioni della pertinente normativa. Un altro esempio positivo è lo sviluppo di una strategia europea per la pesca d'altura.

6.5. La ratifica del Protocollo di Kyoto rappresenta un passo fondamentale sulla via degli sforzi per rallentare nel lungo periodo i cambiamenti climatici. Tuttavia, mentre è in corso la ratifica del Protocollo, è necessario iniziare a pensare agli ulteriori passi da compiere: in questo campo l'UE potrebbe prendere l'iniziativa a favore di nuovi accordi intesi a conseguire obiettivi più ambiziosi di riduzione delle emissioni.

6.6. Una delle proposte avanzate indica l'esigenza di incoraggiare gli investimenti in sistemi di trasporto economici, sostenibili ed ecocompatibili. Il Comitato auspicherebbe che questo punto fosse elaborato più a fondo.

6.7. I trasporti stanno diventando un elemento fondamentale di tutte le strategie di sviluppo sostenibile, sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo. Essi sono infatti in stretta relazione con lo sviluppo sia urbano che rurale e con le modalità secondo cui ogni società organizza la sua vita ed il suo lavoro. I trasporti dipendono inoltre strettamente dagli sviluppi delle tecnologie del settore. Il Comitato auspicherebbe che la Commissione affrontasse in modo deciso questa problematica.

6.8. La Commissione suggerisce che l'UE si dedichi con energia particolare a stimolare delle risposte a livello regionale e subregionale alle sfide ambientali, sociali, oltre che economiche, con l'obiettivo generale di conseguire uno sviluppo sostenibile. Tale approccio potrebbe essere applicato anche alla cooperazione euromediterranea.

6.9. Il Comitato sostiene con forza questa proposta, in quanto essa è in linea con le sue proprie esperienze in ambito di cooperazione con l'area del Mediterraneo. Anche i paesi candidati rappresentano una sfida ulteriore: se infatti una volta divenuti membri essi verranno automaticamente inclusi nella strategia generale dell'UE, avranno bisogno di un aiuto considerevole prima dell'adesione ed anche dopo per poter raggiungere i livelli degli attuali Stati membri.

7. Migliorare la coerenza delle politiche dell'Unione europea

7.1. In linea con la struttura e l'orientamento della strategia SS dell'UE, la Commissione sottolinea l'esigenza di promuovere nuove iniziative per valutare la coerenza di tutte le politiche relative allo sviluppo sostenibile.

7.2. Il Comitato ha avuto già modo di sottolineare l'importanza vitale di questi problemi in varie occasioni.

Ribadisce la sua ferma convinzione che le istituzioni dell'Unione europea devono compiere passi più decisi per raggiungere il grado di coerenza necessario ad attuare una politica organica per lo sviluppo sostenibile - sia all'interno dei confini europei, che come parte di una iniziativa globale a seguito del Vertice mondiale.

8. Una migliore governance a tutti i livelli

8.1. Garantire una buona governance a tutti i livelli e in tutti i paesi per conseguire obiettivi comuni di sviluppo sostenibile costituisce un obiettivo prioritario.

Il Comitato prende atto delle osservazioni della Commissione sulla necessità di una governance che si dimostri efficiente e capace di comunicare a tutti i livelli, coinvolgendo la società civile organizzata, incluse le parti sociali, sia nella pianificazione che nell'attuazione delle misure.

Il Comitato ha già avuto occasione di esprimersi in merito a questo argomento in precedenti pareri sullo sviluppo sostenibile(3).

8.2. Il ruolo delle imprese nella promozione dello sviluppo va incoraggiato. Le nazioni Unite hanno lanciato l'iniziativa "Patto globale" ("Global Compact") per stimolare il coinvolgimento attivo delle imprese nei processi di sviluppo e nel raggiungimento degli obiettivi del Millennio.

8.3. Il Comitato appoggia vigorosamente questa iniziativa ed auspica che iniziative simili possano essere avviate parallelamente a livello europeo o nazionale.

9. Finanziare lo sviluppo sostenibile

9.1. La conferenza delle Nazioni Unite tenutasi a Monterrey nel marzo 2002 ha raggiunto un accordo su aumenti lenti ma progressivi dell'importo di risorse finanziarie da rendere disponibili per lo sviluppo sostenibile. Il risultato della conferenza deve essere considerato nel suo insieme un successo.

Anche se, ovviamente, le risorse aggiuntive stanziate non saranno sufficienti, esse testimoniano pur sempre di un'importante inversione di tendenza.

9.2. Una questione chiave da approfondire è come stimolare un'ulteriore crescita degli investimenti diretti nei paesi in via di sviluppo.

Anche in questo campo i criteri che determinano la localizzazione degli investimenti sono al cuore della questione e il capitale umano assume un ruolo fondamentale.

Il Comitato sostiene l'accordo di Monterrey che prevede che i paesi industrializzati incrementino gli APS fino a raggiungere circa lo 0,7 % del PNL, ed auspica nuove iniziative volte a stimolare gli investimenti diretti da parte del settore privato.

10. Questioni aggiuntive per una strategia globale per lo sviluppo sostenibile

10.1. La Commissione europea ha presentato una piattaforma ben focalizzata per i negoziati da svolgere prima e durante il Vertice mondiale di Johannesburg, su cui il Comitato si è espresso nelle pagine precedenti.

Oltre a tali considerazioni il Comitato desidera proporre l'inclusione dei seguenti punti nella piattaforma negoziale per il Vertice mondiale.

10.2. L'obiettivo del Millennio di conseguire un'istruzione primaria universale entro il 2015 deve essere considerato il primo passo verso un investimento globale in capitale umano. La formazione professionale, in parte inclusa nella scuola primaria e in parte in cicli successivi, dovrebbe essere il passo successivo nella creazione di una società della conoscenza globale. Un recente rapporto dell'Unctad ha sottolineato i rischi che rappresenta per i paesi in via di sviluppo un mancato investimento nell'istruzione e formazione professionale e cioè il fatto che le componenti prodotte con lavoro altamente qualificato continuano ad essere importate, e solo quelle che richiedono un lavoro scarsamente qualificato vengono prodotte in tali paesi.

10.3. Il CESE propone che il Vertice mondiale prenda in considerazione la possibilità di istituire un comitato specifico con il duplice compito di monitorare l'attuazione dell'obiettivo del Millennio e di delineare piani per una grande iniziativa globale per la formazione professionale. Per consentire un'economia globale basata sulla conoscenza si richiedono infatti con urgenza nuovi investimenti in materia di istruzione e formazione.

10.4. È facile che il ruolo della donna nel conseguimento di uno sviluppo sostenibile venga sottovalutato a causa di modelli culturali e/o tradizionali. Di fatto, invece, nei paesi meno avanzati le donne hanno un ruolo particolare da svolgere nel cambiamento delle abitudini alimentari, igieniche e sanitarie.

10.5. Il Comitato propone che il Vertice mondiale sottolinei l'importanza delle donne per il processo di sviluppo e dia il via ad un nuovo sforzo comune per sostenere le donne che cercano di diventare economicamente attive come imprenditrici, offrendo loro formazione, capitale a livello di microimpresa, assistenza amministrativa e possibilità di scambi di esperienze. L'Unione europea dovrebbe assumersi la responsabilità di avviare tale iniziativa comune, attraverso un partenariato con la parti sociali, l'industria, le istituzioni di formazione, gli organi commerciali ed internazionali.

10.6. L'obiettivo del Millennio di dimezzare entro il 2015 il numero di persone che vive con un dollaro al giorno o con meno richiede un vasto numero di iniziative correlate. La creazione di posti di lavoro è ovviamente una delle più importanti e si basa sulle possibilità di produzione, sull'esistenza di mercati, sulla disponibilità di capitali d'investimento e di possibilità d'istruzione e di formazione, per citarne solo alcune. Dipende anche in certa misura dai bisogni e dalle disponibilità di finanziamento di servizi pubblici. L'esistenza di consumatori e mercati per prodotti e servizi è di somma importanza.

10.7. Il Comitato esorta il Vertice mondiale a riconoscere l'importanza della creazione di posti di lavoro quale mezzo per raggiungere alcuni degli obiettivi di sviluppo. Il Comitato propone che venga creata una "task force" internazionale con il compito di identificare strategie e misure per favorire la creazione di posti di lavoro, alla luce dei risultati della conferenza di Monterrey e di quelli che sortiranno dal Vertice stesso.

10.8. Il problema della crescita demografica ha una rilevanza ovvia e va integrato in ogni considerazione sullo sviluppo sostenibile. Alcune nuove tendenze dei dati demografici sembrerebbero indicare che l'evoluzione osservata sinora non è così irreversibile come si poteva pensare. Circa tredici dei paesi più popolosi presentano tassi di natalità in netto calo, fino al livello di due figli per donna o meno. La ragione evidente è che un numero sempre maggiore di donne cerca di entrare nel mercato del lavoro.

10.9. Il Comitato, riconoscendo l'importanza delle nuove tendenze dei dati demografici, suggerisce che in materia di crescita della popolazione il Vertice mondiale concluda ammettendo l'esigenza di un nuovo studio globale sulle attuali tendenze del tasso di natalità, che in base a tali risultati proponga strategie che permettano di bilanciare da un lato lo sviluppo economico, sociale e ambientale con lo sviluppo della popolazione dall'altro. Lo studio dovrebbe tenere conto anche dell'invecchiamento della popolazione a livello mondiale e delle sue conseguenze demografiche ed economiche.

10.10. Le grandi agglomerazioni urbane dei paesi in via di sviluppo costituiscono una sfida particolare per lo sviluppo sostenibile, e analogamente, spesso con modalità estreme, anche alcune zone rurali. In entrambi i casi l'attuale situazione deriva da molti anni d'incapacità a capire e ad agire sui complessi fattori che determinano il sovraffollamento delle aree urbane e lo spopolamento, spesso accompagnato da un sottosviluppo estremo, delle zone rurali. Al tempo stesso i grandi agglomerati urbani rappresentano problemi di grande acutezza a livello di alimentazione, salute, alloggi, disponibilità di fognature, inquinamento, istruzione, ordine pubblico, trasporti, ecc.

10.11. Il Comitato è convinto che nelle misure globali per lo sviluppo sostenibile sia necessario integrare sforzi particolari volti alla correzione delle tendenze non sostenibili nelle aree urbane e rurali, sia nei paesi in via di sviluppo che in alcuni paesi industrializzati. Esso propone che il Vertice mondiale prenda atto della situazione che caratterizza le zone urbane e le zone rurali di molti paesi in via di sviluppo e che esorti i paesi ad uno scambio di esperienze e di soluzioni. Si dovrebbero avviare i preparativi per un programma globale "Megalopoli sostenibile".

10.12. In linea con la conferenza di Rio di dieci anni fa, tutti i paesi dovrebbero elaborare strategie per lo sviluppo sostenibile. A livello dell'Unione europea, alcuni Stati membri hanno proceduto in questo senso a seguito del Consiglio europeo di Göteborg del giugno 2001.

Sebbene tali piani d'azione nazionali siano nella prima fase di elaborazione, essi costituiscono una ricca fonte d'informazioni e di esperienze. Il Comitato propone che la Commissione europea in cooperazione con le istituzioni internazionali competenti crei dei nuovi servizi facilmente accessibili che forniscano dati ed informazioni al pubblico.

10.13. L'energia ed i trasporti occupano inevitabilmente un posto di rilievo in ogni deliberazione sullo sviluppo sostenibile. Il Comitato ha già avuto occasione di esprimersi in materia.

Data l'importanza di questi temi e l'esistenza di un vasto lavoro di analisi e ricerca su di essi, il Comitato propone di iniziare al Vertice mondiale un processo di valutazione comune, con lo scopo non tanto di trovare nuove soluzioni quanto piuttosto di effettuare uno studio globale sullo stato dell'arte, quale base delle future misure.

10.14. L'industria ha ovviamente un ruolo essenziale negli sforzi volti allo sviluppo. Alcune nuove iniziative sono state avviate per coinvolgere maggiormente le imprese nei progetti di sviluppo e per incoraggiarle ad investire portando la produzione in paesi in via di sviluppo.

10.15. Il Comitato ha constatato l'esistenza di numerose iniziative volte a coinvolgere le imprese e l'industria nei processi di sviluppo economico, sociale ed ambientale. È un fatto che gli sforzi maggiori sono stati compiuti per quanto riguarda il primo pilastro dello sviluppo sostenibile. Il Comitato, convinto che l'industria in generale potrà comprendere ed apprezzare i benefici di un coinvolgimento attivo nello sviluppo sociale ed ambientale oltre che in quello economico, propone che il Vertice mondiale esprima il suo sostegno al pieno coinvolgimento delle imprese nel processo di sviluppo sostenibile e dia il giusto peso agli orientamenti dell'OCSE per le imprese multinazionali.

Il Comitato accoglie con favore le iniziative quali il "Global Compact" ed esprime la speranza che questa specifica iniziativa possa trovare una maggiore diffusione.

10.16. Le parti sociali e la società civile organizzata svolgono un ruolo cruciale nello sviluppo sostenibile globale, da ogni punto di vista. La Commissione europea ha riconosciuto questo fatto, come anche il comitato preparatorio dell'ONU - sebbene quest'ultimo non sia riuscito a trovare un accordo sulla formulazione di un testo unitario.

10.17. Il Comitato sottolinea la propria convinzione che le parti sociali e l'insieme della società civile organizzata hanno un ruolo essenziale nell'intero ciclo di questi processi, a partire dalle fasi iniziali di progetto fino al seguito, l'attuazione ed infine la valutazione ed il monitoraggio.

10.18. Il Comitato ribadisce inoltre che le parti sociali e l'insieme della società civile organizzata dovrebbero avere l'occasione di partecipare a vaste iniziative di analisi della situazione, da svolgersi ogni due o tre anni. Tali "Forum" delle parti interessate costituiscono un'occasione essenziale per dare spazio alla partecipazione democratica, alla trasparenza ed alla responsabilizzazione.

11. Il ruolo dell'Unione europea

11.1. Le difficoltà incontrate nel raggiungere un consenso sulla piattaforma per il Vertice mondiale - e gli accordi preliminari sulla stessa - suggeriscono che il Vertice potrebbe concludersi con risultati più limitati di quanto atteso. Ciò sarebbe veramente triste e deplorevole. In questa situazione deve essere di primaria importanza che l'UE assuma un ruolo guida nel tentativo di costituire una piattaforma ed un programma d'azione che possa raggiungere un vasto consenso a Johannesburg.

11.2. Lo sviluppo sostenibile globale è un argomento su cui l'UE può fornire un contributo molto particolare, basato sull'esperienza vissuta all'interno dell'Unione stessa. L'UE deve essere disposta e pronta ad assumersi un ruolo importante di stimolo dei preparativi di Johannesburg. E deve essere pronta ad assumere un ruolo attivo anche per quanto riguarda il seguito del Vertice mondiale.

11.3. In questo lungo processo dello sviluppo globale la prossima fermata dopo Johannesburg non dovrebbe trovarsi a dieci anni di distanza: le conclusioni del Vertice dovrebbero includere un'agenda di seguito completa e vigorosa.

Bruxelles, 30 maggio 2002.

Il Presidente

del Comitato economico e sociale

Göke Frerichs

(1) Gli otto obiettivi del Millennio sono i seguenti:

- eliminare la fame e la povertà estrema: dimezzare tra il 1990 ed il 2015 la quota di persone il cui reddito è inferiore ad 1 dollaro al giorno

- conseguire entro il 2015 un'istruzione primaria universale

- promuovere la parità tra i sessi e l'emancipazione delle donne

- ridurre la mortalità infantile

- migliorare la salute delle madri

- combattere l'HIV/AIDS, la malaria ed altre malattie

- assicurare la sostenibilità ambientale

- sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo.

(2) COM(2001) 295 def.

(3) Parere del CES sul tema "Preparazione di una strategia dell'Unione europea sullo sviluppo sostenibile" - GU C 221 del 7.8.2001;

parere del CES sul tema "Europa sostenibile" - GU C 48 del 21.2.2002;

parere del CES sul tema "Una strategia per lo sviluppo sostenibile" - GU C 94 del 18.4.2002.