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Parere del Comitato economico e sociale sul tema "Nuova economia, società della conoscenza e sviluppo rurale: le prospettive per i giovani agricoltori"

Gazzetta ufficiale n. C 036 del 08/02/2002 pag. 0029 - 0035


Parere del Comitato economico e sociale sul tema "Nuova economia, società della conoscenza e sviluppo rurale: le prospettive per i giovani agricoltori"

(2002/C 36/06)

Il Comitato economico e sciale, in data 1o marzo 2001, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 23, par. 3 del Regolamento interno di elaborare un parere sul tema di cui sopra.

La Sezione "Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente", incaricata di preparare i lavori in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo della relatrice Sànchez Miguel, in data 27 settembre 2001.

Il Comitato economico e sociale ha adottato il 17 ottobre 2001, nel corso della 385a sessione plenaria, con 137 voti favorevoli e 1 astensione, il seguente parere.

1. Introduzione

1.1. In un'Europa in rapida evoluzione di fronte alle sfide della globalizzazione e della "new economy", la società ha ricominciato a interrogarsi sul futuro dell'agricoltura e delle aree rurali, e a cercare prospettive di sviluppo che possano soddisfare le aspettative delle nuove generazioni.

1.2. Uno sviluppo sostenibile, basato su un patto con le generazioni future, per la conservazione delle risorse disponibili, non può prescindere da un'agricoltura e uno sviluppo rurale di qualità, che offra sbocchi occupazionali alle nuove generazioni.

1.3. Solo invertendo le tendenze alla marginalizzazione e all'invecchiamento del fattore umano in agricoltura si può stringere un nuovo patto tra agricoltura e società(1), sfruttando i potenziali offerti dalle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione e colmando i divari che già si registrano tra aree rurali in declino e aree a forte innovazione. Secondo i dati di Eurostat, la distribuzione della popolazione nel settore agricolo prende attualmente la forma di una piramide rovesciata la quale probabilmente, considerate le prospettive di progresso, non potrà continuare a restare in piedi, cosa che rischia di compromettere seriamente la sua sopravvivenza.

1.4. L'agricoltura deve essere pienamente coinvolta nella promozione della società della conoscenza e dell'innovazione e beneficiare delle ricadute occupazionali che possono derivarne: i nuovi orientamenti nel campo dell'educazione e della formazione ("eLearning") e nella promozione delle nuove tecnologie dell'informazione ("eEurope"), avviati dal Consiglio di Lisbona, devono tradursi in azioni specifiche anche nel settore agricolo, in particolare rivolte ai giovani.

1.5. Occorre altresì meglio tradurre nella formazione e ricerca in campo agricolo e nella articolazione concreta della PAC gli effetti delle altre politiche sul mondo rurale, in particolare per quanto riguarda l'integrazione della dimensione dell'ambiente, della sicurezza alimentare e della salute, sancita dalle recenti modifiche dei Trattati.

1.6. Si rende pertanto necessaria una riflessione su come meglio combinare le politiche e gli strumenti di intervento esistenti, soprattutto in termini di formazione, incentivo alla ricerca e all'innovazione e disseminazione dell'informazione, per farli funzionare a pieno anche nel settore agricolo e nelle aree rurali, destinandoli in particolare ai giovani agricoltori, uomini e donne. Nell'elaborare questo parere d'iniziativa il Comitato tiene presenti le riflessioni già sviluppate in questo campo dal Parlamento europeo e dal Comitato delle regioni, istituzioni con le quali intende sviluppare un dialogo costruttivo su tali tematiche implicando le associazioni interessate(2).

1.7. Il nostro obiettivo, in quanto Comitato economico e sociale, consiste nel cercare una risposta ai cambiamenti che comporterà l'Agenda 2000, sia nelle strutture economiche che in quelle sociali e, più specificamente, per l'inserimento dei giovani. In tale contesto il fattore umano va posto in evidenza quale elemento fondamentale del cambiamento.

1.8. Il Comitato aveva già trattato il problema del ricambio generazionale nel mondo agricolo, analizzandone i diversi aspetti, in un parere d'iniziativa del 1994(3). Molti dei problemi ivi studiati continuano ad esistere. Per tale motivo, nel quadro della PAC o di altre politiche comuni, è opportuno mettere a punto strumenti in grado di affrontarli.

1.9. I risultati insoddisfacenti ottenuti rispetto al 1994 risultano confermati dalla relazione della Corte dei Conti n. 3/2000(4) dedicata alle misure a favore dell'occupazione giovanile, dove pur constatando che l'Unione europea "ha istituito una serie di misure per aiutare i giovani agricoltori in particolare" si conclude che "la Corte non ha potuto constatare l'esistenza di un piano o di una strategia globale per quanto riguarda lo sforzo finanziario compiuto dall'FSE e dal FEAOG-orientamento a favore dei giovani agricoltori. Il suo eventuale impatto, dal 1994, rimane ignoto".

1.10. Nella replica alla Corte la Commissione prende atto delle osservazioni e riconosce la necessità di disporre di migliori strumenti di valutazione delle misure adottate a titolo del Regolamento (CE) n. 950/97(5) ed ha elaborato allo scopo una serie di orientamenti indirizzati agli Stati membri. Occorre dare impulso a queste iniziative, ma altresì coordinare meglio le azioni destinate ai giovani che risultano disperse in una serie di strumenti differenziati.

2. Osservazioni generali

2.1. Una politica del fattore umano per l'agricoltura multifunzionale al fine di dischiudere nuove prospettive per i giovani agricoltori

2.1.1. Il modello agricolo europeo(6), basato sulla multifunzionalità, la compatibilità ambientale, la sostenibilità economica, la sicurezza alimentare, è un modello culturale prima che tecnico, economico e sociale(7). Fino a pochi decenni fa, il successo della produzione agricola era in larga parte vincolato a fattori materiali: la fertilità dei terreni, l'orografia dei suoli, il clima. Oggi, pur tenendo conto di tali fattori, vengono potenziati elementi quali l'intelligenza e la creatività umana, la ricchezza e varietà delle culture, i saperi professionali e le conoscenze applicate.

2.1.2. Obiettivi quali lo sviluppo rurale integrato, la certificazione di qualità, la valorizzazione dei prodotti tipici, la differenziazione economica, l'ammodernamento strutturale delle imprese, ecc., non possono essere raggiunti soltanto per via regolamentare (aiuti, obblighi e divieti). Si rende pertanto necessaria, anche per il settore agricolo e per il mondo rurale, una politica del fattore umano. Si tratta in fondo di applicare quei medesimi principi stabiliti dalla Agenda 2000, che nella parte non dedicata all'agricoltura e allo sviluppo rurale (ma ben rivolta a "tutti i settori" d'attività economica) indicava esplicitamente, come una delle priorità dell'Unione, l'esigenza di porre in primo piano lo sviluppo di una politica della conoscenza (ricerca, innovazione e formazione) come strumento per sostenere la competitività.

2.1.3. Occorre approfondire l'analisi dell'evoluzione strutturale e della composizione del capitale umano in agricoltura per individuare strumenti che dischiudano prospettive di sviluppo per i giovani all'altezza delle nuove domande della società, tanto più in una fase di richiesta di accelerazione della riforma in corso della PAC.

2.2. Principali trasformazioni strutturali dell'agricoltura europea e conseguenze sulla composizione del capitale umano

2.2.1 Seppure con intensità diverse per i singoli paesi dell'UE, la tendenza prevalente nel settore agricolo è quella di una diminuzione generalizzata del numero di aziende, della superficie agricola e dell'occupazione(8). Questo processo, che ha ridotto il numero delle unità produttive, ha peraltro polarizzato il tessuto aziendale del settore agricolo, aumentando il peso delle aziende professionali e degli operatori economici veri e propri. Tuttavia, le piccole e piccolissime imprese caratterizzano ancora l'agricoltura comunitaria, soprattutto nei Paesi del Sud Europa, dove la base sociale dell'agricoltura resta, anche per questo, forte, importante e diffusa(9). Va tuttavia sottolineato che sono queste piccole aziende a garantire ancora un gran numero di posti di lavoro. "Molti di questi agricoltori esercitano l'attività come professione secondaria, in molti altri casi si tratta piuttosto di disoccupazione occulta, con tutte le conseguenze del caso a livello sociale."

2.2.2. Dati Eurostat per il 1980 indicavano che il 47 % degli agricoltori aveva più di 55 anni. Tale percentuale è aumentata negli ultimi 20 anni fino a raggiungere il 55 % nel 1997. In alcuni paesi mediterranei, come in Grecia, Italia, Spagna e Portogallo, un terzo degli agricoltori ha più di 65 anni. Questo mostra un forte invecchiamento nel settore agricolo. Attualmente solo il 7,8 % degli imprenditori agricoli ha meno di 35 anni.

2.2.3. Una situazione nuova è dovuta all'incremento del tasso di occupazione femminile nel settore agricolo. Da una relazione presentata da Eurostat(10) risulta che le donne rappresentano il 37 % della popolazione agricola dell'UE, con proporzioni superiori nei Paesi del Sud. Le donne sono "capo azienda" per una percentuale dell'82 % nelle aziende inferiori agli 8 ettari, percentuale che scende nelle aziende di vaste dimensioni.

2.2.4. Per quanto riguarda i Paesi candidati all'adesione, le statistiche sulla presenza dei giovani in agricoltura sono poco comparabili. Importanti cambiamenti strutturali sono, però, in corso in questi Paesi e non è facile prevedere quale impatto avrà l'adesione all'UE sulla struttura demografica della loro agricoltura.

2.2.5. Da uno studio del Parlamento europeo sul "futuro dei giovani agricoltori nell'Unione europea"(11) risulta comunque che la percentuale di giovani agricoltori nei paesi di prossima adesione è superiore alla media dei paesi dell'Unione europea.

2.3. La filiera agroalimentare e il ruolo dello sviluppo rurale

2.3.1. Le strette connessioni esistenti tra agricoltura, industria di trasformazione e sistema logistico e distributivo impongono oggi una visione più complessiva che comprenda, oltre alla produzione agricola propriamente detta, tutto il sistema agroalimentare nel suo insieme.

2.3.2. L'agroalimentare è dunque oggi uno dei principali rami dell'industria europea, secondo soltanto al ramo delle costruzioni elettriche ed elettroniche (Eurostat, 1999). Essa occupa quasi 3 milioni di persone e il valore della sua produzione, superiore a quello dei consumi interni, supera i 600 miliardi di euro. In larga misura si basa anch'essa, come l'agricoltura cui si collega, su un gran numero di cooperative e di piccole e medie imprese (le imprese con più di 100 addetti rappresentano meno del 2 % del totale, mentre oltre il 90 % delle aziende ha meno di 20 addetti).

2.3.3. Da questo punto di vista, l'agricoltura continua ad essere un pilastro fondamentale delle economie contemporanee e la qualità del capitale umano costituisce un elemento portante del suo sviluppo. L'attività agricola va inoltre intesa non solo in senso strettamente produttivo, ma nella dimensione più ampia della preservazione delle risorse naturali e paesistiche e dello sviluppo rurale.

2.3.4. Con l'ampliamento dell'Unione verso i Paesi PECO, il ruolo sociale ed economico dell'agricoltura e del mondo rurale diventerà probabilmente ancora più evidente e cruciale. Nei paesi candidati all'adesione, infatti, la struttura demografica e del mercato del lavoro è per taluni aspetti molto simile a quella dell'Europa occidentale degli anni '50 e '60. Occorrerebbe pertanto valutare anzi tempo gli effetti che l'applicazione della PAC potrà avere sul mercato del lavoro comunitario.

2.4. Livelli d'istruzione in agricoltura

2.4.1. Fare un quadro dei livelli di istruzione, delle politiche della conoscenza e delle offerte formative per l'agricoltura è quanto mai complesso. Non esistono, infatti, fonti di informazione complete e comparabili che permettano di riflettere sul rapporto tra livelli di istruzione in agricoltura e, ad esempio, risultati economici aggregati o produttività del lavoro e della terra in tutte le sue diversificazioni territoriali, aziendali, familiari, di età e di sesso. Le informazioni statistiche sul livello di istruzione degli agricoltori, che in passato erano disponibili attraverso le indagini strutturali, da alcuni anni sono state rese facoltative o addirittura soppresse su richiesta degli stessi Stati membri. Anche il semplice dato del livello di istruzione e di formazione è pertanto ora difficile da quantificare.

2.4.2. Attualmente, alcune statistiche Eurostat, che si riferiscono unicamente a determinati Stati membri, permettono di analizzare la situazione delle aziende agricole secondo il livello di formazione del capoazienda. Tuttavia, tali statistiche non sono articolate per età e quindi non riflettono a pieno la situazione dei giovani agricoltori, che dispongono in media di una formazione molto più avanzata. Esse si basano inoltre su una semplice distinzione tra "Formazione agricola completa" (Full agricultural training), "Formazione di base" (Basic training) e "Soltanto esperienza pratica" (Only pratical experience), che non dà sufficientemente conto della varietà delle condizioni. (Cfr. tabella 1 Allegato statistico).

2.4.3. La situazione è infatti molto differenziata tra un paese e l'altro e talvolta anche tra una regione e l'altra del medesimo paese. In alcune realtà i livelli d'istruzione delle persone che lavorano in agricoltura (imprenditori e salariati) sono simili a quelli delle persone che lavorano in altri settori d'attività economica. In altre, i bassi livelli d'istruzione in agricoltura determinano evidenti situazioni di svantaggio nei confronti, ad esempio, dell'agroindustria, della grande distribuzione e della pubblica amministrazione.

2.4.4. Anche i titoli di studio richiesti per l'acquisto e la conduzione di un'azienda agricola o per beneficiare di aiuti al primo insediamento variano da un paese all'altro (cfr. tabelle 2 e 3 dell'Allegato statistico). Tale eterogeneità non favorisce uno sviluppo equilibrato dell'economia agricola e della società rurale nel suo complesso.

2.4.4.1. Un altro problema, certamente più complesso dal punto di vista teorico e metodologico, è quello della corrispondenza tra titolo di studio e competenza professionale o nozioni fondamentali.

2.4.4.2. Il fatto di aver conseguito un titolo di studio formale da giovani non necessariamente corrisponde ad una effettiva conoscenza e competenza in età adulta. È un problema questo, che si pone per tutti gli adulti, ma in particolar modo per coloro che lavorano nel settore agricolo. È noto, infatti, che la professione dell'agricoltura si basa, più di altre, su conoscenze e competenze che si sviluppano "in situazione", e "sul terreno".

2.4.5. Proprio partendo da queste considerazioni, negli anni novanta l'OCSE ha avviato una serie di ricerche comparative internazionali sulle conoscenze e competenze della popolazione adulta (International Adult Literacy Survey) che si basano non soltanto sul titolo di studio formale ma, più in generale, sulla capacità di trattare e raccogliere informazioni riferite alla lettura, scrittura e calcolo necessarie per usare il materiale stampato comunemente diffuso nel luogo di lavoro, nella vita domestica ed in quella sociale (OCSE, 1999).

Tale fonte consente, tra le altre cose, di comparare il livello di conoscenza e competenza della popolazione occupata in agricoltura, nell'industria e nei servizi, in 13 Paesi OCSE, mostrando una situazione di generale svantaggio del settore agricolo rispetto agli altri settori (cfr. tabella 4 Allegato statistico).

2.5. Fattori critici della situazione

2.5.1. L'immagine dell'agricoltura come fonte di lavoro faticoso, mal retribuito, per 365 giorni all'anno non costituisce certo un incentivo per i giovani. A ciò si aggiunge il fatto che i cittadini tendono in parte a considerare gli agricoltori responsabili dei problemi insorti nella catena alimentare.

2.5.2. Questo tipo di fattori scoraggia i giovani dallo scegliere un avvenire in agricoltura. Su questa immagine incidono il modello sociale dominante diffuso dai "media" e la percezione del settore agricolo che tende a connetterlo a inquinamento e problemi sanitari nel settore alimentare.

2.5.3. In molte regioni rurali, come anche nei quartieri urbani più poveri, i giovani non possono avere accesso a un'istruzione e a una formazione di qualità. La difficile mobilità (spaziale e sociale), la mancanza di servizi sociali e di strutture per il tempo libero, la limitata possibilità del mercato del lavoro locale generano una situazione di svantaggio e di difficoltà che incide sull'intero percorso di vita delle persone e che contribuisce a determinare, come in un circolo vizioso, ulteriori situazioni di svantaggio strutturale.

2.5.4. Un'altra situazione di svantaggio riguarda il declino complessivo del livello dei servizi alla persona, alle famiglie e alle imprese nelle aree rurali; mancano scuole, servizi doposcuola, trasporti efficaci e siti ricreativi.

2.5.5. Il problema è spesso rafforzato dalla scarsa offerta di formazione nelle aree rurali, così come da un divario sia ai livelli di istruzione sia nell'offerta culturale tra le aree rurali e aree urbane, in particolare per quanto riguarda la formazione continua sull'intero arco della vita, ma già a livello della scolarità primaria, a causa dello spopolamento e delle concentrazioni degli allievi lontano dai luoghi di origine.

2.5.6. A tale proposito occorre segnalare i gravi problemi causati, in numerose zone rurali dell'UE, dalla mancanza di infrastrutture per l'introduzione delle nuove tecnologie: mancano i cavi, non esiste una formazione specifica per l'accesso a tali tecnologie e in molti casi la non conoscenza di altre lingue ne limita l'utilizzazione.

2.5.7. Occorre inoltre adoperarsi per evitare che le misure della PAC rendano difficile il rilevamento di aziende agricole da parte di giovani agricoltori. Le misure per la regolazione dell'offerta quali il sistema delle quote svolgono una funzione importante per la stabilizzazione dei mercati, ma possono comportare difficoltà nel caso della cessione di aziende. Nell'interesse dei giovani agricoltori si dovrebbe tenere maggiormente conto di questo problema.

2.6. Carenza di politiche e misure per invertire i fattori critici

2.6.1. Si constata una mancanza di collegamento tra la politica agricola e di sviluppo rurale, da un lato, e, dall'altro, la politica europea per l'occupazione, per la formazione, per la ricerca e l'innovazione (società della conoscenza). In effetti la PAC sottovaluta le esigenze di "accompagnamento" delle riforme per mezzo di interventi di formazione e assistenza tecnica.

2.6.2. Agenda 2000, con l'introduzione del secondo pilastro, pur rappresentando un buon inizio, mette a disposizione mezzi limitati. Un aiuto alla prima installazione è previsto ma tale opportunità non è obbligatoria e dipende dalle priorità nazionali e regionali, col risultato che i piani di sviluppo rurale di alcuni stati membri non prevedono nessun aiuto per i giovani agricoltori. Senza sminuire l'importanza del principio di sussidiarietà, sarebbe opportuno evitare che la diversa applicazione di misure comunitarie porti, oltre a falsare il livello di competitività tra stati membri, a una mancanza di un segnale chiaro che l'Europa vuole un futuro per l'agricoltura.

2.6.3. La politica strutturale del FEAOG, dal canto suo, esclude del tutto la possibilità di finanziare, attraverso questo Fondo, interventi di ricerca. Resta la possibilità di finanziare tramite il FEAOG interventi di formazione e servizi di assistenza alla gestione. Ma l'orientamento della Commissione in questo caso, dopo l'approvazione delle nuove norme comunitarie sugli aiuti di Stato, è di consentire soltanto le spese relative all'avvio di tali servizi. Tale esclusione - non prevista peraltro dai regolamenti FSE e FESR - viene normalmente giustificata dalla Commissione con la necessità di un coordinamento unico della ricerca e dello sviluppo a livello comunitario e di ricondurre, quindi, la ricerca agricola all'interno del Programmi Quadro di coordinamento della Direzione Generale Ricerca.

2.6.4. Da ciò derivano, già da ora, due conseguenze negative: l'impossibilità di integrare la ricerca a livello territoriale con i programmi di sviluppo agricolo e rurale e la riduzione drastica e immediata delle risorse finanziarie a favore della ricerca agricola. Al di là, infatti, delle dichiarazioni di principio sull'importanza, ad esempio, della sicurezza alimentare o sulla necessità di sviluppare la competitività dell'agricoltura comunitaria, in termini puramente finanziari i progetti di ricerca relativi all'agricoltura, alla pesca, alla silvicoltura e allo sviluppo rurale costituiscono, nel loro insieme, appena il 3,4 % del bilancio del Quinto Programma Quadro di ricerca e sviluppo tecnologico (periodo 1999-2002). Eppure, il nuovo regolamento prevede degli aspetti innovativi che avrebbero potuto essere ben inquadrati in una coerente politica di sviluppo della conoscenza in agricoltura e contempla tra i nuovi requisiti stabiliti per gli aiuti agli investimenti, la "dimostrazione di conoscenze e competenze professionali adeguate" per l'imprenditore beneficiario.

2.6.5. La società continua a porre nuove esigenze all'agricoltura: non solo qualità, sicurezza, protezione dell'ambiente e del benessere degli animali ma anche preservazione del paesaggio e delle tradizioni legate al mondo rurale. Dobbiamo assicurare che lo sviluppo rurale continui ad aiutare l'agricoltore a rispondere a queste richieste. Lo sviluppo rurale deve quindi adattarsi e cambiare attraverso un processo di aggiornamento continuo. I giovani agricoltori sono tra i più solerti a captare nuove tendenze, e pertanto nuove risorse dovrebbero essere loro destinate; numerose ricerche dimostrano infatti che la presenza di giovani favorisce l'insorgere di comportamenti innovativi e di strategie imprenditoriali attive, anche quando il titolare dell'azienda è un anziano e specialmente quando i giovani dispongono di un buon livello d'istruzione.

2.6.6. Un forte impatto deriva anche dall'applicazione delle nuove tecnologie nel mondo agricolo e dai progressi scientifici: si pensi agli OGM che sono ormai una realtà, benché sia necessario sottoporli a studi e controlli rigorosi fintanto che non se ne verifichi l'innocuità. Un elemento fondamentale nei confronti dei cittadini è la diffusione dei risultati delle innovazioni da cui deriverà un'impressione di trasparenza dell'informazione.

2.6.7. Il Comitato prende atto con interesse degli sforzi della Direzione generale Agricoltura di meglio coordinare i diversi strumenti disponibili nell'ambito dell'iniziativa Leader, dei programmi di sviluppo rurale, delle misure agroambientali ed è favorevole a misure comunitarie a favore dei giovani agricoltori; ciò rafforza il convincimento che occorrano azioni mirate specificamente ai giovani agricoltori, a carattere orizzontale, da promuovere a livello europeo e nei singoli Stati membri.

2.7. Programma "eLearning" e "eEurope"

2.7.1. Se ben "governate", le opportunità sul piano della competitività, proprie della società dell'informazione, possono indurre crescita economica e creare nuova occupazione in quantità superiore al numero di posti di lavoro che, per altri aspetti, vengono cancellati dal progresso tecnologico. La società dell'informazione non è tuttavia accessibile a tutti e il mantenimento degli svantaggi di partenza può costituire un ulteriore fattore di esclusione dai processi di sviluppo economico e sociale(12).

2.7.2. Uno dei fattori di debolezza tipici delle aree rurali può essere individuato proprio nella scarsa diffusione delle informazioni e nella debole partecipazione alla costruzione e allo sviluppo di una società europea innovativa, basato sulle potenzialità della conoscenza come fattore di sviluppo. La società dell'informazione, in particolare, nasce come un fenomeno essenzialmente urbano e se le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) non si sono ancora adeguatamente diffuse nelle regioni non urbanizzate d'Europa ciò è dovuto, oltre che a oggettivi problemi di natura economica e infrastrutturale, alla sostanziale mancanza di contenuti e linguaggi adeguati alle esigenze produttive e culturali delle imprese e delle popolazioni rurali. Si tratta, cioè, di un problema di natura sociale piuttosto che di un problema di natura tecnologica. Eppure, proprio nelle aree più periferiche, le TIC possono contribuire in maniera determinante a ridurre il relativo svantaggio dovuto alla distanza fisica dai luoghi centrali dell'informazione, della cultura e della produzione (università, imprese, istituzioni politiche). Anzi, per alcuni aspetti, la distanza fisica dai centri urbani, e dunque dalla congestione, dalla densità e dall'inquinamento, se associata a un adeguato sviluppo delle reti di telecomunicazione, può diventare essa stessa un interessante fattore di competitività e sviluppo.

2.7.3. L'integrazione o l'esclusione delle aree rurali nella società europea dell'informazione costituisce una sfida rilevante per tutti. Per poter complessivamente beneficiare dei vantaggi economici e sociali del progresso tecnologico, la società europea dell'informazione dovrebbe infatti fondarsi su principi di eguaglianza delle opportunità, di partecipazione e di integrazione. E tale obiettivo è realisticamente raggiungibile soltanto a condizione di garantire a tutti l'accesso - sia come produttori sia come fruitori - ad almeno una parte delle opportunità rese disponibili dalla società dell'informazione.

2.7.4. Il Comitato ha appreso con interesse le iniziative in corso alla Direzione generale "Occupazione ed affari sociali" circa la "eInclusion", ovverosia l'inclusione digitale, mirate a gruppi minacciati da questa nuova forma di esclusione (Digital Divide), ivi comprese le aree rurali e periferiche. Progetti sono in corso in Finlandia con e-Cottages in aree rurali remote, ed in Grecia con la creazione di punti di accesso ad Internet sulle isole. Altro strumento interessante è quello dello sviluppo di comunità virtuali e di portali locali/regionali avviati con successo in alcuni Stati membri sull'esempio di esperienze in Canada ed in Australia. Tali iniziative andrebbero meglio repertoriate e coordinate con i programmi di sviluppo rurale e con i progetti destinati ai giovani agricoltori.

2.7.5. Gli strumenti offerti dai programmi e-Learning e e-Europa non devono essere utilizzati soltanto dalle amministrazioni pubbliche, destinatarie della formazione e dell'informazione: anche le associazioni di coltivatori devono servirsene come mezzi per il rinnovo e la trasmissione delle conoscenze, resi necessari dai cambiamenti strutturali e umani.

2.7.6. Le nuove tecnologie dell'informazione possono essere altresì un moltiplicatore di comunicazione tra agricoltori e consumatori, sia in termini di promozione di prodotti ed e-Commerce, sia in termini di campagne di informazione sulla qualità e la sicurezza: esse possono offrire occasioni di differenziazione delle attività attraenti per i giovani agricoltori.

3. Conclusioni

3.1. Il Comitato considera necessario disporre di diversi strumenti che, da più punti di vista permettano, una volta analizzata la situazione, di individuare le ragioni dei problemi e di contribuire a fornire soluzioni, valutando in particolare gli impatti delle diverse politiche, agricole e non, sulla presenza dei giovani in agricoltura.

3.2. Occorre innanzi tutto, per attuare una politica multifunzionale più efficace, attivare una competenza specifica sul "fattore umano" (lavoro, occupazione, educazione, formazione, assistenza tecnica, invecchiamento, pari opportunità, ricambio generazionale, ecc.) presso la DG Agricoltura.

3.3. Va inoltre studiata una disciplina fiscale delle successioni che favorisca realmente l'insediamento e la permanenza dei giovani in agricoltura, in modo tale da promuovere la cessione dell'azienda agricola nel suo insieme.

3.4. Poiché le statistiche a livello europeo sono fondate sull'apporto degli Stati membri, occorre incoraggiare a tale livello un maggiore sforzo organizzativo e finanziario mirato in questa direzione.

3.5. È necessario sviluppare a livello comunitario un sistema statistico rapido e aggiornato, capace di monitorare l'evoluzione dell'agricoltura europea, tenendo sotto controllo il numero dei giovani che si installano, e quelli che escono dal settore. Il sistema attuale si limita a stimare, ogni tre anni, il numero di agricoltori per età mentre si rende necessario un registro che osservi l'andamento del settore e conti il saldo tra quelli che si installano e quelli che escono dal settore agricolo. Lo sviluppo di un tale sistema statistico dovrebbe essere accompagnato da uno studio volto a analizzare il numero degli agricoltori che non hanno un successore e non sanno a chi lasciare o vendere la loro azienda agricola. La prossima valutazione intermedia dovrebbe tener conto dei dati statistici relativi alle attuali tendenze del settore agricolo europeo.

3.6. È necessario incoraggiare i giovani ad essere innovativi, ma anche ad essere disposti ad adeguarsi a condizioni di mercato in mutazione e a quanto la società si aspetta dalla produzione agricola. Si raccomanda pertanto alla Commissione e agli Stati membri di incoraggiare, nell'ambito dei normali canali di finanziamento comunitario (fondi strutturali, Programmi d'azione comunitari come Leonardo e Socrates, Sesto programma quadro di ricerca, ecc.):

- il sostegno a progetti transnazionali di cooperazione e scambio tra imprese, scuole, enti di formazione, università e centri di ricerca del mondo agricolo e rurale;

- il sostegno a piani d'azione decentrati a livello regionale o locale;

- la creazione di nuove agenzie locali per lo sviluppo dell'agricoltura e delle comunità rurali o il consolidamento delle agenzie già esistenti;

- l'inserimento dell'agricoltura quale gruppo bersaglio dell'iniziativa e-Europe al fine di un migliore dialogo tra gli agricoltori e la società e per facilitare agli agricoltori lo scambio di opinioni e di esperienze tramite Internet, allo scopo di:

- promuovere la cultura agricola e alimentare europea tra il grande pubblico, specialmente tra i giovani e i giovanissimi, favorendo la formazione permanente nelle scuole;

- promuovere l'imprenditorialità agricola e rurale tra i giovani;

- fornire alle imprese agricole e rurali appositi servizi di formazione, informazione, consulenza e assistenza tecnica (divulgazione agricola) o incoraggiare la partecipazione delle stesse alle opportunità di conoscenza già esistenti per tutti i settori di attività economica;

- promuovere tra gli operatori agricoli e rurali l'accesso agli strumenti, alle tecniche e ai linguaggi della società dell'informazione, anche tramite lo sviluppo autonomo di nuovi e appropriati contenuti;

- incoraggiare maggiori investimenti formativi per il settore agricolo e per le comunità rurali, orientati sia verso obiettivi di qualificazione sociale e culturale, sia verso obiettivi di salvaguardia del reddito e dell'occupazione, sia in direzione di una maggiore tutela e valorizzazione dell'ambiente. Destinatari principali di questi interventi dovrebbero essere i giovani di età compresa tra i 18 e i 40 anni (nuova imprenditoria agricola);

- mantenere e sviluppare una rete di servizi che consenta ai giovani agricoltori di prendere regolarmente periodi di riposo e di vacanza;

- contribuire alla mobilità dei giovani agricoltori nell'UE, affinché possano mettere a confronto le loro esperienze.

3.7. Si esorta la Commissione a:

- migliorare la comprensione dell'opinione pubblica per la necessaria multifunzionalità dell'agricoltura europea e per la salvaguardia del modello agricolo europeo, nonché allo scopo di opporsi ad un'immagine in parte negativa della produzione agricola;

- suscitare nei giovani maggiore interesse per l'agricoltura, tra l'altro fornendo informazioni migliori e più attuali nelle scuole ecc.

Bruxelles, 17 ottobre 2001.

Il Presidente

del Comitato economico e sociale

Göke Frerichs

(1) GU C 393 del 31.12.1994, pag. 86.

(2) Cfr. in particolare la relazione di Neil Parish su "La situazione e le prospettive dei giovani agricoltori nell'Unione europea" (PE 286.374) e il parere di Gonzi su "Progetto giovani per l'agricoltura europea" (CdR 417/2000).

(3) GU C 195 del 18.7.1994.

(4) GU C 100 del 7.4.2000, in particolare i punti 64 e 87.

(5) Modificato in seguito all'Agenda 2000.

(6) Pareri GU C 368 del 20.12.1999, pag. 68 e GU C 368 del 20.12.1999, pag. 76.

(7) Cfr. punto 7 del parere GU C 368 del 20.12.1999, p. 76 sul tema "Una politica per il consolidamento del modello agricolo europeo" in cui se ne definiscono le caratteristiche.

(8) L'Europa dei 10 è passata da circa 6,5 milioni di aziende nel 1982/1983 a poco più di 5,5 milioni nel biennio 1989/1990, con una riduzione considerevole delle unità di piccole e piccolissime dimensioni. Analoga tendenza si è verificata nell'Europa dei 12 negli anni novanta: nel 1993 si contavano circa 7,3 milioni di aziende agricole, ridottesi a 6,9 milioni nel 1997. In questo periodo il calo maggiore si è osservato in Francia, Portogallo e Spagna (- 8 % circa), mentre il numero di aziende rimaneva quasi stabile in Olanda. Complessivamente, tra il 1990 e il 1997 più di un milione di agricoltori hanno abbandonato la propria azienda.

(9) Nell'Europa dei 15, oltre la metà delle aziende agricole sono al di sotto dei 5 ettari. In alcuni Paesi (Italia, Grecia e Portogallo) i tre quarti delle aziende hanno una dimensione inferiore ai 5 ettari. In altri (Regno Unito, Irlanda e Paesi scandinavi), le aziende al di sotto dei 5 ettari costituiscono una percentuale minima (tra il 3 e il 13 %).

(10) Ufficio statistiche dell'UE - 30 aprile 2001.

(11) AGRI 134 del 04/2000, PE 290.358, pag. 24.

(12) Secondo dati diffusi dalla Commissione europea, i tassi di penetrazione di Internet variano considerevolmente tra gli Stati membri ed anche e soprattutto a seconda della collocazione territoriale, dei redditi e del genere; nelle campagne è collegato alla rete 1'8 % delle famiglie contro il 15 % nelle città.