52001DC0708

Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio ai sensi della decisione 93/389/CEE del Consiglio, modificata dalla decisione 1999/296/CE, su un meccanismo di controllo delle emissioni di gas ad effetto serra nella Comunità /* COM/2001/0708 def. */


RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO E AL CONSIGLIO ai sensi della decisione 93/389/CEE del Consiglio, modificata dalla decisione 1999/296/CE, su un meccanismo di controllo delle emissioni di gas ad effetto serra nella Comunità

INDICE

1. Sommario

2. Conclusioni

2.1. Rispetto degli obblighi di comunicazione dei dati

2.2. Progressi effettivi dell'UE

2.3. Progressi previsti dell'UE

3. Meccanismo di controllo comunitario e finalità della relazione

3.1. Il meccanismo di controllo comunitario

3.2. Finalità della relazione

4. Rispetto da parte degli Stati membri degli obblighi di comunicazione dei dati

4.1. Rispetto della scadenza fissata per la comunicazione dei dati

4.2. Rispetto degli obblighi di comunicazione dei progressi effettivi

4.2.1. Inventari delle emissioni di gas ad effetto serra

4.2.2. Lacune nei dati su CO2, CH4 e N2O

4.2.3. Lacune nei dati sui gas fluorurati

4.2.4. Lacune nei dati sugli effetti della silvicoltura e dei cambiamenti nella destinazione d'uso dei terreni (LUCF)

4.3. Rispetto degli obblighi di comunicazione dei progressi previsti

4.3.1. Inventari delle emissioni dei gas ad effetto serra

4.3.2. Politiche e misure

4.3.3. Proiezioni

5. Valutazione dei progressi effettivi

5.1. Introduzione

5.2. Progressi dell'Unione europea

5.2.1. Progressi degli Stati membri

6. Valutazione dei progressi previsti

6.1. Confronto delle proiezioni degli Stati membri con i rispettivi impegni in base all'accordo di ripartizione degli oneri nell'ambito dell'UE

6.2. Riepilogo delle politiche e delle misure supplementari degli Stati membri

6.3. Proiezioni su scala comunitaria

6.4. Misure supplementari identificate nello studio su scala comunitaria

6.5. Ipotesi più importanti contenute nei modelli

6.6. Politiche e misure a livello di UE

6.6.1. Da Cardiff e Göteborg a Barcellona

6.6.2. Strategia dell'Unione europea per lo sviluppo sostenibile e Sesto programma di azione per l'ambiente

6.6.3. Programma europeo per il cambiamento climatico (ECCP)

6.6.4. Il cammino da percorrere

Allegato Glossario, abbreviazioni e unità di misura

1. Sommario

Questa è la seconda relazione presentata ai sensi della decisione 93/389/CEE del Consiglio, modificata dalla decisione 1999/296/CE, su un meccanismo di controllo delle emissioni di CO2 e di altri gas ad effetto serra nella Comunità. In essa vengono valutati i progressi effettivi, e quelli previsti, degli Stati membri e della Comunità nell'adempimento dei rispettivi impegni di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra (GHG) assunti nell'ambito della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e del protocollo di Kyoto. La convenzione mira alla stabilizzazione dei gas ad effetto serra ai livelli del 1990, mentre il protocollo, che riguarda sei specifici gas ad effetto serra, fissa per l'UE nel suo insieme un obiettivo di riduzione dell'8% entro il 2008-2012, rispetto ai valori del 1990.

La relazione analizza i dati relativi alle emissioni effettive di GHG dal 1990 fino al 1999 compreso e quelli sulle emissioni previste fino al 2010, ossia fino a metà del primo periodo di adempimento degli impegni assunti con il protocollo di Kyoto.

Risultati principali:

* Tra il 1990 ed il 1999 le emissioni di gas ad effetto serra dell'UE (escludendo gli effetti della silvicoltura e dei cambiamenti nella destinazione d'uso dei terreni - LUCF) si sono ridotte del 4% e nel 1999 l'UE nel suo insieme stava rispettando la tabella di marcia verso i traguardi sia del 2000 che del 2008-12. Tuttavia, questo andamento favorevole è attribuibile principalmente alle riduzioni ottenute da Germania e Regno Unito: la maggior parte degli Stati membri, infatti, è molto in ritardo sulla via del conseguimento dei traguardi fissati e, considerate le attuali tendenze, più della metà di essi è destinata a superare notevolmente la propria quota concordata di emissioni nel 2010.

* Le proiezioni degli Stati membri indicano che le politiche e le misure esistenti non saranno sufficienti per ridurre ulteriormente le emissioni totali di gas ad effetto serra dell'UE (escludendo gli effetti della silvicoltura e dei cambiamenti nella destinazione d'uso dei terreni): i progressi fin qui compiuti saranno anzi annullati da nuovi aumenti. Tutti gli Stati membri, tranne il Regno Unito, prevedono per il 2010 emissioni superiori all'obiettivo fissato nell'accordo di ripartizione degli oneri nell'ambito dell'UE. Le proiezioni su scala comunitaria indicano risultati analoghi.

* Nella migliore delle ipotesi, quindi, entro il 2010 si otterrà una stabilizzazione delle emissioni ai livelli del 1990. L'obiettivo di riduzione dell'8% stabilito a Kyoto è ancora valido e per conseguirlo occorrerà un notevole impegno da parte della maggioranza degli Stati membri.

* L'andamento delle emissioni nel settore dei trasporti destano particolari timori: in tale settore, infatti, si continua a registrare l'aumento maggiore delle emissioni di gas ad effetto serra, in particolare CO2 ed N2O. Inoltre, stando alle previsioni sulle emissioni di GHG del settore dei trasporti, l'aumento dovrebbe essere superiore al 30% per il 2010.

* Gli Stati membri hanno definito politiche e misure supplementari che potrebbero contribuire a ridurre questo divario di circa 210 Mt di CO2 equivalenti, corrispondenti ad una riduzione del 5% rispetto alle emissioni del 1990. L'altro 3% di riduzione, pari a circa 110 Mt di CO2 equivalenti, dovrà essere conseguito attraverso ulteriori misure sia a livello dei singoli Stati membri che a livello di UE. La riduzione di circa 190 Mt di CO2 equivalenti indicata dalla Germania e dal Regno Unito va considerata un "eccesso di zelo" e il resto della Comunità non può contare su di essa quale contributo all'adempimento dei propri impegni ai sensi del protocollo di Kyoto.

* Nell'ambito del Programma europeo per il cambiamento climatico (ECCP) sono state definite politiche e misure a livello di Unione europea che integrano le iniziative degli Stati membri (ad esempio le direttive sul sistema di scambio dei diritti di emissione, sui biocombustibili, sulla promozione delle fonti di energia rinnovabili o sul rendimento energetico nell'edilizia). Le misure in fase avanzata di preparazione dovrebbero avere un potenziale di riduzione di 240 Mt di CO2 equivalenti a costi accettabili. L'effettiva possibilità di concretizzare tale potenziale tecnico dipenderà da vari fattori, tra cui la precisione dei dati, l'accettabilità politica e i tempi di attuazione delle misure prospettate. Nel quadro dell'ECCP sono state identificate anche altre riduzioni, che però richiederanno verosimilmente tempi più lunghi [1].

[1] Queste ulteriori riduzioni proverrebbero dalle 11 misure della categoria 2 e dalle 22 misure della categoria 3 indicate nella relazione ECCP di giugno. Su tali misure si dovrà lavorare ulteriormente prima di poter prendere una decisione politica ai fini di una loro attuazione. L'ECCP ha identificato un potenziale tecnico compreso fra 664 e 765 Mt/C02 equivalenti realizzabile con costi accettabili (< 20 EUR/t di C02 equivalente).

* I dati comunicati dagli Stati membri sui progressi effettivi sono migliorati rispetto alla prima relazione sul meccanismo di controllo; non si può dire altrettanto, invece, dei dati sui progressi previsti. Tutte le proiezioni vanno considerate con grande cautela, a causa dell'incertezza insita nella previsione di comportamenti futuri e della mancanza di informazioni precise sulle metodologie utilizzate e sui tempi di attuazione delle politiche e delle misure.

* Nell'ambito di una futura proposta di revisione del meccanismo di controllo di cui alla decisione 1999/296/CE del Consiglio, prevista dal documento COM(2001)580 def., sarà necessario prevedere obblighi aggiuntivi in materia di comunicazione dei dati ai sensi del protocollo di Kyoto e nell'ambito del prossimo meccanismo per lo scambio dei diritti di emissione nell'UE, oltre che ulteriori disposizioni sulla comunicazione delle informazioni riguardanti le politiche e le misure nazionali.

2. Conclusioni

In questa seconda relazione ai sensi della decisione 93/389/CEE del Consiglio, modificata dalla decisione 1999/296/CE, si rilevano progressi nei dati presentati dagli Stati membri sugli inventari delle emissioni nell'ambito del meccanismo di controllo. Progressi limitati si rilevano invece, rispetto alla prima relazione, per quello che riguarda i dati sulle politiche/misure e sulle proiezioni: solo nove Stati membri hanno fornito dati quantitativi sulle misure supplementari previste a livello nazionale.

La valutazione dei progressi effettivi compiuti ha potuto essere condotta con successo grazie alla disponibilità dei dati principali sulle emissioni per quasi tutti gli Stati membri. Le lacune nei dati sui gas fluorurati sono state notevolmente inferiori rispetto allo scorso anno. I dati sulla destinazione d'uso del territorio non sono ancora inclusi nella relazione, poiché questa è stata redatta prima dell'accordo di Bonn. Più difficile è stata la valutazione dei progressi previsti, poiché il livello di dettaglio relativo alla quantificazione di politiche e misure, alle metodologie usate e alle ipotesi su cui esse si fondano continua ad essere ampiamente variabile da uno Stato membro all'altro.

Le proiezioni degli Stati membri sono in linea di massima allineate alle proiezioni su scala comunitaria. La prudenza è d'obbligo, tuttavia, nell'interpretare i dati delle proiezioni, qualunque sia la loro provenienza, a causa della notevole incertezza legata ad alcune delle ipotesi di partenza e alla scarsa comparabilità delle metodologie. Questa incertezza consiglia di applicare un "margine di sicurezza" quando si tratta di stabilire le ulteriori riduzioni che l'UE dovrà ottenere per raggiungere i traguardi fissati nel protocollo di Kyoto. Per adempiere con certezza gli impegni assunti a Kyoto, l'UE dovrebbe mirare ad una riduzione maggiore delle emissioni, obiettivo che richiede la formulazione di ulteriori politiche.

I capitoli successivi presentano conclusioni più specifiche.

2.1. Rispetto degli obblighi di comunicazione dei dati

* I dati presentati sui progressi effettivi (inventari dei gas ad effetto serra) sono migliorati in questi ultimi anni ed ormai la maggior parte degli Stati membri utilizza il formato comune per la trasmissione delle relazioni - Common Reporting Format (CRF), uno strumento standardizzato istituito nel quadro dell'UNFCCC. Tuttavia, permangono notevoli problemi riguardo al rispetto delle scadenze fissate per l'invio delle relazioni.

* Le lacune nei dati sui gas fluorurati ad effetto serra (HFC, PFC, SF6) sono notevolmente diminuite rispetto allo scorso anno. Solo due Stati membri non hanno fornito nessun dato, ed un altro ha fornito dati soltanto per alcuni anni.

* Per la maggior parte degli Stati membri, i dati presentati sulle politiche, sulle misure e sulle proiezioni non sono migliorati in misura significativa rispetto alla prima relazione. È indispensabile che molti Stati membri migliorino al più presto la valutazione quantitativa delle misure e forniscano i dati relativi nei tempi stabiliti.

* Le informazioni sulle metodologie usate e sulle ipotesi su cui si basano le proiezioni sono ancora incomplete e non sufficientemente chiare; ad esempio, sarebbe necessario un formato comune per le tabelle contenenti dati fondamentali.

* Gli orientamenti definiti per il meccanismo di controllo non sono ancora applicati in maniera integrale; è necessario quindi un maggiore impegno affinché ad essi venga data piena attuazione.

2.2. Progressi effettivi dell'UE

* Le emissioni di gas ad effetto serra si sono ridotte del 4% dal 1990. Nel 1999 le emissioni di CO2 sono state leggermente inferiori ai livelli del 1990 (- 1,6%), mentre quelle di CH4 e N2O sono calate rispettivamente del 17% e 14%. Questi dati indicano che, nel 1999, l'Unione europea nel suo insieme stava rispettando la tabella di marcia verso i traguardi sia del 2000, sia del 2008-2012 [2]. Va peraltro osservato che tale situazione positiva è dovuta principalmente alle consistenti riduzioni delle emissioni ottenute da Germania e Regno Unito; insieme al Lussemburgo, questi sono stati gli unici Stati membri a scendere ben al di sotto dei livelli previsti per il 1999. Francia Finlandia e Svezia si sono avvicinate a tali livelli, mentre tutti gli altri Stati membri ne sono rimasti molto al di sopra. La prudenza è dunque d'obbligo nell'interpretare i progressi dell'UE nel suo insieme.

[2] L'analisi pone a confronto le emissioni effettive del 1999 con i livelli ipotetici del 1999 ricavati congiungendo con una linea retta i livelli dell'anno di riferimento ed i traguardi fissati rispettivamente per il 2000 e per il 2008-2012.

* Le emissioni pro capite di CO2 dell'UE a 15 sono scese leggermente tra il 1990 e il 1999, ancora una volta grazie soprattutto ai risultati di Germania e Regno Unito.

* Tutti gli Stati membri hanno visto aumentare notevolmente le emissioni del settore dei trasporti.

2.3. Progressi previsti dell'UE

Progressi sulla base delle proiezioni degli Stati membri

* Le proiezioni degli Stati membri indicano che nel 2010, con le politiche e le misure esistenti, le emissioni totali di gas ad effetto serra dell'UE (escludendo gli effetti della silvicoltura e dei cambiamenti nella destinazione d'uso dei terreni) saranno ai livelli del 1990: questo significa che, rispetto ai dati del 1999, le emissioni totali cresceranno. Per le emissioni di CO2 è previsto un aumento del 3,1% (dovuto principalmente agli aumenti nel settore dei trasporti), mentre per le emissioni di gas fluorurati l'aumento previsto è del 66%. Per il CH4 e l'N2O si prevede invece una riduzione rispettivamente del 31% e del 17% rispetto al 1990. La stabilizzazione, entro il 2010, delle emissioni totali di gas ad effetto serra ai livelli del 1990 comporta un obiettivo di riduzione delle emissioni che continua ad aggirarsi intorno al 7,5%. Rispetto alle proiezioni dell'anno scorso, si rileva un aumento dello 0,9% del divario tra gli impegni assunti ed i risultati attesi dalle politiche e dalle misure adottate. Tuttavia, vista l'incertezza che continua ad esistere circa l'attuazione delle politiche e le metodologie usate, è lecito esprimere riserve circa l'esattezza di questo dato.

* Le politiche e le misure supplementari definite dagli Stati membri dovrebbero permettere di conseguire ulteriori riduzioni per circa 210 Mt di CO2 equivalenti, pari al 5% (nell'ipotesi che la Germania e il Regno Unito rispettino, ma non superino, gli impegni assunti con l'accordo di ripartizione degli oneri). Anche questo dato è inferiore alle proiezioni dell'anno scorso, che indicavano in 270 Mt di CO2 equivalenti all'anno le ulteriori riduzioni ottenibili con le politiche e le misure supplementari. Sei Stati membri, peraltro, non hanno ancora definito adeguatamente, o vagliato, le possibili politiche e misure supplementari. Inoltre, l'effetto di tali politiche e misure presenta incertezze notevoli, dovute alla loro natura (trattandosi di iniziative ancora nelle prime fasi di sviluppo) e alle metodologie utilizzate.

* Se la Germania e il Regno Unito otterranno le riduzioni a cui mirano le misure supplementari previste dalle rispettive strategie nazionali, l'UE nel suo insieme scenderà al di sotto del traguardo di Kyoto e le sue emissioni si ridurranno del 10% rispetto ai livelli del 1990. Tuttavia, non si può far leva sui risultati superiori agli obiettivi conseguiti da alcuni Stati membri per rispettare l'obiettivo globale fissato per l'UE nel contesto del protocollo di Kyoto. Per di più, l'UE deve prepararsi a ridurre in modo più cospicuo le proprie emissioni nel secondo periodo di attuazione degli impegni e ciò richiederà uno sforzo consistente e protratto da parte di tutti gli Stati membri.

Confronto tra proiezioni a livello di Stati membri e su scala comunitaria

* Le ultime proiezioni degli Stati membri, che indicano un certo aumento delle emissioni, sono oggi più allineate alle proiezioni su scala comunitaria, che vedono un aumento di circa l'1% delle emissioni di gas ad effetto serra (rispetto ai livelli del 1990). Secondo i dati degli Stati membri e della Commissione, il divario rispetto ai traguardi di Kyoto è compreso tra l'8% e il 9% (rispetto alle emissioni del 1990).

* Per le emissioni di CO2, invece, le proiezioni comunitarie indicano un aumento del 4%, contro il 3% previsto dagli Stati membri. Decisamente maggiore è la differenza tra le proiezioni comunitarie e quelle degli Stati membri per il metano: la Comunità prevede una riduzione del 18%, gli Stati membri del 31%. Le proiezioni relative all'N2O sono invece sostanzialmente concordanti.

Politiche e misure comuni e coordinate

* Considerate le difficoltà della maggior parte degli Stati membri ad assolvere la propria parte di impegni all'interno della ripartizione degli oneri prevista per l'UE, diventa importante integrare e rafforzare le strategie nazionali in materia di cambiamenti climatici con politiche e misure comuni e coordinate.

* Nel quadro del Programma europeo per il cambiamento climatico (ECCP) è stata definita una serie supplementare di misure comuni e coordinate. Le misure in fase avanzata di preparazione dovrebbero avere un potenziale di riduzione di circa 240 Mt di CO2 equivalenti a costi accettabili. Se si riuscisse a concretizzare entro il 2010 il potenziale di queste misure, esse permetterebbero di ridurre le emissioni di circa il 5%, rispetto all'8% stabilito a Kyoto, e costituirebbero un valido complemento alle politiche e alle misure degli Stati membri. Nel quadro dell'ECCP sono state identificate misure per un totale di 664-765 Mt di CO2 equivalenti ad un costo di meno di 20 EUR per t di CO2 equivalente. L'effettiva possibilità di concretizzare questo potenziale tecnico dipenderà da vari fattori, tra cui la precisione dei dati, la sovrapposizione alle politiche e alle misure degli Stati membri, i tempi di attuazione delle misure prospettate e la loro accettazione da parte dell'opinione pubblica. Per fornire indicazioni più precise sul potenziale delle misure che potranno essere attuate con costi accettabili a livello di UE per il primo periodo di adempimento degli impegni di Kyoto, la relazione distingue tra misure in fase avanzata di preparazione e misure su cui è necessario lavorare ancora.

3. Meccanismo di controllo comunitario e finalità della relazione

3.1. Il meccanismo di controllo comunitario

Il meccanismo di controllo per il CO2 e altri gas ad effetto serra di origine antropica era stato istituito nel giugno 1993, a seguito dell'adozione della decisione 93/389/CEE da parte del Consiglio dei ministri dell'ambiente. Il meccanismo è stato modificato nell'aprile 1999 (decisione 1999/296/CE del Consiglio) per aggiornare il processo di controllo in conformità con le disposizioni in materia di stesura degli inventari contenute nel protocollo di Kyoto.

Il meccanismo di controllo è uno strumento studiato per valutare, accuratamente e periodicamente, l'entità dei progressi realizzati verso l'adempimento degli impegni che la Comunità ha assunto nell'ambito della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e del protocollo di Kyoto. I progressi sono valutati dalla Commissione, in consultazione con gli Stati membri, sulla base dei programmi nazionali (e dei relativi aggiornamenti) trasmessi dagli Stati membri, come previsto dall'articolo 5, paragrafo 1 e dall'articolo 2, paragrafo 2 della decisione 1999/296/CE del Consiglio, e di ogni altra informazione utile allo scopo. I programmi nazionali devono comprendere: a) informazioni sui progressi effettivi; b) informazioni sui progressi previsti.

Gli Stati membri sono tenuti a presentare, entro il 31 dicembre di ogni anno, i dati degli inventari relativi agli ultimi due anni [3] ed eventuali aggiornamenti dei dati relativi agli anni precedenti (compreso l'anno di riferimento, 1990 [4]), oltre che le proiezioni più recenti sulle emissioni per gli anni 2005, 2010, 2015 e 2020 [5]. Eventuali aggiornamenti dei programmi nazionali, per esempio nuove misure politiche, vanno pure comunicati alla Commissione entro il 31 dicembre. Anche l'assenza di cambiamenti va segnalata formalmente alla Commissione.

[3] Gli Stati membri devono comunicare annualmente i propri inventari alla Commissione entro il 31 dicembre dell'anno n per: emissioni di CO2 di origine antropica ed eliminazioni di CO2 mediante pozzi di assorbimento per l'anno n-1; emissioni per fonte ed eliminazioni per pozzo degli altri gas ad effetto serra; dati finali per l'anno n-2 e dati provvisori per l'anno n-1.

[4] L'anno di riferimento è il 1990, tranne per HFC, PFC e SF6, per i quali la parte interessata è libera di scegliere tra il 1990 e il 1995.

[5] La decisione 1999/296/CE stabilisce l'obbligo di comunicazione delle emissioni e delle eliminazioni previste per il periodo 2008-2012 e, nella misura del possibile, per il 2005. Tuttavia, gli orientamenti sulle metodologie per la valutazione dei progressi verso gli obiettivi del protocollo di Kyoto e sulle comunicazioni in merito ai programmi nazionali (Guidelines for the methodology of the evaluation of progress towards the KP targets and for reporting of national programmes), elaborati ai fini dell'applicazione del meccanismo di controllo, impongono anche la comunicazione delle emissioni e delle eliminazioni previste per il 2015 e il 2020.

Al fine di agevolare e armonizzare la raccolta, la comunicazione e la valutazione dei dati, il comitato istituito in forza della decisione 1999/296/CE del Consiglio ha formato due gruppi di lavoro che hanno elaborato una serie di orientamenti [6] riguardanti sia la raccolta e la valutazione dei dati degli inventari delle emissioni, sia i programmi nazionali. Gli orientamenti sono stati approvati dal comitato il 1º settembre 2000. I dati comunicati dagli Stati membri per questa relazione comprendono già molti degli elementi in essi indicati, seppure in misura spesso limitata.

[6] Guidelines: Part 1: Guidelines for Member States and EC Annual Inventories; Part 2: Methodology for the Evaluation of Progress and for the Contents of National Programmes, Bruxelles, 1° settembre 2000.

3.2. Finalità della relazione

Questa relazione presenta i risultati del processo di valutazione previsto dal meccanismo di controllo comunitario e fa il punto sui progressi effettivi e previsti degli Stati membri sulla via dell'adempimento degli impegni assunti dalla Comunità nell'ambito dell'UNFCCC e del protocollo di Kyoto.

Ai sensi dell'articolo 4 dell'UNFCCC, adottata a Rio de Janeiro nel giugno 1992, la Comunità europea si è impegnata ad adottare politiche e misure atte a riportare, singolarmente o congiuntamente, le sue emissioni di CO2 e di altri gas ad effetto serra di origine antropica ai livelli del 1990 entro l'anno 2000.

In occasione della terza Conferenza delle Parti firmatarie dell'UNFCCC (CoP3), tenutasi a Kyoto nel dicembre 1997, le Parti hanno adottato il protocollo di Kyoto dell'UNFCCC, che fissa traguardi vincolanti differenziati in materia di emissioni per alcune Parti, tra cui la Comunità europea (CE). Nell'ambito di tale accordo, la CE si è impegnata a ridurre, entro il 2008-2012, le proprie emissioni di gas ad effetto serra dell'8% rispetto al 1990. I criteri per l'attuazione del protocollo di Kyoto sono stati definiti ed approvati alla sesta Conferenza delle Parti, svoltasi a Bonn nel luglio 2001 ("accordo di Bonn") e gli Stati membri e l'UE si stanno preparando a ratificarli. L'obiettivo complessivo dell'8% di riduzione è stato ripartito in modo differenziato tra i singoli Stati membri, secondo un meccanismo comunitario di ripartizione degli oneri nell'ambito dell'UE approvato dal Consiglio dei ministri nel giugno 1998. I traguardi concordati sono riportati nella Tabella 3.2.1.

Tabella 3.2.1 Impegni degli Stati membri in virtù dell'articolo 4 del protocollo di Kyoto, approvati dal Consiglio dei ministri (ripartizione degli oneri nell'ambito dell'UE, giugno 1998)

Stato membro // Impegno (variazione % delle emissioni dei sei gas a effetto serra per il periodo 2008-2012 rispetto ai livelli dell'anno di riferimento, 1990)

Austria // -13

Belgio // -7,5

Danimarca [7] // -21

[7] Riguardo all'accordo, la Danimarca ha reso la seguente dichiarazione: "La Danimarca è in grado di ridurre le proprie emissioni del 17% rispetto al livello del 1990, ossia di circa 80 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti rettificati, nel primo periodo di adempimento degli impegni, attraverso politiche e misure nazionali e le attuali misure adottate dalla Comunità. Assumendo, in base all'accordo, l'impegno a ridurre del 21% le emissioni, la Danimarca ha ipotizzato l'elaborazione e l'adozione di ulteriori politiche e misure comuni e coordinate prima della ratifica del protocollo di Kyoto".

Finlandia // 0

Francia // 0

Germania // -21

Grecia // +25

Irlanda // +13

Italia // -6,5

Lussemburgo // -28

Paesi Bassi // -6

Portogallo // +27

Regno Unito // -12,5

Spagna // +15

Svezia // +4

La valutazione dei progressi effettivi compiuti verso il conseguimento di questi traguardi comporta essenzialmente due elementi:

* Valutazione dei progressi effettivi

La valutazione dei progressi effettivi viene effettuata sulla base degli inventari delle emissioni degli Stati membri e della Comunità e prevede il confronto degli inventari dell'anno di riferimento sia con gli ultimi inventari disponibili in ordine di tempo, al fine di determinare l'andamento reale delle emissioni, sia con gli obiettivi in materia di emissioni a livello dei singoli Stati membri e della Comunità [8].

[8] Informazioni tratte dalla relazione dell'AEA EC and Member States Greenhouse Gas Emission Trends 1990-1999, (AEA, 2001). Nei dati non sono comprese le emissioni e le eliminazioni dovute a cambiamenti nella destinazione d'uso dei terreni e alla silvicoltura (LUCF).

* Valutazione dei progressi previsti

Ai fini della valutazione dei progressi previsti vengono passate in rassegna e analizzate le politiche e misure adottate e le politiche e misure future (pianificate o in corso di discussione), a livello sia nazionale che comunitario. La valutazione si basa sulle proiezioni relative alle emissioni elaborate dagli Stati membri e dalla Comunità e comporta un'analisi della coerenza e della fondatezza delle proiezioni, nonché delle ipotesi e dei parametri essenziali su cui esse si fondano, nel contesto dei programmi nazionali.

I documenti di cui si tiene conto ai fini della valutazione sono in gran parte forniti dagli Stati membri; per l'esattezza, si tratta di documenti stilati espressamente per il meccanismo di controllo e di altri documenti, quali strategie nazionali sul cambiamento climatico e comunicazioni nazionali nell'ambito dell'UNFCCC. Per quanto riguarda i progressi previsti, la valutazione tiene conto anche dei risultati di proiezioni su scala comunitaria relative alle emissioni di gas ad effetto serra.

I capitoli successivi della relazione valutano il rispetto degli obblighi di comunicazione delle informazioni. L'analisi è condotta raffrontando le informazioni più recenti trasmesse dagli Stati membri ai requisiti previsti dal meccanismo di controllo e dagli orientamenti sulla comunicazione dei dati adottati dal comitato per il meccanismo di controllo il 1° settembre 2000 (capitolo 4). La relazione riepiloga quindi i risultati della valutazione dei progressi effettivi, sulla scorta del lavoro condotto dall'AEA (capitolo 5), e i risultati della valutazione dei progressi previsti, in base alle informazioni descritte in precedenza aggiornate al mese di luglio 2001 (capitolo 6).

4. Rispetto da parte degli Stati membri degli obblighi di comunicazione dei dati

4.1. Rispetto della scadenza fissata per la comunicazione dei dati

La scadenza prevista dal meccanismo di controllo per la comunicazione dei dati (31 dicembre di ogni anno) è ancora disattesa dalla maggior parte degli Stati membri, in particolare per quanto riguarda la comunicazione dei progressi previsti. La maggior parte degli Stati membri ha presentato gli inventari relativi al 1999 entro l'aprile 2001 e i dati sulle politiche e sulle misure nazionali ancora più tardi.

4.2. Rispetto degli obblighi di comunicazione dei progressi effettivi [9]

[9] Le informazioni riportate in questo paragrafo sono tratte dall'inventario annuale comunitario dei gas ad effetto serra 1990-1999 (Annual European Community Greenhouse Gas Inventory 1990-1998), pubblicato nel maggio 2001 dall'Agenzia europea dell'ambiente (AEA) e dal suo Centro tematico europeo per le emissioni nell'atmosfera, nonché dalla relazione AEA European Community and Member States greenhouse gas emission trends, (AEA, 2001).

4.2.1. Inventari delle emissioni di gas ad effetto serra

La valutazione dei progressi effettivi dipende dalla disponibilità dei vari inventari nazionali, necessari per compilare l'inventario comunitario completo per i 15 Stati membri. Quasi tutti gli Stati membri (tranne il Belgio e il Lussemburgo) hanno comunicato i dati per il 1999 entro il 1º aprile 2001. Usando una particolare procedura per colmare la mancanza dei dati del Belgio e del Lussemburgo, la Commissione europea è stata in grado di redigere un inventario completo delle emissioni di CO2, CH4 e N2O per l'intero periodo 1990-1999. I dati forniti sono conformi agli orientamenti stilati nel 1996 del Gruppo intergovernativo per il cambiamento climatico (IPCC) e, per la maggior parte degli Stati membri, ai cosiddetti formati comuni per la trasmissione delle relazioni - Common Reporting Formats (CRF), adottati nel 1999 in occasione della quinta Conferenza delle Parti firmatarie dell'UNFCCC (CoP5). Per garantire la coerenza degli inventari è necessario che non ci siano lacune nei dati presentati; a questo proposito, è necessario un maggiore impegno da parte degli Stati membri.

4.2.2. Lacune nei dati su CO2, CH4 e N2O

Per colmare le lacune nei dati è stata seguita una particolare procedura per il Lussemburgo (1991-1993 e 1999) e per il Belgio (1999) allo scopo di completare gli inventari delle emissioni di CO2, CH4 e N2O [10].

[10] Questa procedura è consistita nell'adottare, come prima stima, le emissioni comunicate per l'anno immediatamente precedente. Per quanto riguarda le emissioni di CO2 prodotte da combustibili fossili, invece, sono state utilizzate le ultime stime comunicate dagli Stati membri, unitamente ad informazioni sull'andamento in anni più recenti ricavate dagli ultimi calcoli, effettuati da Eurostat, delle emissioni di CO2 originate da combustibili fossili. I dati presentati nel giugno 2001 dal Belgio per gli anni 1998 e 1999 indicano che le emissioni di gas ad effetto serra del Belgio inserite nell'inventario dell'UE per quei due anni erano sottostimate. Dopo la scadenza del 1° aprile, il Lussemburgo ha presentato i dati per il 1999; mancano ancora, però, i dati relativi al periodo 1991-1993. I dati presentati dal Lussemburgo indicano che le emissioni di gas ad effetto serra del Lussemburgo nel 1999 inserite nell'inventario dell'UE per quell'anno erano leggermente sovrastimate. Conformemente alle indicazioni contenute negli orientamenti sul meccanismo di controllo, adottati nel settembre 2000, i dati più recenti forniti dal Belgio e dal Lussemburgo saranno inseriti nel prossimo inventario dei gas ad effetto serra dell'UE, che sarà ultimato il 15 aprile 2002.

4.2.3. Lacune nei dati sui gas fluorurati

Le lacune nei dati sui gas fluorurati ad effetto serra (HFC, PFC, SF6) si sono notevolmente ridotte rispetto agli anni passati: entro il 1º aprile 2001 sono pervenuti i dati relativi a tutti gli Stati tranne l'Irlanda e il Lussemburgo. Per il Belgio è stato necessario applicare una particolare procedura per colmare le lacune relative agli anni per i quali mancano ancora i dati9.

4.2.4. Lacune nei dati sugli effetti della silvicoltura e dei cambiamenti nella destinazione d'uso dei terreni (LUCF)

Nei dati sulle emissioni di CO2, CH4 e N2O utilizzati in questa relazione non sono comprese le emissioni e le eliminazioni connesse con cambiamenti della destinazione d'uso dei terreni e con la silvicoltura. Solo da pochi mesi (accordo politico raggiunto durante la seconda parte della CoP6, svoltasi a Bonn nel luglio 2001, che dovrà essere confermato in occasione della CoP7 in programma a Marrakech) sono state prese le attese decisioni metodologiche riguardo ai tipi di pozzi di assorbimento di CO2 di cui tener conto ai fini dell'applicazione del protocollo di Kyoto. L'IPCC sta elaborando le disposizioni relative alla presentazione dei dati sui pozzi di assorbimento, ma tali disposizioni saranno disponibili solo fra qualche tempo. Per questo motivo, non è stato possibile includere in questa relazione i dati sui pozzi di assorbimento.

4.3. Rispetto degli obblighi di comunicazione dei progressi previsti

4.3.1. Inventari delle emissioni dei gas ad effetto serra

Per valutare i progressi previsti sono necessarie informazioni su tutte le politiche e le misure previste dagli Stati membri, nonché sulle proiezioni relative alle emissioni. Nelle politiche e misure previste dagli Stati membri sono comprese sia quelle esistenti (in corso di realizzazione) che altre supplementari (di futura attuazione). Nelle proiezioni sono comprese sia le stime degli effetti delle misure esistenti (scenario immutato) che le previsioni sugli effetti delle misure supplementari. La maggior parte degli Stati membri ha fornito nel 2001 pochissime informazioni in più rispetto a quelle già comunicate e la qualità delle relazioni presentate non è migliorata in misura significativa rispetto alla prima tornata di relazioni. Alcuni Stati membri (ad esempio quelli che hanno elaborato una strategia nazionale sui cambiamenti climatici), avevano fornito già nel 2000 informazioni sufficientemente complete, quindi la mancanza di informazioni aggiuntive è dovuta probabilmente all'assenza di elementi nuovi da segnalare.

Per migliorare la situazione e per agevolare lo scambio di informazioni e il raffronto delle proiezioni, è stato inviato un questionario agli Stati membri allo scopo di acquisire maggiori informazioni sulla metodologia usata per le proiezioni. Dalla maggior parte delle risposte inviate dagli Stati membri, tuttavia, è stato possibile ricavare poche informazioni in più rispetto a quelle già comunicate. Dieci Stati membri hanno fornito alcune informazioni aggiuntive, mentre cinque (Spagna, Grecia, Irlanda, Lussemburgo ed Austria [11]) non hanno restituito il questionario.

[11] L'Austria sta elaborando nuove proiezioni per la terza comunicazione nazionale e ha fornito alcuni dati su queste proiezioni nell'ambito del meccanismo di controllo.

4.3.2. Politiche e misure

* Finlandia e Irlanda hanno presentato le proprie strategie nazionali per il cambiamento climatico e i dati comunicati sulle rispettive politiche e misure sono migliorati rispetto alla precedente tornata di relazioni.

* Spagna, Grecia, Svezia e Italia hanno fornito alcune informazioni in più rispetto alla relazione precedente. Nel caso della Spagna e della Grecia, tali informazioni sono limitate e non migliorano la qualità delle relazioni rispetto al 2000.

* La maggior parte dei paesi ha fornito informazioni sufficientemente dettagliate sugli obiettivi delle politiche e delle misure e sul loro stato di attuazione.

* La quantificazione (in termini di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, espressa in milioni di tonnellate) delle politiche e delle misure esistenti e supplementari è molto limitata per la maggioranza degli Stati membri. Questo vale anche per le informazioni sui costi dell'adempimento.

4.3.3. Proiezioni

* Le fonti d'informazione sulle proiezioni differiscono notevolmente. Nove Stati membri (Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Regno Unito) hanno trasmesso i rispettivi programmi nazionali per i cambiamenti climatici, che fra tutti i documenti pervenuti sono i più completi. Entro il novembre 2001 tutti gli Stati membri dovranno presentare, nel quadro della convenzione UNFCCC, una terza comunicazione nazionale che potrà essere inclusa nella relazione dell'anno prossimo; si prevede che molti Stati membri presenteranno nuove proiezioni in tale comunicazione.

* Rispetto alla prima relazione, due Stati membri in più (Finlandia e Irlanda) hanno fornito una quantificazione delle misure supplementari.

* Nelle risposte al questionario, alcuni Stati membri hanno fornito informazioni in più sui parametri e sulle ipotesi su cui si fondano le proiezioni. Tuttavia, sarebbe necessario un notevole sforzo per ricavarne informazioni sufficientemente dettagliate per un confronto delle proiezioni.

* Secondo quanto indicato dagli orientamenti sulla comunicazione dei dati (FCCC/CP/1999/L.3/Add.1, punto 35), le parti sono tenute a presentare le proiezioni gas per gas. Alcuni paesi hanno scomposto le proiezioni per gas e per settore, ma diversamente da quanto si rileva per gli inventari non esiste un formato comune dettagliato per la presentazione dei dati e non esiste nemmeno una definizione comune dei settori. Anche questo contribuisce a rendere difficile il confronto delle proiezioni.

In generale, le proiezioni risentono della mancata quantificazione degli effetti delle singole politiche e misure, come già osservato in precedenza. Questo fatto è particolarmente preoccupante perché rende difficile la valutazione dei progressi previsti.

5. Valutazione dei progressi effettivi

5.1. Introduzione

Scopo di questo capitolo è contribuire alla valutazione dei progressi che la Comunità europea e i suoi Stati membri hanno compiuto nell'adempimento dei rispettivi impegni di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, assunti nell'ambito della convenzione UNFCCC e del protocollo di Kyoto, sulla base delle informazioni raccolte e presentate dall'AEA6. A tal fine, si è cercato di effettuare una valutazione coerente e comparabile del contributo di ciascuno Stato membro al raggiungimento, da parte della CE nel suo insieme, dei traguardi relativi ai gas ad effetto serra. L'analisi mira a valutare non tanto il raggiungimento dei rispettivi traguardi da parte degli Stati membri, quando il loro contributo alle emissioni di gas ad effetto serra della CE nel 1999. La valutazione dei progressi è stata effettuata raffrontando i dati sulle emissioni di gas ad effetto serra della CE e degli Stati membri per il periodo 1990-1999, con due andamenti lineari (ipotetici): 1) quello verso il conseguimento dei traguardi dell'UNFCCC per il 2000 e 2) quello verso il conseguimento dei traguardi di Kyoto per il periodo 2008-2012. Calcolando gli scostamenti rispetto a tali andamenti nel 1999, è possibile misurare i progressi effettivi della CE e dei suoi Stati membri nello stesso anno.

5.2. Progressi dell'Unione europea

5.2.1. Progressi dell'Unione europea

Le emissioni totali di gas ad effetto serra della CE sono diminuite del 4% tra il 1990 e il 1999 (Figura 5.2.1), ma con un andamento notevolmente diverso a seconda del gas considerato. Rispetto ad un ipotetico andamento lineare per il periodo 1990-2000 per il CO2 e per il periodo 1990-2010 (ossia fino a metà del periodo di adempimento degli impegni assunti con il protocollo di Kyoto) per tutti i gas di cui al protocollo di Kyoto, nel 1999 l'UE stava rispettando la propria tabella di marcia (che prevede una stabilizzazione per il 2000 e una riduzione dell'8% per il 2008-2012), come si evince dalla Figura 5.2.1.

Figura 5.2.1 Emissioni di gas ad effetto serra dell'UE a 15, rispetto agli andamenti lineari verso i traguardi del 2000 e del 2008-2012 (esclusi gli effetti della silvicoltura e dei cambiamenti nella destinazione d'uso dei terreni)

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Nota: l'andamento lineare non va visto come un'approssimazione delle tendenze future delle emissioni a livello di UE, ma va usato per valutare le emissioni di gas ad effetto serra nel 1999 rispetto ai traguardi fissati per l'UE nel suo insieme.

Nel 1999, le emissioni totali di gas ad effetto serra dell'UE a 15 sono state pari a 4030 Mt di CO2 equivalenti, con un calo del 2% rispetto ai livelli del 1998 e del 4% rispetto ai livelli del 1990. La riduzione rispetto al 1998 si spiega essenzialmente con il progressivo abbandono del carbone a favore del gas nella produzione di energia elettrica, con un inverno relativamente mite che ha reso possibile un minor ricorso al riscaldamento e con misure "una tantum" adottate nel settore chimico.

L'andamento tendenziale delle emissioni differisce notevolmente per i diversi gas. La Figura 5.2.2 mostra che la quota rappresentata da CO2 e gas fluorurati rispetto alle emissioni totali di gas ad effetto serra è aumentata, mentre la quota rappresentata da CH4 e N2O si è ridotta. Il CO2 è il gas ad effetto serra di gran lunga più importante ed ha rappresentato l'81% delle emissioni totali di GHG nel 1999; nondimeno, in quell'anno le emissioni sono state leggermente inferiori ai livelli del 1990 (- 1,6%). Il consistente aumento delle emissioni di CO2 del settore dei trasporti è stato più che compensato dalla riduzione delle emissioni prodotte dai combustibili fossili nelle industrie energetica e manifatturiera.

Le emissioni di CH4 rappresentano il 9% delle emissioni totali di gas ad effetto serra della CE e sono diminuite del 17% tra il 1990 e il 1999. Tale diminuzione è attribuibile essenzialmente al minor ricorso allo smaltimento di rifiuti solidi nel terreno, al declino delle attività di estrazione del carbone e alla riduzione del numero di capi di bestiame. Le emissioni di N2O costituiscono l'8% delle emissioni totali di gas ad effetto serra e sono scese del 14%, grazie soprattutto alle misure di riduzione attuate in questi ultimi anni nel settore chimico (produzione dell'acido adipico).

Le emissioni di gas fluorurati mostrano andamenti contrastanti: mentre quelle di HFC ed SF6 sono nettamente aumentate tra il 1990 ed il 1999 (rispettivamente del 66% e 34%), quelle di PFC sono scese del 38%. Pur essendo notevolmente aumentate rispetto al 1992 (+ 31%), le emissioni di gas fluorurati rappresentano solo il 2% del totale dei gas ad effetto serra. La riduzione rispetto al 1998 è dovuta in gran parte alle consistenti riduzioni delle emissioni di HFC nel Regno Unito.

Figura 5.2.2 Emissioni di gas ad effetto serra scomposte per gas (esclusi gli effetti della silvicoltura e dei cambiamenti nella destinazione d'uso dei terreni)

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

I gas fluorurati sono costituiti da HFC, PFC ed SF6.

Fonte: AEA (2001)

I principali fattori causali: nel 1999, il PIL reale ha fatto registrare nell'UE una crescita del 2,5%, mentre i consumi di energia sono aumentati dello 0,9% rispetto al 1998 (Figura 5.2.3). Parallelamente, le emissioni di gas ad effetto serra sono diminuite del 2% e le emissioni di CO2 dell'1,4%. Nel 1999, quindi, le emissioni di gas a effetto non hanno seguito l'andamento dell'economia e dei consumi di energia. Nell'insieme del periodo 1990-1999, le emissioni assolute (totali) di gas ad effetto serra si sono ridotte di oltre 24 punti (percentuali - cfr. figura 5.2.3) rispetto alla crescita del PIL, e di 14 punti (percentuali) rispetto ai consumi di energia. Poiché tra il 1990 e il 1999 la popolazione dell'UE è cresciuta del 3,2%, le emissioni pro capite di gas ad effetto serra sono scese da 11,5 tonnellate nel 1990 a 10,7 tonnellate nel 1999.

Figura 5.2.3 Emissioni di gas ad effetto serra nella CE e fattori causali (PIL reale, gradi-giorni di riscaldamento [12], consumo interno lordo di energia, popolazione) ed emissioni pro capite di gas ad effetto serra

[12] Le variazioni di temperatura si possono misurare usando i cosiddetti gradi-giorni di riscaldamento, dati dalla somma delle differenze di temperatura tra una certa temperatura interna costante e la media giornaliera della temperatura esterna. I gradi-giorni di riscaldamento, quindi, aumentano al diminuire della temperatura media esterna.

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Fonte: AEA (2001) ed Eurostat

Analisi per settore: per analizzare in modo più approfondito l'andamento tendenziale delle emissioni di gas ad effetto serra nei vari settori e concentrare l'attenzione sulle fonti più importanti, è utile identificare una serie di indicatori relativi alle fonti principali sulla base del metodo "IPCC Tier 1" [13]. L'analisi delle fonti principali mira ad identificare le categorie di fonti che producono il 95% dei GHG e/o in cui il livello di emissioni si è modificato in maniera sostanziale tra il 1990 ed il 1999. Innanzitutto sono state identificate 14 categorie di fonti da cui si origina il 95% delle emissioni comunitarie di GHG; a queste sono state successivamente aggiunte altre quattro categorie, scelte per la notevole modificazione dell'andamento delle emissioni. Nell'analisi si è quindi tenuto conto complessivamente di 18 categorie di fonti principali, da cui si origina il 96% delle emissioni comunitarie totali di GHG.

[13] Il metodo "IPCC Tier 1" è un approccio di base per individuare le principali categorie di fonti di emissione, ovvero le categorie di fonti che esercitano un'influenza rilevante sul calcolo dei gas a effetto serra totali di un paese in termini di livello assoluto di emissioni, andamento delle emissioni o entrambi (cfr. IPCC (2000) Good Practice Guidance and Uncertainty Management in National Greenhouse Gas Inventories, capitolo 7, Gruppo intergovernativo per il cambiamento climatico).

L'andamento delle emissioni varia notevolmente da categoria a categoria. La figura 5.2.4 classifica le categorie di fonti principali in funzione delle variazioni assolute tra il 1990 ed il 1999.

Figura 5.24 Andamento assoluto delle emissioni di GHG nel periodo 1990-1999 nelle principali categorie di fonti comunitarie (milioni di tonnellate di CO2 equivalenti)

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Fonte: AEA (2001)

Settori con aumenti delle emissioni: le emissioni di CO2 prodotte dai trasporti, per entità la seconda fonte di emissioni di gas ad effetto serra nell'UE, rappresentavano nel 1999 il 20,5% delle emissioni totali di questi gas e hanno fatto registrare un rapido aumento: +18% rispetto al 1990, ossia 127 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti nell'UE a 15 (costituiti principalmente da CO2, ma anche da N2O). Sono annoverate nel settore dei trasporti le emissioni prodotte dai combustibili fossili nel trasporto stradale, nell'aviazione civile nazionale, nel trasporto ferroviario, nel trasporto navale nazionale e in altre forme di trasporto. Il motivo principale della forte crescita delle emissioni di CO2 nel settore dei trasporti va ricercato nell'aumento dei volumi del trasporto stradale e quindi nell'aumento del consumo di carburanti per autotrazione. Questa tendenza è rilevabile in quasi tutti gli Stati membri e in particolare in Irlanda, Spagna, Portogallo, Grecia, Austria e Lussemburgo. Gli aumenti delle emissioni di N2O del settore dei trasporti sono attribuibili principalmente alla diffusione delle marmitte catalitiche [14].

[14] Le marmitte catalitiche riducono l'inquinamento atmosferico ma producono, come sottoprodotto, emissioni di N2O (dovute alla reazione chimica con lo zolfo della benzina). In futuro il perfezionamento delle marmitte catalitiche e l'uso di carburanti a basso tenore di zolfo dovrebbero ridurre le emissioni di N2O.

La seconda categoria di fonti principali in cui si rileva un aumento consistente delle emissioni (nella fattispecie, emissioni di HFC) è costituita dai processi industriali. Alcuni HFC vengono usati al posto dei CFC, progressivamente abbandonati negli anni '90 a causa dell'impoverimento dello strato di ozono.

Settori con riduzioni delle emissioni: le riduzioni maggiori, in termini assoluti, si sono avute nel settore dell'energia (produzione di elettricità e di calore), grazie soprattutto al graduale abbandono del carbone a favore del gas in diversi Stati membri e a miglioramenti dell'efficienza (principalmente in Germania).

Seguono le riduzioni delle emissioni di N2O del settore chimico in Regno Unito, Germania e Francia, rese possibili principalmente dalle misure specifiche adottate nella produzione dell'acido adipico in questi paesi.

Al terzo posto troviamo le riduzioni delle emissioni di CO2 prodotte dai combustibili fossili nell'industria manifatturiera, dovute essenzialmente al processo di ristrutturazione economica e miglioramento dell'efficienza avviato in Germania dopo la riunificazione.

Notevoli riduzioni delle emissioni di CH4 si sono avute nello smaltimento dei rifiuti solidi nel terreno (discariche) e nelle emissioni fuggitive prodotte dai rifiuti solidi. Tali riduzioni sono dovute principalmente all'attuazione della direttiva sulle discariche e delle norme connesse e al declino delle attività di estrazione del carbone.

Nella Tabella 5.2.1 sono riportati dati quantitativi sugli aumenti e sulle diminuzioni delle emissioni di gas ad effetto serra in diversi settori, ad esempio in quello dell'energia.

Tabella 5.2.1 Variazioni percentuali delle emissioni di gas ad effetto serra dell'UE a 15 e degli Stati membri nel periodo 1990-1999

>SPAZIO PER TABELLA>

Nota 1): "-" significa che le emissioni del 1990 erano nulle o che non sono disponibili dati.

Nota 2): per la Danimarca e i Paesi Bassi sono riportati tra parentesi i dati rettificati in considerazione delle variazioni di temperatura o del commercio di energia elettrica.

5.2.2. Progressi degli Stati membri

La Tabella 5.2.2 (cfr. anche figura 5.2.5) mostra l'andamento delle emissioni di gas ad effetto serra e l'indicatore "distanza rispetto ai traguardi fissati" (IDT) per gli Stati membri. L'IDT è una misura dello scostamento delle emissioni effettive del 1999 rispetto all'andamento lineare verso il traguardo considerato (cfr. paragrafo 5.1).

Nove Stati membri hanno ridotto le proprie emissioni rispetto al 1998, ma solo cinque sono scesi al di sotto dei livelli dell'anno di riferimento.

L'andamento complessivo delle emissioni di gas ad effetto serra della Comunità è determinato soprattutto da Germania e Regno Unito, i due paesi con le emissioni più elevate, che contribuiscono per circa il 40% al totale delle emissioni di gas ad effetto serra dell'UE. Questi due Stati membri hanno ottenuto riduzioni totali delle emissioni di gas ad effetto serra pari a 330 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti (rispetto al 1990).

Le ragioni principali dell'andamento favorevole registrato in Germania vanno ricercate nei miglioramenti dell'efficienza nella produzione di energia elettrica e di calore e nella ristrutturazione economica avviata nei cinque nuovi Länder dopo la riunificazione della Germania. Conseguentemente, le emissioni di CO2 prodotte dalle industrie energetiche e manifatturiere sono diminuite rispettivamente di 83 e 57 milioni di tonnellate tra il 1990 e il 1999. La riduzione delle emissioni di GHG nel Regno Unito è invece dovuta essenzialmente alla liberalizzazione del mercato dell'energia e al conseguente passaggio dal petrolio e dal carbone al gas nella produzione di energia elettrica. Nel Regno Unito, le emissioni di CO2 delle industrie energetiche sono scese di 49 milioni di tonnellate tra il 1990 ed il 1999; inoltre, consistenti riduzioni delle emissioni di N2O sono state ottenute nell'industria chimica (-26 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti).

Uno studio recente [15] ha cercato di stabilire esattamente quale sarebbe stato l'andamento delle emissioni di GHG in Germania e Regno Unito se non ci fossero state queste riduzioni "una tantum". Le varie politiche ambientali introdotte progressivamente nei due paesi nel corso dell'ultimo decennio hanno avuto un impatto significativo, e hanno contribuito per almeno al 50% alla riduzione delle emissioni rispetto al 1990. Le riduzioni delle emissioni dovute a circostanze particolari in questi due paesi rappresentano all'incirca il 34% [16] delle riduzioni conseguite dall'UE rispetto al 1990.

[15] Greenhouse gas reductions in Germany and the UK - Coincidence or policy induced- An analysis for international climate policy (Fraunhofer Institut für Systemtechnik und Innovationsforschung (ISI), Science Policy and Technology Policy Research (SPRU) Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW) Karlsruhe, Brighton, Berlino; giugno 2001).

[16] Stima di lavoro basata sui dati dello studio citato in precedenza.

Per il terzo e quarto paese in ordine di rilevanza delle emissioni, rispettivamente Francia (14% ) e Italia (13%), si rilevano tendenze opposte. Mentre la Francia nel 1999 è scesa lievemente al di sotto dei livelli del 1990, in Italia le emissioni di GHG nel 1999 sono state superiori rispetto al 1990. In Francia sono state ottenute consistenti riduzioni delle emissioni di N2O dell'industria chimica, ma le emissioni di CO2 del settore dei trasporti sono notevolmente aumentate. In Italia, tra il 1990 e il 1999 le emissioni di GHG sono cresciute soprattutto nei trasporti e nella produzione di elettricità.

La Spagna, al quinto posto per entità delle emissioni, contribuisce per il 9% alle emissioni totali di GHG dell'UE ed ha visto crescere di oltre il 20% le proprie emissioni tra il 1990 e il 1999. I settori che hanno contribuito in misura maggiore a tale andamento sono gli stessi già visti per l'Italia, vale a dire i trasporti e la produzione di elettricità.

Nel 1999, Germania, Lussemburgo e Regno Unito sono stati gli unici Stati membri a scendere ben al di sotto dei livelli indicati per quell'anno nell'andamento lineare verso il conseguimento dei traguardi di Kyoto; Francia, Finlandia e Svezia si sono avvicinate a tali livelli, e tutti gli altri Stati membri ne sono rimasti ben al di sopra (Danimarca, Spagna, Irlanda e Portogallo di oltre 10 punti percentuali [17].

[17] L'indicatore "distanza rispetto ai traguardi fissati" per la Danimarca è di 13,5 punti percentuali per i dati non rettificati e di 4,9 punti percentuali per i dati rettificati, come richiesto dalla Danimarca, in considerazione del commercio di elettricità nel 1990.

Tabella 5.2.2 Emissioni di gas ad effetto serra in CO2 equivalenti (esclusi gli effetti della silvicoltura e dei cambiamenti nella destinazione d'uso dei terreni) e traguardi stabiliti ai dal protocollo di Kyoto per il 2008-2012

>SPAZIO PER TABELLA>

1) Per i gas fluorurati, la maggior parte degli Stati membri ha scelto un anno di riferimento diverso dal 1990 (ossia il 1995), avvalendosi della facoltà concessa dal protocollo di Kyoto. In questa relazione, tuttavia, è stato usato il 1990 come anno di riferimento per tutti i gas ai fini dell'analisi dell'andamento delle emissioni dell'UE, per garantire la coerenza con gli altri dati sulle emissioni.

2) Per la Danimarca, i dati rettificati in considerazione del commercio di energia elettrica nel 1990 sono riportati tra parentesi. Questi dati sono usati per verificare i progressi compiuti verso l'assolvimento degli impegni della Danimarca all'interno dell'accordo di ripartizione degli oneri dell'UE. Per calcolare il totale dell'UE sono stati usati i dati danesi non rettificati, conformemente agli orientamenti dell'UNFCCC sulla presentazione dei dati e sulla loro analisi (UNFCCC guidelines on reporting and review), adottati nel 1999 in occasione della CoP5 nel quadro della decisione 3 (FCCC/CP/1999/7).

Fonte: AEA (2001)

Germania, Regno Unito e Lussemburgo sono scesi ben al di sotto dei livelli previsti per il 2000 nell'ipotetica tabella di marcia relativa alle emissioni di CO2 (Tabella 5.2.3), mentre tutti gli altri Stati membri sono rimasti ben al di sopra dei rispettivi livelli: in particolare Danimarca, Irlanda, Spagna e Paesi Bassi li hanno superati di 10 punti percentuali o più, nel 1999 [18]. Per quattro Stati membri non esistono traguardi per le emissioni di CO2 per il 2000.

[18] Se si rettificano i dati in considerazione del commercio di elettricità (come richiesto dalla Danimarca), la Danimarca risulta appena al di sopra del traguardo relativo alle emissioni di CO2 per il 2000.

Nella maggior parte degli Stati membri, le emissioni di CO2 si sono ridotte tra il 1998 e il 1999, ma la tendenza generale che si rileva indica un aumento delle emissioni rispetto al 1990.

Tabella 5.2.3 Emissioni di CO2 in milioni di tonnellate (esclusi gli effetti della silvicoltura e dei cambiamenti nella destinazione d'uso dei terreni)

>SPAZIO PER TABELLA>

1) Cfr. nota 2 della Tabella 5.2.1.

2) Per i Paesi Bassi sono riportati tra parentesi i dati rettificati in considerazione delle variazioni di temperatura nel periodo 1990-1999. Il traguardo nazionale per i Paesi Bassi è stato fissato tenendo conto di queste rettifiche.

Fonte: AEA (2001)

La Tabella 5.2.4 illustra l'entità della riduzione delle emissioni di CH4 tra il 1990 e il 1999 nella maggior parte degli Stati membri (riduzione dovuta al minor ricorso allo smaltimento dei rifiuti solidi nel terreno, al declino delle attività di estrazione del carbone e alla riduzione del numero di capi di bestiame). Le emissioni di CH4 sono aumentate solo negli Stati beneficiari del Fondo di coesione (Grecia, Irlanda e Spagna) e in Italia. Ancora una volta, tra il 1990 e il 1999 la riduzione più consistente, in termini assoluti, si è avuta in Germania e nel Regno Unito (-70 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti). Riduzioni considerevoli, in termini relativi, sono state ottenute da Finlandia, Paesi Bassi e Austria (oltre che Germania e Regno Unito), soprattutto nel settore dei rifiuti (smaltimento in discarica).

Tabella 5.2.4 Emissioni di CH4 ed N2O in milioni di tonnellate di CO2 equivalenti

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Fonte: AEA (2001)

In Spagna le emissioni di CH4 sono cresciute del 30% tra il 1990 ed il 1999 (+ 10 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti); l'aumento è stato particolarmente accentuato nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi nel terreno (+ 76%). In Grecia e in Italia gli aumenti delle emissioni di CH4 sono attribuibili soprattutto al settore dei rifiuti, mentre in Irlanda sono riconducibili principalmente alla fermentazione enterica.

Nella maggior parte degli Stati membri, tra il 1990 ed il 1999 le emissioni di N2O sono cresciute soprattutto nel settore dei trasporti a causa della maggior diffusione delle marmitte catalitiche nelle vetture alimentate a benzina. L'aumento maggiore, in termini assoluti, si è verificato nei Paesi Bassi e in Spagna (+ 3 milioni di CO2 equivalenti in ciascuno dei due Stati). Nei Paesi Bassi l'aumento delle emissioni è da attribuirsi prevalentemente all'industria chimica e ai terreni agricoli, mentre in Spagna le emissioni di N2O sono riconducibili principalmente ai trasporti e alla gestione del letame.

Le maggiori riduzioni delle emissioni di N2O si sono avute in Germania, Regno Unito e Francia grazie soprattutto alle misure di riduzione delle emissioni nella produzione di acido adipico. Danimarca e Finlandia hanno riferito una riduzione delle emissioni di N2O principalmente nel settore agricolo (terreni agricoli).

Le emissioni di gas fluorurati sono aumentate in tutti gli Stati membri tranne il Regno Unito (Tabella 5.2.5). Questo aumento, che ha assunto proporzioni considerevoli, è dovuto al progressivo abbandono delle sostanze che impoveriscono lo strato di ozono, quali i clorofluorocarburi, in forza del protocollo di Montreal e alla loro sostituzione con gli HFC (soprattutto negli impianti di refrigerazione e condizionamento dell'aria, nella produzione di materiali espansi e come propellenti per aerosol). Le emissioni di PFC, attribuibili prevalentemente dalla produzione di semiconduttori e di alluminio primario, sono diminuite nella maggior parte degli Stati membri tra il 1990 ed il 1999, mentre le emissioni di SF6, dovute principalmente alla fusione e alla produzione di magnesio primario e secondario, nonché alla produzione e all'uso di apparecchi di comando a isolamento in gas nel settore elettrico, sono aumentate nella maggior parte degli Stati membri.

Tabella 5.2.5 Emissioni di HFC, PFC ed SF6 riferite dagli Stati membri al 1° aprile 2001 in Gg (= migliaia di tonnellate) di CO2 equivalenti

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Nota 1): Per il Belgio, i valori indicati in corsivo si riferiscono a stime ricavate dai dati sulle emissioni relativi all'anno immediatamente precedente a quello considerato.

Fonte: AEA (2001)

Oltre l'80% delle emissioni di gas fluorurati dell'UE è prodotto da cinque Stati membri (Paesi Bassi, Germania, Spagna, Francia e Regno Unito). Aumenti consistenti in termini assoluti si sono avuti in Spagna (+6 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti) e nei Paesi Bassi (+4 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti), mentre una riduzione cospicua si è verificata nel Regno Unito (-6 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti) grazie alle misure di riduzione delle emissioni nella produzione di HCFC attuate nel 1999.

La figura 5.2.5 riepiloga i risultati del confronto delle emissioni di gas ad effetto serra degli Stati membri con i rispettivi andamenti lineari verso i traguardi del 2008-2012 [19].

[19] Alcuni Stati membri hanno sottolineato che durante il periodo di adempimento degli impegni assunti a Kyoto è consentito il ricorso ai meccanismi flessibili, in aggiunta alle politiche e misure nazionali, per l'assolvimento della propria parte di impegni. Alcuni Stati membri hanno fatto ricorso ai meccanismi flessibili, ma ciò non è evidenziato negli inventari nazionali.

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Figura 5.2.5 Indicatori "distanza rispetto al traguardo" (in punti percentuali) per i traguardi fissati per gli Stati membri dell'UE nel protocollo di Kyoto e nell'accordo di ripartizione degli oneri nell'ambito dell'UE [20]

[20] Distanza percentuale rispetto all'andamento lineare verso i traguardi fissati. L'andamento lineare verso i traguardi è una linea retta che congiunge il livello di emissioni dell'anno di riferimento (1990) ai livelli fissati come obiettivo per il 2010; l'IDT (barre) indica la differenza percentuale tra i risultati effettivamente ottenuti ed i risultati che si sarebbero dovuti ottenere ipotizzando un andamento lineare delle riduzioni rispetto ai livelli del 1990.

1) Se si rettificano le emissioni di gas ad effetto serra della Danimarca in considerazione del commercio di elettricità nel 1990, l'IDT per la Danimarca risulta di 4,9 punti percentuali.

Fonte: AEA(2001)

6. Valutazione dei progressi previsti

6.1. Confronto delle proiezioni degli Stati membri con i rispettivi impegni in base all'accordo di ripartizione degli oneri nell'ambito dell'UE

Questo paragrafo confronta le ultime proiezioni degli Stati membri nello scenario "con le misure" per l'anno 2010 con gli impegni di ripartizione degli oneri nell'ambito dell'UE. Questo confronto è utile per individuare il divario tra il risultato previsto delle politiche e delle misure attuali e gli impegni che gli Stati membri e l'UE hanno assunto con il protocollo di Kyoto. Va comunque rilevato che gli scenari "con le misure" per i diversi Stati membri sono per la maggior parte non confrontabili tra loro, poiché le date limite per l'inclusione delle politiche differiscono. Il paragrafo 6.3 confronta tali proiezioni, redatte dagli Stati membri, con i risultati delle ultime analisi delle proiezioni sulle emissioni su scala comunitaria.

La Tabella 6.1.1 riassume la situazione attuale, riportando gli impegni dei singoli Stati membri e le proiezioni più recenti "con le misure" per il 2010. La tabella mostra anche il divario, ossia la differenza, tra le proiezioni "con le misure esistenti" e gli impegni assunti nell'ambito dell'accordo di ripartizione degli oneri. Le proiezioni degli Stati membri indicano che, con le misure attualmente in essere, nel 2010 le emissioni di gas ad effetto serra si saranno all'incirca stabilizzate (- 0,5%) ai livelli del 1990 nell'insieme dell'UE. Questo comporterebbe un divario pari a circa l'8% (valore effettivo 7,5%) tra gli effetti delle politiche e delle misure esistenti e il traguardo di Kyoto (318 Mt di CO2 equivalenti in termini assoluti nel 2010). Nella prima relazione sul meccanismo di controllo, le proiezioni aggregate indicavano invece una riduzione dell'1% delle emissioni, corrispondente ad un divario di circa il 7% (valore effettivo 6,6%) rispetto al traguardo di Kyoto.

Un'analisi più dettagliata mostra, però, che il contributo delle politiche e delle misure esistenti al raggiungimento dei traguardi nazionali varia notevolmente da Stato a Stato, in funzione dei diversi gradi di sviluppo delle politiche nei vari paesi. Regno Unito e Germania contribuiscono in misura considerevole alle riduzioni complessive [21]; il Regno Unito, in particolare, prevede di superare i propri impegni, grazie a misure varate già all'epoca del protocollo di Kyoto (1997). Altri paesi, invece, tra cui Austria, Irlanda, Spagna e Portogallo, dovranno compiere ancora molti sforzi per raggiungere i rispettivi traguardi.

[21] Per un esame di queste riduzioni, cfr. Greenhouse gas reductions in Germany and the UK - Coincidence or policy induced- An analysis for international climate policy (Fraunhofer Institut für Systemtechnik und Innovationsforschung (ISI), Science Policy and Technology Policy Research (SPRU) Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW), Karlsruhe, Brighton, Berlino; aprile 2001).

Sulle proiezioni grava una notevole incertezza, legata sia alle ipotesi su cui si fondano le proiezioni stesse, sia alla capacità delle politiche e delle misure di conseguire le riduzioni ipotizzate. Tale incertezza è discussa nei programmi e nelle informazioni nazionali di alcuni Stati membri, ma nella maggior parte dei casi le informazioni non sono sufficienti per quantificarla. Considerata la disparità nei contributi degli Stati membri all'assolvimento degli impegni e l'incertezza insita nelle proiezioni in quanto tali, è lecito esprimere riserve circa l'accuratezza del già identificato divario dell'8% tra le emissioni previste e il traguardo di Kyoto.

Tabella 6.1.1 Confronto tra le proiezioni delle emissioni totali "con misure" degli Stati membri (esclusi gli effetti della silvicoltura e dei cambiamenti nella destinazione d'uso dei terreni) e gli impegni di Kyoto

>SPAZIO PER TABELLA>

La Tabella 6.1.2 riporta i risultati delle proiezioni "con le misure esistenti", scomposti per gas ad effetto serra. Ne emerge che, per l'UE nel suo insieme, è previsto un aumento del 3,1% delle emissioni di CO2 tra il 1990 e il 2010, mentre per quelle di metano e protossido di azoto è prevista una riduzione consistente, rispettivamente - 31% e - 17%. Le informazioni per i gas fluorurati sono più frammentarie, perciò è difficile trarne conclusioni definitive. Tuttavia, per i paesi che hanno fornito dati, entro il 2010 è previsto un aumento di 37 Mt di CO2 equivalenti, ossia del 66%, rispetto all'anno di riferimento [22].

[22] Per le proiezioni su scala comunitaria relative ai gas fluorurati, cfr. paragrafo 6.3.

Tabella 6.1.2 Proiezioni "con misure" degli Stati membri, scomposte per gas ad effetto serra

>SPAZIO PER TABELLA>

6.2. Riepilogo delle politiche e delle misure supplementari degli Stati membri

Nel paragrafo precedente si è rilevato che le misure esistenti identificate dagli Stati membri stabilizzeranno le emissioni ai livelli del 1990, il che lascia un divario di quasi l'8% rispetto ai traguardi previsti per l'UE nel protocollo di Kyoto. L'obiettivo degli attuali programmi nazionali per il cambiamento climatico è colmare tale divario attraverso l'elaborazione e la futura attuazione di politiche e misure supplementari.

La Tabella 6.2.1 confronta le riduzioni delle emissioni necessarie per assolvere gli impegni di Kyoto con quelle che ci si attende da politiche e misure supplementari (laddove queste sono state quantificate). Dalla tabella risulta che solo nove Stati membri hanno fornito una quantificazione delle misure supplementari; gli altri sei (Belgio, Grecia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna e Svezia) non hanno fornito alcuna quantificazione.

Nell'insieme degli Stati membri, le riduzioni derivanti da misure supplementari dovrebbero ammontare, secondo le previsioni, a circa 402 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti. In tale cifra è compreso un contributo molto consistente della Germania. Se Germania e Regno Unito dovessero assolvere la propria quota di impegni nell'ambito della ripartizione degli oneri dell'UE, senza però spingersi più in là, le riduzioni connesse con le misure supplementari ammonterebbero a sole 209 Mt CO2 [23]: si creerebbe così un divario di 111 Mt di CO2 equivalenti tra le proiezioni "con misure supplementari" per il 2010 e gli impegni assunti dall'UE con il protocollo di Kyoto - divario che dovrebbe essere colmato con ulteriori, ma non ancora quantificate, misure supplementari nella maggior parte degli Stati membri o a livello di Unione europea.

[23] Questa ipotesi è formulata adottando per le riduzioni, nel caso della Germania, un valore uguale al divario che sarebbe colmato dalle misure nazionali supplementari e, nel caso del Regno Unito, un valore pari a zero, visto che in base alle proiezioni tale paese dovrebbe, con le sole misure esistenti, spingersi oltre la propria quota di impegni nell'ambito dell'accordo di ripartizione degli oneri.

Per i paesi che hanno fornito dati scomposti gas per gas, si prevede che le riduzioni supplementari saranno costituite in massima parte da riduzioni delle emissioni di CO2. In molti paesi, le politiche e le misure supplementari sono nelle prime fasi di sviluppo e sono gravate da un grado d'incertezza maggiore rispetto a quelle trattate nel paragrafo precedente, che si riferisce a politiche e misure già adottate e/o realizzate.

Tabella 6.2.1 Confronto del divario tra le proiezioni "con misure" degli Stati membri [24] e i rispettivi impegni di Kyoto, con le misure supplementari identificate

[24] Solo i nove Stati membri indicati nella tabella hanno fornito una quantificazione delle rispettive misure supplementari.

>SPAZIO PER TABELLA>

6.3. Proiezioni su scala comunitaria

Per valutare i progressi previsti degli Stati membri e dell'UE verso il conseguimento dei traguardi di Kyoto, questa relazione si è fin qui affidata per l'analisi agli scenari e alle proiezioni delle emissioni elaborati e presentati dagli Stati membri stessi. Un sistema alternativo consiste nell'usare le proiezioni su scala comunitaria, che forniscono una base comune per tutti i paesi e sono in grado di cogliere la dimensione comunitaria e internazionale dei sistemi e dei mercati dell'energia.

Questo paragrafo analizza i progressi previsti verso l'adempimento degli impegni di Kyoto sulla base delle ultime proiezioni su scala comunitaria delle emissioni di gas ad effetto serra, tratte dallo studio sulla valutazione economica degli obiettivi di riduzione delle emissioni per settore ai fini del cambiamento climatico [25]. Le proiezioni riguardanti le emissioni di CO2 da fonti energetiche sono state elaborate utilizzando il modello PRIMES relativo ai sistemi energetici [26], mentre le proiezioni riguardanti le altre emissioni sono state elaborate utilizzando i fattori di attività e di emissione.

[25] Economic Evaluation of Sectoral Emission Reduction Objectives for Climate Change: Summary Report for Policy Makers, K Blok, D de Jager e Chris Hendriks, marzo 2001, http://europa.eu.int/comm/environment/enveco/climate_change/sectoral_objectives.htm

[26] Utilizzato per l'analisi Shared Analysis for UE energy scenarios for 2020 (DG Energia e trasporti, 1999) (http://www.shared-analysis.fhg.de), elaborato ed aggiornato dall'Università tecnica nazionale di Atene, Grecia.

La Tabella 6.3.1 riporta le emissioni nel 1990/1995, le proiezioni su scala comunitaria per il 2010 e la variazione percentuale.

Tabella 6.3.1 Emissioni nell'anno di riferimento e nel 2010 secondo le proiezioni su scala comunitaria

>SPAZIO PER TABELLA>

a Le emissioni si riferiscono al 1990 per tutti i gas tranne i gas fluorurati, per i quali l'anno di riferimento è il 1995. I valori indicati sono tratti dallo studio e sono leggermente diversi da quelli riferiti nella presente comunicazione.

b Emissioni di gas ad effetto serra diversi dal CO2 prodotte dall'estrazione di combustibili fossili, dai trasporti e dalla distribuzione.

c In questo totale sono incluse le emissioni prodotte dall'aviazione internazionale, perché i dati disponibili non sono sufficienti a consentirne lo scorporo. Tali emissioni non sono invece incluse negli inventari nazionali e nei dati sulle proiezioni riportati in altri punti di questa relazione, perché le emissioni prodotte dai trasporti internazionali non sono contemplate dal protocollo di Kyoto.

Fonte: studio sugli obiettivi per settore 2001.

Per le emissioni totali di gas ad effetto serra dell'UE è previsto un aumento dell'1% rispetto all'anno di riferimento; tale aumento è attribuibile soprattutto alla maggior produzione di energia necessaria per coprire l'aumento della domanda nei settori dei trasporti e dei servizi. Negli altri settori, le emissioni dovrebbero diminuire.

Per le emissioni del settore dei trasporti, anche tenendo conto dell'accordo con l'ACEA [27], è previsto un aumento del 31% tra l'anno di riferimento e il 2010, a causa del forte incremento dei trasporti stradali e aerei. Anche le emissioni del settore dei servizi dovrebbero crescere, per effetto del notevole aumento del numero dei fabbricati. Nell'industria le emissioni totali dovrebbero diminuire del 15%; la riduzione riguarderà soprattutto il CO2, grazie all'uso di combustibili meno inquinanti, e l'N2O, grazie a miglioramenti dei processi produttivi (le emissioni sono già notevolmente diminuite rispetto al 1990). Per i gas fluorurati è invece previsto un leggero aumento.

[27] L'Associazione europea dei costruttori di autoveicoli (ACEA) e le omologhe associazioni giapponese e coreana (Jama e Kama) hanno concluso con l'UE un accordo che prevede entro il 2008/2009 la riduzione a 140 g/km delle emissioni medie di CO2 delle autovetture di nuova costruzione.

Nel settore delle abitazioni le emissioni dovrebbero rimanere stabili malgrado l'aumento del numero di alloggi, grazie a miglioramenti dell'efficienza energetica. Nei settori agricolo e dei rifiuti è prevista invece una riduzione delle emissioni dovuta agli effetti di politiche esistenti come l'Agenda 2000 nell'agricoltura e la direttiva sulle discariche nel settore dei rifiuti.

Le proiezioni dell'UE sono simili a quelle che si ottengono aggregando le proiezioni degli Stati membri, ma il confronto a livello di singolo Stato membro rivela in qualche caso differenze considerevoli (figura 6.3.1): per alcuni paesi lo studio sugli obiettivi settoriali indica livelli superiori rispetto alle proiezioni degli Stati membri (nel caso della Danimarca, ad esempio, +27 punti percentuali), mentre per altri indica livelli inferiori (nel caso del Portogallo, ad esempio, -16 punti percentuali).

Figura 6.3.1 Confronto delle proiezioni degli Stati membri con le proiezioni disaggregate dello studio sugli obiettivi settoriali relativamente alle emissioni totali di GHG per il 2010

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Non è possibile effettuare un confronto completo a questo livello con le proiezioni degli Stati membri, perché non tutti gli Stati membri presentano le proiezioni settore per settore e perché le definizioni usate per i settori variano. Il Centro tematico europeo per le emissioni nell'atmosfera e il cambiamento climatico dell'AEA [28], comunque, sta preparando un confronto per i settori su cui gli Stati membri hanno fornito più dati. Le proiezioni aggregate relative agli Stati membri per i quali sono disponibili informazioni indicano una diminuzione del 17% nelle industrie energetiche (contro un aumento dell'1% nelle proiezioni comunitarie), dell'8% nell'agricoltura (contro il 5% nelle proiezioni su scala comunitaria), del 38% nei rifiuti (contro il 17% nelle proiezioni comunitarie) e un aumento del 25% nei trasporti (contro il 31% nelle proiezioni comunitarie). Nelle proiezioni degli Stati membri sono inclusi gli effetti delle politiche e misure nazionali, nonché di alcune delle politiche e misure comuni e coordinate indicate nello studio sugli obiettivi per settore.

[28] Analysis and comparison of national and UE-wide projections of greenhouse gas emissions, relazione dell'AEA, progetto, luglio 2001.

Dall'analisi attualmente in corso in merito alle differenze metodologiche tra le proiezioni degli Stati membri e le proiezioni su scala comunitaria si rileva la necessità di una "razionalizzazione" dei metodi di previsione.

La scomposizione per gas delle proiezioni su scala comunitaria è riportata nella Tabella 6.3.2. Per il biossido di carbonio ed i gas fluorurati è previsto un aumento, mentre per il metano e il protossido di azoto è prevista una diminuzione.

Tabella 6.3.2 Emissioni nell'anno di riferimento, proiezioni per il 2010 su scala comunitaria e differenza percentuale rispetto alle proiezioni aggregate degli Stati membri

>SPAZIO PER TABELLA>

Fonte: studio sugli obiettivi settoriali 2001

a Per le emissioni di CO2 da fonti energetiche e da altre fonti

Nella ripartizione tra i vari gas ad effetto serra (figura 6.3.2), lo studio sugli obiettivi settoriali prevede per le emissioni di CO2 un aumento del 4,1% [29], mentre le proiezioni degli Stati membri indicano un incremento leggermente inferiore, pari al 3%. Per le emissioni di CH4, gli Stati membri prevedono una diminuzione del 31%, superiore a quella prevista nello studio sugli obiettivi per settore. Le proiezioni relative alle emissioni di N2O sono invece allineate.

[29] In questo valore sono compresi gli effetti dell'accordo con i costruttori di autoveicoli. Si calcola che in assenza di questo accordo le emissioni di CO2 nel 2010 sarebbero state superiori del 6,7 % rispetto ai livelli del 1990.

Figura 6.3.2 Confronto delle emissioni di GHG nell'UE a 15 previste per il 2010 nelle proiezioni aggregate degli Stati membri e nelle proiezioni dello studio sugli obiettivi settoriali

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Entrambe le serie di proiezioni prevedono anche un aumento notevole delle emissioni di gas fluorurati tra il 1990 e il 2010 (+73% secondo lo studio sugli obiettivi per settore e +66% secondo gli Stati membri), anche se, come osservato nel paragrafo 6.1, i dati forniti dagli Stati membri per questi gas sono incompleti.

6.4. Misure supplementari identificate nello studio su scala comunitaria

Lo studio sugli obiettivi settoriali ha identificato una serie di misure di carattere prevalentemente tecnico che permetterebbero di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra, indicandone le potenzialità (in Mt di CO2 equivalenti) ed i costi (in euro/tonnellata di CO2 equivalente abbattuta). È stata quindi usata una particolare metodologia per stabilire quali misure potrebbero essere attuate per conseguire al minor costo l'obiettivo di riduzione dell'8% previsto dal protocollo di Kyoto. Lo studio è giunto alla conclusione che l'obiettivo di Kyoto potrebbe essere raggiunto ad un costo marginale di 20 euro/tonnellata di CO2 equivalenti abbattuta, prevedendo a questo scopo anche il ricorso ad un meccanismo di scambio dei diritti di emissione a livello di UE. I costi dell'adempimento con questo tipo di approccio ammonterebbero a 3,7 miliardi di euro all'anno per il periodo 2008-2012 (0,06% del PIL dell'UE nel 2010). Si tratta in realtà di una stima calcolata per eccesso, non tenendo conto dei vantaggi economici derivanti dall'uso a livello internazionale dei meccanismi flessibili del protocollo di Kyoto né del contributo dei pozzi di assorbimento che la CoP6 di Bonn ha deciso di ritenere validi ai fini dell'applicazione del protocollo di Kyoto.

L'attuazione di queste misure tecniche sarà stimolata tra l'altro in parte dalle politiche e dalle misure indicate dall'ECCP (cfr. paragrafo 6.6). Le misure supplementari in fase avanzata di preparazione indicate dall'ECCP hanno un potenziale tecnico di riduzione simile al potenziale identificato nello studio sugli obiettivi settoriali corrispondenti; i due approcci sono quindi sovrapponibili.

6.5. Ipotesi più importanti contenute nei modelli

Le differenze tra le proiezioni degli Stati membri e le proiezioni a livello di UE sono dovute in parte al fatto che esse si basano su ipotesi diverse circa le politiche, le misure ed i parametri considerati, ed in parte all'uso di metodologie diverse. La Tabella 6.5.1 riporta i parametri fondamentali utilizzati nelle proiezioni degli Stati membri, mentre la Tabella 6.5.2 pone a confronto la crescita del PIL e della popolazione ipotizzata nelle proiezioni degli Stati membri e nelle proiezioni a livello di UE. Le ipotesi relative alla crescita del PIL sono grossomodo sovrapponibili: la crescita annua prevista nella maggior parte dei paesi è del 2%, anche se alcuni Stati membri ipotizzano una crescita maggiore. Anche le ipotesi relative alla crescita della popolazione sono concordanti, mentre quelle riguardanti i prezzi internazionali del petrolio sono decisamente difformi. Probabilmente, questo si spiega almeno in parte con il diverso periodo in cui queste ipotesi sono state formulate, tenuto conto delle ampie fluttuazioni registrate ultimamente nei prezzi petroliferi.

Tabella 6.5.1 Parametri più importanti ipotizzati nelle proiezioni di alcuni Stati membri

>SPAZIO PER TABELLA>

a 1995 - 2010

b 1990 - 2010

c 1997 - 2010

Le differenze rilevabili sono dovute a vari fattori, tra cui gli scenari scelti relativamente lo sviluppo globale dell'economia. Gli effetti del PIL sulle proiezioni variano da Stato a Stato e potrebbero avere riflessi importanti sulle proiezioni, ma è improbabile che siano l'unica ragione delle differenze rilevate.

Tabella 6.5.2 Confronto dei parametri più importanti ipotizzati nelle proiezioni degli Stati membri e nelle proiezioni a livello di UE

>SPAZIO PER TABELLA>

Un confronto più dettagliato delle proiezioni è previsto per il 2002 nell'ambito del meccanismo di controllo, sulla scorta delle proiezioni che gli Stati membri presenteranno nella terza tornata di comunicazioni nazionali.

6.6. Politiche e misure a livello di UE

Nei paragrafi che seguono sono descritti il quadro politico e la strategia dell'Unione europea per lo sviluppo sostenibile e le relative implicazioni per il cambiamento climatico. Vengono inoltre presentate sinteticamente le misure e le politiche concrete che verranno attuate nella fase di preparazione al primo periodo di adempimento (2008-2012). In questa sede non sono riportate descrizioni dettagliate, poiché queste sono già contenute nella terza comunicazione nazionale della Comunità europea all'UNFCCC [30].

[30] Terza comunicazione nazionale che le parti (compresa la CE) devono presentare nel novembre 2001 al segretariato dell'UNFCCC e che sarà pubblicata sul sito web: http://www.unfccc.de/index.html.

6.6.1. Da Cardiff e Göteborg a Barcellona

Nel 1998 il Consiglio europeo di Cardiff ha avviato una nuova iniziativa volta ad integrare in maniera più efficace l'ambiente e lo sviluppo sostenibile nelle politiche settoriali. Il concetto principale che sottende questa iniziativa è che la tutela dell'ambiente non deve più essere appannaggio delle autorità ambientali ma deve essere inserita nelle diverse politiche settoriali affinché se ne tenga conto nell'elaborazione e nell'attuazione delle misure connesse. La definizione di opportuni traguardi, scadenze o procedure di controllo che prevedano l'uso di indicatori dovrebbe garantire la trasparenza e permettere di stabilire priorità più adeguate, nonché assicurare un maggiore impulso a livello politico.

Da allora si sono registrati notevoli progressi in questa iniziativa (nota come "processo di Cardiff"). Il Consiglio ha adottato per il momento una serie di strategie di integrazione della dimensione ambientale nelle aree dell'energia, dei trasporti e dell'agricoltura; relazioni del Consiglio sono state adottate nei settori dell'industria, del mercato interno, dello sviluppo e dell'economia/finanza. Inoltre, sono in fase di elaborazione strategie del Consiglio per la pesca e del Consiglio Affari generali.

Il Consiglio europeo di Göteborg del giugno 2001 ha insistito sulla necessità di proseguire il processo di integrazione ed ha approvato la strategia dell'UE per lo sviluppo sostenibile, rafforzando così le politiche economiche, sociali e ambientali. Al Consiglio di Barcellona che si terrà nella primavera del 2002, i progressi nella realizzazione della strategia per lo sviluppo sostenibile serviranno come base per la valutazione dello sviluppo sostenibile. Lo stesso Consiglio farà parte dei preparativi dell'UE per il vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile in programma per il 2002. I capi di Stato e di governo hanno confermato a Göteborg che la lotta ai cambiamenti climatici dovrà essere un elemento prioritario della strategia dell'UE per lo sviluppo sostenibile e hanno ribadito la ferma volontà dell'UE di assolvere gli impegni assunti con il protocollo di Kyoto.

6.6.2. Strategia dell'Unione europea per lo sviluppo sostenibile [31] e Sesto programma di azione per l'ambiente

[31] http://europa.eu.int/comm/environment/eussd/index.htm.

La strategia dell'UE per lo sviluppo sostenibile si basa sulla comunicazione della Commissione intitolata "Sviluppo sostenibile in Europa per un mondo migliore: strategia dell'Unione europea per lo sviluppo sostenibile". Essa è incentrata su un numero limitato di problemi che rappresentano minacce gravi o irreversibili per il futuro benessere della società europea. Il cambiamento climatico è una delle aree in cui è necessario intervenire con maggiore urgenza.

Il Sesto programma di azione per l'ambiente [32] fissa una serie di priorità ed obiettivi ambientali a lungo termine che dovranno essere elementi imprescindibili della strategia comunitaria per lo sviluppo sostenibile. La lotta al cambiamento climatico è uno dei quattro obiettivi fondamentali individuati. Sia il Sesto programma di azione che la strategia per lo sviluppo sostenibile insistono sull'importanza di una ratifica in tempi brevi del protocollo di Kyoto e di una sua entrata in vigore entro il 2002 (Rio+10). Essi riconoscono inoltre la necessità di proseguire lungo il cammino iniziato anche dopo il primo periodo di adempimento degli impegni di Kyoto, proponendo una riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra del 20-40%, rispetto ai livelli del 1990, entro il 2020.

[32] Sesto programma di azione per l'ambiente della Comunità europea - "Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta", comunicazione COM (2001) 31 def., 2001.

Tra le aree di intervento politico a livello di UE e di singoli Stati membri, le più importanti sono:

* fissazione di obiettivi ambientali più ambiziosi per la tassazione dell'energia, finalizzata alla completa internalizzazione dei costi esterni;

* promozione dell'uso di fonti di energia rinnovabili anche attraverso il ricorso ad incentivi, al fine di portare indicativamente al 12% il contributo di tali fonti al bilancio energetico entro il 2010;

* introduzione di incentivi per la diffusione della cogenerazione di energia elettrica e termica ed attuazione di misure miranti a raddoppiare la quota complessiva della cogenerazione nell'insieme della Comunità, portandola al 18% della produzione totale lorda di elettricità;

* prevenzione e riduzione delle emissioni di metano provenienti dalla produzione e dalla distribuzione di energia;

* identificazione e realizzazione di azioni specifiche per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra prodotte dall'aviazione, se simili azioni non saranno decise entro il 2002 dall'Organizzazione dell'aviazione civile internazionale;

* promozione del passaggio a forme di trasporto più efficienti e più pulite, anche attraverso il miglioramento dell'organizzazione e della logistica;

* promozione dello sviluppo e dell'uso di combustibili alternativi, al fine di aumentare in modo progressivo e consistente la quota da essi rappresentata, come pure di veicoli con consumi di carburante ridotti;

* promozione di misure intese a far sì che i prezzi dei trasporti riflettano per intero i costi ambientali;

* promozione dello sviluppo di alternative ecologiche e tecnicamente fattibili per ridurre le emissioni, interrompere gradualmente la produzione (ove ciò risulti opportuno e realizzabile) e ridurre l'uso dei gas industriali fluorurati HFC (idrofluorocarburi), PFC (perfluorocarburi) ed SF6 (esafluoruro di zolfo);

* istituzione di un quadro comunitario per lo sviluppo di un meccanismo efficace di scambio dei diritti di emissione di CO2;

* miglioramento del controllo dei gas ad effetto serra e dei progressi compiuti verso l'assolvimento degli impegni degli Stati membri ai sensi dell'accordo interno di ripartizione degli oneri;

* realizzazione quanto prima possibile di un inventario e di un esame delle sovvenzioni che disincentivano un uso efficiente e sostenibile dell'energia, con l'obiettivo di una loro progressiva abolizione.

6.6.3. Programma europeo per il cambiamento climatico (ECCP)

Il Programma europeo per il cambiamento climatico è stato istituito per individuare le misure più efficaci, sul piano sia ambientale che dei costi, ai fini del raggiungimento dei traguardi dell'UE. Il programma, che prevede la consultazione di tutte le parti interessate, è incentrato su alcune aree prioritarie: energia, trasporti, industria, ricerca e agricoltura e scambio dei diritti di emissione all'interno dell'UE. Una parte consistente dei lavori previsti nell'ambito dell'ECCP è già stata ultimata (cfr. relazione sul programma ECCP, pubblicata nel giugno 2001) [33]. Il programma è complementare al Sesto programma di azione per l'ambiente e alla strategia dell'UE per lo sviluppo sostenibile e ne integra il contenuto.

[33] http://europa.eu.int/comm/environment/climat/eccp.htm

Nell'ambito dell'ECCP sono state vagliate complessivamente più di 40 misure utilizzando criteri di selezione quali la convenienza economica ed i tempi di realizzazione. Di queste misure, otto sono in fase avanzata di preparazione:

* direttiva quadro per un meccanismo comunitario di scambio dei diritti di emissione;

* direttiva sui biocombustibili;

* direttiva per la promozione delle fonti energetiche rinnovabili (RES-E);

* direttiva sul rendimento energetico nell'edilizia;

* direttiva sull'uso di criteri di efficienza energetica negli appalti pubblici;

* modifica della direttiva 93/76/CEE (Save);

* campagna di lancio e campagna di sensibilizzazione in materia di efficienza energetica;

* direttiva quadro sui gas fluorurati.

Complessivamente, queste misure hanno un potenziale di riduzione delle emissioni di circa 240 Mt di CO2 equivalenti a costi accettabili, che potrebbe concretizzarsi entro il 2010. Questo però dipenderà da vari fattori, tra cui l'accordo politico sulle misure, i tempi di attuazione, l'accettazione da parte dei cittadini e la sovrapposizione alle politiche degli Stati membri. Esistono poi altre misure, la cui elaborazione però è ancora in fase iniziale, il cui potenziale tecnico potrà verosimilmente realizzarsi in tempi più lunghi. Se si riuscisse a concretizzare entro il 2010 il potenziale delle otto misure indicate, su permetterebbero di ridurre le emissioni di circa il 5%, rispetto all'8% stabilito a Kyoto, fornendo così un valido contributo alle politiche e alle misure interne degli Stati membri.

L'elenco riportato va considerato nel contesto dell'impegno della Commissione volto a integrare la dimensione ambientale negli altri settori. Tra le iniziative più recenti vale la pena di ricordare una proposta di direttiva volta ad accelerare la liberalizzazione dei mercati dell'elettricità e del gas naturale nell'UE [34], un piano d'azione per migliorare l'efficienza energetica nella Comunità [35], un Libro verde sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico [36], la revisione degli orientamenti in materia di aiuti statali per la protezione ambientale [37] ed un Libro bianco su una politica comune dei trasporti [38]. Il Libro verde della Commissione sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico annovera la lotta al riscaldamento globale tra le massime priorità. Nel documento viene individuato un pacchetto di misure destinate ad aumentare l'efficienza energetica a livello di offerta e di domanda e a sviluppare fonti di energia nuove e rinnovabili. Il Libro bianco della Commissione sulla politica comune dei trasporti afferma la necessità di integrare i trasporti nel contesto dello sviluppo sostenibile ed elenca una serie di misure tese a riequilibrare il ricorso alle varie modalità di trasporto, in particolare incentivando il passaggio dal trasporto su strada e aereo a modalità più ecologiche come il trasporto ferroviario e per vie navigabili. In questo modo dovrebbe essere possibile ridurre l'aumento delle emissioni di gas ad effetto serra prodotte dalle fonti principali del settore dei trasporti. Una proposta meno recente ma ancora estremamente attuale riguardo alla tassazione dei prodotti energetici è stata ripresa in Consiglio e la Commissione è ancora fermamente convinta della validità dell'impostazione su cui essa si basa.

[34] Comunicazione della Commissione Completamento del mercato interno dell'energia.

[35] Piano d'azione per migliorare l'efficienza energetica nella Comunità europea, COM(2000)247 def.

[36] Libro verde Verso una strategia europea di sicurezza dell'approvvigionamento energetico, COM(2000)769 def.

[37] Disciplina comunitaria sugli aiuti di Stato per la tutela dell'ambiente, 2001/C37/03, GU C 37 del 3.2.2001, pag. 3.

[38] La politica europea dei trasporti fino al 2010: il momento delle scelte, COM(2001)370.

L'iniziativa della Commissione che istituisce lo Spazio europeo della ricerca e il nuovo programma quadro di ricerca attribuiscono una rilevante importanza alla ricerca e allo sviluppo tecnologico in materia di cambiamenti climatici. A ciò si aggiunge l'iniziativa riguardante il monitoraggio globale per l'ambiente e la sicurezza (GMES), che potrebbe essere un altro strumento utile per attuare adeguatamente le politiche in materia di clima in Europa.

6.6.4. Il cammino da percorrere

La sesta Conferenza delle Parti firmatarie della Convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici (CoP6), ripresa a Bonn nel luglio 2001, ha segnato un successo importante: l'accordo politico sulle questioni ancora in sospeso riguardo all'attuazione del protocollo di Kyoto. In occasione della settima conferenza, in programma a Marrakech nel novembre 2001, dovrebbe completarsi la conversione dell'accordo in atto giuridico formale.

Il ruolo di leadership assunto dall'UE nella seconda parte della CoP6, svoltasi a Bonn, è stato determinante ai fini dell'esito positivo della conferenza. Il successo ha dimostrato la validità dell'approccio multilaterale di fronte ai pericoli che incombono sull'ambiente a livello mondiale. A questo punto, è essenziale mantenere l'impulso e dar prova di determinazione nel seguire le linee direttrici tracciate dai capi di Stato e di governo a Göteborg.

La Commissione ha recentemente adottato un pacchetto di misure inteso a mantenere l'impulso e il ruolo di leadership assunto dall'UE:

1) una proposta di decisione del Consiglio sulla ratifica, a nome della Comunità europea, del protocollo di Kyoto; COM(2001)579.

2) una proposta di direttiva sullo scambio dei diritti di emissione dei gas ad effetto serra all'interno dell'UE; COM(2001)581.

3) una comunicazione in cui si illustra la serie concreta di misure di attuazione da prevedere nei prossimi 24 mesi per assolvere gli impegni assunti dalla Comunità ai sensi del protocollo di Kyoto; COM(2001)580.

Un elemento importante di questa serie di misure di attuazione è una proposta di revisione del meccanismo di controllo di cui alla decisione 93/389/CEE del Consiglio, modificata dalla decisione 1999/296/CE. Tale revisione dovrà tenere conto dei progressi compiuti nella valutazione delle politiche e delle misure nell'attuale sistema e di alcuni nuovi elementi, contemplati dal protocollo di Kyoto, per i quali sono in corso di elaborazione norme e procedure. I punti che dovranno essere esaminati in occasione di una futura revisione riguardano alcuni obblighi aggiuntivi in materia di controllo e comunicazione dei dati, in particolare nell'ambito del meccanismo per lo scambio dei diritti di emissione nell'UE. La discussione di questi punti ha già avuto inizio in seno al comitato per il meccanismo di controllo.

Glossario, abbreviazioni e unità di misura

AEA // Agenzia europea dell'ambiente

CCSM // Politiche e misure comuni e coordinate a livello comunitario

CH4 // Metano

HP // Cogenerazione di energia elettrica e termica

CO2 // Biossido di carbonio, anidride carbonica

op // Conferenza delle Parti

CRF // Formato comune per la trasmissione delle relazioni (Common Reporting Format)

ECCP // Programma europeo per il cambiamento climatico, che ha come obiettivo l'identificazione e lo sviluppo di tutti gli elementi necessari per una strategia dell'Unione europea per l'attuazione del protocollo di Kyoto

Emissioni // Immissione in atmosfera di gas ad effetto serra e/o dei relativi precursori in una regione specifica e in un dato periodo di tempo

Fonte // Processo o attività che immette nell'atmosfera un gas ad effetto serra, un aerosol o un precursore di gas ad effetto serra

Gas ad effetto serra // I componenti gassosi dell'atmosfera, di origine naturale o antropica, che assorbono e rimettono raggi infrarossi

Gas fluorurati di origine industriale // HFC PFC e SF6

GHG // Gas ad effetto serra

HFC // Idrofluorocarburi

IDT // Distanza percentuale rispetto all'andamento lineare verso i traguardi fissati. L'andamento lineare verso i traguardi fissati è una linea retta che congiunge il livello delle emissioni dell'anno di riferimento (1990) ai livelli fissati come obiettivo per il 2010; i valori percentuali dell'IDT indicano la differenza tra i risultati effettivamente ottenuti ed i risultati che si sarebbero dovuti ottenere, ipotizzando un andamento lineare delle riduzioni ai livelli del 1990

IPCC // Gruppo intergovernativo per il cambiamento climatico

LUCF // Cambiamenti nella destinazione d'uso dei terreni e silvicoltura

Meccanismo di controllo // Strumento che consente di valutare accuratamente e con regolarità i progressi realizzati verso l'assolvimento degli impegni della Comunità nell'ambito della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e del protocollo di Kyoto

Metodo "IPCC Tier 1" // Il metodo "IPCC Tier 1" è un approccio di base per individuare le principali categorie di fonti di emissione, ovvero le categorie di fonti che esercitano un'influenza rilevante sul calcolo dei gas a effetto serra totali di un paese in termini di livello assoluto di emissioni, andamento delle emissioni o entrambi (cfr. IPCC (2000) Good Practice Guidance and Uncertainty Management in National Greenhouse Gas Inventories, capitolo 7, Gruppo intergovernativo per il cambiamento climatico)

N2O // Protossido di azoto

PFC // Perfluorocarburi

PIL // Prodotto interno lordo

Pozzo di assorbimento // Processo, attività o meccanismo che consente di eliminare dall'atmosfera un gas ad effetto serra, un aerosol o un precursore di gas ad effetto serra

Progressi effettivi // I progressi effettivi si calcolano sulla base degli inventari delle emissioni degli Stati membri e della Comunità confrontando gli inventari relativi all'anno di riferimento con gli inventari più recenti disponibili, in modo da stabilire l'andamento effettivo delle emissioni, e con gli obiettivi in materia di emissioni fissati a livello di Stati membri e di Comunità

Progressi previsti // I progressi previsti si calcolano passando in rassegna e valutando le politiche e le misure già adottate e future (pianificate o in corso di discussione), a livello sia nazionale che comunitario. La valutazione si basa sulle proiezioni relative alle emissioni degli Stati membri e della Comunità

Protocollo di Kyoto // Cfr. Ripartizione dell'onere nell'ambito dell'UE

Ripartizione degli oneri nell'ambito dell'UE // Il protocollo di Kyoto alla convenzione UNFCCC fissa traguardi vincolanti differenziati in materia di emissioni per alcune parti, ivi compresa la Comunità europea. Con il protocollo, la CE si è impegnata a ridurre le proprie emissioni di gas ad effetto serra dell'8% rispetto ai valori del 1990 entro il 2008-2012. Questo traguardo complessivo è stato ripartito, in maniera differenziata, tra i singoli Stati membri nell'ambito del meccanismo di ripartizione degli oneri approvato dal Consiglio dei ministri nel giugno 1998

SF6 // Esafluoruro di zolfo

UNFCCC // Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici

t 1 tonnellata (metrica) = 1 megagrammo (Mg) = 106 g

Mg 1 megagrammo = 106 g = 1 tonnellata (t)

Mt 1 megatonnellata (Mt) = 1012 g = 1 teragrammo (Tg)