52000AR0346(01)

Parere del Comitato delle regioni in merito alla "Proposta di regolamento del Consiglio relativo all'organizzazione comune del mercato del riso"

Gazzetta ufficiale n. 144 del 16/05/2001 pag. 0009 - 0010


Parere del Comitato delle regioni in merito:

- alla "Proposta di regolamento del Consiglio relativo all'organizzazione comune del mercato del riso", e

- alla "Proposta di regolamento del Consiglio che modifica il Regolamento (CE) n. 1251/1999, che istituisce un regime di sostegno a favore dei coltivatori di taluni seminativi, per includervi il riso"

(2001/C 144/03)

IL COMITATO DELLE REGIONI,

vista la "Proposta di regolamento del Consiglio relativo all'organizzazione comune del mercato del riso" [COM(1999) 278 def. - 2000/0051 (CNS)];

vista la "Proposta di regolamento del Consiglio che modifica il Regolamento (CE) n. 1251/1999, che istituisce un regime di sostegno a favore dei coltivatori di taluni seminativi, per includervi il riso" [COM(2000) 278 def. - 2000/0052 (CNS)];

visto il parere del Comitato economico e sociale in materia (CES 1200/2000) adottato il 19 ottobre 2000;

vista la decisione del Consiglio, del 19 giugno 2000, di consultare il Comitato conformemente al disposto dell'articolo 265, primo comma del trattato che istituisce la Comunità europea;

vista la decisione del proprio Ufficio di presidenza, del 13 giugno 2000, di incaricare la Commissione 2 "Agricoltura, sviluppo rurale e pesca" della preparazione del documento;

visto il progetto di parere adottato dalla Commissione 2 il 25 ottobre 2000 (CdR 346/2000 riv. 1) (Relatrice: Aubert, Membro del Consiglio regionale della Provenza-Alpi-Costa Azzurra, F,PES),

ha adottato il seguente parere il 14 dicembre 2000, nel corso della 36a sessione plenaria.

Il Comitato delle regioni

1. condivide il giudizio della Commissione sullo squilibrio che regna attualmente nel mercato del riso, accompagnato da sempre maggiori quantitativi giacenti all'intervento che comportano costi ogni anno più gravosi. Non ritiene però che le soluzioni proposte dalla Commissione siano in grado di conseguire l'obiettivo del riequilibrio del mercato e teme per la sopravvivenza della produzione risicola nell'Unione;

2. sottolinea che il riso non è una coltura comparabile agli altri cereali: benché infatti la sua produttività sia più elevata, presenta costi di produzione di gran lunga superiori. La sua integrazione nel regime generale dei seminativi potrebbe rivelarsi dannosa per il settore. Per quanto la risicoltura sia meccanizzata, la sua specificità è ancora tale da farne la coltura cerealicola a maggiore intensità di manodopera;

3. ritiene che sarebbe incomprensibile se il trattamento differenziato riservato al granturco in quanto coltura irrigata non fosse esteso anche al riso, i cui costi di produzione sono identici, se non superiori, e il cui ruolo sociale, ambientale e di gestione del territorio è determinante nelle zone europee di produzione;

4. fa tuttavia osservare che l'abolizione del regime di intervento soltanto nel settore del riso metterebbe i risicoltori in posizione di debolezza rispetto all'industria all'atto della fissazione dei prezzi. Il prezzo di intervento infatti ha sempre funzionato come prezzo indicativo di mercato, un fatto riconosciuto dalla Commissione. Per i produttori di riso il ricorso all'intervento di questi ultimi anni è frutto più di accordi internazionali sfavorevoli che delle pratiche da loro adottate. Per di più, fissare il pagamento per superficie a 63 EUR/t non consentirebbe di mantenere i livelli di reddito dei produttori e condurrebbe al fallimento diverse aziende agricole;

5. sostiene che, poiché non possono essere fornite garanzie né sull'apertura di negoziati internazionali con i principali partner commerciali dell'Unione europea né sulle loro conclusioni, per assicurare il futuro del settore in Europa sarebbe più prudente negoziare nuovi dazi fissi all'importazione prima di sopprimere l'intervento e procedere ad una riforma solo una volta che i vari partner internazionali avranno raggiunto un accordo su tali dazi;

6. come indica il parere del Comitato economico e sociale, ritiene infondato il timore della Commissione di vedere aumentare l'area di coltivazione del riso, dato che le particolari condizioni e la meccanizzazione specializzata che esige questo tipo di coltura non permettono di riconvertirla in colture alternative. Infatti la maggior parte delle zone risicole tradizionali sono zone di terreni poco profondi, paludose, con un insufficiente drenaggio interno e superficiale, oppure zone alluvionali ai margini di un fiume, con terreni formati da sedimenti marini e con un alto grado di salinità nella falda freatica. I problemi di saturazione idrica nelle prime e di salinità nelle seconde non permettono colture diverse dal riso. Del resto, l'allagamento è indispensabile per impedire la salita della falda freatica ed evitare in tal modo l'assorbimento di sodio nelle molecole di argilla, fenomeno che porta al loro disgregamento, vale a dire ad una perdita di coesione e di struttura del suolo che lo rende inadatto a qualsiasi coltura. Dal punto di vista agronomico, la messa a riposo non è adatta alla risicoltura e anzi, in molte delle attuali zone di produzione, può risultare un fattore di grave squilibrio per l'ambiente;

7. come precisa il Comitato economico e sociale, segnala che, secondo la Commissione, l'ammasso privato può far parte delle misure che il comitato di gestione per i cereali sarà abilitato a prendere in caso di aumento o diminuzione sensibili e potenzialmente persistenti dei prezzi di mercato. Si tratta di una disposizione facoltativa molto vaga e generica che potrebbe figurare tra le "Disposizioni generali" ma certamente non nel titolo "Mercato interno", come nel caso delle rimanenti OCM. Oltretutto, nella scheda finanziaria, la Commissione non prevede un bilancio apposito per l'ammasso privato. Il Comitato invita la Commissione a chiarire e a quantificare ciò che intende per "aiuto all'ammasso privato" in caso di crisi del settore;

8. sottolinea che l'uso obbligatorio di sementi certificate costituisce un inutile aggravio di spesa che avvantaggia solo le imprese fornitrici di sementi. L'agricoltore utilizza sempre sementi certificate per una parte dei casi e, per il resto, sementi selezionate di sua produzione, poiché la densità della semina dipende dalla temperatura all'inizio dell'operazione e nel corso della stessa;

9. fa tuttavia osservare che, nelle regioni dell'Europa meridionale, la produzione di riso svolge un ruolo determinante sotto i profili dell'attività economica e della conservazione dei posti di lavoro. Per di più le proprietà hanno spesso dimensioni medio-piccole e a volte, come in Spagna, in Portogallo e in Grecia, si tratta di aziende di superficie molto ridotta, spesso inferiore a 10 ha. Questi piccoli produttori ricavano quindi dalla risicoltura gran parte del proprio reddito agricolo. Senza prezzo d'intervento la sopravvivenza di tali aziende sarebbe in pericolo;

10. ritiene che la risicoltura sia un fattore fondamentale per la conservazione delle zone umide in alcune regioni dell'Europa meridionale. Essa contribuisce infatti alla conservazione di un ecosistema che assicura la presenza di una fauna e di una flora ricche e specifiche, che si sono sviluppate in simbiosi con le pratiche risicole. Garantire la conservazione delle zone umide significa anche garantire la conservazione di paesaggi unici legati alla coltivazione del riso;

11. giudica essenziale che la Commissione preveda, da un lato, una diminuzione di 25000 t delle importazioni di riso in seguito ad una modifica dei dazi doganali e, dall'altro, una corrispondente diminuzione della produzione comunitaria attraverso la messa a riposo. A giudizio del Comitato il risultato finale perseguito, essendo incerto, non giustifica l'adozione di misure che rischierebbero di compromettere una coltura che, pur essendo marginale rispetto alle altre produzioni cerealicole, è comunque indispensabile all'equilibrio economico, ambientale e paesaggistico di alcune regioni dell'Europa meridionale.

Bruxelles, 14 dicembre 2000.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Jos Chabert