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Parere del Comitato delle regioni sul tema «Utilizzazione, gestione e protezione delle foreste nell'Unione europea»

Gazzetta ufficiale n. C 064 del 27/02/1998 pag. 0025


Parere del Comitato delle regioni sul tema «Utilizzazione, gestione e protezione delle foreste nell'Unione europea»

(98/C 64/04)

IL COMITATO DELLE REGIONI,

vista la propria decisione del 15 gennaio 1997, conformemente al disposto dell'articolo 198 C, quarto paragrafo, del Trattato che istituisce la Comunità europea, di predisporre il parere sul tema «Utilizzazione, gestione e protezione delle foreste nell'Unione europea» e d'incaricare la Commissione 2 «Assetto dello spazio, agricoltura, caccia, pesca, foreste, mare e montagna» della preparazione di detto documento;

visto il progetto di parere formulato dalla Commissione 2 il 15 ottobre 1997 (CdR 268/97 riv.) (relatrice: Perkkiö),

ha adottato il 19 novembre 1997, nel corso della 20a sessione plenaria, il seguente parere.

1. Introduzione

1.1. Le foreste rappresentano una delle più importanti risorse naturali rinnovabili presenti sul territorio dell'Unione. A causa di numerosi fattori, nei diversi paesi e regioni le forme di sfruttamento delle foreste sono variamente articolate, pur potendosi affermare in generale che ovunque viene applicato il criterio della multifunzionalità.

1.2. Multifunzionalità significa che lo sfruttamento delle foreste avviene sia a fini economici sia per ragioni di svago e di protezione dell'ambiente. Lo sfruttamento economico permette alle foreste di essere fonte di benessere economico e di posti di lavoro in Europa. Il benessere economico consente, a sua volta, di attuare più adeguatamente programmi di protezione e inoltre di finanziare i servizi per il tempo libero.

1.3. Alla base dell'utilizzazione e della gestione delle foreste deve essere posto il principio di sostenibilità. Quest'ultima va intesa non solo dal punto di vista ambientale ma anche economico e sociale.

1.4. Dato che il peso del settore forestale e le sue condizioni, in altre parole l'economia e l'industria forestali, nonché l'importanza relativa delle diverse forme di utilizzazione variano a seconda degli Stati o addirittura delle regioni dell'UE, è opportuno applicare il principio di sussidiarietà nelle decisioni relative a questo settore, lasciando a ciascuno Stato membro la possibilità di elaborare la propria politica forestale. Vi sono tuttavia alcuni campi d'azione, ad esempio la lotta all'inquinamento atmosferico, la ricerca e la formazione, nonché le attività internazionali, nei quali una politica forestale comunitaria produrrebbe un valore aggiunto.

1.5. Il Comitato ha deciso di elaborare un parere d'iniziativa sul tema «Utilizzazione, gestione e protezione delle foreste» per mettere in risalto l'importanza delle foreste per lo sviluppo e il benessere delle regioni. Il parere assume una particolare importanza proprio adesso che il Parlamento europeo ha approvato, in data 18 dicembre 1996, una strategia generale comunitaria per il settore forestale, per la quale la Commissione elabora attualmente proposte di applicazione. Anche la riforma dei fondi strutturali avrà ripercussioni sulle future possibilità di sviluppo.

2. Osservazioni generali

2.1. Il settore forestale nei paesi dell'Unione europea: situazione attuale

2.1.1. La principale forma di sfruttamento economico delle foreste consiste nella produzione del legno come materia prima per l'industria forestale meccanica e chimica e come fonte di energia. I boschi forniscono anche bacche, funghi, sughero e selvaggina. In alcune regioni, lo sfruttamento delle foreste a scopo turistico e per l'attività venatoria rappresenta un'importante fonte di reddito.

2.1.2. Le foreste proteggono inoltre i suoli dall'erosione, dalle valanghe e dal vento, e filtrano l'acqua e l'aria. Sono depositi di carbonio e costituiscono pertanto un tampone contro l'effetto serra. È difficile quantificare questi fattori, diversamente dalle forme di sfruttamento citate ai punti precedenti; la loro importanza economica può tuttavia essere considerevole.

2.1.3. Nel 1991, il valore della produzione dell'industria forestale nei paesi dell'UE ha superato i 70 miliardi di dollari (cifre della FAO). Al primo posto si collocava la Germania con 17 miliardi di dollari, seguita da Svezia, Francia e Finlandia che hanno raggiunto la soglia di 10 miliardi. La quota media dell'economia forestale all'interno del PNL degli Stati membri dell'UE è stata del 2,4 %. Tale quota oscilla tra un massimo del 6 % (Finlandia) e un minimo dell'1,2 % (Lussemburgo).

2.1.4. Alcuni Stati membri registrano notevoli introiti grazie all'esportazione di prodotti forestali. Nel 1993 il valore delle esportazioni di prodotti forestali nell'intera Unione europea ha raggiunto i 37 miliardi di dollari ed il valore delle esportazioni di legname in tronchi è stato di circa 1 miliardo. La quota dell'economia forestale sulle esportazioni totali oscilla nei singoli paesi tra lo 0,4 e il 31,5 %. In Austria, Svezia e Finlandia la quota relativa è alta dato che questi Stati producono molto ma consumano relativamente poco. Altri importanti paesi esportatori sono la Germania e la Francia, nonostante in essi si registri un elevato consumo di prodotti forestali.

2.1.5. L'adesione dei nuovi Stati membri ha migliorato notevolmente il grado di autosufficienza dell'Unione in prodotti forestali. Ad esempio, nella produzione di legname segato il grado di autosufficienza è salito dal 56 % all'89 %, in quella del materiale legnoso dal 47 % all'82 % e in quella di carta e cartone dal 76 % al 106 %. Il grado di autosufficienza varia da paese a paese a seconda del volume delle riserve forestali e del grado di utilizzazione. Ciò rappresenta d'altra parte un esempio della naturale divisione del lavoro tra gli Stati membri.

2.1.6. I boschi sono un fattore importante per l'occupazione nel territorio dell'Unione. L'industria forestale dà lavoro da sola a 4 milioni di persone. Sui posti di lavoro nell'economia forestale, dunque per le attività di cura dei boschi e di taglio, non vi sono statistiche disponibili, ma le loro ripercussioni sono comunque elevate visto il loro carattere di attività ad alta intensità di manodopera. I 12 milioni di proprietari di piccoli appezzamenti boschivi nell'UE portano avanti tali lavori da soli, ad essi si aggiungono i boscaioli e i conducenti di macchine forestali impiegati nelle imprese.

2.1.7. Il settore forestale crea indirettamente molti posti di lavoro anche nell'industria edile e metallurgica, in quella chimica e nel settore dei trasporti.

2.1.8. Se si prende in considerazione lo sviluppo delle zone rurali e montane dell'UE, le ripercussioni del settore forestale sull'occupazione diventano ancora più evidenti. Le attività di cura e di taglio e i trasporti offrono posti di lavoro nelle zone isolate. Anche la lavorazione meccanica del legno da parte delle piccole imprese offre in loco nuove possibilità.

2.1.9. Le prospettive di sviluppo delle foreste nel territorio dell'Unione mostrano grosse differenze dovute a motivi climatici ecologici e biologici. Da un punto di vista geobotanico, ad esempio, i paesi del Mediterraneo appartengono alla zona submediterranea e i paesi nordici alla zona artico-alpina. I boschi dei paesi dell'Europa meridionale si compongono principalmente di alberi a fronde latifoglie mentre nel nord e nelle zone di montagna s'incontrano soprattutto foreste di conifere. Nelle aree montane dell'Unione europea le foreste presentano situazioni specifiche che si sommano alle loro peculiari caratteristiche geografiche.

2.1.10. La superficie totale delle zone forestali dell'UE è di 130 milioni di ettari, di cui 87 milioni sono sfruttati economicamente. La maggior parte dei boschi si trova nei paesi del nord, in Francia e in Germania. La quota dei boschi sfruttati rispetto alla superficie totale nazionale oscilla tra il 58 % (Finlandia) e il 6 % (Irlanda). La media comunitaria è del 27 %.

2.1.11. Negli ultimi decenni la crescita boschiva ha superato notevolmente l'abbattimento. Il volume complessivo del legname presente nei quindici Stati membri è passato negli ultimi quarant'anni a 11,5 miliardi di m3, con un aumento di 4,1 miliardi di m3. I patrimoni boschivi maggiori si trovano in Germania, in Svezia, Francia e Finlandia. Questi paesi hanno anche registrato la crescita totale annua più elevata, il 73 % della crescita di tutta l'Unione europea. Sempre in questi paesi, viene superato il 75 % degli abbattimenti totali dell'Unione. La quota degli abbattimenti sulla crescita è in media del 70 % (anno 1990). La quota più alta la fa registrare il Portogallo (96 %) la più bassa l'Italia (45 %).

2.1.12. Diversi fattori possono spiegare questo aumento della crescita. Le misure di gestione quali lo scavo di fossi di drenaggio, la concimazione e la cura delle piante nonché nuove estese piantagioni e l'abbandono di terreni agricoli hanno favorito la crescita. Anche le piogge azotate, alla lunga dannose, e l'aumento della concentrazione di CO2 hanno concimato i boschi di alcune parti d'Europa, favorendone la crescita.

2.1.13. Le diverse condizioni di crescita nei vari paesi dell'UE sono visibili nelle cifre relative alla crescita per ettaro. La crescita più alta si registra in Irlanda (8,4 m3 per ha all'anno) e in Danimarca (7,5 m3 per ha all'anno), la più bassa in Grecia (1,5 m3 per ha all'anno) e in Finlandia (3,6 m3 per ha all'anno).

2.1.14. Alle fibre nuove provenienti dai boschi come materia prima dell'industria forestale si è aggiunta la carta da macero. Il grado di recupero della carta da macero è in media del 40 % con una punta minima del 7 % (Irlanda) e una massima del 66 % (Austria). Come previsto, nei paesi in cui la carta da macero è presente in gran quantità, quest'ultima viene usata anche nella produzione. Non occorre cercare di modificare la situazione artificialmente attraverso la via normativa, purché venga garantita la trasparenza del mercato in questo settore.

2.1.15. Due terzi della superficie boschiva sono di proprietà privata. In Grecia e in Italia, tuttavia, più della metà dei boschi appartiene allo Stato. La proprietà privata è divisa tra 12 milioni di proprietari, la maggioranza dei quali è costituita da unità familiari. In alcuni paesi, ad esempio Svezia, Spagna e Portogallo, una parte significativa dei boschi appartiene ad imprese. I rapporti di proprietà possono variare profondamente anche all'interno di un paese. Un gran numero di proprietari boschivi fa inoltre diminuire la dimensione media degli appezzamenti. Le differenze nei rapporti di proprietà e nelle strutture economiche influenzano la strategia forestale dei singoli Stati membri e richiedono una politica forestale differenziata per ogni Stato membro o regione conformemente al principio di sussidiarietà.

2.1.16. L'equilibrio biologico e lo stato di salute dei boschi sono importantissimi se si considera che questi sono fonti di benessere generale per l'umanità e custodi della biodiversità. Essi sono inoltre un deposito di carbonio (85-120 milioni di tonnellate annue di carbonio fissato) e la quantità di carbonio combinato aumenta costantemente con la crescita del patrimonio boschivo. Qualora le attività di cura e taglio non venissero portate avanti al momento opportuno e non si mettesse un freno in tempo utile all'inquinamento delle regioni boschive, la decomposizione degli alberi metterebbe in circolo il carbonio. Le foreste non potrebbero più allora contrastare l'effetto serra, come avviene attualmente.

2.1.17. L'inquinamento dell'aria non si ferma alle frontiere nazionali ma si diffonde al di là di queste. Gli ossidi di zolfo e di azoto nonché l'ammoniaca acidificano i terreni soprattutto nelle zone industriali densamente popolate. Sono d'altronde a rischio anche i boschi del nord e del sud dell'Europa particolarmente sensibili all'acidificazione, nonché quelli delle zone di montagna.

2.1.18. I boschi europei sono inoltre minacciati da tempeste, insetti e da infestazioni da funghi. In alcuni paesi dell'Unione europea inoltre gli incendi boschivi rappresentano un grave problema. In tutto il territorio dell'Unione bruciano annualmente da 300 000 a 500 000 ettari di bosco, 97 % dei quali su territorio spagnolo, francese, italiano, greco e portoghese. Queste zone sono classificate dall'UE tra le zone particolarmente a rischio di incendi boschivi.

2.1.19. Nel corso degli ultimi dieci anni è stato possibile ridurre l'estensione e la durata degli incendi di foreste grazie a diversi progetti d'intervento e di sorveglianza. D'altra parte, il numero degli incendi è notevolmente aumentato. La ricerca delle cause degli incendi e delle possibilità di prevenirli è pertanto di particolare importanza. In tale contesto va osservato che alcuni paesi praticano invece incendi pianificati e controllati per proteggere la fauna e la flora naturali.

2.2. La base giuridica delle misure forestali

2.2.1. Né il Trattato di Roma né quello di Maastricht contengono un capitolo dedicato alla politica forestale. I problemi di politica forestale vengono tuttavia trattati nel quadro di molte altre politiche e le decisioni si fondano sulle seguenti basi giuridiche:

- politica agraria (articolo 43);

- politica di concorrenza (articolo 92);

- armonizzazione (articolo 100);

- politica commerciale (articolo 113);

- politica ambientale (articoli 130 R e 130 S);

- articolo 235.

2.2.2. Nel 1989 il Consiglio ha adottato un programma d'azione nel settore dell'economia forestale, prolungato e ampliato nel 1992, che conteneva misure per la promozione dell'economia forestale. Nei punti seguenti vengono descritte brevemente le singole misure.

2.2.3. Il Regolamento per la protezione delle foreste contro l'inquinamento atmosferico [(CEE) n. 2157/92 e (CE) n. 307/97] stabilisce misure di sostegno, grazie alle quali nel periodo 1992-1996 sono stati creati una rete di sorveglianza europea per controllare le condizioni generali delle foreste e una rete di ricerca per osservare le variazioni dell'ecosistema forestale. Sono stati inoltre finanziati con fondi comunitari progetti pilota per valutare il funzionamento dell'ecosistema dei boschi e quello del patrimonio forestale danneggiato. Nel febbraio 1997, è stato approvato il proseguimento del programma d'azione che continuerà per il periodo 1997-2001. La dotazione finanziaria dell'UE ammonta a 40 milioni di ecu (29,4 milioni di ecu per il periodo 1992-1996).

2.2.4. Il Regolamento relativo alla protezione delle foreste contro gli incendi [(CEE) n. 2158/92 e (CE) n. 308/97] ha reso possibile un sostegno comunitario a progetti per la lotta e il controllo degli incendi forestali nel periodo 1992-1996, ad esempio attraverso la sistemazione di sentieri forestali, piste tagliafuoco, punti d'acqua nonché l'acquisto di apparecchi per il decespugliamento e di impianti di sorveglianza. Sono stati finanziati anche progetti per l'accertamento delle cause degli incendi e campagne d'informazione nonché banche di dati. La Commissione ha approvato il prolungamento del periodo di applicazione del regolamento dal 1997 al 2001 con una dotazione finanziaria di 70 milioni di ecu (la stessa cifra era stata stanziata per il periodo 1992-1996).

2.2.5. Il Regolamento relativo all'azione di sviluppo e valorizzazione delle foreste nelle zone rurali della Comunità [(CEE) n. 1610/89 in collegamento con il Regolamento (CEE) n. 4256/88] prevede misure di sostegno forestali nelle zone rurali e meno sviluppate e nelle regioni attualmente a bassa densità di popolazione (obiettivi 1, 5b e 6). Si tratta ad esempio del rimboschimento, del miglioramento delle superfici boschive e dello sviluppo di infrastrutture forestali. Priorità è data a quelle zone in cui le foreste contribuiscono a migliorare la situazione economica e a creare posti di lavoro e a quelle in cui assume importanza la lotta contro l'erosione e la protezione del suolo e delle acque. Altro criterio rilevante può essere una grande importanza del turismo o del tempo libero per la regione interessata.

2.2.6. Il Regolamento sulla trasformazione e la commercializzazione dei prodotti della silvicoltura [(CEE) n. 867/90] sostiene misure relative alla prima trasformazione del legno nelle regioni degli obiettivi 1, 5b e 6, ad esempio l'abbattimento, il taglio dei rami, la sfrondatura, il taglio delle estremità e il deposito. La successiva lavorazione, (ad es. la segatura) non rientra più nel campo d'azione.

2.2.7. Il Regolamento sugli aiuti alle misure forestali nel settore agricolo [(CEE) n. 2080/92] prevede la possibilità di sostenere il rimboschimento delle superfici agricole e altre misure di coltivazione, ad esempio la cura delle piante, la raccolta di legno a fini energetici e la sistemazione di sentieri forestali e altre moderne tecniche di raccolta del legname (es. gru a fune). Questa forma di sostegno fa parte delle misure di accompagnamento della riforma della PAC. Il bilancio per il periodo 1993-1997 è in totale di circa 1,2 miliardo di ecu.

2.2.8. Il sistema europeo d'informazione e di comunicazione forestale (EFICS) rileva, conformemente ai Regolamenti (CEE) n. 1615/89 e (CEE) n. 400/94, dati comparabili e obiettivi sulle risorse forestali, i prodotti della silvicoltura, la struttura dell'economia forestale nonché sulle attività comunitarie e le politiche forestali degli Stati membri. Il bilancio per gli anni 1993-1997 è di 3,9 milioni di ecu.

2.2.9. Nel 1994, l'UE ha adottato un Regolamento [(CE) n. 1467/94] sulla conservazione, la caratterizzazione, la raccolta e l'utilizzazione delle risorse genetiche in agricoltura. Concretamente, non è stato ancora finanziato a livello comunitario alcun progetto relativo alle risorse genetiche forestali.

2.2.10. I lavori di ricerca nel campo forestale sono stati finanziati in base al programma quadro comunitario di ricerca. Dato che prima dell'adesione dei nuovi Stati membri l'importanza delle foreste era relativamente modesta, i mezzi a disposizione erano scarsi e il finanziamento avveniva attraverso settori quali l'agricoltura, l'ambiente, la biotecnologia e l'energia. Ad esempio, il programma di ricerca FAIR del 4° programma quadro ha sostenuto progetti a favore delle foreste. L'entrata in vigore del 5° programma quadro è previsto per il 1998.

2.3. Altre disposizioni

2.3.1. I fondi strutturali finanziano i progetti di sviluppo del settore forestale nelle regioni degli obiettivi 1, 5b e 6 e in una certa misura anche nelle regioni dell'obiettivo 2. Il FEAOG sostiene le piccole imprese delle zone rurali a livello di sviluppo produttivo, ricerche di mercato e sforzi di ottimizzazione logistici. In tal modo, si può migliorare la situazione occupazionale delle zone rurali incrementando allo stesso tempo il reddito di dette regioni grazie all'aumento del livello di qualità dei prodotti. Contemporaneamente gli aiuti a titolo del FESR permettono un ulteriore sviluppo delle PMI del settore forestale. Il FSE rende possibile il finanziamento di progetti di formazione per la gestione, lo sfruttamento e la protezione dei boschi.

2.3.2. Il pacchetto di misure B3 «valorizzazione dei prodotti agricoli, forestali e ittici» del progetto comunitario Leader II offre la possibilità di creare progetti dimostrativi di ulteriore trasformazione di modesta portata ma dal carattere innovativo.

2.3.3. La commercializzazione del materiale forestale di moltiplicazione è disciplinata dalle Direttive 66/404/CEE (provenienza) e 71/161/CEE (qualità). La direttiva «provenienza» contiene le disposizioni di classificazione del materiale forestale di moltiplicazione commercializzato nel territorio comunitario in base alla provenienza e quelle relative alle informazioni da fornire durante la fase di commercializzazione. Nella direttiva «qualità» sono fissati i requisiti di qualità vincolanti per il commercio di semi e piante provvisti di contrassegno CEE.

2.3.4. Le disposizioni inerenti la misurazione e i requisiti di qualità per il legno sono disciplinati dalla Direttiva 68/89/CEE, attualmente in fase di rielaborazione.

2.4. L'amministrazione forestale nell'UE

2.4.1. La Commissione non dispone di una propria Direzione generale per gli affari forestali. I problemi che sorgono in tale settore vengono infatti trattati da diverse Direzioni generali. Il ruolo più importante è svolto dall'unità «Azioni specifiche in ambiente rurale» della DG VI, la cosiddetta unità forestale. Ma anche la DG III (Industria), la DG IV (Concorrenza), la DG XI (Ambiente), la DG VIII (Sviluppo), la DG XII (Affari scientifici, ricerca e sviluppo), la DG I (Relazioni esterne) e la DG XVII (Energia) sono competenti in materia. La DG Industria dispone di una nuova unità «Carta e legno», cosa che ha permesso di prendere in maggiore considerazione l'industria forestale nel processo decisionale.

2.4.2. La DG Agricoltura ospita anche il cosiddetto comitato permanente per le foreste, in seno al quale i rappresentanti dei singoli Stati membri possono, tra le altre cose, discutere pareri sui problemi internazionali del settore. Questo organo ad esempio funge anche da comitato amministrativo per quanto concerne le decisioni in merito al finanziamento di progetti di osservazione relativi allo stato di salute delle foreste.

2.4.3. Negli Stati membri dell'Unione europea l'amministrazione delle questioni forestali è regolata in diversi modi a seconda dell'importanza che le foreste hanno per l'economia nazionale, del modo in cui vengono utilizzati i boschi o del significato delle foreste dal punto di vista ecologico, sociale o culturale. L'unità amministrativa responsabile può essere il ministero dell'agricoltura e foreste, il ministero dell'ambiente o quello dell'industria. Vi sono pure differenze relative alla portata delle competenze decisionali delle regioni.

2.4.4. L'utilizzazione e la protezione del patrimonio forestale degli Stati membri e delle regioni dell'Unione sono regolate da leggi e regolamenti, nonché da misure istituzionali. La politica degli aiuti presenta notevoli disparità, così come l'imposizione fiscale, e l'organizzazione della ricerca, della formazione e della consulenza. Ad esempio, l'imposizione fiscale può esprimersi sia attraverso un'imposta patrimoniale, basata sulla tassazione della rendita fondiaria o del fatturato, sia attraverso un'imposta sul reddito. Gli stessi fattori che determinano le differenze a livello amministrativo determinano anche la diversità priorità di politica forestale degli Stati membri.

2.5. La politica forestale internazionale

2.5.1. A livello internazionale gli Stati membri difendono sempre i propri interessi in modo indipendente, tanto più che l'UE non ha alcun potere di rappresentanza. Essi si sforzano tuttavia di coordinare la loro azione e definiscono generalmente una posizione comune. Alla conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo (UNCED) svoltasi a Rio de Janeiro nel 1992, i paesi partecipanti hanno ratificato vari documenti tra cui una convenzione sulla biodiversità e hanno raggiunto un accordo quadro sui cambiamenti climatici. Allo stesso tempo è stato approvato il capitolo 11 dell'Agenda 21 per combattere il fenomeno della deforestazione.

2.5.2. Nel 1993, a Helsinki, gli Stati europei e l'UE hanno deciso l'attuazione dell'accordo di Rio sul proprio territorio. In questa occasione sono stati adottati, tra l'altro, degli orientamenti per un'utilizzazione sostenibile dei boschi europei e per la preservazione della loro biodiversità. Gli Stati membri devono tener conto di tale accordo nella formulazione delle strategie forestali a livello sia nazionale che comunitario. Essi devono inoltre perseguire un approfondimento del contenuto di tale accordo, cosa che avverrà innanzi tutto durante la conferenza di aggiornamento che si terrà in Portogallo nel 1998.

2.5.3. Il presente parere insiste in particolare sullo sviluppo del settore forestale nell'Unione, ragion per cui non sarà trattato in maniera approfondita l'aspetto degli aiuti internazionali allo sviluppo. Lo sviluppo delle regioni vicine all'UE deve tuttavia essere citato come fattore determinante in quanto le misure comunitarie permettono di sostenere l'adeguamento dei futuri Stati membri. I problemi ambientali, in particolare inquinamento atmosferico, si estendono al di là delle frontiere il che rende necessaria la cooperazione a livello transfrontaliero per la loro soluzione. Alla conferenza di Helsinki, gli Stati firmatari hanno adottato una risoluzione sull'utilizzazione e sulla cura sostenibile dei boschi. Tra le possibili forme di cooperazione vi sarebbero lo scambio d'informazioni e i progetti bilaterali e multilaterali che dovrebbero essere centrati su problemi tecnici, scientifici, istituzionali e giuridici.

2.5.4. Questa cooperazione può essere promossa grazie ai programmi Phare e Tacis in base ai quali il finanziamento è destinato al progetto nel rispettivo paese non comunitario, nonché grazie al programma comunitario Interreg che prevede l'assegnazione degli stanziamenti a favore di un progetto portato avanti in uno Stato membro.

2.6. Criteri di un'economia forestale sostenibile

2.6.1. L'uso sostenibile e la cura delle foreste sono principi oramai generalmente riconosciuti in tutta Europa. Per sostenibilità s'intende un uso delle foreste e delle superfici forestali che tenga conto della biodiversità, della redditività, della capacità di rigenerazione e della vitalità. Occorre inoltre garantire alle foreste la possibilità di svolgere, adesso e in futuro, le loro importanti funzioni ambientali, economiche e sociali a livello locale, nazionale e internazionale. L'uso e la cura dei boschi non devono danneggiare altri ecosistemi, bensì tener conto della sostenibilità non solo ambientale, ma anche economica e sociale.

2.6.2. Esistono numerosi criteri per un'economia forestale sostenibile. Nel corso del «processo di Helsinki» questi ultimi sono stati suddivisi in sei categorie:

1) patrimonio forestale e ciclo del carbonio;

2) redditività delle foreste;

3) funzioni sociali ed economiche;

4) biodiversità;

5) funzione protettiva delle foreste;

6) salute delle foreste.

Per ognuna di queste categorie si è proceduto alla definizione di caratteristiche e indicatori da perseguire, e si dovrebbe prevedere una partecipazione attiva delle regioni nella ricerca di indicatori propri più precisi.

2.6.3. Nei decenni passati l'aspetto predominante nell'utilizzazione delle foreste è stato la produzione di legname. Ora la situazione è cambiata in quanto si insiste sulla biodiversità dei boschi. Per biodiversità s'intende la varietà all'interno delle specie biologiche e tra di loro, come pure all'interno degli ecosistemi, e tra i vari ecosistemi.

2.6.4. Si può tener conto della diversità biologica nell'utilizzazione delle foreste coltivate, se lo sfruttamento ai fini economici delle foreste avviene con moderazione e in base a metodi naturali. Per proteggere le specie minacciate devono tuttavia essere adottate misure specifiche quali l'identificazione delle zone protette o la definizione dei limiti dello sfruttamento. In alcuni casi, per salvaguardare gli ecosistemi, l'ideale è creare zone di protezione escluse totalmente o parzialmente dallo sfruttamento economico.

2.6.5. Attualmente l'Unione europea promuove la tutela e l'accrescimento della biodiversità grazie alla «Direttiva concernente la conservazione degli uccelli selvatici» (79/409/CEE) e alla «Direttiva relativa alla conservazione degli habitat naturali» (92/43/CEE). Sulla base di quest'ultima direttiva si sta creando una rete comune europea delle zone protette, «Natura 2000» destinata a proteggere la natura in tutte le sue forme.

2.6.6. Le piogge acide e altri fattori dannosi che incidono sulla salute degli alberi sono trattati al punto 2.1. Tra gli altri indicatori dello stato di salute figurano l'equilibrio degli elementi nutritivi tra terreno e vegetazione arborea, e la caduta di aghi o foglie dalla chioma dell'albero. La percentuale di alberi danneggiati rispetto alla superficie forestale varia dal 6 % del Portogallo al 37 % della Danimarca. Il degrado delle foreste può essere dovuto a condizioni pluviometriche sfavorevoli, invecchiamento del patrimonio forestale, o alla presenza di parassiti e di micosi e all'inquinamento atmosferico.

2.6.7. Le foreste proteggono il suolo dall'erosione e dalla desertificazione, in montagna dalle valanghe; garantiscono anche la regolare formazione di acqua potabile. Le foreste possono tuttavia contribuire solo in misura limitata ad attenuare le immissioni di sostanze acide e di fertilizzanti che sopravanzano la naturale capacità tampone degli ecosistemi forestali.

2.6.8. La funzione svolta dal patrimonio forestale nel promuovere la sostenibilità si basa tra l'altro su un'evoluzione positiva del volume di tale patrimonio e del settore forestale (cfr. punti 2.1.10 e 2.1.11). La struttura dell'età degli alberi dovrebbe essere ottimale, vale a dire che dovrebbe esservi un numero sufficiente e ben distribuito nello spazio di alberi di ogni classe di età, in modo da permettere un livello omogeneo di tagli. Quando numerose foreste vecchie o degradate vengono lasciate in stato di abbandono il livello del carbonio ne risulta compromesso, perché il processo di decomposizione in atto in tali foreste libera più anidride carbonica di quella assorbita da altre foreste.

2.6.9. Tra gli indicatori della produttività delle foreste figura la relazione tra crescita e tagli, nonché gli effetti delle misure di cura e di miglioramento (cfr. punti 2.1.11-2.1.14). Il prezzo del legname viene determinato in gran parte dalla situazione di mercato, ma quando è abbastanza alto, esso stimola i proprietari a curare le loro foreste e a preoccuparsi della diversità biologica nell'attività di sfruttamento. Il valore economico degli altri prodotti forestali, come funghi e frutti di bosco, non viene rilevato statisticamente, ma può essere piuttosto significativo a livello regionale.

2.6.10. La sostenibilità dell'economia forestale sotto il profilo delle sue funzioni sociali ed economiche si presenta sotto vari aspetti. L'effetto occupazionale del settore forestale e dei settori collegati riveste particolare importanza in un'epoca in cui l'Unione è colpita da un'elevata disoccupazione. Un indicatore sociale facilmente riconoscibile, seppure di difficile misurazione, consiste nel valore culturale dei boschi, che si riflette tanto nell'atteggiamento delle persone verso la natura, quanto nelle attività svolte in vari settori culturali. Va sottolineata l'importanza della silvicoltura familiare per un'economia forestale sostenibile e per la vitalità dell'ambiente rurale.

2.6.11. Il tema della partecipazione dei cittadini alle decisioni in materia di economia forestale ha recentemente acquisito importanza. Nell'ambito della riflessione sulle modalità pratiche di tale partecipazione, ci si è resi conto della difficoltà di trovare una prassi soddisfacente per tutte le parti coinvolte. I punti di vista dei proprietari delle foreste, dell'industria forestale e degli ambientalisti non sono sempre conciliabili. Nel caso delle foreste di proprietà statale e comunale, che appartengono in un certo senso alla collettività dei cittadini, è più facile che questi partecipino alla pianificazione. Per quanto riguarda le foreste private, la regolamentazione avviene per lo più tramite la legislazione, le disposizioni sulla gestione, la formazione, la consulenza e le richieste qualitative degli acquirenti di legname.

2.6.12. Il fatto che gli acquirenti di legno e di altri prodotti silvicoli richiedano merce prodotta in modo sostenibile ha fatto emergere l'esigenza di una certificazione dei boschi e di un marchio ambientale per i prodotti. Attualmente sono allo studio sistemi di certificazione e altri sistemi di attestazione per una silvicoltura sostenibile a livello sia nazionale che comunitario e internazionale.

3. Problemi e possibilità del settore forestale nell'Unione europea

3.1. Problemi del settore forestale a livello comunitario

3.1.1. Nel lungo periodo, i danni subiti dagli alberi e dal terreno a causa dell'inquinamento costituiscono il principale problema dei boschi. Negli ultimi due decenni è stato possibile ridurre le emissioni industriali, in particolare quelle di SO2 ma quelle dovute alla circolazione, e in particolare le emissioni di ossidi di azoto e l'aumento della concentrazione di ozono al suolo costituiscono un grave problema.

3.1.2. Come è stato esposto al punto 2.1.19, gli incendi di boschi costituiscono, nell'Europa meridionale, un grave problema. Numerose zone soggette ad incendi si trovano in aree poco fertili, di difficile accesso, con un ridotto patrimonio boschivo, nelle quali sia le misure di prevenzione che quelle di rimboschimento sono difficili da realizzare. Negli Stati colpiti è diffusa la convinzione che il sostegno comunitario per la prevenzione di incendi e il rimboschimento sia insufficiente di fronte alla vastità dei danni. In particolare il finanziamento comunitario delle misure di prevenzione viene considerato molto importante. Per predisporre misure di prevenzione più efficaci occorrerebbe studiare meglio le cause degli incendi, le quali variano da regione a regione. Tra esse figurano ad esempio il clima, le siccità, lo spopolamento delle zone rurali, metodi di pascolo non appropriati o il turismo.

3.1.3. Negli Stati membri dove il patrimonio forestale è ridotto o la sua importanza economica limitata, l'indifferenza della popolazione nei confronti delle foreste può diventare un problema, con una conseguente sottovalutazione del valore economico e della funzione protettiva delle foreste. Con la progressiva urbanizzazione viene meno la consapevolezza dell'importanza delle attività da svolgere: cura, taglio e protezione delle foreste, nonché dei risultati di tali attività.

3.1.4. Altri pericoli che minacciano i boschi sono le aggressioni da parte di funghi e insetti, l'inquinamento delle falde freatiche, le siccità, l'uso abusivo del diritto di accesso, nonché i danni dovuti alle intemperie, come tempeste e neve in Stati come la Svezia e la Finlandia. Occorre sorvegliare che il legname che viene importato nel territorio dell'Unione o trasportato da uno Stato membro all'altro sia privo di parassiti.

3.1.5. Metodi errati di taglio e di gestione possono compromettere la molteplicità biologica dei boschi e indebolire la loro capacità di resistenza alle sostanze nocive. Tra l'altro, la presenza di una sola specie arborea in vaste zone destinate alla produzione di legname, l'impianto di specie estranee alla zona, e l'impiego di materiale di moltiplicazione geneticamente troppo differente da quello originario compromettono le possibilità di sopravvivenza dei boschi. La non attuazione delle misure di taglio e di gestione nei grandi distretti forestale comporta le stesse conseguenze.

3.1.6. Nella terminologia ambientale dei vari paesi si riscontrano sensibili differenze. Anche il Comitato si è trovato di fronte a questo problema in occasione della discussione del parere di iniziativa in merito ai parchi naturali regionali. Per poter ottenere informazioni comparabili, ad esempio in merito alle aree protette, occorrerebbe uniformare la terminologia, quantomeno sul piano statistico. Così le aree protette del medesimo tipo site nei vari Stati avrebbero la stessa denominazione, sebbene siano designate in modi differenti nella pratica quotidiana degli Stati.

3.1.7. Non è facile trovare un equilibrio tra i vari modi di sfruttamento delle foreste Nell'applicare i programmi di tutela non sempre si è avuto tempo sufficiente per consultare i proprietari, con la conseguenza che a volte l'attuazione di progetti, in sé adeguati, è stata ritardata. L'attuazione della pianificazione forestale e territoriale, che rientra nelle competenze degli enti territoriali, offre eccellenti occasioni di trovare una sintesi tra le differenti e opposte forme di utilizzazione delle foreste e dello spazio.

3.1.8. La produzione e la competitività dei prodotti della silvicoltura extraeuropea, e specialmente di quella del Sud est asiatico, sono cresciute rispetto a quelle dei produttori europei. Piantagioni di alberi a crescita rapida producono una materia prima pregiata, che viene utilizzata dall'industria locale della trasformazione. Per mantenere le attuali quote dell'Unione europea, 20 % della produzione mondiale di cellulosa e 26 % della produzione mondiale di carta, occorrono cospicui investimenti nello sviluppo dei prodotti e nell'espansione della produzione. Dal momento che il ricorso a dazi protettivi intesi a limitare il commercio dei prodotti è possibile solo a titolo di misura antidumping, l'unica possibilità che rimane è quella di incrementare la competitività.

3.1.9. Ancora più importante della competitività sul piano qualitativo e dei costi è il possibile atteggiamento negativo dei consumatori nei confronti dei prodotti forestali, derivante da un'insufficiente informazione sulla loro competitività ecologica.

3.1.10. La struttura frammentaria della proprietà delle foreste in molti Stati membri è diventata un problema, perché boschi di superficie ridotta non hanno alcun significato economico per i loro proprietari. È difficile coinvolgere questi proprietari nelle discussioni e nelle misure di formazione. D'altro canto, la parcellizzazione comporta anche uno sfruttamento diffuso dei boschi e consente la salvaguardia della molteplicità biologica.

3.1.11. Al livello dell'Unione europea, le questioni forestali vengono trattate in varie Direzioni generali. Non sempre, tuttavia, in tali sedi vi è la consapevolezza delle conseguenze di certe decisioni sul settore forestale. Sebbene il ruolo dell'Unità per le foreste e del Comitato forestale permanente sia stato ampliato, il coordinamento in tali questioni non è ancora sufficiente. Il medesimo problema si riscontra nella struttura del Programma quadro di RST, se si osserva la suddivisione dei progetti forestali tra i differenti programmi di ricerca.

3.2. Le potenzialità del settore forestale nell'Unione europea

3.2.1. L'aumento delle risorse forestali e il fatto che il taglio sia stato per lungo tempo inferiore alla crescita, consentono un aumento delle capacità dell'industria forestale. Tale aumento permetterebbe un'ulteriore ascesa del grado di autoapprovvigionamento dell'Unione europea e delle sue capacità di esportazione di prodotti forestali. Contemporaneamente si creerebbe nuova occupazione nel settore forestale e in quelli collegati.

3.2.2. In ambito rurale potrebbero nascere nuove opportunità di lavoro grazie alla lavorazione meccanica su piccola scala. In particolare si verifica che la materia prima venga prodotta in zone rurali periferiche e successivamente trasportata altrove per la lavorazione. In tali contesti è indispensabile una cooperazione efficace. È possibile, tra l'altro, formare catene di fornitori intorno ad un'impresa principale, oppure cooperative di piccole imprese. Occorre tener conto anche della formazione degli imprenditori. È necessario, tra l'altro, creare dei sistemi di qualità e prevedere una formazione in tale campo relativa alle capacità imprenditoriali, allo sviluppo dei prodotti, alla commercializzazione e ai prodotti stessi.

3.2.3. Gli Obiettivi 1, 5b e 6 consentono l'utilizzazione dei fondi strutturali per finanziare le misure menzionate al punto precedente. Inoltre, il progetto comunitario Leader II (pacchetto di misure B3, relativo alla valorizzazione dei prodotti agrari, forestali e della pesca, e pacchetto di misure C, progetti di cooperazione internazionale) fornisce buone opportunità, in particolare per la realizzazione di progetti dimostrativi innovativi.

3.2.4. Nell'ambito degli obiettivi summenzionati, i mezzi del Fondo sociale europeo rendono possibili misure di formazione, rivolte a vari gruppi di interesse, nel settore dell'economia forestale sostenibile.

3.2.5. Oltre alla carta e al legname per le costruzioni o per la fabbricazione di mobili, dal legno vengono ricavati altri prodotti. Possibili esempi sono prodotti chimici, coloranti, oggetti decorativi, materiali per fumatori e addirittura prodotti alimentari. Il sughero che si ricava dalle querce da sughero è utilizzato da lungo tempo come materia prima. Oggetti e parti di ricambio prodotti con materie prime non rigenerabili, come il metallo e la plastica, possono essere sostituiti con i loro equivalenti in legno, qualora si facciano investimenti sufficienti nella ricerca e nello sviluppo dei prodotti.

3.2.6. L'impiego del legno nella produzione di energia potrebbe essere sensibilmente esteso. In vari Stati è disponibile una grande quantità di legno di piccole dimensioni, di qualità più scadente, inutilizzabile per qualsiasi altro impiego. Le associazioni di proprietari di foreste potrebbero ad esempio occuparsi del riscaldamento di case, villaggi o anche di piccoli comuni. Nello stesso modo si potrebbe produrre energia elettrica. Nelle centrali elettriche si potrebbero bruciare avanzi lignei delle segherie, nonché carta e cartone da macero.

3.2.7. L'uso del legno nella produzione di energia apporterebbe dei vantaggi economici generali tanto all'Unione quanto a singole regioni. Il legno sostituirebbe fonti energetiche fossili importate evitando in tal modo trasporti lunghi e pericolosi e creerebbe opportunità di lavoro in aree rurali. Il combustibile legno, se bruciato correttamente, provoca emissioni comparativamente limitate ed è soprattutto neutro in termini di CO2. Sono tuttavia necessarie determinate misure per sviluppare la logistica relativa all'utilizzazione del legno come fonte energetica, nonché la sua lavorazione in mattonelle o la sua combustione quando è umido.

3.2.8. Si potrebbe incentivare con misure fiscali, e rispettivamente con la promozione degli investimenti negli impianti di combustione comparativamente costosi, l'uso del legno come fonte energetica.

3.2.9. L'utilizzazione della carta da macero come materia prima rappresenta una possibilità ma anche un problema. Il riciclaggio della carta riduce la quantità di rifiuti messi a discarica. Tuttavia le fibre non possono essere riutilizzate all'infinito, ma occorre aggiungere sempre fibre nuove. Si dovrebbero valutare gli effetti economici complessivi dell'utilizzazione di fibre riciclate, per evitare il ricorso a soluzioni artificiose a favore di tale utilizzazione. Una possibilità di utilizzazione consisterebbe nella loro combustione.

3.2.10. È possibile utilizzare piante coltivate non alimentari nella produzione di carta. Da un lato ciò consentirebbe la coltivazione di superfici agricole, dall'altro, le fibre ricavate dalle piante migliorerebbero le qualità di stampa della carta.

3.2.11. L'utilizzazione dei boschi a scopo turistico e ricreativo fornisce opportunità sempre maggiori. Imprese del settore turistico offrono programmi di caccia e di escursioni, ma anche le attività dell'economia forestale possono diventare un prodotto turistico. I programmi dell'Unione europea relativi a determinati obiettivi e il programma Leader II offrono i finanziamenti necessari per la realizzazione dei progetti di sviluppo.

3.2.12. I boschi potrebbero essere utilizzati in maniera più efficiente per combattere l'effetto serra e i danni ambientali causati dall'azione umana e dalla natura stessa.

4. Risoluzione del Parlamento europeo sulla strategia forestale dell'Unione europea

4.1. Il Parlamento europeo ha adottato il 18 dicembre 1996 una risoluzione sulla strategia forestale dell'Unione europea. In base alla risoluzione, la strategia dell'Unione europea nel settore dovrebbe rispondere ai seguenti criteri:

a) avere un carattere globale e unitario;

b) promuovere la solidarietà all'interno del settore;

c) rispettare la sussidiarietà, ossia essere subordinata e complementare ai programmi nazionali.

4.2. Sono stati proposti i seguenti pacchetti di misure comunitarie, nel rispetto del principio di sussidiarietà:

a) protezione delle risorse forestali;

b) protezione contro gli incendi;

c) tutela della biodiversità;

d) misure aventi un'influenza sull'ambiente generale;

e) valorizzazione della funzione ricreativa delle foreste;

f) valorizzazione delle risorse forestali.

4.3. Le linee di azione ai fini della protezione delle risorse forestali sono:

- stabilire orientamenti per la gestione sostenibile delle foreste;

- fornire incentivi alla rigenerazione dei terreni boschivi;

- introdurre norme di controllo (per quanto riguarda insetti nocivi, parassiti e malattie) per i materiali importati;

- rafforzare il controllo fitosanitario estendendolo a tutti gli aspetti della silvicoltura e aumentare i finanziamenti a seconda del fabbisogno;

- promuovere la ricerca e lo sviluppo di metodi ecologici di controllo degli insetti e delle malattie;

- assicurare che altre politiche dell'Unione europea in materia di inquinamento atmosferico, sviluppo edilizio, ecc. tengano conto delle risorse forestali;

- ratificare la Convenzione dell'ONU sul cambiamento climatico;

- favorire la ricerca di un equilibrio integrato e sostenibile uomo-selvaggina-foresta che corrisponda ai moderni bisogni ecologici, socioculturali ed economici;

- integrare le esigenze della fauna selvatica nella pianificazione e nella gestione delle foreste;

- approfondire la ricerca sui fattori aventi un'incidenza sui danni provocati dalla selvaggina, e incoraggiare la partecipazione dei proprietari forestali, dei titolari di diritti di caccia e del pubblico in genere.

4.4. Per la protezione contro gli incendi sono state prese le seguenti decisioni:

- l'attuale azione a norma del regolamento (CEE) n. 2158/92 non è finanziata in modo adeguato e sarebbe necessario prevedere risorse supplementari per il rimboschimento delle aree distrutte dagli incendi;

- le risorse dei fondi strutturali destinate alla protezione delle foreste contro gli incendi devono essere utilizzate in modo più coordinato;

- occorre potenziare la ricerca sui metodi di prevenzione, individuazione e lotta contro gli incendi e fornire aiuti ai centri specializzati;

- è necessario un maggiore coordinamento delle misure esistenti a livello nazionale, regionale o locale, con la partecipazione delle autorità competenti e del Comitato forestale permanente;

- occorre sviluppare ulteriormente la base di dati per migliorare il sistema di protezione delle foreste contro gli incendi.

4.5. Per la tutela della biodiversità sono state individuate le seguenti linee di azione:

- aumentare i fondi messi a disposizione nell'ambito del Regolamento (CE) n. 1467/94 per consentirne la piena attuazione nel settore forestale;

- stabilire orientamenti per la tutela, la conservazione e il miglioramento della biodiversità in tutte le foreste;

- promuovere la ricerca sulle attività di rimboschimento, in particolare per quanto concerne le monocolture;

- diffondere le conoscenze generali sulle possibilità di aumentare la biodiversità;

- incentivare la ricerca sui metodi di misurazione della biodiversità e studiare le possibilità di migliorarla con un costo ragionevole;

- promuovere la ricerca sull'impatto delle attività forestali sulla biodiversità.

4.6. Le misure dell'Unione europea aventi un'influenza sull'ambiente generale dovrebbero essere:

- stimolare la ricerca sull'impatto ambientale delle foreste;

- concedere maggiori aiuti per il rimboschimento a privati e alle competenti autorità locali e regionali;

- consentire che il premio annuale accordato dagli Stati membri sia aumentato in modo da riflettere maggiormente i costi reali;

- coordinare le politiche dell'UE nei settori connessi tenendo conto della silvicoltura;

- aumentare i fondi destinati alle misure di accompagnamento della PAC relative alla silvicoltura.

4.7. Ai fini della valorizzazione della funzione ricreativa delle foreste si dovrà:

- incoraggiare la cooperazione in relazione alle foreste che attraversano i confini nazionali;

- integrare la funzione ricreativa delle foreste nella politica dell'UE in materia di sviluppo rurale.

4.8. Per la valorizzazione delle risorse forestali occorre:

- aumentare la dotazione di bilancio disponibile nell'arco di cinque anni;

- contribuire a definire orientamenti di gestione adeguati e rispondenti alle specifiche esigenze;

- promuovere l'istruzione e la formazione in silvicoltura, in particolare divulgando nei vari Stati membri le conoscenze sulle prassi applicate nei singoli Stati;

- favorire la ricerca e una migliore comprensione dei benefici che le foreste arrecano alla collettività;

- incentivare la ricerca e l'uso di tecniche più avanzate;

- rafforzare la cooperazione fra utenti e proprietari, tra settore pubblico e privato;

- promuovere la ricerca sulle possibilità di commercializzazione del legname;

- incentivare la ricerca sul potenziale del legno quale fonte di energia;

- favorire l'utilizzo di risorse genetiche migliorate per accrescere la qualità;

- assicurare una migliore informazione sulla disponibilità delle risorse di legname all'industria addetta alla sua lavorazione.

4.9. Per quanto riguarda il quadro istituzionale si dovrebbe estendere il ruolo del Comitato forestale permanente al settore dell'eco-certificazione, alle misure fitosanitarie, al materiale riproduttivo e alla ricerca in campo forestale, per farne uno strumento di coordinamento delle politiche forestali. La risoluzione chiede inoltre che il Sistema europeo d'informazione e di comunicazione forestale venga reso più efficiente.

4.10. L'attuazione delle misure previste comporta un incremento del sostegno UE di 353 MECU annui, ossia 1,765 miliardi di ecu per l'intero periodo di cinque anni.

5. Posizioni del Comitato delle regioni

5.1. Osservazioni generali

5.1.1. Il Comitato condivide il giudizio del Parlamento europeo nella misura in cui questo sostiene che le misure comunitarie in materia di gestione sostenibile delle foreste, lotta contro l'inquinamento atmosferico e riduzione degli incendi dovrebbero avere, in conformità delle conferenze di Rio e di Helsinki, un ruolo complementare rispetto alle politiche forestali nazionali.

5.1.2. Il Comitato incoraggia il rispetto dei principi di un'economia forestale sostenibile nella gestione e nello sfruttamento delle foreste a tutti i livelli. Nella sua azione la Commissione dovrebbe sempre garantire l'attuazione di tali principi, tenendo conto di tutti gli elementi, ambientali, economici e sociali, della sostenibilità.

5.1.3. A giudizio del Comitato è compito dell'UE rappresentare il punto di vista comune dei propri Stati membri in merito alle questioni forestali internazionali. Fra i temi che giustificano un impegno figurano prevenzione dei cambiamenti climatici, la discussione e la decisione di misure e indicatori generali per la promozione di un'economia forestale sostenibile e della biodiversità, e la prevenzione della diffusione di parassiti in occasione dei trasporti di legname.

5.1.4. L'Unione europea può sostenere nel modo migliore il settore forestale promuovendo la formazione, la ricerca, la diffusione delle informazioni, la consulenza e le misure miranti allo sviluppo nelle aree rurali.

5.1.5. L'economia forestale è un settore economico in costante evoluzione per cui non è opportuno creare un sistema di sostegno analogo a quello della PAC. Il Comitato ritiene che il livello attuale del sostegno all'economia forestale sarà sufficiente anche in futuro, in particolare se si pensa alla situazione del bilancio comunitario. Nell'ambito del quadro di finanziamento, tuttavia, fatte salve eventuali esigenze contrapposte, si potrebbero aumentare i mezzi destinati alla prevenzione dei danni causati dagli incendi nelle foreste dell'Europa meridionale e al recupero delle aree colpite.

5.1.6. Il Comitato chiede alla Commissione di promuovere la formazione di un Comitato consultivo per le foreste, tramite il quale essa potrà conoscere le posizioni delle regioni e dei vari gruppi di interesse, tra cui i proprietari di foreste negli Stati membri, l'industria del settore, i detentori dei diritti di caccia, i lavoratori e le organizzazioni ambientaliste.

5.1.7. Il Comitato sosterrà l'organizzazione di riunioni internazionali destinate a sviluppare la conoscenza e gli scambi di esperienze nel settore forestale. Le strutture di cooperazione esistenti relative all'area atlantica, alla regione del Baltico, a quella del Mare del Nord ed alla regione del Mediterraneo potrebbero costituire luoghi di scambio privilegiati.

5.2. Proposte relative alla gestione

5.2.1. Il Comitato concorda con il Parlamento europeo nel ritenere che occorra definire a livello dell'UE le direttrici unitarie e i principi generali, come ad esempio quello di sostenibilità, relativi alla gestione delle foreste. Tra i compiti degli Stati membri e delle regioni vi è quello di stabilire le disposizioni concrete in materia di gestione, basate tra l'altro sullo stato ecologico delle foreste, sulla struttura e sull'età del patrimonio silvicolo esistente, nonché sull'importanza attribuita alle varie forme di gestione. Nella maggior parte degli Stati occorreranno inoltre disposizioni integrative regionali. Il Comitato fa tuttavia presente che in molti Stati membri e regioni esistono norme giuridiche concrete in materia forestale, intese ad una gestione sostenibile e corretta, che devono essere osservate.

5.2.2. La Commissione dovrebbe sostenere gli sforzi fatti dagli Stati membri per definire piani a lungo termine di gestione e sfruttamento da rielaborare periodicamente, infatti solo per mezzo della pianificazione si possono ottenere effetti positivi duraturi.

5.2.3. Il Comitato sottolinea l'importanza delle misure di sostegno della Commissione, quali quelle relative al finanziamento della ricerca, allo sviluppo di metodi di gestione ecologici e allo studio dei vantaggi economici generali di tali metodi. Tra i metodi di gestione ecologici figura la rigenerazione delle foreste condotta, in scala ridotta, principalmente utilizzando in modo variato specie arboree locali. Il materiale riproduttivo utilizzato dovrebbe essere, per la sua provenienza, adatto alla regione.

5.2.4. Il Comitato chiede alla Commissione di prendere in considerazione, nell'aggiornamento della direttiva sulla commercializzazione del materiale forestale da riproduzione, la possibilità di utilizzare il materiale da riproduzione più adatto per le rispettive zone. A tal fine occorre quantomeno considerare la provenienza del materiale nonché la grandezza e il tipo delle piante.

5.2.5. Al fine di fornire all'Unione europea e agli Stati membri informazioni adeguate sulla consistenza e sullo stato delle foreste occorrerebbe istituire un catasto forestale comune quanto più efficiente possibile.

5.3. Proposte relative allo sfruttamento delle foreste

5.3.1. Il Comitato si compiace del fatto che la risoluzione del Parlamento europeo sia a favore della multifunzionalità delle foreste. Nella maggioranza delle aree forestali lo sfruttamento economico è conciliabile con la funzione ricreativa nel rispetto dei principi di un'utilizzazione sostenibile.

5.3.2. Il Comitato ritiene che la Commissione, per garantire la competitività relativa dei prodotti della silvicoltura dell'Unione europea, dovrebbe sostenere le azioni di ricerca e sviluppo intese a realizzare prodotti con un grado di trasformazione elevato.

5.3.3. Il Comitato si compiace della proposta della Commissione tendente ad una semplificazione strutturale del Quinto programma quadro per la ricerca. Nel contesto dei punti relativi alla promozione della competitività e dello sviluppo sostenibile nonché all'ambiente di vita e al sistema ecologico occorrerebbe destinare una quota consistente del finanziamento allo sviluppo della silvicoltura e alla trasformazione dei prodotti forestali, tenendo conto dei lunghi tempi di esecuzione di tali progetti.

5.3.4. Il Comitato condivide il giudizio del Parlamento europeo in merito alla promozione dell'impiego del legno come fonte energetica.

5.3.5. Nel contesto della riforma dei fondi strutturali è importante fare in modo che venga promosso nelle aree rurali lo sviluppo di piccolissime e piccole imprese di lavorazione del legno. Va inoltre promossa e stimolata la collaborazione tra le imprese per l'istituzione di marchi di qualità regionali.

5.3.6. Il Comitato ritiene importante che nell'ambito dell'attività di ricerca e progettazione vengano finanziati progetti di ricerca sull'impiego, nella lavorazione dei prodotti della silvicoltura, di fibre nuove e vecchie e di fibre ricavate da piante coltivate. Occorrerebbe studiare gli effetti economici generali dell'uso delle fibre, le combinazioni ottimali e nuovi modi di utilizzazione delle fibre vecchie, ad esempio nella produzione di energia.

5.3.7. Le quantità di fibre nuove e vecchie che vengono impiegate non dovrebbero essere regolate con limitazioni, sovvenzioni o misure fiscali.

5.3.8. Il Comitato accoglie con favore la proposta del Parlamento relativa ad una campagna di informazione ed educazione del pubblico in merito all'importanza delle foreste e dei prodotti della silvicoltura. Tale campagna dovrebbe in particolare accrescere la consapevolezza delle proprietà ecologiche del legno come materia prima. Possibili obiettivi sarebbero i consumatori, gli scolari e gli studenti, l'industria e gli addetti alla funzione pubblica competenti in materia.

5.4. Proposte in merito alle misure di protezione

5.4.1. Il Comitato ritiene che l'UE debba elaborare raccomandazioni per la gestione sostenibile e la biodiversità delle foreste, che ogni Stato membro o regione potrebbe ulteriormente precisare in funzione delle particolarità regionali.

5.4.2. Il Comitato vuole insistere sull'importanza di proteggere il diritto alla proprietà privata per quanto riguarda le foreste e, segnatamente, sul significato della proprietà privata sotto il profilo della salvaguardia delle foreste e dello sviluppo di una silvicoltura sostenibile.

5.4.3. Il Comitato è a favore di misure per la protezione di zone naturali e paesaggi di particolare valore. A tal fine è importante l'applicazione del programma Natura 2000. Occorre tuttavia rispettare il principio di sussidiarietà nell'attuazione delle misure, vale a dire consultare i cittadini coinvolti e in particolare i proprietari delle foreste. La dimensione dei programmi deve essere inoltre proporzionata ai mezzi finanziari disponibili. Il Comitato desidera inoltre sottolineare che una pianificazione territoriale realizzata dai comuni e dalle regioni offre eccellenti possibilità per la definizione di aree protette e la soluzione di conflitti di interesse. La creazione di parchi regionali o nazionali risponde a tali obiettivi.

5.4.4. Il Comitato sottolinea che nel definire le raccomandazioni e i criteri per un sistema comunitario di certificazione forestale l'Unione deve consentire ad ogni Stato membro e ad ogni regione di utilizzare un sistema proprio, adattato alle loro specifiche esigenze. Il sistema dovrebbe essere facoltativo e tener conto delle rispettive strutture della proprietà, pratiche commerciali e condizioni naturali. Esso dovrebbe inoltre seguire criteri di economicità, in modo che l'attuazione e il controllo della certificazione non comportino costi sproporzionati per i partecipanti.

5.4.5. Nella programmazione dei contenuti del Quinto programma quadro per la ricerca occorre prevedere dei mezzi finanziari per lo studio delle conseguenze sulle foreste dei danni ambientali e delle ricadute ambientali delle misure forestali e della silvicoltura.

5.4.6. Il Comitato ritiene che nell'applicazione del Regolamento (CEE) n. 307/86 vada riservata particolare attenzione allo sviluppo e all'utilizzazione della rete di osservazione dello stato generale delle foreste, nonché al completamento del Sistema europeo d'informazione e di comunicazione forestale.

Bruxelles, 19 novembre 1997.

Il Presidente del Comitato delle regioniPasqual MARAGALL i MIRA