30.7.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 217/75


RACCOMANDAZIONE DEL CONSIGLIO

del 9 luglio 2013

sul programma nazionale di riforma 2013 della Slovenia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità della Slovenia 2012-2016

2013/C 217/19

IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,

visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 121, paragrafo 2, e l’articolo 148, paragrafo 4,

visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l'articolo 5, paragrafo 2,

visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (2), in particolare l’articolo 6, paragrafo 1,

vista la raccomandazione della Commissione europea,

viste le conclusioni del Consiglio europeo,

visto il parere del Comitato per l’occupazione,

visto il parere del Comitato economico e finanziario,

visto il parere del Comitato per la protezione sociale,

visto il parere del Comitato di politica economica,

considerando quanto segue:

(1)

Il 26 marzo 2010 il Consiglio europeo ha approvato la proposta della Commissione di lanciare Europa 2020, una nuova strategia per la crescita e l’occupazione basata su un maggiore coordinamento delle politiche economiche e incentrata sui settori chiave in cui occorre intervenire per rafforzare il potenziale di crescita sostenibile e di competitività dell’Europa.

(2)

il 13 luglio 2010 il Consiglio ha adottato una raccomandazione sugli orientamenti di massima per le politiche economiche degli Stati membri e dell’Unione (2010-2014) e, il 21 ottobre 2010, una decisione sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione (3), che insieme formano gli «orientamenti integrati».Gli Stati membri sono stati invitati a tener conto degli orientamenti integrati nelle politiche nazionali in materia economica e di occupazione.

(3)

Il 29 giugno 2012 i capi di Stato o di governo degli Stati membri hanno convenuto un patto per la crescita e l'occupazione che offre un quadro coerente per l'adozione di misure a livello nazionale, dell'UE e della zona euro con il ricorso a tutti gli strumenti, leve e politiche possibili. Hanno convenuto le misure da adottare a livello degli Stati membri, in particolare affermando l'impegno pieno verso il conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 e l'attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese.

(4)

Il 10 luglio 2012 il Consiglio ha adottato una raccomandazione (4) sul programma nazionale di riforma 2012 della Slovenia e ha formulato il suo parere sul programma di stabilità aggiornato della Slovenia 2012-2015.

(5)

Il 28 novembre 2012 la Commissione ha adottato l’analisi annuale della crescita, segnando l’inizio del semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche 2013. Sempre il 28 novembre 2012 la Commissione ha adottato, sulla base del regolamento (UE) n. 1176/2011, la relazione sul meccanismo di allerta, in cui annoverava la Slovenia tra gli Stati membri che sarebbero stati oggetto di un esame approfondito.

(6)

Il Parlamento europeo è stato debitamente coinvolto nel semestre europeo ai sensi del regolamento (CE) n. 1466/97 e il 7 febbraio 2013 ha adottato una risoluzione sull’occupazione e gli aspetti sociali nell’analisi annuale della crescita 2013 e una risoluzione sul contributo all’analisi annuale della crescita per il 2013.

(7)

Il 14 marzo 2013 il Consiglio europeo ha approvato le priorità per garantire la stabilità finanziaria, il risanamento di bilancio e le azioni volte a promuovere la crescita, sottolineando la necessità di portare avanti un risanamento di bilancio differenziato e favorevole alla crescita, di ripristinare normali condizioni per l’erogazione di prestiti all’economia, di promuovere la crescita e la competitività, di contrastare la disoccupazione e le conseguenze sociali della crisi e di modernizzare la pubblica amministrazione.

(8)

Il 10 aprile 2013 la Commissione ha pubblicato i risultati dell'esame approfondito per la Slovenia a norma dell’articolo 5 del regolamento (UE) n. 1176/2011. L’analisi ha portato la Commissione a concludere che la Slovenia presenta squilibri macroeconomici eccessivi. Per arrestare il loro rapido accumulo e per correggerli è necessario intervenire con urgenza sul piano delle politiche. Fino ad oggi, i livelli di debito pubblico e privato si situano al di sotto delle soglie di allerta definite nel quadro di valutazione e anche il debito estero netto è relativamente contenuto. Il problema, tuttavia, non è il livello di debito ma la sua struttura, fortemente concentrata nel settore delle imprese. In un contesto caratterizzato dall’accelerazione delle tendenze economiche negative, ciò mette a rischio la stabilità del settore finanziario e rende più difficoltoso il processo di riduzione della leva finanziaria, anche alla luce delle correlazioni con il livello del debito sovrano. Tali rischi sono aggravati dalla limitata capacità di aggiustamento dei mercati del lavoro e dei capitali e da una struttura economica dominata dalla proprietà statale. Periodi di incertezza politica e ostacoli giuridici alle riforme hanno impedito alla Slovenia di correggere adeguatamente i propri squilibri e di migliorare la sua capacità di aggiustamento, rendendola più vulnerabile in un periodo di accresciute difficoltà di finanziamento del debito sovrano.

(9)

Il 9 maggio 2013 la Slovenia ha presentato il suo programma nazionale di riforma 2013 e il suo programma di stabilità per il periodo 2012-2016. I due programmi sono stati valutati contemporaneamente onde tener conto delle loro correlazioni.

(10)

Il 23 maggio 2013 le autorità slovene hanno inviato una lettera alla Commissione ricapitolando, modificando e precisando gli impegni chiave contenuti nel programma nazionale di riforma.

(11)

Sulla base della valutazione del programma di stabilità a norma del regolamento (CE) n. 1466/97, il Consiglio ritiene che, nonostante gli sforzi di risanamento, significativi ma concentrati alla fine del periodo di riferimento, grazie ai quali il disavanzo è passato dal 6,2 % del PIL nel 2009 al 4,0 % del PIL nel 2012, la Slovenia non correggerà il disavanzo eccessivo entro il 2013, come raccomandato dal Consiglio alla fine del 2009. Ciò è dovuto; in particolare, ad un contesto economico più sfavorevole rispetto a quanto previsto in quel momento. Lo scenario macroeconomico su cui si fondano le proiezioni di bilancio del programma di stabilità è sostanzialmente plausibile per il 2013, ma eccessivamente ottimistico per il 2014. In particolare, le autorità prevedono che dopo un calo del 2,3 % nel 2012 e dell’1,9 % nel 2013, il PIL crescerà dello 0,2 % nel 2014, nell’ipotesi che vengano adottate misure di bilancio per ridurre il disavanzo delle amministrazioni pubbliche dal 4,2 % del PIL (escluse le ricapitalizzazioni delle banche) nel 2013 al 2,6 % del PIL nel 2014. Tuttavia, tenendo conto soltanto dei provvedimenti adottati fino a metà aprile 2013, la Commissione prevede che, a politiche invariate, nel 2014 il PIL scenderà dello 0,1 % e il disavanzo sarà pari al 4,9 % del PIL. La strategia di bilancio delineata nel programma di stabilità si propone i seguenti obiettivi principali: correggere il disavanzo eccessivo entro il 2014, ossia un anno dopo la scadenza stabilita dal Consiglio alla fine del 2009; raggiungere il pareggio in termini strutturali entro il 2017 e stabilizzare il rapporto debito/PIL al di sotto del 55 % del PIL. Il programma di stabilità conferma che l'obiettivo a medio termine (OMT) è un bilancio in pareggio in termini strutturali. Questo OMT non è in linea con i requisiti del patto di stabilità e crescita perché non tiene adeguatamente conto delle passività implicite legate all'invecchiamento demografico. Gli obiettivi di disavanzo nominale contenuti nel programma di stabilità sono in linea con una correzione del disavanzo eccessivo entro il 2014.

Tuttavia, date le previsioni di crescita eccessivamente ottimistiche per il 2014, i forti rischi per le previsioni di entrate e le misure sul fronte della spesa non sufficientemente specificate, il Consiglio non ritiene probabile che il disavanzo eccessivo sarà corretto entro il 2014. In questa situazione, per garantire la correzione del disavanzo entro il 2015 in maniera credibile e duratura, come raccomandato dal Consiglio il 21 giugno 2013, è opportuno specificare, adottare e attuare misure strutturali di risanamento aggiuntive. Il rapporto disavanzo pubblico/PIL è più che raddoppiato, passando dal 22,0 % nel 2008 al 54,1 % nel 2012 e, secondo le previsioni di primavera 2013 dei servizi della Commissione, toccherà il 66,5 % entro il 2014. Le autorità prevedono che il rapporto debito/PIL toccherà il 63,2 % nel 2014 e nel 2015, per poi scendere al 62,8 % nel 2016. Il rapporto debito/PIL rischia di peggiorare anche a causa anche delle ingenti sopravvenienze passive e dei probabili aggiustamenti stock/flussi per trasferimenti di attivi verso una società di gestione degli attivi bancari, non compresi nelle proiezioni del programma.

(12)

Nel maggio 2013 le autorità hanno realizzato progressi importanti verso il risanamento delle finanze pubbliche, raggiungendo un accordo con le parti sociali circa un’ulteriore riduzione dell’1¼ % delle retribuzioni lorde del settore pubblico, oltre alla riduzione del 3 % concordata nella legge sull’equilibrio dei conti pubblici del maggio 2012. Inoltre, il Parlamento ha approvato la norma costituzionale che stabilire la regola del pareggio/avanzo del bilancio pubblico in termini strutturali. Il recepimento completo delle disposizioni del patto di bilancio sarà compiuto in una specifica legge attuativa, la cui approvazione da parte del Parlamento sloveno è prevista per il novembre 2013. Infine, il Parlamento ha, quasi all’unanimità, reso più restrittive le norme costituzionali che disciplinano i referendum, il che, secondo le attese, dovrebbe agevolare l’introduzione di provvedimenti di risanamento del bilancio. Vista la rapida crescita del debito, è essenziale rafforzare la strategia di bilancio per il 2013, attuarla con rigore e perseguire con fermezza sostanziali sforzi di bilancio negli anni a venire. Benché alcune tasse siano al di sotto della media UE, non è possibile fare affidamento sull’aumento della pressione fiscale per rimandare indefinitamente la necessità di contenere le dinamiche di spesa. Sembra pertanto opportuno integrare i provvedimenti intesi ad incrementare le entrate con ulteriori sforzi di bilancio attraverso tagli alla spesa strutturale. Il quadro di bilancio a medio termine e le norme in materia di spesa continuano a non essere sufficientemente mirati a conseguire l’OMT e a garantire la sostenibilità a lungo termine. Inoltre, i vincoli di bilancio su alcuni settori delle amministrazioni pubbliche, soprattutto per gli utilizzatori indiretti del bilancio, non sembrano pienamente applicati. Infine, stime internazionali e interne indicano che la dimensione dell’economia sommersa in Slovenia è al di sopra della media UE, che indica margini di incremento dell’obbligo tributario come riconosciuto anche dalle misure previste nel programma di stabilità.

(13)

Nel dicembre 2012 è stata varata una riforma del sistema pensionistico, entrata in vigore nel gennaio 2013. Tale riforma, che verte sulle lacune individuate nelle raccomandazioni del 2012, non è sufficientemente incisiva: si prevede infatti che avrà solo un impatto a medio termine sulle finanze pubbliche (fino al 2020). Pur rappresentando un passo importante, questa riforma non prevede misure specifiche per contenere i costi legati all’invecchiamento della popolazione oltre il 2020. Per migliorare la sostenibilità della spesa pensionistica nel lungo periodo sono necessari ulteriori sforzi di riforma, tra cui l’allineamento dell’età pensionabile prevista per legge all’aumento della speranza di vita e l’imposizione di ulteriori restrizioni sui prepensionamenti. Per quanto riguarda i servizi di cura agli anziani non autosufficienti, la domanda supera l’offerta e la spesa è ancora relativamente bassa. Viste le tendenze demografiche, che indicano un invecchiamento della popolazione, la domanda di tali servizi e la relativa spesa subiranno un forte aumento. Ulteriori valutazioni delle misure esistenti contribuirebbero a definire, per questo settore, una politica basata su dati più concreti.

(14)

Nonostante la dimensione del settore bancario sloveno sia relativamente esigua e inferiore alla metà della media della zona euro, le principali banche hanno visto aumentare la pressione sulle loro riserve di capitale, che restano basse nel confronto regionale, e la loro dipendenza dai finanziamenti dello Stato rappresenta una grave minaccia per l’economia. Il fabbisogno reiterato di ricapitalizzazione è concentrato sulle banche nazionali di proprietà dello Stato. Sebbene i livelli del debito privato totale siano al di sotto della media della zona euro e delle soglie di allerta definite nel quadro di valutazione degli squilibri macroeconomici, la questione è di natura strutturale. La maggior parte del debito è concentrato nel settore delle imprese e diverse sono quelle sovraindebitate, il che comporta ulteriori aumenti dei crediti in sofferenza. Alla fine del 2012 il 23,7 % dei debiti delle imprese avevano un ritardo di pagamento di 90 o più giorni. Una ripresa dell’erogazione del credito alle imprese e una riduzione della leva finanziaria per le imprese sono necessarie per agevolare gli investimenti e stimolare la produttività e la concorrenza. Il programma di stabilità prevede ulteriori ricapitalizzazioni. Le autorità hanno confermato per iscritto l’impegno a fornire capitale supplementare se necessario. Si assiste ad una contrazione del credito e ad un intensificarsi dell'interazione tra banche deboli e istituzioni sovrane. In Slovenia il tasso d’interesse sul credito alle imprese (per i prestiti superiori a 1 milione di EUR) supera di più di 2 punti percentuali quello di tutta la zona euro, e questo margine è cresciuto ancora nel 2012. La normativa quadro relativa alla ristrutturazione bancaria è stata varata ma richiede ancora un’applicazione concreta. La società di gestione degli attivi bancari resta la piattaforma centrale istituzionale per il risanamento delle banche. Il programma nazionale di riforma, integrato dalle ultime informazioni del governo, illustra i programmi per i trasferimenti alla società di gestione degli attivi bancari sulla base di prove di stress con approccio dal basso verso l’alto curate dalla Banca di Slovenia.

Le autorità hanno confermato per iscritto che sono pronte a collaborare con la Commissione e la Banca centrale europea (BCE) per garantire revisioni indipendenti della qualità degli attivi per un certo numero di banche selezionate. L’esercizio dovrebbe essere applicato a tutto il sistema per assicurare una stabilità duratura del settore bancario. In altri paesi questo approccio è risultato fondamentale per riacquistare fiducia, credibilità e accesso al mercato. Le informazioni ottenute grazie ad una valutazione esterna approfondita sono la base necessaria di una strategia globale per il settore finanziario.

(15)

Il programma nazionale di riforma non illustra altre iniziative intese a rafforzare la vigilanza bancaria, la cui necessità è stata riconosciuta nell’esame approfondito del 2013. In termini di vigilanza nei confronti delle banche, le uniche novità nel programma nazionale di riforma si riferiscono alle prove di stress della Banca di Slovenia. Non è pervenuto un ulteriore esame delle misure, ad esempio delle opportune politiche macroprudenziali. Anche un riesame della vigilanza microprudenziale ad opera di un esperto indipendente faciliterebbe alcune delle dette raccomandazioni.

(16)

Nel marzo 2013 è stata adottata una riforma del mercato del lavoro per ridurne la segmentazione e aumentarne la flessibilità. La riforma riduce la tutela dei contratti a tempo indeterminato, in quanto semplifica le procedure in caso di licenziamenti individuali o collettivi e ne riduce i costi. La normativa sui contratti a tempo determinato è stata resa più rigorosa per ridurre gli abusi, ed è stato limitato il ricorso al lavoro interinale tramite agenzia. Sebbene la riforma vada nella direzione giusta, resta da vedere se sia sufficientemente ambiziosa da incidere in modo significativo sulla segmentazione e la flessibilità del mercato del lavoro, nonché sulla attrattiva della Slovenia per gli investimenti diretti esteri. Non sono state prese misure sufficienti finora per combattere la dualità del mercato del lavoro dovuta alla normativa sul lavoro studentesco. Il programma nazionale di riforma propone misure nella direzione giusta. In Slovenia la disoccupazione giovanile è fortemente aumentata, di 4,9 punti percentuali, arrivando al 20,6 % nel 2012, laddove il tasso di disoccupazione è aumentato di 0,7 punti percentuali, attestandosi al 9 % nel 2012. Malgrado la disoccupazione in aumento, secondo dati nazionali preliminari il numero di disoccupati che partecipano a misure attive di politica del mercato del lavoro, cofinanziate dal Fondo sociale europeo, è diminuito sensibilmente nel 2012. Non sono state prese misure per adattare l’ambiente di lavoro all’allungamento della vita lavorativa e sono stateadottate solo misure iniziali mirate per l’apprendimento permanente o misure attive di politica del mercato del lavoro per aumentare l’occupazione di giovani laureati, di lavoratori anziani e di lavoratori poco qualificati. La Slovenia ha adottato alcune misure per conciliare meglio le competenze con le esigenze del mercato del lavoro. È in corso, presso il servizio pubblico per l'impiego, un progetto pilota su come valutare queste esigenze, ma occorre sviluppare ulteriormente la collaborazione con i portatori d’interesse.

Occorre fare di più per migliorare l’attrattiva dei pertinenti programmi d’istruzione e di formazione professionale. Sono anche in corso d’attuazione ulteriori misure di orientamento al lavoro nelle PMI. Occorre rafforzare il ruolo dei datori di lavoro nell’istruzione e nella formazione professionale. Miglioramenti in questi settori aumenterebbero la produttività e la concorrenza.

(17)

L’azione per migliorare la competitività di costo è stata solo parziale. Nel 2012 il governo ha tagliato gli stipendi lordi nominali per dipendente del settore pubblico di circa il 3 %. A metà maggio 2013 si è convenuta con le parti sociali un’ulteriore riduzione del costo del lavoro del settore pubblico. Lo stipendio minimo è tra i più alti dell’UE in percentuale della media salariale, è indicizzato sull’inflazione e nel 2010 ha beneficiato di un consistente aumento discrezionale. Sebbene il tasso di crescita della retribuzione nominale per dipendente sia stato negativo nel 2012 (- 0,4 %), il costo nominale del lavoro per unità di prodotto (CLUP) ha registrato una crescita positiva moderata nel 2012 (pari allo 0,7 %) dovuta ad un’ulteriore crescita negativa della produttività (pari a - 1,1 %). Le misure per stimolare la crescita della produttività e conseguire un progresso duraturo nella riduzione dei costi del lavoro per unità di prodotto contribuirebbero a riacquistare competitività.

(18)

La proprietà statale ha un ruolo di rilievo nell'economia slovena, di cui molti aspetti sono rimasti invariati dal periodo di transizione degli anni ’90. Con gli strumenti di privatizzazione e di ristrutturazione delle imprese adottati in quegli anni lo Stato ha mantenuto la sua presenza dominante, specialmente nel settore finanziario. Nel 2011 le imprese pubbliche rappresentavano un sesto del valore aggiunto totale dell'economia slovena, circa metà del totale delle perdite delle imprese e davano lavoro ad un occupato su otto. Inoltre, i fondi e le imprese controllati dallo Stato incidono sulle finanze pubbliche attraverso l’interazione tra livelli elevati di debito, necessità di ricapitalizzazione e consistenti garanzie pubbliche. Le dimensioni e la debolezza delle imprese pubbliche frenano lo sviluppo e la crescita dell’economia e contribuiscono agli squilibri esistenti. La presenza dominante dello Stato e il non corretto funzionamento della governanza delle attività pubbliche ostacolano gli investimenti nazionali ed esteri, abbassando la produttività e la competitività. La partecipazioni incrociate tra imprese pubbliche del settore non finanziario e istituti finanziari pubblici crea dei rischi di contagio, limita l’aggiustamento e distorce l’allocazione delle risorse, specialmente riguardo ai nuovi investimenti.

(19)

Il programma nazionale di riforma delinea le priorità in materia di proprietà statale e di riduzione dell’indebitamento delle imprese, ma non fornisce indicazioni sulle misure in programma. L’esame approfondito del 2013 ha illustrato i risultati economici in relazione alla proprietà statale, in termini sia di costi di bilancio diretti ed eventuali, sia di distorsione delle normali operazioni commerciali. Nondimeno, il programma nazionale di riforma menziona solo la mancanza di coordinamento quale inconveniente del comportamento dello Stato in quanto proprietario di imprese non finanziarie. Nel complesso, se da un lato il programma nazionale di riforma contiene elementi positivi, dall’altro non fornisce informazioni sufficienti riguardo all’orientamento strategico delle imprese che rimarranno di proprietà dello Stato, né su impegni precisi e vincolati a scadenze precise volti a migliorarne i risultati finanziari e la gestione. Si sono mossi alcuni passi per migliorare il governo societario, come indicato nelle raccomandazioni specifiche per paese del 2012, e per privatizzare alcune imprese pubbliche. È stata varata la normativa relativa all’istituzione della futura Slovenia Sovereign Holding (SSH), ma deve essere ancora applicata concretamente. Un registro delle nomine nei consigli di amministrazione e nei consigli di sorveglianza nelle imprese pubbliche, con obbligo di divulgazione degli interessi, contribuirebbe ad aumentare la trasparenza. In seguito alla lettera del 23 maggio 2013, il programma nazionale di riforma annuncia la preparazione di una strategia di privatizzazione entro l'ultimo trimestre 2013, che sarà portata avanti nel terzo trimestre. Nel frattempo il governo ha proposto al Parlamento un elenco di quindici imprese da privatizzare. Accanto a partecipazioni di minoranza e a PMI, l’elenco comprende anche società importanti quali la seconda banca del paese, NKBM.

(20)

La Slovenia conta un numero elevato di professioni regolamentate e vi è margine per ridurre sensibilmente gli ostacoli all'accesso a tali professioni, con conseguente effetto positivo sull'occupazione e la concorrenza. Le autorità slovene hanno avviato un processo di riforma nel 2012 per riesaminare diverse professioni regolamentate al fine di definirle meglio, ridurne i costi amministrativi e semplificarne l'accesso. Il Parlamento avrebbe dovuto adottare una prima serie di leggi nei settori dell’artigianato, del turismo e dell’edilizia all’inizio del 2013. Tuttavia, la riforma è in ritardo, salvo il settore dell’artigianato. La Slovenia ha fissato i presupposti giuridici di un'agenzia di tutela della concorrenza indipendente, ma deve ancora garantire livelli di personale adeguati e costanti. La normativa dovrebbe essere ulteriormente modificata per dotare l’agenzia di una linea di bilancio distinta, necessaria ai fini dell’indipendenza finanziaria. I tempi delle cause civili e commerciali nel primo grado di giudizio e dei procedimenti fallimentari sono eccessivamente lunghi. Nonostante una chiara tendenza positiva verso la riduzione dei tempi delle cause civili e commerciali, occorre dedicare uno sforzo costante alla questione, in quanto ostacola gli affari e riduce l'attrattiva della Slovenia per gli investimenti diretti esteri. In questo contesto il taglio del numero di giudici per abitante previsto nel programma nazionale di riforma dovrebbe essere compensato da significativi aumenti di efficienza.

(21)

Il programma nazionale di riforma afferma la necessità di ristrutturare le imprese non finanziarie che hanno difficoltà finanziarie, ma la sfida sotto il profilo delle politiche e la relativa risposta in merito alla ristrutturazione delle imprese richiedono un ulteriore approfondimento, ponendo in evidenza le soluzioni basate sul mercato. Occorrono misure supplementari per attirare investimenti privati, compresi gli investimenti diretti esteri, e per assicurare un’adeguata compartecipazione agli oneri da parte del settore privato che consenta di tutelare le risorse dei contribuenti. Il processo di ristrutturazione dovrebbe condurre alla vendita delle imprese ristrutturate senza impegnare fondi pubblici.

(22)

La Slovenia è in procinto di modificare la normativa in materia di procedure di insolvenza al fine di aumentarne l’efficienza. Nell’aprile 2013 il governo ha modificato la legge sulle operazioni finanziarie, le procedure di insolvenza e lo scioglimento coatto. Le modifiche precisano la definizione di insolvenza e introducono incentivi affinché i dirigenti presentino per tempo l’istanza di fallimento. L’attuale regime di insolvenza non prevede infatti sufficienti incentivi e sanzioni per spingere le imprese a presentare istanza di fallimento in fase iniziale. Le procedure obbligatorie di risoluzione (misure giudiziarie di risanamento) sono complesse e favoriscono i debitori, in particolare per quanto riguarda le PMI e le microimprese. Non vi sono sufficienti incentivi alla risoluzione extragiudiziale rapida, che potrebbe contribuire a mantenere in vita aziende potenzialmente redditizie. È stata annunciata una nuova normativa per consentire la ristrutturazione finanziaria di imprese sovraindebitate sin dalle prime fasi del processo e il ministero della Giustizia ha previsto di proporre entro la fine di maggio 2013 alcune modifiche alla normativa per facilitare le procedure extragiudiziali per la ristrutturazione e la conversione del debito. Un quadro giuridico adeguato sviluppato in base ad un calendario concordato che fornisca incentivi compatibili per i creditori, i proprietari e i dirigenti sarebbe essenziale per facilitare la ristrutturazione finanziaria di imprese con problemi di liquidità ma potenzialmente redditizie.

(23)

Nell’ambito del semestre europeo la Commissione ha effettuato un’analisi completa della politica economica della Slovenia, e, dopo aver valutato il programma di stabilità e il programma nazionale di riforma, ha presentato un esame approfondito. La Commissione ha tenuto conto non soltanto della pertinenza dei programmi ai fini della sostenibilità della politica di bilancio e della politica socioeconomica della Slovenia, ma anche della loro conformità alle norme e agli orientamenti UE, alla luce della necessità di rafforzare la governanza economica dell'Unione nel suo insieme, offrendo un contributo a livello dell’UE per le future decisioni nazionali. Le sue raccomandazioni nell’ambito del semestre europeo trovano riscontro nelle raccomandazioni di cui ai punti da 1 a 9.

(24)

Alla luce della valutazione che precede, il Consiglio ha esaminato il programma di stabilità e il suo parere (5) trova riscontro, in particolare, nella raccomandazione di cui al punto 1.

(25)

Alla luce dell’esame approfondito della Commissione e della citata valutazione, il Consiglio ha esaminato il programma nazionale di riforma e il programma di stabilità. Le sue raccomandazioni a norma dell’articolo 6 del regolamento (UE) n. 1176/2011 sono riportate in tutte le raccomandazioni che seguono.

(26)

Nell’ambito del semestre europeo la Commissione ha effettuato inoltre un’analisi della politica economica della zona euro nel suo complesso, in base alla quale il Consiglio ha formulato raccomandazioni specifiche rivolte agli Stati membri la cui moneta è l'euro (6). La Slovenia dovrebbe assicurare anche l'attuazione piena e tempestiva di tali raccomandazioni,

RACCOMANDA che la Slovenia adotti provvedimenti nel periodo 2013-2014 al fine di:

1)

attuare e potenziare la strategia di bilancio per il 2013 e gli anni successivi, attraverso misure strutturali adeguatamente specificate, per garantire una correzione duratura del disavanzo eccessivo entro il 2015 e il miglioramento del saldo strutturale di cui alle raccomandazioni formulate dal Consiglio nell’ambito della procedura per i disavanzi eccessivi; una volta corretto il disavanzo eccessivo, proseguire nello sforzo di adeguamento strutturale che consentirà alla Slovenia di raggiungere l’OMT che dovrebbe essere fissato in linea con il patto di stabilità e crescita entro il 2017; una correzione duratura degli squilibri di bilancio è un obiettivo che richiede l’attuazione di riforme strutturali ambiziose, che aumenterebbero la capacità di aggiustamento dell’economia, stimolando la crescita potenziale e l’occupazione; garantire la spesa favorevole alla crescita, adottare misure per migliorare il rispetto dell’obbligo tributario e attuare i provvedimenti sul versante della spesa sulla base di revisioni sistematiche della spesa pubblica a tutti i livelli amministrativi; al fine di migliorare la credibilità del risanamento, completare entro la fine del 2013 l’adozione di una regola di pareggio/avanzo del bilancio pubblico in termini strutturali, rendere a medio termine il quadro di bilancio vincolante, generalizzato e trasparente e rafforzare il ruolo degli organi indipendenti che monitorano la politica di bilancio; adottare provvedimenti per ridurre gradualmente le sopravvenienze passive dello Stato;

2)

rafforzare la sostenibilità a lungo termine del sistema pensionistico, anche oltre il 2020, adeguando ulteriormente tutti i parametri pertinenti, compresa la correlazione tra l’età pensionabile prevista per legge e l’aumento della speranza di vita, pur preservando l’adeguatezza delle pensioni; contenere la spesa per l’assistenza di lunga durata legata all’invecchiamento della popolazione e migliorare l’accesso ai servizi spostando l’attenzione dall’assistenza presso le strutture sanitarie all’assistenza a domicilio, affinando l’individuazione dei sussidi e potenziando la prevenzione per ridurre la disabilità/dipendenza;

3)

garantire che l’evoluzione salariale, compreso il salario minimo, sostenga la competitività e la creazione di posti di lavoro; monitorare da vicino gli effetti della recente riforma del mercato del lavoro e, se necessario, individuare i settori in cui occorrono ulteriori interventi per favorire la creazione di posti di lavoro e combattere la segmentazione, anche regolamentando il lavoro studentesco; adottare ulteriori misure per aumentare il tasso di occupazione dei giovani laureati, degli anziani e delle persone poco qualificate, concentrando le risorse su misure mirate di politica attiva del mercato del lavoro e migliorandone nel contempo l’efficacia; ovviare alla mancanza delle competenze richieste rendendo più attrattivi e rilevanti i programmi di istruzione e formazione professionale e sviluppando ulteriormente la cooperazione con i soggetti interessati per valutare le esigenze del mercato del lavoro;

4)

con la partecipazione dei partner europei, adottare i provvedimenti necessari all’individuazione nel giugno 2013 di un consulente esterno indipendente che effettui un controllo della qualità delle attività dell’intero sistema bancario; completare tale esercizio nel 2013, con risultati più rapidi nel caso delle due banche già soggette a procedura di aiuti di Stato al fine di accelerare il risanamento del loro bilancio; essere pronta a erogare capitali aggiuntivi nel caso il trasferimento delle attività o l’analisi della qualità delle attività facciano emergere ulteriori carenze; è necessario che vengano adottate tutte le misure appropriate, comprese le valutazioni oggettive del fabbisogno di capitale, il trasferimento delle attività alla società di gestione degli attivi bancari, il regime di protezione delle attività e l’attuazione operativa delle misure di ristrutturazione, nel pieno rispetto delle norme sugli aiuti di Stato nel caso tali misure si configurino come aiuto di Stato; parallelamente, elaborare entro marzo 2014 e attuare una strategia settoriale globale per garantire una gestione indipendente delle banche ristrutturate e per migliorare sensibilmente la governanza, la gestione del rischio e la redditività del settore, eventualmente anche attraverso il consolidamento; procedere rapidamente con i preparativi per l’annunciata privatizzazione di NKBM e fissare, entro settembre 2013, un ambizioso calendario per la cessione delle partecipazioni statali dirette e indirette nelle banche;

5)

rivedere il quadro normativo bancario entro la fine del 2013 e, sulla base di questo riesame, potenziare la capacità di vigilanza, la trasparenza e l’informativa statistica;

6)

accelerare la riforma dei servizi regolamentati, anche attraverso una riduzione significativa delle barriere all’ingresso; migliorare il contesto imprenditoriale, anche garantendo l’indipendenza dell’agenzia per la tutela della concorrenza e dotandola di risorse finanziarie sufficienti e autonome;

7)

proseguire gli sforzi diretti a ridurre ulteriormente la durata del primo grado dei procedimenti civili e commerciali e il numero di casi pendenti, in particolare i casi di violazione della normativa;

8)

nell’ambito della prevista strategia del governo, che sarà completata entro settembre 2013, classificare le attività fondamentali e accessorie dello Stato in base a criteri economici, al fine di cedere le attività non strategiche; rendere la Slovenia Sovereign Holding (SSH) pienamente operativa in tempo utile e trasferirle la proprietà e la gestione di tutte le partecipazioni, escludendo eventualmente quelle già inserite nell’elenco per l’immediata e completa privatizzazione; garantire una gestione professionale della SSH fin dall’inizio, includendo eventualmente anche consulenti internazionali e definendo chiaramente l’indipendenza delle sue relazioni con le società interessate; per le partecipazioni fondamentali, sviluppare strategie settoriali volte a migliorare la redditività e il governo societario; introdurre nelle imprese pubbliche un registro obbligatorio e accessibile al pubblico delle nomine nei consigli di amministrazione e nei consigli di sorveglianza, con obbligo di divulgazione degli interessi; garantire che il quadro normativo faciliti la cessione di attività statali non strategiche e che gli ostacoli amministrativi siano ridotti al minimo;

9)

individuare e iniziare a rimuovere tutti gli ostacoli di natura giuridica e amministrativa a una ristrutturazione sostenibile delle imprese sovraindebitate/sottocapitalizzate ma ancora potenzialmente redditizie attraverso soluzioni basate sul mercato; in tale contesto, prendere misure per garantire un’adeguata compartecipazione agli oneri da parte dei privati, per incrementare gli investimenti privati, inclusi gli investimenti diretti esteri e per realizzare guadagni di efficienza nelle imprese in difficoltà nel quadro del processo di ristrutturazione; adottare il quadro giuridico necessario a una ristrutturazione extragiudiziale entro settembre 2013, garantendone la coerenza con le disposizioni esistenti in materia di insolvenza e la capacità di incentivare sia i creditori che gli azionisti a raggiungere accordi per la ristrutturazione extragiudiziale; migliorare l’applicazione delle procedure di insolvenza delle società e di risoluzione giudiziaria, anche portando a conclusione rapidamente le cause pendenti in materia di procedure fallimentari, al fine di massimizzare il valore di recupero e facilitare la tempestiva ed efficiente risoluzione di crediti in sofferenza.

Fatto a Bruxelles, il 9 luglio 2013

Per il Consiglio

Il presidente

R. ŠADŽIUS


(1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

(2)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25.

(3)  Mantenuti per il 2013 dalla decisione 2013/208/UE del Consiglio, del 22 aprile 2013, sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione (GU L 118 del 30.4.2013, pag. 21).

(4)  GU C 219 del 24.7.2012, pag. 77.

(5)  A norma dell’articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1466/97.

(6)  Cfr. pag. 97 della presente Gazzetta ufficiale.