32003D0578

2003/578/CE: Decisione del Consiglio, del 22 luglio 2003, relativa a orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione

Gazzetta ufficiale n. L 197 del 05/08/2003 pag. 0013 - 0021


Decisione del Consiglio

del 22 luglio 2003

relativa a orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione

(2003/578/CE)

IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,

visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 128, paragrafo 2,

vista la proposta della Commissione(1),

visto il parere del Parlamento europeo(2),

visto il parere del Comitato economico e sociale europeo(3),

visto il parere del Comitato delle regioni(4),

visto il parere del comitato per l'occupazione,

considerando quanto segue:

(1) L'articolo 2 del trattato sull'Unione europea assegna all'Unione l'obiettivo di promuovere il progresso economico e sociale e un elevato livello di occupazione. L'articolo 125 del trattato che istituisce la Comunità europea stabilisce che gli Stati membri e la Comunità si adoperano per sviluppare una strategia coordinata a favore dell'occupazione e, in particolare, a favore della promozione di una forza lavoro competente, qualificata e adattabile e di mercati del lavoro in grado di rispondere ai mutamenti economici.

(2) In seguito al Consiglio europeo straordinario sull'occupazione tenutosi il 20 e 21 novembre 1997 a Lussemburgo, la risoluzione del Consiglio, del 15 dicembre 1997, sugli orientamenti in materia di occupazione per il 1998(5), ha avviato un processo caratterizzato da elevata visibilità, forte impegno politico e ampia accettazione di tutte le parti interessate.

(3) Il Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 ha fissato un nuovo obiettivo strategico per l'Unione europea consistente nel diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale. A tal fine, il Consiglio ha concordato obiettivi complessivi in materia di occupazione e per le donne da raggiungere, per il 2010, completati dal Consiglio europeo di Stoccolma del 23 e 24 marzo 2001 con obiettivi intermedi per gennaio 2005 e un nuovo obiettivo per il 2010, che riflette la sfida demografica, relativo al tasso d'occupazione delle donne e degli uomini anziani.

(4) Il Consiglio europeo di Nizza del 7, 8 e 9 dicembre 2000 ha approvato l'Agenda sociale europea, secondo la quale il ritorno alla piena occupazione richiede politiche ambiziose in termini di aumento dei tassi di attività, di riduzione dei divari regionali, di riduzione delle ineguaglianze e di miglioramento della qualità del lavoro.

(5) Il Consiglio europeo di Barcellona del 15 e 16 marzo 2002 ha chiesto un rafforzamento della strategia europea per l'occupazione mediante un processo rafforzato, semplificato e meglio gestito, con un calendario allineato al 2010 e inclusivo degli obiettivi della strategia di Lisbona. Il Consiglio europeo di Barcellona ha anche chiesto una razionalizzazione dei processi di coordinamento delle politiche, con calendari sincronizzati per l'adozione degli indirizzi di massima per le politiche economiche e degli orientamenti per l'occupazione.

(6) Il Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo 2003 ha confermato che la strategia per l'occupazione ha un ruolo guida nella realizzazione degli obiettivi in materia di occupazione e relativi al mercato del lavoro fissati dalla strategia di Lisbona, e che la strategia per l'occupazione dovrebbe operare in modo coerente con gli indirizzi di massima per le politiche economiche, che garantiscono il coordinamento delle politiche economiche complessive della Comunità. Lo stesso Consiglio europeo ha chiesto che gli orientamenti siano limitati nel numero e orientati al risultato e consentano agli Stati membri di provvedere alla combinazione di azioni appropriata, oltre ad essere sostenuti da obiettivi adeguati. Il 2003 offre una particolare opportunità per utilizzare strumenti semplificati di coordinamento delle politiche fondamentali - gli indirizzi di massima per le politiche economiche, gli orientamenti in materia di occupazione e la strategia per il mercato interno - attribuendo loro una nuova prospettiva triennale.

(7) La strategia per l'occupazione è stata esaurientemente valutata, anche mediante un accurato esame intermedio, effettuato nel 2000, e un'importante valutazione sulle esperienze dei primi cinque anni eseguita nel 2002. Questa valutazione ha rilevato un'esigenza di continuità nella strategia, affinché siano affrontate le rimanenti debolezze strutturali, nonché la necessità di risolvere le nuove sfide che si aprono con l'allargamento dell'Unione europea.

(8) Una corretta attuazione dell'agenda di Lisbona presuppone che le politiche per l'occupazione degli Stati membri promuovano, in modo equilibrato, i tre obiettivi complementari che si sostengono reciprocamente: piena occupazione, qualità e produttività sul posto di lavoro, coesione e integrazione sociale. Il raggiungimento di questi obiettivi richiede ulteriori riforme strutturali concentrate su 10 priorità fondamentali interconnesse e un'attenzione particolare andrebbe riservata ad una gestione coerente del processo. Le riforme politiche necessitano di un approccio improntato all'integrazione delle questioni di genere nell'attuazione di tutte le azioni.

(9) Il 6 dicembre 2001 il Consiglio ha adottato una serie di indicatori per misurare 10 dimensioni di investimento nella qualità sul lavoro e ha chiesto che questi indicatori siano utilizzati nel monitoraggio degli orientamenti e delle raccomandazioni europei per l'occupazione.

(10) Le politiche attive e preventive dovrebbero essere efficaci e contribuire agli obiettivi della piena occupazione e dell'integrazione sociale, garantendo che le persone disoccupate e inattive possano competere sul mercato del lavoro e inserirvisi. Tali politiche dovrebbero essere sostenute da moderni istituti del mercato del lavoro.

(11) Gli Stati membri dovrebbero incoraggiare la creazione di posti di lavoro migliori e più numerosi, promuovendo l'imprenditorialità e l'innovazione in un contesto imprenditoriale favorevole. Gli Stati membri devono dare attuazione alla carta europea per le piccole imprese e sono impegnati in un processo di analisi comparativa della politica delle imprese.

(12) Il raggiungimento del giusto equilibrio tra flessibilità e sicurezza aiuterà a sostenere la concorrenzialità delle imprese, aumenterà la qualità e la produttività sul posto di lavoro e faciliterà l'adattabilità delle aziende e dei lavoratori alle trasformazioni economiche. Al riguardo, i Consigli europei di Barcellona e di Bruxelles hanno invitato in particolare a procedere a una revisione della normativa del lavoro, rispettando nel contempo il ruolo delle parti sociali. I livelli normativi di salute e sicurezza sul luogo di lavoro dovrebbero essere innalzati, in conformità della nuova strategia comunitaria per il 2002-2006. Particolare attenzione andrebbe riservata ai settori esposti a un rischio particolarmente alto di infortuni sul lavoro. L'accesso dei lavoratori alla formazione è un elemento essenziale dell'equilibrio tra flessibilità e sicurezza. Occorrerebbe sostenere la partecipazione di tutti i lavoratori, tenendo conto del profitto derivante dagli investimenti per i lavoratori, i datori di lavoro e per la società nel suo complesso. La ristrutturazione economica costituisce una sfida per l'occupazione, sia negli Stati membri attuali, sia in quelli futuri, e richiede una gestione costruttiva che coinvolge tutti gli operatori interessati, comprese le parti sociali.

(13) Il Consiglio europeo di Barcellona ha accolto con favore il piano d'azione della Commissione su qualifiche e mobilità e la risoluzione del Consiglio del 3 giugno 2002 sullo stesso tema; inoltre ha invitato la Commissione, gli Stati membri e le parti sociali a varare le misure necessarie. Una maggiore mobilità professionale e geografica e una migliore corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro contribuirà ad aumentare l'occupazione e la coesione sociale, tenendo conto degli aspetti lavorativi dell'immigrazione.

(14) Mettere in atto strategie coerenti ed esaustive di apprendimento lungo tutto l'arco della vita è fondamentale nella realizzazione della piena occupazione, di una migliore qualità e produttività sul posto di lavoro e di una maggiore coesione sociale. Il Consiglio europeo di Barcellona ha accolto con favore la comunicazione della Commissione "Realizzare uno spazio europeo dell'apprendimento permanente", che espone le componenti essenziali delle strategie di apprendimento lungo tutto l'arco della vita: cooperazione, conoscenza della domanda di apprendimento, risorse adeguate, agevolazione dell'accesso alle opportunità di apprendimento, creazione di una cultura dell'apprendimento e aspirazione all'eccellenza. La riflessione in corso sui futuri obiettivi concreti dei sistemi d'istruzione, avviata dal Consiglio europeo di Lisbona, ha un ruolo importante nei riguardi dello sviluppo del capitale umano e le sinergie con l'occupazione dovrebbero essere pienamente sfruttate. Il 5 e 6 maggio 2003 il Consiglio ha adottato una serie di parametri di riferimento di un rendimento medio europeo nel settore dell'istruzione e della formazione, molti dei quali rivestono particolare rilevanza nel contesto delle politiche occupazionali. Il Consiglio europeo di Lisbona ha chiesto un sostanziale aumento pro capite degli investimenti nelle risorse umane. Tali obiettivi richiedono incentivi sufficienti per i datori di lavoro e gli individui e un riorientamento delle finanze pubbliche in direzione di investimenti più efficienti in materia di risorse umane in tutto il settore dell'apprendimento.

(15) È necessaria una disponibilità di manodopera adeguata per far fronte alla sfida demografica, sostenere la crescita economica, promuovere la piena occupazione e favorire la sostenibilità dei sistemi di protezione sociale. La relazione congiunta della Commissione e del Consiglio "Accrescere il tasso di attività e prolungare la vita attiva", adottata dal Consiglio il 7 marzo 2002, conclude che tali obiettivi richiedono lo sviluppo di strategie nazionali di ampio respiro basate sul ciclo di vita. Le politiche dovrebbero sfruttare il potenziale occupazionale di tutte le categorie di persone. Il Consiglio europeo di Barcellona ha stabilito che l'Unione europea dovrebbe cercare di ottenere, entro il 2010, un aumento progressivo di circa 5 anni dell'età media effettiva di ritiro dal lavoro. Tale età nel 2001 ammontava a 59,9 anni.

(16) Dovrebbero essere progressivamente eliminati i divari fra i sessi sul mercato del lavoro se si vuole che l'Unione europea realizzi la piena occupazione, aumenti la qualità sul posto di lavoro e promuova integrazione e coesione sociale. A tal fine sono necessari un approccio di integrazione delle questioni di genere e specifiche azioni intese a creare le condizioni perché le donne e gli uomini possano entrare, rientrare e rimanere sul mercato del lavoro. Il Consiglio europeo di Barcellona ha stabilito che entro il 2010 gli Stati membri dovrebbero rendere disponibili servizi di custodia dei bambini per almeno il 90 % dei minori fra i tre anni e l'età dell'obbligo scolastico, nonché per almeno il 33 % dei bambini sotto i tre anni d'età. Occorrerebbe affrontare i fattori alla radice del divario fra i sessi in materia di disoccupazione e retribuzione, raggiungendo di conseguenza gli obiettivi sulla riduzione di tale divario, senza mettere in discussione il principio della differenziazione salariale in base alla produttività e alla situazione del mercato del lavoro.

(17) Una vera integrazione sul mercato del lavoro per le persone svantaggiate consentirà di aumentare l'integrazione sociale e i tassi d'occupazione e migliorerà la sostenibilità dei sistemi di protezione sociale. Le risposte politiche devono combattere la discriminazione, fornire un approccio personalizzato alle esigenze dei singoli e creare opportunità di lavoro adeguate incentivando i datori di lavoro ad assumere. La decisione 2001/903/CE del Consiglio(6), del 3 dicembre 2001, ha dichiarato il 2003 "Anno europeo dei disabili". L'accesso al mercato del lavoro è una priorità assoluta per quanto riguarda le persone con disabilità, che si calcola rappresentino circa 37 milioni di persone nell'Unione europea, molte delle quali possono e vogliono lavorare.

(18) Per migliorare le prospettive di piena occupazione e coesione sociale, il rapporto tra reddito da lavoro e reddito da disoccupazione o inattività dovrebbe essere tale da incoraggiare le persone a entrare, rientrare e rimanere sul mercato del lavoro e da stimolare la creazione di nuovi posti.

(19) Per lavoro nero o sommerso si intende "ogni attività retribuita di natura legale ma non dichiarata alle autorità pubbliche". Diversi studi fissano le dimensioni dell'economia sommersa a una media compresa tra il 7 % e il 16 % del PIL dell'Unione europea. Tale cifra dovrebbe essere trasformata in lavoro regolare, per migliorare il contesto generale in cui operano le imprese, la qualità sul posto di lavoro delle persone interessate, la coesione sociale e la sostenibilità delle finanze pubbliche e dei sistemi di protezione sociale. Il miglioramento delle conoscenze sulle dimensioni del lavoro nero negli Stati membri e nell'Unione europea dovrebbe essere incoraggiato.

(20) Nell'Unione europea le disparità regionali in materia di occupazione e disoccupazione rimangono rilevanti e aumenteranno dopo l'allargamento. Esse dovrebbero essere affrontate adottando un approccio di ampio respiro, che coinvolga gli operatori a tutti i livelli per sostenere la coesione economica e sociale, facendo ricorso ai fondi strutturali comunitari.

(21) La valutazione dei primi cinque anni di strategia per l'occupazione ha messo in evidenza come una migliore gestione sia la chiave della futura efficacia della strategia. Una buona attuazione delle politiche dell'occupazione dipende dalla cooperazione a tutti i livelli, dal coinvolgimento di una serie di servizi operativi e da risorse finanziarie adeguate per sostenere l'attuazione degli orientamenti per l'occupazione. Gli Stati membri sono responsabili dell'efficace attuazione degli orientamenti per l'occupazione, compresa la garanzia di una realizzazione equilibrata a livello regionale e locale.

(22) L'efficace attuazione degli orientamenti per l'occupazione richiede la partecipazione attiva delle parti sociali in tutte le fasi, dalla concezione delle politiche alla loro attuazione. Al vertice sociale del 13 dicembre 2001 le parti sociali hanno sottolineato la necessità di sviluppare e migliorare il coordinamento della consultazione trilaterale. Si è anche convenuto che prima di ogni Consiglio europeo di primavera si tenga un vertice sociale trilaterale per la crescita e l'occupazione.

(23) Oltre agli orientamenti per l'occupazione gli Stati membri dovrebbero dare piena attuazione agli indirizzi di massima per le politiche economiche e garantire che la loro azione sia pienamente coerente col mantenimento di finanze pubbliche sane e della stabilità macroeconomica,

DECIDE:

Articolo unico

Sono adottati gli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione ("Orientamenti per l'occupazione"), figuranti in allegato. Gli Stati membri ne tengono conto nelle loro politiche occupazionali.

Fatto a Bruxelles, addì 22 luglio 2003.

Per il Consiglio

Il Presidente

G. Alemanno

(1) Proposta resa l'8 aprile 2003 (non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale).

(2) Parere reso il 3 giugno 2003 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).

(3) Parere reso il 14 maggio 2003 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).

(4) Parere reso il 3 luglio 2003 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).

(5) GU C 30 del 28.1.1998, pag. 1.

(6) GU L 335 del 19.12.2001, pag. 15.

ALLEGATO

ORIENTAMENTI PER L'OCCUPAZIONE

Una strategia europea per la piena occupazione e posti di lavoro migliori per tutti

Gli Stati membri condurranno le proprie politiche dell'occupazione nella prospettiva di realizzare gli obiettivi e le priorità d'azione e di progredire in direzione dei risultati sotto specificati. Si rivolgerà un'attenzione particolare all'azione volta a garantire una buona gestione (governance) delle politiche occupazionali.

Oltre agli orientamenti per l'occupazione e alle raccomandazioni per l'occupazione loro associate, gli Stati membri dovrebbero dare piena attuazione agli indirizzi di massima per le politiche economiche e garantire l'interazione coerente dei due strumenti.

In linea con l'Agenda di Lisbona, le politiche dell'occupazione degli Stati membri promuoveranno i tre obiettivi generali e correlati della piena occupazione, della qualità e produttività sul posto di lavoro e della coesione e integrazione economica e sociale.

Questi obiettivi dovrebbero essere perseguiti in modo equilibrato, che ne rifletta la pari importanza nel raggiungimento delle finalità dell'Unione, nonché coinvolgendo tutti gli operatori interessati. È opportuno sfruttare appieno le sinergie, basandosi sulla positiva interazione fra i tre obiettivi. Le pari opportunità e la parità di genere sono imprescindibili, se si vogliono compiere passi avanti in vista della realizzazione dei tre obiettivi.

Tale approccio contribuirà inoltre a ridurre la disoccupazione e l'inattività.

Piena occupazione

Gli Stati membri mireranno a ottenere la piena occupazione realizzando un approccio politico esaustivo comprendente misure relative sia alla domanda sia all'offerta, così da aumentare i tassi d'occupazione nella direzione degli obiettivi fissati a Lisbona e Stoccolma.

Le politiche contribuiranno a raggiungere, per la media dell'Unione europea:

- un tasso d'occupazione complessivo del 67 % nel 2005 e del 70 % nel 2010,

- un tasso d'occupazione per le donne del 57 % nel 2005 e del 60 % nel 2010,

- un tasso d'occupazione per i lavoratori anziani tra i 55 e i 64 anni del 50 % nel 2010.

Gli eventuali obiettivi nazionali dovrebbero corrispondere al risultato previsto a livello dell'Unione europea e tener conto di particolari circostanze nazionali.

Migliorare la qualità e la produttività sul posto di lavoro

Una migliore qualità sul posto di lavoro è strettamente collegata col passaggio a un'economia competitiva e basata sulla conoscenza e dovrebbe essere perseguita attraverso uno sforzo concertato fra tutti i soggetti, in particolare attraverso il dialogo sociale. La qualità è un concetto multidimensionale che riguarda le caratteristiche sia del lavoro sia del mercato del lavoro più in generale e comprende la qualità intrinseca del posto di lavoro, le qualifiche, l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e lo sviluppo della carriera, la parità uomo-donna, la salute e sicurezza sul luogo di lavoro, la flessibilità e la sicurezza, l'integrazione e l'accesso al mercato del lavoro, l'organizzazione del lavoro e l'equilibrio vita-lavoro, il dialogo sociale e il coinvolgimento dei lavoratori, la diversità e la non discriminazione e la prestazione lavorativa globale.

L'aumento dei tassi d'occupazione deve andare di pari passo con l'innalzamento della produttività complessiva della manodopera. La qualità sul posto di lavoro può aiutare ad aumentare la produttività della manodopera e le sinergie fra i due aspetti dovrebbero essere sfruttate appieno. Ciò rappresenta una sfida specifica per il dialogo sociale.

Rafforzare la coesione e l'integrazione sociale

L'occupazione è uno strumento determinante per l'inclusione sociale. In sinergia con il metodo di coordinamento aperto nel campo dell'inclusione sociale, le politiche occupazionali dovrebbero facilitare la partecipazione all'occupazione, mediante un più facile accesso a impieghi di qualità per tutte le donne e gli uomini in grado di lavorare, la lotta alla discriminazione sul mercato del lavoro e la prevenzione dell'emarginazione dal mondo del lavoro.

La coesione economica e sociale dovrebbe essere promossa riducendo le disparità regionali in materia di occupazione e disoccupazione, affrontando i problemi occupazionali delle zone sfavorite dell'Unione europea e sostenendo la ristrutturazione economica e sociale.

ORIENTAMENTI SPECIFICI

Nel perseguire i tre obiettivi complessivi, gli Stati membri attueranno politiche che tengano conto dei seguenti orientamenti specifici, che costituiscono altrettante priorità per l'azione. Nel far questo, adotteranno un approccio di integrazione delle questioni di genere nel quadro di ciascuna priorità.

1. MISURE ATTIVE E PREVENTIVE PER LE PERSONE DISOCCUPATE E INATTIVE

Gli Stati membri elaboreranno e attueranno misure attive e preventive per le persone disoccupate e inattive intese a prevenire l'afflusso verso la disoccupazione di lunga durata e a promuovere l'inserimento duraturo nel mondo del lavoro dei disoccupati e delle persone inattive. Gli Stati membri dovranno:

a) garantire, nella fase iniziale del loro periodo di disoccupazione, a tutte le persone in cerca di lavoro l'individuazione precoce delle loro esigenze e servizi di consulenza e orientamento, assistenza per la ricerca di un impiego e piani d'azione personalizzati;

b) sulla base dell'individuazione summenzionata, offrire alle persone in cerca di lavoro misure efficaci ed incisive per aumentarne l'occupabilità e le prospettive d'inserimento, con un'attenzione particolare a coloro che incontrano le difficoltà maggiori sul mercato del lavoro.

Gli Stati membri garantiranno che:

- sia offerto un nuovo punto di partenza a tutti i disoccupati prima dei sei mesi di disoccupazione nel caso dei giovani e prima dei dodici mesi nel caso degli adulti, sotto forma di formazione, di riqualificazione, di esperienza professionale, di impiego o di qualunque altra misura atta a favorire l'inserimento professionale, combinata, se del caso, con un'assistenza permanente alla ricerca di un posto di lavoro,

- entro il 2010, il 25 % dei disoccupati di lunga durata partecipi a una misura attiva sotto forma di formazione, riqualificazione, esperienza professionale o di qualunque altra misura diretta all'occupabilità, con l'obiettivo di raggiungere la media dei tre Stati membri più avanzati;

c) modernizzare e potenziare gli istituti del mercato del lavoro, in particolare i servizi per l'impiego;

d) garantire una valutazione regolare dell'efficacia e dell'incisività dei programmi relativi al mercato di lavoro e rivederli di conseguenza.

2. CREAZIONE DI POSTI DI LAVORO E IMPRENDITORIALITÀ

Gli Stati membri incoraggeranno la creazione di posti di lavoro migliori e più numerosi promuovendo imprenditorialità, innovazione, capacità d'investimento e un ambiente imprenditoriale favorevole a tutte le imprese. Un'attenzione particolare sarà riservata allo sfruttamento del potenziale di creazione di posti di lavoro delle nuove imprese, del settore dei servizi e della ricerca e sviluppo. Le iniziative politiche, sostenute dal processo di analisi comparativa della politica delle imprese e dall'attuazione della carta europea per le piccole imprese, si concentreranno sui seguenti scopi:

- semplificare e ridurre gli oneri amministrativi e normativi per la creazione di imprese e delle PMI e per l'assunzione di personale, facilitare l'accesso al capitale per le imprese nuove, per le PMI nuove o già esistenti e per le imprese con un alto potenziale di crescita e di creazione di posti di lavoro (cfr. anche indirizzi di massima per le politiche economiche, n. 11),

- promuovere l'istruzione e la formazione in materia di capacità imprenditoriali e dirigenziali e fornire assistenza, anche mediante una formazione mirante a rendere la carriera dell'imprenditore un'opzione per tutti.

3. AFFRONTARE IL CAMBIAMENTO E PROMUOVERE L'ADATTABILITÀ E LA MOBILITÀ NEL MERCATO DEL LAVORO

Gli Stati membri faciliteranno l'adattabilità dei lavoratori e delle imprese ai cambiamenti, tenendo conto della necessità ad un tempo di flessibilità e sicurezza e sottolineando il ruolo fondamentale delle parti sociali a tal fine.

Gli Stati membri sottoporranno a revisione e, ove opportuno, riformeranno gli elementi eccessivamente restrittivi della normativa del lavoro che incidono sulla dinamica del mercato del lavoro e sull'occupazione delle categorie che incontrano difficoltà nell'accedere al mercato stesso, svilupperanno il dialogo sociale, promuoveranno la responsabilità sociale delle imprese e vareranno altri provvedimenti adeguati per promuovere:

- la diversità degli accordi contrattuali e di lavoro, compresi gli accordi in materia di orari, in modo da favorire la progressione della carriera, un equilibrio migliore tra lavoro e vita privata e tra flessibilità e sicurezza,

- l'accesso dei lavoratori, in particolare di quelli poco qualificati, alla formazione,

- condizioni di lavoro migliori, anche riguardo a salute e sicurezza; le politiche mireranno in particolare ad una riduzione sostanziale del tasso d'incidenza degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali,

- la concezione e la diffusione di modalità innovative e sostenibili di organizzazione del lavoro, a sostegno della produttività della manodopera e della qualità sul luogo di lavoro,

- l'anticipazione e la gestione costruttiva del cambiamento economico e della ristrutturazione.

Gli Stati membri affronteranno le carenze di manodopera e le strozzature adottando misure che promuovano la mobilità professionale ed eliminino gli ostacoli alla mobilità geografica, in particolare dando attuazione al piano d'azione qualifiche e mobilità, migliorando il riconoscimento e la trasparenza delle qualifiche e delle competenze, la trasferibilità della previdenza sociale e dei diritti pensionistici, fornendo appropriati incentivi mediante i sistemi fiscale e previdenziale e tenendo conto degli aspetti dell'immigrazione legati al mercato del lavoro.

Andrebbe promossa la trasparenza delle opportunità di lavoro e formazione a livello nazionale ed europeo, in modo da sostenere un'effettiva corrispondenza tra domanda e offerta. In particolare, entro il 2005, alle persone in cerca di lavoro di tutta l'Unione europea si dovrà consentire di consultare tutte le offerte di lavoro formulate attraverso i servizi per l'impiego degli Stati membri.

4. PROMUOVERE LO SVILUPPO DEL CAPITALE UMANO E L'APPRENDIMENTO LUNGO L'ARCO DELLA VITA

Gli Stati membri realizzeranno strategie di apprendimento lungo tutto l'arco della vita, fra l'altro migliorando la qualità e l'efficienza dei sistemi d'istruzione e formazione, per dotare tutti i lavoratori delle capacità richieste a una manodopera moderna in una società basata sulla conoscenza, consentirne lo sviluppo della carriera e ridurre la mancata corrispondenza fra domanda e offerta di qualifiche e le strozzature del mercato del lavoro.

In particolare, in conformità delle priorità nazionali, le politiche tenderanno a raggiungere i seguenti obiettivi entro il 2010:

- almeno l'85 % dei ventiduenni nell'Unione europea abbia completato l'istruzione secondaria superiore,

- il livello medio di partecipazione a forme di apprendimento lungo tutto l'arco della vita nell'Unione europea sia pari ad almeno il 12,5 % della popolazione adulta in età lavorativa (fascia di età compresa tra i 25 e i 64 anni).

Le politiche tenderanno in particolare a ottenere un aumento degli investimenti in risorse umane. Al riguardo è importante che vi sia un significativo aumento degli investimenti da parte delle imprese nella formazione degli adulti, al fine di promuovere la produttività, la competitività e l'invecchiamento attivo. Saranno agevolati gli investimenti efficienti nel capitale umano da parte di datori di lavoro e dei singoli.

5. AUMENTARE LA DISPONIBILITÀ DI MANODOPERA E PROMUOVERE L'INVECCHIAMENTO ATTIVO

Gli Stati membri promuoveranno una disponibilità adeguata di manodopera e di possibilità d'impiego per sostenere la crescita economica e l'occupazione, tenendo conto della mobilità del lavoro, come indicato nell'orientamento specifico n. 3. In particolare essi dovranno:

- aumentare la partecipazione al mercato del lavoro ricorrendo al potenziale di tutte le categorie della popolazione, attraverso un metodo esaustivo che comprenda in particolare la disponibilità e la qualità dei posti di lavoro, che faccia sì che il lavoro paghi, aumenti le qualifiche e metta a disposizione misure di sostegno adeguate,

- promuovere l'invecchiamento attivo, in particolare favorendo condizioni di lavoro in grado di stimolare il permanere in attività - come l'accesso alla formazione continua, il riconoscimento dell'importanza particolare che rivestono la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro, forme innovative e flessibili di organizzazione del lavoro - e rimuovendo gli incentivi al ritiro anticipato dal mercato del lavoro, in particolare riformando i sistemi di pensionamento anticipato, facendo sì che il rimanere attivi sul mercato del lavoro paghi e incoraggiando i datori di lavoro ad assumere lavoratori anziani.

In particolare, le politiche mireranno a ottenere entro il 2010 un aumento di 5 anni, a livello dell'Unione europea, dell'età media effettiva di uscita dal mercato del lavoro (calcolata a 59,9 anni nel 2001). Al riguardo, le parti sociali hanno un ruolo importante da svolgere. Gli eventuali obiettivi nazionali dovrebbero essere coerenti col risultato atteso a livello dell'Unione europea e tener conto di particolari circostanze nazionali,

- e, ove opportuno, tenere pienamente conto dell'offerta aggiuntiva di manodopera risultante dall'immigrazione.

6. PARITÀ UOMO-DONNA

Gli Stati membri cercheranno, attraverso un approccio integrato che combini questioni di genere e azioni specifiche, di incoraggiare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e di ottenere entro il 2010 una sostanziale riduzione delle disparità fra i sessi in materia di occupazione, disoccupazione e retribuzione. Il ruolo delle parti sociali è fondamentale a questo riguardo. In particolare, le politiche mireranno a ottenere entro il 2010 una sostanziale riduzione del divario retributivo di genere in ciascuno Stato membro, ai fini della sua eliminazione mediante un approccio multidimensionale che affronti i fattori alla radice del divario retributivo, comprese la segregazione settoriale e occupazionale, l'istruzione e la formazione, i sistemi di classificazione e retribuzione del lavoro, la sensibilizzazione e la trasparenza.

Sarà rivolta un'attenzione particolare alla conciliazione di lavoro e vita privata, in particolare mettendo a disposizione servizi di custodia dei bambini e di assistenza alle altre persone a carico, incoraggiando la condivisione delle responsabilità familiari e professionali e facilitando il ritorno al lavoro dopo un periodo di assenza. Gli Stati membri dovrebbero eliminare gli elementi dissuasivi alla partecipazione delle donne alla forza lavoro e adoperarsi, tenendo conto della richiesta di servizi di custodia dei bambini e conformemente ai modelli nazionali di offerta di tali servizi, per fornire, entro il 2010, servizi ad almeno il 90 % dei bambini di età compresa fra i 3 anni e l'età dell'obbligo scolastico e ad almeno il 33 % dei bambini al di sotto dei tre anni.

7. PROMUOVERE L'INTEGRAZIONE DELLE PERSONE SVANTAGGIATE SUL MERCATO DEL LAVORO E COMBATTERE LA DISCRIMINAZIONE NEI LORO CONFRONTI

Gli Stati membri promuoveranno l'integrazione di quanti incontrano particolari difficoltà sul mercato del lavoro, come i giovani che hanno lasciato la scuola precocemente, i lavoratori poco qualificati, le persone con disabilità, gli immigrati e le minoranze etniche, sviluppandone l'occupabilità, aumentandone le opportunità di lavoro e impedendo ogni forma di discriminazione nei loro confronti.

In particolare, le politiche mireranno a ottenere entro il 2010:

- un tasso medio di abbandono scolastico inferiore al 10 % nell'Unione europea,

- una significativa riduzione, in tutti gli Stati membri, del divario in materia di disoccupazione che riguarda le persone svantaggiate, secondo gli eventuali obiettivi e definizioni nazionali,

- una significativa riduzione, in tutti gli Stati membri, del divario in materia di disoccupazione tra cittadini non-UE e UE, secondo gli eventuali obiettivi nazionali.

8. FAR SÌ CHE IL LAVORO PAGHI ATTRAVERSO INCENTIVI FINANZIARI PER AUMENTARE L'ATTRATTIVA DEL LAVORO

Gli Stati membri riformeranno gli incentivi finanziari al fine di rendere attrattivo il lavoro e di incoraggiare gli uomini e le donne a cercare, accettare e mantenere un posto. Al riguardo, gli Stati membri dovrebbero elaborare politiche appropriate, finalizzate a ridurre il numero di lavoratori poveri. Essi sottoporranno a revisione e, ove opportuno, riformeranno i sistemi fiscale e previdenziale e la loro interazione, al fine di eliminare le trappole della disoccupazione, della povertà e dell'inattività, e di incoraggiare la partecipazione all'occupazione di donne, lavoratori scarsamente qualificati, lavoratori anziani, persone con disabilità e delle persone più lontane dal mercato del lavoro.

Pur mantenendo un elevato livello di protezione sociale, gli Stati membri rivedranno in particolare i tassi di sostituzione e la durata delle prestazioni; garantiranno una gestione efficace delle stesse, in particolare per quanto riguarda il collegamento con una vera ricerca di un impiego, compreso l'accesso a misure di attivazione per sostenere l'occupabilità, tenendo conto delle situazioni individuali; considereranno la corresponsione di prestazioni per chi lavora, se del caso e si adopereranno al fine di eliminare le trappole dell'inattività.

In particolare, le politiche mireranno a ottenere entro il 2010 una riduzione significativa delle aliquote marginali effettive elevate e, se del caso, del carico fiscale sui lavoratori a bassa retribuzione, tenendo conto delle circostanze specifiche di ciascun paese.

9. TRASFORMARE IL LAVORO NERO IN OCCUPAZIONE REGOLARE

Gli Stati membri dovrebbero sviluppare e mettere in atto azioni e misure di ampia portata per eliminare il lavoro nero che prevedano la semplificazione del contesto in cui operano le imprese, rimuovendo i disincentivi e fornendo incentivi adatti nel quadro dei sistemi fiscale e previdenziale, dotandosi di una maggiore capacità di far rispettare le norme e di applicare sanzioni. Essi dovrebbero intraprendere gli sforzi necessari a livello nazionale ed europeo per misurare le dimensioni del problema e i progressi conseguiti a livello nazionale.

10. AFFRONTARE LE DISPARITÀ REGIONALI IN MATERIA DI OCCUPAZIONE

Gli Stati membri dovrebbero adottare una strategia di ampio respiro per la riduzione delle disparità regionali in materia di occupazione e disoccupazione. Essi dovrebbero sostenere il potenziale locale in termini di creazione di posti di lavoro, compreso il settore dell'economia sociale, e dovrebbero incoraggiare il partenariato tra tutti gli operatori interessati. Gli Stati membri dovranno:

- promuovere condizioni favorevoli all'attività del settore privato e agli investimenti nelle regioni in ritardo di sviluppo,

- garantire che il sostegno pubblico alle regioni in ritardo di sviluppo privilegi investimenti in capitale umano e intellettuale, nonché infrastrutture adeguate (cfr. anche indirizzi di massima per le politiche economiche, n. 18 e 19).

Sarebbe opportuno avvalersi pienamente del potenziale del fondo di coesione e dei fondi strutturali, nonché della Banca europea per gli investimenti.

BUON GOVERNO E PARTENARIATO PER L'ATTUAZIONE DEGLI ORIENTAMENTI PER L'OCCUPAZIONE

Gli Stati membri garantiranno l'efficace attuazione degli orientamenti per l'occupazione, anche al livello regionale e locale.

Coinvolgimento degli organismi parlamentari, delle parti sociali e degli altri operatori interessati

Il buon governo e il partenariato rappresentano aspetti rilevanti per l'attuazione della strategia europea per l'occupazione, pur nel pieno rispetto delle tradizioni e delle prassi nazionali. Il Parlamento europeo avrà un ruolo importante al riguardo. La responsabilità dell'attuazione della strategia europea per l'occupazione spetta agli Stati membri. In ottemperanza alle tradizioni nazionali, gli organismi parlamentari, nonché gli operatori interessati nel campo dell'occupazione a livello nazionale, regionale e locale possono apportare un importante contributo in tal senso.

Le parti sociali a livello nazionale dovrebbero essere invitate, conformemente alle tradizioni e alle prassi nazionali, a garantire un'efficace attuazione degli orientamenti per l'occupazione e a riferire sui loro contributi più significativi in tutti i settori rientranti nelle loro responsabilità, in particolare per quanto riguarda la gestione del cambiamento e l'adattabilità, la sinergia tra flessibilità e sicurezza, lo sviluppo del capitale umano, la parità fra i sessi e le misure volte a far sì che il lavoro paghi, le misure a sostegno dell'invecchiamento attivo, nonché in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro.

Le parti sociali europee a livello interprofessionale e settoriale sono invitate a contribuire all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione e a sostenere gli sforzi intrapresi dalle parti sociali nazionali a tutti i livelli: interprofessionale, settoriale e locale. Come annunciato nel loro programma di lavoro congiunto, le parti sociali europee a livello interprofessionale riferiranno annualmente sul loro contributo all'attuazione degli orientamenti per l'occupazione. Le parti sociali europee a livello settoriale sono invitate a riferire sulle rispettive azioni.

Inoltre, i servizi operativi dovrebbero realizzare le politiche in materia di occupazione in modo efficiente e incisivo.

Stanziamento adeguato di risorse finanziarie

Gli Stati membri garantiranno la trasparenza e l'efficienza in termini di costi dello stanziamento delle risorse finanziarie per l'attuazione degli orientamenti per l'occupazione, rispettando nel contempo la necessità di finanze pubbliche sane in linea con gli indirizzi di massima per le politiche economiche.

Essi sfrutteranno appieno il contributo potenziale dei fondi strutturali europei, in particolare il Fondo sociale europeo, per sostenere la realizzazione delle politiche e rafforzare la capacità istituzionale nel settore dell'occupazione.