32002H0549

Raccomandazione del Consiglio, del 21 giugno 2002, concernente gli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri e della Comunità

Gazzetta ufficiale n. L 182 del 11/07/2002 pag. 0001 - 0050


Raccomandazione del Consiglio

del 21 giugno 2002

concernente gli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri e della Comunità

(2002/549/CE)

IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,

visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 99, paragrafo 2,

vista la raccomandazione della Commissione,

tenuto conto delle discussioni del Consiglio europeo di Siviglia, del 21 giugno 2002,

considerando che il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulla raccomandazione della Commissione,

ADOTTA LA PRESENTE RACCOMANDAZIONE:

SOMMARIO

>SPAZIO PER TABELLA>

I. INDIRIZZI GENERALI DI POLITICA ECONOMICA

1. INTRODUZIONE

L'Unione europea possiede una strategia di politica economica ben definita, che è orientata verso il perseguimento di politiche macroeconomiche orientate alla crescita e alla stabilità, in grado di rispondere adeguatamente al variare delle circostanze economiche nel breve periodo, e verso il miglioramento delle condizioni di base a lungo termine per una crescita sostenibile, creatrice di occupazione e non inflazionistica. Gli indirizzi di massima per le politiche economiche del 2002 adeguano e aggiornano questa strategia alla luce degli orientamenti impartiti dal Consiglio europeo di Barcellona (15-16 marzo 2002), tenendo conto anche dello sviluppo della strategia di sviluppo sostenibile. I presenti indirizzi sono stati elaborati in base all'esame dell'attuazione degli indirizzi del 2001 e della valutazione della situazione e delle prospettive economiche presentata nelle previsioni economiche della Commissione della primavera 2002.

La sezione 2 delinea la situazione economica che fa da sfondo agli indirizzi ed individua le sfide principali. La successiva sezione 3 contiene le raccomandazioni politiche generali che valgono per tutti gli Stati membri e la Comunità. Nell'ambito della strategia complessiva, le priorità possono essere abbastanza diverse da uno Stato membro all'altro a causa della diversità dei risultati, delle prospettive, delle strutture e delle istituzioni. Tenendo debitamente conto di queste differenze, la II parte presenta gli indirizzi di politica economica specifici per ogni paese.

Proseguendo il costante impegno a trarre partito dall'esperienza acquisita per rafforzare il coordinamento e in risposta all'esortazione del Consiglio europeo di Barcellona a semplificare i processi di coordinamento e a concentrare l'azione sulla messa in applicazione piuttosto che sull'elaborazione annuale di indirizzi, la presentazione e la frequenza degli indirizzi potrebbe mutare dal 2003. Ciononostante si è scelto di elaborare gli indirizzi di massima del 2002 nel segno della continuità con l'edizione dell'anno precedente.

2. PRINCIPALI PRIORITÀ ED INDIRIZZI POLITICI

2.1. La ripresa economica sta decollando

Nel 2001 l'economia dell'UE è stata caratterizzata da un forte ed inaspettato rallentamento dell'attività economica. Le politiche macroeconomiche sono state messe in difficoltà e la crescita dell'occupazione ha segnato il passo.

Tuttavia vi sono oggi sempre più segni che l'economia si è stabilizzata e sta già manifestando una ripresa. La risposta della politica economica, fondamentali solidi, il miglioramento della fiducia e della domanda esterna, combinandosi con l'esaurirsi dell'impatto di una serie di shock economici negativi, hanno offerto la piattaforma per tale ripresa. L'introduzione senza scosse dell'euro nel 1999 e delle banconote e monete nel 2002 danno un gradito segnale di stabilità e fiducia. Nonostante la persistenza di rischi in senso negativo e di incertezze, si può ritenere che l'economia dell'UE dovrebbe consolidarsi per raggiungere un tasso di crescita prossimo o superiore a quello potenziale nella seconda metà del 2002 e dovrebbe proseguire nel 2003, ossia nell'arco di tempo nel quale le raccomandazioni dei presenti indirizzi di massima dovrebbero essere messe in atto.

Poiché l'andamento del mercato del lavoro segue con un certo ritardo l'evolversi della situazione economica, è improbabile che si registri un visibile miglioramento del trend dell'occupazione e della disoccupazione prima del 2003. Si prevede che le pressioni inflazionistiche rimarranno contenute nel medio periodo e che nel corso del 2002 l'inflazione in termini di IAPC si stabilizzerà a livelli intorno al 2 %.

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2.2. Le sfide principali

Compito principale della politica economica nell'UE è accrescere il benessere dei suoi cittadini attuali e futuri. A tal fine, le politiche devono mirare ad assicurare un'espansione equilibrata e sostenibile dell'attività economica. Il Consiglio europeo di Lisbona ha espresso questo compito principale nell'obiettivo generale di fare dell'Europa entro il 2010 l'economia fondata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, capace di una crescita sostenibile, con posti di lavoro più numerosi e migliori e una maggiore coesione sociale.

Fondamentali solidi, politiche economiche appropriate e l'assenza di importanti squilibri economici assicurano all'economia una buona posizione di partenza. I progressi finora realizzati nelle riforme strutturali hanno contribuito a migliorare la crescita dell'economia e dell'occupazione negli ultimi anni. Si tratta ora di continuare su questa strada e rafforzare ulteriormente le basi per la crescita futura. L'imminenza dell'allargamento rende ancora più urgente per l'UE l'esigenza di diventare sufficientemente dinamica e flessibile.

Nonostante i progressi già realizzati, il tasso di crescita potenziale deve essere accresciuto, affinché ci sia il margine economico per un rilancio a pieno ritmo prima che i vincoli di capacità inizino a premere al rialzo sui prezzi. Inoltre, nel lungo periodo, quando l'offerta di lavoro si contrarrà per effetto del pieno esplicarsi degli effetti dell'invecchiamento della popolazione, il tasso di crescita potenziale tenderà a scendere se non verranno prese misure intese ad accelerare il miglioramento della produttività e promuovere la partecipazione alla forza lavoro e l'occupazione.

Occorre accelerare il ritmo delle riforme economiche per ottenere risultati più validi e conseguire gli obiettivi fissati nella tabella di marcia di Lisbona e ricostituire le condizioni per la piena occupazione. Si dovranno concentrare gli sforzi su quattro direttrici d'azione: i) salvaguardare e consolidare ulteriormente il quadro macroeconomico; ii) creare posti di lavoro in numero maggiore e di migliore qualità, incrementare il tasso di partecipazione alla forza lavoro e combattere la disoccupazione persistente; iii) consolidare le condizioni per un elevato incremento della produttività; iv) promuovere lo sviluppo sostenibile nell'interesse delle generazioni attuali e future.

i) Salvaguardare e consolidare ulteriormente il quadro macroeconomico

Salvaguardando e consolidando ulteriormente il quadro macroeconomico si facilita un assetto appropriato delle politiche in qualsiasi situazione economica e si assicura un contesto nel quale una crescita macroeconomica sostenibile e stabile è garantita, i cicli economici sono attenuati e il dinamismo e la resilienza interne sono rafforzate. Un simile contesto sostiene la crescita a medio termine, una cultura dell'iniziativa imprenditoriale e dell'innovazione e aumenta la prosperità, in quanto l'economia può beneficiare pienamente dei progressi delle riforme strutturali.

La recente crisi economica ha messo in rilievo l'importanza di un quadro politico chiaro e di un rapido conseguimento delle posizioni di bilancio a medio termine concordate nell'ambito del patto di stabilità e crescita.

Un quadro solido per le politiche macroeconomiche

L'obiettivo primario della politica monetaria nell'area dell'euro è quello di mantenere la stabilità dei prezzi. Fermo restando tale obiettivo, essa sostiene le politiche economiche generali della Comunità. Mantenendo la stabilità dei prezzi, la politica monetaria svolge una funzione importante sia nello stabilizzare il prodotto intorno al suo tasso tendenziale sia nell'instaurare un contesto propizio al rafforzamento dell'economia sul versante dell'offerta e all'incremento della crescita potenziale. L'impegno a mantenere stabili i prezzi ha promosso una cultura della stabilità, riducendo l'incertezza e creando condizioni favorevoli alla moderazione salariale, stabilendo quindi i presupposti di un clima favorevole agli investimenti. L'aspettativa di un'inflazione molto stabile ad un livello inferiore al 2 % lo testimonia.

Una politica di bilancio sana costituisce il secondo pilastro del quadro macroeconomico dell'UE. In linea di principio è importante che la politica di bilancio risponda all'esigenza di evitare un assetto prociclico, che può esacerbare le oscillazioni dell'attività economica, dar luogo a saldi strutturalmente insostenibili e minare l'orientamento alla stabilità dei prezzi della politica monetaria unica. Visti i rischi e le incertezze di un fine-tuning della politica di bilancio, segnatamente per quanto riguarda il tempismo e l'efficacia e considerata la sua irreversibilità, la norma per la politica di bilancio dovrebbe essere di consentire il funzionamento simmetrico degli stabilizzatori automatici in tutto l'arco del ciclo economico, fatto salvo il rispetto del limite del 3 % del PIL fissato per il disavanzo. Oltre a costituire un margine per il funzionamento libero e simmetrico degli stabilizzatori automatici, saldi di bilancio a medio termine in pareggio o positivi consentono un costante calo del debito pubblico e della spesa per interessi in rapporto al PIL ed accrescono quindi la sostenibilità delle finanze pubbliche e la capacità di far fronte alle sfide finanziarie, in particolare quelle derivanti dall'invecchiamento demografico. Inoltre gli Stati membri che desiderassero avvalersi di una politica di discrezionalità dovrebbero creare il necessario margine di manovra. Questa filosofia di base& sp;è ancorata nel patto di stabilità e crescita, che facilita il compito della politica monetaria di mantenere la stabilità dei prezzi e con ciò promuove le condizioni favorevoli alla crescita economica e alla creazione costante di posti di lavoro.

Uno stretto coordinamento tra i responsabili delle politiche e un dialogo costante e proficuo tra il Consiglio, l'Eurogruppo e la BCE, con la partecipazione della Commissione e nel rispetto, sotto tutti gli aspetti, dell'indipendenza dell'SEBC, sono elementi essenziali per incoraggiare sviluppi economici armoniosi. È importante anche il coinvolgimento delle parti sociali nel corso di tutto il dialogo macroeconomico.

La crescente interdipendenza delle economie dell'area dell'euro richiede un regolare esame dei metodi e delle procedure per il coordinamento delle politiche economiche, per un'attuazione più efficace e per una maggiore trasparenza.

Portare a termine il risanamento delle finanze pubbliche

Il completamento della fase transitoria del conseguimento di saldi di bilancio a medio termine prossimi al pareggio o positivi è un presupposto per cogliere pienamente i benefici dell'Unione economica e monetaria e degli accordi di coordinamento della politica di bilancio sanciti dal patto di stabilità e crescita. Fino ad allora, e tenuto conto della necessità di non oltrepassare il valore di riferimento del 3 %, può esistere, in condizioni economiche avverse, una contraddizione tra, da un lato, l'opera di risanamento di bilancio allo scopo di conseguire le posizioni di bilancio a medio termine volute e, dall'altro, la stabilizzazione delle fluttuazioni del prodotto senza porre limiti al gioco degli stabilizzatori automatici. Occorre quindi raddoppiare gli sforzi per il raggiungimento di saldi di bilancio prossimi al pareggio o positivi quanto prima in tutti gli Stati membri e al più tardi nel 2004. Oltre a dare spazio al libero funzionamento degli stabilizzatori automatici, le politiche di bilancio dovrebbero essere orientate all'esigenza di migliorare la qualità e la sostenibilità delle finanze pubbliche. La finestra di opportunità disponibile prima che gli effetti dell'invecchiamento della popolazione si facciano sentire con più forza dovrebbe essere sfruttata per conseguire posizioni di bilancio sane.

ii) Creare posti di lavoro in numero maggiore e di migliore qualità, incrementare il tasso di occupazione e combattere la disoccupazione persistente

Se si analizza la crescita dell'occupazione nell'UE in una prospettiva a medio termine, i risultati sono buoni. Oltre a condizioni macroeconomiche favorevoli, il vigore del processo di creazione di posti di lavoro cui si assiste dal 1997 rispecchia anche l'effetto delle riforme del mercato del lavoro intraprese dagli Stati membri, tra l'altro nell'ambito della strategia europea per l'occupazione e degli indirizzi di massima per le politiche economiche. Tali riforme comprendono misure per abbassare il costo del lavoro e/o migliorare l'adattabilità dei lavoratori ed assicurare il persistere della moderazione salariale, una maggiore flessibilità delle retribuzioni reali nonché la riforma dei sistemi fiscali e, in misura minore, dei sistemi previdenziali. Anche i mercati del lavoro hanno conosciuto un'evoluzione verso una maggiore flessibilità, come indicato dal forte contributo dello sviluppo del lavoro a tempo parziale e temporaneo alla creazione complessiva di posti di lavoro.

Nonostante questo miglioramento dei risultati, conseguiti nella seconda metà degli anni novanta le risorse umane sono tuttora sottoutilizzate nell'Unione europea e rimangono problemi strutturali. La disoccupazione - in particolare quella di lunga durata - è tuttora elevata in diversi Stati membri e occorre impedire che il pronosticato aumento ciclico della disoccupazione nel 2002 provochi un aumento anche della disoccupazione strutturale. La disoccupazione si concentra spesso nelle regioni più povere e tra le categorie di lavoratori più vulnerabili. Tuttavia in diversi Stati membri si presentano situazioni in cui una disoccupazione elevata convive con la carenza di manodopera e le condizioni del mercato del lavoro sono spesso sensibilmente diverse da una regione all'altra, il che indica uno scompenso tra offerta e domanda di lavoro, dovuto in parte ad ostacoli alla mobilità geografica e professionale, nonché ad un difetto delle qualifiche richieste e di differenziazione dell'evoluzione salariale.

Inoltre il tasso di partecipazione alla forza lavoro, specie per le donne e i lavoratori più anziani, è insoddisfacentemente basso e sono necessari sforzi significativi per innalzare i tassi di occupazione ai livelli indicati a Lisbona e a Stoccolma in modo da prepararsi anche a far fronte all'invecchiamento demografico. Centrare gli obiettivi di Lisbona implica la creazione di circa 15 milioni di posti di lavoro nell'UE tra il 2002 ed il 2010. Per prepararsi all'impatto dell'invecchiamento della popolazione, il Consiglio europeo di Barcellona ha invitato ad innalzare l'età media effettiva del pensionamento nell'UE di circa 5 anni entro il 2010.

È quindi necessario proseguire con vigore nell'attuazione delle politiche intese a ridurre la disoccupazione e delineare una strategia globale per innalzare i tassi di partecipazione, come convenuto dal Consiglio europeo di Barcellona. In questo ambito rientrano la riforma dei sistemi fiscali e previdenziali e altre misure per modernizzare i mercati del lavoro, incrementare gli incentivi a lavorare, permettere ad un maggior numero di persone di partecipare al mercato del lavoro, migliorare l'informazione sulle opportunità di lavoro, accompagnare il ritorno al lavoro dei disoccupati di lunga durata attraverso politiche attive del mercato del lavoro, promuovere l'imprenditorialità e creare condizioni che rendano conveniente per le imprese impiegare più manodopera. In questo contesto la promozione della formazione del capitale umano per dotare i lavoratori di una maggiore qualificazione, adattabile lungo tutto l'arco della vita professionale e che si tradurrà in un miglioramento della qualità del lavoro, può avere una funzione di catalizzatore. Nel contesto degli indicatori strutturali si stanno elaborando nuovi indicatori per la qualità del lavoro.

iii) Consolidare le condizioni per un elevato incremento della produttività

La possibilità di mantenere un tenore di vita elevato a più lungo termine, quando la quota della popolazione in età lavorativa inizierà a scendere per effetto dell'invecchiamento demografico, dipenderà sempre più dall'aumento della produttività. La crescita della produttività del lavoro nell'UE è relativamente lenta e il suo tasso è calato di 1/2 punto percentuale in media tra la prima e la seconda metà degli anni Novanta, soprattutto a causa della maggiore intensità di occupazione della crescita grazie alle riforme strutturali ed è stata condizionata notevolmente da un maggiore inserimento nel mercato del lavoro di manodopera scarsamente qualificata o da altri lavoratori con un potenziale produttivo inferiore a quello medio. Il recente modesto tasso di crescita della produttività del lavoro, qualora persistesse, non basta a consentire quel tasso sostenibile di crescita del PIL del 3 % che è stimato necessario per conseguire gli obiettivi di Lisbona.

Gli investimenti del settore privato e l'innovazione saranno probabilmente stimolati da un ambiente più concorrenziale e più ricco di iniziative imprenditoriali, favorendo di riflesso un aumento della produttività per lavoratore e dunque il tenore di vita. Esistono possibilità effettive per migliorare il clima degli investimenti attraverso riforme strutturali dei mercati dei prodotti, dei capitali e del lavoro. Altrettanto importanti sono un quadro normativo adeguato, servizi pubblici e industrie di rete efficienti nonché investimenti nella formazione e nell'istruzione come pure l'adattabilità dei lavoratori.

Nonostante progressi incoraggianti, vasti segmenti dei mercati dei prodotti europei sono tuttora non sufficientemente integrati da rendere l'UE un luogo attraente per gli investimenti. Sono necessarie ulteriori misure per integrare le reti di distribuzione dell'energia e le reti di comunicazione in Europa. Per facilitare la prestazione transfrontaliera di servizi, specie nel settore della distribuzione e per accrescere la mobilità dei lavoratori, qualificati e non, è necessario un più stretto coordinamento delle politiche nazionali e comunitarie. Nei mercati dei servizi finanziari e dei capitali, l'unione economica e monetaria ha già creato nuove opportunità di guadagni di efficienza. Tuttavia, sia le autorità nazionali che i partecipanti del mercato privato dovrebbero assumere le loro responsabilità per realizzare un'ulteriore integrazione finanziaria allorché esiste ancora un lungo e incompleto elenco di misure da prendere, che è contenuto in varie parti dei presenti indirizzi di massima. La promozione della concorrenza nell'ambito del mercato interno trova il suo complemento logico in una maggiore concorrenza a livello mondiale. L'Unione europea dovrebbe pertanto continuare ad adottare una politica esterna comune che favorisca un sistema mondiale di scambi aperto e sollecitare tutti i suoi Stati membri al rispetto delle regole dell'OMC.

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iv) Promuovere lo sviluppo sostenibile nell'interesse delle generazioni attuali e future

Tenendo conto delle esigenze delle generazioni attuali e future, compresa la sostenibilità ambientale e la coesione sociale e regionale, si assicurerà che le misure intese ad accrescere la prosperità contribuiranno pienamente ad accrescere anche il benessere dei cittadini. Le politiche economiche possono dare un contributo significativo a questo obiettivo ma il suo conseguimento richiede un complesso di interventi sostanziali in un ampio ventaglio di settori, al di là dell'ambito della sola politica economica.

Per esempio, le politiche economiche possono dare un contributo essenziale al miglioramento della sostenibilità ambientale facendo sì che gli effetti esterni delle attività economiche sull'ambiente siano incorporati nei prezzi. Le politiche economiche possono anche instaurare le condizioni per assicurare l'efficacia delle risorse e dell'energia, favorendo in tal modo l'innovazione e la creazione di posti di lavoro. Analogamente le politiche economiche possono contribuire in misura significativa ad una adeguata preparazione ai problemi posti dall'invecchiamento della popolazione, in particolare per quanto riguarda la partecipazione al mercato del lavoro e le sue conseguenze finanziarie. L'obiettivo è assicurare l'interazione positiva delle politiche economiche e sociali, allo scopo di assicurare la possibilità di protrarre a lungo termine la vita lavorativa facendo nel contempo un uso ottimale del potenziale delle risorse umane e garantendo una maggiore coesione sociale.

Infine, le politiche economiche possono contribuire in vari modi alla coesione sociale ed economica. Un buon andamento dell'economia sostiene la creazione di posti di lavoro e il lavoro è la migliore protezione contro la povertà e l'esclusione sociale. Uno stato sociale moderno e attivo, che incoraggi i cittadini a lavorare, può svolgere un'azione importante sotto questo profilo. Un quadro macroeconomico orientato alla crescita e alla stabilità e mercati dei prodotti, dei capitali e del lavoro efficienti sono determinanti importanti del processo di recupero sia nazionale che regionale. In taluni settori le politiche economiche possono essere migliorate tenendo maggiormente presenti le condizioni locali specifiche. Facilitare l'aggiustamento del mercato del lavoro facendo sì che il processo di formazione dei salari possa rispecchiare le differenze nelle condizioni locali, segnatamente riguardo ai livelli di qualifiche e produttività, e riducendo i disincentivi alla mobilità geografica del lavoro è un passo importante e si dovrebbe provvedervi con più impegno. Inoltre, ci si dovrebbe adoperare di più per accrescere l'efficacia della spesa pubblica ad incidenza regionale migliorando i sistemi pubblici di allocazione ed erogazione.

3. RACCOMANDAZIONI DI POLITICA

3.1. Attuare politiche macroeconomiche orientate alla crescita e alla stabilità

Le politiche macroeconomiche svolgono una funzione essenziale nel sostenere la crescita e l'occupazione e nel mantenere stabili i prezzi. Esse dovrebbero essere volte a sostenere un'espansione economica equilibrata e a consentire che l'attuale potenziale di crescita si esplichi pienamente, nonché contribuire all'instaurazione di un quadro di riferimento che promuova adeguati livelli di risparmio e di investimento in modo da collocare l'economia su un sentiero di crescita e di occupazione durevole, più elevato e non inflazionistico.

Gli Stati membri dovrebbero conseguire e mantenere una situazione di bilancio sana, come convenuto nell'ambito del patto di stabilità e crescita. Tutti gli Stati membri devono garantire che, conformemente al patto di stabilità e crescita, i saldi di bilancio corretti per tener conto del ciclo si avvicinino o rimangano a valori prossimi al pareggio o positivi nei prossimi anni.

Saldo di bilancia delle pubbliche amministrazioni ((Dai saldi di bilancio delle pubbliche amministrazioni nel 2000, 2001 e 2002 sono esclusi i proventi una tantum delle licenze UMTS.

Secondo le previsioni della primavera 2002 gli importi UMTS, espressi in percentuale del PIL, sarebbero i seguenti:

Nel 2000: D: 2,5 %, E: 0,1 %, I: 1,2 %, NL: 0,7 %, A: 0,4 %, P: 0,3 %, area euro: 1,1 %, UK: 2,4 % e UE-15:1,2 %.

Nel 2001: B: 0,2 %, EL: 0,5 %, E: 0,0 %, F: 0,1 %, area euro: 0 %, DK: 0,2 % e UE-15: 0 %.

Nel 2002: E: 0,0 %, F: 0,1 %, IRL: 0,2 %, area euro: 0 % e UE-15: 0 %.

Nel programma di stabilità della Germania per il 2004 è stato fissato a - 1 % del PIL, ma in occasione del Consiglio ECOFIN del mese di febbraio il governo tedesco si è impegnato a stabilire un bilancio che si avvicini al pareggio entro il 2004. Per la Francia le cifre tengono conto degli aggiustamenti apportati dalle autorità francesi al programma di stabilità per il 2001 in una lettera trasmessa alla Commissione il 22 gennaio 2002.))

Previsioni della primavera raffrontate ai programmi di stabilità e di convergenza

>SPAZIO PER TABELLA>

Riguardo all'area dell'euro, l'obiettivo primario della politica monetaria della BCE è di mantenere la stabilità dei prezzi. Fatto salvo questo obiettivo, essa sostiene le politiche economiche generali della Comunità.

In generale, gli Stati membri appartenenti all'area dell'euro dovrebbero:

i) orientare e mettere in atto le loro politiche di bilancio in modo da conseguire o mantenere un saldo di bilancio prossimo al pareggio o positivo in tutto l'arco del ciclo economico; se non hanno ancora conseguito un saldo di bilancio prossimo al pareggio o positivo, prendere - nel contesto dell'attuazione del bilancio del 2002 e della preparazione del bilancio per il 2003 - tutte le misure necessarie per assicurare la realizzazione di tale obiettivo di medio termine al più tardi entro il 2004;

ii) provvedere a finanziare adeguatamente le riforme fiscali per mantenere l'impegno ad assicurare finanze pubbliche sane; evitare politiche di bilancio procicliche, contribuendo così ad un appropriato dosaggio delle politiche macroeconomiche al livello nazionale e nell'area dell'euro; lasciare che gli stabilizzatori automatici operino liberamente a mano a mano che la ripresa si consolida; assicurare un'esecuzione rigorosa dei loro bilanci per prevenire qualsiasi scostamento dagli obiettivi dei rispettivi programmi di stabilità;

iii) consolidare ulteriormente le finanze pubbliche nella prospettiva di garantirne la sostenibilità a lungo termine, sfruttando la finestra di opportunità disponibile prima che l'invecchiamento demografico faccia sentire il suo peso.

Per quanto riguarda gli Stati membri non appartenenti all'area dell'euro, la politica monetaria in Danimarca è guidata dal principio del mantenimento di un tasso di cambio fisso nei confronti dell'euro nel quadro dell'ERM2, che è visto come uno strumento per assicurare la stabilità dei prezzi. In Svezia e nel Regno Unito le politiche monetarie mirano alla stabilità dei prezzi mediante la fissazione di un obiettivo in materia di inflazione. Il conseguimento di questi obiettivi contribuirà a creare le condizioni per la stabilità del cambio.

In generale, anche gli Stati membri non appartenenti all'area dell'euro sono tenuti a mantenere posizioni di bilancio sane conformemente al patto di stabilità e crescita. In generale, essi dovrebbero:

i) orientare e mettere in atto le loro politiche di bilancio in modo da conseguire o mantenere un saldo di bilancio prossimo al pareggio o positivo in tutto l'arco del ciclo economico;

ii) provvedere a finanziare adeguatamente le riforme fiscali per mantenere l'impegno ad assicurare finanze pubbliche sane; evitare politiche di bilancio procicliche, contribuendo così ad un appropriato dosaggio delle politiche macroeconomiche al livello nazionale e nell'area dell'euro; lasciare che gli stabilizzatori automatici operino liberamente a mano a mano che la ripresa si consolida; assicurare un'esecuzione rigorosa dei loro bilanci per prevenire qualsiasi scostamento dagli obiettivi dei rispettivi programmi di convergenza;

iii) consolidare ulteriormente le finanze pubbliche nella prospettiva di garantirne la sostenibilità a lungo termine, sfruttando la finestra di opportunità disponibile prima che l'invecchiamento demografico faccia sentire il suo peso.

La dinamica salariale negli Stati membri dovrebbe rispecchiare le diverse situazioni dell'economia e dell'occupazione. I governi dovrebbero promuovere il quadro più adatto per la negoziazione salariale tra le parti sociali. Affinché l'andamento delle retribuzioni contribuisca a un dosaggio delle politiche che favorisca l'occupazione, le parti sociali devono continuare a mantenere un comportamento responsabile e concludere negli Stati membri contratti salariali in linea con i principi generali definiti nei presenti indirizzi di massima per le politiche economiche. Occorre dunque:

i) che l'aumento delle retribuzioni nominali sia compatibile con la stabilità dei prezzi;

ii) che l'aumento delle retribuzioni in termini reali non sia superiore alla crescita della produttività del lavoro, tenendo conto della necessità di rafforzare, se necessario, e successivamente mantenere, la redditività degli investimenti destinati ad accrescere la capacità e creare posti di lavoro;

iii) che gli organi competenti in materia di lavoro a livello nazionale ed i sistemi di contrattazione collettiva, nel rispetto dell'autonomia delle parti sociali, tengano conto della relazione esistente tra l'andamento delle retribuzioni a livello settoriale e locale e le condizioni del mercato del lavoro, consentendo che i salari si evolvano, tra l'altro, secondo la diversità delle qualificazioni e della produttività. Ciò contribuirà anche a garantire la competitività dell'UE e a migliorare l'occupazione per le varie qualifiche e nelle varie aree geografiche.

3.2. Migliorare la qualità e la sostenibilità delle finanze pubbliche

Per massimizzare il contributo delle finanze pubbliche alla crescita e all'occupazione e al raggiungimento degli obiettivi convenuti a Lisbona e Stoccolma, tutti gli Stati membri devono conseguire e mantenere posizioni di bilancio sane. Ciò vale in particolare per i paesi che devono ancora giungere ad un saldo di bilancio "prossimo al pareggio o in attivo" come richiesto dal patto di stabilità e crescita. Occorre trovare un equilibrio e un ordine di priorità appropriati tra la riduzione del debito pubblico, la diminuzione della pressione fiscale e il proseguimento del finanziamento degli investimenti pubblici nei settori chiave. I paesi con un elevato debito pubblico e/o che non hanno ancora realizzato l'obiettivo di bilancio a medio termine del patto dovrebbero dare la priorità al risanamento dei conti pubblici: si prepareranno così a sostenere i costi di bilancio aggiuntivi dell'invecchiamento della popolazione. La valutazione della sostenibilità delle finanze pubbliche sulla base dei programmi di stabilità e di convergenza aggiornati conferma che, se non viene intrapresa una riforma di ampio respiro, esiste un notevole rischio che l'invecchiamento demografico dia luogo a squilibri di bilancio in molti Stati membri.

A tal fine gli Stati membri devono:

i) perseverare nei loro sforzi per rendere più favorevoli all'occupazione i sistemi fiscali e previdenziali, tra l'altro, ove necessario, con una riduzione della pressione fiscale globale e riforme mirate dei sistemi fiscali e previdenziali, specie per i lavoratori a basso salario, senza rinunciare al riequilibrio del bilancio, nonché migliorando l'efficacia dei sistemi fiscali (cfr. anche la sezione 3.3);

ii) promuovere la qualità della spesa pubblica riorientando i finanziamenti verso l'accumulazione di capitale fisico e umano nonché verso la ricerca e sviluppo;

iii) accrescere l'efficacia della spesa pubblica con riforme istituzionali e strutturali; in particolare, introdurre meccanismi (anche nelle procedure di bilancio) che contribuiscano a valutare e controllare le spese;

iv) migliorare la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche attraverso la strategia globale articolata su tre assi (accrescere il tasso di occupazione, ridurre il debito pubblico e riformare i sistemi pensionistici) convenuta dal Consiglio europeo di Stoccolma. Questa comporta l'opportuna combinazione di misure, da stabilirsi negli Stati membri, intese a ridurre rapidamente il debito pubblico, modernizzare il mercato del lavoro in modo da accrescere il tasso di occupazione (specie per le donne ed i lavoratori più anziani), e riformare i sistemi pensionistici e sanitari per gli anziani dotandoli di una solida base finanziaria. In tale contesto le riserve dei fondi pensione pubblici potrebbero anch'esse contribuire a migliorare la sostenibilità delle finanze pubbliche, purché beneficino di un afflusso sostanziale di contributi. Gli Stati membri dovrebbero migliorare la loro capacità di valutare la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche e immettere i risultati di tali analisi nel processo di programmazione di bilancio a medio termine, il che contribuirà a rendere più efficace il processo di sorveglianza multilaterale, come chiesto dal Consiglio europeo di Barcellona;

v) riformare le politiche pensionistiche nella direzione dei grandi obiettivi comuni concordati dai Consigli europei di Göteborg e Laeken in modo da assicurarne la sostenibilità finanziaria a lungo termine, salvaguardare l'adeguatezza delle pensioni e far fronte alle mutate esigenze della società; sviluppare una strategia di largo respiro che tenga debito conto della necessità di adeguare tali obiettivi ai problemi che si pongono ai singoli paesi; in particolare, introdurre misure intese ad innalzare l'età effettiva di pensionamento; occorrerebbe anche esaminare la possibilità di un maggior ricorso alla capitalizzazione;

vi) spingere oltre il coordinamento fiscale in modo da evitare la concorrenza fiscale dannosa e dare attuazione concreta all'accordo del Consiglio del novembre 2000 sul pacchetto fiscale nella prospettiva del rispetto del termine del dicembre 2002 stabilito per raggiungere un accordo.

Come gli Stati membri, anche la Comunità deve applicare una severa disciplina di bilancio. Questa deve riguardare tutte le categorie delle prospettive finanziarie, rispettando nel contempo l'accordo interistituzionale sulla disciplina di bilancio e il miglioramento della procedura di bilancio; occorre sfruttare una distribuzione flessibile delle risorse della Comunità per rafforzare l'impatto economico del bilancio dell'UE.

3.3. Infondere nuovo vigore ai mercati del lavoro

Nonostante l'impatto del rallentamento congiunturale, la situazione del mercato del lavoro ha continuato a migliorare nel 2001, anche se non si sono potuti ripetere i risultati molto positivi dell'anno precedente. Il tasso medio di disoccupazione, al 7,6 %, è stato di 0,5 punti percentuali inferiore alla media del 2000 (cfr. il grafico relativo al tasso di disoccupazione). Nel 2001 si è continuato a progredire verso gli obiettivi in materia di occupazione stabiliti dai consigli europei di Lisbona e di Stoccolma, anche se ad un ritmo più lento che nell'anno precedente. Il tasso di occupazione totale è ora pari al 64 %, il tasso di occupazione femminile al 55 % e quello per i lavoratori più anziani (tra i 55 ed i 64 anni) al 38 % (cfr. i grafici relativi al tasso di occupazione totale, femminile e dei lavoratori più anziani).

I progressi realizzati negli anni scorsi nelle riforme strutturali dei mercati del lavoro, anche nel contesto della strategia europea per l'occupazione, si sono tradotti in una maggiore intensità di occupazione della crescita. Il persistere della moderazione salariale ha consentito all'occupazione di crescere in misura significativa e alla disoccupazione di calare senza alimentare l'inflazione; un maggior ricorso ai contratti temporanei e a tempo parziale ha contribuito a rendere più flessibili ed inclusivi i mercati del lavoro; sgravi fiscali mirati all'estremo inferiore della scala retributiva hanno incrementato gli incentivi ad accettare un lavoro e gli Stati membri hanno cominciato a sostituire le politiche passive con politiche attive del mercato del lavoro. Purtroppo il ritmo delle riforme del mercato del lavoro sembra essersi affievolito nel 2001; per conseguire gli obiettivi di Lisbona, tale ritmo dovrà essere accelerato.

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Rimangono importanti obiettivi verso i quali occorre muoversi attuando ulteriori riforme. In linea con quanto esposto nella sezione 2.2 ii), si tratta fra l'altro di:

- promuovere posti di lavoro in numero maggiore e di migliore qualità,

- incrementare ulteriormente i tassi di partecipazione, specie per le donne e i lavoratori più anziani, per conseguire gli obiettivi di Lisbona-Stoccolma in materia di occupazione e prepararsi a far fronte alla conseguenza dell'invecchiamento della popolazione,

- ridurre gli elevati tassi di disoccupazione,

- ridurre lo scompenso tra domanda e offerta di lavoro a livello territoriale e professionale,

- promuovere l'inclusione sociale.

Queste sfide vanno considerate anche in combinazione con altre sfide che incidono direttamente sul mercato del lavoro, quali la formazione dei salari, l'imprenditorialità, l'istruzione e la formazione, di cui rispettivamente nelle sezioni 3.1, 3.6 e 3.7. Il 18 febbraio 2002, il Consiglio ha adottato orientamenti dettagliati in materia di occupazione per il 2002, in linea con le priorità degli indirizzi di massima per le politiche economiche del 2001, rivolgendo raccomandazioni specifiche ai singoli Stati membri. Nell'attuare le riforme del mercato del lavoro, gli Stati membri dovrebbero attenersi fedelmente agli orientamenti in materia di occupazione ed alle raccomandazioni ad essi rivolte.

In particolare gli Stati membri dovrebbero prendere le misure seguenti:

i) adeguare i sistemi fiscali e previdenziali affinché lavorare convenga e incoraggiare la ricerca di un lavoro. Ridurre le aliquote marginali effettive elevate, in particolare per i lavoratori a più basso salario, e ridurre le trappole della disoccupazione. Riesaminare gli effetti di incentivazione dei regimi previdenziali, quali la condizionalità delle prestazioni, l'ammissibilità, la durata, il tasso di sostituzione, nonché la disponibilità di prestazioni per chi esercita un'attività lavorativa e l'uso di crediti d'imposta per rendere i regimi più favorevoli all'occupazione; inoltre, riesaminare i sistemi amministrativi e promuovere il rigore della gestione. Ridurre gli incentivi al pensionamento anticipato. Intensificare gli sforzi per accrescere le opportunità di rimanere nel mercato del lavoro per i lavoratori più anziani, in modo da alzare di circa cinque anni l'età effettiva media di pensionamento nell'UE entro il 2010, incrementando così il tasso di partecipazione al mercato del lavoro;

ii) rafforzare le politiche attive del mercato del lavoro, migliorandone sia l'efficienza sotto il profilo dell'impiego delle risorse sia l'efficacia in termini di incremento dell'occupazione regolare, anche attraverso la modernizzazione dei servizi di impiego. Ciò implica tra l'altro il compito di mirarle meglio sulle esigenze dei gruppi più esposti al rischio di disoccupazione di lunga durata e sulle misure che si sono rivelate più efficaci e rispondere alle esigenze del mercato del lavoro. A questo proposito occorre parimenti una politica attiva e preventiva per stabilire misure di incentivazione destinate, ai fini della reintegrazione nel mercato del lavoro, ai gruppi e alle persone a rischio o svantaggiate;

iii) ridurre gli ostacoli alla mobilità all'interno degli Stati membri e tra un paese e l'altro. In linea con il piano d'azione per la mobilità e la qualificazione, promuovere il riconoscimento delle qualifiche, agevolare la trasferibilità dei diritti previdenziali e pensionistici, migliorare l'informazione e la trasparenza in materia di opportunità di lavoro ed assicurare che i sistemi fiscali e previdenziali, come pure il mercato immobiliare, non inibiscano la mobilità;

iv) salvaguardare l'occupabilità dei lavoratori attraverso la formazione e la riqualificazione e facilitare la mobilità da un posto di lavoro ad un altro migliorando la formazione in tutto l'arco della vita professionale, in dialogo con le parti sociali, contribuendo in tal modo anche alla migliore qualità dei posti di lavoro e all'incremento della produttività;

v) promuovere, in collaborazione con le parti sociali, un'organizzazione più flessibile del lavoro e riesaminare la normativa in materia di contratti e, ove opportuno, i suoi costi, allo scopo di promuovere la creazione di posti di lavoro e trovare un adeguato equilibrio tra flessibilità e sicurezza. Assicurare che le eventuali riduzioni dell'orario di lavoro complessivo non provochino un incremento del costo del lavoro per unità di prodotto e che si tengano pienamente presenti le esigenze future in materia di offerta di lavoro;

vi) rimuovere gli ostacoli esistenti alla partecipazione femminile alla forza lavoro e sforzarsi per fornire, entro il 2010, conformemente ai modelli nazionali di offerta di cure, un'assistenza all'infanzia per almeno il 90 % dei bambini di età compresa fra i 3 anni e l'età dell'obbligo scolastico e per almeno il 33 % dei bambini di età inferiore ai 3 anni. Combattere i fattori sottostanti alla differenza delle retribuzioni di uomini e donne e incoraggiare politiche miranti a tener conto delle esigenze delle famiglie in modo da rendere possibile combinare un'attività lavorativa con la vita familiare.

3.4. Ridare impulso alle riforme strutturali nei mercati dei prodotti

I progressi nella messa in atto del programma di riforme economiche contenuto nella strategia di Lisbona sono stati ineguali. Sono stati realizzati progressi nel recepimento delle direttive del mercato interno nelle legislazioni nazionali, nell'apertura degli appalti pubblici, nel rafforzamento dei poteri delle autorità garanti della concorrenza e nella riduzione degli aiuti di Stato. La liberalizzazione dei mercati delle telecomunicazioni e dell'elettricità ha iniziato a tradursi in un calo dei prezzi. Si attendono simili effetti positivi dal miglioramento dell'accesso alle reti ferroviarie di trasporto di merci. Tuttavia la prospettiva di ulteriori diminuzioni dei prezzi sarà presumibilmente condizionata da strozzature fisiche, da strutture regolamentari inadeguate, dalla lentezza dell'apertura dei mercati e dalle elevate quote di mercato detenute in tali settori dagli operatori già insediati. Questo evidenzia come per realizzare un mercato interno pienamente efficiente ed integrato sono necessarie ulteriori riforme dei mercati dei prodotti (beni e servizi), specie nei settori in cui i progressi sono stati troppo lenti. A dispetto della sempre maggiore integrazione dei mercati delle merci dell'UE, le differenze di standard e di regolamentazione continuano ad ostacolare le attività transfrontaliere. Inoltre, la realizzazione del mercato interno dei servizi procede con grande lentezza. Alla luce di quanto sopra, gli Stati& sp;membri dovrebbero:

i) realizzare pienamente il mercato interno:

- fare sforzi più energici per portare il tasso di recepimento delle direttive nel settore del mercato interno al 98,5 %, completando entro il Consiglio europeo della primavera 2003 l'attuazione delle direttive che avrebbero dovuto essere recepite da oltre due anni, ed assicurare la corretta applicazione della legislazione del mercato interno,

- perseguire con maggior vigore l'eliminazione dei rimanenti ostacoli tecnici al commercio, accelerando lo sviluppo di nuovi standard per i prodotti e migliorando l'applicazione del principio del riconoscimento reciproco da parte delle amministrazioni nazionali,

- instaurare un mercato interno dei servizi effettivamente funzionante rimuovendo gli ostacoli al commercio transfrontaliero e all'ingresso nei mercati,

- liberalizzare ulteriormente e rendere più trasparente l'accesso agli appalti pubblici, tra l'altro rendendolo possibile on-line entro il 2003 e adottando il pacchetto legislativo in materia di appalti pubblici il più presto possibile nel 2002;

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ii) garantire una concorrenza effettiva, che si traduca in reali benefici per i consumatori:

- garantire l'effettiva indipendenza, una capacità adeguata e l'efficienza delle autorità di regolamentazione e di garanzia della concorrenza, promuovere la cooperazione tra le autorità di regolamentazione e di garanzia della concorrenza e migliorare la coerenza dell'applicazione delle regole di concorrenza da parte della Commissione e delle autorità nazionali garanti della concorrenza,

- far sì che aiuti di Stato in rapporto al PIL vengano ridotti e migliorati ridirigendoli verso obiettivi orizzontali di comune interesse e mirandoli a correggere i fallimenti di mercato identificati. Incrementare la trasparenza delle politiche in materia di aiuti di Stato e valutarne l'efficacia;

iii) accelerare le riforme dei settori a struttura di rete, sottolineando nel contempo l'importanza per i cittadini e per la coesione territoriale e sociale, dell'accesso ai servizi di interesse economico generale:

- incoraggiare l'ingresso nei mercati e migliorare le possibilità di scelta dei consumatori nei mercati liberalizzati, in particolare attuando pienamente il nuovo pacchetto legislativo in materia di comunicazioni entro il luglio 2003,

- per l'elettricità e il gas, assicurare la libera scelta del fornitore dal 2004 per tutti gli utenti diversi dalle famiglie (e rappresentanti almeno il 60 % del mercato totale) e stabilire una funzione di regolamentazione nazionale. Per l'elettricità raggiungere nel 2002 un accordo per un sistema tariffario trasparente e non discriminatorio per le transazioni transfrontaliere. Il livello di interconnessione elettrica tra gli Stati membri dovrebbe essere equivalente ad almeno il 10 % della loro capacità di produzione installata entro il 2005. I finanziamenti necessari dovrebbero essere assicurati in gran parte dalle imprese interessate,

- assicurare l'uso efficiente delle infrastrutture esistenti e fornire incentivi alla costruzione di nuove infrastrutture se necessario, prendendo entro la fine del 2002 decisioni sulla revisione degli orientamenti in materia di reti transeuropee di distribuzione dell'energia e di trasporto e delle relative regole finanziarie,

- per i trasporti, prendere decisioni entro la fine del 2002 sulle proposte concernenti l'attribuzione degli slot negli aeroporti e i contratti di servizio pubblico; prendere attivamente in considerazione l'adesione della Comunità a Eurocontrol e instaurare il cielo unico entro il 2004; aprire alla concorrenza il trasporto ferroviario transeuropeo di merci entro il 15 marzo 2003 e continuare i lavori sul secondo pacchetto ferroviario.

3.5. Promuovere l'efficienza e l'integrazione del mercato UE dei servizi finanziari

Con le riforme si dovrebbe anzitutto cercare di accelerare l'integrazione dei mercati finanziari e di sfruttare pienamente i vantaggi di un efficiente orientamento del risparmio, attraverso una riduzione dei costi di accesso al capitale per promuovere gli investimenti nell'UE. Al centro di questi sforzi è il piano d'azione per i servizi finanziari che dovrà essere completato entro il 2005 e che richiederà ogni sforzo delle parti interessate per realizzare un mercato integrato dei valori mobiliari entro il 2003. In questo contesto è necessario anche migliorare l'efficienza della compensazione transfrontaliera e le strutture di regolamento a livello europeo.

Il piano d'azione per il capitale di rischio (PACR) dovrebbe essere attuato entro il 2003. Esso contiene una serie di misure (molte comuni con il PASF) a favore del capitale privato (venture capital e buy out) che promuovono l'integrazione dei mercati, realizzano riforme strutturali in settori quali la regolamentazione, la tassazione e il diritto fallimentare e promuovono una cultura dell'impresa.

L'integrazione accrescerà la stabilità finanziaria nell'UE finché l'ordinamento istituzionale per la cooperazione e il coordinamento nel campo della vigilanza prudenziale continuerà ad essere adeguato. In risposta al processo di consolidamento in atto all'interno e tra i settori finanziari, diversi Stati membri hanno riformato o stanno riformando i loro ordinamenti di vigilanza. Le scelte che gli Stati membri stanno compiendo in materia sono diverse, il che accrescerà presumibilmente l'esigenza di procedure chiare per la cooperazione transfrontaliera tra le diverse autorità di vigilanza nazionali.

La necessità di un migliore governo societario è stata messa in rilievo dai recenti eventi che hanno avuto ripercussioni sui mercati finanziari. L'UE, a seguito del mandato conferito dal Consiglio europeo di Barcellona, ha ampliato il mandato dei gruppi di lavoro esistenti e intende adottare ulteriori misure per migliorare l'attuale quadro istituzionale in questo campo.

Per accelerare i progressi dell'integrazione finanziaria occorrerà:

i) intensificare gli sforzi di tutte le parti interessate - Consiglio, Parlamento europeo, Commissione e Stati membri - per assicurare la piena attuazione del PASF entro il 2005, e in particolare entro il 2003 per la legislazione sui mercati mobiliari; di conseguenza, come sottolineato dal Consiglio europeo di Barcellona, il Consiglio ed il Parlamento europeo devono in particolare adottare quanto prima nel 2002 le proposte di direttiva sui contratti di garanzia finanziaria, gli abusi di mercato, gli intermediari assicurativi, la commercializzazione a distanza di servizi finanziari, i conglomerati finanziari, i prospetti ed i fondi pensione, e il regolamento sugli International Accounting Standards. Il Consiglio ha inoltre convenuto ad Oviedo che misure specifiche dovrebbero soddisfare gli obiettivi di integrazione ed efficienza. Gli Stati membri devono provvedere il più sollecitamente possibile ad applicare la legislazione già adottata dal Consiglio;

ii) intensificare gli sforzi per mettere in atto il PACR relativo alla procedura fallimentare entro il 2003, per instaurare un migliore equilibrio tra iniziativa imprenditoriale e tutela degli investitori e sviluppare un assetto della fiscalità più favorevole agli investimenti e all'iniziativa imprenditoriale;

iii) migliorare ulteriormente a livello nazionale, comunitario e internazionale le strutture e gli accordi per una cooperazione, un coordinamento e uno scambio di informazioni efficienti sul piano transfrontaliero e transettoriale a fini prudenziali;

iv) incoraggiare fortemente la rimozione degli ostacoli che si frappongono ad un'efficiente compensazione e regolamento transfrontaliero e controllare tale processo.

3.6. Incoraggiare l'iniziativa imprenditoriale

È necessario che le imprese investano di più e in modo più produttivo per migliorare la produttività ed elevare il livello di crescita potenziale dell'economia europea. L'instaurazione di un ambiente competitivo, sostenuto da infrastrutture pubbliche adeguate e da un'amministrazione pubblica moderna ed efficiente, è essenziale per favorire la costituzione e l'espansione di nuove imprese. Tutti gli Stati membri ne hanno preso atto, come testimoniano le diverse misure adottate per ridurre i vincoli regolamentari che pesano sulle imprese, per stimolare la creazione di nuove imprese e per agevolare l'accesso delle PMI ai finanziamenti. La Carta europea delle piccole imprese approvata dal Consiglio europeo di Feira (giugno 2000) dovrebbe anch'essa contribuire a sostenere le piccole imprese. Ciononostante le differenze tra uno Stato membro e l'altro delle condizioni in cui devono operare le imprese - in particolare sotto il profilo fiscale - sono tuttora grandi. Ne consegue che esistono importanti opportunità di trarre ispirazione dalle pratiche migliori. Gli Stati membri dovrebbero:

i) creare un ambiente favorevole alle imprese:

- migliorare e semplificare il regime fiscale delle imprese e la regolamentazione ad esse applicabile. Ridurre gli intralci all'attività imprenditoriale al minimo indispensabile, anche mediante una riduzione dei tempi e dei costi normalmente necessari per la costituzione di una nuova impresa e una riduzione degli oneri amministrativi,

- rendere più efficienti i servizi pubblici, tra l'altro ricorrendo maggiormente agli appalti ed al benchmarking, accrescendo la partecipazione del settore privato e la concorrenza tra gli operatori dei servizi pubblici, assicurando nel contempo che i vari fornitori di servizio competano in condizioni di parità, nonché rendendo accessibili online i servizi pubblici,

- ridurre gli ostacoli all'attività economica transfrontaliera dovuti, tra l'altro, alle differenze esistenti tra gli Stati membri in materia di principi contabili, regole di governo societario, tassazione delle imprese ed IVA;

ii) tradurre in atto gli impegni assunti nell'ambito della Carta europea delle piccole imprese;

iii) incoraggiare l'assunzione di rischi migliorando così l'accesso ai finanziamenti, specie per le PMI nelle fasi iniziali. Per le PMI è particolarmente importante l'offerta di capitale associata a quella di competenze manageriali (vedi anche sezione 3.5).

3.7. Promuovere l'economia fondata sulla conoscenza

Nonostante i progressi recentemente compiuti, l'Unione europea continua ad essere in ritardo rispetto agli Stati Uniti sia nello sviluppo che nella diffusione delle nuove tecnologie. Inoltre vi sono notevoli differenze tra gli Stati membri sia in termini di spesa per la R & S in percentuale del PIL sia in termini di numero di domande di brevetto pro capite. Maggiori investimenti in capitale umano, R & S e TIC, in particolare da parte del settore privato, sono necessari per rafforzare la competitività dell'Europa. In questo contesto va rilevato il progetto europeo di radionavigazione satellitare Galileo, recentemente approvato. Occorre incoraggiare le imprese, le parti sociali e i cittadini a cogliere le opportunità offerte dall'economia fondata sulla conoscenza. I sistemi di istruzione e di formazione devono essere meglio adattati alle esigenze di coloro che rischiano di più di trovarsi in svantaggio sul mercato del lavoro. Questo implica che gli Stati membri dovrebbero:

i) stimolare la R & S e l'innovazione:

- creare un contesto che porti ad aumentare la spesa complessiva nell'Unione europea per la R & S con l'obiettivo di avvicinarsi al 3 % del PIL entro il 2010 e di aumentare l'efficienza della R & S. Due terzi di questi investimenti dovrebbero provenire dal settore privato. Ciò implica maggiori incentivi alle imprese perché investano in R & S attraverso una strategia integrata mirante ad intensificare la concorrenza nei mercati del prodotto, migliorare l'accesso al capitale di rischio, tutelare meglio la proprietà intellettuale (anche istituendo un brevetto comunitario di costo accettabile), assicurando nel contempo una migliore diffusione delle nuove tecnologie e facendo uso in modo efficiente di incentivi fiscali e finanziari di vario tipo,

- migliorare il collegamento tra l'università e le imprese, favorendo il trasferimento delle conoscenze e una migliore commercializzazione dei risultati della R & S. Stabilire priorità chiare e coerenti per la ricerca pubblica,

- stimolare le collaborazioni nel settore della ricerca e dell'innovazione in Europa,

- adottare il sesto programma quadro di ricerca;

ii) promuovere l'accesso alle TIC e la loro utilizzazione:

- instaurare una concorrenza effettiva nelle reti locali di telecomunicazioni (accesso disaggregato alla rete locale) al fine di accelerare la realizzazione della rete europea a banda larga,

- stimolare tra l'altro tramite la definizione di un nuovo piano d'azione "e-Europe 2005" l'uso di Internet in tutti gli strati della società (ossia nelle famiglie, nelle scuole, nelle imprese e nelle amministrazioni pubbliche) e, in particolare, accrescere il rapporto tra PC collegati ad Internet e alunni delle scuole a uno per ogni quindici alunni;

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iii) intensificare gli sforzi di istruzione e formazione:

- privati e pubblici, per accrescere il numero di ricercatori preparati, per aumentare il numero delle persone altamente qualificate nelle TIC e migliorare il livello generale d'istruzione della popolazione, facendo sì che tutti i cittadini acquisiscano le competenze di base,

- potenziare le capacità dei sistemi d'istruzione e di formazione al fine di rispondere adeguatamente ai mutamenti di esigenze in materia di competenze, e in particolare alle necessità delle categorie più svantaggiate sul mercato del lavoro quali le donne, i lavoratori più anziani e coloro che escono presto dal sistema scolastico,

- introdurre strumenti per assicurare la trasparenza dei diplomi e delle qualifiche.

3.8. Migliorare la sostenibilità ambientale

La tutela delle risorse ambientali quali l'aria, l'acqua e il suolo, la preservazione della biodiversità e la riduzione delle minacce ambientali per la sanità pubblica richiedono una politica ambientale attiva per assicurare un uso responsabile delle scarse risorse naturali e uno sviluppo economicamente, ambientalmente e socialmente sostenibile nel lungo periodo. Anche gli impegni assunti in sede internazionale - in particolare per quanto riguarda il cambiamento climatico - richiedono un'azione politica.

Il Consiglio europeo di Stoccolma ha chiesto che la promozione dello sviluppo sostenibile sia integrata negli indirizzi di massima per le politiche economiche. Come successivamente sottolineato dal Consiglio europeo di Göteborg, il concetto di sviluppo sostenibile ha una portata che sfugge ad una valutazione puramente economica e mira a migliorare la qualità della vita attraverso la promozione di iniziative politiche coerenti fondate su una valutazione globale dei loro aspetti economici, sociali e ambientali. Esso si pone quindi in una prospettiva a lungo termine che tiene conto del benessere sia delle generazioni presenti che di quelle future. È quindi necessario procedere in ogni settore politico ad un'analisi rigorosa e completa dei costi e benefici sociali, economici e ambientali delle misure politiche.

Sono state individuate azioni prioritarie concrete per ciascun settore. La presente sezione si concentra sull'integrazione degli aspetti ambientali nella politica economica, in particolare attraverso strumenti basati sul mercato, per promuovere lo sviluppo sostenibile.

L'azione dei governi subisce spesso ritardi dovuti alle preoccupazioni circa le eventuali conseguenze a breve termine delle politiche di protezione dell'ambiente sulla crescita economica, l'occupazione e la competitività di alcuni settori, imprese e Stati membri. In questo contesto, gli Stati membri dovrebbero ricorrere maggiormente a strumenti basati sui meccanismi di mercato. Questi permettono di non compromettere altri tipi di obiettivi ed offrono all'industria una certa flessibilità per ridurre l'inquinamento in modo vantaggioso in termini di costi e incoraggiano al contempo l'innovazione tecnologica. Essi sono spesso i mezzi più efficaci per diminuire gli effetti esterni negativi, dato che portano ad internalizzare nei prezzi i costi esterni e permettono di applicare il principio "chi inquina paga" in modo più coerente e vantaggioso rispetto ai costi. A tale riguardo sono importanti una migliore informazione dei cittadini e delle imprese interessate e una adeguata valutazione degli strumenti.

Gli Stati membri devono stabilire obiettivi e scadenze precisi per l'attuazione delle loro politiche, come quelli approvati in materia dal Consiglio europeo di Göteborg, ed applicarli in modo coerente affinché le imprese e i consumatori possano adattarsi agevolmente. È necessario intervenire con continuità ogni anno per separare gradualmente crescita economica ed uso delle risorse, in particolare aumento dei trasporti e del consumo energetico, dalla crescita del PIL. Un adeguamento graduale ma costante e credibile del livello e della struttura delle aliquote fiscali finché i costi esterni si ripercuotano interamente sui prezzi minimizzerebbe i problemi di aggiustamento strutturale e faciliterebbe l'adattamento e la ricerca di soluzioni innovative da parte delle imprese. Una simile impostazione minimizzerebbe inoltre le esenzioni senza incidenza sui costi a favore delle imprese o dei settori più colpiti. Queste esenzioni spesso riducono l'efficacia ambientale delle misure, distorcono la struttura delle imposte e sono difficilmente sopprimibili in seguito. La determinazione di un quadro di riferimento per il coordinamento dell'uso di strumenti basati sul mercato a livello comunitario potrebbe contribuire ad evitare distorsioni di questo tipo e sostenere il mercato interno.

Di conseguenza:

i) gli Stati membri e la Comunità, nei rispettivi settori di competenza, dovrebbero mirare a fornire analisi dell'impatto finanziario considerando le conseguenze ambientali delle misure;

ii) per accrescere l'efficacia degli strumenti basati sul mercato, dovrebbe essere aumentata la competitività liberalizzando e connettendo i mercati e abbassando le barriere di entrata e uscita;

iii) gli Stati membri dovrebbero introdurre e rafforzare le politiche fondate su strumenti economici quali la tassazione, i contributi a carico degli utenti e di chi inquina, i regimi di assicurazione/responsabilità, gli impegni volontari e i diritti di emissione commerciabili. Un settore centrale per queste politiche è quello dei trasporti e dei suoi diversi modi, nei quali manca ancora un sistema adeguato, coerente ed integrato, di contributi e tasse a carico degli utenti che permetta di integrare in modo appropriato i fattori esterni e rispecchiare l'uso delle risorse;

iv) per rispettare gli obiettivi del protocollo di Kyoto in modo efficiente sotto il profilo dei costi, gli Stati membri dovrebbero prepararsi all'introduzione del commercio delle emissioni al livello dell'UE provvedendo tra l'altro ad instaurare procedure sufficientemente solide per il monitoraggio, la segnalazione e la verifica delle emissioni. Gli Stati membri che hanno già istituito regimi di commercio delle emissioni per i gas ad effetto serra o che stanno studiando dei sistemi del genere dovrebbero assicurarsi che il loro sistema sia compatibile con il regime comunitario attualmente all'esame del Consiglio. Gli Stati membri dovrebbero esaminare come attribuire i diritti di emissione. Più in generale, gli Stati membri dovrebbero preparare le opportune misure e politiche, per rispondere agli obblighi di Kyoto, in particolare allo scopo di gestire in modo più efficiente la domanda di energia e di trasporti;

v) gli Stati membri dovrebbero incoraggiare la pubblicazione di informazioni ambientali nei bilanci delle imprese, in linea con la raccomandazione della Commissione del 30 maggio 2001;

vi) gli Stati membri dovrebbero, purché sia coerente con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, ridurre le sovvenzioni settoriali e le esenzioni fiscali e altre misure aventi un impatto negativo sull'ambiente;

vii) parallelamente all'accordo sull'apertura dei mercati di energia, gli Stati membri dovrebbero, entro il dicembre 2002, raggiungere un accordo su un quadro appropriato per la tassazione dell'energia a livello europeo; e

viii) affinché l'Unione europea possa esibire progressi sostanziali nel miglioramento dell'efficienza energetica entro il 2010, come ha chiesto il Consiglio europeo di Barcellona, continuare ad attuare misure in materia di uso dell'energia, anche nel settore dei trasporti.

II. INDIRIZZI DI MASSIMA PER LE POLITICHE ECONOMICHE SPECIFICI PER OGNI PAESE

1. BELGIO

Nel 2001 l'attività economica in Belgio ha registrato una brusca decelerazione, con la crescita del PIL reale che è scesa all'1 % dopo i risultati eccezionali del 2000, quando l'economia è cresciuta del 4 %; il rallentamento degli scambi mondiali ed il conseguente deterioramento della fiducia delle imprese sono le principali ragioni di questo andamento. Le attuali previsioni parlano di una ripresa graduale dell'attività economica per i primi trimestri del 2002 e di una ripresa più robusta nella seconda metà dell'anno, grazie ad un ritrovato dinamismo delle importazioni e delle esportazioni; la crescita media del PIL reale non dovrebbe tuttavia essere superiore al risultato dell'anno precedente. Nel 2003, l'economia dovrebbe registrare una crescita leggermente inferiore al 3 %, a seguito di scambi internazionali più vivaci e di una domanda interna più robusta. L'inflazione in termini di IAPC dovrebbe rallentare portandosi chiaramente al di sotto del 2 % nel 2002, rispetto al 2,5 % del 2001, e rimanere contenuta nel 2003. Per l'occupazione si prevede una crescita nel 2003, sebbene ad un ritmo più lento rispetto al recente passato; la disoccupazione dovrebbe leggermente aumentare nel 2002 per poi ricominciare a scendere nel 2003. L'andamento salariale dovrebbe restare contenuto grazie al nuovo accordo quadro che dovrà essere concluso entro la fine del 2002, per il periodo 2003-2004.

Sebbene in diminuzione, il rapporto debito pubblico/PIL del Belgio resta pur sempre ad un livello molto elevato e richiede ulteriori aggiustamenti di bilancio, in particolare al fine di assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche in un contesto caratterizzato dall'invecchiamento della popolazione. Per far fronte a tale sfida è necessario proseguire ulteriormente sulla strada della riforma del sistema pensionistico già in corso, in particolare riferimento per quanto riguarda le disposizioni in materia di pensionamento anticipato e di pensione integrativa. Il basso tasso d'occupazione, le notevoli differenze regionali per quanto riguarda la disoccupazione, l'insufficiente concorrenza in specifici settori dei servizi, gli oneri amministrativi gravanti sulle imprese e la scarsa efficienza della pubblica amministrazione sono altri aspetti che meritano attenzione.

Politica di bilancio

Malgrado il brusco rallentamento dell'attività economica registrato nel 2001, il bilancio delle pubbliche amministrazioni è risultato in pareggio (o ha registrato un avanzo pari allo 0,2 % del PIL se si includono i proventi delle licenze UMTS); al pareggio del bilancio delle pubbliche amministrazioni ha contribuito l'elevato avanzo primario, pari al 6,6 % del PIL, conseguito attraverso una riduzione della spesa primaria e l'aumento del gettito fiscale; fattori specifici, come la vendita di immobili, hanno contribuito per circa lo 0,3 % del PIL a questo risultato. L'aggiornamento del 2001 del programma di stabilità fissa come obiettivo il pareggio del bilancio per il 2002 ed un avanzo pari allo 0,5 % del PIL per il 2003. Il mantenimento di avanzi primari elevati, dell'ordine del 6 % del PIL l'anno, resta un elemento fondamentale della strategia di risanamento finanziario, tenuto conto del livello ancora molto elevato del debito pubblico e dei problemi determinati a lungo termine dall'invecchiamento della popolazione. Il contenimento dell'aumento della spesa reale dell'entità I (governo federale e sicurezza sociale) all'1,5 % l'anno è considerato adeguato al raggiungimento di questo obiettivo. Nel 2001 si è avuta solo una modesta riduzione del rapporto debito/PIL, principalmente a causa della bassa crescita del PIL nominale e di taluni fattori specifici; il rapporto debito/PIL dovrebbe scendere appena al di sotto del 100 % alla fine del 2003. In considerazione di quanto si è detto, e rammentando che il Belgio fa parte dell'area dell'euro, la politica di bilancio deve prefiggersi i seguenti obiettivi:

i) per il 2002, evitare un deterioramento del saldo di bilancio rispetto al 2001, in particolare mediante il contenimento della spesa pubblica corrente;

ii) per il 2003, riprendere il processo di risanamento del bilancio e conseguire un avanzo del bilancio delle pubbliche amministrazioni pari allo 0,5 % del PIL limitando all'1,5 % la crescita della spesa reale per l'entità I e adottando una rigorosa vigilanza sul bilancio di tutte le componenti della pubblica amministrazione; e

iii) rafforzare l'attuale strategia al fine di prepararsi all'incidenza che l'invecchiamento demografico avrà sul bilancio, in particolare riducendo ulteriormente il livello del debito e proseguendo la riforma del sistema pensionistico, con maggiore riferimento alla bassa età media del pensionamento effettivo, e a quantificare più chiaramente le risorse di bilancio da destinare ogni anno al "fondo vecchiaia".

Mercato del lavoro

Il mercato del lavoro belga ha risentito dell'indebolimento della crescita economica nel 2001. La rapida riduzione del tasso di disoccupazione registrata nei due anni precedenti si è gradualmente arrestata e per il 2002 si prevede ora un leggero aumento. Sebbene nella seconda metà degli anni Novanta il tasso di occupazione complessivo abbia registrato un costante aumento, passando dal 56,3 % nel 1996 a circa il 61 % alla fine del 2000, esso è ancora inferiore alla media UE, soprattutto a causa dei tassi relativamente bassi di occupazione dei giovani (29 % per la fascia di età 15-24), dei più anziani (solo il 24 % per la fascia di età 55-64) e delle donne (51,5 %). Nel 2001 è proseguito il passaggio graduale da politiche passive a misure preventive e più attive nel quadro della realizzazione di uno "Stato sociale attivo". Nonostante le misure già attuate, la dipendenza dalle prestazioni sociali è ancora relativamente elevata per taluni segmenti del mercato del lavoro ed altri provvedimenti potrebbero essere adottati per eliminare le "trappole della disoccupazione" restanti e incoraggiare i beneficiari di prestazioni sociali in età lavorativa, ancora numerosi in particolare nella fascia d'età più elevata, a riprendere un'attività. Permangono inoltre significative disparità regionali. Il tasso d'occupazione nelle Fiandre (circa il 64 % nel 2000) era ancora superiore di 8-9 punti percentuali a quello della Vallonia e della Regione di Bruxelles. Questa situazione riflette un'inadeguata mobilità della manodopera e un'insufficiente flessibilità salariale. Le barriere linguistiche, gli elevati costi degli alloggi (dovuti a tasse di registro ingenti), l'aumento del traffico e una rete di trasporti pubblici inadeguata sono i principali ostacoli alla mobilità. Inoltre, un'applicazione più appropriata della legislazione esistente che consente ai dipendenti di partecipare ai risultati finanziari delle loro imprese potrebbe contribuire alla differenziazione salariale. In considerazione di quanto si è detto, il Belgio deve applicare con risolutezza tutte le raccomandazioni in materia di occupazione adottate dal Consiglio nel febbraio 2002 e le sue principali priorità devono essere le seguenti:

i) consolidare le recenti riforme dei sistemi fiscale e previdenziale per rendere vantaggioso il lavoro, in particolare eliminando i fattori restanti che disincentivano il proseguimento del lavoro o il reingresso sul mercato del lavoro da parte delle persone in età più avanzata;

ii) adottare misure per incrementare la mobilità della manodopera, anche incoraggiando le parti sociali a permettere che gli attuali meccanismi per la determinazione dei salari riflettano meglio le condizioni e le capacità del mercato del lavoro locale, pur preservando la moderazione salariale;

iii) promuovere un giusto equilibrio tra flessibilità e sicurezza e seguire da vicino l'impatto sull'offerta di manodopera delle recenti iniziative per incrementare la flessibilità degli orari di lavoro, con particolare riferimento al nuovo sistema di credito di tempo; e

iv) intensificare gli sforzi per aumentare il tasso di occupazione delle donne, eliminando i disincentivi al loro ingresso o ritorno sul mercato del lavoro.

Mercati dei prodotti, iniziativa imprenditoriale e economia basata sulla conoscenza

L'apertura dell'economia belga stimola la concorrenza sui mercati dei prodotti determinando un'elevata produttività della manodopera e livelli dei prezzi al consumo in linea con la media UE. Per quanto riguarda il recepimento delle direttive sul mercato interno, l'obiettivo di un tasso di recepimento del 98,5 % fissato per il marzo 2002 è stato raggiunto. Nonostante la mancanza di una concorrenza effettiva in relazione all'accesso alla rete locale, il processo di liberalizzazione nel settore delle telecomunicazioni sta registrando notevoli progressi e l'accesso a larga banda si sta diffondendo rapidamente, grazie a costi d'accesso contenuti. I rapporti tra le autorità locali e i partner privati, tuttavia, sono ancora poco trasparenti e in taluni settori di servizi, come l'energia, la liberalizzazione è meno avanzata. In particolare, il ritardo nell'istituzione di un operatore del sistema di trasmissione indipendente per l'elettricità e la mancata approvazione delle tariffe di trasmissione hanno ostacolato l'ingresso sul mercato di nuovi operatori. Di conseguenza, in questi settori la concorrenza resta limitata e i prezzi elevati. Sebbene la spesa media per la R & S e quella per le TIC siano vicine agli standard dell'UE, esse restano concentrate in alcuni settori e in alcune imprese. Importanti riforme sono state avviate per ridurre la burocrazia e incrementare l'efficienza dei servizi pubblici e se ne vedono già i primi risultati. Gli oneri amministrativi restano tuttavia elevati e le ferrovie continuano a ricevere ingenti aiuti di Stato. In considerazione di quanto si è detto, le principali priorità del Belgio devono essere le seguenti:

i) incrementare la concorrenza nei settori dell'elettricità e del gas designando ufficialmente un operatore del sistema di trasporto indipendente senza una partecipazione significativa degli operatori già insediati (separazione proprietaria) e adottando misure volte ad incoraggiare i nuovi fornitori al dettaglio, ad esempio assicurando un accesso equo alle reti;

ii) aumentare la trasparenza dei collegamenti tra il settore pubblico e quello privato a livello locale e provinciale, in particolare il ruolo dei comuni e delle loro associazioni in vari settori quali quello dell'energia, per evitare distorsioni di concorrenza e conflitti di interesse; e

iii) adottare ulteriori misure per ridurre gli oneri amministrativi gravanti sulle imprese, come i tempi e i costi necessari per la costituzione di una nuova società, e sviluppare l'amministrazione elettronica (e-government).

2. DANIMARCA

Nel 2001, la crescita economica ha registrato una decelerazione portandosi allo 0,9 %, principalmente a causa del sensibile rallentamento della crescita degli investimenti e del deterioramento della crescita della domanda esterna. La crescita del prodotto dovrebbe aumentare a circa l'1 3/4 % durante l'anno in corso per poi accelerare ed arrivare a circa il 2 1/2 % nel 2003, sotto la spinta soprattutto della domanda interna. Nel 2002 la crescita dovrebbe essere sostenuta dai seguenti fattori: i consumi privati, che dovrebbero aumentare in linea con le retribuzioni nette reali, e gli investimenti, che dovrebbero registrare una ripresa grazie alle aspettative di prospettive più favorevoli. Le esportazioni danesi dovrebbero registrare un aumento sostanzialmente in linea con la domanda esterna; poiché tuttavia l'andamento delle importazioni sembra allinearsi alla domanda finale, anche quest'anno il contributo delle esportazioni nette alla crescita dovrebbe essere negativo. Nel 2003 la domanda interna dovrebbe ulteriormente rafforzarsi, mentre le esportazioni nette non dovrebbero incidere in maniera apprezzabile sulla crescita. L'inflazione (in termini di IAPC), che è aumentata del 2,3 % nel 2001, dovrebbe mantenersi anche quest'anno attorno a tale livello, in quanto gli aumenti dei prezzi nel settore dell'abbigliamento dovrebbero compensare gli effetti della leggera riduzione dei prezzi del petrolio e il "blocco delle imposte" introdotto dal nuovo governo; una leggera diminuzione dell'inflazione è prevista per il 2003. Il mercato del lavoro continuerà ad essere caratterizzato da scarsezza di manodopera. L'occupazione dovrebbe registrare una crescita minima nell'anno in corso ed una crescita di circa lo 0,5 % nel 2003. Nonostante il rallentamento dell'economia, la disoccupazione ufficialmente recensita è rimasta ad un livello estremamente basso e una leggera diminuzione del tasso di disoccupazione è prevista per il 2003, quando la crescita sarà decollata.

L'economia danese, che opera attualmente ad un livello prossimo al suo potenziale, deve incrementare il suo potenziale di produzione concentrandosi sulle seguenti sfide cruciali: ridurre le limitazioni dell'offerta di manodopera e contribuire in tal modo a contenere i continui ed ingenti aumenti salariali. La concorrenza in numerosi ed importanti settori continua ad essere inadeguata e, considerate le dimensioni del settore pubblico, è necessario aumentarne ulteriormente l'efficienza. Resta inoltre fondamentale un effettivo contenimento dei consumi pubblici, ancor più necessario dopo l'introduzione del "blocco delle imposte", affinché le finanze pubbliche possano continuare anche a medio termine a registrare avanzi consistenti.

Politica di bilancio

Nel 2001 il bilancio delle pubbliche amministrazioni ha registrato un avanzo pari al 2,8 % del PIL, esclusi i proventi delle licenze UMTS pari a 0,2 punti percentuali. Nell'anno in corso l'avanzo dovrebbe scendere al 2,1 % del PIL per poi risalire al 2,4 % del PIL nel 2003. La riduzione dell'avanzo nel 2002 è dovuta innanzitutto al fatto che per gli anni cui si riferiscono le previsioni si è tenuto conto di una proposta di modifica del regime speciale di risparmio a fini pensionistici, riducendo in tal modo, per motivi tecnici, l'avanzo di circa 1/2 punto percentuale del PIL(1). L'ultimo aggiornamento del programma di convergenza danese mantiene la strategia basata su una lenta riduzione del rapporto spesa primaria/PIL e imposte/PIL. Come già spesso in passato, l'aumento effettivo dei consumi statali nel 2001 è stato superiore all'obiettivo fissato dal precedente governo. Un elemento nuovo è invece dato dal fatto che il nuovo governo, entrato in carica nel novembre 2001, si è impegnato a non aumentare le aliquote delle imposte dirette o indirette. È stato inoltre imposto un massimale all'imposta sul valore catastale degli immobili. Non è stata fissata una scadenza per questo "blocco delle imposte". Le proiezioni a lungo termine contenute nel programma aggiornato inducono a ritenere che le finanze pubbliche dovranno generare avanzi annuali pari all'1 1/2 - 2 1/2 % del PIL fino al 2010 per poter far fronte all'incidenza finanziaria dell'invecchiamento demografico. In considerazione di quanto si è detto, la politica di bilancio deve prefiggersi i seguenti obiettivi:

i) assicurare il raggiungimento dell'obiettivo del governo di limitare la crescita reale dei consumi statali ad una media dell'1 % l'anno; a tal fine sarebbe opportuno che nel 2003 l'incremento non superi lo 0,7 % previsto dalle autorità per compensare l'aumento dell'1,3 % incluso nel bilancio per il 2002; e

ii) assicurare l'applicazione del blocco delle imposte a tutti i livelli di governo, se possibile mediante impegni vincolanti da parte delle contee e delle amministrazioni comunali negli accordi relativi al bilancio per il 2003.

Mercato del lavoro

La situazione del mercato del lavoro in Danimarca è una delle migliori dell'Unione, avendo fatto registrare nel 2001 un tasso d'occupazione complessivo del 76 % e tassi d'occupazione del 72 % e del 56 % per quanto riguarda rispettivamente le donne e i lavoratori più anziani. Il tasso di disoccupazione ha continuato a scendere leggermente nel corso del 2001, portandosi al 4,5 %, e la situazione del mercato del lavoro ha continuato ad essere caratterizzata da una scarsità di manodopera. Nel 2001 non sono state avviate nuove riforme. Le precedenti riforme continuano tuttavia a porre un freno ai pensionamenti anticipati e a quelli per invalidità e riduzioni delle aliquote marginali d'imposta sono previste per il 2002, in conformità al pacchetto Whitsun del 1999. Il nuovo governo ha recentemente annunciato un blocco delle imposte. Nonostante le precedenti riforme, si è registrata una chiara tendenza a negoziare orari di lavoro ridotti e il numero di coloro che si ritirano dal mercato del lavoro è relativamente elevato. La percentuale di persone in età lavorativa che beneficiano di regimi di prestazioni sociali (inclusi i sussidi di disoccupazione) e di programmi attivi a sostegno del mercato del lavoro è pari al 21 %, il che contribuisce in parte al persistere di una scarsità dell'offerta di manodopera. Un'ulteriore espansione dell'offerta di manodopera, necessaria alla luce dell'invecchiamento demografico, potrebbe essere incoraggiata anche mediante riforme dell'imposizione fiscale e delle prestazioni sociali, al fine di renderne la struttura sottostante più favorevole all'occupazione. In considerazione di quanto si è detto, la Danimarca deve applicare con risolutezza tutte le raccomandazioni in materia di occupazione adottate dal Consiglio nel febbraio 2002 e la sua priorità principale deve consistere in quanto segue:

i) rendere vantaggioso il lavoro proseguendo le modifiche dei regimi dei trasferimenti e continuando a ridurre la pressione fiscale sulla manodopera, in particolare sui lavoratori a retribuzione media o bassa.

Mercati dei prodotti, iniziativa imprenditoriale e economia basata sulla conoscenza

L'economia danese è meno aperta (misurata in termini di rapporto tra scambi totali e PIL) rispetto a quella della maggior parte degli altri Stati membri di piccole dimensioni e il livello dei prezzi è relativamente elevato, in particolare a causa della mancanza di concorrenza in numerosi settori. Gli aiuti di Stato settoriali e ad hoc sono di entità modesta e il tasso di recepimento delle direttive sul mercato interno è eccellente. Passi avanti sono stati compiuti per quanto riguarda la liberalizzazione dei mercati delle telecomunicazioni e dell'elettricità, nonché l'apertura del mercato degli appalti pubblici. Più problematica è risultata invece l'apertura alla concorrenza dei mercati del gas. La diffusione delle TIC è elevata e la spesa per la R & S è superiore alla media UE. Nel campo della R & S, tuttavia, la Danimarca non è al livello degli altri Stati membri nordici, a causa di una minore spesa da parte delle imprese e di uno sfruttamento commerciale meno efficace. Inoltre, secondo un sondaggio dell'OCSE, malgrado una spesa ingente nel settore della pubblica istruzione, i risultati sono relativamente modesti. In considerazione di quanto si è detto, le principali priorità della Danimarca devono essere le seguenti:

i) intensificare gli sforzi per applicare la competitività nei settori in cui se ne è constatata l'inadeguatezza;

ii) aumentare la competitività nella prestazione dei servizi pubblici a livello locale mediante una maggiore partecipazione del settore privato e la competitività fra operatori di servizi pubblici e privati; e

iii) apertura completa del mercato dell'energia elettrica e del gas naturale e garanzia di un equo accesso alla rete.

3. GERMANIA

Nel 2001 il PIL tedesco è aumentato dello 0,6 %. Per quanto riguarda i consumi privati, le riduzioni delle imposte sul reddito attuate nel gennaio 2001 hanno permesso di limitare la riduzione del tasso di crescita determinata dall'impennata dei prezzi del combustibile e dal peggioramento del clima internazionale con il suo impatto negativo sulla disoccupazione, che ha cominciato a crescere lievemente nel corso dell'anno. Gli investimenti hanno invece registrato una forte diminuzione, in un contesto di deboli prospettive di crescita. Il massiccio esaurimento delle scorte ha rappresentato un ulteriore ostacolo per l'economia. Di conseguenza, nel 2001 la domanda interna si è mantenuta ad un livello basso. La crescita è stata quindi alimentata sostanzialmente dalle esportazioni nette. Per il 2002, i principali indicatori fanno prevedere una ripresa verso la metà dell'anno. Il motore della ripresa dovrebbe essere un aumento degli investimenti, mentre i consumi dovrebbero mantenersi ad un livello basso a causa dell'aumento della disoccupazione. Nonostante le previsioni di una forte ripresa, nel 2002 la crescita media del PIL su base annua resterà al di sotto dell'1 % a causa del forte residuo statistico negativo agli inizi dell'anno. Sotto la spinta di prezzi del petrolio e dei generi alimentari più alti del previsto, nel 2001 l'aumento medio dei prezzi al consumo ha raggiunto il 2,4 %. La prevista inversione di questa tendenza dovrebbe alleggerire le pressioni sui prezzi e mantenere l'inflazione in termini di indici dei prezzi al consumo al di sotto del 2 %, vale a dire ad uno dei livelli più bassi dell'area dell'euro. Nel 2001 l'occupazione ha cominciato a scendere e nel 2002, nonostante la prevista accelerazione dell'attività economica, registrerà, in media, una riduzione. Di conseguenza, la disoccupazione nel 2002 dovrebbe essere in media lievemente più elevata che nel 2001.

A seguito della riforma fiscale e del deterioramento della situazione economica, nel 2001 il disavanzo pubblico in Germania ha raggiunto il 2,7 % del PIL. Una delle sfide principali è pertanto accelerare il consolidamento delle finanze pubbliche ed assicurare la rigorosa attuazione del programma di stabilità, in particolare al fine di mantenere nel 2002 il disavanzo pubblico al di sotto del valore di riferimento fissato dal trattato e pari al 3 % del PIL. Se l'attuale recessione congiunturale è determinata prevalentemente da fattori esterni, il potenziale di crescita dell'economia tedesca è limitato anche dagli effetti ritardati della riunificazione, tra cui la crisi del settore delle costruzioni, e dai lenti progressi sul piano delle riforme strutturali. La massima priorità dovrebbe essere assegnata alla crescita e al pieno utilizzo del potenziale di crescita. Attuate in una situazione macroeconomica, orientata alla crescita e alla stabilità, le riforme dovrebbero mirare a ridurre il tasso di disoccupazione, che permane elevato, e le disparità regionali in materia e ad aumentare l'efficienza delle politiche attive per il mercato del lavoro. Tali riforme dovrebbero essere sostenute da politiche volte ad aumentare il tasso di occupazione, in particolare mediante la riforma dei sistemi di prestazioni sociali al fine di rendere il lavoro vantaggioso e mediante l'eliminazione dei disincentivi alla partecipazione al mercato del lavoro, specialmente da parte delle donne. Con la riforma fiscale e delle pensioni recentemente sono stati fatti dei progressi al riguardo. La riforma delle pensioni è un passo importante nella direzione giusta; tuttavia saranno forse necessarie ulteriori riforme in futuro. Al rafforzamento del potenziale di crescita economica della Germania dovrebbe contribuire anche il miglioramento del contesto generale in cui operano le imprese, in particolare attraverso ulteriori riforme dei mercati dei prodotti, dei capitali e del lavoro.

Politica di bilancio

Sulla base delle stime più recenti dell'Istituto federale di statistica, nel 2001 il disavanzo pubblico ha raggiunto il 2,7 % del PIL. Questo deterioramento rispetto al risultato del 2000 (- 1,3 % del PIL esclusi i proventi delle licenze UMTS) e alle proiezioni dell'aggiornamento del programma di stabilità della Germania dell'ottobre 2000 (disavanzo previsto per il 2001 pari all'1 1/2 % del PIL) è da attribuirsi soprattutto ad un rallentamento della crescita più marcato del previsto e ad alcune revisioni statistiche. Uno sforamento dei tetti di spesa è stato tuttavia registrato nel settore sanitario federale e anche nei bilanci di alcuni Länder. Nell'anno in corso non si avrà alcuna riduzione del disavanzo, tenuto conto della crescita contenuta del PIL e dell'aumento di alcune prestazioni sociali, e ciò nonostante l'aumento di talune imposte.

In occasione della riunione del Consiglio Ecofin del 12 febbraio 2002, il governo tedesco si è impegnato a rispettare il valore di riferimento del 3 % del PIL relativo al disavanzo pubblico per il 2002 e ha confermato il suo impegno a raggiungere una posizione di bilancio prossima al pareggio nel 2004. Ciò è stato riaffermato dall'accordo raggiunto tra il Bund e i Länder nella sessione speciale del Consiglio di pianificazione finanziaria ("Finanzplanungsrat") il 21 marzo 2002. In considerazione di quanto si è detto, e rammentando che la Germania fa parte dell'area dell'euro, la politica di bilancio deve prefiggersi i seguenti obiettivi:

i) assicurare che il valore di riferimento del 3 % del PIL fissato per il disavanzo delle pubbliche amministrazioni non sia oltrepassato. Utilizzare tutti i potenziali dividendi della crescita per ridurre il disavanzo del 2002 al di sotto del 2 1/2 % del PIL fissato come obiettivo nell'ultimo aggiornamento del programma di stabilità;

ii) per il 2003, puntare ad una riduzione del disavanzo sufficiente ad assicurare il raggiungimento, nel 2004, di una posizione di bilancio prossima al pareggio. A questo scopo, continuare a contenere la spesa e fare in modo che tutti i margini di bilancio siano utilizzati per la riduzione del disavanzo;

iii) dare attuazione alla necessaria riforma del sistema sanitario al fine di ridurre le pressioni sulla spesa e contribuire a migliorare la qualità e la sostenibilità delle finanze pubbliche migliorando la qualità e l'efficacia economica del sistema sanitario;

iv) adottare nel corso dell'attuale legislatura le modifiche convenute alla legge sui principi del bilancio (Haushaltsgrundsätzegesetz) e permettere un controllo efficace degli accordi raggiunti nella sessione speciale del Consiglio di pianificazione finanziaria del 21 marzo 2002.

Mercato del lavoro

Nel 2001 il mercato del lavoro tedesco ha risentito della recessione economica, con l'arresto della crescita dell'occupazione e la ripresa dell'aumento della disoccupazione. Il tasso di occupazione complessivo del 2000 è pari al 65 %, valore superiore alla media dell'Unione europea. La disoccupazione giovanile è relativamente bassa. La disoccupazione, metà della quale è di lunga durata, resta tuttavia ad un livello elevato (7,9 %) e leggermente superiore alla media dell'UE. I tassi di disoccupazione regionali continuano a registrare sensibili differenze. Nonostante la maggiore flessibilità della contrattazione salariale introdotta recentemente, la differenziazione dei salari e la mobilità non sono sufficienti a dare un contributo adeguato ad una significativa riduzione delle differenze regionali. Positivi passi avanti, come la legge per l'occupazione AQTIV e il cosiddetto "modello Mainz" per sovvenzionare i lavori a basso salario, sono stati compiuti attraverso la nuova legislazione finalizzata a razionalizzare le politiche attive per il mercato del lavoro (PAML), ma l'efficienza dei programmi attivi attuati su vasta scala nelle regioni con un'elevata disoccupazione deve essere migliorata. La partecipazione al mercato del lavoro dei lavoratori meno qualificati è inoltre molto bassa e per loro il rischio di disoccupazione è superiore del 60 % a quello del lavoratore medio. Per un ulteriore aumento del tasso d'occupazione è fondamentale eliminare i disincentivi e le barriere che ostacolano ancora notevolmente la presenza attiva sul mercato del lavoro dei lavoratori meno qualificati, dei lavoratori più anziani e delle donne. In considerazione di quanto si è detto, la Germania deve applicare con risolutezza tutte le raccomandazioni in materia di occupazione adottate dal Consiglio nel febbraio 2002 e le sue principali priorità devono essere le seguenti:

i) intensificare gli sforzi per rendere vantaggioso il lavoro mediante una riforma del sistema tributario e delle prestazioni sociali, in particolare per le donne e per i lavoratori più anziani. La riforma delle prestazioni sociali dovrebbe riguardare: l'ammissibilità alle prestazioni, le condizioni per l'ammissibilità, la durata e i tassi di sostituzione, nonché la cessazione delle prestazioni in caso di assunzione. I contributi di sicurezza sociale dovrebbero essere ridotti, in particolare per i salari più bassi, continuando tuttavia a rispettare l'esigenza di finanze pubbliche sane;

ii) migliorare l'efficienza delle PAML, soprattutto se utilizzate su vasta scala, e sviluppare ulteriormente, incrementandone l'efficienza, l'assistenza alle persone in cerca di lavoro. Indirizzare maggiormente le PAML verso i gruppi più soggetti al rischio di disoccupazione di lunga durata e verso le richieste del mercato del lavoro;

iii) promuovere istituzioni nel campo del lavoro e sistemi di contrattazione collettiva che, nel rispetto dell'autonomia delle parti sociali, tengano conto del rapporto tra andamento salariale e condizioni del mercato del lavoro, consentendo in tal modo un'evoluzione dei salari sulla base dell'andamento della produttività e delle diverse qualifiche professionali al fine di aumentare l'occupazione in generale, a prescindere da qualifiche e aree geografiche specifiche, pur preservando un andamento salariale in linea con gli obiettivi della stabilità e dell'occupazione;

iv) promuovere una maggiore flessibilità dell'organizzazione del lavoro e riesaminare la normativa in materia di contratti al fine di promuovere la creazione di posti di lavoro e trovare un giusto equilibrio tra flessibilità e sicurezza; e

v) eliminare gli ostacoli alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro, promuovendo tra l'altro l'offerta di servizi di assistenza per l'infanzia.

Mercati dei prodotti, iniziativa imprenditoriale e economia basata sulla conoscenza

L'economia tedesca è relativamente aperta per un'economia di grandi dimensioni (misurata in termini di rapporto tra scambi totali e PIL) e i prezzi al consumo non si discostano molto dalla media UE. Gli aiuti di Stato sono in graduale diminuzione. I tempi e i costi richiesti per la costituzione di una società sono vicini alla media UE per quanto riguarda le società a responsabilità limitata e sono minimi nel caso di un'impresa individuale. Sotto il profilo dell'economia basata sulla conoscenza, la Germania è decisamente in una buona posizione, se si considerano la spesa delle imprese in R & S, le domande di brevetti e la percentuale della forza-lavoro con almeno un diploma d'istruzione secondaria. I progressi nelle questioni legate al mercato interno (recepimento delle direttive sul mercato interno, apertura degli appalti pubblici) sono stati limitati. In parte grazie ai provvedimenti nazionali per porre degli obiettivi ambientali, i livelli dei prezzi dell'elettricità (utenza privata) e del gas restano decisamente superiori alla media UE e gli ex monopolisti regionali godono tuttora di una posizione di forza nelle attività di fornitura. Infine, il livello d'istruzione dei ragazzi di 15 anni e la percentuale di studenti delle scuole superiori che si iscrivono all'università sono inferiori alla media UE. I due terzi dei ragazzi nella fascia d'età considerata cominciano un programma qualificato di formazione professionale mista che ha un effetto positivo sull'occupazione giovanile e mantiene la disoccupazione di questa fascia d'età a un livello relativamente più basso di quello di altri Stati membri. In considerazione di quanto si è detto, le principali priorità della Germania devono essere le seguenti:

i) assicurare l'effettiva concorrenza sui mercati dell'elettricità e del gas al fine di pervenire ad una riduzione dei livelli delle tariffe per l'uso delle reti di distribuzione dell'energia e delle differenze regionali in materia; istituire una funzione di regolamentazione per l'energia al fine di assicurare un effettivo controllo delle condizioni di fissazione delle tariffe;

ii) compiere i necessari sforzi per migliorare il livello d'istruzione in generale e di aumentare la percentuale di diplomati che si iscrivono all'università; e

iii) aumentare il tasso di recepimento della legislazione sul mercato interno al fine di raggiungere l'obiettivo del recepimento del 98,5 % delle direttive sul mercato interno ed incrementare il valore degli appalti pubblici pubblicati sulla Gazzetta ufficiale.

4. GRECIA

Nel 2001, a seguito del deterioramento dell'economia mondiale, l'attività economica ha conosciuto un leggero rallentamento, ma ha continuato ad essere sostenuta da fattori interni. Gli investimenti sono stati sostenuti dalla sensibile riduzione dei tassi d'interesse determinata dalla partecipazione all'area dell'euro a partire dal 2001 e dall'aumento delle risorse finanziarie provenienti dai Fondi strutturali UE, che si sono aggiunte ai lavori di preparazione delle Olimpiadi del 2004. Al tempo stesso, un brusco aumento del credito al consumo e la ripresa del reddito disponibile reale hanno dato un impulso alla spesa per i consumi. Ciononostante, il commercio estero ha avuto un'incidenza negativa sulla crescita del PIL reale, a causa sia del peso considerevole delle importazioni nella domanda interna, sia dei limitati progressi in materia di competitività. Questo modello di crescita dovrebbe essere mantenuto nel 2002, mentre un miglioramento è previsto per il 2003 a seguito di una ripresa della domanda esterna. La situazione del mercato del lavoro è migliorata solo lentamente negli ultimi anni; nonostante la robusta creazione di occupazione nei servizi e nel settore delle costruzioni, l'economia nel suo complesso ha infatti fatto registrare tassi di crescita dell'occupazione molto bassi. Le pressioni inflazionistiche degli inizi del 2001, dovute agli effetti secondari dell'impennata dei prezzi del petrolio nel 2000, hanno iniziato ad allentarsi nel secondo semestre 2001. Le trattative salariali del settore privato si sono concluse. L'accordo comprende un aumento nominale del 5,4 % e del 3,9 % rispettivamente per il 2002 e il 2003.

Nonostante i progressi realizzati negli ultimi anni, le sfide che attendono l'economia greca a medio termine richiedono un ulteriore miglioramento del suo funzionamento. Gli squilibri di bilancio sono stati recentemente corretti, ma il rapporto debito/PIL resta ad un livello molto elevato e necessita un massiccio intervento di consolidamento del bilancio, tenuto conto in particolare del grave rischio, in futuro, di squilibri di bilancio determinati dall'invecchiamento demografico. L'attuale fase di crescita del PIL reale offre un'opportunità di accelerare le riforme strutturali finalizzate ad incrementare il livello ancora basso della produttività, a migliorare l'efficienza del mercato del lavoro e di quello dei prodotti e a creare un contesto più favorevole per le imprese. Infine, affrontare il problema del tasso elevato di disoccupazione strutturale e aumentare i tassi d'occupazione restano ancora sfide fondamentali.

Politica di bilancio

Nel 2001 il bilancio delle pubbliche amministrazioni ha registrato un disavanzo dello 0,4 % del PIL, mentre è risultato in pareggio se si includono i proventi delle licenze UMTS, non iscritti nel bilancio preventivo. L'aggiornamento del 2001 del programma di stabilità prevede un avanzo dello 0,8 % del PIL per il 2002 e dell'1 % del PIL per il 2003; queste proiezioni di bilancio sono basate su una crescita elevata del PIL reale, prossima al 4 % l'anno, nel periodo considerato. La strategia di bilancio continua ad essere incentrata sul raggiungimento di avanzi primari elevati che, tuttavia, dovrebbero ridursi nel corso del periodo; infatti, il miglioramento dei saldi del bilancio pubblico è dovuto interamente ad una costante riduzione dei pagamenti per interessi, mentre si prevede solo una diminuzione modesta della spesa primaria corrente. Il rapporto debito/PIL dovrebbe scendere dal 99,6 % nel 2001 al 94,4 % nel 2003, una riduzione limitata comunque da fattori autonomi (ingenti operazioni finanziarie). In considerazione di quanto si è detto, e rammentando che la Grecia fa parte dell'area dell'euro, la politica di bilancio deve prefiggersi i seguenti obiettivi:

i) assicurare che la politica di bilancio nel 2002 e 2003 non alimenti pressioni inflazionistiche, tenuto conto anche del risultato dell'imminente accordo salariale nazionale del 2002 per il settore privato;

ii) rispettare gli orientamenti già formulati negli indirizzi di massima per le politiche economiche del 2000, che chiedevano l'applicazione di norme chiaramente definite e vincolanti per l'aumento della spesa corrente in termini reali;

iii) assicurare la riduzione del rapporto debito/PIL in linea con la prevista riduzione del disavanzo statale e con l'aumento del PIL nominale e limitare le operazioni finanziarie che possano influenzare negativamente il livello del debito pubblico; e

iv) accelerare la riforma dei sistemi di sicurezza sociale ed in particolare procedere alla riforma del sistema pensionistico a partire dal 2002 al fine di evitare in futuro seri squilibri di bilancio dovuti all'invecchiamento demografico.

Mercato del lavoro

La ripresa economica degli ultimi anni in Grecia è stata accompagnata da una crescita dell'occupazione (sebbene a tassi inferiori alla media dell'area dell'euro). Nonostante la creazione di occupazione sia stata inizialmente superata dagli aumenti dell'offerta di manodopera, da uno o due anni, in particolare nel 2000, l'aumento dei posti di lavoro sta conducendo ad una leggera riduzione del tasso di disoccupazione. Ciononostante il mercato del lavoro greco è ancora caratterizzato da un basso tasso d'occupazione (55,7 % nel 2000) e da un elevato livello di disoccupazione strutturale. Inoltre, il mercato del lavoro è altamente segmentato, con alti tassi di disoccupazione tra i giovani e le donne e un'elevata percentuale di disoccupazione di lunga durata. Le misure politiche per il mercato del lavoro nel 2001 si sono incentrate sull'attuazione del pacchetto di riforme del mercato del lavoro del dicembre 2000 e sulle riforme in corso del servizio pubblico di collocamento e dei sistemi d'istruzione e formazione professionale. Nonostante le recenti misure, il mercato del lavoro presenta ancora numerosi problemi, tra i quali: una pesante regolamentazione del mercato del lavoro, una differenziazione salariale insufficiente e distorsioni degli incentivi a lavorare nel settore formale insite nei sistemi di maturazione dei diritti pensionistici e nel sistema fiscale. Quest'ultimo prevede una forte progressività delle imposte sul reddito delle persone fisiche ed un'elevata pressione fiscale sul lavoro dipendente rispetto a quello autonomo, anche se la pressione fiscale media rimane bassa. Inoltre, il sistema d'istruzione e di formazione professionale dovrebbero essere rafforzati ulteriormente per rispondere meglio alle esigenze del mercato del lavoro. In considerazione di quanto si è detto, la Grecia deve applicare con risolutezza tutte le raccomandazioni in materia di occupazione adottate dal Consiglio nel febbraio 2002 e le sue principali priorità devono essere le seguenti:

i) attuare con urgenza la riforma dei sistemi di maturazione dei diritti pensionistici al fine di incoraggiare i lavoratori più anziani ad accettare un lavoro e restare in attività;

ii) continuare a migliorare i sistemi d'istruzione e formazione professionale al fine di aumentare le qualifiche della manodopera e rispondere così alle esigenze del mercato del lavoro;

iii) continuare ad eliminare le principali distorsioni degli incentivi al lavoro causate dalla combinazione dei contributi sociali e delle rigidità del mercato del lavoro;

iv) promuovere le modifiche del sistema di formazione dei salari al fine di tener maggiormente conto delle differenze dei livelli di produttività e delle condizioni del mercato del lavoro locale, in particolare assicurando che le deroghe previste dai patti territoriali per l'occupazione siano effettivamente utilizzabili; e

v) dare piena attuazione ai pacchetti di riforme sul mercato del lavoro e controllarne l'impatto sull'andamento del mercato del lavoro al fine di massimizzarne gli effetti positivi, in particolare allentando la restrittiva legislazione in materia di protezione dell'occupazione per assicurare un giusto equilibrio tra flessibilità e sicurezza ed accelerando la ristrutturazione del servizio pubblico di collocamento.

Mercati dei prodotti, iniziativa imprenditoriale e economia basata sulla conoscenza

In parte a causa della posizione geografica del paese, l'economia greca è meno aperta di quella di qualsiasi altro Stato membro (misurata in termini di rapporto tra scambi totali e PIL). L'effettiva applicazione delle regole di concorrenza è pertanto estremamente importante per garantire un'elevata concorrenza sui mercati interni dei prodotti e per stimolare gli incrementi di produttività. Seppure in forte crescita negli ultimi anni, il livello di produttività della manodopera resta infatti al penultimo posto nell'UE. Il ritardo nel recepimento delle direttive sul mercato interno è stato più che dimezzato, ma il tasso di recepimento rimane al di sotto dell'obiettivo del 98,5 % fissato per il marzo 2002. Sebbene si stiano proseguendo gli sforzi per migliorare il contesto in cui operano le imprese e il funzionamento della pubblica amministrazione, i costi per la costituzione di una nuova società restano elevati ed il sistema di imposizione societaria è piuttosto complesso e può addirittura limitare gli incentivi alla crescita per le imprese. Considerato che la liberalizzazione è solo recente, gli operatori già insediati nelle industrie a rete mantengono inoltre una posizione di forza. Il basso livello d'istruzione della popolazione continua a destare preoccupazione ed è una delle possibili cause della diffusione, in crescita, ma nel complesso ancora lenta, delle TIC in Grecia (la penetrazione della larga banda è la più bassa dell'UE) e dei debolissimi risultati in materia di R & S e di innovazione. In considerazione di quanto si è detto, le principali priorità della Grecia devono essere le seguenti:

i) accelerare gli sforzi per aumentare la disponibilità di capitale umano qualificato, promuovere la partecipazione delle imprese alla R & S e all'innovazione e continuare a migliorare la diffusione delle TIC;

ii) proseguire la semplificazione delle regole e procedure amministrative per incrementare l'efficienza della pubblica amministrazione e assicurare la neutralità del sistema d'imposizione societaria rispetto alla forma dell'impresa;

iii) aumentare la concorrenza effettiva nelle industrie a rete liberalizzate, con particolare riferimento alla fornitura di elettricità e alla prestazione di servizi di trasporto marittimo; e

iv) proseguire i progressi già realizzati in relazione al recepimento della legislazione sul mercato interno al fine di raggiungere l'obiettivo di un tasso di recepimento del 98,5 % delle direttive sul mercato interno.

5. SPAGNA

Il prodotto che era cresciuto di circa il 4 % nel 1999 e 2000 è diminuito considerevolmente nel 2001 a causa della riduzione della domanda interna, in particolare della brusca caduta degli investimenti in attrezzature, e del graduale rallentamento delle esportazioni verificatosi nel corso dell'anno. Si prevede che nel 2002 la crescita del PIL in media diminuirà ulteriormente a causa del rallentamento registrato nel secondo semestre dell'anno precedente ma nel corso dell'anno si verificherà una ripresa crescente. Tale ripresa dovrebbe essere originata da un graduale aumento dei componenti della domanda interna e da un rinnovato dinamismo delle esportazioni. Nel 2003 il PIL dovrebbe aumentare secondo il potenziale stimato grazie alle migliori prospettive internazionali e al sostegno fornito dalla ripresa della spesa nazionale. Sulla base di tale scenario macroeconomico la crescita dell'occupazione dovrebbe rallentare nel 2002 e riprendere forza l'anno successivo e si prevede quindi che il tasso di disoccupazione scenda al 12 % circa nel 2003. Si calcola che l'inflazione scenderà in media a circa il 2,5 % nel 2002 rispetto al 3,6 % dell'anno precedente. L'allentamento delle pressioni inflazionistiche sarebbe sostenuto dall'accordo salariale nazionale siglato lo scorso anno per mantenere la moderazione salariale e dai bassi prezzi delle importazioni. Nel 2003 l'inflazione potrebbe rallentare ulteriormente stabilendosi su una media del 2,0 %. Benché la Spagna abbia registrato dei progressi nell'applicazione delle raccomandazioni degli indirizzi del 2001 e nonostante le prospettive per l'economia spagnola siano positive alcuni problemi restano tuttora insoluti. In particolare il problema della sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche dovrà essere affrontato attraverso una vasta riforma del sistema pensionistico perché l'accordo siglato nell'aprile 2001 tra il governo e le parti sociali non ha costituito un passo significativo verso la soluzione degli squilibri sottostanti.

In secondo luogo il tasso di disoccupazione, seppur inferiore di più di 10 punti percentuali al picco raggiunto nel 1994 e in calo, rimane elevato rispetto a quello di altri paesi dell'UE e permangono anche gravi disparità tra le diverse regioni e bassi tassi di occupazione in particolare per le donne. Infine, nonostante l'attenuazione delle pressioni inflazionistiche la Spagna continua a registrare dei tassi di inflazione sottostante relativamente elevati mentre la crescita della produttività del lavoro continua ad essere lenta. Tali risultati potrebbero essere il segnale di un insufficiente livello di concorrenza in alcuni settori e di un ritardo nello sviluppo di un'economia basata sulla conoscenza.

Politica di bilancio

Nonostante l'indebolimento della crescita il processo di risanamento del bilancio è continuato nel 2001, anno in cui il settore delle pubbliche amministrazioni, che nel 2000 registrava ancora un disavanzo dello 0,3 %, ha conseguito per la prima volta in 25 anni l'equilibrio di bilancio. Il programma di stabilità aggiornato per il periodo 2000-2005 prevede che il settore delle pubbliche amministrazioni manterrà l'equilibrio di bilancio nel 2003 e conseguirà un piccolo avanzo pari allo 0,2 % del PIL nel 2005. La strategia finanziaria delineata nell'aggiornamento è immutata rispetto a quella dei programmi precedenti. Essa si basa su una riduzione della spesa primaria corrente, sostenuta da una diminuzione dei pagamenti di interessi, che consente un aumento della spesa in conto capitale. Il programma prevede d'altra parte una nuova riforma delle imposte sul reddito del persone fisiche che entrerà in vigore nel 2003, in modo compatibile con il mantenimento del risanamento del bilancio. Nel programma viene inserito il nuovo sistema finanziario per i governi regionali che ha comportato la decentralizzazione delle competenze in materia fiscale e di spesa. Parallelamente all'introduzione del nuovo sistema è stata approvata la legge sulla stabilità del bilancio volta a garantire l'impegno di tutti i sottosettori delle pubbliche amministrazioni a conseguire l'obiettivo di saldi di bilancio prossimi al pareggio. Ciò contribuirà a favorire la sostenibilità delle finanze pubbliche in Spagna.

L'aggiornamento del programma di stabilità 2002-2005 non prevede informazioni dettagliate sulle misure per fronteggiare il problema dell'invecchiamento della popolazione e l'annunciata intenzione di continuare la riforma del sistema pensionistico non è accompagnata dalla presentazione di un calendario dettagliato. Ciò potrebbe essere preoccupante, date le proiezioni demografiche della Spagna particolarmente negative, a stare ai dati di Eurostat. Nel passato recente le principali misure adottate per fronteggiare il problema dell'invecchiamento erano il fondo per la sicurezza sociale creato nel 2000 per finanziare obblighi futuri e i cui attivi, secondo l'ultimo programma di stabilità, dovrebbero raggiungere l'1 % del PIL nel 2004. (All'inizio di aprile, tuttavia, le autorità spagnole hanno annunciato che tale obiettivo verrà raggiunto nel 2002). In aggiunta sono stati introdotti incentivi per alzare l'effettiva età pensionabile e a utilizzare. Tenendo conto che la Spagna fa parte dell'area dell'euro, la politica di bilancio deve prefiggersi i seguenti obiettivi:

i) garantire la prevista riduzione della spesa primaria corrente al fine di mantenere l'equilibrio di bilancio conformemente al programma aggiornato di stabilità;

ii) garantire che la riforma dell'imposta sul reddito delle persone fisiche che sarà varata nel 2002 aumenti gli incentivi al lavoro e al risparmio e non metta a repentaglio gli obiettivi di stabilità a medio termine; e

iii) rivedere globalmente il sistema pensionistico pubblico al fine di favorirne la vitalità a lungo termine. Provvedere in via prioritaria a introdurre incentivi per alzare l'effettiva età pensionabile e a utilizzare gli avanzi registrati nel sottosettore della sicurezza sociale al fine di aumentare ulteriormente il fondo di riserva per le pensioni.

Mercati del lavoro

Il funzionamento del mercato del lavoro è nettamente migliorato negli ultimi anni e ciò ha consentito alla Spagna di raggiungere rapidamente gli altri Stati membri in termini di tassi di occupazione. Il tasso d'occupazione globale è salito dal 52,3 % del 1999 al 54,7 % del 2000. Il tasso d'occupazione delle donne è aumentato di tre punti percentuali e ha raggiunto il 40,3 %. La disoccupazione ha continuato a diminuire e ha toccato il 13,8 % e la disoccupazione femminile continua ad essere il doppio di quella maschile. Le disparità regionali restano considerevoli perché i tassi di disoccupazione nella Spagna continentale vanno dal 6,3 % al 22,3 % (quarto trimestre 2001). Tra i problemi strutturali cruciali vi sono l'incapacità di adeguare i costi della manodopera alla produttività e alle condizioni del mercato locale del lavoro e la scarsa mobilità della manodopera, dovuta in parte alla rigidità del mercato degli alloggi e all'incidenza di alcuni regimi regionali di prestazioni sociali. Le riforme del marzo 2001 sembrano affrontare in qualche maniera il problema della rigidità dei contratti di lavoro. Rimane tuttavia ancora del margine per aumentare gli investimenti generali nella formazione e per adottare misure volte a garantire l'efficacia delle politiche attive del mercato del lavoro. Saranno necessari ulteriori sforzi per incoraggiare una maggiore partecipazione al mercato del lavoro e sostenere così i notevoli risultati conseguiti negli ultimi anni. In considerazione di quanto si è detto, la Spagna deve applicare con risolutezza tutte le raccomandazioni in materia di occupazione adottate dal Consiglio nel febbraio 2002 e le sue principali priorità devono essere le seguenti:

i) promuovere la riforma della formazione dei salari affinché si tenga maggiormente conto delle differenze regionali, dell'evoluzione della produttività e delle differenze di qualifiche;

ii) diminuire gli ostacoli alla mobilità del lavoro con iniziative come il miglioramento del funzionamento del mercato degli alloggi e la riforma dei regimi regionali di prestazioni sociali e promuovere condizioni favorevoli alle creazione di occupazione nelle regioni che appaiono in ritardo;

iii) garantire che i provvedimenti delle politiche attive del mercato del lavoro siano efficaci e adattati alle necessità di chi è maggiormente esposto al rischio di disoccupazione di lunga durata o di chi ha i tassi di partecipazione più bassi (le donne) e alle esigenze del mercato del lavoro;

iv) adottare ulteriori iniziative per incoraggiare una maggiore partecipazione alla forza lavoro in particolare da parte delle donne e garantire una sufficiente offerta di strutture per l'assistenza dei bambini e delle altre persone a carico; e

v) garantire un corretto equilibrio tra flessibilità e sicurezza mediante il controllo attento dell'impatto delle recenti riforme dei contratti di lavoro e adottare ulteriori misure, se necessario, nell'intento di progredire in tempi brevi nel ridurre la percentuale dei contratti a tempo determinato e aumentare quella dei contratti part-time.

Mercati dei prodotti, iniziativa imprenditoriale e economia basata sulla conoscenza

L'apertura dell'economia spagnola è aumentata continuamente negli ultimi anni. Il recepimento della normativa sul mercato interno è tra i migliori dell'UE. Tuttavia il rallentamento della crescita della produttività costituisce un problema per la ripresa dell'economia spagnola. Nel 2001 il governo ha continuato a mettere in atto l'ambizioso piano di liberalizzazione lanciato nel giugno 2000, ma la quota di mercato degli operatori delle telecomunicazioni e del gas già affermati rimane elevata mentre l'intero mercato dell'elettricità è tuttora rifornito da un piccolo numero di operatori privati. Inoltre in alcuni settori "non-tradable" come quello degli ipermercati sono in vigore regolamenti settoriali che hanno un effetto restrittivo della concorrenza. Il governo ha adottato misure volte ad aumentare il numero di utilizzatori di TIC e a promuovere la R & S e si prevede che i risultati saranno presto visibili. Rispetto agli altri Stati membri rimangono come fattori di debolezza un basso livello di spesa per la R & S da parte dello Stato e delle imprese e un numero relativamente modesto di richieste di brevetti. La spesa pubblica per l'istruzione è inferiore alla media UE e il livello di istruzione è basso. Infine il quadro normativo per le PMI rimane relativamente complesso e ciò può contribuire ad allungare i tempi ed aumentare i costi per la costituzione di nuove imprese. In considerazione di quanto si è detto, le principali priorità della Spagna devono essere le seguenti:

i) continuare la realizzazione di politiche volte a garantire che gli operatori delle telecomunicazioni e del settore energetico competano in condizioni di parità, a ridurre le quote di mercato degli operatori già affermati al fine di aumentare l'effettiva concorrenza in tali settori e ad incoraggiare l'ingresso di nuovi operatori nel mercato dell'elettricità;

ii) continuare ad adottare misure volte a realizzare un'effettiva concorrenza nella distribuzione al dettaglio;

iii) aumentare gli sforzi per aumentare il capitale umano qualificato, la partecipazione delle imprese alla R & S e all'innovazione e la diffusione delle TIC; e

iv) adottare la strategia di ridurre gli oneri amministrativi per le imprese ivi compresi i tempi e i costi necessari per la costituzione di una nuova impresa.

6. FRANCIA

Dopo tre anni di crescita sostenuta che hanno portato ad una forte creazione di occupazione l'attività economica del paese è rallentata sensibilmente dall'inizio del 2001 a seguito del peggioramento dell'economia globale. La forte diminuzione delle esportazioni ha comportato degli aggiustamenti delle scorte e il rinvio dei progetti di investimento. D'altro canto i consumi privati, che avevano beneficiato di una robusta crescita del reddito disponibile e della resilienza del mercato del lavoro, sono rimasti dinamici e ciò ha consentito all'economia di evitare un rallentamento di maggiore gravità. Le prospettive per il 2002 e il 2003 sono più favorevoli. Dato che l'economia non soffre di seri squilibri, il miglioramento della fiducia e l'accelerazione della domanda esterna dovrebbero avviare una ripresa della crescita del PIL nel 2002. Il leggero peggioramento della situazione del mercato del lavoro che si è osservato a partire dal maggio 2001 dovrebbe terminare nel corso del 2002 e si prevede che il tasso di disoccupazione ricominci a scendere. Ciò non dovrebbe modificare in maniera significativa l'andamento dei salari per i quali si prevede una crescita moderata. L'inflazione, infine, dovrebbe rimanere nei prossimi due anni nettamente inferiore al 2 %, un tasso tra i più bassi nell'area dell'euro. Rispetto a quanto si è verificato negli altri paesi dell'area dell'euro l'economia francese ha& sp;dimostrato di avere resistito relativamente bene allo shock subito recentemente dalla domanda esterna. Ciò si può spiegare in parte con la forza del mercato del lavoro e con il più basso tasso di inflazione a cui si sono accompagnati gli effetti positivi dei tagli fiscali già pianificati. Sono necessari tuttavia ulteriori progressi. Per quanto riguarda il mercato del lavoro restano le sfide importanti di aumentare la partecipazione al mercato del lavoro e ridurre l'elevato tasso di disoccupazione strutturale. Si dovranno affrontare inoltre le riforme del sistema pensionistico e di quello sanitario al fine di garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche. Dovranno essere prese iniziative per garantire il controllo della spesa pubblica in particolare nel settore sanitario. Infine, nell'intento di migliorare i risultati economici a medio termine le riforme strutturali, compresa la liberalizzazione delle industrie a rete.

Politica di bilancio

Si calcola che nel 2001 il disavanzo delle pubbliche amministrazioni sia salito all'1,5 % del PIL (1,4 % contabilizzando i proventi UMTS) rispetto all'1,3 % del 2000. Il mancato raggiungimento dell'obiettivo di disavanzo dell'1 % del PIL stabilito nella legge finanziaria per il 2001 si deve attribuire, in parte, alle condizioni del ciclo economico che hanno provocato una riduzione del gettito fiscale e in parte ad un aumento della spesa nominale superiore alle previsioni. Sulla base delle previsioni macroeconomiche del programma di stabilità aggiornato del 2001 e considerando gli effetti dei tagli fiscali e il previsto aumento della spesa reale si ritiene che il disavanzo delle pubbliche amministrazioni dovrebbe raggiungere l'1,9 % del PIL nel 2002 per poi scendere solo leggermente nel 2003. Il nuovo governo ha avviato un audit delle finanze pubbliche. Proseguire la politica di consolidamento secondo le linee del programma di stabilità aggiornato del 2001 costituisce un passo necessario per affrontare le sfide a medio termine che le finanze pubbliche devono fronteggiare a causa dell'invecchiamento della popolazione. È importante anche ridurre il livello generale del regime fiscale per promuovere la crescita potenziale senza rallentare il risanamento fiscale. In considerazione di quanto si è detto, e rammentando che la Francia fa parte dell'area dell'euro, la politica di bilancio deve prefiggersi i seguenti obiettivi:

i) garantire che nel 2002 non sia superato il valore di riferimento del 3 % del PIL per il disavanzo delle pubbliche amministrazioni: a tal fine il governo deve seguire da vicino l'evoluzione delle finanze e garantire che eventuali riduzioni fiscali future non incidano sul disavanzo;

ii) porsi come obiettivo una sufficiente diminuzione del disavanzo del 2003 affinché nel 2004 possa essere conseguita una situazione prossima al pareggio; e

iii) attuare senza indugio una politica globale di riforme strutturali intesa ad aumentare il potenziale di crescita e a ridurre a medio termine il livello generale della spesa pubblica: in particolare elaborare senza indugio una riforma generale del sistema pensionistico che garantisca la sua sostenibilità in una situazione di invecchiamento della popolazione.

Mercati del lavoro

Dopo alcuni anni in cui si erano registrati risultati notevoli la crescita dell'occupazione è rallentata e la tendenza ad una graduale diminuzione del tasso di disoccupazione si è arrestata parallelamente alla riduzione dell'attività economica. Nonostante i buoni risultati degli anni precedenti il tasso di occupazione in Francia rimane relativamente basso (62,0 % nel 2000) e quello dei lavoratori più anziani è molto basso. Il tasso di disoccupazione è tuttora elevato e si registrano alti tassi di disoccupazione giovanile nonostante gli importanti progetti pubblici per la creazione di posti di lavoro destinati ai giovani. Tra i provvedimenti politici adottati nel 2001 vi sono: il proseguimento dell'applicazione della legge sulla settimana lavorativa di 35 ore, per quanto riguarda in particolare il periodo transitorio per le PMI; l'introduzione di un nuovo regime di sostegno volto ad assistere i disoccupati nella ricerca di occupazione (il PARE); il proseguimento dell'introduzione graduale del credito d'imposta sui redditi salariali; ed infine l'adozione di una nuova legge sulla modernizzazione sociale che ha rafforzato la legislazione per la tutela dell'occupazione. Inoltre i regimi per la creazione di posti di lavoro che hanno beneficiato di finanziamenti pubblici sono stati all'origine di una buona parte dei posti di lavoro netti creati negli ultimi anni. Tuttavia, nonostante le misure recentemente adottate, esiste tuttora il problema dei disincentivi derivanti dai sistemi fiscali e previdenziali in particolare per i lavoratori più anziani e per quelli a basso salario. Il passaggio ad una settimana lavorativa più corta potrebbe anche rivelarsi più problematico per le PMI nonostante le misure adottate per consentire in tali imprese un'applicazione più graduale della legge. Inoltre il fatto che la settimana lavorativa più breve sia stata introdotta con una lunga fase di applicazione graduale ha portato all'esistenza di svariati minimi salariali alcuni dei quali sono aumentati rapidamente per l'effetto congiunto del meccanismo di indicizzazione per i minimi orari e degli aumenti automatici delle retribuzioni orarie. Non è chiaro infine quale effetto produrrà per le dinamiche del mercato del lavoro l'ulteriore rafforzamento, recentemente adottato, della legislazione per la tutela dell'occupazione. In considerazione di quanto si è detto, la Francia deve applicare con risolutezza tutte le raccomandazioni in materia di occupazione adottate dal Consiglio il 12 febbraio 2002 e le sue principali priorità devono essere le seguenti:

i) consolidare le recenti riforme dei sistemi pensionistici e fiscali per migliorare gli incentivi ad accettare un lavoro e a continuare a svolgerlo e per incoraggiare la ricerca dei posti di lavoro. In primo luogo si dovrebbero rafforzare gli incentivi perché i lavoratori più anziani non lascino il lavoro, in particolare riducendo le possibilità di pensionamento anticipato e riformando l'intero sistema pensionistico. In secondo luogo si dovrebbe prestare un'attenzione particolare ai lavoratori a bassa retribuzione, ai fattori che disincentivano il lavoro a tempo parziale e ai regimi di garanzia del reddito minimo;

ii) controllare accuratamente l'attuazione della settimana lavorativa di 35 ore e adottare le misure necessarie per fronteggiare le eventuali conseguenze negative a medio termine per i costi salariali e per l'offerta di manodopera incoraggiando al tempo stesso l'utilizzo ottimale degli strumenti utili per creare un'organizzazione del lavoro più flessibile; e

iii) riformare la legislazione per la tutela dell'occupazione al fine di raggiungere il giusto equilibrio tra sicurezza e maggiore flessibilità con l'obiettivo di facilitare l'accesso al lavoro. Evitare gli eventuali effetti negativi per le dinamiche del mercato del lavoro provocati dalle recenti modifiche della normativa sul lavoro.

Mercati dei prodotti, iniziativa imprenditoriale e economia basata sulla conoscenza

L'economia francese è aperta alla concorrenza internazionale ed è ben integrata nei mercati europei. La produttività della manodopera è relativamente elevata e il livello dei prezzi è sceso avvicinandosi alla media europea. Negli ultimi due anni sono stati registrati progressi nel recepimento delle direttive sul mercato interno e gli aiuti di Stato ad hoc sono stati considerevolmente ridotti. Tuttavia i mercati del gas e dell'elettricità vengono liberalizzati con un ritmo ridotto e il recepimento in Francia delle direttive sul mercato interno è ancora considerevolmente inferiore all'obiettivo del 98,5 % fissato per il marzo 2002. Per di più, nonostante recenti progressi, l'onere amministrativo sulle imprese resta uno dei più elevati dell'UE. Infine, benché siano state adottate misure per incoraggiare lo sviluppo di una società basata sulla conoscenza la Francia è ancora in ritardo rispetto alla maggior parte degli Stati membri in particolare per l'uso di Internet. In considerazione di quanto si è detto, le principali priorità della Francia devono essere le seguenti:

i) accelerare la liberalizzazione dei settori del gas e dell'elettricità recependo senza indugio l'attuale direttiva sul gas, aprendo alla concorrenza i mercati del consumo non domestico incoraggiando l'ingresso nei mercati allo scopo di favorire l'instaurarsi di un'effettiva concorrenza;

ii) aumentare il tasso di recepimento delle direttive sul mercato interno al fine di conseguire l'obiettivo del 98,5 % delle direttive sul mercato interno;

iii) continuare gli sforzi già in corso per ridurre l'onere amministrativo per le imprese in particolare diminuendo i tempi necessari per la costituzione di una nuova società a responsabilità limitata; e

iv) adottare misure per facilitare l'accesso a Internet alle famiglie, alle piccole imprese e alle scuole.

7. IRLANDA

Dopo una crescita media del 9,9 % nel periodo 1996-2000 l'economia irlandese ha subito un forte rallentamento nel corso del 2001. La riduzione delle attività era dovuta alla combinazione di vari fattori quali le carenze in termini di capacità, le precauzioni contro l'afta epizootica e il calo dell'economia a livello internazionale e del settore TIC in particolare al quale l'Irlanda era più esposta rispetto ad altri paesi dell'UE. Gli indicatori di fiducia e l'indice dei responsabili degli acquisti indicano tuttavia che dopo il minimo toccato alla fine del 2001 l'economia è in recupero e si prevede che circa dalla metà del 2002 si registrerà una forte ripresa. Per il 2003 l'economia dovrebbe nuovamente segnare un tasso di crescita sostenibile a medio termine di circa il 5-6 %. Benché il mercato del lavoro si sia rivelato notevolmente resistente nel 2001, appare inevitabile un ulteriore aumento della disoccupazione nel 2002 che toccherebbe circa il 4 1/2 %. Si prevede tuttavia che il mercato del lavoro rimanga alquanto rigido. A causa di ciò si può prevedere uno slittamento dei salari al di sopra dei limiti decisi nell'accordo nazionale ed è improbabile che diminuiscano le pressioni inflazionistiche endogene. A causa di vari aumenti del tasso d'imposizione indiretta, nel 2002 l'inflazione media sarà probabilmente più elevata rispetto al 4,0 % registrato nel 2001 anche se a partire dal primo trimestre del 2002 essa dovrebbe tendere verso il basso.

Il patto sociale rappresenta un pilastro della politica economica irlandese dal 1987. L'attuale accordo triennale che scade alla fine del 2002 prevedeva aumenti del reddito al netto delle imposte del 25 % o più da realizzare attraverso un aumento dei salari nominali e un alleggerimento della tassazione diretta. Una sfida fondamentale è rappresentata dall'adattare l'attuale processo di fissazione dei salari e gli impegni presi in materia fiscale e di spesa nel quadro degli accordi nazionali al nuovo ambiente caratterizzato da una situazione di quasi piena occupazione e da risorse di bilancio più limitate. L'aumento delle spese discrezionali ("votate") ha raggiunto tassi a due cifre e ciò non è sostenibile nel quadro di una crescita economica di medio termine rallentata, benché occorra tenere conto del basso rapporto spesa/PIL dell'Irlanda. Un'altra grande sfida è lo sviluppo delle politiche necessarie a orientare la spesa pubblica in linea con le risorse a medio termine e a migliorare il controllo delle spesa, prestando attenzione nello stesso tempo alle infrastrutture essenziali ed altre priorità per una crescita economica sostenuta. Benché l'Irlanda abbia adottato misure volte ad aumentare la concorrenza in alcuni mercati, in certi settori il livello di concorrenza rimane insufficiente. Ad esempio nei settori dei servizi professionali, della distribuzione al dettaglio e delle industrie a rete vi è ancora margine per rafforzare la concorrenza.

Politica di bilancio

Nel 2001 una considerevole riduzione del gettito fiscale ha portato l'avanzo delle amministrazioni pubbliche all'1,7 % del PIL (cioè 21/2 punti di percentuale in meno dell'obiettivo). Si tratta dell'avanzo più basso dal 1997. Il programma di stabilità 2002-2004 prevede un piccolo avanzo nel 2002 e il ritorno a un (piccolo) disavanzo per il 2003-2004. Tuttavia, se i grandi accantonamenti per imprevisti inseriti negli obiettivi 2003-2004 non verranno utilizzati si registrerà ogni anno un piccolo avanzo e il requisito di un bilancio prossimo al pareggio, fissato dal patto di stabilità e crescita, sarà complessivamente rispettato. Per quanto riguarda l'evoluzione del debito, il programma di stabilità prevede una quasi stabilizzazione del debito a un basso livello pari al 34 % del PIL. In considerazione di quanto si è detto, e rammentando che l'Irlanda fa parte dell'area dell'euro, la politica di bilancio deve prefiggersi i seguenti obiettivi:

i) garantire che la situazione di bilancio per il 2002 sia globalmente neutra;

ii) garantire il continuo rispetto del requisito di un bilancio prossimo al pareggio fissato dal patto di stabilità e crescita dopo il 2002; e

iii) migliorare il controllo della spesa fissando apposite norme e assicurare che a partire dal bilancio 2003 le priorità di spesa e la creazione di risorse siano mirate a un risultato economico e di bilancio sostenibile.

Mercati del lavoro

Nonostante il rallentamento dell'economia, la crescita dell'occupazione ha resistito bene nel 2001 e ha registrato dei progressi, seppur moderati, aumentando in media del 3 % nel corso dell'anno. Il tasso generale di occupazione è superiore alla media dell'UE e l'occupazione femminile continua ad aumentare più rapidamente di quella maschile anche se vi è ancora un potenziale di miglioramento. La disoccupazione è leggermente aumentata nella seconda metà del 2001 ma il tasso è rimasto prossimo al 4 % alla fine dell'anno. Anche se è probabile che tale tasso aumenti leggermente nel 2002 si prevede che permanga una situazione prossima alla piena occupazione. Dai dati disponibili risulta che il ritmo di crescita delle retribuzioni rimane piuttosto elevato e supera l'aumento del 7 1/2 % previsto per il 2001 dall'accordo nazionale. La rigidità del mercato del lavoro continua a porre dei problemi relativamente alla mobilità del lavoro e alle future modalità di fissazione dei salari. In considerazione di quanto si è detto, l'Irlanda deve applicare con risolutezza tutte le raccomandazioni in materia di occupazione adottate dal Consiglio nel febbraio 2002 e le sue principali priorità devono essere le seguenti:

i) promuovere la fissazione di salari che siano in linea con le evoluzioni della produttività e con le diverse qualifiche e compatibili con il mantenimento della competitività e la stabilità dei prezzi; e

ii) continuare a incentrare i provvedimenti sull'incremento della presenza femminile nel mercato del lavoro.

Mercati dei prodotti, iniziativa imprenditoriale e economia basata sulla conoscenza

L'Irlanda è fortemente esposta alla concorrenza internazionale e la produttività del lavoro è ben superiore alla media dell'UE. Il livello dei prezzi in Irlanda che già superava del 5 % la media UE nel 2000 è ulteriormente aumentato negli ultimi anni rispetto a tale media. La liberalizzazione delle industrie a rete sta continuando benché gli operatori statali detengano ancora ampie quote di mercato in tali settori. Anche se la regolamentazione limita il livello di concorrenza in alcuni settori dei servizi, come le libere professioni e la distribuzione al dettaglio, gli oneri regolamentari imposti alle imprese nel complesso non sono pesanti. Nel marzo 2002 il tasso di recepimento delle direttive sul mercato interno, pari al 97,9 %, è stato inferiore all'obiettivo del 98,5 %. Gli aiuti di Stato settoriali e ad hoc sono scarsi benché il totale degli aiuti di Stato (come percentuale del PIL) sia il più alto dell'UE. La produzione irlandese di TIC (come percentuale della produzione totale) è la più elevata dell'UE in parte per la presenza di un gran numero di imprese di alta tecnologia di proprietà estera. Tuttavia la spesa per R & S, in particolare quella pubblica, è inferiore alla media dell'UE e a tal fine sono state adottate recentemente delle misure. In considerazione di quanto si è detto, le principali priorità dell'Irlanda devono essere le seguenti:

i) adottare misure volte ad aumentare un'effettiva concorrenza nelle telecomunicazioni locali, nei settori dell'elettricità, del gas e dei trasporti in particolare per ridurre le elevate quote di mercato degli operatori pubblici o privati già presenti nel mercato;

ii) risolvere il problema della normativa che può danneggiare la concorrenza in certi settori del mercato come quello delle libere professioni e della distribuzione al dettaglio; e

iii) aumentare il tasso di recepimento della legislazione sul mercato interno al fine di conseguire l'obiettivo del 98,5 % delle direttive sul mercato interno.

8. ITALIA

Nel 2001 la crescita del PIL in termini reali è rallentata, attestandosi all'1,8 % per via della diminuzione del contributo del settore esterno e, successivamente, della flessione della domanda interna. Dopo aver raggiunto il suo punto più basso in novembre, l'attività economica dovrebbe registrare una progressiva ripresa all'inizio del 2002 per via del miglioramento delle prospettive mondiali e del ritorno della fiducia. Questa ripresa dovrebbe intensificarsi verso la metà dell'anno. Le spese per investimenti dovrebbero subire una particolare accelerazione per effetto di un regime temporaneo di incentivi fiscali che scadrà a fine anno. A causa del basso punto di partenza ereditato dal 2001, la crescita del PIL reale resterà ampiamente inferiore al 2 % nel 2002 e dovrebbe raggiungere all'incirca il 2 3/4 % nel 2003. La crescita dell'occupazione rischia di rallentare nel 2002, per via dello sfasamento rispetto all'andamento della produzione. I risultati relativi al mercato del lavoro dovrebbero subire un nuovo miglioramento nel 2003 in quanto il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere al di sotto del 9 %. Quanto all'inflazione, dovrebbe rallentare nel 2002, nella misura in cui i prezzi all'importazione e i salari non eserciteranno una pressione significativa e il divario tra produzione effettiva e potenziale resterà negativo fino alla fine dell'anno. Tuttavia, a causa dell'aumento della& sp;pressione inflazionistica nei primi quattro mesi del 2002 dovuto ad effetti temporanei, l'inflazione media annuale dovrebbe essere superiore al 2 %. Nel 2003 per via della crescente pressione della domanda dovuta alla ripresa economica, l'inflazione dovrebbe allentare un pò la presa nel corso dell'anno pur restando al 2 %.

Nei prossimi anni la politica di bilancio mirerà a ridurre in modo significativo la pressione fiscale, tentando nel contempo di raggiungere l'obiettivo a medio termine di un bilancio in equilibrio o in attivo. Di conseguenza resta di importanza primordiale migliorare il controllo e la qualità della spesa pubblica. Pur essendo lievemente diminuito nel 2001, il forte scarto tra i tassi di disoccupazione registrati al nord e al sud del paese continua ad essere il problema dominante per la politica regionale e il mercato del lavoro. A ciò si aggiunge la legislazione restrittiva a tutela dell'occupazione e lo scarso sviluppo della rete di protezione dei disoccupati. Per poter passare ad un ritmo di crescita sottostante di circa il 3 % all'anno, la politica economica deve affrontare il problema dei bassi tassi d'occupazione ed accelerare la transizione, finora lenta, verso la società fondata sulla conoscenza migliorando l'istruzione della popolazione, il livello di qualificazione delle risorse umane e i risultati in materia di R & S. In parallelo occorre migliorare il contesto in cui operano le imprese e rafforzare la concorrenza sui mercati dei prodotti.

Politica di bilancio

Nel 2000 il rapporto disavanzo delle amministrazioni pubbliche/PIL, stimato all'1,5 % (0,3 % se si tiene conto dei proventi della vendita delle licenze UMTS), si è attestato all'1,7 % (0,5 % compresi i proventi delle licenze UMTS). Soprattutto a causa di questa revisione al rialzo della predetta stima, il bilancio delle amministrazioni pubbliche ha registrato un disavanzo dell'1,4 % del PIL anziché dell'1,1 % come previsto dal governo. Nel 2001 i conti pubblici hanno beneficiato di operazioni una tantum che hanno rappresentato circa lo 0,6 % del PIL (lo 0,4 % proveniente dalla vendita di beni immobili pubblici, in gran parte tramite una procedura di cartolarizzazione, e lo 0,2 % derivante dalla cartolarizzazione dei futuri proventi netti della lotteria nazionale). La spesa primaria corrente è rimasta globalmente stabile al 37,5 % del PIL, dopo essere diminuita di 0,3 punti percentuali del PIL tra il 1999 e il 2000. In base ai calcoli della Commissione il disavanzo corretto per gli effetti ciclici si è leggermente ridotto rispetto al 2000, ma la posizione di bilancio sottostante resta immutata se si escludono le operazioni una tantum realizzate in entrambi gli anni. Il rapporto debito/PIL è sceso di 1,2 punti percentuali del PIL fino al 109,4 %, il che costituisce un netto rallentamento nella diminuzione di questo valore. Le difficoltà del mercato ad aderire& sp;agli obiettivi della privatizzazione e la crescita inferiore al previsto sono fra le cause principali di questo rallentamento.

Il programma di stabilità aggiornato del novembre 2001 prevede una riduzione consistente del rapporto disavanzo/PIL allo 0,5 % nel 2002 ed un bilancio in equilibrio nel 2003, mentre il rapporto debito/PIL dovrebbe scendere al di sotto del 100 % entro il 2004. Le autorità italiane devono raccogliere la sfida che consiste nel garantire riduzioni supplementari e durevoli del rapporto spesa primaria/PIL, migliorare la qualità della spesa e alleggerire la pressione fiscale, e al contempo raggiungere l'obiettivo fissato dal Patto di stabilità e crescita ovvero ottenere e mantenere un saldo di bilancio prossimo all'equilibrio. In considerazione di quanto precede e dell'appartenenza dell'Italia all'area dell'euro, la politica di bilancio dovrebbe tendere a:

i) mantenere nel 2002 e nel 2003 un ritmo regolare di riduzione del disavanzo per raggiungere l'obiettivo di avvicinarsi al pareggio di bilancio nel 2003, conseguendo avanzi primari elevati come previsto dal programma di stabilità aggiornato, soprattutto grazie ad un miglior controllo della spesa;

ii) garantire che il calendario e il campo di applicazione della riforma fiscale, delineata nella legge delega presentata al Parlamento e volta a ridurre la pressione fiscale, a semplificare il sistema tributario e a ridurre il cuneo fiscale, siano compatibili con l'obiettivo del mantenimento di un saldo di bilancio prossimo all'equilibrio o in attivo;

iii) assicurare che la riforma del sistema di sicurezza sociale - compito per il quale il governo ha richiesto una delega al Parlamento - ponga rimedio ai difetti dell'attuale sistema pensionistico; e applicare le misure volte a promuovere lo sviluppo di regimi pensionistici integrativi privati, precisando gli eventuali costi di bilancio ad essi relativi.

Mercati del lavoro

La situazione del mercato italiano del lavoro ha continuato a migliorare nel 2001, in quanto la disoccupazione, pur restando elevata, è passata dal 10,4 % al 9,5 % e la partecipazione femminile alla forza lavoro è cresciuta. In media l'occupazione è salita di quasi il 2,1 % fino ad una percentuale stimata del 54,6 % ed il tasso globale di partecipazione ha raggiunto il 60,4 % (a fronte del 59,9 % nel 2000). Il maggior numero di posti di lavoro generato dalla crescita in questi ultimi anni è dovuto non soltanto alla moderazione salariale, ma anche alla maggiore flessibilità del mercato del lavoro "al margine", che consente il ricorso crescente a contratti nuovi e più flessibili (contratti a tempo parziale, temporanei, a durata determinata, di formazione). Le misure volte a ridurre il costo del lavoro per i lavoratori a tempo indeterminato hanno continuato ad esercitare un impatto significativo sulla crescita dell'occupazione durante il 2001. Tuttavia il mercato del lavoro italiano presenta ancora numerose ombre tra cui il tasso di occupazione basso soprattutto per le donne (circa il 40 %) e per i lavoratori più anziani (solo il 28 % per la fascia di lavoratori compresa tra i 55 e i 64 anni). Le forti disparità regionali per quanto riguarda l'andamento del mercato del lavoro restano una fonte notevole di inefficienza. Il tasso di disoccupazione è solo del 3,8 % al nord, mentre raggiunge il 7,4 % al centro e il 19,3 % al sud. Le parti sociali devono adottare un sistema di contrattazione salariale più decentrato per consentire una maggiore differenziazione dei salari. La differenza tra il grado relativamente modesto di protezione di cui beneficiano i disoccupati e i "lavoratori atipici" e la tutela più rigorosa di cui godono i lavoratori con contratti a tempo indeterminato assunti nelle imprese di medie e grandi dimensioni perpetua la dualità del mercato del lavoro. Il sistema dei sussidi di disoccupazione resta frammentario e limitato, con regimi diversi e disparità nelle prestazioni (livello, durata e condizioni di ammissione). Anche se il cuneo fiscale sul lavoro è stato ridotto in questi ultimi anni, in particolare per i salari più bassi, esso resta pur sempre elevato. In considerazione di quanto si è detto, mentre dovrà applicare con risolutezza tutte le raccomandazioni in materia di occupazione adottate dal Consiglio nel febbraio 2002, le principali priorità per l'Italia devono essere le seguenti:

i) incoraggiare le parti sociali a consentire che i meccanismi di fissazione dei salari riflettano maggiormente la produttività e le condizioni locali del mercato del lavoro, preservando nel contempo la moderazione salariale;

ii) garantire la piena attuazione del recente pacchetto di riforme del mercato del lavoro per accrescerne la flessibilità, limitare il dualismo del mercato del lavoro e promuovere una maggior capacità di adattamento al posto di lavoro; per estendere la copertura e l'efficacia del sistema di sussidi di disoccupazione e rafforzare le politiche attive del mercato del lavoro;

iii) adottare misure per incoraggiare maggiormente la partecipazione alla forza lavoro, in particolare tra le donne, stabilendo anche degli obiettivi per garantire un'offerta adeguata di strutture per la cura dei bambini e di altre persone a carico, e tra i lavoratori più anziani, rafforzando gli incentivi a rinviare l'età del pensionamento; e

iv) continuare ad alleggerire la pressione fiscale sul lavoro, in particolare sui lavoratori a più basso salario, al fine di salvaguardare gli obiettivi di equità e rafforzare gli incentivi ad esercitare un'attività lavorativa, nel quadro di un risanamento di bilancio continuativo.

Mercati dei prodotti, iniziativa imprenditoriale ed economia basata sulla conoscenza

L'economia italiana è relativamente meno aperta (in termini di rapporto scambi totali/PIL) rispetto alle altre economie comunitarie di dimensioni analoghe. La produttività del lavoro è superiore alla media UE, ma di recente è lievemente diminuita in termini relativi. Il tasso di recepimento delle direttive sul mercato interno, benché in linea con la media UE, resta inferiore all'obiettivo del 98,5 % fissato per il marzo 2002 ed il numero dei casi di infrazione alle regole del mercato interno è tra i più elevati dell'UE. Gli sforzi fatti per migliorare il contesto in cui operano le imprese cominciano a dare i loro frutti, ma le procedure amministrative restano relativamente complesse e la concorrenza nel settore dei servizi si afferma con lentezza. Di recente sono state adottate misure che dovrebbero contribuire ad accrescere la concorrenza nel settore dell'energia, dove gli operatori già insediati continuano a detenere quote di mercato considerevoli e i prezzi restano tra i più elevati dell'UE, il che può essere spiegato in parte dal fatto che i combustibili utilizzati per produrre energia sono in gran parte prodotti petroliferi. Il passaggio dell'Italia ad una società fondata sulla conoscenza potrebbe essere ostacolato dal basso livello medio di istruzione della popolazione e dalla scarsa intensità di innovazione e di R & S nell'economia. Il tasso di penetrazione di Internet nelle famiglie e nelle scuole è inferiore alla media comunitaria, anche se nel primo caso è in rapido recupero. Lo sviluppo del commercio elettronico è relativamente lento. In considerazione di quanto si è detto, le principali priorità dell'Italia devono essere le seguenti:

i) continuare a migliorare il livello generale di istruzione e di qualificazione della popolazione, accrescere la partecipazione del settore privato alla R & S e all'innovazione e promuovere l'uso delle TIC;

ii) rafforzare la concorrenza effettiva nel settore dei servizi, in particolare dei servizi professionali, e mettere in atto tutte le riforme necessarie per ampliare l'accesso al mercato e rafforzare ulteriormente la concorrenza nel settore dell'energia, per far sì che i vantaggi della liberalizzazione vadano a beneficio degli utenti finali, tra cui le famiglie e le piccole imprese;

iii) proseguire gli sforzi volti a ridurre gli oneri amministrativi gravanti sulle imprese, compresi i tempi e i costi per la costituzione di nuove società; e

iv) continuare a innalzare il tasso di recepimento delle direttive sul mercato interno per raggiungere l'obiettivo del 98,5 % e ridurre il numero di procedure di infrazione.

9. LUSSEMBURGO

La crescita reale del PIL ha registrato una flessione nel corso del 2001, ma secondo le prime stime ammontava comunque al 3,5 % in media su base annuale. La domanda interna si è mantenuta robusta: i consumi privati hanno beneficiato dei tagli delle imposte effettuati all'inizio dell'anno, i consumi pubblici hanno continuato a crescere ad un ritmo relativamente elevato e gli investimenti sono stati sostenuti. Le esportazioni sono aumentate di oltre il 2,5 % su base annua e le importazioni sono cresciute altrettanto rapidamente, per via di importazioni di merci sostenute, in linea con la domanda interna. L'occupazione ha continuato a crescere di oltre il 5 %, ovvero quasi quanto nel 2000, ma ha registrato una flessione nel corso dell'anno, mentre la disoccupazione ha cominciato a salire verso fine anno. La progressione dei salari è accelerata nel 2001, registrando un tasso di crescita di circa il 5 1/2 %, a fronte del 4,6 % nel 2000. Per contro, l'inflazione è scesa nel 2001: l'aumento dell'IAPC (indice dei prezzi al consumo armonizzato) si è attestato al 2,4 % rispetto al 3,8 % nel 2000. Tuttavia, l'inflazione sottostante ha continuato a crescere e ha raggiunto il 3,3 % nel secondo semestre del 2001.

L'innalzamento dei bassi tassi nazionali di partecipazione e di occupazione, in particolare dei lavoratori anziani, resta un obiettivo cruciale. Inoltre l'andamento dei salari e del costo del lavoro deve essere monitorato attentamente e deve essere mantenuto in linea con il resto dell'area dell'euro nei prossimi anni. Per raggiungere questa finalità il processo di formazione dei salari deve essere adeguato. Infine il Lussemburgo deve accelerare l'attuazione della riforma del diritto della concorrenza e abilitare l'autorità preposta alla concorrenza ad applicare il diritto comunitario.

Politica di bilancio

Nel 2001, l'avanzo delle amministrazioni pubbliche è sceso al di sotto del 4 % del PIL in parte a causa del rallentamento economico e dei tagli di imposte praticati nel quadro della riforma fiscale del 1o gennaio 2001; tuttavia questa riduzione è dovuta soprattutto ad un forte aumento (1,7 % del PIL) della spesa pubblica. L'avanzo di bilancio dovrebbe registrare un'ulteriore flessione nel 2002 a causa di fattori congiunturali e della seconda fase della riforma fiscale. Inoltre la spesa pubblica continuerà a crescere ad un ritmo molto sostenuto; gli investimenti pubblici, in particolare nel settore delle infrastrutture, dovrebbero raggiungere il 4,6 % del PIL nel 2002, la percentuale più elevata di tutti gli Stati membri dell'UE. Nel 2003, la ripresa economica dovrebbe determinare un nuovo rialzo, per quanto moderato, dell'avanzo di bilancio delle amministrazioni pubbliche. Tuttavia la spesa corrente continuerà ad espandersi in modo significativo. In considerazione di quanto precede e dell'appartenenza del Lussemburgo all'area dell'euro, la politica di bilancio dovrebbe prefiggersi gli obiettivi seguenti:

i) contenere la spesa pubblica corrente nel 2003 per garantire che essa non aumenti in misura maggiore della spesa di bilancio totale e a tal fine impegnarsi a superare le rigidità di taluni tipi di spesa corrente.

Mercati del lavoro

In linea di massima, il mercato del lavoro lussemburghese ha registrato buoni risultati nel 2001. Il tasso di disoccupazione è rimasto molto basso e la crescita dell'occupazione ha continuato ad essere vigorosa, in gran parte grazie alla presenza dei lavoratori transfrontalieri. Tuttavia, i tassi di occupazione nazionali restano bassi ed il mercato del lavoro ha subito un irrigidimento che ha avuto come conseguenza un forte rialzo dei salari nominali. Questi fattori sottolineano la necessità di sfruttare meglio le risorse umane del paese, come dimostrato dai bassi tassi di occupazione dei lavoratori più anziani (27 %) e delle donne (50 %). Nel 2001, il governo si è impegnato a limitare l'accesso al regime di invalidità e ad incentivare maggiormente i lavoratori a restare in attività aumentando il tasso di acquisizione dei diritti a pensione per tutti gli anni supplementari prestati al di là dei 55 anni. Inoltre, ha incoraggiato la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e ha favorito la flessibilità del lavoro consentendo ai lavoratori a tempo pieno di accedere a posti a tempo parziale su base volontaria. Malgrado queste riforme, le misure che incentivano i lavoratori a restare in attività potrebbero essere migliorate modificando ulteriormente il regime di pensionamento anticipato, di prepensionamento e di invalidità. In considerazione di quanto si è detto, il Lussemburgo deve applicare con risolutezza tutte le raccomandazioni in materia di occupazione adottate dal Consiglio nel febbraio 2002 e la sua priorità principale deve consistere in quanto segue:

i) intensificare gli sforzi per innalzare il tasso di occupazione nazionale, in particolare per i lavoratori più anziani, riducendo gli incentivi al pensionamento anticipato e modificando i regimi di prepensionamento e di invalidità in modo tale da incentivare i lavoratori a restare in attività, e per le donne, eliminando gli ostacoli che impediscono loro di accedere al mercato del lavoro o di reinserirvisi (tra l'altro, aumentando la disponibilità di strutture per la cura dei bambini).

Mercati dei prodotti, iniziativa imprenditoriale ed economia basata sulla conoscenza

Il carattere molto aperto dell'economia lussemburghese favorisce la concorrenza sui mercati dei prodotti, il che si traduce in una produttività molto elevata e prezzi inferiori alla media dell'UE. Le industrie a rete sono oggetto di una liberalizzazione progressiva e la diffusione delle TIC progredisce in modo soddisfacente. Tuttavia, alcuni elementi del quadro legislativo, quali le disposizioni obsolete sui prezzi, potrebbero restringere la concorrenza sui mercati dei prodotti. Inoltre, l'autorità preposta alla concorrenza non dispone dei poteri necessari per garantire l'applicazione effettiva delle regole comunitarie della concorrenza. Nel marzo 2002 il tasso di recepimento delle direttive sul mercato interno (97,7 %) è rimasto al di sotto dell'obiettivo del 98,5 %. In considerazione di quanto precede, il Lussemburgo dovrebbe privilegiare gli obiettivi seguenti:

i) attuare l'annunciata riforma del diritto della concorrenza, che prevede di sopprimere i prezzi imposti e amministrati, di abilitare l'autorità preposta alla concorrenza a far applicare il diritto comunitario e di riformare le disposizioni relative agli appalti pubblici;

ii) adottare le misure necessarie per ridurre gli oneri amministrativi gravanti sulle imprese, compresi i tempi e i costi per la costituzione di nuove società e sviluppare l'amministrazione elettronica (e-government);

iii) innalzare il tasso di recepimento della legislazione relativa al mercato interno per raggiungere l'obiettivo del 98,5 % di direttive attuate.

10. PAESI BASSI

La crescita reale del PIL si è indebolita all'inizio del 2001, raggiungendo soltanto l'1,1 % in media annuale a fronte del 3,5 % nel 2000. Le esportazioni, come le importazioni, sono calate per via della riduzione degli scambi internazionali. Anche la domanda interna ha registrato una flessione: gli investimenti privati sono in calo dal secondo semestre del 2000 ed il forte aumento del reddito disponibile delle famiglie, imputabile al rapido aumento dei salari e all'impatto della riforma fiscale dell'inizio dell'anno, non ha avuto l'effetto abituale sui consumi. La crescita reale del PIL dovrebbe riprendere nel corso del 2002, giacché i consumi privati dovrebbero accelerare e le esportazioni dovrebbero seguire la ripresa del commercio internazionale; la crescita potrebbe attestarsi attorno all'1 1/2 % nel 2002 e al 2 3/4 % nel 2003. La crescita dell'occupazione è continuata ad un ritmo sostenuto nel 2001 prima di rallentare nel secondo semestre. Per via di una riserva considerevole di manodopera, la produttività del lavoro è diminuita e la disoccupazione è rimasta stabile fino alla fine del 2001. La progressione dell'occupazione dovrebbe registrare un calo significativo nel 2002 e riprendere solo lievemente nel 2003, il che dovrebbe provocare nel corso di questi due anni una risalita significativa della disoccupazione che dovrebbe tuttavia restare ampiamente inferiore a quella dei paesi vicini. Inoltre i mercati del lavoro resteranno probabilmente piuttosto rigidi ed è pertanto improbabile che l'attuale pressione al rialzo sui salari scompaia dall'oggi al domani. Dopo essere aumentata considerevolmente nel 2000 attestandosi a circa il 3 % a fine anno, in parte per effetto dell'aumento dei prezzi del petrolio, l'inflazione si è impennata al 5 % nel 2001, a causa di un rialzo delle imposte indirette dovuto alla riforma tributaria e di una progressione sempre rapida dei salari; essa dovrebbe diminuire solo progressivamente nei prossimi anni.

Accrescere la partecipazione al mercato del lavoro incentivando a lavorare le persone attualmente inattive resta una priorità. Inoltre la forte accelerazione dei salari di questi ultimi anni ha annullato una parte degli incrementi di competitività molto significativi realizzati nel corso di quasi 15 anni. Pertanto è possibile che l'economia olandese non benefici pienamente della ripresa mondiale e che le prospettive di crescita siano ridimensionate. La seconda sfida da raccogliere consiste dunque nel garantire, nel più breve termine, un ritorno alla moderazione salariale e stimolare la crescita relativamente lenta della produttività del lavoro per mantenere la competitività dell'economia.

Politica di bilancio

L'avanzo delle amministrazioni pubbliche ha subito un calo passando dall'1,5 % del PIL nel 2000 allo 0,2 % del PIL nel 2001 (esclusi i proventi UMTS), soprattutto per via di una significativa riduzione delle entrate di bilancio. La vasta riforma tributaria, che è entrata in vigore il 1o gennaio 2001, ha determinato la riduzione delle entrate derivanti dalle imposte sul reddito e dai contributi previdenziali che è stata solo parzialmente compensata dall'aumento delle imposte indirette (in particolare l'innalzamento dell'aliquota IVA normale dal 17,5 % al 19 %). Questa situazione è stata aggravata, a fine anno, dall'impatto del rallentamento della congiuntura sul gettito fiscale. Inoltre il saldo delle amministrazioni pubbliche è peggiorato di 0,3 punti percentuali a causa di una spesa una tantum dovuta all'acquisizione della partecipazione di DSM in EBN. Questa acquisizione va vista come parte del processo di liberalizzazione del mercato olandese del gas. Per quanto nella primavera del 2001 una parte della spesa sia stata riallocata a voci prioritarie nel settore della sanità, dell'istruzione e della sicurezza, i massimali di spesa sono stati rispettati grazie a pagamenti per interessi e spese per la previdenza sociale inferiori al previsto. Se si consente pienamente il libero gioco degli stabilizzatori automatici, in assenza di misure discrezionali, i conti pubblici dovrebbero essere globalmente in equilibrio nel 2002 e registrare un disavanzo moderato nel 2003 che, in base alle previsioni di primavera della Commissione, potrebbe raggiungere lo 0,4 % del PIL. In considerazione di quanto precede e dell'appartenenza dei Paesi Bassi all'area dell'euro, la politica di bilancio dovrebbe prefissarsi gli obiettivi seguenti:

i) fare in modo che la situazione di bilancio nel 2002 non accentui le pressioni inflazionistiche, qualora queste ultime dovessero sussistere per via di incrementi salariali eccessivi; ed

ii) evitare che le finanze pubbliche si deteriorino nel 2003 e a tal fine contenere la spesa corrente entro massimali chiaramente definiti in termini reali.

Mercati del lavoro

I risultati del mercato del lavoro dei Paesi Bassi continuano ad essere eccellenti: il tasso di disoccupazione è il più basso dell'Unione europea e i tassi di occupazione già superano gli obiettivi fissati dal vertice di Lisbona per l'UE nel suo insieme. Malgrado il rallentamento congiunturale e la crescita sempre robusta dell'occupazione nel 2001, la rigidità del mercato del lavoro è rimasta un elemento determinante per i forti aumenti salariali. Qualunque miglioramento dei tassi di occupazione dipenderà dall'incremento del tasso di partecipazione delle donne e dalle misure adottate per incentivare le persone più anziane e le minoranze ad esercitare un'attività lavorativa. Esiste inoltre una riserva importante di manodopera tra i beneficiari di prestazioni a titolo diverso, in quanto il 7 % della manodopera percepisce sussidi sociali o di disoccupazione e l'11 % pensioni di invalidità (per quanto alcuni di coloro che sono affetti da handicap parziali esercitino un'attività). Le autorità hanno introdotto nuove misure e migliorato le misure esistenti per incoraggiare maggiormente i beneficiari di queste prestazioni, i lavoratori più anziani e i lavoratori con salari bassi ad esercitare un'attività lavorativa. Tuttavia le discussioni sulla riforma del regime d'invalidità non hanno ancora portato a risultati tangibili e l'effetto cumulativo dei sussidi, compresi quelli locali, continua a disincentivare l'esercizio di un'attività lavorativa (trappola dell'inattività). In considerazione di quanto si è detto, i Paesi Bassi devono applicare con risolutezza tutte le raccomandazioni in materia di occupazione adottate dal Consiglio nel febbraio 2002 e la loro priorità principale deve consistere in quanto segue:

i) rendere l'esercizio di un'attività lavorativa interessante sotto il profilo economico modificando le condizioni di concessione dei sussidi e le regole sul relativo cumulo. Attuare una riforma del regime delle pensioni d'invalidità e fare attenzione, alla luce del numero dei beneficiari, sia al flusso che all'attivazione delle persone che già ricevono prestazioni.

Mercati dei prodotti, iniziativa imprenditoriale ed economia basata sulla conoscenza

L'apertura dell'economia olandese (misurata in termini di rapporto scambi totali/PIL) è molto elevata, il che garantisce una concorrenza intensa e livelli dei prezzi relativamente bassi nei settori che producono beni e servizi oggetto di commercio internazionale. La liberalizzazione del mercato ha contribuito a far scendere i prezzi del telefono e dell'elettricità. Il tasso di recepimento delle direttive sul mercato interno è in linea con l'obiettivo del 98,5 % fissato per il marzo 2002. Sono state adottate talune misure per incoraggiare l'uso delle TIC e rimediare alla penuria di specialisti in questo settore. Tuttavia la produttività del lavoro è cresciuta in misura relativamente lenta per via, tra l'altro, della progressione rapida dell'occupazione nei servizi, del basso livello della concorrenza in settori dei servizi più protetti (ad esempio notai, strutture per la cura dei bambini, taxi e Internet a larga banda ) e degli investimenti insufficienti delle imprese, in particolare nel settore della R & S. Malgrado gli sforzi fatti per stimolare la ricerca e l'innovazione, le spese delle imprese in questo settore, in percentuale del PIL, restano al di sotto della media europea, il che può essere dovuto alla mancanza di manodopera specializzata nelle tecnologie e nelle scienze. I tempi e i costi necessari per la costituzione di una società a responsabilità limitata sono superiori alla media UE. In considerazione di quanto precede, i Paesi Bassi dovrebbero privilegiare gli obiettivi seguenti:

i) creare le condizioni per un incremento degli investimenti delle imprese nel settore della R & S impegnandosi ad accrescere il numero dei diplomati in materie scientifiche e tecnologiche che entrano a far parte della forza lavoro e promuovendo l'insegnamento delle tecnologie nel sistema d'istruzione;

ii) risolvere il problema delle regolamentazioni che potrebbero ostacolare la concorrenza nei settori dei servizi, per quanto riguarda in particolare i notai, le strutture di cura dei bambini, i taxi e Internet a larga banda; e

iii) adottare nuove misure per sviluppare l'amministrazione elettronica (e-government) e ridurre gli oneri amministrativi gravanti sulle imprese, compresi i tempi e i costi necessari per la costituzione di nuove società.

11. AUSTRIA

Dopo essere stata particolarmente vigorosa tra il 1998 e il 2000, la crescita del prodotto è rallentata nel 2001 attestandosi a circa l'1 %. La fiacchezza della domanda, il crescente deterioramento della fiducia delle imprese e l'esistenza di sovraccapacità hanno determinato una riduzione degli investimenti in attrezzature nel momento in cui gli investimenti nelle costruzioni crollavano. La domanda interna è stata inoltre frenata dal risanamento dei conti pubblici. Anche se le esportazioni sono scese in parallelo con il rallentamento dell'attività economica dei principali partner commerciali dell'Austria, il contributo delle esportazioni nette alla crescita è rimasto nettamente positivo per via di una drastica decelerazione della crescita delle importazioni. Nel 2002 la domanda interna dovrebbe riprendersi in certa misura, compensando un ulteriore calo nella crescita delle esportazioni. Pertanto la crescita media del PIL dovrebbe restare più o meno stabile. Nel 2003 la prevista ripresa del commercio esterno e della domanda interna dovrebbe consentire alla crescita del prodotto di avvicinarsi al suo valore potenziale, ovvero il 2 1/2 %. Il rialzo dei prezzi del petrolio e dei diritti di accisa ha fatto risalire i prezzi fino nel maggio 2001 ed il rincaro degli alloggi ha esercitato una pressione supplementare. Per contro, nel 2002 l'andamento dei prezzi al consumo dovrebbe essere dominato dal previsto ribasso dei prezzi all'importazione. Nel 2003 l'aumento dell'IAPC dovrebbe essere identico a quello registrato nel 2002. La crescita dell'occupazione totale ha segnato il passo nel 2001. L'occupazione dovrebbe registrare una lieve contrazione nel 2002, per poi risalire nel 2003. La disoccupazione ha imboccato un sentiero di crescita nel 2001 e dovrebbe continuare su questa via nel 2002 per raggiungere il 4,0 %. Questa tendenza dovrebbe invertirsi nel 2003.

Anche se la situazione di bilancio è considerevolmente migliorata nel 2001, è necessario l'impegno a migliorare la sostenibilità della finanza pubblica nel lungo termine tenuto conto della notevole incidenza che l'invecchiamento della popolazione dovrebbe avere sulla spesa. In particolare la bassa età effettiva di pensionamento ed il livello elevato delle prestazioni continuano ad esercitare pressioni importanti al rialzo sulla spesa pubblica. Anche se questi problemi sono stati in parte risolti dalla riforma del sistema pensionistico e dal moderato rialzo delle prestazioni in questi ultimi anni, resta molto da fare per consolidare il sistema. In Austria la crescita del prodotto si è basata principalmente sull'espansione dei fattori, mentre la crescita della produttività totale dei fattori resta moderata. Inoltre la debolezza della base tecnologica frena il passaggio ad un'economia basata sulla conoscenza. Per quanto siano state adottate diverse iniziative, come l'incremento della spesa in materia di R & S o il rafforzamento dei legami tra imprese ed università, resta da vedere se queste misure saranno sufficienti per aiutare l'Austria a recuperare il suo ritardo nei confronti degli Stati membri più avanzati nel settore dell'economia basata sulla conoscenza.

Politica di bilancio

Nel 2001 il risanamento delle finanze pubbliche è stato spettacolare. Dopo aver registrato un disavanzo dell'1,9 % del PIL (1,5 % inclusi i proventi UMTS) nel 2000, il bilancio delle amministrazioni pubbliche è ormai in equilibrio. Giacché questo obiettivo è stato raggiunto nel contesto di una crescita del prodotto nettamente inferiore al suo tasso tendenziale, il miglioramento della situazione corretta per le variazioni cicliche è stato ancora più marcato. La crescita della spesa è stata controllata grazie agli effetti durevoli della riforma del sistema pensionistico e dell'amministrazione pubblica. Pertanto il risultato positivo del 2001 è dovuto innanzitutto ad un'impennata del gettito fiscale. Pertanto la pressione fiscale ha raggiunto un livello senza precedenti. Il programma di stabilità aggiornato prevede un bilancio in equilibrio per il 2002 e il 2003. Per realizzare gli obiettivi del programma, saranno necessarie misure di economia strutturali da parte dei Länder, che si sono impegnati a mettere a segno avanzi elevati nel quadro di un patto di stabilità nazionale. Nonostante le riforme strutturali recenti, la sostenibilità del sistema pensionistico non è garantita in vista del forte rialzo del tasso di dipendenza delle persone anziane nei prossimi decenni. Tenuto conto di quanto precede e del fatto che l'Austria appartiene all'area dell'euro, la politica di bilancio dovrebbe prefiggersi gli obiettivi seguenti:

i) realizzare economie strutturali, in particolar modo nelle amministrazioni locali, per raggiungere l'obiettivo di un bilancio in equilibrio nel 2002 e nel 2003 conformemente alle prescrizioni del programma di stabilità aggiornato del dicembre 2001;

ii) far sì che il previsto alleggerimento dell'elevata pressione fiscale rafforzi gli incentivi al lavoro e all'investimento e non comprometta l'obiettivo consistente nel mantenere un bilancio in equilibrio; a tal fine occorre adottare misure supplementari di economia a tutti i livelli dell'amministrazione;

iii) riesaminare il sistema pensionistico pubblico per garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche, affrontando i problemi dell'età effettiva di pensionamento, tramite la riduzione degli incentivi al prepensionamento.

Mercati del lavoro

I risultati del mercato del lavoro austriaco restano molto soddisfacenti anche nel 2001. Anche se il rallentamento economico ha cominciato a farsi sentire e la disoccupazione ha iniziato a salire, il tasso di disoccupazione, pari al 3,6 %, figura ancora tra i più bassi dell'Unione europea. Le carenze di qualificazione che sono emerse nel settore delle TIC, nel settore manifatturiero e nei servizi saranno verosimilmente attenuati dalla recessione attuale. Mentre il tasso di occupazione globale, pari al 68 % nel 2000, è superiore alla media, il tasso di occupazione dei lavoratori anziani sembra ristagnare ad un livello molto basso, il 29 %, il che è problematico tenuto conto dei pesanti oneri derivanti dall'invecchiamento della popolazione. Dopo la riforma pensionistica del 2000, la riduzione dei pensionamenti verificatasi nel 2001 sembra incoraggiante. Tuttavia è troppo presto per determinare l'impatto globale della riforma sull'effettiva età media di pensionamento. Nel 2001 una serie di misure attive che hanno dimostrato la loro efficacia in passato sono state rafforzate o perfezionate. Tuttavia i disincentivi a lavorare dopo l'età minima di pensionamento anticipato persistono e l'allungamento della durata delle prestazioni a favore dei lavoratori anziani potrebbe produrre effetti negativi, attenuando così l'impatto della riforma dei pensionamenti anticipati di cui è una misura di accompagnamento. In considerazione di quanto precede l'Austria deve applicare con risolutezza tutte le raccomandazioni in materia di occupazione adottate dal Consiglio nel febbraio 2002 e la sua priorità principale deve consistere in quanto segue:

i) accelerare la riforma del sistema fiscale e previdenziale in modo da eliminare i fattori che disincentivano i lavoratori più anziani a restare sul mercato del lavoro.

Mercati dei prodotti, iniziativa imprenditoriale ed economia basata sulla conoscenza

Sebbene l'Austria sia meno esposta alla concorrenza internazionale rispetto ad altri piccoli Stati membri, la produttività del lavoro ed i livelli dei prezzi sono in linea con la media dell'UE. Sono in via di adozione misure importanti per liberalizzare rapidamente le industrie a rete e designare autorità di regolamentazione settoriali. Migliorando ulteriormente il quadro normativo si promuoverebbe la concorrenza e si stimolerebbero le imprese ad innovare. Nel marzo 2002 il tasso di recepimento delle direttive sul mercato interno (98,1 %) è rimasto al di sotto dell'obiettivo del 98,5 %. Il ritardo accusato dall'Austria nel settore della R & S delle imprese e dei brevetti di alta tecnologia contribuisce alla debolezza della sua base tecnologica che rischia di frenare il passaggio all'economia basata sulla conoscenza. In linea di massima i tempi e i costi per costituire una società a responsabilità limitata sono relativamente elevati. In considerazione di quanto precede, l'Austria dovrebbe privilegiare gli obiettivi seguenti:

i) continuare ad attuare misure per promuovere e diffondere le TIC e la R & S nelle imprese e, pertanto, accrescere le spese delle imprese in materia di R & S in percentuale del PIL;

ii) integrare maggiormente l'Austria nel mercato interno accelerando il recepimento delle direttive relative a tale mercato, per rispettare l'obiettivo di una percentuale di direttive recepite pari al 98,5 %, e garantendo la piena applicazione delle norme comunitarie in materia di appalti pubblici da parte di tutti i livelli delle autorità pubbliche;

iii) migliorare il quadro normativo aumentando i poteri effettivi dell'autorità di regolamentazione delle telecomunicazioni; e

iv) attuare ulteriori misure per ridurre gli oneri amministrativi gravanti sulle imprese, compresi i tempi e i costi necessari per la costituzione di nuove società a responsabilità limitata.

12. PORTOGALLO

La drastica decelerazione della domanda interna, solo in parte compensata dall'aumento delle esportazioni nette, ha determinato un rallentamento della crescita economica che nel 2001 è scesa all'1 3/4 %, ponendo fine ad un lungo periodo di crescita trainata dalla domanda interna. Si prevede che gli sforzi delle imprese private volti al risanamento dei bilanci dopo il forte aumento dell'indebitamento verificatosi negli ultimi anni avranno l'effetto di limitare la crescita della domanda interna anche nel biennio 2002-2003, periodo per il quale è prevista una crescita media dell'1 1/4 %. Con una domanda estera destinata, secondo le previsioni, a rimanere debole nella seconda metà del 2002, la crescita della produzione si manterrà anch'essa contenuta ma dovrebbe risalire con la ripresa della domanda mondiale nell'ultima parte dell'anno. Tenuto conto dei negativi effetti di trascinamento statistico avvertiti all'inizio del 2002, le previsioni indicano una crescita annua del PIL che nel 2002 raggiungerà solo l'1 1/2 % prima di tornare a crescere nel 2003 ad un tasso del 2 1/4 %. Dopo l'impennata dell'inflazione nel 2000 protrattasi fino ai primi mesi del 2001, dovuta in parte a fattori transitori, la pressione inflazionistica si è ridotta a partire dal secondo trimestre del 2001. Secondo le previsioni l'inflazione misurata in termini di IAPC continuerà a decrescere nel breve periodo per attestarsi intorno ad un tasso medio annuo del 2 1/2 % nel 2003. L'allentamento delle tensioni sul mercato del lavoro, collegato ai ridotti aumenti retributivi previsti nel settore pubblico, dovrebbe avere un impatto moderatore sull'evoluzione delle retribuzioni e di conseguenza sull'inflazione. Le previsioni indicano un rallentamento significativo della crescita dell'occupazione nel biennio 2002-2003, dopo un'espansione dell'1,6 % nel 2001, mentre la disoccupazione dovrebbe aumentare leggermente per situarsi nel 2003 intorno ad un tasso del 5 %.

Un nuovo governo ha prestato giuramento il 6 aprile 2002. Il risanamento delle finanze pubbliche costituirà una delle sfide maggiori che l'attuale governo dovrà affrontare nel corso del suo mandato. Il risanamento delle finanze ha subito una battuta d'arresto nel corso del 2001, anche a causa di una consistente riduzione del gettito fiscale. In una prospettiva di lungo periodo, tuttavia, la causa della lentezza del processo di risanamento del bilancio sembra risiedere nella forte dinamica della spesa pubblica. Ai fini del risanamento delle finanze pubbliche è pertanto prioritario invertire la tendenza alla rapida crescita della spesa delle amministrazioni pubbliche. Negli ultimi anni l'economia portoghese ha perso competitività, come dimostra tra l'altro l'elevato disavanzo commerciale. Una serie di fattori sono all'origine di questa situazione, in particolare il basso tasso di crescita della produttività del lavoro connesso a consistenti aumenti previsti dagli accordi salariali. L'insufficiente livello di produttività del lavoro e la sua crescita insoddisfacente si associano, tra l'altro, ad un basso livello di istruzione della manodopera, che rimane uno dei problemi strutturali più importanti. Il conseguimento di livelli più elevati di produttività trova inoltre un ostacolo nelle insufficienti condizioni di concorrenza vigenti sui mercati dei prodotti. Il Portogallo è uno dei paesi dell'UE maggiormente esposti alle ripercussioni finanziarie dell'invecchiamento demografico. Il problema è stato affrontato con una serie di recenti riforme. Per quanto esse consentiranno di migliorare l'equilibrio finanziario a lungo termine del sistema pensionistico, sembrerebbero necessari altri provvedimenti per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche. Inoltre, la forte dinamica della spesa sanitaria dimostra la necessità di proseguire con determinazione nel processo di riforma in corso, mirante a migliorare l'efficienza della spesa sanitaria e il controllo su di essa.

Politica di bilancio

Il risanamento di bilancio ha conosciuto una battuta d'arresto nel 2001: il disavanzo pubblico è aumentato, portandosi, secondo le stime, al 2 3/4 % del PIL (contro il 2 1/4 % nel 2000, senza i proventi UMTS), quando invece l'obiettivo iniziale era dell'1,1 %. Si tratta di un dato di gran lunga superiore a quanto era stato previsto nel dicembre 2001, epoca in cui le autorità portoghesi hanno presentato l'aggiornamento del loro programma di stabilità. Tra i fattori determinanti del risultato di bilancio 2001, inferiore all'obiettivo programmato, vi è una crescita economica più lenta del previsto.

Altri fattori sono tuttavia all'origine di questa situazione, in particolare la sottovalutazione delle perdite di gettito, conseguenti alla riforma della tassazione diretta introdotta nel 2001, e guadagni di efficienza nella riscossione e nella gestione delle imposte rivelatisi inferiori alle previsioni. Inoltre, nonostante il pacchetto di misure restrittive approvato in giugno, le spese correnti primarie sono risultate superiori all'obiettivo fissato. Infine, la forte revisione al rialzo operata tra il dicembre 2001 e l'aprile 2002 è dovuta ad un disavanzo delle amministrazioni locali superiore alle previsioni e alla riclassificazione statistica di alcune operazioni in conto capitale tra lo Stato e le imprese pubbliche. Nell'aggiornamento del programma di stabilità presentato nel dicembre 2001 resta fermo l'obiettivo del conseguimento dell'equilibrio dei conti delle amministrazioni pubbliche entro il 2004. Il 12 febbraio 2002, in occasione della riunione del Consiglio Ecofin, il governo portoghese si è impegnato a rispettare nell'esercizio in corso il tasso di riferimento del 3 % del PIL fissato per il disavanzo delle amministrazioni pubbliche e ha confermato il proprio impegno a conseguire il pareggio entro il 2004. Il forte peggioramento del disavanzo nel 2001 impone una politica di risanamento di bilancio molto più ambiziosa per il triennio 2002-2004. Dato l'imprevisto peggioramento del risultato di;bilancio del 2001 e della carente esecuzione del bilancio iniziale del 2002, il nuovo governo ha adottato il 15 maggio 2002 un bilancio rettificativo comprendente misure correttive sino allo 0,6 % del PIL. In considerazione di quanto precede, e tenendo conto dell'appartenenza del Portogallo all'area dell'euro, la politica di bilancio dovrebbe perseguire i seguenti obiettivi:

i) assicurare che il valore di riferimento del 3 % del PIL per il disavanzo pubblico non sarà superato nel 2002; a questo scopo, eseguire rigorosamente il bilancio rettificativo, che mira a un disavanzo del 2,8 % del PIL e sfruttare tutte le occasioni per conseguire un risultato di bilancio migliore del previsto; rafforzare il controllo di bilancio a tutti i livelli di governo;

ii) conseguire una posizione di bilancio prossima al pareggio entro il 2004; ciò richiederà l'adozione di misure discrezionali oltre alle misure già previste nel programma di stabilità aggiornato presentato nel 2001;

iii) mettere in atto le misure annunciate nel bilancio rettificativo del 2002 per tenere a freno la spesa con determinazione al fine di ridurre la dinamica della spesa delle amministrazioni pubbliche; e

iv) continuare il processo di riforma delle pensioni attuando altre misure oltre a quelle previste dalla riforma del 2001 per assicurare la sostenibilità del sistema pensionistico nel medio e lungo periodo; introdurre misure atte a frenare il ritmo di crescita insostenibile della spesa sanitaria, in particolare per quanto riguarda il consumo di medicinali.

Mercati del lavoro

Nel 2001 la situazione sul mercato del lavoro portoghese è rimasta favorevole, nonostante il netto calo dell'attività economica. Il tasso di disoccupazione, pari a poco più del 4 %, è rimasto tra i più bassi dell'Unione. L'occupazione è cresciuta dell'1,5 % e i tassi di occupazione sono tutti (sia quello generale, che quello delle donne, che quello dei lavoratori più anziani) ben al di sopra della media UE. I livelli salariali e il costo del lavoro rimangono tra i più bassi dell'Unione, ma la difficile situazione del mercato del lavoro in alcuni settori e i forti aumenti salariali nel settore pubblico hanno innescato nel biennio 2000-2001 una crescita dei salari superiore al 6 % in termini nominali. Assieme al modesto aumento della produttività del lavoro, i costi unitari del lavoro sono aumentati in termini reali di circa l'1,3 % nel biennio 2000-2001, ben al di sopra del livello registrato nell'insieme della UE, rimasto sostanzialmente invariato. Inoltre, il livello di produttività del lavoro è molto basso in Portogallo, fatto questo dovuto in parte anche al basso livello di istruzione (anche tra i giovani). Nel 1999 la quota della popolazione con almeno il diploma di scuola media superiore era pari in media solo al 21 % (rispetto ad una media UE del 59 %).

Sebbene negli ultimi anni il Portogallo abbia aumentato in misura consistente la spesa per l'istruzione, il persistere di un'elevata incidenza degli abbandoni e il bisogno di razionalizzare e semplificare le molte misure adottate sono sintomo di un uso relativamente inefficiente delle risorse. La quota di lavoratori con contratti temporanei è quasi raddoppiata negli ultimi cinque anni, in parte a causa di una normativa più severa a tutela dei lavoratori con contratti regolari. Tenuto conto di quanto precede, fermo restando un impegno energico per dare attuazione a tutte le raccomandazioni in materia di occupazione adottate dal Consiglio nel febbraio 2002, il Portogallo dovrebbe privilegiare i seguenti obiettivi:

i) migliorare i sistemi di istruzione e formazione nel quadro di una più articolata strategia di apprendimento lungo tutto l'arco della vita, in modo da accrescere l'occupabilità e l'adattabilità della manodopera e aumentare la produttività del lavoro;

ii) promuovere una dinamica salariale rispondente all'esigenza di preservare la competitività e la stabilità dei prezzi cosicché i salari reali non superino la produttività del lavoro; e

iii) modernizzare le istituzioni del mercato del lavoro, tra l'altro adeguando la legislazione sui contratti, tenendo conto dell'esigenza di garantire un giusto equilibro tra flessibilità e sicurezza.

Mercati dei prodotti, iniziativa imprenditoriale ed economia basata sulla conoscenza

In parte a causa della posizione geografica del paese, l'economia portoghese presenta un grado di apertura relativamente inferiore (in termini di rapporto tra commercio e PIL) rispetto a quello delle economie degli altri Stati membri di uguale dimensione. La produttività del lavoro è la più bassa della UE e cresce solo lentamente. Tra i fattori all'origine del modesto livello di produttività e della ridotta competitività dell'economia in generale vi sono il basso livello di istruzione della manodopera e la scarsa partecipazione delle imprese alle attività di R & S e all'innovazione. Sono state adottate numerose misure per promuovere la diffusione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, per potenziare le attività di R & S e per ridurre l'onere burocratico a carico delle imprese. Si sono compiuti progressi nella liberalizzazione delle industrie a rete, tuttavia si può fare ancora di più per accrescere la competitività dato che gli operatori già affermati continuano a detenere una forte posizione di mercato e i prezzi rimangono relativamente elevati. Nella trasposizione delle direttive sul mercato interno il Portogallo è al di sotto del 98,5 % fissato per il marzo 2002. La concorrenza sui mercati dei prodotti in generale trarrebbe enorme beneficio dall'attuazione del previsto potenziamento degli organi incaricati dell'attuazione della politica di concorrenza e del;;controllo degli aiuti di Stato settoriali e ad hoc, che rimangono i secondi in ordine di entità della UE e che diminuiscono solo ad un ritmo ridotto. Tenuto conto di quanto precede il Portogallo dovrebbe privilegiare i seguenti obiettivi:

i) continuare ad accrescere il livello generale di istruzione e di formazione della popolazione e promuovere un più forte coinvolgimento delle imprese nelle attività di R & S e nell'innovazione, di pari passi con una maggiore diffusione delle TIC;

ii) rendere più effettiva la concorrenza tra le imprese di pubblica utilità già liberalizzate, specialmente nel settore dell'energia, al fine di ridurre i prezzi a beneficio degli utenti;

iii) monitorare l'efficienza dei costi dei regimi di aiuti di Stato settoriali nella prospettiva di una loro possibile riduzione; e

iv) accrescere il tasso di recepimento della normativa sul mercato interno al fine di conseguire l'obiettivo del recepimento del 98,5 % delle direttive sul mercato interno.

13. FINLANDIA

A causa della drastica diminuzione della crescita delle esportazioni, accompagnata dalla forte riduzione delle scorte, l'economia finlandese ha subito un pesante rallentamento nel 2001, con una crescita del PIL che secondo le previsioni si attesta allo 0,7 %, dopo aver raggiunto un tasso del 5,6 % l'anno precedente. Secondo le previsioni, nel biennio 2002-2003 un graduale recupero del contributo esterno alla crescita dovrebbe ridare slancio all'attività economica. I consumi privati dovrebbero inoltre riacquistare vigore grazie alle persistenti riduzioni delle imposte, al modesto tasso d'inflazione e al protrarsi di condizioni favorevoli sul piano monetario. Tuttavia, il basso tasso di utilizzo delle capacità nel settore manifatturiero e la prevista diminuzione della domanda aggiuntiva di immobili da abitazione e commerciali fanno prevedere che gli investimenti rimarranno deboli. Nel 2001 l'inflazione (IAPC) si è in qualche misura ridotta, scendendo al 2,7 %, a seguito dell'attenuarsi degli effetti dell'aumento dei prezzi del carburante e dei prodotti alimentari verso la fine dell'anno. Tuttavia, i prezzi dei servizi hanno subito aumenti consistenti e si prevede che tale fattore farà da ostacolo all'ulteriore discesa dell'inflazione nel biennio 2002-2003. L'occupazione ha continuato ad aumentare nel 2001 sebbene ad un ritmo molto più lento. Nel 2002 è prevista una riduzione dell'occupazione a causa di una crescita ancora contenuta del settore manifatturiero orientato alle esportazioni e della limitata espansione dell'occupazione nel settore dei servizi. Di conseguenza, nel 2002 si prevede una lieve crescita della disoccupazione che riprenderà a scendere solo nel 2003.

Il tasso di disoccupazione, pari al 9,1 % della manodopera, è rimasto anche nel 2001 ben al di sopra della media dell'area dell'euro. Si tratta di una disoccupazione in gran parte strutturale. Nonostante gli sforzi compiuti per focalizzare e concepire in maniera migliore le politiche attive del mercato del lavoro (PAML) e per favorire l'inserimento sul mercato del lavoro dei disoccupati di più difficile inserzione, pur rendendo più severi i criteri di ammissibilità alle prestazioni sociali, altre misure, quali l'aumento dei sussidi di disoccupazione, si pongono in contrasto con l'obiettivo di accrescere gli incentivi al lavoro. La Finlandia è uno degli Stati membri maggiormente esposti alle ripercussioni finanziarie dell'invecchiamento demografico. Il governo è impegnato ad attuare la riforma delle pensioni con l'obiettivo di conseguire la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche. Una serie di riforme vanno nella giusta direzione ma per molte di esse il periodo di attuazione previsto appare ingiustificatamente lungo. La Finlandia rimane uno dei paesi della UE con il più alto livello dei prezzi, situazione dovuta in parte all'insufficiente concorrenza esistente in determinati settori. È necessario quindi intensificare gli sforzi in questo ambito.

Politica di bilancio

Le previsioni indicano una riduzione dell'avanzo delle finanze pubbliche che nel 2002 dovrebbe scendere all'1 % del PIL, dall'1,9 % del PIL registrato nel 2001. L'obiettivo del governo di un avanzo strutturale delle finanze pubbliche pari all'1 1/2-2 % del PIL nel breve periodo appare ora molto difficile da raggiungere, tanto più che per incentivare la creazione di posti di lavoro il governo potrebbe decidere di attuare ulteriori riduzioni delle aliquote fiscali. Nel quadro degli sforzi tesi a far fronte in futuro alla pressione esercitata sulla spesa pubblica dall'invecchiamento demografico, il governo deve accompagnare i tagli fiscali con una riduzione della spesa. Negli ultimi anni la spesa pubblica ha spesso superato gli obiettivi a medio termine. Oltre all'indebolimento delle finanze pubbliche, a partire dal 1997 si è registrato un costante disavanzo nel bilancio delle amministrazioni locali, fatta eccezione per il 2000, anno in cui il gettito derivante dalle imposte sulle società è stato particolarmente sostenuto. È stato possibile conseguire un rafforzamento della disciplina di bilancio delle amministrazioni pubbliche grazie ad una recente normativa che ha imposto alle amministrazioni locali di conseguire il pareggio di bilancio nel medio termine a partire dal 2002. Tuttavia, data la mancata previsione legislativa di un meccanismo di attuazione non è sicuro che la predetta normativa consentirà di ottenere i risultati sperati. In considerazione di quanto precede e tenendo conto dell'appartenenza della Finlandia all'area dell'euro, la politica di bilancio dovrebbe perseguire i seguenti obiettivi:

i) evitare uno scostamento eccessivo dagli obiettivi di spesa a medio termine volti a mantenere la spesa pubblica in termini reali al livello del 1999; a tal fine attenersi strettamente all'obiettivo di spesa fissato per il 2002 e adottare con il bilancio 2003 le necessarie misure di riduzione della spesa;

ii) rafforzare la disciplina di bilancio delle amministrazioni locali prevedendo un meccanismo di controllo sull'attuazione della recente normativa che prescrive alle amministrazioni locali di conseguire il pareggio di bilancio nel medio termine; e

iii) proseguire con determinazione nel processo in atto di riforma del sistema pensionistico, in particolare adottare e attuare in tempi stretti i previsti cambiamenti della formula pensionistica tenendo conto dell'aumento dell'aspettativa di vita e estendendo all'intera vita lavorativa il periodo di riferimento per il calcolo della retribuzione pensionabile.

Mercati del lavoro

Nel 2001 il mercato del lavoro finlandese ha registrato risultati contrastanti. Sebbene l'occupazione abbia proseguito la sua crescita e la disoccupazione si sia ulteriormente ridotta, i costi unitari del lavoro in termini reali sono aumentati e la produttività del lavoro è scesa a causa del forte rallentamento della crescita economica. Per questo, nel 2002 le previsioni indicano una battuta d'arresto nella crescita dell'occupazione. Il tasso di disoccupazione, pari al 9,1 % nel 2001, resta elevato, ed è previsto in aumento nel 2002. La disoccupazione è in gran parte di carattere strutturale con ampie differenze regionali. La risposta del governo ai problemi del mercato del lavoro si è incentrata sulla riduzione dell'imposizione globale sul lavoro tra il 1997 e il 2002. Tuttavia, si è trattato di riduzioni sostanzialmente proporzionali che pertanto hanno fatto ben poco per migliorare la posizione relativa dei lavoratori a basso reddito, in particolare se si considerano le elevate aliquote marginali effettive d'imposta. Nel 2001 il governo ha introdotto misure per migliorare l'efficacia delle politiche attive del mercato del lavoro (PAML) per prevenire l'esclusione dal mondo del lavoro dei disoccupati di difficile inserzione e per riformare i sistemi pensionistici con l'obiettivo di accrescere la flessibilità per quanto riguarda l'età pensionabile e di aumentare gli incentivi a rimanere più a lungo sul mercato del lavoro. Tuttavia, elevato rimane il numero dei soggetti in età lavorativa che beneficiano delle prestazioni sociali e che partecipano alle PAML e la tardiva attuazione delle ultime riforme ne indebolisce gli effetti sulla generazione del baby boom e rischia di ritardare il conseguimento dell'obiettivo fissato dal governo di aumentare l'età pensionabile effettiva. Inoltre, le misure già decise volte ad aumentare il livello dei sussidi di disoccupazione nel 2002 si pongono in contrasto con l'obiettivo di accrescere gli incentivi al lavoro e indeboliscono gli effetti dei sgravi fiscali e delle PAML. Tenuto conto di quanto precede, fermo restando un impegno energico per dare attuazione a tutte le raccomandazioni in materia di occupazione adottate dal Consiglio nel febbraio 2002, la Finlandia dovrebbe privilegiare i seguenti obiettivi:

i) rendere il lavoro interessante sotto il profilo economico al fine di ridurre l'alto livello di disoccupazione strutturale. Le riforme dovrebbero avere ad oggetto il sistema previdenziale, comprese le norme per il prepensionamento, al fine di ridurre le aliquote marginali effettive d'imposta relativamente elevate in particolare a carico dei redditi più bassi. Pertanto dovrebbero essere rivisti i criteri di ammissibilità e la normativa di tutela del lavoro; e

ii) continuare ad accrescere l'efficienza dei programmi nel quadro delle politiche attive del mercato del lavoro incentrandoli sulle esigenze delle persone più esposte al rischio della disoccupazione di lunga durata.

Mercati dei prodotti, iniziativa imprenditoriale ed economia basata sulla conoscenza

A causa della posizione periferica che la Finlandia occupa nell'Unione europea, l'economia finlandese è potenzialmente meno esposta alla concorrenza internazionale della maggior parte degli Stati membri. Il livello dei prezzi al consumo è tra i più elevati dell'Unione europea, il che è in parte dovuto al grado relativamente elevato di concentrazione del mercato che si riscontra in alcuni settori, come quello dei mezzi di comunicazione e della distribuzione al dettaglio. Il tasso di recepimento delle direttive sul mercato interno che espone la Finlandia è tra i più alti della UE e i mercati delle telecomunicazioni e dell'elettricità sono stati interamente liberalizzati. Nonostante l'aumento delle risorse e l'ampliamento delle competenze dell'autorità garante della concorrenza, la Finlandia è uno dei pochi Stati membri a non aver attribuito all'autorità nazionale garante della concorrenza la facoltà di applicare direttamente la normativa comunitaria in materia di concorrenza. Inoltre, nonostante i recenti progressi, il valore degli appalti pubblici resi noti al pubblico è al di sotto della media europea e la partecipazione delle imprese private alla gestione dei servizi pubblici è bassa soprattutto a livello locale. Sono state adottate misure per promuovere l'iniziativa imprenditoriale ma i tempi richiesti per la costituzione di una società restano tra i più lunghi della UE. Per finire, la Finlandia è uno dei paesi dell'Unione europea che presentano le migliori performance in termini di transizione verso un'economia basata sulla conoscenza. In considerazione di quanto precede, la Finlandia dovrebbe privilegiare i seguenti obiettivi:

i) potenziare la concorrenza nel settore della fornitura di servizi pubblici a livello locale, accrescendo la partecipazione del settore privato e la concorrenza tra i gestori di servizi pubblici;

ii) promuovere la creazione di imprese riducendo ulteriormente i tempi richiesti per la costituzione delle nuove imprese; e

iii) dotare l'autorità finlandese garante della concorrenza delle competenze necessarie per l'attuazione dell'articolo 81 e dell'articolo 82 del trattato CE.

14. SVEZIA

L'economia svedese ha subito un forte rallentamento nel 2001 e la crescita del PIL in termini reali si è ridotta, portandosi dal 3,6 % del 2000 all'1,2 %, per la forte influenza del rallentamento dell'economia mondiale e in particolare della crisi del settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC). Tuttavia la prevista graduale accelerazione dell'economia mondiale nel 2002 e nel 2003 dovrebbe determinare un rafforzamento della domanda estera. I fondamentali relativamente favorevoli della Svezia dovrebbero contribuire alla ripresa della domanda interna nel 2002 e nel 2003. In generale le previsioni indicano un tasso di aumento del PIL in termini reali pari a circa l'1,7 % nel 2002 e al 2,8 % nel 2003. L'inflazione misurata in termini di IAPC ha subito un forte aumento nel 2001, portandosi ad un tasso medio del 2,7 %, in parte a causa di fattori temporanei. Tuttavia a partire dal secondo trimestre 2002, vi sono indicazioni di una diminuzione della pressione inflazionistica che si manterrà prossima al 2 % fino al 2003. Negli ultimi anni l'occupazione ha fatto segnare una robusta crescita, registrando ancora nel 2001 un tasso del 2 %, il che ha contribuito ad una riduzione considerevole del tasso di disoccupazione che nel 2001 è sceso al 5,2 %. Dovrebbero tuttavia avvertirsi alcuni effetti tardivi del rallentamento dell'attività economica nel 2001, e nel 2002 è previsto un leggero aumento della disoccupazione. Un'inversione di tendenza dovrebbe prodursi con la ripresa economica attesa nel 2003.

L'aumento del potenziale di crescita dell'economia rimane una sfida fondamentale dato che la produttività pro capite è diminuita negli ultimi anni in rapporto alla media dei 15 Stati membri dell'UE. La priorità andrebbe accordata alle politiche volte al potenziamento dell'iniziativa imprenditoriale e alla promozione della crescita delle imprese nonché agli sforzi per migliorare gli incentivi al lavoro. Per quanto la Svezia sia ai primi posti in termini di tassi di occupazione, l'aumento della partecipazione della manodopera e la promozione dell'occupazione restano pur sempre tra le priorità fondamentali di medio termine per far fronte all'invecchiamento della popolazione. Si potrebbe incoraggiare l'ulteriore espansione dell'offerta di lavoro mediante costanti riforme per rendere più favorevole all'occupazione la sottostante struttura del rapporto in posizione fiscale/prestazioni sociali. Inoltre deve essere monitorata l'efficacia dei programmi a favore del mercato del lavoro. Per far fronte agli alti livelli dei prezzi e alla bassa produttività del lavoro è fondamentale adottare misure per migliorare la concorrenza in alcuni settori e per accrescere l'efficienza del settore pubblico.

Politica di bilancio

Nel 2001 si è avuto un sensibile aumento, pari ad 1 punto percentuale, dell'avanzo delle amministrazioni pubbliche che ha raggiunto il 4,8 % del PIL. Nel disegno di legge sulla politica fiscale presentato nella primavera del 2002 si prevede ancora un consistente avanzo dell'1,8 % del PIL sia nel 2002 che nel 2003. La politica di bilancio a medio termine della Svezia si fonda su tre elementi: i) massimali nominali per la spesa dell'amministrazione centrale, da fissare ogni anno per i tre anni successivi; ii) un vincolo di pareggio del bilancio a medio termine per le amministrazioni locali e iii) un obiettivo di avanzo del bilancio delle amministrazioni pubbliche pari in media al 2 % del PIL sull'intero ciclo economico. Il margine ottenuto grazie ad avanzi superiori alle previsioni è stato utilizzato in parte per alleggerire la pressione fiscale, in parte per ridurre l'indebitamento. Il debito lordo è sceso sotto il 60 % del PIL nel 2000 e dovrebbe continuare a scendere per raggiungere il 48,3 % del PIL nel 2004, secondo il disegno di legge sulla politica fiscale presentato nella primavera 2002. La riduzione del debito, assieme alla riforma del sistema pensionistico, costituisce un elemento importante della strategia della Svezia per far fronte al problema dell'invecchiamento della popolazione. In considerazione di quanto precede, la politica di bilancio dovrebbe perseguire i seguenti obiettivi:

i) proseguire nella strategia di riduzione della pressione fiscale per i redditi medio-bassi nel 2002, e allo stesso tempo garantire il rispetto del tetto massimo fissato per la spesa pubblica;

ii) e conseguire nel 2003 un avanzo nel bilancio delle amministrazioni pubbliche in linea con l'obiettivo di medio termine fissato dal governo di un avanzo pari al 2 % del PIL sull'intero ciclo, continuando ad esercitare un rigoroso controllo della spesa.

Mercati del lavoro

Il mercato del lavoro svedese ha proseguito sulla strada del miglioramento nel 2001 nonostante il notevole rallentamento della crescita economica. La disoccupazione è diminuita portandosi a circa il 5 % della manodopera, mentre l'occupazione è cresciuta di circa il 2 % determinando un incremento dei tassi di occupazione comunque già elevati. In particolare, il tasso di occupazione dei lavoratori più anziani (della fascia di età compresa tra i 55 e i 64 anni), che nel 2000 era pari al 65 %, è notevolmente superiore al dato registrato negli altri Stati membri. La restante "riserva di manodopera" per un ulteriore aumento dell'offerta di lavoro nel medio periodo è pertanto limitata. Di fatto, gli aumenti delle retribuzioni nominali relativamente elevati registrati nel 2001 (in rapporto ai modesti risultati in termini di produttività del lavoro), ad esempio nel settore delle costruzioni e dei servizi, indicano che esiste già ora una certa carenza e una qualche sfasatura tra l'offerta e la domanda di lavoro. La situazione è in parte alleviata dalla grande importanza attribuita alla formazione in Svezia, paese in cui il 5 % della manodopera partecipa o a iniziative nell'ambito delle politiche attive del mercato del lavoro (PAML) o a programmi temporanei di formazione specifica, che insieme contribuiscono a migliorare l'adattabilità della manodopera. Tuttavia, i recenti sviluppi di alcuni tipi di PAML indicano risultati contrastanti (in termini di incrementi netti dell'occupazione) che sottolineano la necessità di accrescerne ulteriormente l'efficacia. Nonostante le recenti misure, la pressione fiscale a carico del lavoro, in particolare dei redditi più bassi, rimane tra le più elevate dell'Unione. La relativa generosità delle prestazioni sociali contribuisce ad accrescere i tassi di sostituzione netti, ma i criteri di ammissibilità comparativamente severi (in combinazione con una politica attiva a favore dell'occupazione) limitano in Svezia il rischio di disoccupazione di lunga durata. Tenuto conto di quanto precede, fermo restando un impegno energico per dare attuazione a tutte le raccomandazioni in materia di occupazione adottate dal Consiglio nel febbraio 2002, la Svezia dovrebbe privilegiare i seguenti obiettivi:

i) proseguire con le riforme del sistema fiscale e previdenziale volte ad accrescere gli incentivi al lavoro; e

ii) accrescere ulteriormente l'efficienza delle politiche attive del mercato del lavoro (PAML), e continuare a focalizzarle a favore dei soggetti maggiormente esposti al rischio di disoccupazione di lunga durata, finalizzandole inoltre a soddisfare le esigenze del mercato del lavoro.

Mercati dei prodotti, iniziativa imprenditoriale ed economia basata sulla conoscenza

Accresciutasi notevolmente negli anni '90, l'apertura dell'economia svedese (in termini di rapporto scambi totali/PIL) è superiore a quella delle economie degli altri paesi nordici; tuttavia i livelli dei prezzi rimangono elevati e la produttività del lavoro è al di sotto della media UE. Per quanto concerne il recepimento delle direttive sul mercato interno la situazione è eccellente, gli aiuti di Stato sono tra i più bassi della UE e la liberalizzazione delle industrie a rete è ad uno stadio molto avanzato. Tuttavia a livello locale la concorrenza nella fornitura di servizi pubblici è ancora insufficiente. La concorrenza è altresì insufficiente in alcuni settori quali il mercato al dettaglio dei prodotti farmaceutici, il monopolio di Stato e il commercio di prodotti alimentari. La spesa complessiva della Svezia per attività di R & S è la più alta della UE, per quanto concentrata soprattutto in alcuni settori ad alta intensità di conoscenza. La diffusione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) tra la popolazione procede ad un ritmo sostenuto e il contributo dell'industria TIC alla produzione totale è notevole rispetto a quanto si registra negli altri Stati membri. In considerazione di quanto precede, la Svezia dovrebbe privilegiare i seguenti obiettivi:

i) migliorare la concorrenza nella fornitura di servizi pubblici a livello locale; e

ii) accrescere gli sforzi per creare condizioni di concorrenza nei settori dove essa risulta insufficiente, quali i mercati al dettaglio dei prodotti farmaceutici e dei prodotti alimentari.

15. REGNO UNITO

Nel complesso, nel 2001 l'attività economica nel Regno Unito è rimasta sostenuta. La riduzione delle esportazioni nette, dovuta all'indebolimento dell'economia mondiale, è stata compensata dalla crescita eccezionalmente forte della spesa delle famiglie. Nel corso dell'anno il PIL è cresciuto in totale del 2,2 %. A causa del rallentamento dell'economia mondiale le previsioni indicano per il 2002 una crescita leggermente inferiore pari a circa il 2 %. Tuttavia entro il 2002 si prevede una ripresa della crescita a seguito della ripresa dell'economia mondiale e del sostegno dato all'economia dalla crescita della domanda interna, crescita dovuta in parte all'allentamento monetario del 2001 e ai previsti aumenti della spesa pubblica in conto corrente e in conto capitale. Nel 2003 è prevista una crescita leggermente superiore alle attese, grazie alla crescita sostenuta delle esportazioni britanniche. Secondo le previsioni, nel 2002 e nel 2003 l'inflazione dovrebbe rimanere contenuta, dato che la produzione rimarrà prossima al potenziale. In particolare, non si prevede l'emergere di pressioni sui salari, nonostante la disoccupazione si mantenga ad un livello basso non superiore al 5,5 %. L'inflazione misurata in termini di IAPC dovrebbe, secondo le previsioni, attestarsi intorno ad una media del 2 % nel 2002 e nel 2003.

Il livello relativamente basso della produttività rimane una sfida fondamentale. La produttività per occupato è al di sotto della media UE, nonostante il divario si sia attenuato a partire dal 1995. Per quanto riguarda il mercato del lavoro una sfida fondamentale è l'alta concentrazione della disoccupazione e dell'inattività nell'ambito di determinate comunità. Benché la disoccupazione sia scesa in tutte le regioni e le località del Regno Unito, sussistono singole zone con elevati tassi di disoccupazione. La terza sfida è il miglioramento della qualità dei servizi pubblici, in particolare nel settore dei trasporti.

Politica di bilancio

L'avanzo delle amministrazioni pubbliche è stato pari allo 0,9 % del PIL nel 2001. Le previsioni contenute nel programma di convergenza indicano l'emergere di un leggero disavanzo delle finanze pubbliche pari allo 0,2 % del PIL nell'esercizio finanziario 2001-2002, disavanzo che salirà all'1,1 % del PIL nel periodo 2002-2003 per attestarsi quindi intorno a questo valore nei restanti anni di riferimento del programma, fino al 2006-2007. Si delinea già ora un disavanzo pari a circa l'1 % del PIL, in anticipo di un anno rispetto a quanto previsto nel precedente aggiornamento, a causa soprattutto di fattori economici temporanei (ad esempio un livello del PIL inferiore alle previsioni, e la riduzione dei profitti delle imprese). Il disavanzo dell'1 % del PIL continua ad essere presente nelle previsioni, siano esse depurate delle componenti congiunturali o meno, in conseguenza di una previsione di crescita molto cauta del 2,25 % annuo e di azioni volte a compensare il basso livello degli investimenti pubblici - come suggerito negli indirizzi di massima del 2001. Nel 2001 il debito lordo è stato pari al 39 % del PIL. Nel programma di convergenza se ne prevede la riduzione al 36,3 % entro il 2006-2007. Avendo un rapporto tra debito e PIL basso e decrescente il Regno Unito è in grado di far fronte alle conseguenze dell'invecchiamento& sp;della popolazione e, nell'ipotesi di un proseguimento delle attuali politiche, la situazione delle finanze pubbliche risulta sostenibile. Tenendo conto di questi sviluppi, comprese le caute previsioni di crescita, e considerando l'obbligo di avvicinarsi al pareggio o raggiungere un avanzo a medio termine secondo quanto previsto dal patto di stabilità e crescita, la politica di bilancio dovrebbe:

i) favorire la crescita degli investimenti pubblici al netto degli ammortamenti a partire dal 2001-2002 come previsto nel programma di convergenza e come suggerito negli indirizzi di massima del 2001 e

ii) essere attento ad un eventuale deterioramento delle finanze pubbliche che dovesse allontanarlo dai termini del Patto di stabilità e crescita e, se necessario, porvi rimedio.

Mercati del lavoro

I risultati conseguiti sul mercato del lavoro nel Regno Unito sono stati nuovamente tra i migliori dell'UE. Nel 2000 il Regno Unito ha conseguito tutti gli obiettivi fissati dai Consigli europei di Lisbona e di Stoccolma in materia di occupazione, registrando un tasso generale di occupazione pari al 71,5 %, un tasso di occupazione femminile del 64,8 % e un tasso di occupazione dei lavoratori più anziani del 50,8 %. Negli ultimi mesi la disoccupazione ha registrato un leggero aumento (passando al 5,1 % destagionalizzato nel dicembre 2001), rimanendo comunque prossima al livello più basso mai raggiunto negli ultimi due decenni. Stesso andamento fa segnare la disoccupazione di lunga durata che continua a decrescere in rapporto alla disoccupazione totale. Sono state migliorate le varie misure attive di lotta alla disoccupazione di lunga durata e all'inattività, mentre recenti riforme nella gestione delle prestazioni sociali consentiranno di introdurre un approccio più centrato sul lavoro per i beneficiari di indennità di malattia e di invalidità in grado di lavorare. Tuttavia il numero dei soggetti in età lavorativa che percepiscono un'indennità di malattia e di invalidità è cresciuto ulteriormente, raggiungendo la cifra di circa 2,6 milioni nel maggio 2001, il che equivale ad un aumento del 2,6 % rispetto all'anno precedente. Più di 2 milioni di persone hanno percepito l'indennità per un anno o più. Benché la disoccupazione sia scesa in tutte le regioni e località del Regno Unito, sussistono singole zone con elevati tassi di disoccupazione. Le relative disparità regionali per quanto riguarda la disoccupazione continuano ad accrescersi, sebbene le differenze nell'ambito delle regioni rimangano maggiori che le differenze tra regioni. La concentrazione locale della disoccupazione e dell'inattività in diverse aree sparse per tutto il territorio nazionale rimane motivo di preoccupazione. Tenuto conto di quanto precede, fermo restando un impegno energico per dare attuazione a tutte le raccomandazioni in materia di occupazione adottate dal Consiglio nel febbraio 2002, il Regno Unito dovrebbe privilegiare i seguenti obiettivi:

i) potenziare le misure attive a favore di quelle comunità e di soggetti più esposti al rischio di una disoccupazione concentrata o di lunga durata e dell'inattività; e

ii) riformare i sistemi di previdenza per malattia e invalidità per fornire a quanti sono in grado di lavorare l'opportunità e gli incentivi per farlo.

Mercati dei prodotti, iniziativa imprenditoriale ed economia basata sulla conoscenza

Il contesto economico nel Regno Unito, caratterizzato da un basso grado di regolamentazione e da una pressione fiscale sulle imprese relativamente bassa, è favorevole all'iniziativa imprenditoriale. Gli aiuti di Stato sono tra i più bassi della UE e la liberalizzazione delle industrie a rete è ad uno stadio molto avanzato. Tuttavia nel Regno Unito il livello di produttività rimane relativamente basso, in parte a causa di due fattori: la scarsa concorrenza in alcuni settori (ad esempio i servizi bancari al dettaglio, i servizi postali e le libere professioni), la carenza di personale qualificato e i mancati investimenti nell'economia, tra l'altro nei servizi pubblici quali le ferrovie. Nel piano decennale per i trasporti, il governo britannico ha annunciato un consistente aumento degli investimenti nel settore dei trasporti. Secondo la revisione Wanless indipendente sul finanziamento di lungo termine del sistema sanitario, il governo ha anche annunciato cospicui investimenti supplementari nel servizio sanitario nazionale. Questo comporterà l'aumento della spesa complessiva per la sanità nel Regno Unito dal 7,7 % del PIL di quest'anno a circa il 9,4 % del PIL del 2007-2008. Il tasso di recepimento delle direttive sul mercato interno nel marzo del 2002 era pari al 98,7 %, superiore quindi all'obiettivo del 98,5 %. Per quanto riguarda l'economia basata sulla conoscenza, la spesa per le tecnologie dell'informazione (in percentuale del PIL) e il livello di accesso a Internet sono entrambi superiori alla media UE, anche se la diffusione di Internet a banda larga è relativamente bassa nel Regno Unito. In considerazione di quanto precede, il Regno Unito dovrebbe privilegiare i seguenti obiettivi:

i) accrescere ulteriormente la concorrenza, basandosi sui vigenti provvedimenti legislativi, in settori quali i servizi bancari al dettaglio, i servizi postali e le liberi professioni; e

ii) attuare gli annunciati investimenti infrastrutturali nel settore ferroviario, istituire una nuova società per le infrastrutture regionali e migliorare la disciplina del settore ferroviario.

Fatto a Siviglia, addì 21 giugno 2002.

Per il Consiglio

Il Presidente

R. De Rato Y Figaredo

(1) Il nuovo governo ha proposto di trasformare il regime speciale di risparmio a fini pensionistici, in origine un regime di ridistribuzione fiscale, in un regime pensionistico individuale obbligatorio con effetto dal 2001. La proposta ha la maggioranza necessaria in Parlamento. La modifica ridurrà il livello dell'avanzo del bilancio delle pubbliche amministrazioni di circa 1/2 punto percentuale del PIL a partire dal 2002; dopo la modifica, questi risparmi saranno infatti considerati come risparmio privato e non più pubblico nei conti nazionali. È quanto risulta dalle informazioni sul disavanzo e sul debito comunicate il 28 febbraio 2002.