COMMISSIONE EUROPEA
Bruxelles, 14.10.2015
COM(2015) 510 final
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO EUROPEO E AL CONSIGLIO
Gestire la crisi dei rifugiati: stato di attuazione delle azioni prioritarie intraprese nel quadro dell'agenda europea sulla migrazione
Gestire la crisi dei rifugiati: stato di attuazione delle azioni prioritarie intraprese nel quadro dell'agenda europea sulla migrazione
I. Introduzione
Nei primi nove mesi di quest'anno, più di 710 000 persone – rifugiati, sfollati e altri migranti – si sono dirette verso l'Europa: un fenomeno che è destinato a proseguire, e che rappresenta per l'Unione europea un banco di prova. L'agenda europea sulla migrazione presentata dalla Commissione nel maggio 2015 ha evidenziato la necessità di un approccio globale alla gestione della migrazione. Da allora sono state introdotte varie misure importanti, tra cui due meccanismi di emergenza per la ricollocazione di 160 000 persone in evidente bisogno di protezione internazionale dagli Stati membri più colpiti verso altri Stati membri dell'UE. L'attuale crisi dei rifugiati richiede tuttavia ulteriori interventi immediati.
Per questo motivo, il 23 settembre la Commissione europea ha presentato una serie di azioni prioritarie da intraprendere entro i successivi sei mesi per attuare l'agenda europea sulla migrazione: da un lato interventi a breve termine volti a stabilizzare la situazione in corso, dall'altro misure più a lungo termine intese a istituire un sistema solido in grado di sostenere la prova del tempo.
L'elenco delle azioni prioritarie riporta le misure principali che sono immediatamente necessarie, in termini di: i) misure operative; ii) sostegno finanziario; iii) attuazione del diritto dell'UE.
Tale elenco è stato approvato in occasione della riunione informale dei capi di Stato e di governo del 23 settembre 2015.
Tre settimane dopo tale data, la presente comunicazione fa il punto sui progressi compiuti nell'attuazione delle azioni prioritarie (cfr. allegato 1). Il Consiglio europeo di questa settimana offre ai capi di Stato e di governo l'opportunità di prendere un impegno chiaro e inequivocabile per avviare una nuova fase nella risposta dell'UE alla crisi dei rifugiati: una fase di attuazione rapida e determinata.
II. Misure operative
Per gestire efficacemente la pressione dei flussi migratori su alcune parti della frontiera esterna comune dello spazio Schengen, tutti gli Stati membri devono dare prova sia di responsabilità che di solidarietà. Il rapido avvio dell'approccio basato sui "punti di crisi" (hotspot) aiuta gli Stati membri più colpiti a provvedere in modo adeguato all'accoglienza e all'identificazione dei nuovi arrivati, nonché al trattamento delle loro domande. Parallelamente, le misure proposte dalla Commissione e adottate dal Consiglio prevedono la ricollocazione di 160 000 persone in evidente bisogno di protezione internazionale, consentendo di ridurre in misura notevole, benché parziale, la pressione esercitata sugli Stati membri più colpiti. È ora cruciale attuare pienamente queste misure parallele, con il rilevamento delle impronte digitali di tutti i migranti, la rapida selezione e ricollocazione dei richiedenti asilo e la predisposizione di adeguate capacità di accoglienza, e al tempo stesso prendere iniziative per evitare movimenti secondari e per rinviare immediatamente nel paese di ricollocazione le persone scoperte in un altro Stato membro. È d'altra parte essenziale garantire un pronto rimpatrio, volontario o forzato, delle persone non bisognose di protezione internazionale e che quindi non possono beneficiare della ricollocazione. Le azioni prioritarie definite dalla Commissione riguardano principalmente il funzionamento operativo di queste misure.
II.1
Attuare l'approccio basato sui "punti di crisi"
Una gestione efficace e funzionale dei flussi migratori alle frontiere esterne maggiormente sottoposte a pressione è indispensabile per restaurare la fiducia nell'intero sistema, specialmente in uno spazio Schengen di libera circolazione senza controlli alle frontiere interne. Per la strategia e la credibilità dell'UE è cruciale dimostrare che il sistema migratorio può tornare a funzionare correttamente, in particolare ricorrendo a squadre di sostegno per la gestione della migrazione operative nei "punti di crisi" per aiutare gli Stati membri che subiscono la pressione più intensa a rispettare i loro obblighi e agire secondo le loro responsabilità. Le squadre di sostegno, a loro volta, hanno bisogno per operare di un forte nucleo di agenzie dell'UE, di una stretta cooperazione con le autorità italiane e greche e del sostegno di altri Stati membri.
La Commissione ha incaricato inviati speciali in Italia e in Grecia di provvedere al coordinamento e al sostegno pratici. In Grecia, una squadra specializzata sta lavorando sotto la guida del direttore generale del servizio di assistenza per le riforme strutturali della Commissione, che riferisce direttamente al presidente. La squadra ha istituito un approccio graduale per individuare i "punti di crisi", dispiegare le squadre di sostegno, iniziare le ricollocazioni, riprendere i rimpatri e rafforzare le frontiere. Lo stesso modello di sostegno e cooperazione diretti e in tempo reale è applicato in Italia. Questo sostegno intensivo e continuato da parte della Commissione si è rivelato efficace nell'aiutare i due Stati membri a passare alla fase di attuazione della ricollocazione (cfr. allegati 2 e 3).
Sia in Grecia che in Italia sono in fase di formazione le squadre di sostegno per la gestione della migrazione, coordinate dalle task force regionali dell'UE, in seguito al rafforzamento dell'intervento delle agenzie previsto dall'agenda europea sulla migrazione. Frontex, l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO), Europol ed Eurojust partecipano tutte all'azione e possono quindi rispondere immediatamente alle esigenze identificate nelle tabelle di marcia presentate dall'Italia e dalla Grecia.
Le attività delle agenzie, però, si basano fortemente sul sostegno degli Stati membri. Sia Frontex che l'EASO hanno pubblicato richieste di contributi per ottenere risorse umane e attrezzature tecniche dagli Stati membri. In entrambi i casi, i mezzi richiesti sono senza precedenti se si confrontano con le richieste presentate in passato dalle agenzie, il che riflette la natura eccezionale delle sfide che devono oggi affrontare gli Stati membri più colpiti: è essenziale che gli altri Stati membri rispondano positivamente, concretamente e rapidamente.
L'ultima richiesta di Frontex riguardava 775 guardie di frontiera, esperti di screening e debriefing e interpreti: tutti compiti indispensabili per una gestione efficace delle frontiere esterne dell'Unione europea. La richiesta è stata suddivisa in due parti, relative rispettivamente a 670 funzionari (principalmente responsabili del sostegno diretto all'approccio dei "punti di crisi" in Italia e in Grecia per sopperire alle esigenze previste alla fine di gennaio 2016) e 105 agenti distaccati da inviare presso diverse frontiere terrestri esterne dell'Unione europea.
L'ultima richiesta dell'EASO, riguardante più di 370 esperti, è intesa a coprire le esigenze in Italia e in Grecia fino al terzo trimestre del 2017. Tali esperti aiuterebbero le autorità competenti in materia di asilo dei due Stati membri nel processo di registrazione, nei compiti di informazione relativi alla ricollocazione e nell'individuazione di eventuali documenti fraudolenti.
Nella riunione informale di settembre, i capi di Stato e di governo hanno esplicitamente riconosciuto la necessità di personale e attrezzature e hanno fissato a novembre la scadenza per soddisfarla.
Finora, però, gli impegni presi dagli Stati membri sono decisamente insufficienti a sopperire alle esigenze effettive All'8 ottobre soltanto sei Stati membri avevano risposto alla richiesta di contributi dell'EASO, fornendo 81 esperti sui 374 necessari. Finora solo sei Stati membri hanno risposto alla richiesta di Frontex, fornendo 48 guardie di frontiera. Gli Stati membri dovrebbero offrire al più presto contributi per rispondere alle esigenze valutate dalle agenzie.
L'Italia ha identificato come "punti di crisi" Augusta, Lampedusa, Porto Empedocle, Pozzallo, Taranto e Trapani (cfr. allegato 5). La prima squadra di sostegno per la gestione della migrazione è già in funzione a Lampedusa, sulla base del lavoro di una task force regionale dell'Unione europea istituita nel giugno 2015 a Catania. La squadra di sostegno è attualmente costituita da due squadre di debriefing di Frontex e da esperti di EASO presenti sia nel "punto di crisi", sia in un centro nelle vicinanze utilizzato ai fini della ricollocazione. Frontex ha già inviato 42 agenti distaccati, l'EASO 6 esperti.
Perché il metodo dei "punti di crisi" sia efficace, è essenziale aumentare le capacità di accoglienza per poter ospitare i richiedenti asilo in attesa di ricollocazione. Occorrono inoltre capacità adeguate di trattenere i migranti irregolari prima che sia eseguita una decisione di rimpatrio. L'Italia ha aumentato le sue capacità di accoglienza e dispone ora di centri di prima accoglienza nei quattro "punti di crisi" identificati, in grado di ospitare circa 1 500 persone; con l'aggiunta di altri 1 000 posti entro la fine dell'anno, la capacità di prima accoglienza raggiungerà un totale di 2 500 posti.
La Grecia ha individuato cinque "punti di crisi": Lesbo, Chios, Leros, Samos e Kos (cfr. allegato 4). La task force regionale dell'UE è pienamente operativa, con base nel Pireo. La prima squadra di sostegno per la gestione della migrazione sarà basata intorno al "punto di crisi" di Lesbo. Frontex ha già inviato 53 esperti: attualmente un membro del personale dell'EASO è dislocato in via permanente in Grecia per contribuire a organizzare la mobilitazione degli esperti dell'EASO.
La Grecia ha aumentato le sue capacità di accoglienza e dispone ora di sette centri di prima accoglienza, centri di screening e strutture temporanee in quattro dei punti di crisi individuati (Lesbo, Chios, Samos e Leros), in grado di ospitare circa 2 000 persone. Questa capacità sta ulteriormente aumentando.
Le esigenze di accoglienza nei "punti di crisi" sono legate in parte all'identificazione e alla registrazione dei migranti irregolari che non hanno un evidente bisogno di protezione internazionale e non possono quindi beneficiare della ricollocazione. Occorre quindi che le strutture abbiano capacità sufficienti per evitare la fuga dei migranti irregolari.
II.2
Avvio del meccanismo di ricollocazione
Il 14 settembre il Consiglio ha adottato la proposta di decisione della Commissione che prevedeva la ricollocazione di 40 000 persone in evidente bisogno di protezione internazionale dall'Italia e dalla Grecia. Una settimana dopo è stata adottata, sempre su proposta della Commissione, la decisione di ricollocare 120 000 persone in evidente bisogno di protezione internazionale dall'Italia, dalla Grecia e da altri Stati membri direttamente colpiti dalla crisi dei rifugiati. Le squadre di sostegno per la gestione della migrazione sono gli strumenti che permettono di attuare questa ricollocazione alle frontiere esterne dell'Unione.
Occorre che le istituzioni dell'UE, gli Stati membri sotto pressione e quelli che si sono impegnati a ospitare le persone trasferite diano un seguito immediato a entrambe queste decisioni.
Il 1° ottobre la Commissione europea ha riunito più di 80 delegati degli Stati membri, delle agenzie dell'UE, dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni e dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) in un Forum sulla ricollocazione e il reinsediamento, per procedere all'attuazione pratica. In occasione del Forum, l'Italia e la Grecia hanno presentato le loro tabelle di marcia per la ricollocazione, annunciando misure in materia di asilo, prima accoglienza e rimpatrio, nonché le iniziative previste nelle settimane successive per provvedere al pieno avvio del meccanismo di ricollocazione.
Le prime ricollocazioni di persone in evidente bisogno di protezione internazionale sono state eseguite, ma resta molto da fare per raggiungere rapidamente un ritmo di centinaia di ricollocazioni al mese. Tutti gli Stati membri sono stati invitati a designare i punti di contatto nazionali, ma finora lo hanno fatto in 21. Gli Stati membri sono stati inoltre invitati a inviare funzionari di collegamento, se del caso, in Italia e in Grecia; ad oggi lo hanno fatto 22 Stati membri.
Un anello essenziale della catena di ricollocazione è l'esistenza, negli Stati membri riceventi, di capacità di accoglienza adeguate per accogliere le persone trasferite. Finora soltanto sei Stati membri hanno notificato le capacità di accoglienza rese disponibili per ospitare le persone ricollocate. Tutti gli Stati membri devono completare tale notifica entro la fine di ottobre.
Prima ricollocazione effettiva di persone in evidente bisogno di protezione internazionale
Il 9 ottobre 2015 è decollato da Roma un primo volo con a bordo 19 eritrei che inizieranno una nuova vita in Svezia. Cinque donne e 14 uomini hanno lasciato l'aeroporto di Ciampino alla presenza del commissario per la Migrazione e gli affari interni Dimitris Avramopoulos, del ministro degli Affari esteri del Lussemburgo Jean Asselborn e del ministro dell'Interno italiano Angelino Alfano. Questo momento altamente simbolico ha segnato l'inizio di un nuovo approccio, un approccio europeo, al trattamento delle domande di asilo. Al di là dei simboli, però, le ricollocazioni devono ora diventare una pratica sistematica in Italia e in Grecia.
Il primo volo è stato il frutto di intensi lavori preparatori svolti sul terreno dalle autorità italiane e svedesi, da Frontex e altre agenzie dell'UE, dalle ONG locali e da inviati speciali messi a disposizione dalla Commissione. Grazie a questi sforzi costanti il sistema è ormai operativo ed è possibile effettuare le necessarie operazioni di registrazione dei migranti e trattamento delle domande in ogni tappa del procedimento.
Il coinvolgimento della comunità eritrea è stato cruciale per garantire il successo del primo esercizio. All'inizio i richiedenti asilo erano riluttanti all'idea di essere registrati poiché non avevano fiducia nel sistema; solo grazie ai molti sforzi profusi nelle ultime settimane dagli inviati della Commissione sul terreno, in collaborazione con l'UNHCR e le ONG locali, il primo gruppo di persone si è convinto che sarebbe stato veramente ricollocato.
Dopo lo svolgimento di questo primo esercizio la fiducia nel sistema sta crescendo, e ora le persone fanno la fila per registrarsi a Lampedusa e a Villa Sikania. Più di 100 eritrei sono stati già identificati come candidati alla ricollocazione.
Adesso è cruciale procedere subito ad altri esercizi di ricollocazione, specialmente per evitare un accumulo di candidati che bloccherebbe il processo.
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La riuscita del trasferimento del primo gruppo di persone nell'ambito di un esercizio di ricollocazione rappresenta un primo passo importante. D'ora in poi queste operazioni devono svolgersi a un ritmo stabile e sostenuto, e su una scala sufficiente. Tutti gli Stati membri devono adesso trasmettere alla Commissione impegni chiari in merito al numero di persone che intendono ricollocare entro la fine dell'anno, tenendo presente l'urgenza del problema.
II.3
Reinsediamento
Il reinsediamento delle persone bisognose di protezione internazionale direttamente dai paesi terzi risponde agli obblighi umanitari dell'UE e offre ai rifugiati un'alternativa sicura dissuadendoli dall'intraprendere di propria iniziativa viaggi pericolosi verso l'Europa. In occasione del Forum sulla ricollocazione e il reinsediamento del 1° ottobre, gli Stati membri hanno confermato l'impegno preso in luglio di accogliere in questo modo oltre 20 000 rifugiati nei prossimi due anni. Un seminario sulla ricollocazione svoltosi il 2 ottobre ha permesso di elaborare soluzioni pratiche per garantire un'applicazione efficace del reinsediamento. I primi reinsediamenti hanno già avuto luogo
. Gli Stati membri devono ora comunicare alla Commissione il numero di persone che intendono reinsediare nei prossimi sei mesi, precisando i paesi di provenienza.
II.4
Rimpatrio e riammissione
Un elemento essenziale dei meccanismi interconnessi che formano il sistema di asilo dell'UE è garantire che chi non ha diritto alla protezione internazionale sia effettivamente rimpatriato. Ma il numero di decisioni di rimpatrio eseguite attualmente è troppo basso e le reti di trafficanti sfruttano questa carenza per attirare migranti non bisognosi di protezione internazionale. Più efficace diventa il sistema di rimpatrio, meno possibilità avranno i trafficanti di persuadere le persone del fatto che riusciranno a "passare tra le maglie della rete" se saranno identificate come persone non bisognose di protezione internazionale.
Nel Consiglio "Giustizia e affari interni" dell'ottobre 2015 gli Stati membri hanno adottato il piano d'azione sul rimpatrio proposto dalla Commissione. L'importante è ora procedere in modo rapido ed efficace.
L'Italia ha recentemente condotto due operazioni di rimpatrio: 28 tunisini sono stati rinviati in Tunisia e 35 egiziani in Egitto. In ottobre si prevede un'operazione di rimpatrio congiunta, coordinata da Frontex, dall'Italia e due dalla Grecia. Occorre aumentare la frequenza di queste operazioni.
Garantire rimpatri efficaci è uno dei compiti fondamentali delle squadre di sostegno per la gestione della migrazione nei "punti di crisi".
Questo compito richiede anche che all'interno dell'UE siano predisposti sistemi efficienti per l'adozione e l'esecuzione delle decisioni di rimpatrio. Negli ultimi mesi sono state prese iniziative concrete per sviluppare un sistema di gestione integrata dei rimpatri e per inserire le decisioni di rimpatrio e i divieti d'ingresso nei sistemi di scambio d'informazioni dell'UE. Le agenzie degli Stati membri competenti per il rimpatrio devono disporre delle risorse necessarie per svolgere le loro funzioni.
I rimpatri possono essere eseguiti solo in forza di un accordo dei paesi di origine a riammettere le persone in questione. La riammissione è una componente indispensabile di una politica migratoria efficace: coloro che sono rimpatriati devono essere riammessi nei paesi di origine. L'UE deve pertanto stabilire uno stretto partenariato con i paesi terzi, facendo ricorso a tutti gli strumenti a sua disposizione. Gli Stati membri e la Commissione devono collaborare per trovare il giusto equilibrio tra pressioni e incentivi nelle loro relazioni con i paesi terzi, al fine di aumentare il numero di rimpatri. Per contribuire a questo processo, è stato convenuto che gli Stati membri inviino funzionari di collegamento europei per la migrazione in undici paesi entro la fine del 2015, ma questo invio non ha ancora avuto luogo. L'alta rappresentante/vicepresidente ha avviato i primi dialoghi ad alto livello con i principali paesi di origine della migrazione irregolare, che saranno seguiti da una serie di dialoghi più ampi con l'Etiopia, la Somalia, l'Unione africana e i paesi del Sahel. La priorità immediata è fare in modo che gli accordi di riammissione già esistenti siano effettivamente applicati.
Per un buon funzionamento della riammissione: cooperazione pratica con il Pakistan
Nel 2012 l'Unione europea ha firmato un accordo di riammissione con il Pakistan. L'accordo riveste particolare importanza se si pensa alla consistenza del fenomeno (cfr. allegato 9): da molti anni il Pakistan è il quarto paese principale di provenienza di cittadini di paesi terzi individuati in posizione irregolare nell'UE, ma si calcola che solo il 54% dei cittadini pakistani soggiornanti nell'UE destinatari di decisioni di rimpatrio sia effettivamente rimpatriato. L'efficacia dell'attuazione dell'accordo varia molto da uno Stato membro all'altro. In Grecia, un ostacolo particolare è rappresentato dai disaccordi sulla documentazione. Sono in corso questo mese discussioni specifiche in materia di riammissione tra la Commissione, la Grecia e le autorità pakistane per riavviare il processo di rimpatrio:
ad Atene si sono svolte discussioni tra funzionari della Commissione, della Grecia e del Pakistan sull'applicazione dell'accordo di riammissione tra l'UE e il Pakistan;
lo stesso giorno hanno avuto luogo contatti tra la delegazione dell'UE a Islamabad e il ministro degli Affari esteri pakistano;
il 29 ottobre il commissario Avramopoulos si recherà a Islamabad per discutere un piano congiunto sulla migrazione.
I risultati previsti sono i seguenti:
un'intesa comune tra la Grecia e il Pakistan sull'applicazione dell'accordo di riammissione dell'UE;
un'operazione congiunta di rimpatrio dalla Grecia al Pakistan organizzata da Frontex in novembre;
un piano d'azione operativo per una migliore gestione della migrazione con il Pakistan, che dovrà essere presentato dalla Commissione.
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II.5
Altri modi per sostenere gli Stati membri
Gli Stati membri dispongono di molte altre possibilità per chiedere il sostegno dell'UE al fine di ottenere assistenza nella gestione delle frontiere e della migrazione, ma queste possibilità non sono ancora state pienamente sfruttate.
Gli Stati membri possono domandare l'invio di squadre di intervento rapido alle frontiere (RABIT) che forniscano un sostegno immediato alle guardie di frontiera in caso di pressioni migratorie urgenti o eccezionali. La Commissione ritiene che le circostanze in cui si trova la Grecia negli ultimi mesi rispettino perfettamente i criteri previsti per l'intervento di tali squadre. Né la Grecia né l'Italia hanno finora attivato questo meccanismo.
Il meccanismo di protezione civile dell'UE può essere attivato da un paese qualora ritenga di non poter far fronte a una crisi. Il meccanismo si basa sui contributi volontari degli Stati membri (in termini, ad esempio, di consulenze, attrezzature, rifugi e forniture mediche). Il mese scorso gli Stati membri sono stati invitati a comunicare alla Commissione i mezzi che sono pronti a mettere a disposizione per aiutare i rifugiati. Soltanto otto Stati membri hanno comunicato di poter inviare già nel corso di quest'anno, in caso di richiesta, mezzi (limitati) di protezione civile o esperti. La Commissione ribadisce l'esigenza che gli Stati membri sostengano il meccanismo con contributi sostanziali.
Nel 2015 il meccanismo è stato attivato due volte per assistere l'Ungheria e una volta per aiutare la Serbia a far fronte alle urgenti necessità causate da un afflusso senza precedenti di rifugiati e migranti.
Va inoltre rammentato che il sostegno degli Stati membri tramite le operazioni congiunte di Frontex Triton e Poseidon continua a fornire quotidianamente assistenza per la gestione delle frontiere esterne, salvando migliaia di migranti e rifugiati. Attualmente 17 Stati membri forniscono mezzi a Triton e 18 a Poseidon. Tuttavia, i mezzi messi a disposizione non sono ancora sufficienti per rispondere alle esigenze.
Progressi compiuti
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Il primo "punto di crisi" è entrato in funzione a Lampedusa (Italia).
Il primo "punto di crisi" a Lesbo (Grecia) sarà operativo nei prossimi giorni.
Sono iniziate le ricollocazioni in altri Stati membri.
Le squadre di sostegno per la gestione della migrazione sono operative.
I primi reinsediamenti hanno avuto luogo.
Frontex sostiene le missioni di rimpatrio.
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Prossime tappe
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Sei "punti di crisi" in tutto saranno operativi in Italia entro la fine dell'anno.
Cinque "punti di crisi" in tutto saranno operativi in Grecia entro la fine dell'anno.
Gli Stati membri dovranno rispondere alla richiesta di esperti e attrezzature per aiutare le squadre di sostegno per la gestione della migrazione a diventare pienamente operative.
Gli Stati membri devono comunicare quanti posti metteranno a disposizione ai fini della ricollocazione e del reinsediamento, e specificare le loro capacità di accoglienza.
I rimpatri dalla Grecia al Pakistan devono ricominciare.
Gli Stati membri devono fornire risorse adeguate per le operazioni congiunte di Frontex Triton e Poseidon.
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III. Sostegno finanziario
Tre settimane fa la Commissione si è impegnata a rafforzare immediatamente il sostegno finanziario; in seguito ha proposto bilanci rettificativi intesi ad aumentare le risorse stanziate per la crisi dei rifugiati di 1,7 miliardi di euro per il 2015 e il 2016.
Tra le modifiche proposte figurano:
un'assistenza emergenziale supplementare già nel 2015 nell'ambito del Fondo Asilo, migrazione e integrazione e del Fondo Sicurezza interna-Frontiere (100 milioni di euro) (cfr. allegato 8);
il rafforzamento del personale delle tre principali agenzie competenti con 120 posti (60 per Frontex, 30 per l'EASO e 30 per Europol);
finanziamenti aggiuntivi per lo strumento europeo di vicinato (300 milioni di euro) e una riassegnazione di altri fondi dell'UE affinché il Fondo fiduciario per la Siria possa raggiungere almeno 500 milioni di euro quest'anno;
un aumento di 500 milioni di euro dei finanziamenti per gli aiuti umanitari (200 milioni di euro nel 2015 e 300 milioni di euro nel 2016) per aiutare direttamente i rifugiati, specialmente tramite l'UNHCR, il Programma alimentare mondiale e altre organizzazioni competenti, soddisfacendo esigenze essenziali quali cibo e rifugio;
600 milioni di euro in impegni supplementari per il 2016 per accrescere i finanziamenti di emergenza nel settore della migrazione (94 milioni di euro), sostenere il pacchetto ricollocazione (110 milioni di euro), aumentare le risorse umane e finanziarie di Frontex, EASO ed Europol (circa 86 milioni di euro per contribuire ai rimpatri e fornire assistenza nei "punti di crisi", nonché per rafforzare le agenzie), e finanziamenti aggiuntivi per aiutare gli Stati membri più colpiti dalla crisi dei rifugiati (310 milioni di euro).
Di conseguenza, i fondi disponibili per affrontare la crisi dei rifugiati ammonteranno a 9,2 miliardi di euro nel 2015 e 2016.
Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno operato rapidamente per adottare le modifiche del bilancio 2015. La Commissione ha ora adottato le modifiche per il bilancio 2016 e invita l'autorità di bilancio a impegnarsi analogamente a seguire una procedura accelerata per il bilancio 2016.
È ora cruciale che siano stanziate risorse nazionali per rafforzare l'impegno generale europeo, in aggiunta a questo potenziamento sostanziale della spesa connessa alla migrazione nel bilancio dell'UE. Ciò è stato riconosciuto il 23 settembre dai capi di Stato e di governo, che hanno sottolineato la necessità che i governi nazionali contribuiscano fornendo risorse equivalenti a quelle dell'UE per gli scopi elencati qui di seguito.
Sostenere le esigenze urgenti dei rifugiati tramite l'UNHCR, il Programma alimentare mondiale e altre agenzie, per raggiungere almeno 1 miliardo di euro: poiché il bilancio dell'UE fornisce 200 milioni di euro di sostegno supplementare quest'anno e 300 milioni di euro l'anno prossimo, i bilanci nazionali dovrebbero impegnare un importo di 500 milioni di euro.
Il 23 settembre dieci Stati membri si sono impegnati a fornire contributi aggiuntivi, per un importo totale di circa 275 milioni di euro, ma in realtà oltre l'80% di questo importo è stato promesso da due soli Stati membri, il Regno Unito e la Germania. Resta una carenza di più di 225 milioni di euro.
Sostenere un aumento sostanziale del Fondo fiduciario regionale dell'UE in risposta alla crisi siriana. La Commissione invita gli Stati membri a fornire un sostegno corrispondente ai 500 milioni di euro stanziati dal bilancio dell'UE.
Tuttavia, nonostante la Siria sia al centro dell'attuale crisi e malgrado il Fondo fiduciario costituisca uno strumento flessibile e rapido, finora la risposta degli Stati membri è stata minima: solo due Stati membri, l'Italia e la Germania, hanno promesso rispettivamente 3 e 5 milioni di euro. Resta una carenza quasi totale, pari a 492 milioni di euro.
Sostenere con contributi nazionali il Fondo fiduciario di emergenza per la stabilità e di lotta contro le cause profonde della migrazione irregolare e degli sfollamenti in Africa. La Commissione ritiene che i contributi nazionali debbano corrispondere agli 1,8 miliardi di euro di finanziamento offerti dall'UE. Anche in questo caso, finora il sostegno promesso è trascurabile: solo tre Stati membri, il Lussemburgo, la Germania e la Spagna, hanno promesso 3 milioni di euro ciascuno. Sei Stati membri hanno confermato in via informale che contribuiranno, ma senza fornire cifre precise. Altri quattro hanno dichiarato che "molto probabilmente" contribuiranno e quattro stanno ancora valutando l'ipotesi. Due paesi non appartenenti all'UE hanno suggerito in via informale che potrebbero offrire in tutto circa 9 milioni di euro. Manca l'enorme somma di 1 791 milioni di euro.
Le risorse finanziarie sono una componente indispensabile del nostro sistema per affrontare il problema immediato dei rifugiati e combattere al contempo le cause di fondo del fenomeno. È fondamentale colmare rapidamente il divario tra le esigenze identificate dal Consiglio europeo e gli impegni concreti assunti finora da pochi Stati membri (cfr. allegato 7).
Progressi compiuti
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Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato la proposta della Commissione intesa a rafforzare di 800 milioni di euro i fondi per sostenere le politiche in materia di rifugiati e migrazione nel 2015.
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Prossime tappe
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Il Parlamento europeo e il Consiglio dovrebbero adottare le modifiche del bilancio 2016 proposte dalla Commissione.
Gli Stati membri devono completare l'importo di 500 milioni di euro da impegnare a sostegno degli aiuti umanitari ai rifugiati, in modo che si raggiunga l'importo di 1 miliardo di euro.
Gli Stati membri devono fornire finanziamenti corrispondenti ai 500 milioni di euro forniti dal bilancio dell'UE per il Fondo fiduciario per la Siria e ai 1,8 miliardi di euro per il Fondo fiduciario per l'Africa.
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In tale contesto sono state sollevate questioni circa il trattamento riservato nel quadro del Patto di stabilità e crescita alle spese sostenute per gestire la crisi dei rifugiati. La Commissione ha confermato che, se ricevesse una specifica richiesta da uno Stato membro, esaminerebbe se e come risolvere la questione secondo le regole vigenti del Patto di stabilità e di crescita. Tale esame terrebbe conto della flessibilità introdotta nel Patto per reagire a circostanze impreviste ed eventi insoliti.
La valutazione dovrebbe essere fatta caso per caso nel quadro dell'analisi dei documenti fiscali nazionali e dovrebbe essere basata sulla prova dei costi netti sostenuti, in linea con la metodologia concordata per applicare il Patto.
IV. Attuazione del diritto dell'Unione europea
Il sistema europeo comune di asilo ha lo scopo fondamentale di aiutare le persone bisognose di protezione internazionale e rimpatriare i migranti che non hanno diritto di soggiornare nel territorio dell'UE. Per realizzare questo scopo, l'UE dispone ora di un solido insieme di regole comuni in materia di asilo e migrazione irregolare. Ma queste norme devono essere applicate correttamente.
Un esempio degli sforzi profusi dalla Commissione per promuovere un'attuazione effettiva è il settore del rimpatrio, in cui la Commissione aiuta gli Stati membri a comprendere le conseguenze delle regole. La Commissione ha tenuto dialoghi sul tema con gli Stati membri per evidenziare le iniziative da prendere per rispettare l'obbligo di eseguire i rimpatri. Gli Stati membri dovrebbero garantire che i migranti in posizione irregolare siano fisicamente presenti ai fini del rimpatrio e ricorrere al trattenimento, come misura legittima in ultima istanza, qualora ciò sia necessario per evitare che i migranti in questione fuggano. Se esiste una ragionevole probabilità di allontanamento, le prospettive di tale allontanamento non dovrebbero essere compromesse da una cessazione prematura del trattenimento. Infine, sia la rapidità dell'adozione di una decisione, sia la disponibilità di personale e di capacità di trattenimento sufficienti possono avere un'incidenza cruciale sull'esecuzione pratica delle decisioni di rimpatrio.
A partire da agosto la Commissione ha inviato lettere amministrative a cinque Stati membri circa il regolamento Eurodac sul rilevamento delle impronte digitali, e a dieci Stati membri sulla corretta attuazione della direttiva Rimpatri. Tutti gli Stati membri interessati hanno risposto in merito al regolamento Eurodac e la Commissione sta ora valutando le risposte per verificare se queste sono sufficienti o se sia necessario avviare procedimenti d'infrazione. Quanto alla direttiva Rimpatri, finora è pervenuta una sola risposta: la Commissione aspetta le altre risposte per procedere prontamente alla valutazione della situazione. Un'altra lettera amministrativa è stata inviata a uno Stato membro sul rispetto della direttiva Procedure, della direttiva Accoglienza e del codice frontiere Schengen.
La Commissione non ha ancora ricevuto risposte alle 40 decisioni su violazioni potenziali o effettive adottate a settembre, relative alla direttiva Procedure, alla direttiva Accoglienza e alla direttiva Qualifiche, in aggiunta ai 34 casi aperti in precedenza. Data la particolare importanza di questi atti legislativi, gli Stati membri sono invitati a rispondere appena possibile entro la scadenza di due mesi.
La Commissione porterà avanti rapidamente ed efficacemente i procedimenti d'infrazione, qualora necessario, al fine di garantire il pieno rispetto della normativa dell'UE in questo settore (cfr. allegato 6).
Le azioni prioritarie individuate a settembre manifestavano l'esigenza di dedicare particolare attenzione alla Grecia. Gli Stati membri non sono in grado di rimpatriare richiedenti asilo in Grecia dal 2010-11. Nel 2010 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha constatato alcune violazioni della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. La Corte di giustizia ha poi confermato che non si poteva presumere che gli Stati membri rispettassero i diritti fondamentali dei richiedenti asilo se avessero rimpatriato questi ultimi in Grecia a norma del sistema Dublino.
Come indicato sopra, la Commissione ha destinato risorse sostanziali all'assistenza della Grecia, e gli Stati membri cominciano ora a contribuire a tali sforzi. In un breve periodo sono stati conseguiti progressi significativi. Con il pieno funzionamento delle squadre di sostegno alla gestione della migrazione, si stanno affrontando le principali carenze che hanno dato luogo all'effettiva sospensione dei trasferimenti Dublino, grazie all'espansione delle strutture di accoglienza e al ripristino di un solido sistema di trattamento delle domande di asilo.
I progressi conseguiti finora sono incoraggianti e devono continuare. Su questa base, la Commissione valuterà la situazione entro il 30 novembre 2015 e, se le condizioni risulteranno soddisfatte, raccomanderà al Consiglio europeo del dicembre 2015 o del marzo 2016 di confermare il ripristino dei trasferimenti ai sensi del regolamento Dublino in Grecia.
Vari Stati membri hanno recentemente invocato il ripristino temporaneo dei controlli di frontiera in base al codice frontiere Schengen. Tale ripristino può essere giustificato in situazioni eccezionali di crisi e in particolare in caso di gravi minacce all'ordine pubblico o alla pubblica sicurezza in un determinato Stato membro. Ma non può in alcun caso trattarsi di altro che una misura a breve termine, adottata per stabilizzare una situazione.
La Commissione sta ultimando la sua valutazione della situazione, con l'adozione di un parere sulla proroga del ripristino temporaneo dei controlli di frontiera da parte di Germania, Austria e Slovenia sulla base del codice frontiere Schengen.
Progressi compiuti
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La Commissione sta rimediando alle carenze constatate per quanto riguarda la piena attuazione e applicazione del diritto dell'UE da parte degli Stati membri.
In Grecia si stanno espandendo le strutture di accoglienza e si stanno creando le condizioni per garantire la correttezza del sistema di asilo e del trattamento delle domande.
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Prossime tappe
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La Commissione provvederà a un attivo e rapido follow-up di tutti i procedimenti d'infrazione nei settori dell'asilo e del rimpatrio.
Entro il 30 novembre 2015 la Commissione valuterà la situazione relativa ai trasferimenti ai sensi del regolamento Dublino verso la Grecia.
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V. La dimensione esterna
L'agenda europea sulla migrazione ha sottolineato che una politica di migrazione efficace deve necessariamente operare sia all'esterno che all'interno dell'Unione. L'Europa deve sempre accogliere coloro che necessitano di protezione, ma è nell'interesse di tutti affrontare alle radici le crisi che costringono i rifugiati a lasciare i loro paesi e mettersi in viaggio a prezzo di gravi pericoli.
Nella comunicazione congiunta adottata il mese scorso la Commissione e l'alta rappresentante/vicepresidente hanno posto le questioni migratorie al centro delle azioni prioritarie e al vertice delle preoccupazioni dell'UE in materia di politica estera: lo confermano gli impegni presi in materia di finanziamenti supplementari, illustrati sopra. Ma l'offensiva diplomatica in corso ha posto la migrazione anche al centro dei dialoghi bilaterali, regionali e multilaterali.
La Turchia è un partner strategico. Insieme al Libano e alla Giordania, ha sopportato il peso maggiore dello sforzo umanitario di ospitare i rifugiati siriani. La sua posizione geografica ne fa il canale principale per i migranti diretti nei Balcani occidentali. La Turchia si è mostrata capace di prendere iniziative decisive per combattere il traffico di migranti. Il dettagliato piano d'azione sulla migrazione presentato dal presidente Juncker al presidente Erdoğan il 5 ottobre definisce una serie di misure concrete relative sia al sostegno a rifugiati, migranti e comunità di accoglienza, sia al rafforzamento della cooperazione per prevenire la migrazione irregolare, stabilendo azioni a breve, medio e lungo termine. La Commissione sta ora discutendo intensamente con le autorità turche per finalizzare il piano d'azione.
La cooperazione con la Turchia è stata anche un argomento fondamentale della conferenza ad alto livello sulla rotta del Mediterraneo orientale e dei Balcani occidentali, convocata l'8 ottobre dall'alta rappresentante/vicepresidente e dalla presidenza del Lussemburgo. In occasione della riunione è stata concordata una serie di iniziative pratiche per favorire una cooperazione più efficace con i paesi partner lungo la rotta, anche aiutando i paesi di primo asilo e di transito, e sono state sottolineate le questioni più generali della necessità di affrontare le cause di fondo della migrazione e combattere la tratta
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L'alta rappresentante/vicepresidente ha intrattenuto ampi contatti diplomatici per trovare un accordo relativo alla crisi in Libia. Tali impegni, politici e finanziari, sono stati manifestati a sostegno del rappresentante speciale del segretario generale dell'ONU Bernardino Léon, il quale, l'8 ottobre, ha presentato una versione definitiva dell'accordo politico sulla Libia a tutti i partecipanti al dialogo politico. Occorre ora impegnarsi affinché l'accordo sia approvato dalle parti, nel quale caso l'UE è pronta a presentare un pacchetto sostanziale e immediato a sostegno di un nuovo governo di intesa nazionale che apporterà vantaggi alla popolazione libica. Il Consiglio Affari esteri del 12 ottobre ha adottato conclusioni in proposito.
Il 7 ottobre l'operazione dell'UE nel Mediterraneo meridionale (operazione EUNAVFOR MED Sophia) è passata alla sua seconda fase in acque internazionali, dopo aver conseguito gli obiettivi della fase 1 (sorveglianza e valutazione della situazione delle reti di traffico e tratta) e contribuito al salvataggio di oltre 3 000 persone. Sarà ora in grado di svolgere operazioni di abbordaggio, perquisizione, sequestro e diversione in alto mare delle navi sospettate di essere utilizzate per il traffico o la tratta, e contribuirà a consegnare alla giustizia i presunti trafficanti. Si tratta di un'evoluzione fondamentale nell'azione volta a smantellare il modello di attività dei responsabili del traffico e della tratta, che ha ricevuto un importante avallo politico dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con la risoluzione 2240 adottata il 9 ottobre.
Sotto la presidenza dell'alta rappresentante/vicepresidente, il Consiglio Affari esteri ha adottato il 12 ottobre conclusioni sulla Siria, sulla cui base l'UE innalzerà il livello del suo impegno a sostegno degli sforzi internazionali condotti dall'ONU per trovare una soluzione politica al conflitto. L'alta rappresentante/vicepresidente intrattiene contatti attivi con tutti i principali attori regionali e internazionali, tra cui la Russia, gli Stati Uniti d'America, l'Arabia Saudita, l'Iran, la Turchia e l'Iraq. Il SEAE ha preso iniziative per rafforzare il sostegno all'opposizione politica all'interno e all'esterno della Siria, in quanto parte del processo di transizione, e continuerà a favorire il ravvicinamento e l'unificazione dei suoi numerosi segmenti politici e militari in nome di una strategia comune. Il 7 e il 9 settembre il SEAE, insieme all'inviato speciale delle Nazioni Unite Staffan de Mistura, ha svolto consultazioni approfondite con professionisti della mediazione, provenienti specialmente dalla Russia, dall'Iran, dall'Egitto e dall'Arabia Saudita, e con inviati degli Stati membri competenti per la Siria. L'UE partecipa inoltre attivamente ad altri gruppi di lavoro istituiti dal gruppo ristretto della coalizione internazionale per combattere il Daesh, in particolare sulla stabilizzazione, sui terroristi combattenti stranieri e sulla lotta al finanziamento del terrorismo. La strategia regionale dell'UE per la Siria e l'Iraq e contro la minaccia del Daesh è in corso di attuazione.
La migrazione figura tra gli argomenti principali discussi dai rappresentanti delle istituzioni dell'UE e degli Stati membri in occasione della settantesima Assemblea generale delle Nazioni Unite a fine settembre. In tale contesto è stata sottolineata l'esigenza di una risposta più proattiva e di un impegno più intenso da parte della comunità internazionale per affrontare le sfide della migrazione e della mobilità umana, specialmente riguardo alla crisi dei rifugiati siriani.
Il piano d'azione dell'UE contro il traffico di migranti presentato a maggio è in corso di attuazione, insieme a operazioni di contrasto sia all'interno che all'esterno dell'UE: ad esempio, in Etiopia e in Niger sono in corso campagne per la prevenzione del traffico di migranti alla fonte.
Un'occasione strategica per affrontare la nuova priorità migratoria sarà offerta il mese prossimo dal vertice sulla migrazione di La Valletta (11-12 novembre), per il quale si stanno svolgendo intensi preparativi con i partner africani. Il vertice rappresenta un'opportunità per dimostrare che sia l'UE, sia i suoi partner africani possono realizzare azioni tangibili per combattere le cause di fondo della migrazione irregolare e per consentire una migrazione e una mobilità ordinate, sicure, regolari e responsabili. Per partenariati di questo tipo è fondamentale che l'UE sostenga i suoi partner fornendo loro assistenza finanziaria e consulenze e ispirando loro fiducia nella collaborazione e nell'impegno comune. Il successo dell'iniziativa è quindi strettamente connesso a uno sforzo comune per ottenere un decisivo impegno finanziario nei confronti del Fondo fiduciario di emergenza per l'Africa dell'UE (si veda il precedente punto III).
Progressi compiuti
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Una serie di riunioni ad alto livello organizzate dall'alta rappresentante/vicepresidente e dai commissari ha concretizzato la nuova offensiva diplomatica in materia di migrazione.
L'operazione EUNAVFOR MED Sophia ha conseguito gli obiettivi della fase 1.
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Prossime tappe
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Completare il piano d'azione con la Turchia.
20-21 ottobre: dialoghi ad alto livello dell'alta rappresentante/vicepresidente con l'Etiopia, l'Unione africana e la Somalia.
Attuazione della fase 2 dell'operazione EUNAVFOR MED Sophia.
Sostegno dell'UE a un nuovo governo di intesa nazionale in Libia.
Aumento del livello di impegno dell'UE a sostegno degli sforzi internazionali guidati dall'ONU per trovare una soluzione politica al conflitto in Siria.
Vertice sulla migrazione di La Valletta.
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VI.Conclusioni
Le misure operative e finanziarie delineate sopra intendono fornire il sostegno necessario per ricondurre il sistema dell'UE in materia di migrazione entro un quadro ordinato, in cui le norme siano applicate correttamente e il sistema sia abbastanza solido da poter reagire agli inevitabili picchi delle ondate migratorie. Per restaurare la stabilità è indispensabile agire alle frontiere esterne. La Commissione si impegna pertanto a presentare entro la fine dell'anno proposte intese a istituire una guardia di frontiera e una guardia costiera europee pienamente operative, in riconoscimento del fatto che gli Stati membri devono essere sostenuti più validamente nella sfida della gestione delle frontiere esterne europee.
Sintesi delle conclusioni specifiche
Gli Stati membri devono offrire al più presto contributi per rispondere alle esigenze valutate dalle agenzie dell'UE ai fini dell'attuazione dell'approccio basato sui "punti di crisi".
L'Italia e la Grecia devono aumentare le loro capacità di accoglienza.
Gli Stati membri devono notificare le loro capacità di accoglienza per ospitare le persone ricollocate.
Gli Stati membri devono comunicare impegni chiari in merito al numero di persone che intendono ricollocare entro la fine dell'anno.
Gli Stati membri devono comunicare alla Commissione il numero di persone che intendono reinsediare nei prossimi sei mesi e i relativi paesi di provenienza.
Gli Stati membri devono attuare rapidamente il piano d'azione sul rimpatrio proposto dalla Commissione, per realizzare un efficace sistema di rimpatri a livello dell'UE.
L'UE deve inviare funzionari di collegamento europei per la migrazione in undici paesi terzi entro la fine del 2015.
Gli Stati membri devono fornire contributi sostanziali a sostegno del meccanismo di protezione civile dell'UE.
Gli Stati membri devono mettere a disposizione mezzi sufficienti per le operazioni congiunte di Frontex Triton e Poseidon.
Gli Stati membri devono fornire finanziamenti corrispondenti a quelli dell'UE a sostegno dell'UNHCR, del Programma alimentare mondiale e altre organizzazioni internazionali, del Fondo fiduciario regionale dell'UE per la Siria e del Fondo fiduciario di emergenza per l'Africa.
Il Parlamento europeo e il Consiglio devono adottare il progetto di bilancio rettificativo per il 2016 proposto dalla Commissione.
La Commissione porterà avanti rapidamente ed efficacemente i procedimenti di infrazione, qualora necessario, al fine di garantire il pieno rispetto dell'acquis in materia di asilo e di rimpatrio.
La Commissione valuterà entro il 30 novembre 2015 se siano soddisfatte tutte le condizioni per raccomandare al Consiglio europeo del dicembre 2015 del marzo 2016 di confermare il ripristino dei trasferimenti ai sensi del regolamento Dublino in Grecia.
La Commissione completerà la sua valutazione circa la proroga del ripristino temporaneo dei controlli di frontiera da parte di Germania, Austria e Slovenia sulla base del codice frontiere Schengen.
La Commissione completerà il piano d'azione con la Turchia.
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Elenco degli allegati
Allegato 1: Follw-up delle azioni prioritarie
Allegato 2: Grecia - Relazione sullo stato dei lavori all'11 ottobre 2015
Allegato 3: Italia - Relazione sullo stato dei lavori all'11 ottobre 2015
Allegato 4: Mappa dei punti di crisi (hotspot) designati in Grecia
Allegato 5: Mappa dei punti di crisi (hotspot) designati in Italia
Allegato 6: Attuazione del sistema europeo comune di asilo
Allegato 7: Impegni finanziari degli Stati membri per soddisfare le esigenze in materia di migrazione
Allegato 8: Sostegno finanziario agli Stati membri nell'ambito del Fondo Asilo, migrazione e integrazione (AMIF) e del Fondo Sicurezza interna (ISF)
Allegato 9: Funzionamento dell'accordo di riammissione UE–Pakistan 2012-2014
COMMISSIONE EUROPEA
Bruxelles, 14.10.2015
COM(2015) 510 final
ALLEGATO
della
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO EUROPEO E AL CONSIGLIO
Gestire la crisi dei rifugiati: stato di attuazione delle azioni prioritarie intraprese nel quadro dell'agenda europea sulla migrazione
Allegato 2: Grecia — Relazione sullo stato dei lavori all'11 ottobre 2015
I.
Punti di crisi (hotspot)
Che cosa è stato fatto
1.Le autorità greche e Frontex hanno aumentato lo spiegamento di ulteriore personale nelle isole in prima linea (Lesbo, Chio, Samo, Kos e Lero).
2.Lesbo ha notevolmente aumentato la propria capacità di prima accoglienza (1 480 posti in locali nel centro di prima accoglienza, nel centro di screening e nella struttura temporanea di Karatepe) che dovrebbe essere pienamente operativa a breve.
3.Richieste di contributi per personale e attrezzature aggiuntivi sono state introdotte da Frontex e da EASO sulla base della tabella di marcia greca per la ricollocazione e i punti di crisi. Tali richieste si aggiungono alle richieste di attrezzature aggiuntive per Eurodac introdotte lo scorso luglio.
4.Frontex e EU-Lisa hanno avviato un progetto pilota per potenziare la capacità di registrazione e di trasmissione dei dati.
5.La Commissione e le agenzie dell'UE sono in costante contatto con gli Stati membri per quanto riguarda la messa a disposizione dei contributi in natura (esperti e attrezzature). Ad oggi, il [3%] del sostegno richiesto è stato impegnato dagli Stati membri [da completare prima dell'EUCO]. L'intero sostegno dovrebbe essere fornito attraverso le strutture dedicate dell'UE (EURTF).
6.La Commissione ha eseguito pagamenti di prefinanziamento provenienti dai fondi pertinenti dell'UE (Fondo Asilo, migrazione e integrazione e Fondo sicurezza interna), compresa l'assistenza emergenziale.
7.La Grecia ha aumentato l'uso di Eurodac, mediante il trasferimento di macchinari dai servizi del continente alle isole in prima linea.
8.La Grecia ha cominciato ad affrontare gli ostacoli interni che impediscono l'assorbimento dei fondi dedicati dell'UE istituendo l'autorità responsabile per la gestione del Fondo Asilo, migrazione e integrazione e del Fondo sicurezza interna.
Cosa rimane ancora da fare
1.La Grecia deve attuare il piano d'azione per la realizzazione dei rimanenti punti di crisi entro la fine di novembre 2015.
2.La Grecia dovrebbe migliorare ulteriormente la capacità di registrazione nell'ambito del sistema Eurodac, sulla base dei risultati del progetto pilota Frontex/EU-LISA.
3.Gli Stati membri dovrebbero rispondere alla richiesta di contributi di Frontex per ottenere macchinari Eurodac.
4.La Grecia dovrebbe migliorare ulteriormente la capacità di accoglienza provvisoria nei punti di crisi.
5.La Grecia deve assicurare che i punti di crisi dispongano di personale sufficiente, esplorando le possibilità di una ridistribuzione interna del personale nell'ambito della funzione pubblica.
6.La Grecia deve migliorare l'efficienza della prima accoglienza e della registrazione a Lesbo istituendo unità supplementari di registrazione in prossimità delle località di sbarco.
7.La Grecia deve creare una struttura di comando per la gestione della crisi al fine di garantire il monitoraggio quotidiano dei punti di crisi e l'esercizio di ricollocazione.
8.La Commissione deve assicurare che i contributi degli Stati membri siano convogliati attraverso le strutture dell'UE (ad es., le task force regionali dell'UE).
9.Gli Stati membri dovrebbero rispondere senza indugio alle richieste di Frontex e dell'EASO di messa a disposizione di personale aggiuntivo nei punti di crisi.
II. Rimpatri
Cosa è stato fatto finora
1.Frontex ha organizzato un volo per il rimpatrio congiunto che partirà per la Nigeria il 15 ottobre, il primo dopo l'interruzione del programma di rimpatrio il 30 giugno 2015.
2.La Commissione ha aiutato la Grecia a trovare un accordo con l'ambasciata del Pakistan ad Atene che precisa e semplifica le procedure di rimpatrio nell'ambito dell'accordo di riammissione UE/Pakistan.
3.Un bando di gara per la ripresa del programma di rimpatrio finanziato dal Fondo Sicurezza interna sarà pubblicato entro la fine di questa settimana.
4.Un altro volo di rimpatrio congiunto organizzato da Frontex è stato programmato verso il Pakistan. L'ambasciata del Pakistan si è impegnata a rilasciare a 26 cittadini i pertinenti documenti di viaggio.
5.La Grecia dispone attualmente di sufficiente capacità di trattenimento pre-allontanamento per attuare un programma di rimpatri forzati.
Cosa rimane ancora da fare
1.La Grecia deve completare rapidamente il bando di gara per i rimpatri e riprendere il suo programma di rimpatrio senza indugio.
2.La Commissione e gli Stati membri devono aiutare la Grecia nelle sue iniziative con i paesi di origine nel contesto degli accordi di riammissione.
III. Ricollocazione
Cosa è stato fatto finora
1.La Commissione ha aiutato la Grecia a istituire le necessarie procedure amministrative per l'efficace attuazione delle decisioni di ricollocazione.
2.La Grecia ha avviato azioni di sensibilizzazione per illustrare i benefici del programma di ricollocazione ai richiedenti asilo ammissibili.
3.È in corso l'organizzazione del primo volo di ricollocazione di 30 cittadini siriani verso il Lussemburgo.
4.La Grecia ha aumentato del 30% la capacità di personale del suo servizio per l'asilo dal giugno 2015, principalmente attraverso il personale a tempo determinato assunto grazie alle sovvenzioni SEE.
5.La Grecia ha creato un'unità specifica per le procedure di ricollocazione all'interno del servizio per l'asilo.
6.Il servizio per l'asilo e l'EASO hanno concordato un piano operativo che stabilisce le modalità della cooperazione nei punti di crisi e il programma di ricollocazione.
Cosa rimane ancora da fare
1.La Grecia deve intensificare gli sforzi di comunicazione per il programma di ricollocazione.
2.Gli Stati membri devono designare senza indugio i funzionari di collegamento da inviare in Grecia.
3.Gli Stati membri dovrebbero preparare e fornire appropriati pacchetti informativi al fine di rafforzare la sensibilizzazione dei candidati in merito al programma.
4.Gli Stati membri devono istituire adeguate strutture di accoglienza e misure di integrazione (in materia di alloggi e accoglienza, assistenza medica, istruzione scolastica, corsi di lingue, ecc.), utilizzando appieno gli strumenti della gestione concorrente per sostenere tali sforzi (AMIF, FSE, FEAD, FEASR, FESR).
5.La Grecia dovrebbe aumentare la capacità nelle strutture di accoglienza aperte.
6.La Grecia deve aumentare ulteriormente la capacità di trattamento del suo servizio per l'asilo attraverso il rafforzamento del personale di EASO e UNHCR.
IV. Azioni a medio termine
1.La Grecia, con il sostegno tecnico della Commissione e degli Stati membri, dovrebbe garantire che le carenze strutturali e sistemiche dei suoi sistemi di migrazione e asilo saranno affrontate in modo sostenibile entro i prossimi sei mesi.
2.La Grecia deve migliorare il coordinamento della governance a tutti i livelli dell'amministrazione, compresa l'amministrazione decentrata.
3.La Grecia dovrebbe migliorare ulteriormente la propria capacità di utilizzare in modo efficiente i fondi specifici dell'UE.
4.La Grecia deve aumentare ulteriormente la capacità di accoglienza nelle isole in prima linea e nel continente in previsione dei picchi di arrivi.
5.La Commissione e gli Stati membri devono aiutare la Grecia a rafforzare la capacità dei ministeri e dei servizi competenti, anche ai fini dell'assorbimento dei fondi, sulla base dell'assistenza tecnica da parte della Commissione.
COMMISSIONE EUROPEA
Bruxelles, 14.10.2015
COM(2015) 510 final
ALLEGATO
della
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO EUROPEO E AL CONSIGLIO
Gestire la crisi dei rifugiati: stato di attuazione delle azioni prioritarie intraprese nel quadro dell'agenda europea sulla migrazione
Allegato 3 Italia — Relazione sullo stato dei lavori all'11 ottobre 2015
I.
Punti di crisi (Hotspot)
Che cosa è stato fatto
1.Le autorità italiane hanno inaugurato il primo punto di crisi a Lampedusa due settimane fa. Il punto di crisi è pienamente operativo con rappresentanti di EASO e Frontex. Il rispetto del rilevamento delle impronte digitali nei punti di crisi sta aumentando, anche se i migranti continuano in molti casi a opporvi resistenza.
2.Tutti gli altri punti di crisi sono già stati individuati. La maggior parte può iniziare ad operare nelle prossime settimane. Due di essi, Taranto e Augusta, saranno operativi solo entro la fine del 2015.
3.In tutti i punti di crisi la presenza minima è di 10 esperti di dattiloscopia Frontex, 2 squadre di debriefing e 2 squadre di screening, oltre ad una squadra formata da 3 esperti EASO per la raccolta delle informazioni. Le richieste di contributi di Frontex e EASO dovrebbe consentire di apportare tutte le risorse necessarie in tutti i punti di crisi, a condizione che gli Stati membri si impegnino ad inviare un numero sufficiente di esperti.
4.Una task force regionale dell'UE (EURTF) si è già insediata a Catania dal mese di luglio ed è pienamente operativa con rappresentanti di tutte le agenzie. Tuttavia, è necessario integrare meglio il lavoro di Europol nel concetto di punto di crisi, in particolare per migliorare lo scambio di informazioni tra funzionari dei pubblici ministeri e dei servizi di contrasto italiani ed Europol.
5.Per sostenere il pieno funzionamento dei punti di crisi, le autorità italiane stanno elaborando una valutazione completa di tutto il loro fabbisogno di risorse, al fine di chiedere un pacchetto di misure di sostegno dai fondi europei. Un'apposita riunione tecnica con la Commissione è prevista per il 16 ottobre.
Cosa rimane ancora da fare
1.I restanti punti di crisi devono essere resi operativi nei tempi previsti, al fine di garantire il pieno funzionamento del sistema e di alleggerire la pressione a Lampedusa. La situazione dei flussi in entrata e in uscita deve essere costantemente monitorata al fine di valutare l'eventuale necessità di ulteriori punti di crisi.
2.L'Italia dovrebbe assicurare il pieno utilizzo delle attuali capacità di trattenimento al fine di garantire il rispetto delle norme in materia di identificazione e dovrebbe creare ulteriori posti nei centri di trattenimento in modo da offrire la capacità necessaria per un'efficace processo di identificazione e di rimpatrio.
3.Gli Stati membri dovrebbero garantire l'immediata disponibilità di esperti a seguito delle richieste trasmesse da Frontex e da EASO. Tali esperti dovrebbero essere disponibili per distacchi di lungo periodo per essere quanto più possibile operativi.
4.L'Italia dovrebbe prendere in considerazione riforme delle norme esistenti in materia di trattenimento, per garantire la possibilità di un trattenimento più lungo se ciò è essenziale per completare l'identificazione in casi difficili.
5.Le autorità italiane dovrebbero fornire ulteriori linee guida sull'uso proporzionato della forza nei casi in cui i migranti rifiutino l'identificazione, sulla base delle indicazioni emanate dalla Commissione.
6.Al fine di garantire il rapido trasferimento degli immigrati dai punti di crisi verso le strutture di accoglienza di seconda linea, o verso i centri di trattenimento, verrà probabilmente chiesto prossimamente alla Commissione supporto logistico, mobilitando lo specifico contratto quadro di ECHO per il noleggio di aeromobili.
II.
Rimpatrio
Che cosa è stato fatto
1.Le autorità italiane hanno investito notevoli risorse nel settore del rimpatrio e la procedura è ormai ben consolidata in molti casi (cittadini egiziani e tunisini). Dall'inizio dell'anno, sono stati organizzati 72 voli di rimpatrio.
2.L'Italia sta attualmente negoziando con vari paesi sub-sahariani accordi operativi per assicurare il rapido rimpatrio di cittadini di paesi terzi (in particolare nell'Africa occidentale). È già stato raggiunto un accordo con il Gambia e proposte di accordo sono state sottomesse ad altri paesi terzi. Anche la cooperazione con la Nigeria è stata rafforzata.
3.L'Italia partecipa a voli congiunti organizzati da FRONTEX su base regolare.
Cosa rimane ancora da fare
1.L'Italia dovrebbe intensificare gli sforzi per rimpatriare gli immigrati irregolari dai paesi sub-sahariani. La Commissione e il SEAE dovrebbero sostenere le autorità italiane nella conclusione di accordi operativi con i paesi sub-sahariani per assicurare un efficiente ed efficace rimpatrio dei migranti irregolari. A tal fine può essere necessario fornire sostegno finanziario per la cooperazione in materia di riammissione tra Italia e i paesi dell'Africa subsahariana.
2.L'Italia dovrebbe predisporre un contratto quadro per voli di rimpatrio a lungo raggio (Africa sub-sahariana), per il quale è necessaria una gara d'appalto per importi superiori a 250 000 euro. La Commissione può offrire sostegno per tali voli, e anche i voli di rimpatrio Frontex potrebbero essere utilizzati a tal fine.
3.L'Italia dovrebbe garantire un rapido trattamento delle domande di asilo che rappresentano chiaramente un tentativo di vanificare gli sforzi di rimpatrio. Tale obiettivo può essere raggiunto garantendo una specifica capacità di espletamento delle procedure in tali casi. Potrebbe essere considerata anche un'eventuale riforma dei ricorsi a carattere sospensivo per motivi manifestamente infondati.
4.L'Italia dovrebbe fornire a Frontex e alla Commissione una chiara valutazione del suo fabbisogno nel campo del rimpatrio in tempo per la riunione tecnica del 16 ottobre 2016.
5.I voli di rimpatrio congiunti di Frontex dovrebbero, ove opportuno, garantire scali in Italia, in particolare i voli verso paesi sub-sahariani.
III.
Ricollocazione
Che cosa è stato fatto
1.Un primo volo di ricollocazione di 19 cittadini eritrei verso la Svezia è stato effettuato il 9 ottobre. Tale volo dimostra in modo tangibile che le procedure per l'applicazione del sistema di ricollocazione sono in atto.
2.L'Italia ha individuato appositi centri per le persone ammissibili alla ricollocazione. Un centro è già operativo a Villa Sikania, con personale EASO disponibile per effettuare le interviste ai fini della ricollocazione. Altri due centri a Crotone e Bari devono essere resi operativi senza indugio.
3.Sono state organizzate riunioni tra la Commissione e i funzionari di collegamento a Roma e delle altre Unità Dublino europee al fine di facilitare la procedura e spiegare a tutti gli Stati membri gli aspetti tecnici del processo.
4.Al fine di assicurare l'assorbimento dell'attuale arretrato, sono state inviate squadre EASO nelle principali città di transito (Roma e Milano) per sostenere le autorità italiane nella registrazione dei richiedenti ai fini di ricollocazione.
5.L'EASO ha bandito una richiesta per l'invio di esperti onde rafforzare l'Unità Dublino italiana (10 esperti richiesti — 3 già inviati e 2 lo saranno a breve).
6.Un'apposita circolare è stata trasmessa a tutte le prefetture italiane per informarle dell'avvio del processo di ricollocazione e sensibilizzare gli operatori, in tutta Italia, prima che le persone si rivolgano alle autorità.
Cosa rimane ancora da fare
1.Tutti gli Stati membri dovrebbero indicare in modo dettagliato quanti posti di ricollocazione metteranno a disposizione entro la fine dell'anno. Gli impegni dovrebbero essere inizialmente limitati al fine di consentire un graduale aumento dei trasferimenti prima di raggiungere la velocità di crociera.
2.L'Italia dovrebbe assicurare che la prima procedura di ricollocazione applicata nei confronti della Svezia sia consolidata in procedure operative standard da applicare sull'intero territorio e dovrebbe rafforzare la sua Unità Dublino per consentire la rapida introduzione del processo.
3.L'Italia dovrebbe creare una banca dati dedicata nell'Unità Dublino, al fine di sostenere la procedura di allineamento e garantire la rapida introduzione degli aggiornamenti IT necessari.
4.L'Italia dovrebbe aprire i rimanenti due centri individuati per la ricollocazione e l'EASO dovrebbe rapidamente inviarvi esperti.
5.L'Italia, con il sostegno di EASO e UNHCR, dovrebbe sviluppare informazioni mirate alle persone potenzialmente ammissibili alla ricollocazione. La Commissione potrebbe sostenere tale sforzo, ad esempio finanziando un pool di idonei mediatori culturali.
6.Gli Stati membri dovrebbero prendere in considerazione la preparazione di un pacchetto informativo speciale da fornire ai candidati alla ricollocazione.
IV.
Azioni a medio termine
L'Italia dovrebbe considerare in via prioritaria i possibili modi per aumentare l'efficienza complessiva della sua procedura di asilo al fine di assicurare un trattamento rapido delle persone non ammissibili alla ricollocazione e di garantire la coerenza delle decisioni. Ciò potrebbe includere anche il sistema di ricorsi al fine di snellirlo e accelerare le decisioni di secondo grado.
L'Italia dovrebbe anche esaminare le modalità per assicurare una qualità più uniforme delle condizioni di accoglienza in tutto il territorio onde valorizzare le buone pratiche esistenti in diverse regioni ed estenderle in altri settori.