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Document 32020H0723(01)

    Raccomandazionedel Consiglio del 20 luglio 2020 sulla politica economica della zona euro 2020/C 243/01

    ST/6301/2020/INIT

    GU C 243 del 23.7.2020, p. 1–7 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    23.7.2020   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 243/1


    RACCOMANDAZIONEDEL CONSIGLIO

    del 20 luglio 2020

    sulla politica economica della zona euro

    (2020/C 243/01)

    Il CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA,

    visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in particolare l’articolo 136, in combinato disposto con l’articolo 121, paragrafo 2,

    visto il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, del 7 luglio 1997, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche (1), in particolare l’articolo 5, paragrafo 2,

    visto il regolamento (UE) n. 1176/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 novembre 2011, sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici (2), in particolare l’articolo 6, paragrafo 1,

    vista la raccomandazione della Commissione europea,

    viste le conclusioni del Consiglio europeo,

    visto il parere del comitato economico e finanziario,

    visto il parere del comitato di politica economica,

    considerando quanto segue:

    (1)

    La zona euro continua a crescere, ma ci sono rischi interconnessi per le prospettive e incertezza all’orizzonte. Si profila inoltre il rischio di un ulteriore prolungato periodo di crescita scarsa e di inflazione bassa, a causa di una produttività anemica e dell’invecchiamento della popolazione. Sebbene il divario tra prodotto effettivo e potenziale sia positivo dal 2017 e si sia attestato allo 0,7 % del prodotto interno lordo (PIL) potenziale nel 2018, la crescita potenziale è destinata a rimanere al di sotto dei livelli pre-crisi (3). L’inflazione di fondo è rimasta nell’intervallo tra l’1 e l’1½% nel 2018 e 2019 e, secondo le previsioni, si attesterà approssimativamente all’1½% nel 2020 e nel 2021. Gli indicatori del mercato del lavoro continuano a migliorare, anche se a un ritmo più lento; la crescita dell’occupazione è destinata a rallentare ulteriormente e permangono sfide in termini di qualità del lavoro. Avendo raggiunto una crescita approssimativamente del 2¼% nel 2018, dopo diversi anni al di sotto del 2,0 %, la crescita dei salari nominali si è consolidata, è stimata approssimativamente al 2½% nel 2019 ed è destinata a tornare al 2¼% nel periodo 2020-2021. Nonostante le buone condizioni del mercato del lavoro, la crescita reale dei salari ha evidenziato soltanto un lento aumento e rimane bassa, attestandosi al di sotto dell’1 % nel 2018, è stimata ad approssimativamente lo stesso livello nel 2019, ed è prevista allo 0,7 % e allo 0,8 %, rispettivamente nel 2020 e nel 2021. Come indicato nella relazione sul meccanismo di allerta 2020 adottata dalla Commissione il 17 dicembre 2019, l’avanzo delle partite correnti della zona euro è destinato a ridursi, restando però vicino al suo picco. Gli Stati membri con un disavanzo hanno ridotto il proprio disavanzo delle partite correnti o ne hanno invertito la tendenza, pur continuando a registrare posizioni patrimoniali nette sull’estero (NIIP) fortemente negative.

    Al tempo stesso, benché abbiano ridotto gli avanzi delle partite correnti, alcuni Stati membri continuano a registrare avanzi delle partite correnti costantemente elevati e, di conseguenza, aumentano le proprie NIIP. Le attuali dinamiche del saldo delle partite correnti nella zona euro sono influenzate dall’indebolimento della domanda esterna, in particolare per gli Stati membri orientati alle esportazioni con avanzi elevati delle partite correnti, in quanto questi dipendono fortemente dalla domanda estera. Sono altresì importanti dinamiche della domanda favorevoli: anche negli Stati membri con ingenti avanzi potrebbero contribuire al riequilibrio rafforzando le condizioni che sostengono la crescita dei salari, nel rispetto del ruolo delle parti sociali, e gli investimenti pubblici e privati.

    (2)

    Per aumentare il potenziale di crescita, garantendo nel contempo la sostenibilità ambientale e sociale e promuovendo una reale convergenza tra gli Stati membri della zona euro, occorrono riforme strutturali atte a rafforzare la crescita sostenibile e investimenti in capitale materiale e immateriale per aumentare la produttività. Ne trarrebbero particolare beneficio gli Stati membri il cui potenziale di crescita è chiaramente inferiore alla media della zona euro. Ciò sarebbe inoltre necessario per evitare che l’economia della zona euro scivoli in un periodo prolungato di crescita potenziale bassa, produttività scarsa, inflazione dei prezzi debole e crescita dei salari modesta, nonché di aumento delle disuguaglianze. Le riforme e gli investimenti restano fondamentali per garantire che la zona euro ritrovi il proprio slancio di crescita, superi pressioni eccessive a medio e lungo termine, derivanti anche dal deteriorarsi dell’andamento demografico, e faciliti la transizione verso un’economia sostenibile, il che aiuterebbe la zona euro e i suoi Stati membri a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

    (3)

    L’impatto economico dei cambiamenti climatici, attualmente tra i maggiori rischi sistemici cui devono far fronte l’economia, i sistemi finanziari e le società mondiali, comincia a essere percettibile. I rischi per l’economia mondiale derivanti dai cambiamenti climatici e, più in generale, dal degrado ambientale sono sempre più presenti e avranno un impatto forte, anche sulle fasce più vulnerabili delle nostre società. Se le riforme non saranno accompagnate da misure adeguate, vi potrebbero essere conseguenze negative sulla resilienza delle nostre economie, sull’inclusività e sul potenziale di crescita a lungo termine. In tale contesto sarebbe essenziale investire e creare le condizioni normative e finanziarie per una transizione ordinata verso un’economia sostenibile. Se affrontate nel modo giusto, le sfide ambientali e climatiche sono anche un’opportunità per rivitalizzare l’economia europea, avviandola verso uno sviluppo sostenibile. A tal fine la Commissione ha presentato un Green Deal europeo, in quanto strategia di crescita dell’Europa che comprende una proposta per la prima normativa europea sul clima a sancire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. Al tempo stesso la transizione verde dovrà tenere conto dell’impatto sulle diverse componenti della società. Gli investimenti volti a facilitare la transizione verso un’economia sostenibile dovranno essere accompagnati dalla fissazione del prezzo del carbonio, da una regolamentazione adeguata in tutti i settori e da investimenti nelle competenze nonché da misure di sostegno alle transizioni professionali per garantire che tutti i cittadini colgano i vantaggi del cambiamento tecnologico, in particolare nei settori e nelle regioni in ritardo nella transizione verde e nel passaggio al digitale.

    (4)

    La mobilitazione di fondi pubblici e privati per investire nella transizione verde e nel passaggio al digitale può contribuire a sostenere la crescita nel breve periodo e a rispondere alle sfide a lungo termine cui si trovano a far fronte le nostre economie. Se, da un lato, la rivoluzione digitale può offrire opportunità in termini di produttività, crescita e creazione di posti di lavoro, dall’altro, può anche dare luogo a sfide, in particolare per i lavoratori meno qualificati che non dispongono delle competenze necessarie per lavorare con le nuove tecnologie. Le diverse velocità di transizione verso l’economia digitale degli Stati membri della zona euro potrebbero costituire un rischio notevole per la convergenza e la stabilità macroeconomica. La situazione potrebbe essere aggravata da forti effetti di agglomerazione, spesso a vantaggio delle grandi città e delle dinamiche del tipo «chi vince prende tutto» che sono spesso presenti nel settore delle tecnologie digitali, il che può accentuare le disuguaglianze e avere un impatto negativo sulla convergenza. Gli investimenti dovrebbero essere indirizzati non solo verso la promozione della ricerca e dell’innovazione ma anche verso una più ampia diffusione dell’innovazione in tutta l’economia.

    (5)

    Una strategia di investimento più coordinata, accompagnata da un maggiore sforzo di riforma a livello della zona euro, sarebbe fondamentale per sostenere la crescita sostenibile e rispondere alle sfide a lungo termine, quali la transizione climatica e la trasformazione tecnologica. Lo strumento di bilancio per la convergenza e la competitività (BICC) fornirebbe un sostegno finanziario agli Stati membri della zona euro per l’attuazione di propose costituite, di norma, da pacchetti di riforme e investimenti. InvestEU, che contribuirà inoltre al piano per gli investimenti per un’Europa sostenibile, mira anche a mobilitare investimenti aggiuntivi per promuovere ulteriormente l’innovazione e la creazione di posti di lavoro nell’Unione, tra l’altro finanziando infrastrutture sostenibili. Anche i fondi della politica di coesione, che svolgono un ruolo fondamentale a sostegno delle nostre regioni e zone rurali, partecipano alla transizione climatica e tecnologica promuovendo lo sviluppo sostenibile. La Banca europea per gli investimenti destina già il 25 % dei propri finanziamenti totali a investimenti per il clima e ha annunciato l’intenzione di raddoppiare tale quota. Per conseguire gli obiettivi di sostenibilità dell’Unione, sarebbe essenziale realizzare progetti di investimento a livello nazionale e subnazionale che riguardino l’adattamento ai cambiamenti climatici e la mitigazione dei loro effetti, la transizione energetica, la decarbonizzazione o l’economia circolare. Gli investimenti nelle industrie e nelle infrastrutture di rete possono contribuire a migliorare la competitività della zona euro e favorire la transizione verso trasporti più sostenibili. Inoltre anche gli investimenti in attività immateriali, quali la ricerca, lo sviluppo e le competenze, sono essenziali per preparare la zona euro alle sfide future.

    (6)

    Gli effetti dell’espansione economica negli ultimi anni non sono stati percepiti uniformemente negli Stati membri, né da una regione o da uno Stato membro all’altro. Sebbene di recente siano aumentati, i livelli di reddito disponibile permangono al di sotto dei livelli pre-crisi in diversi Stati membri della zona euro. Il numero di persone a rischio di povertà e di esclusione sociale è in calo nella maggior parte degli Stati membri ed è ora di 5 milioni al di sotto del picco del 2012, ma resta al di sopra dei livelli del 2008 nella zona euro. Dopo un periodo di crescenti divergenze, negli ultimi anni alcuni Stati membri hanno registrato una convergenza verso i paesi con il PIL pro capite più elevato. Tuttavia, nell’ultimo decennio la quota di reddito detenuto dalle fasce di popolazione a maggior reddito è lentamente aumentata e permangono forti divergenze tra gli Stati membri. Al fine di promuovere la convergenza verso l’alto a livello nazionale e tra gli Stati membri, sarebbe importante favorire politiche volte ad aumentare sia l’efficienza che l’equità, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU. Tali politiche dovrebbero tradursi in risultati macroeconomici migliori, i cui benefici, più equamente distribuiti sull’intera società, contribuiscono anche a rafforzare la coesione della zona euro.

    (7)

    La coerenza e l’equilibrio della combinazione di politiche macroeconomiche della zona euro, comprese le politiche monetarie, di bilancio e strutturali, sono essenziali per garantire una crescita economica solida, inclusiva e sostenibile e rispondere in modo efficace al persistere di bassi livelli di inflazione, all’indebolimento delle prospettive e ai rischi per la crescita a lungo termine. La Banca centrale europea continua ad applicare una politica monetaria accomodante per portare gradualmente l’inflazione verso l’obiettivo a medio termine, sostenendo nel contempo la crescita e la creazione di posti di lavoro. La politica di bilancio deve integrare l’orientamento della politica monetaria, così come riforme strutturali in diversi settori, comprese quelle necessarie per completare l’architettura dell’Unione economica e monetaria (UEM).

    (8)

    Un coordinamento delle politiche di bilancio nazionali con il pieno rispetto del patto di stabilità e crescita e tiene conto al tempo stesso del margine di bilancio disponibile e degli effetti di ricaduta nei vari Stati membri sostiene il corretto funzionamento dell’UEM. Secondo le previsioni, l’orientamento della politica di bilancio della zona euro sarà da sostanzialmente neutro a lievemente espansivo nel 2020 e nel 2021. Parallelamente, le politiche di bilancio nazionali non sono sufficientemente differenziate. Il perseguimento di politiche di bilancio prudenti da parte degli Stati membri con livelli elevati di debito pubblico metterebbe il debito pubblico su un percorso discendente, ridurrebbe la vulnerabilità agli shock e consentirebbe il pieno funzionamento degli stabilizzatori automatici in caso di recessione economica. D’altro canto, un ulteriore impulso agli investimenti e ad altre spese produttive negli Stati membri con una situazione di bilancio favorevole consentirebbe di sostenere la crescita nel breve e medio periodo, contribuendo nel contempo a riequilibrare l’economia della zona euro. Se dovessero concretizzarsi i rischi di evoluzione negativa, si dovrebbero differenziare le risposte di bilancio con l’obiettivo di una politica di bilancio più favorevole a livello aggregato che garantisca nel contempo il pieno rispetto del patto di stabilità e crescita. Si dovrebbe tenere conto delle circostanze specifiche di ciascun paese ed evitare, per quanto possibile, la prociclicità. Gli Stati membri dovrebbero essere pronti a coordinare le politiche in seno all’Eurogruppo.

    (9)

    Le riforme strutturali di bilancio restano fondamentali per migliorare la sostenibilità di bilancio, rafforzare il potenziale di crescita e consentire politiche di bilancio anticicliche efficaci in caso di recessione. Un buon funzionamento dei quadri di bilancio nazionali, unitamente a revisioni della spesa regolari e accurate e a una gestione degli appalti pubblici efficace e trasparente, può rafforzare l’efficienza e l’efficacia della spesa pubblica e migliorare la credibilità e la qualità delle politiche di bilancio. Il miglioramento della composizione dei bilanci nazionali, sia sotto il profilo delle entrate che delle spese, anche con il trasferimento di risorse verso gli investimenti pubblici nel contesto di strategie di investimento correttamente concepite e mediante l’elaborazione di strumenti di bilancio verdi, aumenterebbe l’impatto dei bilanci pubblici sulla crescita, incrementerebbe la produttività e inizierebbe a rispondere alle urgenti sfide a lungo termine della transizione verso l’economia verde e l’economia digitale. La semplificazione e la modernizzazione dei regimi fiscali e la lotta alla frode, all’evasione e all’elusione fiscali, vale a dire mediante misure contro la pianificazione fiscale aggressiva, tenendo conto delle discussioni in corso in sede di quadro inclusivo dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) sulle restanti questioni in materia di erosione della base imponibile e trasferimento degli utili (BEPS), sono essenziali per rendere tali sistemi più efficienti e più equi. La facilità con cui le risorse mobili possono circolare all’interno della zona euro costituisce uno dei fondamenti del mercato interno ma aumenta anche le possibilità di concorrenza fiscale. Il coordinamento tra gli Stati membri è pertanto essenziale per far fronte al trasferimento degli utili e a pratiche fiscali dannose nonché per evitare una corsa generale al ribasso della tassazione delle società.

    A tal fine potrebbe essere determinante lavorare a un accordo per una base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società e a un accordo sul quadro inclusivo dell’OCSE riguardo alle restanti questioni in materia di BEPS per rivedere la ripartizione degli utili tra i paesi e per garantire un livello minimo di imposizione effettiva. Il carico fiscale nella zona euro è relativamente elevato e grava sul lavoro, mentre le imposte patrimoniali o ambientali rappresentano una percentuale molto esigua del gettito fiscale. Le imposte patrimoniali o ambientali, tuttavia, possono essere meno dannosi per la crescita e per la domanda e l’offerta di lavoro. Un maggiore ricorso alle imposte ambientali può contribuire a una crescita sostenibile, incentivando comportamenti «più verdi» da parte dei consumatori e dei produttori. La tassazione dovrebbe tenere maggiormente conto della dimensione climatica e affrontare in modo più coerente le emissioni e la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. Promuovere un’azione coordinata a livello mondiale aumenterebbe ulteriormente l’efficacia di tali misure. Pertanto, al fine di contribuire alla transizione verso un’economia verde, sarà proposta la definizione di politiche di bilancio volte a favorire gli impegni ambientali e una revisione della direttiva 2003/96/CE del Consiglio (4), nonché un meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera compatibile con l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), se necessario per evitare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio.

    (10)

    Le riforme strutturali e istituzionali che aumentano la concorrenza sui mercati dei prodotti, promuovono l’utilizzo efficiente delle risorse, migliorano il contesto imprenditoriale e la qualità delle amministrazioni pubbliche, compresa l’efficienza dei sistemi giudiziari, sono importanti per la resilienza degli Stati membri della zona euro. Strutture economiche resilienti e politiche adeguate impediscono agli shock di avere effetti significativi e duraturi sul reddito e sull’offerta di lavoro e possono facilitare il funzionamento della politica di bilancio e della politica monetaria, nonché contenere le divergenze, soprattutto nei periodi di recessione, creando condizioni più favorevoli per una crescita sostenibile e inclusiva. Un migliore coordinamento e una migliore attuazione delle riforme strutturali, in particolare quelle previste dalle raccomandazioni specifiche per paese, possono generare ricadute favorevoli in tutti gli Stati membri. A tale riguardo i comitati nazionali per la produttività possono svolgere un ruolo importante nell’aumentare la titolarità delle riforme e nel migliorarne l’attuazione. Sono inoltre necessarie riforme per rispondere alle urgenti sfide a lungo termine, quali la transizione climatica e la trasformazione tecnologica. L’approfondimento dell’integrazione del mercato unico, che ha dimostrato di essere un importante motore di crescita e di convergenza tra gli Stati membri, può anche contribuire a promuovere la crescita della produttività.

    (11)

    Il pilastro europeo dei diritti sociali stabilisce 20 principi per promuovere le pari opportunità e l’accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque e la protezione e l’inclusione sociali. È concepito come una bussola per promuovere una convergenza verso l’alto, che mira a migliorare le condizioni di vita e di lavoro. Economie e società più forti e inclusive possono a loro volta promuovere la resilienza dell’Unione e della zona euro. Le riforme e gli investimenti a favore delle competenze, delle transizioni professionali e di una protezione sociale più efficace sono inoltre importanti per accompagnare una transizione giusta ed equa verso un’economia verde e digitale. La piena attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali a tutti i livelli, tenendo debitamente conto delle rispettive competenze, sarà essenziale per promuovere la convergenza verso l’alto.

    (12)

    Riforme che aumentino la partecipazione al mercato del lavoro, affrontino la disoccupazione e giovanile e di lunga durata, promuovano la creazione di posti di lavoro di qualità, sostengano la riuscita delle transizioni nel mercato del lavoro, riducano la segmentazione e favoriscano il dialogo sociale possono contribuire a stimolare la crescita inclusiva, migliorare la resilienza economica e la stabilizzazione automatica, ridurre le disuguaglianze e contrastare la povertà e l’esclusione sociale. Il sostegno personalizzato alla transizione professionale, la formazione e la riqualificazione sono fondamentali per promuovere il reinserimento tempestivo delle persone in cerca di lavoro. Le politiche attive del mercato del lavoro dovrebbero essere correttamente integrate con le politiche sociali e promuovere l’inclusione attiva nel mercato del lavoro e nella società. L’accesso a un’istruzione e a una formazione di elevata qualità lungo tutto l’arco della vita richiede investimenti adeguati per migliorare il capitale umano e le competenze, anche alla luce della transizione verde e del passaggio al digitale. In questo modo si contribuisce a migliorare l’occupabilità, la produttività, la capacità di innovazione e i salari nel medio e lungo periodo, aumentando la resilienza della zona euro. La normativa sulla tutela dell’occupazione deve prevedere condizioni di lavoro eque e dignitose per tutti i lavoratori, soprattutto alla luce della comparsa di forme atipiche di occupazione che creano nuove opportunità ma comportano anche sfide connesse alla sicurezza del posto di lavoro e alla protezione sociale.

    Sistemi di protezione sociale efficaci e sostenibili sono altresì fondamentali per assicurare redditi adeguati e l’accesso a servizi di qualità. Le riforme delle pensioni e le politiche in materia di equilibrio tra vita professionale e vita privata possono favorire notevolmente la partecipazione al mercato del lavoro, salvaguardando la sostenibilità a lungo termine dei regimi previdenziali europei. Lo spostamento del carico fiscale che grava sul lavoro potrebbe essere incentrato, in particolare, sui redditi bassi e sui secondi percettori di reddito. Il coinvolgimento delle parti sociali nelle riforme occupazionali, sociali ed economiche è fondamentale per rafforzare la titolarità e sostenere l’attuazione delle riforme. Analogamente, vantaggioso è il coinvolgimento delle organizzazioni della società civile. È importante che gli accordi collettivi contribuiscano agli obiettivi delle raccomandazioni da 1 a 5 nel pieno rispetto dell’autonomia delle parti sociali.

    (13)

    La solidità del settore finanziario della zona euro è cresciuta dopo la crisi, sebbene permangano vulnerabilità da affrontare. Livelli elevati di debito delle imprese e delle famiglie, cui contribuisce la distorsione a favore del debito presente in molti sistemi fiscali nazionali, possono essere una fonte di rischio. La necessità di adeguamento dei modelli aziendali delle banche, il contesto di bassi tassi d’interesse e l’aumento della concorrenza da parte di altre forme di finanziamento continuano a esercitare pressioni sulla redditività degli istituti bancari. Si sono registrati progressi costanti nella riduzione del rischio, in particolare per quanto riguarda la riduzione dei crediti deteriorati. Tuttavia, quando le quote di crediti deteriorati restano elevate, sono necessari ulteriori sforzi costanti e tutti gli Stati membri dovrebbero mettere in atto politiche adeguate per prevenire l’accumularsi di tali crediti. Nel marzo 2018 la Commissione ha presentato un pacchetto di misure per la riduzione del rischio per affrontare il problema dei crediti deteriorati pregressi ed evitarne l’accumulo in futuro. Nell’ambito delle misure legislative sui crediti deteriorati, nell’aprile 2019 è stato adottato un regolamento (UE) 2019/630 del Parlamento europeo e del Consiglio (5) che impone livelli minimi di accantonamento prudenziale normativo al fine di evitare il rischio che gli accantonamenti per i futuri crediti deteriorati risultino insufficienti; si dovrebbero compiere ulteriori progressi per continuare ad affrontare la questione dei crediti deteriorati, in particolare procedendo con il progetto di direttiva sui mercati secondari dei crediti deteriorati.

    Sono già stati compiuti progressi per migliorare il quadro esistente in materia di lotta contro il riciclaggio di denaro. Tuttavia. come sottolineato nelle relazioni della Commissione pubblicate nel luglio 2019, nell’Unione è necessario un approccio più globale alla lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento delle attività terroristiche per rispondere alle carenze strutturali individuate. A tal fine è necessario, in particolare, valutare i modi per aumentare l’armonizzazione e migliorare la vigilanza e l’applicazione delle norme mediante l’azione dell’Unione.

    (14)

    Il rafforzamento dell’unione bancaria costituisce dal 2013 una priorità al fine di garantire la stabilità finanziaria, ridurre la frammentazione finanziaria e proteggere i prestiti all’economia in tempi di crisi. Tale rafforzamento ha continuato a registrare progressi, anche attraverso l’accordo sul quadro giuridico del meccanismo europeo di stabilità (MES) relativo al sostegno comune per il Fondo di risoluzione unico (SRF), anche se è necessario un ulteriore rafforzamento. A questo proposito, il vertice euro ha incaricato l’Eurogruppo di continuare a lavorare sul pacchetto di riforme del MES – fatte salve le procedure nazionali – e di proseguire i lavori su tutti gli elementi dell’ulteriore rafforzamento dell’unione bancaria, su base consensuale. È stato istituito un gruppo di lavoro ad alto livello (HLWG) per lavorare a una tabella di marcia per l’avvio dei negoziati politici relativi a un sistema europeo di assicurazione dei depositi (EDIS). È importante continuare a lavorare per sbloccare i benefici dell’unione bancaria in termini di condivisione del rischio privato, stabilità finanziaria e crescita economica, riducendo nel contempo le opportunità di arbitraggio tra Stati membri. In ultima analisi, tale approccio dovrebbe garantire la sovranità finanziaria ed economica dell’Europa. A tale scopo è necessario continuare a lavorare senza indugio su tutti gli elementi, compresi quelli discussi in seno all’HLWG «EDIS», e con lo stesso livello di ambizione. Si dovrebbero portare a termine i lavori sul pacchetto di riforme del MES, compresa l’introduzione di un sostegno per l’SRF. Si dovrebbe rendere operativo il sostegno comune all’SRF e realizzarlo anticipatamente, a condizione che siano stati compiuti progressi sufficienti nella riduzione dei rischi.

    Si dovrebbe continuare a lavorare a soluzioni volte a superare i limiti dell’attuale meccanismo di fornitura di liquidità in caso di risoluzione. Infine la Commissione ha rispettato gli impegni concernenti tutte le azioni annunciate nell’ambito del piano d’azione dell’Unione dei mercati dei capitali (CMU) del 2015. Permangono tuttavia ostacoli giuridici, fiscali e normativi alla realizzazione di un CMU ed è necessario rinnovare gli sforzi per superarli, in particolare per quanto riguarda le norme relative all’accesso ai finanziamenti e a determinate divergenze in materia di insolvenza e fiscale, e per conseguire standard di vigilanza elevati, efficaci e convergenti.

    (15)

    Il rafforzamento dell’architettura dell’UEM richiede, in via prioritaria, la realizzazione delle azioni individuate nella dichiarazione del vertice euro del 13 dicembre 2019, proseguendo nel contempo le discussioni su altri aspetti. La comunicazione della Commissione del 12 giugno 2019 dal titolo «Approfondire l’Unione economica e monetaria dell’Europa: un bilancio a quattro anni dalla relazione dei cinque presidenti» presenta lo stato dei lavori e mette in evidenza la posizione della Commissione sui settori sui quali si dovrebbero concentrare gli sforzi di riforma a breve e medio termine. Si osserva qualche progresso per quanto riguarda l’unione economica, con un accordo politico sulle caratteristiche di un BICC della zona euro. È stato raggiunto un accordo di massima, subordinato al completamento delle procedure nazionali, sull’ulteriore sviluppo del MES e sulla revisione del trattato MES. Non si è registrato consenso in seno al Consiglio su una funzione di stabilizzazione di bilancio della zona euro né su una riforma della sua governance.

    (16)

    L’approfondimento dell’UEM si tradurrebbe in risultati macroeconomici migliori. Un’UEM incompleta ostacola l’integrazione finanziaria. Ciò limita le possibilità di finanziamento per gli investimenti indispensabili per promuovere un’economia inclusiva, produttiva, sostenibile e stabile. Un’UEM incompleta impedisce anche la corretta trasmissione della politica monetaria nella zona euro e limita la capacità dell’Europa di determinare il proprio destino economico. Se concordata, una funzione di stabilizzazione di bilancio centrale completerebbe la capacità degli Stati membri della zona euro di condurre una politica di bilancio anticiclica. Il Consiglio prende atto dell’intenzione della Commissione di proporre un regime europeo di riassicurazione delle indennità di disoccupazione al fine di tutelare meglio i cittadini in caso di shock economici. Il potenziamento dell’UEM, abbinato a solide politiche a livello europeo e nazionale, è fondamentale per rafforzare il peso dell’Europa nel mondo, potenziare il ruolo internazionale dell’euro e contribuire a un’economia globale aperta, multilaterale e basata sulle regole. È importante che si continuino a tenere discussioni in maniera aperta e trasparente nei confronti degli Stati membri che non fanno parte della zona euro, nel pieno rispetto del mercato interno dell’Unione.

    (17)

    Il comitato per l’occupazione e il comitato per la protezione sociale sono stati consultati in merito agli aspetti occupazionali e sociali della presente raccomandazione,

    RACCOMANDA agli Stati membri della zona euro nel periodo 2020-2021 di adottare individualmente e collettivamente nell’ambito dell’Eurogruppo, provvedimenti finalizzati a:

    1.

    Negli Stati membri della zona euro con disavanzi delle partite correnti o con un debito estero elevato, proseguire le riforme per aumentare la competitività e ridurre il debito estero. Negli Stati membri della zona euro con forti avanzi delle partite correnti, rafforzare le condizioni favorevoli alla crescita dei salari, rispettando al tempo stesso il ruolo delle parti sociali, e attuare misure che promuovano gli investimenti pubblici e privati. In tutti gli Stati membri, promuovere la produttività migliorando il contesto imprenditoriale e la qualità delle istituzioni, rafforzare la resilienza migliorando il funzionamento dei mercati dei beni e dei servizi, in particolare approfondendo il mercato unico. Sostenere una transizione equa e inclusiva verso un’economia verde e digitale competitiva attraverso investimenti materiali e immateriali, sia pubblici che privati.

    2.

    Sostenere gli investimenti pubblici e privati e migliorare la qualità e la composizione delle finanze pubbliche portando avanti nel contempo le politiche nel pieno rispetto del patto di stabilità e di crescita. Negli Stati membri con livelli di debito pubblico elevati, attuare politiche prudenti per mettere il debito pubblico su una traiettoria discendente, in modo credibile e sostenibile. Negli Stati membri con posizione di bilancio favorevole, utilizzare la posizione di bilancio per promuovere ulteriormente investimenti di elevata qualità, salvaguardando nel contempo la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche. Se dovessero concretizzarsi i rischi di evoluzione negativa, si dovrebbero differenziare le risposte di bilancio con l’obiettivo di una politica di bilancio più favorevole a livello aggregato che garantisca nel contempo il pieno rispetto del patto di stabilità e crescita. Si dovrebbe tenere conto delle circostanze specifiche di ciascun paese ed evitare, per quanto possibile, la prociclicità. Gli Stati membri dovrebbero essere pronti a coordinare le politiche in seno all’Eurogruppo. Migliorare l’efficacia dei quadri di bilancio nazionali e la qualità delle finanze pubbliche, e adottare misure fiscali favorevoli alla crescita e altre misure di bilancio pertinenti che promuovano un’economia sostenibile e inclusiva. Sostenere e attuare le iniziative dell’Unione volte a contrastare la pianificazione fiscale aggressiva e a evitare alla corsa al ribasso della tassazione delle società.

    3.

    Rafforzare i sistemi di istruzione e formazione e gli investimenti nelle competenze. Aumentare l’efficacia delle politiche attive del mercato del lavoro a sostegno dell’integrazione nel mercato del lavoro e del buon esito delle transizioni in tale mercato, anche verso posti di lavoro più verdi e digitali. Promuovere la partecipazione al mercato del lavoro, anche delle donne e dei gruppi vulnerabili, e spostare il carico fiscale che grava sul lavoro, in particolare per i lavoratori a basso reddito e i secondi percettori di reddito. Promuovere la creazione di posti di lavoro di qualità e condizioni di lavoro eque, promuovere l’equilibrio tra vita professionale e vita privata e contrastare la segmentazione del mercato del lavoro. Migliorare l’accesso a sistemi di protezione sociale adeguati e sostenibili. Rafforzare l’efficacia del dialogo sociale e promuovere la contrattazione collettiva.

    4.

    Dare seguito alla dichiarazione del vertice euro del 13 dicembre 2019 al fine di rafforzare ulteriormente l’unione bancaria, in vista del suo completamento, continuando a lavorare, senza indugio e con lo stesso livello di ambizione, su tutti gli elementi compresi quelli discussi in seno all’HLWG «EDIS». Portare a termine i lavori sul pacchetto di riforme del MES, compresa l’introduzione di un sostegno per l’SRF. Rendere operativo il sostegno comune all’SRF e realizzarlo anticipatamente, a condizione che siano stati compiuti progressi sufficienti nella riduzione dei rischi. Continuare a lavorare a soluzioni volte a superare i limiti dell’attuale meccanismo di fornitura di liquidità in caso di risoluzione. Rafforzare il quadro europeo di regolamentazione e di vigilanza, anche garantendo una vigilanza e un’applicazione delle norme antiriciclaggio coerenti ed efficaci. Promuovere la riduzione ordinata di ingenti stock di debito privato, anche riducendo la distorsione a favore del debito nella tassazione. Continuare a consentire la rapida riduzione del livello di NPL da parte delle banche della zona euro e impedirne l’accumulo. Rinnovare gli sforzi per approfondire il CMU.

    5.

    Compiere progressi ambiziosi per quanto riguarda l’approfondimento dell’UEM, in particolare realizzando rapidamente le azioni individuate nella dichiarazione del vertice euro del 13 dicembre 2019, anche in relazione al BICC, e discutendo altri aspetti. I progressi in questo settore rafforzeranno anche il ruolo internazionale dell’euro e consentiranno di far valere gli interessi economici dell’Europa a livello globale e dovrebbero rispettare pienamente il mercato interno dell’Unione ed essere perseguiti in modo aperto e trasparente nei confronti degli Stati membri non appartenenti alla zona euro.

    Fatto a Bruxelles, il 20 luglio 2020

    Per il Consiglio

    La presidente

    J. KLOECKNER


    (1)  GU L 209 del 2.8.1997, pag. 1.

    (2)  GU L 306 del 23.11.2011, pag. 25.

    (3)  Tutte le cifre delle previsioni nel presente documento si basano sulle previsioni d’autunno 2019 della Commissione.

    (4)  Direttiva 2003/96/CE del Consiglio, del 27 ottobre 2003, che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità (GU L 283 del 31.10.2003, pag. 51).

    (5)  Regolamento (UE) 2019/630 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 aprile 2019, che modifica il regolamento (UE) n. 575/2013 per quanto riguarda la copertura minima delle perdite sulle esposizioni deteriorate (GU L 111 del 25.4.2019, pag. 4).


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