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Document C2018/065/07

Invito a presentare proposte — L’Istituto Banca europea per gli investimenti propone una nuova borsa di studio EIBURS nell’ambito del suo Programma Sapere

OJ C 65, 21.2.2018, p. 21–25 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

21.2.2018   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 65/21


Invito a presentare proposte

L’Istituto Banca europea per gli investimenti propone una nuova borsa di studio EIBURS nell’ambito del suo Programma Sapere

(2018/C 65/07)

Per ottenere una borsa di ricerca a titolo del Programma Sapere dell’Istituto Banca europea per gli investimenti esistono diverse possibilità tra cui la seguente:

EIBURS (EIB University Research Sponsorship Programme), programma di sostegno alla ricerca universitaria.

EIBURS offre borse di studio a facoltà universitarie o a centri di ricerca associati a università nell’UE, nei paesi candidati o potenziali candidati impegnati in filoni di ricerca di significativo interesse per la Banca europea per gli investimenti (BEI). Le borse di studio EIBURS, che prevedono una dotazione complessiva fino a 100 000 EUR su un periodo di tre anni, sono assegnate con una processo selettivo a facoltà o a centri di ricerca universitari interessati che presentano una comprovata esperienza nell’ambito prescelto. Il superamento della selezione comporta la consegna di diversi prodotti finali che saranno oggetto di accordo contrattuale con la BEI.

Per l’anno accademico 2018/2019, il programma EIBURS invita a presentare proposte su un nuovo tema di ricerca:

«Migliorare il calcolo degli effetti indiretti dei progetti di investimento: specificare e calibrare i metodi di valutazione dell’impatto economico (VIE) per ottimizzare la compatibilità con l’analisi costi-benefici (ACB)»

1.   Informazioni generali sul tema della ricerca

Per valutare la sostenibilità socio-economica dei progetti in cui investe, la BEI («la Banca») si basa principalmente sull’analisi costi-benefici (ACB) (1). Si tratta di una tecnica che può essere presentata come una sorta di approfondimento del piano di attività dell’operazione di investimento. Quest’ultimo è incentrato sui flussi finanziari del progetto e analizza il valore finanziario, o monetario, delle spese (costi) e delle entrate (benefici). Se i benefici superano i costi in misura sufficiente, l’investimento, da un punto di vista finanziario, presenta un valore aggiunto ed è quindi ritenuto auspicabile in termini finanziari.

L’ACB rappresenta un approfondimento in tal senso che amplia la definizione dei costi e dei benefici del progetto sotto due punti di vista. Innanzitutto include la totalità dei costi e dei benefici, a prescindere dal fatto che si tratti di flussi finanziari o meno. In secondo luogo tiene conto dei costi che ricadono su tutti i membri della società, anziché limitarsi a quelli afferenti all’investitore privato.

Ciò significa prendere in considerazione diverse voci aggiuntive rispetto a quelle incluse in un piano di attività. Forse l’elemento aggiuntivo più noto è rappresentato dalle «esternalità», ovvero i costi o i benefici che non si ripercuotono su chi realizza un progetto oppure ne è un utente, ma piuttosto su terze parti. Le esternalità possono essere positive o negative a seconda che si tratti di un beneficio o di un costo per il terzo in questione. Un esempio comune di esternalità positiva consiste negli effetti di diffusione delle conoscenze; infatti, un progetto che investe nella ricerca in un determinato settore dell’economia genera conoscenze che migliorano la produttività anche in altri settori economici. Un tipico esempio di esternalità negativa è rappresentato dall’inquinamento. Le esternalità, quindi, sono costi o benefici a carico (o a favore) di parti esterne al piano di attività; generalmente esse non assumono la forma di flussi finanziari, anche se le implicazioni per le terze parti possono effettivamente essere di natura finanziaria. Infatti, ad esempio, un’esternalità di conoscenza positiva può ridurre i costi operativi in altri settori.

Un’altra voce non inclusa nel piano di attività, ma presa in considerazione nell’ACB, riguarda le variazioni a livello di ottimizzazione - value for money - delle risorse (formalmente misurata attraverso il surplus del consumatore) a vantaggio del consumatore. Il piano di attività quantifica le risorse in termini monetari ma non tiene conto dell’elemento «ottimizzazione»(value). Nel caso in cui un progetto incrementasse la qualità di un prodotto che è comunque venduto al pubblico allo stesso prezzo applicato precedentemente, il piano di attività ignorerebbe il beneficio derivante dall’aumento della qualità, quindi dell’ottimizzazione, per il consumatore. L’ACB si propone di cogliere le variazioni in tal senso. Nel caso di specie, si tratta di un beneficio a vantaggio di una delle parti del piano di attività (il cliente) che rimarrebbe escluso dal calcolo effettuato dal piano stesso. Un esempio spesso utilizzato in proposito riguarda l’ottimizzazione percepita dai viaggiatori riguardo alla riduzione dei tempi di percorrenza derivanti dai progetti di trasporto.

Il fatto che l’ACB guardi a tutti i membri della società implica che tale analisi deve valutare determinati flussi finanziari in maniera diversa rispetto a un piano di attività. Ad esempio, in un piano di attività una sovvenzione sarebbe considerata alla stessa stregua di un beneficio - in quanto flusso in entrata rispetto al progetto. Per l’ACB tale tipo di beneficio per il produttore rappresenta anche un costo per il contribuente e di conseguenza la sovvenzione non è considerata né un beneficio e né un costo, ma piuttosto come un trasferimento dal contribuente al promotore privato. Analogamente, in un piano di attività le imposte versate sarebbero considerate come un costo in quanto flusso in uscita del progetto, mentre in un’ACB sarebbero trattate come un trasferimento dal settore privato allo Stato.

I detrattori dell’ACB spesso affermano che si tratta di una tecnica che non permette di includere la totalità dei costi e dei benefici di un progetto. In particolare l’ACB è spesso criticata per il fatto che non tiene conto di quelli che la letteratura sull’argomento definisce «effetti indiretti». Si tratta dei benefici e dei costi monetari apportati dal progetto ad altri mercati legati al progetto stesso, ovvero i cosiddetti «mercati secondari». Le denominazioni di tali effetti nella letteratura riguardante l’impatto economico possono essere diverse. In effetti il problema delle differenze terminologiche rientra nell’ambito del progetto di ricerca proposto in questa sede.

Nell’ambito dei metodi dell’ACB i mercati secondari sono suddivisi in complementari e sostitutivi. Un progetto volto a migliorare la produttività delle colture di arance e quindi a far diminuire il prezzo del frutto può comportare un beneficio anche per un settore complementare come quello del succo d’arancia confezionato. L’ACB non terrebbe conto dell’aumento delle vendite e dei profitti nel mercato del succo d’arancia confezionato esponendosi così alla critica di aver tralasciato una parte dei benefici del progetto. Nel contempo il minor prezzo delle arance si ripercuoterebbe negativamente sulle vendite di mele, ovvero su un settore sostitutivo. L’ACB può quindi essere accusata di non tenere conto dei minori profitti dei coltivatori di mele.

La verità è che l’ACB include tutti gli effetti di cui sopra quando i mercati dei beni complementari e sostitutivi sono privi di distorsioni (2). Va però riconosciuto che spesso sui mercati le distorsioni esistono, per cui effettivamente l’ACB rischia di tralasciare una parte degli effetti in questione. L’approccio pragmatico adottato nell’ambito dell’ACB è duplice. Da un lato, si ritiene che i costi e i benefici all’interno dei vari mercati complementari e sostitutivi, presi nel loro complesso, tendenzialmente si annullino a vicenda. Dall’altro, se la sostenibilità socio-economica di un progetto dipende dai benefici che esso genera sui mercati secondari, esso non può, in linea di massima, essere ritenuto particolarmente solido e anzi, potrebbero esistere progetti o strategie alternativi potenzialmente in grado di generare gli stessi benefici in maniera più efficiente. L’approccio pragmatico descritto è generalmente considerato ragionevole ma ciò non toglie che esiste una potenziale lacuna nell’ACB per quanto riguarda gli effetti indiretti.

L’ACB viene criticata anche in ragione degli effetti moltiplicatori che le spese associate a un progetto finiscono per generare per l’intera economia in termini di profitti, gettito fiscale e occupazione in altri settori. Si tratta di effetti che vanno al di là di quelli che un progetto può produrre sui mercati sostitutivi e complementari appena descritti e che si riferiscono a esborsi concretamente associati al progetto. I detrattori dell’ACB propongono la valutazione dell’impatto economico (VIE) quale integrazione dell’analisi stessa o addirittura come alternativa. Si tratta tuttavia di una critica basata su un’errata comprensione delle differenze in termini di natura e obiettivi tra ACB a VIE. L’ACB consiste in un’applicazione pratica dell’economia del benessere al processo decisionale. Essa analizza la totalità dei costi e dei benefici valutando se una determinata linea di azione comporti un valore aggiunto rispetto ad un’altra, e quindi un miglior benessere sociale. L’analisi è orientata al processo decisionale e di conseguenza parte sempre dal raffronto tra due linee di azione alternative in modo da includere i costi opportunità nelle valutazioni. La VIE misura solamente le variabili monetizzate senza fare necessariamente riferimento ai costi opportunità. Si tratta innanzitutto di uno strumento di misurazione che può essere utilizzato per il processo decisionale ma che è incentrato su un numero più limitato di elementi rispetto a quanto previsto nell’ambito dell’economia del benessere.

La VIE si basa su tavole input-output, ovvero su un modello dell’intera economia che quantifica le ripercussioni delle spese relative a uno qualsiasi dei settori dell’economia sulle spese di altri settori. La VIE sembrerebbe quindi affrontare al tempo stesso sia il problema degli effetti indiretti che quello dei moltiplicatori. In realtà vi sono tre caratteristiche di tale valutazione che la rendono inadatta a sostituire o anche solo integrare l’ACB. I paragrafi seguenti analizzano ciascuno dei tre difetti.

La prima delle tre caratteristiche riguarda il fatto che la VIE parte dal presupposto che gli investimenti rappresentino flussi esogeni che entrano nell’economia. Si tratta di un approccio accettabile quando l’obiettivo è valutare l’impatto del progetto sull’economia o la distribuzione delle spese relative al progetto stesso all’interno del sistema economico. Non è tuttavia adatto per valutare se un progetto presenti o meno un valore aggiunto, ovvero se rappresenti un miglior sfruttamento di risorse che sarebbero meno efficacemente utilizzate senza quel progetto. Difficilmente i progetti di investimento sono di natura esogena, in quanto devono essere finanziati dirottando risorse già presenti in altri ambiti dell’economia.

D’altra parte, considerare i progetti come endogeni porterebbe a risultati completamente diversi. Per semplificare al massimo, gli effetti moltiplicatori del sopra citato progetto sul miglioramento della produttività delle colture di arance si realizzano a scapito di quelli che si sarebbero verificati negli altri settori in cui occorre ridurre le spese per trasferire risorse al progetto sulla produttività delle arance.

La seconda delle tre caratteristiche che distinguono una VIE da un’ACB riguarda il fatto che nella prima si parte da un’ipotesi di invariabilità dei prezzi all’interno dell’economia e di disponibilità virtualmente illimitata delle risorse. La struttura della VIE presuppone che, a prescindere dalle dimensioni di un progetto in rapporto al volume dell’economia, le risorse per realizzarlo — senza modificare i prezzi all’interno dell’economia stessa — saranno sempre sufficienti. In realtà, però, i grandi progetti un effetto sui prezzi ce l’hanno, e un aumento dei prezzi che riguardi, ad esempio, i fattori di produzione, comporta necessariamente una riduzione della produzione in altri settori.

Per far fronte ai primi due difetti della VIE appena descritti la comunità accademica ha sviluppato i modelli computazionali di equilibrio generale (CGE), ovvero un metodo di VIE più avanzato. Si tratta di una tecnica piuttosto elaborata che, in ultima analisi, consiste nella modellizzazione dell’intera economia tenendo conto anche della disponibilità limitata di risorse. Questa soluzione permette ai modelli CGE di rimediare ai due svantaggi della VIE tradizionale finora illustrati. Innanzitutto il modello CGE riconosce che le risorse dedicate a un determinato investimento non sono esogene ma sono piuttosto realizzate a scapito di un utilizzo alternativo delle risorse stesse. In secondo luogo, anche il problema della variazione dei prezzi è risolto (3). Non sorprende quindi che gli studi empirici condotti utilizzando i modelli in questione giungano tutti alla conclusione che gli effetti moltiplicatori siano considerevolmente più bassi di quelli calcolati con la VIE. Gli studi basati sui modelli CGE dimostrano inoltre che, a seconda della produttività dei diversi settori e delle limitazioni cui sono soggetti in termini di risorse, l’effetto netto di un progetto può risultare negativo per l’economia nel suo insieme.

Il modello CGE può quindi essere considerato una versione più precisa della VIE. L’analisi dell’impatto ottenuta attraverso tali modelli risulta inoltre più vicina a quella di un’ACB. Tuttavia, rispetto all’ACB, il modello CGE ha in comune con la VIE il terzo difetto, ovvero il fatto che è incentrato su flussi relativi a operazioni monetarie (profitti, imposte, retribuzioni ecc.) e non tiene conto di diverse variabili che sono invece incluse in un’ACB: esternalità, ottimizzazione delle risorse ecc. Il motivo è che gli studi CGE, così come le VIE, sono stati ideati come trait d’union tra un progetto o un’analisi strategica e la macroeconomia, dal momento che il principale indicatore dei risultati macroeconomici è il reddito nazionale o prodotto interno lordo (PIL).

I difetti citati non devono tuttavia far dimenticare che, innanzitutto, il modello CGE offre una descrizione più dettagliata dell’economia in cui si svolge il progetto e, in secondo luogo, che le tecniche CGE sono diventate più sofisticate. I modelli dinamici stocastici di equilibrio generale (DSGE) riguardano il comportamento dinamico delle economie. I progetti valutati mediante ACB possono avere una durata ventennale o più e questo rende maggiormente rilevanti gli spunti offerti dai modelli dinamici. Ne consegue che, ad esempio, per comprendere il risultato finale dei progetti che comportano uno shock tecnologico per un’economia probabilmente è meglio utilizzare un modello DSGE piuttosto che un tipo di modellizzazione statica.

L’obiettivo della presente proposta EIBURS sarà quello di trovare soluzioni per rimediare al terzo difetto descritto in modo da rendere i risultati ottenuti mediante i modelli di impatto compatibili con quelli dell’ACB. L’idea è quindi che i ricercatori propongano il metodo di valutazione dell’impatto, a loro giudizio potenzialmente più consono per compatibilità con l’ACB, scegliendolo tra quelli oggi utilizzati negli studi empirici, e si adoperino per stabilire tale compatibilità. Si tratta di un lavoro che dovrebbe servire agli utenti dell’ACB in generale, e alla BEI in particolare, per stabilire in che misura dette analisi possano essere considerate precise quale parametro per valutare appieno l’opportunità socio-economica di un progetto di investimento.

2.   Contenuto del progetto di ricerca

Per il programma di ricerca sono previste quattro attività.

Attività 1

Compito dei ricercatori sarà quello di passare in rassegna i vari metodi di valutazione dell’impatto che risultino più promettenti in termini di possibile raggiungimento di una compatibilità con l’ACB. La scelta del metodo dovrà essere basata sui seguenti criteri:

1)

innanzitutto, la cosa più importante è che esista uno storico ampio e affidabile di applicazioni empiriche;

2)

in secondo luogo deve essere di attualità in relazione alla letteratura accademica in materia; e

3)

i ricercatori devono essere convinti delle reali possibilità di giungere a una compatibilità con l’ACB entro i termini stabiliti dal progetto di ricerca e utilizzando solo le risorse, non illimitate, disponibili per lo stesso.

Attività 2

La seconda parte del lavoro riguarderà lo sviluppo di due modelli di impatto in grado di riunire tutte le condizioni necessarie per renderli compatibili con il calcolo del valore aggiunto contenuto nell’ACB. Uno dei modelli dovrà essere pensato per un’economia regionale all’interno dell’UE che sia relativamente efficiente, competitiva e ad alto reddito. L’altro invece dovrà essere rivolto a un’economia regionale interna all’UE che, rispetto alle altre, sia caratterizzata da scarsa competitività, elevata disoccupazione e basso reddito. L’esigenza di creare modelli relativi a economie profondamente diverse è legata alla volontà di mettere in luce, attraverso l’analisi, la possibilità di giungere a risultati sensibilmente diversi a seconda del tipo di condizioni economiche. In genere, le regioni più povere sono maggiormente idonee a beneficiare di investimenti da parte del settore pubblico. Sarebbe interessante scoprire se vi sono fattori che inducano a ritenere utile di affrontare, per le istruttorie di progetti da realizzare nelle regioni più povere, la spesa aggiuntiva legata alla realizzazione di uno studio d’impatto.

I ricercatori possono ideare modelli di impatto completamente nuovi oppure adattare quelli già esistenti. La libertà di scegliere una delle due alternative incontra un solo limite, ovvero che la scelta effettuata non deve compromettere l’obiettivo centrale del programma di ricerca, ovvero la compatibilità con l’ACB.

L’adeguamento dei modelli di impatto alle valutazioni di un’ACB presupporrà di lavorare contemporaneamente su due livelli, che sono il versante «reale» e quello «finanziario» dell’economia. Molti dei modelli di impatto esistenti sono carenti per quanto concerne il settore finanziario. Alla luce, più in generale, delle ipotesi su cui si basa un’ACB per quanto riguarda la provenienza delle risorse investite nel progetto e, più specificatamente, del fatto che la BEI svolge il proprio ruolo attraverso il settore finanziario, i modelli di impatto sviluppati dovranno riservare particolare attenzione al versante finanziario.

Sul versante «reale», i modelli di impatto prendono già in considerazione variabili come il PIL, l’occupazione e la bilancia commerciale. Le principali modifiche ipotizzabili riguarderanno quindi l’aggiunta degli elementi necessari per tenere conto anche dei benefici sociali, ad esempio:

le variazioni del surplus del consumatore all’interno dell’economia in generale, e

le esternalità positive e negative calcolate, ivi incluse quelle ambientali.

Sul versante finanziario, i modelli dovranno includere opzioni alternative per il reperimento di finanziamenti per un progetto, ad esempio:

fiscalità diretta,

fiscalità indiretta,

aumento dei risparmi privati, e

emissione di debito sui mercati internazionali dei capitali (cfr. ad esempio (4)).

Un ingrediente necessario dell’Attività 2 sarà il chiarimento delle differenze terminologiche tra le due tecniche. Ad esempio, nei modelli CGE si parla di «effetti indotti», probabilmente per l’influenza della terminologia utilizzata nella VIE. Si tratta di effetti che non necessariamente hanno un equivalente diretto nell’ACB, in quanto quest’ultima tiene magari conto di alcuni elementi rientranti tra gli effetti indotti di cui al modello CGE, classificandoli però come effetti indiretti, oppure considera altri aspetti come effetti moltiplicatori e quindi li ignora.

Attività 3

I ricercatori effettueranno poi simulazioni degli effetti di vari tipi di progetti di investimento su ciascuna delle due economie. Il numero di progetti oggetto di simulazione sarà deciso nel corso del progetto di ricerca. I ricercatori proporranno i settori da includere nelle simulazioni, di comune accordo con il coordinatore della BEI. Tra i progetti che meritano di essere eventualmente inclusi figurano: un progetto infrastrutturale, un grande progetto industriale e un progetto riguardante i servizi in settori quali l’istruzione, le attività ricreative ecc. La simulazione di ciascun progetto dovrà prevedere fonti alternative di finanziamento.

Attività 4

I ricercatori valuteranno infine in che misura i risultati della valutazione d’impatto divergano da quelli ottenuti mediante un’ACB «classica», intesa come un’analisi incentrata sul mercato primario e che tiene conto solamente dei mercati secondari più importanti. I ricercatori dovranno formulare conclusioni e quindi raccomandazioni sui seguenti aspetti:

i)

le circostanze in presenza delle quali le istruttorie dei progetti condotte utilizzando metodi di valutazione di impatto possono portare a risultati significativamente divergenti rispetto a quelli ottenuti con un’ACB; e

ii)

le circostanze in presenza delle quali, in sede di istruttoria di un progetto, può risultare conveniente, in un’ottica di ottimizzazione delle risorse, spendere tempo e denaro per commissionare una valutazione d’impatto.

3.   Rilevanza del progetto di ricerca per la BEI

Il tema della ricerca è centrale rispetto alle attività di finanziamento della BEI. Lo Statuto della BEI specifica che compito della Banca è finanziare progetti di investimento che incrementino la produttività economica (articolo 18, paragrafo 1, lettera b) (5). Il principale strumento utilizzato dalla Banca per quantificare l’incremento della produttività economica ottenuto mediante un determinato investimento è l’ACB. Il progetto di ricerca contribuirà a verificare l’integrità dell’ACB e a valutare l’esistenza di eventuali circostanze che rendono consigliabile integrare tale analisi con i modelli CGE.

4.   Contributo del progetto alla ricerca accademica

I modelli di valutazione dell’impatto attualmente prodotti dai ricercatori universitari o commissionati dagli istituiti di ricerca rappresentano versioni migliorate di metodi di impatto precedentemente esistenti. Il loro obiettivo, però, rimane sempre lo stesso: misurare l’effetto netto di un progetto o di una politica sul reddito nazionale o PIL. Il reddito nazionale rappresenta un valore incompleto della produzione di un paese e in quanto tale non è uno strumento ideale per misurare la produttività economica complessiva, anche in un’ottica di benessere sociale; di conseguenza, i modelli in questione non sono pienamente compatibili con l’ACB. I calcoli basati sul PIL non tengono conto di elementi quali la maggiore efficienza nell’uso delle risorse (surplus del consumatore) e le esternalità ambientali. Tuttavia, se i metodi di impatto fossero adattati in maniera tale da risultare compatibili con l’ACB, i relativi risultati misurerebbero in modo più preciso l’effetto complessivo di un progetto di investimento sulla produttività e la prosperità di un’economia. Simili metodi di impatto potrebbero essere utilizzati anche per analizzare le politiche e non solo i progetto di investimento.

Ad oggi, non ci risulta che l’adeguamento dei metodi di valutazione di impatto all’ACB in questione sia disponibile. Il progetto di ricerca dovrebbe quindi contribuire allo sviluppo di nuove versioni di modelli economici per la valutazione socio-economica dei progetti e delle politiche.

Le proposte devono essere redatte in inglese e inviate entro e non oltre il 15 aprile 2018 a mezzanotte (CET). Le proposte presentate dopo tale data non saranno prese in considerazione. L’indirizzo email da utilizzare per l’invio delle proposte è il seguente:

Events.EIBInstitute@eib.org

Per maggiori informazioni sul processo di selezione EIBURS e sull’Istituto BEI, si prega di consultare: http://institute.eib.org/


(1)  European Investment Bank (2013), The Economic Appraisal of Transport Projects at the EIB. Luxembourg: European Investment Bank. http://www.eib.org/infocentre/publications/all/economic-appraisal-of-investment-projects.htm

(2)  Just, R.E., Hueth, D.L. and Schmitz, A. (2004), The Welfare Economics of Public Policy: A Practical Approach to Project and Policy Evaluation. Cheltenham: Edward Edgard.

(3)  Hosoe, N., Gasawa, K. and Hashimoto, H. (2010), Textbook of Computable General Equilibrium Modelling: Programming and Simulations. Basingstoke: Palgrave Macmillan.

(4)  Godley, W., and Marc L. (2007), Monetary Economics: An Integrated Approach to Credit, Money, Income, Production and Wealth. New York: Palgrave MacMillan.

(5)  Consolidated version of the Treaty on the Functioning of the European Union, Protocol (no 5) on the Statute of the European Investment Bank (GU C 202 del 7.6.2016, p. 251) http://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=celex:12016E/PRO/05


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