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Document 52012IE1566

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Rafforzamento dell'autonomia sociale e integrazione dei cittadini Rom in Europa» (supplemento di parere)

    GU C 11 del 15.1.2013, p. 21–26 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    15.1.2013   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 11/21


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Rafforzamento dell'autonomia sociale e integrazione dei cittadini Rom in Europa» (supplemento di parere)

    2013/C 11/05

    Relatore: TOPOLÁNSZKY

    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 17 gennaio 2012, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, lettera A delle Modalità di applicazione, di elaborare un supplemento di parere sul tema:

    Rafforzamento dell'autonomia sociale e integrazione dei cittadini Rom in Europa.

    La sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 23 ottobre 2012.

    Alla sua 484a sessione plenaria, dei giorni 14 e 15 novembre 2012 (seduta del 14 novembre), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 127 voti favorevoli, 1 voto contrario e 12 astensioni.

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1

    Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) prende atto con apprezzamento e con grandi aspettative di quanto è stato compiuto recentemente dalla Commissione, dal Parlamento europeo, dal Consiglio europeo, da altri organi dell'UE e dagli Stati membri per favorire l'inclusione sociale e l'integrazione dei Rom europei, e in particolare dell'adozione della strategia quadro della Commissione europea e delle strategie nazionali degli Stati membri per l'integrazione dei Rom.

    1.2

    Richiama d'altro canto l'attenzione sul fatto che "tali sforzi, nel complesso, non hanno consentito di rimediare in maniera decisiva alla discriminazione subita da gran parte dei Rom, né di migliorare la loro qualità di vita e le loro opportunità …".

    1.3

    Già nel parere esplorativo del 2011 (1), il CESE esprimeva preoccupazione in merito al sostegno, da parte delle organizzazioni della società civile e delle organizzazioni dei Rom, alle strategie nazionali per l'integrazione dei Rom, e avanzava numerose proposte.

    1.4

    I risultati dello studio fatto eseguire dal CESE nei 27 Stati membri concordano con quelli delle ricerche effettuate dal gruppo EU Roma Policy Coalition (Coalizione per una politica dell'UE sui Rom) e da altre organizzazioni della società civile nel registrare, accanto a un livello elevato di disinformazione e di insoddisfazione, una forma di frustrazione e di sfiducia diffuse presso gli esponenti più autorevoli della società Rom, le organizzazioni della società civile e i loro rappresentanti. Le strategie nazionali di integrazione dei Rom non sembrano aver suscitato negli interessati un'aspettativa crescente e una sincera fiducia nella capacità delle strategie stesse di contribuire a un miglioramento sostanziale di tale integrazione.

    1.5

    Gli strumenti e le risorse disponibili per realizzare gli obiettivi delle strategie nazionali di integrazione dei Rom non appaiono sufficienti a compensare gli effetti persistenti di una situazione di discriminazione e di esclusione, che si ripercuotono negativamente sulla vita e le opportunità degli interessati. Per tale ragione il Comitato richiama l'attenzione sull'importanza di coordinare le politiche in questo campo e di prevedere risorse proporzionate agli obiettivi.

    1.6

    A giudizio del CESE, la programmazione e la realizzazione delle strategie nazionali di integrazione dei Rom devono fondarsi sempre sui diritti, in modo da garantire il rispetto dei diritti umani e dei diritti fondamentali.

    1.7

    Il Comitato ricorda che bisogna garantire la priorità della lotta contro la discriminazione in ogni settore della vita sociale.

    1.8

    Sottolinea l'esigenza di applicare in maniera generalizzata un approccio positivo nei confronti della situazione sociale dei Rom, e segnala che un elemento decisivo dell'attuazione di una politica di inclusione consiste nel fare in modo che le persone dispongano della forza, degli strumenti e della capacità per decidere del proprio destino.

    1.9

    È favorevole alla creazione di una rete di punti di contatto nazionali per i Rom con competenze adeguate, come previsto dalla Commissione europea, e sottolinea che la società civile organizzata, comprese le organizzazioni e le rappresentanze di interessi dei Rom, deve partecipare a pieno titolo all'intero processo di concezione, attuazione, monitoraggio e valutazione delle strategie nazionali di integrazione.

    1.10

    Il monitoraggio e la valutazione delle strategie nazionali di integrazione dei Rom richiedono tuttavia un rafforzamento durevole, basato su fondamenti scientifici, che coinvolga la società civile ed esperti indipendenti. Tale processo deve essere oggetto di un regolare finanziamento.

    2.   Contesto

    2.1

    Nell'aprile 2011 la Commissione europea ha adottato un documento strategico di grande importanza, intitolato Quadro dell'UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom fino al 2020  (2). Per la prima volta nella storia dell'UE, tale comunicazione formulava i principali obiettivi strategici, in piena conformità con le priorità della strategia Europa 2020, con gli impegni della Carta dei diritti fondamentali dell'UE e con le dichiarazioni dei Dieci principi di base comuni sull'inclusione dei Rom  (3). Essa raggruppa in quattro settori i compiti della politica in questo campo: accesso all'istruzione, all'occupazione, all'assistenza sanitaria e all'alloggio. La comunicazione attribuisce particolare importanza alla cooperazione con la società civile e con le istituzioni dei Rom, chiede che venga predisposto e attuato un solido meccanismo di monitoraggio e di valutazione e invita gli Stati membri a elaborare, adottare e presentare alla Commissione entro il 2012 le rispettive strategie nazionali di integrazione dei Rom.

    2.2

    Nelle sue conclusioni (4), il Consiglio ribadisce i contenuti della comunicazione della Commissione (5) e nota:

    "[Il Consiglio] accoglie con favore la comunicazione della Commissione […] e incoraggia [gli Stati membri] a fissare obiettivi realizzabili su scala nazionale […] nonché a istituire un meccanismo di monitoraggio e a rendere i finanziamenti UE esistenti più accessibili per i progetti di inclusione dei Rom", e prosegue invitando gli Stati membri a:

    "monitorare e valutare adeguatamente l'impatto delle strategie [nazionali] di inclusione dei Rom o degli insiemi integrati di misure […]; (punto 23)

    promuovere il coinvolgimento attivo della società civile dei Rom e di tutti gli altri soggetti interessati; (punto 41)."

    3.   Il 16 giugno 2011il CESE presenta il parere esplorativo sul tema Rafforzamento dell'autonomia sociale e integrazione dei cittadini Rom in Europa  (6). In tale documento il CESE:

    3.1

    prende atto con apprezzamento e con grandi aspettative degli sforzi compiuti dal Parlamento europeo, dalla Commissione, dal Consiglio, dalle altre istituzioni dell'UE e dagli Stati membri per l'inclusione e l'integrazione sociale dei Rom europei, sforzi che negli ultimi tempi si sono intensificati;

    3.1.1

    richiama d'altro canto l'attenzione sul fatto che "tali sforzi, nel complesso, non hanno consentito di rimediare in maniera decisiva alla discriminazione subita da gran parte dei Rom né di migliorare la loro qualità di vita e le loro opportunità, anzi, la loro situazione si è per certi versi ulteriormente degradata";

    3.1.2

    segnala quindi l'esigenza di una strategia paneuropea integrata, coordinata e coerente e di un programma d'azione risoluto, applicato in modo sistematico a livello nazionale a tutti i settori di intervento, capace di restituire agli interessati e alle loro comunità le competenze e il potere decisionale occorrenti per decidere del loro destino (autonomizzazione);

    3.1.3

    ritiene che "ai fini di una politica di integrazione dei Rom che rappresenti specificamente, ma non in modo esclusivo, le direttrici strategiche della loro risoluzione, si potrebbero raccomandare agli Stati membri i seguenti tre elementi, da attuare in maniera coordinata:

    a)

    una politica d'integrazione neutra sotto il profilo razziale ed etnico, volta a ridurre la concentrazione della povertà e della privazione estreme;

    b)

    una politica volta a sostenere l'autonomizzazione di coloro che si considerano membri di una comunità Rom e a sancire l'integrazione sociale che hanno raggiunto;

    c)

    una politica generale e una pubblicità antirazziste";

    3.2

    segnala "l'esigenza cruciale di far partecipare attivamente i rappresentanti e i membri del popolo e delle comunità Rom alla pianificazione e all'attuazione a tutti i livelli (dell'UE, nazionale, regionale e locale)".

    3.3

    Il CESE "sulla base del mandato affidatogli dalla società civile e servendosi dei collegamenti che lo uniscono intrinsecamente alle organizzazioni della società civile degli Stati membri, desidera prendere parte al monitoraggio e alla valutazione di tali politiche. Esso intende partecipare alla mediazione tra le istituzioni dell'UE e la società civile organizzata e partecipare in quanto partner attivo alla piattaforma europea per l'inclusione dei Rom e ad altre forme di dialogo strutturato".

    4.   Ricerche e sondaggi

    4.1   In considerazione di quanto sopra, il presente parere tenta di raccogliere le conoscenze, le opinioni e le esperienze espresse negli ultimi tempi in merito alla strategia quadro e alle strategie nazionali di integrazione da parte dei principali soggetti coinvolti, dei servizi competenti della Commissione europea, delle organizzazioni della società civile, dei gruppi di pressione e dei movimenti che riuniscono i Rom o ne rappresentano gli interessi. Indubbiamente l'immagine che ne risulta influirà profondamente sulle possibilità di realizzazione, da parte degli Stati membri, degli obiettivi indicati nella strategia. Tra le varie analisi si possono citare le seguenti:

    i vari documenti della Commissione europea relativi al processo di elaborazione delle strategie nazionali e ai loro elementi sostanziali;

    i documenti sul ruolo di partecipante osservatore e sull'attività di diffusione delle informazioni svolta dall'Istituto società aperta (Open Society Institute - OSI), in particolare nei nuovi Stati membri (7);

    un'inchiesta realizzata tramite un questionario dalla European Roma Policy Coalition (ERPC),

    le relazioni sul contenuto della strategia e sul suo processo di sviluppo presentate dalle associazioni della società civile attive nelle questioni riguardanti i Rom, come l'ERIO (European Roma Information Office) o il Centro Amalipe;

    i risultati dell'inchiesta online condotta per conto del CESE nei 27 Stati membri.

    4.2   La Commissione europea ha elaborato un'analisi sintetica (8) delle strategie presentate dagli Stati membri, di cui il CESE condivide ampiamente le conclusioni moderatamente critiche (9) come la constatazione che, ben al di là di quanto emerga dalle strategie, vi è necessità di un maggiore coinvolgimento degli enti regionali e locali, di una cooperazione sostanzialmente più ravvicinata con la società civile, di risorse finanziarie meglio proporzionate ai compiti e alle finalità, di un monitoraggio e di una valutazione migliori della politica in questo campo e di un atteggiamento più deciso nei confronti dei fenomeni di discriminazione.

    4.3   Praticamente nello stesso periodo in cui veniva elaborata su incarico del CESE un'inchiesta basata su un questionario, l'ERPC eseguiva secondo modalità analoghe uno studio contenente domande molto simili, i cui risultati sono stati pubblicati nello stesso studio in cui viene presentata una panoramica delle strategie nazionali per l'integrazione dei Rom (10).

    4.3.1   Sfruttando tra l'altro anche le possibilità offerte dalla propria rete, l'ERPC ha ricevuto 90 risposte utilizzabili (di cui 78 in provenienza dagli Stati membri) al questionario spedito a una vasta cerchia di organizzazioni Rom e pro-Rom. Sebbene vi fossero differenze quantitative tra uno Stato e l'altro, in generale gli autori delle risposte si attendevano un livello modesto di partecipazione al processo di elaborazione della strategia, e scarsi risultati da tale partecipazione. Secondo lo studio dell'ERPC, il basso livello di attività e di risultati dipendeva dal fatto che nella maggior parte degli Stati membri tanto il processo di elaborazione della strategia quanto il rilievo dato ai suoi risultati sono stati limitati e poco trasparenti (11).

    4.3.2   Il rapporto dell'ERPC raccomanda, come presupposto di una più ampia e fruttuosa partecipazione della società civile, di instaurare a tutti i livelli una cultura del dialogo permanente che consenta di superare il semplice obbligo di consultazione, di creare meccanismi di partecipazione adeguati, di garantire un livello elevato di trasparenza delle azioni dei governi e di assicurare un'informazione adeguata sulle decisioni adottate. Nelle conclusioni si afferma tra l'altro che le strategie nazionali per l'integrazione dei Rom mostrano differenze evidenti e preoccupanti per quanto riguarda la volontà politica di porre rimedio alla discriminazione e ai pregiudizi nei confronti dei Rom e di correggere le politiche nazionali per consentire una più ampia partecipazione dei Rom in tutti gli spazi collettivi della società.

    4.4   Risultati dell'inchiesta eseguita su incarico del CESE mediante un questionario online  (12)

    4.4.1   I ricercatori hanno inviato i questionari online, contenenti domande raggruppate per categoria, a quasi 2 000 organizzazioni della società civile e attivisti impegnati nelle questioni concernenti i Rom (13). Come nel caso della ricerca eseguita dall'ERPC, il tasso di risposta è stato particolarmente basso (14).

    4.4.2   Su una scala di valutazione che andava da uno a cinque, elaborata in base a 14 criteri analitici (15), il livello di soddisfazione relativo al contenuto delle strategie dell'UE e nazionali è stato mediamente inferiore a 2 (16). Dunque per la maggior parte degli interpellati le strategie nazionali di integrazione dei Rom non hanno sinora costituito né un successo, né l'espressione di una volontà politica convincente. Probabilmente questo giudizio fortemente negativo può spiegare anche la scarsa propensione a rispondere all'inchiesta.

    4.4.3   Nel complesso la ricerca evidenzia, al di là di un livello elevato di disinformazione e di insoddisfazione, una forma di frustrazione e di sfiducia diffuse presso gli esponenti più autorevoli della società Rom e le organizzazioni della società civile e i loro rappresentanti: le strategie nazionali per l'integrazione dei Rom non sembrano aver suscitato negli interessati un'aspettativa crescente e una sincera fiducia nella capacità delle strategie stesse di contribuire a un miglioramento sostanziale di tale integrazione. La scarsa propensione a rispondere e il basso livello di soddisfazione degli intervistati segnalano anche, malgrado le intenzioni annunciate, che le organizzazioni interessate non sono state coinvolte adeguatamente nell'elaborazione delle strategie, che non sono stati messi a punto meccanismi validi di coinvolgimento o che, a causa di un'esperienza spesso secolare di discriminazione e di segregazione, non si è riusciti a ispirare nei rappresentanti delle comunità interessate un livello adeguato di fiducia nei processi attuali.

    4.4.4   In linea di massima i risultati degli studi convalidano e corroborano le proposte avanzate nel parere esplorativo del CESE in merito a una partecipazione più intensa della società civile.

    5.   Considerazioni generali

    5.1   Gli organi e le istituzioni dell'UE hanno compiuto negli ultimi anni sforzi e sacrifici per fare in modo che l'integrazione sociale dei Rom si rafforzasse, che si riducessero l'emarginazione e la povertà estrema di cui spesso essi sono vittime e che i Rom potessero integrarsi pienamente e in quanto cittadini a pieno titolo dell'UE e del loro Stato membro nella vita politica, economica e sociale.

    5.2   Tutti questi sforzi, tuttavia, hanno condotto ai risultati estremamente modesti che si sono registrati sinora. Dall'analisi delle strategie nazionali per l'integrazione dei Rom emerge in maniera univoca che si tratta di un processo comunque necessario ma ancora ampiamente insufficiente, in merito al quale gli interessati sono in parte disinformati, in grande misura diffidenti e, per quanto riguarda gli obiettivi e la loro realizzabilità, largamente insoddisfatti. Dobbiamo pertanto considerare l'adozione dei programmi strategici come l'avvio del processo di inclusione e non come un risultato di tale processo.

    5.3   Le nostre proposte sono dirette sostanzialmente a fare in modo che, conformemente all'ampia intesa di principio e al forte consenso politico in materia, vengano istituiti, sia negli Stati membri (anche a livello regionale e locale) che a livello dell'UE, meccanismi istituzionali miranti all'integrazione sociale dei Rom, che incidano anche sulle politiche e che siano trasparenti, basati su dati oggettivi, capaci di produrre in modo razionale e comprensibile gli effetti auspicati, caratterizzati da un funzionamento prevedibile e atti a garantire un'ampia partecipazione della società, anzitutto degli stessi Rom e dei fattori sociali che li sostengono.

    5.4   Va tenuto presente che, mentre le strategie si prefiggono in generale obiettivi adeguati, gli strumenti e le risorse a disposizione per realizzare tali obiettivi non appaiono sufficienti a controbilanciare la persistenza di forme di discriminazione e di esclusione e il loro impatto negativo sulla vita e sulle opportunità degli interessati. Ciò è particolarmente vero in questa fase di crisi economica e sociale, la quale come è ovvio, e anche a parere degli esperti, colpisce più duramente i gruppi sociali maggiormente vulnerabili, i quali risentono di un'esclusione talmente grave che la loro qualità di vita e le loro opportunità sociali sono ormai inesistenti e prive di contenuto.

    5.5   Raccomandazioni politiche

    5.5.1

    Sussiste il grave rischio che il clima politico favorevole che prevale nell'UE in rapporto alla questione dei Rom non venga sfruttato e che al suo posto rimanga un costoso insuccesso. Pertanto il CESE considera particolarmente importante che si eseguano regolarmente verifiche e riesami delle politiche governative in questo settore, affinché i possibili fattori svantaggiosi o dannosi non azzerino i previsti benefici della strategia. È necessario predisporre dei meccanismi efficaci per coordinare e correggere le politiche.

    5.5.2

    Dall'esame delle strategie nazionali per l'integrazione dei Rom emergono differenze preoccupanti in termini di volontà politica e di efficacia degli strumenti, delle risorse e dei meccanismi impiegati per eliminare la discriminazione e gli svantaggi sociali che colpiscono i Rom. Il CESE invita a intervenire più risolutamente che in passato contro lo sfruttamento di questo tema a fini politici.

    5.6   Politica e pubblicità antidiscriminazione

    5.6.1

    Il CESE considera molto importante che le strategie nazionali per l'integrazione dei Rom mantengano sempre un approccio fortemente basato sul diritto, che permetta ai cittadini degli Stati membri di godere pienamente dei diritti fondamentali garantiti dalla legislazione dell'UE e dai trattati e convenzioni internazionali sui diritti umani.

    5.6.2

    In tutti i settori della vita sociale occorre garantire il primato alla lotta contro la discriminazione. Il CESE raccomanda che le politiche antidiscriminazione dell'UE e degli Stati membri diano un'importanza maggiore all'investigazione dei casi di discriminazione e al fatto che questi ultimi vengano sanzionati in conformità delle tradizioni giuridiche europee.

    5.6.3

    È necessario provvedere alla difesa e all'attuazione dei diritti umani dei Rom migranti, incluso il diritto all'istruzione e un livello adeguato di assistenza sanitaria. Al posto di una politica di espulsioni occorrerebbe possibilmente realizzare politiche più equilibrate di integrazione dei Rom migranti originari degli Stati membri dell'UE e in possesso della cittadinanza dell'Unione.

    5.6.4

    Occorre uno sforzo particolare per introdurre la pratica di integrare i Rom nei mezzi di informazione, nel mondo della scuola e negli altri settori della vita pubblica. Bisogna avviare dei programmi intesi a far conoscere la storia e la cultura dei Rom, che diano spazio anche a un'attenta valutazione dei problemi cui devono far fronte a causa della discriminazione e dell'esclusione. È importante che in tale processo gli stessi Rom partecipino al lavoro di sensibilizzazione della società.

    5.6.5

    Occorre sempre investigare in maniera coerente i casi di incitamento all'odio e di xenofobia, e applicare quando necessario sanzioni giudiziarie. In tale contesto una particolare responsabilità ricade sui soggetti che influenzano l'opinione pubblica, in particolare i personaggi politici e mediatici di spicco.

    5.6.6

    Occorre prevenire la criminalizzazione dei Rom in quanto gruppo etnico e le espressioni verbali che associano i Rom a fenomeni sociali negativi (criminalità, comportamenti non conformi alle norme sociali ecc.), facendo in modo che tali espressioni cadano in disuso. È necessario fare degli sforzi affinché ciò si realizzi in particolare nel settore della giustizia penale e nei mezzi di informazione.

    5.6.7

    Il CESE sottolinea che bisogna generalizzare un approccio positivo nei confronti della situazione sociale dei Rom. Chiede che le istituzioni dell'UE e le loro reti si sforzino di non fare apparire i Rom e la loro comunità esclusivamente in un quadro sociale problematico e in quanto soggetti problematici, e cerchino invece di dare pubblicità in Europa a persone e comunità Rom che hanno successo e costituiscono un modello di ascesa e di integrazione sociale, pur rivendicando al tempo stesso la propria identità di Rom.

    5.6.8

    Attuare delle politiche di integrazione presuppone un fattore decisivo, ossia che le persone abbiano la forza, gli strumenti e il potere di disporre del proprio destino. Pertanto la politica, sia nell'insieme che nei suoi settori specializzati, deve contribuire a fare in modo che gli interessati possano decidere, nel quadro dello Stato di diritto, in merito al proprio destino, e che la maggioranza della società abbia la capacità di accettare tale autonomizzazione grazie a una comunanza di interessi.

    5.7   Partecipazione

    5.7.1

    Il Comitato sottolinea che la società civile non può costituire un ornamento passivo del processo delle strategie nazionali per l'integrazione dei Rom, bensì un agente attivo.

    5.7.2

    Il CESE sostiene la creazione, prevista dalla Commissione europea, di punti di contatto Rom nazionali, ma sottolinea che ciò ha senso solo se tali punti di contatto disporranno di prerogative appropriate e di risorse, in particolare finanziarie, adeguate. In ogni caso la loro azione deve assumere la forma di una cooperazione stretta e istituzionalizzata con le organizzazioni della società civile.

    5.7.3

    Occorre coinvolgere la piattaforma europea per l'inclusione dei Rom nella valutazione dei programmi strategici, e a tal fine bisogna rafforzare il suo funzionamento.

    5.7.4

    La società civile organizzata, comprese le organizzazioni e i gruppi di interesse Rom, deve partecipare pienamente a tutti i processi delle strategie nazionali per l'integrazione dei Rom (pianificazione, attuazione, monitoraggio e valutazione), e questo non solo a livello nazionale, ma anche regionale e locale. Tale approccio dev'essere applicato a tutti i livelli del processo decisionale ed è necessario avviarne i processi di funzionamento: le sedi della concertazione, la sua trasparenza, i suoi strumenti e le sue risorse.

    5.7.5

    Il Comitato sottolinea che occorre fare in modo che i soggetti si considerino come membri di una comunità Rom impegnati socialmente, e che occorre condurre una politica di valorizzazione della loro integrazione sociale. A tal fine bisogna predisporre un meccanismo di sostegno.

    5.8   Monitoraggio e valutazione

    5.8.1

    Poiché il monitoraggio e la valutazione in genere non fanno parte delle strategie nazionali degli Stati membri per l'integrazione dei Rom, o costituiscono una componente non adeguatamente elaborata di tali strategie, il CESE chiede che ciascuno Stato membro completi il proprio programma in tale campo e definisca le entità organizzative responsabili e i processi istituzionali, gli indicatori relativi a tali obiettivi, il metodo di valutazione, le fonti di informazione ecc.

    5.8.2

    Anche le strategie nazionali per l'integrazione dei Rom devono essere riesaminate ed essere oggetto di un monitoraggio continuo inteso ad accertare se enunciano, nei cinque principali ambiti di intervento, politiche globali e coerenti, se completano i quadri attualmente incompleti e se garantiscono in tale contesto programmi di azione adeguati e i relativi strumenti finanziari.

    5.8.3

    Gli Stati membri devono fare in modo che le strategie nazionali per l'integrazione dei Rom siano coerenti con le politiche di sviluppo nazionali, regionali e locali, e che sia possibile frenare o controbilanciare gli effetti imprevisti negativi di tali politiche sugli obiettivi delle strategie nazionali per l'integrazione dei Rom.

    5.8.4

    Il CESE raccomanda alla Commissione di predisporre in ciascuno Stato membro una rete di esperti indipendenti allo scopo di procedere a una valutazione motivata delle strategie nazionali per l'integrazione dei Rom, e chiede che gli Stati membri dedichino anche nei programmi operativi delle risorse al monitoraggio comunitario e alla valutazione (indipendente) da parte delle organizzazioni della società civile. È necessario inserire la componente "monitoraggio e valutazione" nel finanziamento dei programmi.

    5.8.5

    Raccomanda che, oltre al coordinamento da parte di Eurostat, gli istituti nazionali di statistica elaborino anche indicatori necessari a un monitoraggio, fondato su elementi oggettivi, delle strategie relative ai Rom, nonché un metodo statistico uniforme per la definizione degli indicatori.

    5.9   Risorse

    5.9.1

    Il Comitato sottolinea che occorre prevedere risorse che siano adeguate agli obiettivi adottati nei documenti politici, e che formino oggetto di linee distinte.

    5.9.2

    La situazione di crisi colpisce in misura maggiore i più vulnerabili. Nell'ottica di realizzare gli obiettivi della strategia Europa 2020 possono essere eseguiti degli aggiustamenti sia delle politiche relative alle risorse che della definizione delle priorità. Tali aggiustamenti devono tuttavia essere decisi in maniera trasparente e nel quadro di un processo decisionale che garantisca un consenso con i rappresentanti degli interessati.

    Bruxelles, 14 novembre 2012

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Staffan NILSSON


    (1)  Parere del CESE, del 16 giugno 2011, sul tema Rafforzamento dell'autonomia sociale e integrazione dei cittadini Rom in Europa (GU C 248 del 25.8.2011, pagg. 16-21).

    (2)  COM(2011) 173 final.

    (3)  I dieci principi di base comuni sull'inclusione dei Rom sono stati presentati nella prima riunione della piattaforma, il 24 aprile 2009. Si segnalano qui in particolare i seguenti principi: Approccio mirato esplicito, ma non esclusivo, Approccio interculturale, e Obiettivo finale di piena inclusione dei Rom nella società.

    (4)  http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_data/docs/pressdata/en/lsa/122100.pdf.

    (5)  Quadro UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom fino al 2020 - Conclusioni del Consiglio.

    (6)  GU C 248 del 25.8.2011, pagg. 16-21.

    (7)  Esame del quadro dell'UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom, OSI, 2012, http://www.soros.org/sites/default/files/roma-integration-strategies-20120221.pdf.

    (8)  Strategie nazionali di integrazione dei Rom: un primo passo nell’attuazione del Quadro dell’UE (COM(2012) 226), nonché SWD(2012) 133, del 21 maggio 2012.

    (9)  "[…] gli Stati membri si stanno impegnando per sviluppare un approccio generale in materia. Tuttavia, a livello nazionale resta ancora molto da fare. L’inclusione socio-economica dei Rom rimane prima di tutto responsabilità degli Stati membri, i quali dovranno compiere sforzi più consistenti per assolvere ai loro compiti, adottando misure più concrete, obiettivi espliciti che consentano di misurare i risultati, finanziamenti chiaramente individuati a livello nazionale e un valido sistema nazionale di monitoraggio e valutazione."

    (10)  Analysis of National Roma Integration Strategies (Analisi delle strategie nazionali per l'integrazione dei Rom), ERPC, marzo 2012.

    (11)  "[…] una grande maggioranza di intervistati in tutti gli Stati membri ha descritto come poco trasparente il processo di elaborazione delle strategie nazionali per l'integrazione dei Rom. Nella maggior parte dei casi la partecipazione dei soggetti interessati, e in particolare il coinvolgimento dei Rom, nell'attuazione delle strategie nazionali sono poco chiari."

    (12)  Studio sulla partecipazione e sulle attività delle organizzazioni dei Rom e/o delle organizzazioni non governative allo sviluppo e all'adozione delle strategie nazionali per l'integrazione dei Rom. Kontra Ltd., Budapest 2012. Manoscritto.

    (13)  Il questionario, inviato a circa 800 indirizzi, è pervenuto, per effetto valanga, a circa 2 000 destinatari. Gli autori dello studio hanno sollecitato per ben tre volte una risposta da parte delle organizzazioni destinatarie.

    (14)  In entrambi i casi i questionari completati e rispediti sono stati 78. Le risposte provenivano praticamente da tutti gli Stati membri, ma con grandi differenze quantitative tra uno Stato membro e l'altro. Tendenzialmente le risposte pervenute dagli Stati con una presenza maggiore di popolazione Rom sono state più numerose.

    (15)  I criteri analitici erano riferiti al livello di soddisfazione relativo, da un lato, ai settori principali della strategia, e dall'altro, alla trasparenza del processo di elaborazione della strategia e alle possibilità di prendervi parte.

    (16)  A seconda delle domande, il livello medio di soddisfazione andava da 1,6 a 2,7.


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