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Document 52009DC0466

    Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo - Una politica marittima integrata per una migliore governance nel Mediterraneo

    /* COM/2009/0466 def. */

    52009DC0466

    Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo - Una politica marittima integrata per una migliore governance nel Mediterraneo /* COM/2009/0466 def. */


    [pic] | COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE |

    Bruxelles, 11.9.2009

    COM(2009) 466 definitivo

    COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO E AL PARLAMENTO EUROPEO

    Una politica marittima integrata per una migliore governance nel Mediterraneo

    COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO E AL PARLAMENTO EUROPEO

    Una politica marittima integrata per una migliore governance nel Mediterraneo

    1. Introduzione

    Dalla vasta consultazione pubblica che ha condotto all’adozione della politica marittima integrata dell’UE nel 2007 è emerso un sostegno generalizzato all’idea che sia possibile conciliare un aumento dell’attività economica marittima con la tutela dell’ambiente nonché sviluppare un legame simbiotico tra le due a condizione di predisporre una governance adeguata e opportuni meccanismi trasversali.

    Il Mediterraneo costituisce un ottimo esempio di regione marittima in cui l’attività umana potrebbe trarre dal mare vantaggi economici più consistenti con un impatto di gran lunga minore sull’ecosistema. Tuttavia, in questa regione convivono oltre venti Stati costieri con livelli di sviluppo economico e capacità amministrative differenti e tra i quali sussistono forti divergenze politiche, riguardanti in particolare la delimitazione degli spazi territoriali e marittimi. Contrariamente ad altri mari semichiusi come il Mar Baltico o il Mar Nero, gran parte del Mediterraneo è costituita da acque di alto mare, il che crea problemi di governance specifici.

    Sette degli Stati costieri sono membri dell’UE, due sono paesi candidati e tre sono candidati potenziali destinatari della politica di allargamento dell’UE. I restanti paesi intrattengono relazioni forti e ben consolidate con l’UE, principalmente nell’ambito della politica europea di prossimità. Ad eccezione di un solo paese, tutti gli altri sono membri dell’Unione per il Mediterraneo.

    La presente comunicazione evidenzia i meccanismi e gli strumenti che consentono di realizzare un approccio integrato per la gestione delle attività marittime nel bacino mediterraneo. Essa è volta a completare le varie azioni settoriali promosse dall’UE nella regione. Benché la politica marittima integrata riguardi principalmente gli Stati membri, la presente comunicazione sottolinea la necessità di un rafforzamento generale della cooperazione con i partner dei paesi terzi del Mediterraneo ai livelli appropriati.

    2. Sfide principali

    Il Mediterraneo concentra in volume il 30% del commercio marittimo mondiale in provenienza o a destinazione dei suoi oltre 450 porti e terminal, oltre a un quarto del traffico petrolifero marittimo mondiale. Le sue coste ospitano più di 150 milioni di abitanti, cifra che raddoppia nel corso della stagione turistica. Metà della flotta peschereccia dell’UE vi esercita le proprie attività, per lo più di piccole dimensioni e artigianali, accanto alle quali si registra altresì un aumento della produzione acquicola. Gli stock ittici subiscono inoltre la pressione esercitata dalle navi provenienti dal Mediterraneo meridionale e dai paesi terzi.

    La fortissima pressione esercitata dalle attività economiche sull’ecosistema mediterraneo non cessa di intensificarsi. Benché il settore sia gravemente colpito dall’attuale crisi economica, si prevede che il traffico marittimo continui ad aumentare a causa delle crescenti richieste nel settore del trasporto di passeggeri, turisti e merci, inclusa l’energia. Le crociere turistiche registrano ad esempio una rapida espansione e ciascuno dei principali porti del Mediterraneo accoglie ogni anno oltre un milione di turisti in crociera. Le infrastrutture e gli impianti turistici e ricreativi continuano a moltiplicarsi su coste già densamente popolate e fitte di abitazioni (in varie regioni costiere d’Italia, Francia e Spagna, il tasso di zone edificate nel primo chilometro di fascia litoranea supera già il 45%).

    Questo sviluppo costante delle attività umane ed economiche ha condotto ad un aumento del degrado ambientale. L’ambiente marino particolarmente vulnerabile del Mediterraneo è vittima di un’inquietante combinazione di fenomeni: inquinamento proveniente dalla terraferma e dalle navi, scarico di rifiuti, minacce alla biodiversità, pesca eccessiva e degrado costiero. Nel quadro della convenzione MARPOL, il Mediterraneo è stato classificato “zona speciale” con riguardo agli idrocarburi a partire dal 1983 e con riguardo ai rifiuti a partire dal maggio 2009[1]. L’Unione per il Mediterraneo ha incluso la riduzione dell’inquinamento del Mediterraneo fra le sue priorità[2]. Il litorale risulta sempre più minacciato, così come il patrimonio culturale e naturale unico comprendente oltre 400 siti dell’UNESCO.

    La regione mediterranea è stata definita “zona sensibile” dal Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici e risulta particolarmente minacciata dalle inondazioni, dall’erosione costiera e dall’aumento della degradazione dei suoli[3]: ciò rende particolarmente necessario poter disporre di uno strumento che possa facilitare l’adeguamento al cambiamento climatico. L’immigrazione clandestina via mare è uno dei maggiori problemi della regione e la cooperazione dei diversi partner mediterranei risulta indispensabile per contrastare il fenomeno e impedire la perdita di vite umane.

    3. Verso una migliore governance marittima

    Per risolvere i problemi sopra illustrati è necessario porre rimedio a due lacune importanti in materia di governance: in primo luogo, nella maggior parte degli Stati mediterranei ciascuna politica settoriale è svolta da un’amministrazione specifica, così come ciascun accordo internazionale è applicato secondo norme che gli sono proprie; risulta pertanto difficile ottenere una visione d’insieme dell’impatto cumulativo delle attività marittime, incluso a livello di bacino. In secondo luogo, poiché gran parte dello spazio marino è costituita da acque di alto mare, risulta difficile per gli Stati costieri pianificare, organizzare e regolamentare attività che incidono direttamente sulle loro acque territoriali e le loro coste. La combinazione di questi due elementi crea una situazione in cui politiche e attività tendono a svilupparsi indipendentemente le une dalle altre, senza un reale coordinamento fra i vari settori di attività che hanno un’incidenza sul mare, né fra tutti gli attori locali, nazionali, regionali e internazionali. A ciò si aggiungono altre questioni essenziali ai fini di una buona governance: la partecipazione delle parti interessate, la trasparenza del processo decisionale e l’attuazione di norme fissate di comune accordo.

    3.1. Il ruolo degli Stati costieri del Mediterraneo

    La messa a punto di un approccio strategico e integrato a livello nazionale è alla base del processo di elaborazione di una politica marittima integrata[4]. Gli Stati membri del Mediterraneo sono incoraggiati a proseguire gli sforzi per la definizione delle proprie politiche marittime integrate. Per facilitare lo scambio delle migliori pratiche, la Commissione ha creato un sistema che consente di condividere le informazioni e documentare i progressi realizzati[5].

    Alcuni Stati membri hanno già adottato misure concrete per migliorare la governance in materia di affari marittimi. Occorrono tuttavia sforzi supplementari per creare strutture decisionali specifiche incaricate di coordinare le diverse politiche.

    La Commissione:

    - proporrà che i rappresentanti degli Stati membri del gruppo di contatto di alto livello affrontino regolarmente la questione del Mediterraneo al fine di discutere i progressi realizzati con riguardo all’elaborazione di una politica marittima integrata;

    - incoraggerà gli Stati membri allo scambio delle migliori pratiche in materia di governance marittima integrata, in particolare grazie ai programmi relativi all’obiettivo di cooperazione territoriale europea per il Mediterraneo.

    La natura semichiusa del Mediterraneo e le ripercussioni transfrontaliere delle attività marittime rendono necessaria una maggiore cooperazione con i partner mediterranei non appartenenti all’UE. Lo scambio di informazioni sopra menzionato dovrà essere esteso ai partner dei paesi terzi interessati ad un approccio integrato. A tal fine, i suddetti partner potrebbero essere invitati a designare punti di contatto che potrebbero partecipare, ove necessario, a un dialogo di alto livello riguardante tutto il bacino. La cooperazione in vista dell’elaborazione di una politica marittima integrata e di una migliore governance si baserà inoltre sull’attuale quadro multilaterale, sull’Unione per il Mediterraneo, sugli accordi bilaterali esistenti e sulla cooperazione regionale nell’ambito della politica europea di prossimità e delle relazioni con i paesi candidati e i candidati potenziali.

    La Commissione ha deciso di:

    - istituire un gruppo di lavoro sulla politica marittima integrata, al fine di avviare un dialogo e provvedere allo scambio delle migliori pratiche con gli Stati costieri mediterranei che non appartengono all’UE;

    - fornire un’assistenza tecnica nell’ambito dello strumento europeo di prossimità e partenariato[6] ai partner mediterranei che mostrano interesse per un approccio integrato degli affari marittimi, sensibilizzando ulteriormente tali partner e aiutandoli a fissare obiettivi e a creare meccanismi di attuazione.

    3.2. Governance dello spazio marino

    La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) del 1982 definisce il quadro generale della maggior parte delle attività marittime e rispecchia per molti versi il diritto consuetudinario internazionale. Essa è stata ratificata da tutti gli Stati costieri del Mediterraneo ad eccezione della Turchia, della Siria, di Israele e della Libia.

    Attualmente, gran parte dello spazio marino mediterraneo è costituita da acque di alto mare. Circa il 16% dello spazio marino è composto da acque territoriali e il 31% da diverse zone marittime, spesso contestate da altri Stati costieri a causa dell’estensione della zona rivendicata o della validità della rivendicazione[7].

    Una parte considerevole delle acque del Mediterraneo si trova pertanto al di fuori della zona sotto la giurisdizione o la sovranità degli Stati costieri. I suddetti Stati non dispongono pertanto di poteri prescrittivi o esecutivi che consentano di regolamentare in modo esaustivo le attività umane al di fuori di queste zone, in particolare per quanto concerne la protezione dell’ambiente marino, la pesca o lo sviluppo delle fonti energetiche. Al di fuori delle zone sotto la loro giurisdizione, gli Stati possono dunque adottare solo misure applicabili ai propri cittadini e alle proprie navi. Alcune azioni possono essere intraprese congiuntamente nel quadro limitato di convenzioni regionali per la tutela dell’ambiente marino e per la conservazione e la gestione delle risorse vive, benché sussista il problema dell’esecuzione delle decisioni adottate, in particolare nei riguardi di paesi terzi che non sono parte delle convenzioni.

    Questa situazione è dovuta al fatto che, nel Mediterraneo, i problemi di delimitazione delle frontiere fra Stati limitrofi sono legate a dispute complesse e politicamente sensibili in una zona che non supera le 400 miglia nautiche. Diverso è il caso di altri mari semichiusi dell’UE, come ad esempio il Mar Baltico, dove la maggior parte dei paesi ha risolto i problemi di delimitazione sulla base della convenzione UNCLOS ed è giunta ad un accordo sui limiti delle rispettive zone marittime.

    Con riguardo alla cooperazione multilaterale, fatte salve poche eccezioni, gli accordi internazionali e regionali che disciplinano le attività marittime riguardano un solo settore. La Commissione ha avviato uno studio volto a determinare i principali ostacoli che bloccano la ratifica, l’attuazione e l’esecuzione delle decisioni a livello degli accordi esistenti e delle organizzazioni che si occupano degli affari marittimi nel bacino, nonché le possibilità di miglioramento della cooperazione multilaterale e dell’assistenza in proposito.

    Al fine di procedere verso un approccio transettoriale agli affari marittimi, è necessario disporre di una visione generale più trasparente del lavoro di queste organizzazioni, che consenta fra l’altro di comprendere se le disposizioni adottate o promosse da questi organismi sono oggetto di una sorveglianza sistematica e vengono pienamente applicate. Occorre inoltre una maggiore chiarezza con riguardo ai ruoli e alle responsabilità degli Stati costieri, in particolare per quanto concerne la gestione delle zone marittime in una prospettiva di sviluppo sostenibile.

    Tenuto conto delle disparità politiche ed economiche, occorre incoraggiare il miglioramento della governance dello spazio marino a livello sub-regionale. Il fatto che Stati adiacenti si accordino per delimitare una frontiera marina comune o predispongano una gestione comune ed efficace delle proprie risorse vive e non vive costituisce in quest’ambito un autentico progresso. Le parti interessate hanno già richiamato l’attenzione dei governi e delle istituzioni internazionali in merito all’urgente necessità di avanzare in quest’ambito.

    La Commissione:

    - favorirà l’avvio di un dialogo strutturato e informale fra gli Stati costieri del Mediterraneo tramite riunioni di alto livello nonché la partecipazione di centri accademici e altre organizzazioni internazionali al fine di migliorare la governance dello spazio marino, anche a livello sub-regionale;

    - fornirà una panoramica degli accordi esistenti e delle organizzazioni attive nel settore degli affari marittimi nel Mediterraneo;

    - formulerà raccomandazioni per quanto concerne il miglioramento della cooperazione transettoriale fra gli accordi esistenti e le organizzazioni in attività;

    - continuerà ad incoraggiare la ratifica e l’attuazione concertata della convenzione UNCLOS nell’ambito delle proprie relazioni bilaterali;

    - avvierà uno studio sui costi e i benefici legati alla creazione di zone marittime.

    3.3. Una maggiore partecipazione delle parti interessate

    Fin dall’inizio, la politica marittima integrata è stata caratterizzata da un intenso coinvolgimento delle parti interessate. La società civile raccomanda l’instaurazione di un dialogo di qualità a livello regionale al fine di migliorare la governance nel Mediterraneo. Nella regione è stato inoltre creato di recente un consiglio consultivo regionale (CCR) che riunisce i principali operatori del settore della pesca.

    Il coinvolgimento delle parti interessate resta una delle priorità fondamentali nell’ambito dell’attuazione della politica marittima integrata nel Mediterraneo.

    La Commissione:

    - incoraggerà le piattaforme di parti interessate a trattare regolarmente le questioni legate al Mediterraneo al fine di indicare le priorità nel processo di elaborazione della politica marittima integrata a livello del bacino;

    - esplorerà le varie opzioni disponibili per associare al processo nel modo più efficace le parti interessate di tutti gli Stati costieri.

    4. Strumenti trasversali per una governance marittima integrata

    Il miglioramento della governance marittima deve essere associato a strumenti trasversali destinati a generare nuovo potenziale per la crescita economica delle attività marittime e a garantire la protezione dell’ambiente e un futuro migliore per le popolazioni costiere.

    4.1. Pianificazione dello spazio marittimo e strategie marine

    Secondo le previsioni l’attività marittima nel Mediterraneo, benché colpita dalla crisi economica, è destinata a intensificarsi sia in termini di traffico marittimo che di sviluppo di energie rinnovabili e di flussi turistici. Il potenziale di crescita del bacino, in condizioni compatibili con la realizzazione di buone condizioni ecologiche e l’ottimizzazione dei risultati che ne derivano, può essere sfruttato al meglio grazie alla pianificazione dello spazio marittimo (PSM).

    La PSM costituisce uno strumento di governance efficace ai fini di una gestione basata sugli ecosistemi che affronti l’impatto combinato delle attività marittime, i conflitti connessi alle diverse utilizzazioni dello spazio e la preservazione degli habitat marini. La tabella di marcia contenuta in una comunicazione della Commissione del 2008[8] fissa una serie di principi relativi all’elaborazione di approcci PSM da parte degli Stati membri e può rivelarsi utile anche nel contesto più ampio del Mediterraneo.

    Ciononostante, rispetto ad altri bacini marittimi, le pratiche di PSM nel Mediterraneo restano limitate, forse a causa della sensibilità delle questioni relative alla creazione di zone marittime e alla delimitazione delle frontiere. Tali difficoltà devono essere affrontate per consentire lo sviluppo della pianificazione spaziale ai livelli appropriati.

    Gli Stati membri dell’UE hanno convenuto circa la realizzazione di buone condizioni ambientali nelle acque marine da qui al 2020[9], tramite lo sviluppo di “strategie marine” integrative che applichino un approccio fondato sugli ecosistemi alle attività umane che hanno un’incidenza sul mare e sono strettamente legate alla PSM. Il rispetto di tali obblighi, se del caso in cooperazione nell’ambito delle convenzioni marittime regionali (in particolare la convenzione di Barcellona e la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM)), o a livello sub-regionale, costituisce un fattore chiave per l’attuazione di una politica marittima integrata nel Mediterraneo. Inoltre, il “regolamento sul Mediterraneo”[10] già punta ad un approccio integrato fondato sugli ecosistemi per la gestione della pesca. Tale approccio sarà ulteriormente rafforzato grazie all’imminente riforma della politica comune della pesca dell’UE[11].

    La Commissione:

    - avvierà uno studio sulla PSM nel bacino mediterraneo al fine di determinare le sue potenziali zone di applicazione, analizzare gli ostacoli ed evidenziare le soluzioni possibili per l’applicazione della pianificazione in sottoregioni o zone marittime specifiche;

    - lancerà in seguito un progetto volto a testare l’applicazione della PSM a livello sub-regionale nonché ad incoraggiare pratiche transfrontaliere concrete;

    - aiuterà gli Stati membri, tramite una strategia comune di attuazione, a rispettare i propri obblighi nell’ambito della direttiva quadro “Strategia per l’ambiente marino” con riguardo alle loro strategie marine, inclusa entro il 2010 una valutazione globale delle acque marine e delle relative utilizzazioni.

    4.2. Gestione integrata delle zone costiere e delle isole

    Cambiamenti climatici, sviluppo dei porti, turismo costiero e relativi investimenti, preoccupazioni per la tutela del patrimonio marittimo e dell’ambiente marino, inclusi i siti NATURA 2000: tutti questi aspetti richiedono un approccio integrato per la gestione delle zone costiere mediterranee. La Commissione si è impegnata a garantire che l’adattamento ai cambiamenti climatici riceva la necessaria priorità nelle zone costiere e marittime, secondo quanto indicato nel Libro bianco[12].

    La salvaguardia e l’interconnessione del patrimonio marittimo, unitamente agli interessi economici ed ecoambientali, saranno inoltre garantiti tramite gli strumenti esistenti, come il progetto EDEN (“Destinazioni europee di eccellenza”) e il Premio del patrimonio culturale dell’Unione europea / Concorso Europa nostra. Esiste in quest’ambito un vasto potenziale di sviluppo in tutto il bacino mediterraneo, dotato per sua natura di una grande ricchezza culturale.

    Gli strumenti trasversali di governance possono aiutare le regioni costiere del Mediterraneo a gestire in modo più integrato le questioni relative alla sostenibilità sociale, economica e ambientale. Gli Stati membri del Mediterraneo stanno elaborando strategie nazionali in materia di gestione integrata delle zone costiere (GIZC) e la CE ha di recente siglato in proposito un primo strumento giuridico che si applica a tutto il bacino, adottato nell’ambito della Convenzione di Barcellona[13].

    Occorrono tuttavia sforzi supplementari, in particolare per quanto riguarda un migliore coordinamento fra la gestione dello sviluppo delle attività in mare e quella del corrispondente sviluppo sulla terraferma (frontiera terra-mare). Ciò vale soprattutto per le isole, dove la connettività riveste un’importanza particolare. In quest’ambito, gli Stati membri sono incoraggiati ad elaborare strategie integrate al fine di affrontare le sfide delle regioni insulari e di stabilire un sistema di scambio delle migliori pratiche. La base di conoscenze in materia di pratiche GIZC nel Mediterraneo deve essere a sua volta rafforzata.

    Promuovendo un approccio coerente sui due lati della frontiera terra-mare secondo un orientamento basato sugli ecosistemi, l’elaborazione di una politica marittima integrata nel Mediterraneo dovrebbe dare nuovo impulso alla GIZC, il cui potenziale resta ancora da sfruttare.

    La Commissione:

    - fornirà un inventario accessibile via internet degli strumenti, delle migliori pratiche e degli studi di casi in materia di GIZC al fine di migliorarne l’applicazione;

    - offrirà il proprio sostegno, nell’ambito del 7° programma quadro dell’UE, alla creazione di una base di conoscenze in materia di GIZC nel Mediterraneo, concentrandosi in particolare sulla cooperazione internazionale;

    - esaminerà le possibilità di rafforzare l’interfaccia terra-mare, in particolare collegando la pianificazione terrestre e marittima per mezzo delle azioni di PSM proposte nell’ambito della sezione 4.1.

    4.3. Favorire le azioni fondate sulla conoscenza

    Lo sviluppo di economie marittime sostenibili e di una gestione efficace delle coste richiedono politiche fondate sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili.

    La raccolta periodica dei dati fondamentali è necessaria ai fini della valutazione dello stato ambientale dei nostri mari e delle possibili rese delle risorse naturali. La Commissione continuerà a sottolineare l’importanza dei pareri scientifici e della raccolta dei dati nell’applicazione della politica comune della pesca e della normativa ambientale nel Mediterraneo. Occorrerà inoltre prevedere un rafforzamento della cooperazione con i paesi mediterranei non appartenenti all’UE ai fini della raccolta di dati fondamentali per mezzo di programmi comuni e dello sviluppo di capacità.

    La recente strategia globale dell’UE per la ricerca marina e marittima[14] è volta a migliorare l’efficacia e l’eccellenza stimolando gli sforzi di ricerca integrati. Essa riconosce inoltre l’importanza di rafforzare la cooperazione scientifica internazionale come strumento essenziale della gestione integrata delle attività marittime nelle acque condivise. La sua attuazione nel Mediterraneo verrà utilizzata come base per un miglioramento della governance integrata. Il rafforzamento delle infrastrutture di ricerca marina, gli sforzi di ricerca e sviluppo tecnologico (RST) integrati messi in atto tramite poli di attività marittime (“ clusters ”) e piattaforme tecnologiche, nonché le sinergie fra gli Stati membri e le regioni, sono azioni necessarie per trovare soluzioni coerenti che consentano di sfruttare pienamente il potenziale economico dei nostri mari secondo un approccio fondato sugli ecosistemi. In particolare, occorre proseguire lo sviluppo di osservazioni multidisciplinari dei fondali marini che possono aiutare a comprendere e monitorare i rischi di tsunami.

    La Commissione sta inoltre elaborando una rete europea per l’osservazione e la raccolta di dati sull’ambiente marino (EMODNET) al fine di migliorare l’infrastruttura delle conoscenze e superare gli ostacoli alla scoperta, all’accesso e all’utilizzo dei dati. Si sta inoltre elaborando un atlante europeo dei mari al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e creare un’identità marittima comune nei bacini marittimi. Questi strumenti riguarderanno l’insieme del bacino.

    La Commissione:

    - riserverà un’attenzione particolare al Mediterraneo nell’ambito della creazione della rete marittima integrata ERA-NET (rete dello spazio europeo di ricerca), volta a rafforzare il coordinamento fra gli Stati membri nel campo delle ricerche marine;

    - definirà un quadro strategico a lungo termine per una cooperazione scientifica che abbracci l’intero bacino mediterraneo, consentendo alla cooperazione nel campo delle ricerche marine di svilupparsi secondo un programma strutturato, che affronti problematiche identificate di comune accordo;

    - metterà in atto sforzi considerevoli in materia di ricerca multitematica nell’ambito del 7° programma quadro dell’UE al fine di integrare le conoscenze relative al Mediterraneo in tutte le discipline pertinenti.

    4.4. Sorveglianza integrata per uno spazio marittimo più sicuro e protetto

    Per gestire con successo le attività marittime e contrastare le principali difficoltà in materia di sicurezza e protezione nel Mediterraneo è necessaria la sorveglianza delle attività e delle operazioni marittime.

    La rigorosa attuazione della normativa comunitaria in materia di sicurezza marittima da parte degli Stati membri e la creazione di capacità presso le amministrazioni marittime e le autorità portuali dei paesi partner mediterranei sono fattori essenziali per la prevenzione degli incidenti e dell’inquinamento proveniente dalle navi, inclusi gli scarichi illegali di idrocarburi. Il progetto regionale SAFEMED finanziato dall’UE, relativo alla sicurezza e alla protezione marittima e alla tutela dell’ambiente marino, contribuisce a colmare il divario normativo e strutturale fra gli Stati membri e i paesi partner del Mediterraneo. La Commissione proporrà inoltre che l’Agenzia europea per la sicurezza marittima (EMSA) avvii una cooperazione tecnica con i partner mediterranei, anche in caso di incidenti che provocano inquinamento, fornendo navi disinquinanti[15]. Con riguardo alla sorveglianza dei movimenti delle navi verrà presa in considerazione la possibilità di estendere il server regionale mediterraneo del Sistema di identificazione automatica (AIS).

    Nel corso degli ultimi anni l’agenzia Frontex ha intensificato il sostegno fornito agli Stati membri del Mediterraneo soggetti a un’immensa pressione di flussi migratori irregolari[16]. La Commissione promuoverà, attraverso il dialogo e l’assistenza finanziaria fornita ai paesi partner del Mediterraneo, la partecipazione di questi ultimi alle attività coordinate da Frontex nella regione. Nel campo della lotta contro il traffico marittimo di droga, una cooperazione rafforzata è stata messa in atto nell’ambito del Centro di analisi e operazioni contro il narcotraffico marittimo (MAOC-N) e del Centre de Coordination pour la Lutte Anti-Drogue en Méditerranée (CeCLAD-M).

    Fino ad oggi tuttavia, la sorveglianza marittima è stata spesso condotta in modo settoriale ed è stata caratterizzata dalla raccolta multipla dei dati di sorveglianza a livello nazionale e da parte di diverse autorità. In questo contesto, la politica marittima integrata include fra i suoi principali obiettivi l’integrazione della sorveglianza marittima tramite la promozione degli scambi di informazioni e il miglioramento della cooperazione fra le autorità nazionali responsabili del monitoraggio e della sorveglianza in mare[17], senza rimettere in causa le missioni e competenze rispettive quali stabilite dalla normativa nazionale e comunitaria. Questo approccio dovrebbe permettere non solo di migliorare il livello di sorveglianza generale in termini di raccolta e trattamento delle informazioni (consentendo di fornire risposte più coordinate in mare o nei porti), ma anche di ridurre i costi di sorveglianza grazie ad economie di scala finora non sfruttate. La possibilità di coinvolgere i paesi partner mediterranei nell’organizzazione di una sorveglianza marittima integrata deve essere presa maggiormente in considerazione.

    Attualmente la Commissione:

    - sta lanciando un progetto pilota inteso a migliorare la cooperazione fra le autorità nazionali degli Stati membri mediterranei responsabili della sorveglianza marittima, delle operazioni di sorveglianza e dello scambio di informazioni fra le autorità portuali;

    - intende presentare nell’ambito di una futura comunicazione una serie di principi che regolano la sorveglianza marittima integrata nell’UE per passare progressivamente da un approccio settoriale a un approccio integrato della sorveglianza marittima a livello comunitario e nazionale.

    5. Conclusioni

    Le sfide presenti nel Mediterraneo richiedono soluzioni comuni e soprattutto integrate, fondate su una migliore governance marittima. Ciò vale in particolare ove si considerino la crescente domanda di risorse naturali e le conseguenti pressioni sull’ambiente marino, nonché la costante necessità di garantire la crescita e l’occupazione nei settori legati al mare e nelle regioni marittime.

    Un approccio integrato degli affari marittimi non dovrebbe ovviamente pregiudicare gli strumenti e gli obiettivi messi a punto al fine di realizzare progressi in ambiti marittimi specifici. Al contrario, tale approccio è volto a fornire le prospettive e gli strumenti trasversali necessari in materia di governance al fine di ridurre al minimo gli effetti negativi e di ottimizzare l’efficacia e i risultati.

    La Commissione invita pertanto il Consiglio e il Parlamento europeo a:

    - approvare gli obiettivi e le azioni presentati nell’ambito della presente comunicazione;

    - sostenere l’approccio proposto nel quadro dei loro rispettivi ambiti di responsabilità.

    [1] MARPOL Allegati I (Idrocarburi) e V (Rifiuti).

    [2] Dichiarazione di Parigi del 13.7.2008 e riferimenti relativi all’iniziativa Horizon 2020.

    [3] SEC(2008) 2868.

    [4] COM(2008) 395.

    [5] Link: http://ec.europa.eu/maritimeaffairs/governance_memberstates_en.html http://ec.europa.eu/maritimeaffairs/memberstates_en.html

    [6] Documento di strategia regionale ENPI (2007-2013) per il partenariato euromediterraneo.

    [7] Per quanto riguarda la colonna d’acqua, cinque Stati costieri hanno adottato una legislazione con cui si stabilisce una zona contigua di 12 nm, adiacente alle loro acque territoriali, ai fini dell’applicazione di leggi e regolamentazioni in materia doganale, fiscale, di immigrazione o sanitaria. Cinque Stati costieri hanno istituito una zona archeologica adiacente alle loro acque territoriali ai fini della protezione del patrimonio culturale sottomarino. Quattro Stati costieri hanno istituito zone di pesca protette e tre Stati hanno definito zone di protezione ecologica. Cinque Stati costieri hanno istituito zone economiche esclusive (ZEE) in cui lo Stato costiero gode di diritti di sovranità con riguardo alle risorse marine vive e non vive.

    [8] COM(2008) 791.

    [9] Direttiva 2008/56/CE del 25.6.2008.

    [10] Regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio, del 21.12.2006.

    [11] COM(2009) 163.

    [12] COM(2009) 147.

    [13] Protocollo sulla gestione integrata delle zone costiere del Mediterraneo firmato a Madrid (Spagna) il 21 gennaio 2008.

    [14] COM(2008) 534.

    [15] COM(2009) 301.

    [16] Il Consiglio europeo del 19 giugno 2009 ha ribadito le proprie inquietudini in materia di immigrazione illegale, dichiarando che “ gli avvenimenti recenti a Cipro, in Grecia, in Italia e a Malta sottolineano l’urgenza di potenziare gli sforzi per prevenire e contrastare efficacemente l’immigrazione irregolare alle frontiere marittime meridionali dell’UE” .

    [17] SEC(2008) 2737 e SEC(2008) 68.

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