NAT/952
Modifica della normativa europea sul clima
PARERE
Sezione Agricoltura, sviluppo rurale e ambiente
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
recante modifica del regolamento (UE) 2021/1119 che istituisce il
quadro per il conseguimento della neutralità climatica
[COM(2025) 524 final]
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E-mail di contatto
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NAT@eesc.europa.eu
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Amministratori
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Caroline VERHELST, Gaizka MALO
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Data del documento
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9/9/2025
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Relatore: Teppo SÄKKINEN
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Procedura legislativa
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EU Law Tracker
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Consultazione
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Parlamento europeo, 7/7/2025
Consiglio, 16/7/2025
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Base giuridica
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Articoli 192, paragrafo 1, e 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea
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Documenti della Commissione europea
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COM(2025) 524 final
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Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) pertinenti
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OSS 13 - Lotta contro il cambiamento climatico
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Sezione competente
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Agricoltura, sviluppo rurale e ambiente
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Adozione in sezione
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8/9/2025
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Esito della votazione
(favorevoli/contrari/astenuti)
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51/5/3
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Adozione in sessione plenaria
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D/M/YYYY
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Sessione plenaria n.
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…
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Esito della votazione
(favorevoli/contrari/astenuti)
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…/…/…
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1.RACCOMANDAZIONI
1.1Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie con favore l'attesa modifica della normativa sul clima, che propone un traguardo climatico vincolante per il 2040, ovvero la riduzione netta delle emissioni di gas a effetto serra del 90 % rispetto ai livelli del 1990. Il CESE ribadisce il suo sostegno a favore del summenzionato obiettivo climatico, in quanto è conforme con i dati scientifici relativi alla giusta quota di partecipazione dell'Europa agli sforzi tesi a conseguire l'obiettivo di 1,5 °C. Essendo l'Europa il continente che registra l'innalzamento delle temperature più rapido al mondo, un'azione globale decisiva per il clima è nei suoi stessi interessi.
1.2Il CESE sostiene l'approccio scelto dalla Commissione di includere orientamenti relativi alle politiche di sostegno nell'articolo 1 della modifica della normativa sul clima, poiché è in linea con la precedente richiesta del Comitato di attuare politiche di sostegno volte a garantire la competitività delle industrie europee e una transizione giusta e di utilizzare tutte le tecnologie a zero e a basse emissioni di carbonio in maniera efficace sotto il profilo dei costi, in quanto unico modo per conseguire l'ambizioso obiettivo del 90 %.
1.3Per massimizzare l'influenza diplomatica dell'Europa in vista della COP30 ed evitare un'ulteriore erosione della sua credibilità, il CESE esorta il Consiglio e il Parlamento a concordare l'obiettivo climatico per il 2040 e il contributo determinato a livello nazionale (Nationally Determined Contribution, NDC) ad esso associato al più tardi entro settembre e, rispettivamente, l'inizio di ottobre. Tale termine consentirebbe all'UE di dialogare in modo significativo con i suoi partner internazionali e altri importanti responsabili delle emissioni e di plasmare l'ambizione globale da una posizione di leadership.
1.4Il CESE ritiene che la riduzione delle emissioni nell'UE dovrebbe essere la principale priorità dell'azione per il clima, e riflettere il massimo livello di ambizione possibile. Il CESE riconosce che i crediti internazionali potrebbero fornire la flessibilità necessaria per raggiungere il traguardo per il 2040. Il loro utilizzo dovrebbe essere rigorosamente subordinato al rispetto di criteri di integrità elevata e basato sul diritto dell'UE e sul meccanismo di assegnazione dei crediti dell'accordo di Parigi, al fine di tenere conto delle legittime preoccupazioni in materia di integrità ed evitare di sostituire l'azione per il clima a livello nazionale, o di causare danni sociali o ambientali. I crediti dovrebbero inoltre essere conformi ad altre politiche esterne e interne dell'UE. Il Comitato raccomanda di istituire un organismo a livello dell'UE incaricato di acquisire i crediti, monitorarli e garantirne la qualità. I crediti internazionali non dovrebbero essere utilizzati per conformarsi al sistema di scambio di quote di emissione dell'UE (ETS).
1.5Il CESE osserva che un futuro allargamento dell'UE coinciderà probabilmente con il calendario previsto per il raggiungimento dell'obiettivo per il 2040. Invita la Commissione a chiarire l'impatto che l'allargamento avrebbe sull'obiettivo climatico per il 2040, precisando altresì in che modo l'anno di riferimento 1990 e l'obiettivo del 90 % dovranno essere calcolati nel caso di un'UE allargata. Il Comitato chiede inoltre alla Commissione di rafforzare il sostegno fornito ai paesi candidati, affinché si adeguino anticipatamente alle politiche dell'UE in materia di clima ed energia.
1.6Il CESE propone di dare priorità ai crediti internazionali generati nei paesi candidati all'adesione all'UE. Considerato che questi paesi potrebbero diventare Stati membri in futuro, è probabile che i progetti in tale ambito contribuiscano direttamente agli obiettivi climatici dell'UE. Per tenere conto di questo potenziale e del calendario dell'allargamento, il Comitato propone di consentire, a partire dal 2031, il conteggio dei crediti internazionali provenienti dai paesi candidati ai fini dell'obiettivo per il 2040.
1.7Al fine di sostenere la definizione del quadro strategico per il 2040, il CESE chiede alla Commissione di fornire una valutazione d'impatto riassuntiva incentrata sull'obiettivo del 90 %, che includa anche gli effetti dell'utilizzo dei crediti internazionali.
1.8Per progredire verso il conseguimento degli obiettivi climatici incrementando nel contempo la competitività europea e creando posti di lavoro di alta qualità, il Comitato raccomanda di includere l'esportazione di tecnologie pulite nella modifica della normativa sul clima e di istituire un quadro di valutazione dell'industria pulita che consenta di monitorare l'occupazione, l'innovazione e la crescita delle esportazioni nei settori a zero emissioni nette, al fine di orientare le verifiche della competitività dell'UE e privilegiare percorsi di decarbonizzazione rivolti all'esportazione.
1.9Poiché il settore agroalimentare europeo è particolarmente colpito dai cambiamenti climatici e al tempo stesso minacciato dalla concorrenza globale di paesi dove le norme ambientali sono meno rigorose, il CESE propone che la sicurezza alimentare sia inclusa nella modifica della legge sul clima, tra gli elementi da considerare nelle successive proposte legislative. Il CESE sottolinea che gli agricoltori e i proprietari di foreste hanno un ruolo straordinario in qualità di custodi dei pozzi di assorbimento terrestre del carbonio. Le pratiche agricole sostenibili contribuiscono a ridurre le emissioni e a rafforzare la resilienza, al tempo stesso promuovendo la conservazione delle risorse naturali, della biodiversità e di ecosistemi sani, e generando un impatto positivo sulla produzione e sulla qualità della vita delle comunità rurali.
1.10Riconoscendo l'urgente necessità di rafforzare la difesa e la sicurezza europee, il CESE incoraggia la Commissione a individuare e promuovere soluzioni tecnologiche a duplice uso che concorrano sia agli obiettivi di difesa che a quelli climatici, tra cui l'energia pulita per le infrastrutture critiche, l'energia pulita decentrata per la logistica militare e i materiali a basse emissioni di carbonio per le attrezzature e l'edilizia. Tali sinergie dovrebbero essere integrate sia nelle strategie climatiche che in quelle industriali.
2.NOTE ESPLICATIVE
2.1Nel 2024 il Comitato economico e sociale europeo è stato il primo organo europeo a prendere posizione riguardo all'obiettivo climatico per il 2040. Il CESE ribadisce le posizioni adottate nel parere NAT/931, compreso il suo sostegno a favore di un traguardo climatico del 90 % da raggiungere entro il 2040. Secondo il parere del comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici (ESABCC), se l'Unione perseguisse l'obiettivo di ridurre le emissioni interne nette del 90-95 % entro il 2040, si collocherebbe su un percorso fattibile e realistico verso la neutralità climatica
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2.2Come già suggerito nel parere NAT/931, il CESE sottolinea che tale traguardo è impegnativo e può essere raggiunto solo attuando politiche di sostegno volte a garantire la competitività delle industrie europee e una transizione giusta e utilizzando tutte le tecnologie a zero e a basse emissioni di carbonio in maniera efficace sotto il profilo dei costi. Inoltre, le turbolenze geopolitiche dell'ultimo anno hanno reso ancor più necessario il rafforzamento della difesa e della sicurezza europee. Anche l'eliminazione graduale della dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili è una questione di sicurezza per l'Europa.
2.3Un obiettivo ambizioso per il 2040 presuppone il raggiungimento del traguardo di riduzione delle emissioni nette di almeno il 55 % entro il 2030. Il CESE accoglie con favore la recente valutazione dei piani nazionali per l'energia e il clima (PNEC) a opera della Commissione europea, secondo cui gli Stati membri hanno quasi colmato la distanza che li separa dal conseguimento degli obiettivi per il 2030 in materia di clima ed energia. Il CESE invita a continuare a concentrarsi sull'attuazione del pacchetto "Pronti per il 55 %" e a sostenere le imprese e le famiglie europee nell'adattamento al nuovo contesto normativo.
2.4Nella comunicazione del 2024 la Commissione ha fornito valutazioni d'impatto in merito all'obiettivo climatico per il 2040. Il traguardo proposto del 90 % si situa a metà tra le due possibili forbici di valori analizzate nella valutazione: 85-90 % e 90-95 %. Al fine di sostenere la definizione del quadro strategico per il 2040, il CESE chiede alla Commissione di fornire una valutazione di sintesi sull'obiettivo del 90 %, che includa anche l'impatto dell'utilizzo dei crediti internazionali.
2.5Nel parere NAT/931 il CESE ha illustrato le preoccupazioni e le proposte politiche più generali relative all'obiettivo climatico per il 2040. Su tale base, il presente parere si concentrerà sulla proposta di modifica della normativa sul clima e sulle considerazioni supplementari emerse dopo l'adozione del parere precedente.
Obiettivo per il 2040 e politica climatica globale
2.6Nella sessione plenaria del luglio 2025 il CESE ha sottolineato il legame tra clima, pace e sicurezza, invitando l'UE a porsi come leader credibile e resiliente nella diplomazia climatica globale (REX/599). Poiché l'UE è responsabile solo del 6 % delle emissioni globali, la mitigazione dei cambiamenti climatici volta a limitare il riscaldamento globale a 1,5 ºC richiede non solo una solida azione interna per il clima, ma anche una collaborazione con gli altri principali responsabili delle emissioni.
2.7L'obiettivo per il 2040 costituisce la base per il nuovo contributo determinato a livello nazionale (NDC) dell'UE, che dovrebbe essere presentato al più tardi a settembre, in tempo utile per la COP30 in Brasile. Il CESE esorta il Consiglio e il Parlamento a procedere rapidamente all'adozione dell'obiettivo per il 2040 e del relativo NDC, prevedendo anche un traguardo indicativo per il 2035. La mancata presentazione di un NDC ha già danneggiato la posizione dell'Europa nei negoziati globali sul clima e ha ridotto la sua capacità di esercitare pressioni su altre grandi economie affinché adottino NDC ambiziosi.
2.8Il panorama della diplomazia climatica globale è sempre più difficile, in particolare dopo il secondo recesso degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi. Tuttavia, vi sono stati anche sviluppi positivi. Il CESE prende atto in particolare dell'accordo storico raggiunto dall'Organizzazione marittima internazionale (IMO) sulla regolamentazione per l'azzeramento delle emissioni nette per il trasporto marittimo globale, creando di fatto il primo prezzo globale del carbonio in assoluto.
2.9La Cina è al primo posto a livello mondiale per volume di emissioni e nel 2023 le sue emissioni storiche cumulative hanno superato quelle dell'UE. È tuttavia possibile che le emissioni della Cina abbiano raggiunto il loro picco nel 2025, grazie alla notevole diffusione di energia pulita promossa dal paese. Ciò potrebbe anche preannunciare il raggiungimento del picco delle emissioni globali durante il decennio in corso, come previsto dall'Agenzia internazionale per l'energia nel 2023. Tuttavia, nuovi fattori del consumo energetico, quali i centri dati e l'IA, potrebbero ostacolare tale sviluppo se basati sulla produzione di energia fossile. La Cina prevede di presentare un NDC relativo all'intera economia, in cui sono inclusi tutti i gas a effetto serra.
2.10Sebbene la Cina sia un concorrente economico e un rivale sistemico dell'UE, nell'ambito della mitigazione dei cambiamenti climatici è un partner necessario per la cooperazione. L'UE e la Cina potrebbero operare come "doppio motore" della governance internazionale in materia di clima e della decarbonizzazione, sostituendo la cooperazione tra Stati Uniti e Cina, che fu cruciale per l'elaborazione dell'accordo di Parigi. Allo stesso tempo, la riduzione dei rischi derivanti dall'eccessiva dipendenza dalla Cina per le tecnologie, i componenti e le materie prime critiche rimane una priorità strategica per l'Europa. L'UE dovrebbe utilizzare la definizione di un forte obiettivo climatico per il 2040 come leva per incoraggiare la Cina a porsi un obiettivo altrettanto ambizioso.
2.11Un eventuale ricorso all'articolo 6 dell'accordo di Parigi come contributo parziale all'obiettivo climatico dell'UE per il 2040 potrebbe offrire una piattaforma per una cooperazione rafforzata nord-sud in materia di clima, oltre che fornire finanziamenti per l'azione climatica. Il ritiro degli Stati Uniti dalla cooperazione multilaterale e bilaterale in materia di clima ed energia non deve consentire alla Cina di posizionarsi come unico partner possibile per i paesi in via di sviluppo nella transizione verso l'energia pulita.
Allargamento dell'UE e obiettivo climatico per il 2040
2.12Il CESE osserva che un futuro allargamento dell'UE coinciderà probabilmente con il calendario previsto per il raggiungimento dell'obiettivo per il 2040. L'adesione di nuovi Stati membri aumenterà le emissioni totali dell'UE, ma nel contempo consentirà anche di stimolare la trasformazione dei settori energetico e industriale di tali paesi, integrandoli nell'architettura della politica climatica dell'UE. L'allargamento dell'UE può pertanto costituire un potente strumento per promuovere l'azione per il clima. Nuovi Stati membri possono inoltre contribuire alla decarbonizzazione di tutta l'Unione, in quanto consentono di accedere a risorse naturali, capacità industriali e competenze in materia di energia. Allo stesso tempo, i paesi candidati potrebbero avere difficoltà ad allinearsi alle politiche dell'UE in materia di clima ed energia, come il sistema di scambio delle quote di emissione.
2.13I paesi candidati attualmente impegnati in negoziati di associazione – ovvero i Balcani occidentali, l'Ucraina e la Moldova – rappresentano il 10-15 % delle emissioni totali dell'UE. Considerato che in molti paesi candidati le emissioni sono rimaste stabili, tale dato potrebbe aumentare a mano a mano che le emissioni dell'UE diminuiscono. L'Ucraina risente in misura notevole della brutale guerra di aggressione in corso mossa dalla Russia. Il CESE sottolinea che la mancanza di progressi in materia di emissioni nei futuri Stati membri inciderà anche sulla capacità dell'UE di conseguire i suoi obiettivi climatici, in particolare per il 2040 e il 2050, e i suoi NDC. Pertanto, sostenere la decarbonizzazione dei paesi candidati è nell'interesse dell'UE.
2.14Il CESE invita la Commissione a chiarire l'impatto che l'allargamento avrebbe sull'obiettivo climatico per il 2040, precisando altresì in che modo l'anno di riferimento 1990 e l'obiettivo del 90 % dovranno essere calcolati nel caso di un'UE allargata. Chiede inoltre alla Commissione di incrementare il sostegno fornito ai paesi candidati, affinché si adeguino anticipatamente alle politiche dell'UE in materia di clima ed energia. L'eventuale utilizzo di crediti internazionali nell'ambito del traguardo climatico per il 2040 potrebbe essere un modo efficace per sostenere i paesi candidati e nel contempo contribuire direttamente agli NDC e agli obiettivi climatici dell'UE.
Crediti internazionali nell'ambito dell'obiettivo per il 2040 e della politica climatica dell'UE
2.15Nella modifica della normativa sul clima la Commissione propone che, a partire dal 2036, un eventuale contributo limitato di crediti internazionali di carbonio di alta qualità a norma dell'articolo 6 dell'accordo di Parigi – pari a un massimo del 3 % delle emissioni nette dell'UE del 1990 – possa essere conteggiato ai fini dell'obiettivo per il 2040. L'articolo 6 consente alle parti di cooperare e di scambiare le riduzioni e gli assorbimenti delle emissioni. Le norme e gli orientamenti ancora in sospeso relativi a tale articolo sono stati infine adottati nel 2024 in occasione della COP29 di Baku.
2.16Sebbene fino al 2020 sia stato possibile ricorrere ai crediti internazionali nell'ambito del sistema europeo di scambio di quote di emissione (ETS), l'attuale quadro strategico dell'UE in materia di clima non ne consente l'utilizzo ai fini del raggiungimento dell'obiettivo climatico dell'UE. Tuttavia, alcuni Stati membri dell'UE intendono avvalersi dell'articolo 6 per conseguire gli obiettivi climatici nazionali che vanno al di là degli obblighi dell'UE.
2.17La cooperazione internazionale e l'articolo 6 possono aprire la strada al potenziamento dell'azione e dell'ambizione in materia di clima, poiché consentono alle parti di sostenere i progetti di mitigazione in cui è possibile ottenere il maggior impatto climatico al minor costo. L'articolo 6 può inoltre fornire una piattaforma per rafforzare la cooperazione tra Nord e Sud in materia di clima e sostenere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Secondo il programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, 60 paesi hanno già firmato accordi bilaterali in cui prevedono di utilizzare l'articolo 6 in qualità di paesi finanziatori o beneficiari dei risultati di mitigazione.
2.18Il CESE riconosce che un uso limitato dei crediti internazionali potrebbe fornire la flessibilità necessaria per raggiungere l'ambizioso traguardo del 90 %. Sussistono tuttavia notevoli preoccupazioni circa l'integrità dei crediti emessi a norma dell'articolo 6. I progetti finanziati dai crediti di carbonio sono stati criticati per la loro mancanza di trasparenza e di addizionalità e il loro scarso coinvolgimento della popolazione locale. Il CESE osserva che il comitato consultivo scientifico europeo per i cambiamenti climatici (ESABCC) ha raccomandato di non utilizzare i crediti internazionali per raggiungere l'obiettivo per il 2040, in quanto rischiano di sottrarre risorse agli investimenti all'interno dell'UE e potrebbero compromettere l'integrità ambientale.
2.19Il CESE ritiene pertanto necessario che la Commissione preveda di disciplinare a norma del diritto dell'UE l'origine, i criteri di qualità e altre condizioni relative all'acquisizione e all'utilizzo dei crediti internazionali di carbonio. È essenziale che l'uso dei crediti internazionali di carbonio sia attentamente monitorato al fine di garantire che siano soddisfatti i prerequisiti giuridici stabiliti. Il ricorso ai crediti dovrebbe basarsi su un'approfondita valutazione d'impatto.
2.20Il Comitato raccomanda che qualsiasi inclusione dei crediti internazionali nell'architettura climatica dell'UE sia rigorosamente subordinata alla garanzia dell'integrità elevata dei crediti stessi. Le condizioni di utilizzo dovrebbero essere sviluppate in collaborazione con l'ESABCC e l'organo di vigilanza di cui all'articolo 6, paragrafo 4 dell'accordo di Parigi, sulla base del meccanismo di assegnazione dei crediti dell'accordo. Al fine di migliorare la trasparenza ed evitare di compromettere le ambizioni interne, tali crediti non devono sostituire gli sforzi profusi a livello di UE nei settori in cui vi sono opzioni di decarbonizzazione efficaci sotto il profilo dei costi; inoltre, dovrebbero essere accettati solo nell'ambito di progetti in cui l'addizionalità sia dimostrabile e le salvaguardie sociali e ambientali siano garantite.
2.21Oltre ai requisiti di integrità, l'uso dei crediti internazionali dovrebbe allinearsi ad altri obiettivi della politica esterna e interna dell'UE, anche per quanto riguarda il tipo e il contenuto dei progetti e i paesi ospitanti. Occorre evitare i progetti che finanzierebbero direttamente concorrenti strategici delle industrie europee. I progetti dovrebbero inoltre mirare a produrre benefici collaterali in termini di sviluppo sostenibile, tra cui l'eliminazione della povertà energetica, e a promuovere l'uso e l'esportazione di tecnologie pulite e soluzioni climatiche europee.
2.22La scelta dei paesi ospitanti per i progetti di cui all'articolo 6 può contribuire ad approfondire i partenariati esterni dell'UE. Per realizzare sinergie strategiche e aumentarne l'impatto, sarebbe opportuno dare priorità a progetti in paesi ospitanti collegati a iniziative quali i partenariati per il commercio e gli investimenti puliti, i partenariati per una transizione energetica giusta, la politica di vicinato dell'UE, nonché al sostegno ai paesi meno sviluppati. Come osserva la Commissione, l'uso dei crediti internazionali dovrebbe rendere più ambiziosi gli NDC dei paesi ospitanti.
2.23Il CESE incoraggia in particolare a esplorare la possibilità di una cooperazione ai sensi dell'articolo 6 con i paesi candidati all'adesione all'UE, in quanto ciò sosterrebbe il loro percorso di adesione e probabilmente contribuirebbe in maniera diretta agli NDC e agli obiettivi climatici dell'UE. È pertanto meno probabile che i crediti internazionali generati nei paesi candidati sostituiscano le misure per il clima adottate internamente all'UE. Per tenere conto di questo potenziale e del calendario dell'allargamento, il CESE propone di consentire, a partire dal 2031, il conteggio dei crediti internazionali provenienti dai paesi candidati ai fini dell'obiettivo per il 2040. Tali crediti dovrebbero rispettare gli stessi elevati standard di qualità degli altri crediti autorizzati. Per agevolare una trasformazione sistemica e l'allineamento con le politiche dell'UE in materia di clima ed energia, sarebbe opportuno prendere in considerazione l'assegnazione di crediti per le azioni politiche intraprese.
2.24Istituendo un organismo o una piattaforma a livello dell'UE si potrebbe raggruppare la domanda, aumentare l'impatto climatico e i benefici collaterali dei progetti, nonché monitorare e garantire la qualità dei progetti rispetto a quelli appaltati dai singoli Stati membri. Il CESE raccomanda di effettuare un'analisi comparativa di esempi internazionali – quali il meccanismo congiunto di assegnazione dei crediti del Giappone o la Fondazione svizzera Klik – e di prendere in considerazione la possibilità di creare un organismo analogo a livello dell'UE.
2.25Esistono diversi modi per integrare la cooperazione internazionale nel quadro delle politiche climatiche dell'UE, ad esempio per settore (il sistema ETS, il regolamento sulla condivisione degli sforzi e il regolamento LULUCF) e per attore (la Commissione, lo Stato membro o le imprese). Il Comitato concorda con la proposta della Commissione, secondo cui tali crediti internazionali non dovrebbero essere utilizzati per conformarsi al sistema ETS. I crediti internazionali dovrebbero pertanto essere utilizzati principalmente dagli Stati membri, con il sostegno della Commissione.
2.26Il sistema europeo di scambio di quote di emissione (ETS) è lo strumento più importante dell'UE per promuovere la riduzione delle emissioni e conseguire gli obiettivi climatici per il 2030 e il 2040. La prevedibilità del prezzo del carbonio è fondamentale per fornire una giustificazione economica a favore degli investimenti nella decarbonizzazione. Il CESE sottolinea pertanto la necessità di salvaguardare l'integrità del sistema e mette in guardia dalla reintroduzione dei crediti internazionali nell'ETS, in quanto potrebbero perturbare il mercato. Un modo migliore per migliorare il sistema ETS consisterebbe nell'includervi solide misure in materia di assorbimento del carbonio a livello di UE.
Ruolo degli assorbimenti e flessibilità
2.27Il CESE pone l'accento sull'effettiva riduzione delle emissioni conseguita attraverso l'eliminazione graduale dei combustibili fossili. Sebbene, con il procedere della decarbonizzazione, gli assorbimenti di carbonio ricoprano un ruolo sempre più importante nel raggiungimento degli obiettivi climatici dell'UE, fare eccessivo affidamento sui pozzi terrestri e industriali comporta incertezze e il rischio di rimanere bloccati nella dipendenza dai combustibili fossili o di perdere pozzi a causa di incendi boschivi, parassiti e altri pericoli. Gli assorbimenti hanno un importante ruolo complementare. Benché la flessibilità tra i settori possa contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici in maniera efficiente sotto il profilo dei costi, occorre dare priorità alla riduzione delle emissioni.
2.28Nel parere NAT/931 il CESE ha chiesto alla Commissione di effettuare una valutazione scientifica ed economica dell'equilibrio tra riduzioni e assorbimenti. Da una recente modellizzazione effettuata dall'ESABCC e dal JRC emerge una notevole incertezza in merito alla previsione della capacità dei pozzi terrestri dopo il 2030, a causa della loro crescente vulnerabilità climatica. Il Comitato suggerisce pertanto di prevedere nel quadro dell'obiettivo per il 2040 un parametro di riferimento precauzionale per gli assorbimenti terrestri di carbonio, affinché non superino per esempio il 5 % dello sforzo totale. Ciò garantirebbe che sia data priorità alla riduzione diretta delle emissioni, pur sottolineando la necessità di mantenere e gestire i pozzi di assorbimento del carbonio.
2.29Il CESE sottolinea che gli agricoltori e i proprietari di foreste svolgono un ruolo straordinario in qualità di custodi dei pozzi di assorbimento terrestre del carbonio, poiché sono in grado di incrementare l'assorbimento di carbonio dall'atmosfera e di fornire biomassa per sostituire i materiali fossili. È necessario attuare con urgenza il quadro del regolamento sugli assorbimenti di carbonio e la carboniocoltura al fine di incentivare tali pratiche. Anche le soluzioni basate sulla natura – dall'agroforestazione alle zone umide e all'inverdimento urbano – possono apportare benefici collaterali in materia sia di adattamento che di biodiversità.
2.30Il CESE sottolinea che la sicurezza alimentare deve rimanere al centro della politica climatica e agricola, soprattutto dal momento che gli effetti dei cambiamenti climatici mettono a repentaglio la produzione alimentare in tutto il mondo. Nel parere NAT/931 ha ribadito il suo invito a fissare, attraverso uno stretto dialogo con gli agricoltori e le altre parti interessate, un obiettivo indicativo di riduzione delle emissioni per il settore agroalimentare.
2.31Il Comitato sostiene l'inclusione di solide misure in materia di assorbimenti industriali nel sistema ETS, come proposto dalla Commissione. Osserva che, secondo la valutazione d'impatto, nel settore ETS rimangono emissioni residue anche negli scenari più ambiziosi. Pertanto, l'inclusione degli assorbimenti permanenti – principalmente mediante le tecnologie BECCS (bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio) e DACCS (cattura diretta del carbonio nell'atmosfera e il relativo stoccaggio) – può contribuire a gestire la liquidità del mercato in declino, a compensare le emissioni "difficili da abbattere" e a fornire incentivi per intensificare la cattura del carbonio.
Politiche di sostegno per l'obiettivo climatico per il 2040
2.32Un ambizioso obiettivo climatico deve essere accompagnato da politiche abilitanti per garantire la competitività europea, una transizione giusta e l'uso efficace sotto il profilo dei costi di tutte le tecnologie a zero e a basse emissioni di carbonio. Pertanto, il CESE accoglie con favore l'approccio della Commissione di includere nella modifica della legge sul clima degli orientamenti per le prossime proposte legislative. Nel complesso essi riflettono le considerazioni economiche, sociali e ambientali necessarie per conseguire gli obiettivi climatici dell'UE. Tali orientamenti devono guidare la preparazione dell'architettura della politica climatica post-2030, comprese valutazioni d'impatto approfondite, e concentrarsi sull'attuazione.
2.33Il CESE accoglie con favore la rinnovata attenzione rivolta alla competitività dell'Europa nel patto per l'industria pulita. Nel parere NAT/931 il CESE ha invitato la Commissione a estendere la verifica della competitività ad altre grandi economie, tenendo conto delle loro politiche in materia di clima, energia e industria e degli indicatori economici. Alla luce dei recenti sviluppi negli Stati Uniti – tra cui lo smantellamento delle sovvenzioni a favore di un'energia e un'industria pulite previste dalla legge sulla riduzione dell'inflazione (Inflation Reduction Act, IRA) – l'UE potrebbe posizionarsi quale destinazione privilegiata per gli investimenti nella produzione di tecnologie e materiali puliti. L'Europa dovrebbe inoltre cercare di aumentare sistematicamente le esportazioni del suo settore delle tecnologie pulite, che sono cresciute più rapidamente delle esportazioni statunitensi ma perdono terreno rispetto a quelle cinesi, come indicato nella comunicazione Conseguire gli obiettivi del patto per l'industria pulita. Si potrebbe istituire un quadro di valutazione dell'industria pulita per monitorare l'occupazione, l'innovazione e la crescita delle esportazioni nei settori a zero emissioni nette.
2.34Il mantenimento di una base industriale europea dinamica è un elemento fondamentale dell'autonomia strategica aperta, e una base per la produzione di tecnologie e materiali puliti. Secondo un'analisi dei dati Eurostat, tra il 2019 e il 2023 i paesi dell'UE hanno perso oltre 850 000 posti di lavoro nell'industria. Il CESE sottolinea la necessità di tutelarsi dalla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e di promuovere condizioni di parità attraverso accordi multilaterali, negoziati commerciali e le politiche dell'UE.
2.35Il CESE riconosce l'urgente necessità di rafforzare la difesa, la sicurezza e la preparazione europee, adoperandosi nel contempo per conseguire gli obiettivi climatici. Secondo il think tank Bruegel, sono riscontrabili diverse sinergie tra clima e difesa: ad esempio, nei settori dell'energia pulita, dell'innovazione, della transizione giusta e della preparazione. Il CESE invita la Commissione a individuare e promuovere attivamente possibili soluzioni affinché la necessaria attenzione riservata alla difesa e all'industria della difesa possa contribuire anche al conseguimento degli obiettivi climatici. Inoltre, un'azione risoluta in materia di mitigazione e adattamento è essenziale anche per la sicurezza e la preparazione europee. Secondo la valutazione d'impatto, gli sforzi tesi a conseguire una riduzione del 90 % delle emissioni potrebbero ridurre la dipendenza dell'UE dalle importazioni di energia da oltre il 55 % al 25 %, contribuendo all'eliminazione progressiva in corso delle importazioni di energia dalla Russia.
3.PROPOSTE DI EMENDAMENTO ALLA PROPOSTA LEGISLATIVA DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Emendamento 1
collegato alla raccomandazione 1.4
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Testo proposto dalla Commissione europea
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Emendamento del CESE
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a partire dal 2036 un possibile contributo limitato di crediti internazionali di alta qualità, pari al 3 % delle emissioni nette dell'UE per il 1990, al traguardo per il 2040 a norma dell'articolo 6 dell'accordo di Parigi, che sostenga l'UE e i paesi terzi nel conseguimento di traiettorie di riduzione netta dei gas a effetto serra compatibili con l'obiettivo dell'accordo di Parigi di mantenere l'aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto di 2 °C e di compiere ulteriori sforzi per limitarlo a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali; l'origine, i criteri di qualità e altre condizioni relative all'acquisizione e all'utilizzo di tali crediti sono disciplinati dal diritto dell'Unione;
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a partire dal 2036 – e dal 2031 per i crediti generati nei paesi candidati all'adesione impegnati in negoziati di associazione – un possibile contributo limitato di crediti internazionali di alta qualità, pari al 3 % delle emissioni nette dell'UE per il 1990, al traguardo per il 2040 a norma dell'articolo 6 dell'accordo di Parigi, che sostenga l'UE e i paesi terzi nel conseguimento di traiettorie di riduzione netta dei gas a effetto serra compatibili con l'obiettivo dell'accordo di Parigi di mantenere l'aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto di 2 °C e di compiere ulteriori sforzi per limitarlo a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali; l'origine, i criteri di qualità e altre condizioni relative all'acquisizione e all'utilizzo di tali crediti sono disciplinati dal diritto dell'Unione;
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Motivazione
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Esposta nei capitoli Allargamento dell'UE e obiettivo climatico per il 2040 e Crediti internazionali nell'ambito dell'obiettivo per il 2040 e della politica climatica dell'UE.
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Emendamento 2
collegato alla raccomandazione 1.4
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Testo proposto dalla Commissione europea
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Emendamento del CESE
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a partire dal 2036 un possibile contributo limitato di crediti internazionali di alta qualità, pari al 3 % delle emissioni nette dell'UE per il 1990, al traguardo per il 2040 a norma dell'articolo 6 dell'accordo di Parigi, che sostenga l'UE e i paesi terzi nel conseguimento di traiettorie di riduzione netta dei gas a effetto serra compatibili con l'obiettivo dell'accordo di Parigi di mantenere l'aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto di 2 °C e di compiere ulteriori sforzi per limitarlo a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali; l'origine, i criteri di qualità e altre condizioni relative all'acquisizione e all'utilizzo di tali crediti sono disciplinati dal diritto dell'Unione;
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a partire dal 2036 un possibile contributo limitato, ad esclusione dell'uso finalizzato alla conformità al sistema ETS dell'UE, di crediti internazionali di alta qualità, pari al 3 % delle emissioni nette dell'UE per il 1990, al traguardo per il 2040 a norma dell'articolo 6 dell'accordo di Parigi, che sostenga l'UE e i paesi terzi nel conseguimento di traiettorie di riduzione netta dei gas a effetto serra compatibili con l'obiettivo dell'accordo di Parigi di mantenere l'aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto di 2 °C e di compiere ulteriori sforzi per limitarlo a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali; l'origine, i criteri di qualità, gli strumenti di monitoraggio, rendicontazione, trasparenza e responsabilità, e altre condizioni relative all'acquisizione e all'utilizzo di tali crediti sono disciplinati dal diritto dell'Unione;
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Motivazione
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Esposta nei capitoli Allargamento dell'UE e obiettivo climatico per il 2040 e Crediti internazionali nell'ambito dell'obiettivo per il 2040 e della politica climatica dell'UE.
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Emendamento 3
collegato alla raccomandazione 1.8
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Testo proposto dalla Commissione europea
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Emendamento del CESE
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j) l'azione per il clima come motore degli investimenti e dell'innovazione;
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j) l'azione per il clima come motore degli investimenti, dell'innovazione e delle esportazioni di tecnologie e soluzioni pulite;
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Motivazione
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Esposta nel capitolo Politiche di sostegno per l'obiettivo climatico per il 2040.
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Emendamento 4
collegato alla raccomandazione 1.9
aggiungere una nuova lettera x) all'articolo 1, paragrafo 5
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Testo proposto dalla Commissione europea
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Emendamento del CESE
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(x) garantire la sicurezza alimentare;
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Motivazione
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Esposta nel capitolo Ruolo degli assorbimenti e flessibilità.
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Il presidente della sezione Agricoltura, sviluppo rurale e ambiente
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