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Document 52023IE1894

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Invito a lanciare un Blue Deal dell’UE» (parere d’iniziativa)

EESC 2023/01894

GU C, C/2024/878, 6.2.2024, ELI: http://data.europa.eu/eli/C/2024/878/oj (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, GA, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

ELI: http://data.europa.eu/eli/C/2024/878/oj

European flag

Gazzetta ufficiale
dell'Unione europea

IT

Serie C


C/2024/878

6.2.2024

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Invito a lanciare un Blue Deal dell’UE»

(parere d’iniziativa)

(C/2024/878)

Relatori:

Kinga JOÓ

Florian MARIN

Paul RÜBIG

Correlatore:

Péter OLAJOS

Decisione dell’Assemblea plenaria

25.1.2023

Base giuridica

Articolo 52, paragrafo 2, del Regolamento interno

 

Parere d’iniziativa

Organo competente

Commissione consultiva per le trasformazioni industriali

Adozione in CCMI

26.9.2023

Adozione in sessione plenaria

26.10.2023

Sessione plenaria n.

582

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

176/0/1

Il parere è il risultato di nove pareri settoriali del Comitato economico e sociale europeo (CESE) che fanno parte del pacchetto «Blue Deal»  (1), dal momento che la lotta contro la carenza idrica non ha ancora ricevuto tutta l’attenzione politica che merita.

1.   Sfide idriche

1.1.

Lo stress idrico, vale a dire uno squilibrio tra domanda e offerta di acqua, rappresenta un grave e crescente motivo di preoccupazione in Europa. Mentre nel 2010 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto esplicitamente l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari come diritto umano, a livello mondiale circa 2,2 miliardi di persone non hanno ancora accesso all’acqua potabile gestita in modo sicuro (2). Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), circa il 20 % dell’Europa e il 30 % degli europei sono colpiti da stress idrico nell’arco di un anno medio. L’Europa ha bisogno di una rapida transizione verso una water-smart society («società con una gestione intelligente delle risorse idriche»). Se non si interviene, la povertà idrica interesserà fasce sempre più ampie della società in tutto il mondo, con implicazioni di vasta portata per la stabilità economica, sociale e politica.

2.   Motivi alla base di un invito a lanciare un Blue Deal dell’UE

2.1.

L’accesso a un’acqua potabile e a servizi igienico-sanitari di alta qualità e a prezzi accessibili è un diritto fondamentale, ed è inaccettabile che nell’UE vi siano ancora persone che non hanno accesso all’acqua e a tali servizi.

2.2.

L’UE ha istituito quadri giuridici ed elaborato iniziative per proteggere le risorse idriche. Tuttavia, molti degli obiettivi stabiliti non sono stati raggiunti, a causa di finanziamenti insufficienti, della lentezza nell’attuazione e dell’insufficiente integrazione degli obiettivi ambientali nelle politiche settoriali. Due dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile riguardano l’acqua. L’UE ha compiuto solo progressi modesti verso il conseguimento dell’OSS n. 14 «Vita sott’acqua» (3). Per quanto riguarda l’obiettivo di sviluppo sostenibile (OSS) n. 6 «Acqua pulita e servizi igienico-sanitari», le tendenze relative alla qualità dell’acqua nell’UE sono negative, con un aumento delle concentrazioni di alcuni inquinanti nelle acque superficiali e sotterranee.

2.3.

La conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua del 2023 ha esortato le parti ad assumere «un impegno determinante per dare vita al programma d’azione per l’acqua» (4). Inoltre, il Consiglio europeo ha riconosciuto «la necessità di un’azione rafforzata dell’UE e globale in materia di acqua» e sottolineato «l’importanza di un approccio strategico dell’UE alla sicurezza idrica» (5). Il Parlamento europeo ha invitato la Commissione europea a elaborare rapidamente orientamenti sulla gestione dei bacini idrografici transnazionali condivisi e a garantire una definizione equilibrata della priorità attribuita agli usi idrici (6).

2.4.

Gli strumenti esistenti per affrontare le sfide in materia di risorse idriche rimangono frammentati e gli obiettivi relativi all’acqua non sono ben integrati in tutte le politiche dell’UE. Alla luce delle sfide in gioco, nell’ottobre 2022 il CESE ha scelto l’acqua come priorità trasversale per il 2023. Il CESE ritiene che la crisi idrica sia una realtà, ma che non sia troppo tardi per agire. È necessario un cambiamento di scala; il quadro strategico attuale dell’UE non è adatto allo scopo e deve essere aggiornato con la stessa determinazione con cui l’UE ha affrontato la crisi climatica attraverso il Green Deal. Il CESE chiede ai livelli europeo, nazionale e regionale responsabili delle questioni legate all’acqua di assumere una leadership chiara. Il Comitato invita la Commissione europea a iniziare ad affrontare la questione dell’acqua in via prioritaria e a proporre un Blue Deal europeo come priorità strategica a sé stante, al pari del Green Deal europeo.

2.5.

Il Blue Deal europeo deve assicurare la piena complementarità e sinergia con il Green Deal europeo e gli OSS.

2.6.

La gestione e l’attenuazione delle conseguenze della crisi idrica attuale e futura sarà possibile solo con un’adeguata governance delle risorse idriche. Per quanto riguarda le acque dolci, comprese le acque sotterranee, il CESE raccomanda di adottare un approccio basato sui bacini idrografici che coinvolga tutte le parti interessate. Le iniziative di cooperazione transfrontaliera relative ai bacini idrografici già in atto dovrebbero essere ulteriormente approfondite, sviluppate e finanziate.

2.7.

Il modello di governance dell’acqua dovrebbe basarsi su responsabilità gerarchiche in grado di gestire i diversi interessi degli Stati membri in materia di acqua, in piena sinergia con gli obiettivi dell’UE, di risolvere i conflitti idrici, di garantire la complementarità tra le situazioni urbane e quelle rurali e di aumentare le capacità di monitoraggio.

2.8.

Si dovrebbe istituire una piattaforma consultiva delle parti interessate dell’UE per condividere le migliori pratiche, elaborare norme specifiche sulla qualità e l’utilizzo dell’acqua nell’agricoltura e nell’industria e promuovere i partenariati e l’economia circolare, riunendo le parti interessate; tale piattaforma dovrebbe essere gestita congiuntamente dal CESE, dalla Commissione europea, dal Parlamento europeo e dal Comitato europeo delle regioni.

2.9.

L’istituzione di un Centro europeo per le risorse idriche dotato di una dimensione internazionale può aiutare sia gli Stati membri che altri paesi, compresi quelli del vicinato europeo e oltre. Tale centro dovrebbe presentare esempi di straordinaria collaborazione e offrire raccomandazioni politiche per far progredire gli obiettivi della politica del Blue Deal. Il CESE chiede un posto specifico di vicepresidente della Commissione responsabile delle risorse idriche.

2.10.

È essenziale disporre di dati trasparenti, di facile accesso, interoperabili, accessibili al pubblico e affidabili, raccolti a livello di impresa lungo l’intero arco della catena di produzione, nel rispetto dei diritti di proprietà industriale. Per ampliare il Blue Deal è indispensabile conoscere lo stato delle infrastrutture idriche e la disponibilità di servizi idrici e igienico-sanitari in ciascuno Stato membro. Il CESE raccomanda alla Commissione di incoraggiare gli Stati membri a istituire tali sistemi di raccolta dei dati e a condividere i dati al livello territoriale dei bacini idrografici.

2.11.

Eurostat e l’OCSE, con l’assistenza degli istituti nazionali di statistica, dovrebbero inoltre raccogliere, su base annua, dati aggregati sull’acqua potabile e sulle acque reflue dalle aziende di servizi pubblici. Poiché gli istituti statistici degli Stati membri dispongono di un maggior numero di dati statistici relativi alle risorse idriche, il CESE raccomanda di elaborare una metodologia comune su una base più ampia per consentire la raccolta di dati più pertinenti a livello dell’UE. Il CESE chiede che i dati sul rendimento idrico riguardino tutti i fornitori di acqua che forniscono almeno 10 000 m3 al giorno o che servono almeno 5 000 persone.

3.   Accesso all’acqua e a servizi igienico-sanitari puliti e a prezzi accessibili

3.1.

La povertà idrica è un fenomeno presente nell’UE, anche se da questo punto di vista l’Unione si trova in una posizione relativamente favorevole rispetto ad altre regioni del mondo. Mentre la povertà idrica in sé colpisce principalmente i gruppi sociali vulnerabili, lo stress idrico colpisce una percentuale molto più elevata della popolazione dell’UE.

3.2.

Il CESE invita la Commissione europea e gli Stati membri ad affrontare il problema della povertà idrica, allineandosi in tal modo anche al principio 20 del pilastro europeo dei diritti sociali. I servizi idrici e igienico-sanitari (Water, sanitation and hygiene services — WASH) dovrebbero essere sostenibili, equi, efficaci, di qualità elevata e a prezzi accessibili per tutti nell’UE. Una particolare attenzione dev’essere rivolta ai gruppi sociali vulnerabili e alle comunità emarginate. Lo sviluppo delle infrastrutture dovrebbe prestare particolare attenzione ai proprietari di immobili poveri di risorse nonché alle zone rurali e ai quartieri urbani socialmente svantaggiati con perduranti esigenze di ristrutturazione e di approvvigionamento delle infrastrutture. Il CESE propone di promuovere un approccio comune quanto al modo di intendere il concetto di povertà idrica a livello dell’UE e di elaborare una definizione globale di tale concetto.

3.3.

Il CESE invita la Commissione a passare in rassegna le misure applicate in tutti gli Stati membri per quanto riguarda l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari e l’accessibilità economica, in particolare per i consumatori vulnerabili. Sulla base di tale rassegna, è opportuno elaborare orientamenti comuni per gli Stati membri, al fine di garantire che nessuna famiglia in situazione di vulnerabilità si veda interrompere la fornitura idrica.

3.4.

Le azioni intraprese dovrebbero combinare strumenti di politica sociale, misure di politica abitativa e iniziative specifiche riguardanti i servizi WASH. Nel finanziare tali misure si dovrebbe tenere conto del principio di solidarietà; oltre ai finanziamenti pubblici, dovrebbero essere esplorate forme innovative di finanziamento, ad esempio la creazione di fondi specifici trasparenti integrati nelle bollette dell’acqua. Il CESE propone che l’approvvigionamento idrico e i servizi igienico-sanitari di alta qualità e a prezzi accessibili siano soggetti a una regolamentazione chiara, garantendo obblighi di servizio al fine di assicurare che nessuno sia lasciato indietro.

3.5.

Poiché l’acqua è un bene pubblico, il CESE chiede l’attuazione del principio dell’accesso universale ai servizi idrici e igienico-sanitari per tutti i residenti dell’UE, a un prezzo abbordabile. Il CESE sottolinea che vi è un ampio consenso sul fatto che le autorità pubbliche possano garantire l’accesso universale all’acqua e ai sistemi fognari a un prezzo abbordabile e con standard di qualità adeguati. Il CESE chiede inoltre che l’acqua potabile sia messa gratuitamente a disposizione di tutti i cittadini dell’UE con l’installazione nei luoghi pubblici di fontanelle e distributori d’acqua accessibili, in linea con la direttiva (UE) 2020/2184 del Parlamento europeo e del Consiglio (7).

4.   Infrastrutture idriche sostenibili e resilienti

4.1.

È necessaria una strategia a lungo termine per aumentare la resilienza contro la carenza idrica che tenga conto delle particolarità climatiche regionali e delle caratteristiche industriali di ciascun territorio. Il CESE chiede una legislazione coerente, applicabile in tutti gli Stati membri, su un meccanismo dell’UE per la costituzione di riserve idriche durante i periodi piovosi. Tale obiettivo potrebbe essere conseguito costruendo cisterne di stoccaggio e sistemi di ricarica delle falde acquifere o riducendo l’impermeabilizzazione del suolo per aumentarne la capacità di stoccaggio e, soprattutto, aumentando l’imboschimento e investendo in soluzioni basate sulla natura come le «città spugna».

4.2.

Tutti gli Stati membri dovrebbero tenere un registro delle acque superficiali e sotterranee estratte nonché dello stoccaggio delle acque superficiali. Il CESE accoglie con favore l’intenzione della Commissione di ridurre al minimo le perdite d’acqua nelle apposite condutture, indicata nella rifusione della direttiva sull’acqua potabile (8). Il CESE chiede una valutazione approfondita e immediata dei sistemi fognari sotterranei in tutti gli Stati membri e una mappatura delle risorse idriche e degli investimenti in ciascuno Stato membro, al fine di ottenere informazioni aggiornate sullo stato delle infrastrutture idriche esistenti e individuare le esigenze di investimento più urgenti. Si dovrebbero stabilire obiettivi obbligatori a livello degli Stati membri volti a ridurre progressivamente le perdite e a migliorare l’indice di perdita dell’infrastruttura.

4.3.

È necessario ridurre in modo significativo le perdite d’acqua dovute alle fughe nelle reti nonché gli sprechi d’acqua nell’agricoltura, nell’industria o nel turismo. Il CESE insiste sulla necessità di affrontare la questione dell’acqua non fatturata dando la priorità alle iniziative di manutenzione in corso volte a ridurre fortemente le perdite di acqua e migliorando le ricerche nel campo delle tecnologie avanzate per il rilevamento delle perdite.

4.4.

Gli sforzi a favore di industrie climaticamente neutre dovrebbero tenere conto anche delle emissioni industriali nell’acqua, degli effetti negativi sulla salute umana e dei conseguenti costi sociali per la società; il CESE chiede che vengano elaborate norme specifiche sulla qualità e sull’utilizzo dell’acqua in diversi settori economici. Ciò potrebbe essere conseguito istituendo la piattaforma consultiva delle parti interessate dell’UE. La gestione delle risorse idriche, a opera di enti sia privati che pubblici, dovrebbe garantire l’accesso universale all’acqua per la popolazione, ponendo al primo posto le esigenze umane e proteggendo l’accesso competitivo all’acqua per il settore pubblico, l’agricoltura e l’industria. Il CESE sottolinea che la transizione verde non dovrebbe esercitare pressioni sulle risorse idriche e chiede soluzioni su misura a tale riguardo.

4.5.

Il CESE propone che i diritti di estrazione, i permessi, le licenze, i diritti contrattuali e la proprietà integrale siano attentamente monitorati e meglio regolamentati per evitare che siano sfruttati a fini commerciali, e invoca norme restrittive volte a impedire che le risorse idriche dell’UE siano utilizzate per scopi perseguiti da parti interessate di paesi terzi. Tali licenze e permessi concessi a fini commerciali dovrebbero beneficiare di un quadro normativo specifico che sia trasparente e sostenibile e consideri l’acqua come un bene comune. Nell’interesse della salute pubblica e del benessere dei cittadini dell’UE in situazioni specifiche quali crisi o siccità, le istituzioni pubbliche dovrebbero avere il diritto di recuperare i diritti di utilizzo dell’acqua dal settore privato in cambio di un equo compenso; nelle crisi idriche è indispensabile privilegiare le persone e le esigenze umane di base.

4.6.

La transizione blu comporta la graduale eliminazione dei processi inefficienti sotto il profilo idrico e la ricerca di soluzioni concrete per i lavoratori e i territori con il coinvolgimento dei portatori di interessi. Il CESE sottolinea che garantire la disponibilità di manodopera qualificata e lavoratori specializzati e mantenere la competitività delle imprese europee richiede misure specifiche a tutti i livelli. Il Comitato chiede un piano intersettoriale per le risorse idriche e investimenti nelle condizioni di lavoro, in posti di lavoro di qualità e nella formazione, rivolti in particolare alle giovani generazioni. Il know-how nel campo dei processi di risparmio idrico costituirà in futuro una competenza fondamentale e un indicatore chiave di prestazione per l’industria. È necessario effettuare un’indagine sistematica sui requisiti in termini di personale nel settore idrico, comprese le qualifiche necessarie, lo sviluppo della forza lavoro e la gestione della salute e della sicurezza sul lavoro. Il CESE esorta la Commissione ad avviare il processo legislativo volto a creare una nuova comunità della conoscenza e dell’innovazione per l’acqua nell’ambito dell’Istituto europeo di tecnologia (IET) e a rafforzare l’approccio delle «cinque missioni».

5.   Uso e consumo sostenibili dell’acqua e promozione di nuove opportunità

5.1.

Tutti gli utenti dell’acqua nell’UE, compresi l’agricoltura, l’industria, le famiglie e le amministrazioni pubbliche, dovrebbero adottare pratiche sostenibili per ridurre il consumo di acqua e dovrebbero essere incoraggiati a dotarsi di dispositivi che li aiutino a conseguire un uso e un consumo più sostenibili dell’acqua. È essenziale che l’agricoltura e i settori industriali si facciano carico dei costi sociali del loro consumo idrico e delle rispettive emissioni nell’acqua, in quanto ciò porterà a pratiche più sostenibili. Anche la decontaminazione dovrebbe essere una priorità costante.

5.2.

L’Europa ha la possibilità di trasformare le sfide connesse alle risorse idriche in nuove prospettive di sviluppo tecnologico, di progresso sociale, di nuove competenze e di crescita delle imprese, con l’obiettivo ultimo di realizzare un’economia delle risorse idriche sicura e resiliente, e con opportunità di occupazione piena e produttiva e di creazione di posti di lavoro di qualità per tutti. L’UE deve pertanto diventare il leader mondiale nello sviluppo, nella produzione e nell’uso di tecnologie efficienti sotto il profilo idrico, e affermarsi a livello mondiale come area di produzione a bassa impronta idrica. Saranno essenziali investimenti strutturati nelle attività di R&S, nonché nella gestione dell’industria dell’acqua e nelle relative competenze.

5.3.

Per il successo di una politica sostenibile dell’UE in materia di acque è essenziale riuscire ad adottare tecnologie efficienti sotto il profilo idrico nell’industria e in altri comparti. Tali tecnologie costituiscono un settore industriale che fa parte del settore delle tecnologie pulite e, in quanto tali, anch’esse dovrebbero essere efficienti sul piano energetico. Dal momento che le tecnologie pulite costituiscono un ecosistema industriale a pieno titolo, il CESE propone di creare un percorso di transizione per questo ecosistema entro i prossimi due anni, fissando obiettivi ambiziosi, ma realistici, tra cui un piano per la gestione e le competenze.

5.4.

Il CESE chiede che si operi una chiara distinzione in funzione del tipo di acqua che viene utilizzata (ad esempio, acque sotterranee, acque di superficie, acque riutilizzate ecc.) e dell’impatto sulla biodiversità e sull’ambiente. Chiede incentivi per il riutilizzo dell’acqua per tutti i tipi di consumatori e invoca il passaggio a un’economia circolare in materia di risorse idriche. Dovrebbe diventare la norma fare uso, invece che di acqua potabile, di fonti idriche non convenzionali (ad esempio, per l’annaffiatura dei giardini, il lavaggio delle automobili ecc. si dovrebbero utilizzare, ogniqualvolta possibile, le acque piovane raccolte).

5.5.

A norma del regolamento (UE) n. 691/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai conti economici ambientali europei (9), l’istituzione di un conto per le risorse idriche è volontaria. Poiché solo un conto delle risorse idriche obbligatorio consentirebbe di avere un quadro complessivo a livello dell’UE del consumo di acqua in tutta l’economia e nei diversi settori, il CESE raccomanda alla Commissione di rendere obbligatoria la contabilizzazione delle risorse idriche.

5.6.

Tutti i regimi della politica agricola comune (PAC) dovrebbero imporre obblighi agli agricoltori in materia di uso sostenibile ed efficiente dell’acqua e incoraggiare una gestione sostenibile ed efficiente delle risorse idriche, integrando indicatori nei diversi Stati membri al fine di monitorare i progressi nella gestione delle risorse idriche. La PAC e gli altri fondi dell’UE dovrebbero contribuire allo sviluppo di nuove strutture di irrigazione, per evitare di sostenere situazioni contrarie agli obiettivi della direttiva quadro sulle acque.

5.7.

I moderni meccanismi decisionali e di intervento possono essere applicati solo sulla base di una misurazione e di una raccolta di dati costanti sui flussi e sugli usi dell’acqua, con l’ausilio di sensori automatici. L’architettura attuale di questo sistema nell’UE è incompleta. Il CESE raccomanda di utilizzare l’Internet delle cose, l’intelligenza artificiale generativa, l’apprendimento automatico e le reti infrastrutturali intelligenti per consolidare una water-smart society («società con una gestione intelligente delle risorse idriche»). Il CESE raccomanda alla Commissione di intensificare gli sforzi per istituire tali sistemi e di condividere i dati a livello dei bacini idrografici. È importante mettere a punto un meccanismo di allerta precoce basato sulla tecnologia intelligente in materia di utilizzo dell’acqua, con particolare attenzione alla cibersicurezza.

5.8.

Nell’ambito del Blue Deal europeo, l’Unione europea deve elaborare con urgenza una politica globale di gestione sostenibile delle risorse idriche per l’industria, basata sulla riduzione, il riutilizzo e il riciclaggio dell’acqua, nonché sulla riduzione dell’inquinamento idrico, la quale rivolga particolare attenzione alle industrie ad alta intensità idrica e all’introduzione e all’uso progressivi di tecnologie efficienti sotto il profilo idrico. Tenendo conto del nesso tra energia, acqua e materie prime critiche, l’acqua deve essere considerata un elemento fondamentale della strategia industriale dell’UE. È necessaria una strategia a lungo termine per far fronte alla carenza idrica e facilitare l’accesso delle industrie all’acqua. A tal fine si rende necessaria una revisione della strategia industriale dell’UE e dei relativi testi sul percorso di transizione nei prossimi due anni. Questo approccio settoriale dovrebbe far proprie le caratteristiche di efficienza idrica e le sfide idriche specifiche per ciascun settore.

5.9.

Il CESE chiede campagne e azioni specifiche per promuovere la comprensione del valore dell’acqua tra tutti i residenti dell’UE, in particolare le giovani generazioni. Si dovrebbe prendere in considerazione l’introduzione di un’etichetta sul consumo idrico, in aggiunta all’attuale etichetta energetica dell’UE. La società civile organizzata dell’UE svolge un ruolo fondamentale nel sensibilizzare le diverse categorie di consumatori sull’importanza di aumentare l’efficacia e l’efficienza dei loro consumi, nonché sulle misure di emergenza da adottare nel breve termine in risposta a situazioni di crisi causate dai cambiamenti climatici. È importante garantire che i residenti dell’UE possano esercitare pienamente il controllo democratico in materia.

6.   Finanziamento del Blue Deal europeo

6.1.

Il CESE chiede che venga istituito un nuovo «fondo a ombrello», denominato Fondo per una transizione blu, che costituisca un punto di accesso unico dell’UE per gli investimenti nel settore idrico e preveda la transizione verso infrastrutture e una gestione idriche sostenibili, l’adozione di tecnologie, posti di lavoro e competenze efficienti sotto il profilo idrico e la riduzione delle disuguaglianze per quanto riguarda l’accesso ad acqua e servizi igienico-sanitari di alta qualità e a prezzi accessibili. Il Fondo dovrebbe finanziare l’attuazione del Blue Deal europeo, essere operativo entro un massimo di quattro anni dall’adozione del presente parere e includere un approccio basato sui bacini idrografici, utilizzando le risorse finanziarie già esistenti, quali i fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE), il dispositivo per la ripresa e la resilienza, InvestEU e altre nuove risorse finanziarie innovative (10).

6.2.

Il CESE chiede che si elaborino strumenti di finanziamento sostenibili come le obbligazioni verdi, le obbligazioni a impatto sociale e i prestiti verdi, accompagnati da definizioni della sostenibilità che siano coerenti tra varie giurisdizioni, nonché da una maggiore standardizzazione. Raccomanda inoltre di regolamentare e introdurre obbligazioni blu per gli investimenti nel settore idrico a livello dell’UE. Gli investimenti nel settore idrico dovrebbero comprendere anche i prestiti tradizionali, i crediti stagionali, le sovvenzioni, il capitale di rischio, il private equity e i titoli azionari, il crowdfunding, nonché i fondi pensione e di investimento. Secondo il CESE, è essenziale inglobare i fattori ambientali, sociali e di governance e la dimensione della resilienza nei criteri di valutazione degli investimenti nel settore idrico e promuovere gli investimenti basati sulla natura.

6.3.

Le condizioni per l’utilizzo sostenibile dell’acqua dovrebbero costituire un criterio in tutti i fondi dell’UE distribuiti agli Stati membri, compresi i fondi della PAC. La pratica della fatturazione delle acque di irrigazione sulla base della superficie irrigata dovrebbe essere gradualmente abbandonata e si dovrebbe porre l’accento sul passaggio a pratiche e tecnologie di irrigazione efficienti sotto il profilo idrico che richiedono meno acqua.

6.4.

Il CESE chiede l’istituzione di un sistema di tasse e maggiorazioni per l’uso non sostenibile dell’acqua, incentivando al tempo stesso l’uso sostenibile di questa risorsa. Tenendo conto della natura pubblica dell’acqua, il CESE propone un nuovo accordo internazionale sul sistema di tassazione dell’acqua.

6.5.

Gli investimenti dell’UE nel settore idrico necessitano di un approccio a lungo termine per aumentare la resilienza allo stress idrico. Il CESE propone di riservare loro un trattamento speciale nell’ambito del patto di stabilità e crescita e raccomanda di introdurre una definizione chiara della «regola aurea» (golden rule) per gli investimenti nelle infrastrutture pubbliche di approvvigionamento idrico. È necessario elaborare un’impostazione comune negli Stati membri per garantire sufficiente trasparenza nell’utilizzo della regola aurea, salvaguardando nel contempo la macrostabilità, la produttività e le basi sociali ed ecologiche per il benessere sia delle generazioni attuali che di quelle future.

6.6.

L’acqua dovrebbe essere riconosciuta quale priorità strategica nel periodo di programmazione 2028-2034. È necessaria una maggiore flessibilità sotto il profilo giuridico, in particolare nella normativa in materia di appalti, per agevolare gli investimenti nelle infrastrutture idriche urbane e rurali, nonché adeguare le norme in materia di aiuti di Stato all’utilizzo multilaterale dell’acqua.

6.7.

Per il CESE è essenziale assegnare la priorità alle risorse finanziarie e incanalarle verso progetti che non solo riducano il consumo di acqua ma contribuiscano anche al suo riutilizzo in tutti gli Stati membri. Il Comitato chiede fondi specifici e nuove risorse da destinare alla ricerca e all’innovazione nel settore delle tecnologie idriche, al fine di agevolare lo sviluppo di capacità nelle infrastrutture di approvvigionamento idrico e di rispettare la regola del 3 % del PIL per gli investimenti nella ricerca.

6.8.

L’acqua non è una merce commerciabile ed è necessario elaborare nuove norme adeguate del mercato unico dedicate all’acqua. Inoltre, i prezzi, i costi e le imposte dovrebbero essere equi, creare sinergie con le sfide sociali, climatiche e industriali attuali e future, essere trasparenti nella struttura, tenere conto della sicurezza idrica a lungo termine, integrare il principio «chi inquina paga» e salvaguardare l’accesso universale e l’accessibilità economica per i gruppi vulnerabili.

6.9.

Il Comitato chiede un approccio comune a livello dell’UE per la fissazione di tariffe eque per l’acqua, tenendo conto delle interconnessioni tra i vari ruoli di questa fondamentale risorsa e delle dipendenze reciproche tra le diverse parti interessate, e garantendo che i costi (più tasse) e il prezzo dell’acqua siano pienamente trasparenti per tutte le parti interessate. Il CESE chiede una metodologia dell’UE per razionalizzare e standardizzare i sistemi di tariffazione dell’acqua e la possibilità di applicare prezzi calmierati in talune situazioni ben precise.

6.10.

La struttura delle tariffe dovrebbe comprendere almeno tre blocchi: il primo dovrebbe essere basato sul rispetto dei diritti umani e dovrebbe essere gratuito e adeguato a quanto ritenuto necessario per garantire la vita; il secondo blocco di consumo potrebbe avere una tariffa di recupero dei costi; e al terzo blocco di consumo superiore dovrebbero corrispondere prezzi molto più elevati, generando una sovvenzione incrociata dagli usi inutili. I prezzi dell’acqua per le attività economiche dovrebbero essere basati su una tariffa di recupero dei costi.

6.11.

È della massima importanza garantire l’allineamento tra la politica dell’UE in materia di acque e le altre politiche dell’Unione, unitamente a una solida regolamentazione del settore pubblico e privato per garantire un accesso equo all’acqua per tutti, evitando nel contempo la liberalizzazione e la monopolizzazione del mercato dell’acqua.

6.12.

Il CESE chiede che si operi una chiara distinzione tra gli indicatori utilizzati nella definizione e nella valutazione delle politiche, gli indicatori a fini di comunicazione con le parti interessate e i consumatori, e gli indicatori in materia di investimenti. La Commissione europea, la Banca europea per gli investimenti e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo dovrebbero utilizzare un insieme di indicatori comuni e di indicatori chiave di prestazione e si dovrebbe aggiungere quanto prima un capitolo alla relazione di previsione strategica dell’UE e al semestre europeo. Il CESE ritiene che gli indicatori attualmente in uso, come l’indice di sfruttamento idrico Plus, debbano essere monitorati con attenzione e che l’UE dovrebbe fissare limiti concreti più bassi accettati a livello di paese e di bacino.

7.   Diplomazia blu

7.1.

L’acqua è una fonte di vita, uno strumento di pace, una fonte di civiltà e di ricchezza e parte del nostro patrimonio; essa è essenziale per l’economia oltre a essere un bene comune e deve pertanto essere rispettata e protetta nel quadro dei nostri sforzi per prenderci cura delle generazioni future. Tenuto conto della crescente carenza o penuria idrica, l’acqua è sempre più considerata una risorsa strategica per la sicurezza; talvolta è usata come un’arma, ma può essere un bersaglio e spesso un catalizzatore nei conflitti civili e militari. Un’azione risoluta nel settore della diplomazia blu deve essere integrata nella politica estera e nelle relazioni esterne dell’UE, comprese le politiche in materia di vicinato, commercio e sviluppo. Il CESE esorta l’UE a dimostrare il suo impegno a far progredire gli OSS relativi all’acqua, nominando un inviato specifico per questa risorsa, in linea con l’esito della conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua.

7.2.

L’UE dovrebbe intensificare i suoi sforzi a favore di una diplomazia blu dinamica e politica, operando in sinergia con la diplomazia sanitaria e integrando tali sforzi nella sua politica estera e nelle sue relazioni esterne attraverso l’istituzione di partenariati globali per l’acqua. L’UE dovrebbe sostenere un accesso agevole e ininterrotto all’acqua a prezzi abbordabili, facilitare la gestione sostenibile delle risorse idriche e delle acque reflue e preservare e proteggere le zone umide e la biodiversità quale componente essenziale della diplomazia blu. Dato il suo approccio globale, il CESE chiede che i principi del Blue Deal diventino un pilastro chiaro della politica esterna dell’UE, che integri sistematicamente questa dimensione nei suoi contatti bilaterali e multilaterali, anche in sede di negoziazione di accordi commerciali.

7.3.

Secondo le previsioni, la siccità potrebbe colpire oltre i tre quarti della popolazione mondiale entro il 2050. Secondo diverse relazioni delle Nazioni Unite, entro il 2050 una combinazione di problemi e conflitti legati all’acqua e al clima costringerà circa un miliardo di persone a migrare. Nel Sud del mondo, in particolare, l’accesso alle risorse idriche è fortemente limitato. Tali difficoltà condurranno a un ulteriore aumento degli sfollati e rafforzeranno i flussi migratori verso il Nord del mondo. Il CESE invita pertanto ad affrontare le cause profonde (compresa la carenza idrica), anziché intervenire contro i profughi o i rifugiati stessi.

7.4.

L’aggiornamento del quadro del trattato delle Nazioni Unite sulle questioni relative all’acqua, la promozione e il sostegno della cooperazione mondiale, la preparazione ai cambiamenti a lungo termine e alle situazioni di emergenza e la disponibilità di acqua e servizi igienico-sanitari accessibili e abbordabili sono elementi che dovrebbero essere sistematicamente integrati nell’agenda globale dell’UE.

Bruxelles, 26 ottobre 2023

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Oliver RÖPKE


(1)  REX/570 — Politica per le risorse idriche — Tra desertificazione e messa in sicurezza — È tempo di una diplomazia blu (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale), GU C 349 del 29.9.2023, pag. 74, GU C 349 del 29.9.2023, pag. 60, GU C 146 del 27.4.2023, pag. 35, GU C 146 del 27.4.2023, pag. 41, GU C 349 del 29.9.2023, pag. 80, GU C 349 del 29.9.2023, pag. 50, GU C 349 del 29.9.2023, pag. 87, GU C 349 del 29.9.2023, pag. 18.

(2)  Organizzazioni delle Nazioni Unite, Water and Sanitation | Department of Economic and Social Affairs (un.org) [Acqua e servizi igenico-sanitari. Dipartimento degli Affari economici e sociali].

(3)   Sustainable development in the European Union — Monitoring report on progress towards the SDGs in an EU context — 2023 edition [Lo sviluppo sostenibile nell’Unione europea — Relazione di monitoraggio dei progressi verso la realizzazione degli OSS nel contesto dell’UE — edizione 2023].

(4)   «Dare vita al programma d'azione per l'acqua», il Segretario generale esorta la Conferenza, chiedendo un impegno determinante a favore della risorsa più importante del mondo UN Press.

(5)  Riunione del Consiglio europeo (23 marzo 2023) — Conclusioni.

(6)   Le conseguenze della siccità, degli incendi e di altri fenomeni meteorologici estremi: intensificare l'impegno dell'UE per contrastare il cambiamento climatico, risoluzione del PE del 15 settembre 2022.

(7)  Direttiva (UE) 2020/2184 del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2020 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano (GU L 435 del 23.12.2020, pag. 1).

(8)   GU L 435 del 23.12.2020, pag. 1.

(9)  Regolamento (UE) n. 691/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 luglio 2011 , relativo ai conti economici ambientali europei (GU L 192 del 22.7.2011, pag. 1).

(10)  La Commissione stima che il costo totale della rifusione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane sia superiore a 3,8 miliardi di euro di fondi supplementari all’anno.


ELI: http://data.europa.eu/eli/C/2024/878/oj

ISSN 1977-0944 (electronic edition)


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