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Document 52023AE2427
Opinion of the European Economic and Social Committee on ‘The Recovery and Resilience Facility and cohesion policy: towards cohesion policy 2.0’ (Exploratory opinion)
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Il dispositivo per la ripresa e la resilienza e la politica di coesione: verso una politica di coesione 2.0» (parere esplorativo)
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Il dispositivo per la ripresa e la resilienza e la politica di coesione: verso una politica di coesione 2.0» (parere esplorativo)
EESC 2023/02427
GU C, C/2023/859, 8.12.2023, ELI: http://data.europa.eu/eli/C/2023/859/oj (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, GA, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)
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Gazzetta ufficiale |
IT Serie C |
C/2023/859 |
8.12.2023 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Il dispositivo per la ripresa e la resilienza e la politica di coesione: verso una politica di coesione 2.0»
(parere esplorativo)
(C/2023/859)
Relatrice: |
María del Carmen BARRERA CHAMORRO |
Correlatore: |
David SVENTEK |
Consultazione |
Consiglio, presidenza spagnola, 18.4.2023 Lettera di Mercedes Caballero Fernández, sottosegretaria di Stato, ministero delle Finanze e della funzione pubblica |
Base giuridica |
Articolo 34 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea |
Sezione competente |
Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale |
Adozione in sezione |
8.9.2023 |
Adozione in sessione plenaria |
20.9.2023 |
Sessione plenaria n. |
581 |
Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
163/0/1 |
1. Conclusioni e raccomandazioni
1.1. |
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) sottolinea che il principio fondamentale del «non lasciare indietro nessuno» nella politica di coesione rimane solido e valido, e che i partner della società civile sono pronti a continuare a lavorare a favore di tale principio attraverso una robusta politica di investimento dell’UE. Il principio alla base di questa politica va mantenuto, nonostante le sue imperfezioni. |
1.2. |
Il CESE desidera sottolineare che la disparità di opportunità può essere dannosa per la crescita e la competitività a lungo termine a livello regionale, nazionale e dell’UE. È pertanto necessario diversificare e rendere più flessibile la politica di coesione per poter prestare maggiore attenzione alle persone, in particolare alle persone più vulnerabili, e affrontare meglio la disparità di opportunità che molti si trovano ad affrontare. |
1.3. |
Il CESE ritiene che la gamma di strumenti e approcci debba essere ampliata, ammodernata o rivista per costruire una politica di coesione solida, efficace, flessibile e rinnovata, maggiormente incentrata sulle capacità, i collegamenti interregionali, l’efficacia dei risultati e le opportunità per i beneficiari al di là dei semplici investimenti. A tal fine, è necessario:
|
1.4. |
Il CESE ritiene essenziale, per il conseguimento degli obiettivi di coesione, promuovere l’interazione tra le politiche orizzontali dell’UE e la politica di coesione, così da rafforzare l’efficacia degli sforzi profusi per conseguire la convergenza regionale attraverso misure orientate al territorio, alla luce degli obiettivi fondamentali dell’Unione. È inoltre essenziale garantire l’interazione tra le politiche nazionali e la politica di coesione. |
1.5. |
Il CESE ritiene che la diversificazione e la specializzazione debbano essere ulteriormente differenziate in termini di sostegno finanziario, modalità di sostegno, gestione del bilancio, obiettivi e investimenti. Per conseguire questa maggiore specializzazione della politica di coesione, è essenziale coinvolgere le parti sociali e le organizzazioni della società civile a tutti i livelli negli Stati membri attraverso opportuni accordi di cooperazione, dal momento che tale politica costituisce uno strumento efficace per elaborare e adattare le politiche e i fondi alle realtà locali e regionali. |
1.6. |
Il CESE ritiene particolarmente importante esortare gli Stati membri e le regioni dell’UE a coinvolgere nel modo più ampio e reale possibile le parti sociali e le altre organizzazioni della società civile nell’elaborazione della politica di coesione e nel monitoraggio dei suoi effetti. Questa partecipazione può contribuire a far fronte alla pressione sulla democrazia accrescendo la titolarità delle politiche dell’Unione. In tale contesto, il CESE accoglie con favore la richiesta del governo spagnolo di elaborare un parere esplorativo che esamini la creazione di uno strumento più efficace, in grado di migliorare la politica di coesione per conseguire la convergenza tra le regioni europee. |
1.7. |
Il Comitato è convinto che la politica di coesione debba rimanere la principale politica di investimento dell’UE per sostenere la politica regionale europea in rapporto all’adattamento agli obiettivi climatici, al fine di realizzare una società neutra in termini di emissioni di carbonio e assicurare una transizione con un impatto positivo in termini di creazione di posti di lavoro stabili e di qualità. Grazie a NextGenerationEU, la capacità di bilancio dell’UE è aumentata notevolmente (di circa lo 0,7 % del PIL dell’UE), il che consente di continuare a sviluppare alcune azioni innovative, quali, tra le altre, l’iniziativa sugli investimenti interregionali in materia di innovazione (I3), la transizione giusta o un approccio più sviluppato agli investimenti territoriali integrati che rispetti il principio basato sul contesto locale. Si raccomanda vivamente di garantire che la futura politica di coesione si impegni in questi ambiti. |
1.8. |
Il CESE ritiene che la politica di coesione debba rafforzare gli investimenti digitali nei programmi esistenti volti a colmare il divario digitale, in quanto la transizione digitale potrebbe creare divari sociali e territoriali, con effetti sul mercato del lavoro derivanti dall’automazione e dall’intelligenza artificiale, dalla disuguaglianza di accesso ai servizi digitali e dalle disparità di competenze digitali dei lavoratori e delle imprese. |
1.9. |
Il CESE ritiene che la politica di coesione debba garantire una distribuzione efficace ed equa dei benefici della digitalizzazione, dato che le tecnologie nuove ed emergenti impongono ai lavoratori e alla popolazione che sta invecchiando di acquisire maggiori competenze, rendendo difficile la loro partecipazione al mercato del lavoro. Garantire l’accesso alla formazione e alla riqualificazione professionale è essenziale per far sì che le regioni continuino a svilupparsi. |
1.10. |
Il CESE ritiene essenziale poter razionalizzare la politica di coesione per i beneficiari attraverso la semplificazione e la flessibilità nell’attuazione dei fondi, che devono essere utilizzati per conseguire i loro obiettivi. È necessario garantire norme chiare e semplici (sia per i fondi nazionali che per quelli dell’UE amministrati in regime di gestione concorrente) in un unico regolamento e, nel contempo, va migliorata la capacità amministrativa degli attori regionali, locali e della società civile. |
2. Contesto generale
2.1. |
La coesione sociale, economica e territoriale trova il suo fondamento nel trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) e rappresenta uno degli obiettivi della politica di coesione. Tali obiettivi sono stati ostacolati dalla crisi pandemica, i cui effetti non sono ancora stati superati e che ha portato alla più grave recessione dal 1945 ad oggi, e ora dalla crisi inflazionistica, una situazione che ha rallentato il ritmo della convergenza in quanto ha avuto un impatto negativo maggiore sulle regioni meno avanzate. A questi effetti negativi in termini di coesione si somma la crisi causata dalla guerra in Ucraina e la sfida dell’emergenza climatica. |
2.2. |
Il CESE apprezza la comunicazione della Commissione relativa all’ottava relazione sulla coesione: la coesione in Europa in vista del 2050 (1). La relazione giunge alla conclusione che gli investimenti devono orientarsi verso le opportunità di crescita offerte dalla duplice transizione verde e digitale, al fine di evitare nuove disparità. |
2.3. |
Il CESE accoglie con favore l’istituzione del gruppo ad alto livello sul futuro della politica di coesione e constata che la società civile è sottorappresentata nei lavori di tale gruppo. Invita pertanto la Commissione a garantire una maggiore partecipazione. |
2.4. |
Il CESE sottolinea che il principio fondamentale del «non lasciare indietro nessuno» alla base della politica di coesione continua ad essere opportuno e valido, e che i partner della società civile sono pronti a continuare a lavorare a favore di tale principio. |
2.5. |
È vero che la politica di coesione è talvolta percepita come una politica di ridistribuzione e i suoi risultati non sempre vengono compresi. Ciò è favorito dalla persistenza delle disparità, dalle difficoltà nell’aiutare alcune regioni interessate da «trappole di sviluppo» e dall’impossibilità per alcune regioni di recuperare il ritardo, anche con il sostegno della politica di coesione. |
2.6. |
Al fine di conseguire gli obiettivi di coesione, è necessario promuovere l’interazione tra le politiche orizzontali dell’UE e la politica di coesione al fine di aumentare l’efficacia degli sforzi volti a conseguire la convergenza regionale, attraverso misure mirate a livello territoriale, unitamente agli obiettivi fondamentali dell’Unione. È parimenti essenziale assicurare un’interazione tra le politiche nazionali e la politica di coesione. La modalità in cui le priorità dell’UE sono declinate a livello regionale e locale è fondamentale per conseguire il successo sul campo attraverso strategie di sviluppo. |
2.7. |
Il recente ricorso al sostegno della politica di coesione per le misure anticrisi, compresa una maggiore flessibilità, solleva interrogativi circa il giusto equilibrio tra gli obiettivi a breve e lungo termine della politica. Le politiche nazionali non possono affidare alla sola politica di coesione il ruolo di promozione dello sviluppo regionale e della convergenza nazionale. |
2.8. |
È necessario cercare modi per ridisegnare la politica di coesione nel contesto del modello europeo di crescita, nonché delle sfide attuali ed emergenti, poiché la percezione che la politica di coesione sia diventata più complessa ne ostacola l’efficacia. Le sfide principali comprendono la transizione verso la neutralità climatica, la crisi inflazionistica, i cambiamenti demografici, la resilienza sociale, la digitalizzazione e l’innovazione, oltre al consolidamento di un’economia europea competitiva, tenendo conto dell’autonomia strategica necessaria alla luce dell’attuale situazione geopolitica. |
3. Osservazioni generali
3.1. |
Nonostante il contributo concreto e visibile della politica di coesione nella sua attuale forma, il processo di convergenza regionale rimane piuttosto graduale. Il CESE ritiene che la futura politica di coesione debba coniugare in modo equilibrato le esigenze di riduzione delle disparità regionali e di accelerazione degli stimoli alla crescita e allo sviluppo, che sono importanti anche per l’UE nel suo insieme da un punto di vista globale e comparativo. È pertanto necessario rafforzare ulteriormente i criteri di performance della politica di coesione attraverso un approccio più preciso alle priorità di sviluppo regionale, il rispetto dei criteri stabiliti e un maggiore ricorso a tipi di sostegno basati sulla performance (strumenti finanziari). Il CESE raccomanda di tener conto dei traguardi e degli obiettivi attualmente stabiliti nell’ambito dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza. |
3.2. |
La coesione sociale si trova ad affrontare sfide sempre più pressanti, in particolare nel contesto delle tendenze demografiche, della duplice transizione verde e digitale e della conseguente necessità di competenze nuove o migliorate. Gran parte della popolazione dell’UE è a rischio di povertà o di esclusione sociale, spesso nelle regioni più povere, ma anche negli agglomerati urbani ricchi e nelle zone circostanti. Inoltre, la disoccupazione giovanile e la povertà infantile rimangono elevate in tutta l’UE. |
3.3. |
Il CESE desidera sottolineare che la disparità di opportunità può essere dannosa per la crescita e la competitività a lungo termine a livello regionale, nazionale e dell’UE. Pertanto, e in linea con l’ambizione dell’Unione di avvicinarsi ai cittadini e di non lasciare indietro nessuno, occorre prestare maggiore attenzione alle persone e alla disparità di opportunità che molti si trovano ad affrontare. |
3.4. |
Per questo motivo, abbiamo bisogno di un approccio più profondo e socialmente mirato alle politiche di coesione che affronti con maggiore attenzione le disparità e le sfide territoriali, economiche e sociali. Esse comprendono non solo le disparità tra gli Stati membri e le loro regioni, ma anche le disparità tra regioni, città, specifiche aree cittadine e zone rurali. La politica di coesione deve concentrarsi maggiormente su determinati tipi di territori al di sotto del livello NUTS 2 ed essere rivolta in via prioritaria a tutti gli Stati membri e alle regioni, riservando un’attenzione particolare agli Stati membri o alle regioni in cui le disparità sono maggiori. Il CESE ritiene inoltre che la politica di coesione debba essere più attenta alle esigenze e alle opportunità di determinati tipi di persone e gruppi sociali. |
3.4.1. |
Questa maggiore diversificazione e specializzazione devono consentire una differenziazione più accentuata del sostegno finanziario, delle modalità di sostegno, della gestione della dotazione di bilancio, degli obiettivi e degli investimenti. Allo stesso tempo, i fondi della politica di coesione devono seguire sistematicamente lo stesso approccio e, alla luce di questa maggiore specializzazione, essere ulteriormente differenziati. |
3.5. |
Il CESE ritiene particolarmente importante esortare gli Stati membri e le regioni dell’UE a coinvolgere nel modo più ampio ed efficace possibile le parti sociali e le altre organizzazioni della società civile nell’elaborazione della politica di coesione e nel monitoraggio dei suoi effetti. Tale inclusione consentirà altresì di valutare in che misura siano stati raggiunti gli obiettivi della politica di coesione, basandosi non solo sugli indicatori quantitativi, ma anche su quelli qualitativi (così da valutare lo sviluppo e non soltanto la crescita). |
4. Osservazioni particolari
4.1. |
L’ottava relazione sulla coesione sottolinea che i cambiamenti climatici, la transizione digitale e le trasformazioni tecnologiche, la pressione sulla democrazia, i cambiamenti nell’economia mondiale e le tendenze demografiche sono sfide interdipendenti importanti che incidono sulla coesione sociale, economica e territoriale dell’Unione. La politica di coesione deve garantire che la duplice transizione sia giusta per le persone ed equa per tutte le regioni. |
4.2. |
Il CESE concorda con la raccomandazione del Consiglio relativa alla garanzia di una transizione equa verso la neutralità climatica, in cui si afferma che la creazione di nuovi posti di lavoro di buona qualità, il mantenimento di buone condizioni di lavoro e l’accesso inclusivo all’istruzione, alla formazione e all’apprendimento permanente nelle competenze verdi saranno fondamentali per garantire una transizione socialmente giusta ed economicamente soddisfacente per tutti i territori. |
4.3. |
La politica di coesione deve concentrarsi sulla prosecuzione del sostegno agli investimenti nell’energia sostenibile, nell’ambiente, nell’efficienza delle risorse, nell’adattamento ai cambiamenti climatici e nell’attenuazione dei loro effetti, nonché nella mobilità urbana sostenibile, al fine di conseguire una società neutra in termini di emissioni di carbonio. Molti di questi temi hanno ricevuto finanziamenti a titolo dei fondi per la ripresa e la resilienza. È importante continuare a investire in queste politiche utilizzando tutti i programmi e le strategie possibili, come le strategie macroregionali e interregionali. |
4.4. |
Il CESE ritiene che in futuro sarà assolutamente necessario rafforzare le sinergie all’interno di tutte le componenti del meccanismo per una transizione giusta. Il Comitato è pertanto convinto che la politica di coesione debba rimanere la principale politica di investimento dell’Unione per sostenere la politica regionale europea in materia di adattamento agli obiettivi climatici. Il principio del «non arrecare un danno significativo», inoltre, deve garantire che gli investimenti rispettino pienamente gli obiettivi del Green Deal. |
4.5. |
Il coinvolgimento delle parti sociali nei piani territoriali per una transizione giusta è molto limitato nella maggior parte degli Stati membri, come affermato dal CESE nel suo parere SOC/718 sul tema «Politica energetica e mercato del lavoro: conseguenze per l’occupazione nelle regioni in transizione energetica» (2), in cui si afferma altresì che gli Stati membri devono incoraggiare tale partecipazione e che i piani devono subordinare i loro risultati e finanziamenti alla creazione di posti di lavoro stabili e di qualità a livello locale. Il CESE approva il principio di partenariato nella programmazione e nell’attuazione della politica di coesione che, peraltro, garantisce che l’assunzione di responsabilità e la titolarità democratiche siano ulteriormente promosse in futuro, giacché sono indispensabili per migliorare la qualità degli investimenti. |
4.6. |
La politica di coesione deve rafforzare gli investimenti digitali negli attuali programmi che mirano a colmare il divario digitale, in quanto la transizione digitale comporta rischi in rapporto ai divari sociali e territoriali, con effetti sul mercato del lavoro derivanti dall’automazione e dall’intelligenza artificiale, dalla disparità di accesso ai servizi digitali e dalle competenze digitali non omogenee dei lavoratori. Le imprese, il settore pubblico e i cittadini devono disporre di una nuova generazione di tecnologie. |
4.7. |
Più specificamente, si deve migliorare il sostegno alla digitalizzazione nelle imprese e nel settore pubblico, potenziando l’accesso all’e-government e alla sanità elettronica, aumentando le competenze digitali dei cittadini e promuovendo lo sviluppo della banda larga nelle regioni remote e rurali, in modo che nessuna regione dell’Unione sia lasciata indietro. |
4.8. |
Il CESE ritiene essenziale che la politica di coesione garantisca una distribuzione efficace ed equa dei benefici della digitalizzazione, dato che le nuove tecnologie emergenti richiedono maggiori qualifiche per i lavoratori e la popolazione in età avanzata e che tutto ciò rende difficile la loro partecipazione al mercato del lavoro. L’accesso alla formazione e alla riqualificazione professionale per i nuovi posti di lavoro e le nuove mansioni sarà fondamentale per garantire lo sviluppo continuo delle regioni in linea con i cambiamenti tecnologici e i benefici che ne derivano. |
4.9. |
In tale contesto, il CESE ritiene essenziale promuovere e rafforzare gli ecosistemi dell’innovazione, le start-up e il contesto imprenditoriale, sviluppare competenze in materia di ricerca e innovazione, e garantire lo sviluppo e la diffusione delle innovazioni a livello transfrontaliero. I risultati dell’innovazione regionale variano notevolmente e sono notevolmente inferiori nelle regioni meno avanzate rispetto a quelle più sviluppate, il che ne ostacola il potenziale di convergenza. Peraltro, il Comitato sottolinea che vi sono regioni a reddito medio attualmente interessate da «trappole di sviluppo» che non possono sviluppare conoscenze e competenze per competere nell’economia mondiale. |
4.10. |
Occorre prestare particolare attenzione alle categorie di persone con tassi di occupazione più bassi (donne, giovani, immigrati, persone con un basso livello di istruzione), per le quali sono necessari programmi specifici di formazione, riqualificazione e sostegno sul territorio. È altresì necessario profondere sforzi di innovazione per queste categorie di lavoratori, tenuto conto delle nuove tecnologie e delle loro caratteristiche. |
4.11. |
Per quanto riguarda l’aspetto umano e sociale della politica di coesione, il CESE dà priorità al sostegno alle persone di talento. È necessario promuovere il talento nelle regioni, tanto più che l’Unione sta attraversando un’importante transizione demografica. Ciò è tanto più necessario nelle regioni che soffrono di una contrazione della forza lavoro e di una bassa percentuale di persone con un’istruzione terziaria, nonché nelle regioni colpite dalla fuga di giovani. In tal senso, la politica di coesione deve sostenere gli investimenti nelle infrastrutture sociali. |
4.12. |
L’invecchiamento e la riduzione della popolazione interesseranno la maggior parte delle regioni, in particolare quelle rurali e meno avanzate. Entro il 2050, la popolazione in età lavorativa diminuirà di circa 35 milioni di persone. Le regioni colpite dalla riduzione della loro popolazione in età lavorativa dovranno aumentare la partecipazione al mercato del lavoro dei gruppi sottorappresentati e stimolare la produttività attraverso investimenti e riforme nel mercato del lavoro e nel sistema di istruzione. |
4.13. |
Le qualifiche e le competenze dei lavoratori devono essere in linea con le esigenze delle economie in trasformazione, migliorando in tal modo la capacità di innovazione. Le riforme dei sistemi di istruzione e formazione devono essere accompagnate da investimenti a tutti i livelli e dalla parità di accesso a un’istruzione e a una formazione di qualità, compresi il miglioramento delle competenze, la riqualificazione professionale e l’apprendimento permanente per tutti. Il CESE ritiene inoltre che investire nei bambini e nei giovani sarà fondamentale per la crescita a lungo termine. La politica di coesione deve svolgere un ruolo di primo piano nel contribuire a promuovere e attuare misure di sviluppo delle capacità a livello regionale e subregionale. |
4.14. |
In tale contesto, è essenziale aumentare il potenziale dei mercati del lavoro transfrontalieri, il cui livello di sviluppo è assai basso a causa degli ostacoli giuridici e amministrativi. A tal fine è essenziale migliorare la cooperazione transfrontaliera a tutti i livelli di governance. La politica di coesione deve garantire che tutte le regioni siano in grado di affrontare la carenza di manodopera qualificata. |
4.15. |
Il CESE ritiene essenziale rafforzare la cooperazione transfrontaliera e interregionale, in particolare per lo sviluppo di infrastrutture ferroviarie rispettose del clima nelle zone di frontiera e per il mantenimento coerente di frontiere aperte tra gli Stati membri. L’importanza del mercato unico, in quanto fulcro del progetto europeo, deve essere garantita con tutti i mezzi. |
5. Favorire una politica di coesione che affronti esigenze più concrete
5.1. |
Secondo il CESE, sebbene la politica di coesione offra la possibilità di orientare gli investimenti attraverso la gestione concorrente, il principio di partenariato, la programmazione e vari strumenti territoriali, è necessario specializzare ulteriormente il sostegno alle aree territoriali, così come ai bisogni e gruppi specifici. Occorre rafforzare il finanziamento degli approcci basati sul territorio per fornire un sostegno più mirato alle esigenze specifiche di sviluppo delle persone e delle aree locali, anche in considerazione della duplice transizione verde e digitale, del cambiamento demografico e di altre perturbazioni. |
5.2. |
Il Comitato ritiene inoltre che la gamma di strumenti e approcci debba essere ampliata, ammodernata o rivista, concentrandosi maggiormente sulle capacità, i legamenti interregionali e le opportunità per i cittadini, andando oltre il semplice investimento. A tal fine è indispensabile:
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5.3. |
Il CESE ritiene essenziale che la politica di coesione affronti il divario tra zone urbane e rurali nel contesto attuale, rafforzando i legami tra queste ultime e il ruolo delle città e dei piccoli comuni. È pertanto necessario riesaminare il ruolo delle grandi città e delle loro regioni metropolitane, nonché delle città di medie dimensioni, quali volani regionali e nazionali di sviluppo economico. A tal fine, è necessario incrementare gli investimenti nel capitale umano regionale e locale. |
5.4. |
Per il CESE, la convergenza sarà conseguita soltanto aumentando la resilienza non solo delle regioni meno avanzate e periferiche, ma anche di tutte le regioni di cui all’articolo 174 del TFUE, attraverso una diversificazione adeguata alle esigenze future del loro tessuto economico. Ciò significa tenere ulteriormente conto delle preoccupazioni delle regioni ultraperiferiche e delle aree funzionali transfrontaliere in tutte le azioni della politica di coesione. |
5.5. |
Il CESE ritiene necessario adottare una politica di coesione 2.0 che comprenda elementi chiave quali la gestione concorrente, l’approccio regionalizzato, il prefinanziamento e i tassi di cofinanziamento. Gli investimenti da soli non sono sufficienti. Ogni regione necessita di strutture di governance solide e di una combinazione adeguata di politiche che sfrutti le sinergie con tutte le parti interessate. Abbiamo bisogno di un approccio dal basso. Pertanto, gli investimenti devono spesso essere accompagnati da riforme adeguate e da politiche che vengano incontro ai cittadini. |
5.6. |
Il CESE ritiene essenziale coinvolgere maggiormente le parti sociali, la società civile e tutti gli attori a livello locale al fine di rafforzare l’efficacia del principio di partenariato e di governance multilivello nella politica di coesione. Ciò può contribuire ad affrontare la pressione sulla democrazia aumentando la titolarità delle politiche dell’UE. |
5.7. |
Il CESE ritiene essenziale poter razionalizzare la politica di coesione a favore dei i beneficiari attraverso la semplificazione e la flessibilità nell’erogazione dei fondi, che dovrebbero essere utilizzati per conseguire i loro obiettivi. È necessario garantire norme chiare e semplici, per i fondi nazionali e quelli dell’UE amministrati in regime di gestione concorrente e decentrata, attraverso un unico regolamento. Per conseguire questi obiettivi, occorre rafforzare la capacità amministrativa delle amministrazioni regionali e locali e dei partner della società civile, per garantire che i fondi di coesione siano spesi in modo efficace e producano valore aggiunto. |
5.8. |
Il Comitato ritiene che le migliori pratiche, le misure politiche efficaci e i finanziamenti specifici attualmente offerti dal dispositivo per la ripresa e la resilienza debbano essere mantenuti anche nell’ambito della nuova politica di coesione. Anche il finanziamento delle grandi imprese deve essere considerato un fattore di convergenza importante. |
Bruxelles, 20 settembre 2023
Il presidente del Comitato economico e sociale europeo
Oliver RÖPKE
(1) COM(2022) 34 final.
(2) Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Politica energetica e mercato del lavoro: conseguenze per l'occupazione nelle regioni in transizione energetica» (parere d'iniziativa) (GU C 146 del 27.4.2023, pag. 4).
ELI: http://data.europa.eu/eli/C/2023/859/oj
ISSN 1977-0944 (electronic edition)