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Document 52019IR3332

Parere del Comitato europeo delle regioni – L’Europa digitale per tutti: soluzioni intelligenti e inclusive sul terreno

OJ C 39, 5.2.2020, p. 83–87 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

5.2.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 39/83


Parere del Comitato europeo delle regioni – L’Europa digitale per tutti: soluzioni intelligenti e inclusive sul terreno

(2020/C 39/18)

Relatrice

:

Anne Karjalainen (FI/PSE), consigliera comunale di Kerava

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Osservazioni generali

1.

elabora, su richiesta della presidenza finlandese del Consiglio dell’Unione europea, proposte ben fondate su come le comunità locali e regionali possano sviluppare e attuare soluzioni digitali intelligenti e inclusive per tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo in cui essi vivono nell’UE;

2.

tiene conto delle proposte formulate dal presidente e dal primo vicepresidente del CdR nel documento strategico L’Europa digitale per tutti (1), da includere nel programma strategico della prossima Commissione europea per lo sviluppo del mercato unico digitale;

3.

auspica che le proposte contribuiscano agli orientamenti strategici del programma Europa digitale della Commissione europea, che determinerà i contenuti dei programmi di lavoro e delle domande di finanziamento per il periodo 2021-2022; desidera contribuire alle priorità di investimento del programma Europa digitale: calcolo ad alte prestazioni, intelligenza artificiale, cibersicurezza, competenze digitali avanzate e sostegno a uno sviluppo quanto più possibile ampio delle tecnologie digitali in diversi settori della società.

Affrontare le sfide sociali mediante soluzioni digitali

4.

esprime preoccupazione per il fatto che le priorità dell’agenda politica della futura Commissione, pur sottolineando la necessità di promuovere le tecnologie di frontiera, come l’intelligenza artificiale e l’economia delle piattaforme, non pongono un accento sufficiente su un mercato unico digitale inclusivo;

5.

sottolinea che ai fini di un successo sostenibile del mercato unico digitale è necessario che tutti i cittadini ne traggano vantaggio in tutto il territorio dell’Unione europea;

6.

sostiene la proposta della Commissione europea di un solido programma Europa digitale, il quale tuttavia deve estendersi a tutta l’Unione europea, attraverso una rete di centri regionali per l’innovazione digitale finanziata attraverso il programma, affinché tutti abbiano una ragionevole possibilità di trarre vantaggio dallo scambio di informazioni, dall’apprendimento tra pari e dallo sviluppo di partenariati interregionali;

7.

ritiene che l’accesso e la partecipazione attiva all’economia digitale siano fondamentali per uno sviluppo locale e regionale positivo in futuro;

8.

ritiene che l’espressione «coesione digitale» sia un’importante dimensione aggiuntiva del tradizionale concetto di coesione economica, sociale e territoriale, sancito dal trattato UE. Il CdR propone pertanto un dibattito aperto sul futuro ruolo della digitalizzazione nella promozione della «coesione» nell’UE. L’obiettivo sarebbe quello di rispondere a sfide per la società, quali quelle in campo demografico, i cambiamenti climatici e il mutamento dell’ambiente di lavoro, senza lasciare indietro nessuna persona e nessuna regione e promuovendo l’imprenditorialità;

9.

accoglie con favore l’approccio basato sui fenomeni, adottato dalla Commissione per mettere a frutto l’attività di ricerca e innovazione nell’individuazione di soluzioni alle sfide globali. Le tecnologie digitali svolgono un ruolo fondamentale negli sforzi degli Stati membri dell’UE volti ad affrontare le principali sfide della società cui sono confrontati gli enti locali e regionali di tutta l’UE, ad esempio nel contesto dei cambiamenti climatici, demografici e nel mercato del lavoro;

10.

sottolinea, in particolare, il potenziale delle tecnologie esistenti ed emergenti nel settore pubblico al fine di ridurre gli oneri amministrativi e gli sprechi, accumulare gli incrementi di efficienza e fornire nuove soluzioni alle sfide della società;

11.

sostiene una visione dell’Europa in cui le tecnologie digitali, l’innovazione e l’intelligenza artificiale possono offrire a tutti i cittadini europei posti di lavoro competitivi, una salute e una qualità della vita migliori, servizi pubblici di maggior qualità e accesso ai flussi internazionali di conoscenze;

12.

chiede una forte cooperazione europea tra tutti i livelli di governo nell’UE per garantire una maggiore utilizzazione, un miglioramento e un’estensione ulteriore della trasformazione digitale trainata dai cittadini nelle città e nelle comunità;

13.

osserva che nella prospettiva delle politiche dell’UE è essenziale investire nella creazione di ecosistemi innovativi e promuovere l’innovazione in tecnologie chiave, come l’intelligenza artificiale, l’Internet delle cose e il 5G a livello locale e regionale in tutta l’UE, e individua un’opportunità fondamentale nelle strategie regionali di specializzazione intelligente nell’ambito dei pertinenti fondi dell’UE;

14.

ritiene importante che le regioni abbiano l’opportunità di valutare la situazione dei poli attuali in relazione ai criteri relativi ai poli di innovazione digitale e ai loro futuri compiti. Affinché le PMI e le amministrazioni locali possano realmente beneficiare delle competenze dei poli, questi e le loro reti dovrebbero operare in modo efficace sulla base di su un elevato livello di conoscenze e servizi. Ai fini della buona riuscita di questo obiettivo è importante la copertura regionale e tematica dei poli e la loro cooperazione con le scuole e le università locali e gli ecosistemi regionali;

15.

sottolinea la necessità di promuovere la rete dei poli dell’innovazione digitale in tutta l’UE, allo scopo di garantire la presenza di un polo in ogni regione (NUTS2), con il sostegno del programma Europa digitale;

16.

osserva che un punto forte dell’Europa dovrebbe consistere nella sua capacità di individuare le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale e le questioni etiche, e nel conciliare tali aspetti. I valori comuni fondamentali dell’Europa offrono buone possibilità di coniugare insieme democrazia e diritti umani, da un lato, e l’intelligenza artificiale, dall’altro. Servono un codice etico e un quadro giuridico per l’intelligenza artificiale;

17.

sottolinea la necessità che gli enti locali e regionali si impegnino in una cooperazione a vasto raggio per migliorare l’interoperabilità delle pubbliche amministrazioni e l’erogazione dei servizi pubblici. Lo sviluppo di infrastrutture transfrontaliere, la realizzazione dell’interoperabilità e la definizione di norme comuni sono alcuni degli elementi del programma Europa digitale che potranno produrre un reale valore aggiunto europeo. L’interconnessione tra grandi infrastrutture europee, nazionali e regionali dovrebbe continuare. Chiede a tal fine il proseguimento dopo il 2020 del programma ISA2 (soluzioni di interoperabilità per le pubbliche amministrazioni europee).

Sviluppare i poteri degli enti regionali e locali

18.

ricorda che le città e le regioni, di qualsiasi dimensione e in tutta Europa, devono far parte della trasformazione digitale europea. Le regioni e i comuni devono prendere decisioni relative alla rivalutazione amministrativa, alle infrastrutture tecniche, ai servizi e alla politica in materia di dati. Il programma Europa digitale deve offrire agli amministratori locali e regionali programmi di formazione settoriale per l’acquisizione di competenze digitali avanzate;

19.

sostiene la prossima dichiarazione di Eurocities Collaborazione, responsabilizzazione, sostegno riguardante uno sforzo congiunto per promuovere la trasformazione digitale nelle città e nelle comunità d’Europa, allo scopo di promuovere una forte cooperazione europea tra tutti i livelli di governo nell’UE, ai fini di una maggiore utilizzazione, di un ulteriore miglioramento e di un’estensione della trasformazione digitale trainata dai cittadini nelle città e nelle comunità;

20.

condivide il giudizio di Eurocities secondo cui le città e le comunità sono la sede migliore per testare le soluzioni digitali, per potere garantire un coinvolgimento coordinato delle parti interessate e la partecipazione attiva dei cittadini;

21.

invita gli enti locali e regionali a promuovere il dialogo tra tutti i livelli di governo e l’industria, i datori di lavoro e i sindacati in merito alle condizioni di lavoro e ai diritti dei lavoratori in un ambiente sempre più digitale, rivedendo le politiche occupazionali degli Stati membri dell’UE in funzione delle più recenti sfide indotte dalla tecnologia;

22.

nota che garantire la disponibilità delle risorse naturali e ridurre l’impronta del carbonio sono aspetti determinanti dello sviluppo sostenibile. È possibile accelerare lo sviluppo sostenibile attraverso la digitalizzazione e l’introduzione di soluzioni intelligenti nell’attività imprenditoriale, nella vita quotidiana e nei servizi pubblici, specie nel settore dei trasporti e dell’efficienza energetica;

23.

invita gli enti regionali e locali a utilizzare il più possibile le licenze open source. I software e le componenti software che le amministrazioni locali commissionano per le loro esigenze dovrebbero, in linea di principio, essere prodotti nell’ambito di una licenza software che autorizza il committente a modificare, sviluppare e distribuire il prodotto, autonomamente o attraverso terzi, a sua discrezione e in base alle sue esigenze. Ciò incentiva un’effettiva creazione di ecosistemi e una concorrenza aperta e basata sulla conoscenza. Inoltre, i compensi pagati per i progetti open source vanno per lo più a operatori locali e regionali, e non già di paesi terzi. Le soluzioni riutilizzabili aumentano la fiducia e garantiscono la trasparenza, cosa che consente di ottenere il consenso dei cittadini;

24.

ritiene che, nel contesto di servizi pubblici interoperabili, le informazioni digitali trattate dalla pubblica amministrazione potrebbero essere rese conformi a specifiche/norme aperte ed essere disponibili principalmente per l’accesso e il riutilizzo come dati aperti, a meno che non si applichino restrizioni specifiche (ad esempio, per la protezione dei dati personali, la riservatezza o i diritti di proprietà intellettuale) (2). Conviene a tal fine sulla necessità di «garantire condizioni di parità per il software «open source» e prenderne in considerazione l’utilizzo in modo attivo ed equo, tenendo conto del costo totale di proprietà della soluzione» (3), dando la preferenza a specifiche aperte;

25.

sostiene la proposta, formulata dalla DG CNECT durante l’assemblea sul digitale del 2019, di definire un indice locale di digitalizzazione dell’economia e della società («DESI locale») per completare il DESI che viene elaborato ogni anno a livello nazionale; raccomanda una stretta cooperazione tra la DG CNECT, il Comitato europeo delle regioni, il programma ESPON (Osservatorio in rete dell’assetto del territorio europeo) e altre iniziative e istituzioni per sviluppare il concetto di tale indice, che dovrebbe poi essere elaborato su base annuale dalla DG CNECT insieme all’indice DESI nazionale;

26.

ritiene che l’indice DESI locale sia uno strumento importante per valutare l’impatto territoriale e l’orientamento delle future politiche dell’UE al fine di promuovere una maggiore inclusività digitale e individuare le sfide specifiche generate dalle disuguaglianze digitali. Il CdR sottolinea che l’indice DESI locale sarebbe anche utile alle città e alle regioni d’Europa per individuare le sfide comuni e le pratiche efficaci e per promuovere l’apprendimento tra pari e la cooperazione tra le città e le regioni;

27.

suggerisce, sulla base dell’esperienza positiva dell’iniziativa WiFi4EU, di sviluppare simili iniziative che sono di facile utilizzo e comportano un onere amministrativo limitato per i beneficiari. Si potrebbe introdurre un sistema analogo di buoni per l’audit digitale a livello locale, in cui le autorità locali partecipanti riceveranno un buono per una prima valutazione della disponibilità e della qualità dei servizi digitali nella comunità, i cui risultati potrebbero essere utilizzati per un dibattito informato nel consiglio locale e con i cittadini locali. Tali relazioni di audit dovrebbero essere utilizzate anche per fornire consulenza al fine di stabilire un collegamento con iniziative analoghe in altri enti locali dell’UE e per accedere, se necessario, a un ulteriore sostegno da parte dell’UE.

28.

sottolinea che la trasformazione digitale deve fondarsi su un’economia dei dati sostenibile, competitiva e basata sull’uomo nell’UE, che deve essere fondata sulla qualità dei dati e sul rispetto dei diritti e della vita privata dell’individuo. L’Europa dovrebbe sviluppare un approccio globale e creare un quadro per la governance dei dati, considerando questi ultimi come beni pubblici e risorse per la democrazia e lo sviluppo locale, e dovrebbe dotarsi di principi guida per la lotta alle incoerenze e alla frammentazione;

29.

chiede di rafforzare la protezione dei dati personali, affrontando in particolare la questione dell’applicazione del regolamento generale sulla protezione dei dati nei settori di interesse generale, ed evidenzia la necessità di una definizione europea della nozione di dati di interesse generale a livello territoriale;

30.

sottolinea la necessità di affrontare la questione cruciale dei dati, di per sé e nel contesto dell’intelligenza artificiale, e il modo in cui essa è gestita dagli enti locali e regionali. Il Comitato potrebbe contribuire in tal senso agevolando lo scambio di buone pratiche e approfondendo la riflessione sulla gestione dei dati personali e pubblici da parte degli enti locali e regionali. Il CdR sottolinea inoltre il ruolo dei dati aperti nel diffondere le innovazioni digitali per i territori, come contropartita democratica e fonte di rilancio dell’impegno dei cittadini. Al tempo stesso, chiede una seria riflessione sui principi della circolazione dei dati alla luce delle sfide della protezione e della sovranità dei dati di interesse generale rispetto ai colossi del digitale.

Concentrarsi sui cittadini

31.

invita tutti i livelli di governo ad adoperarsi per il coinvolgimento e la responsabilizzazione dei cittadini nel contesto della digitalizzazione, consentendo loro di partecipare alla creazione comune di nuove soluzioni digitali che rispondano alle diverse esigenze dei cittadini, in particolare nel contesto di progetti relativi a città e comunità più intelligenti. Anziché concentrare l’attenzione sullo sviluppo di prodotti basati sulla tecnologia, occorre mettere a punto processi, servizi e prodotti basati sul fattore umano, compresa la progettazione focalizzata sull’utente, il lavoro di sviluppo in comune tra più soggetti (co-creazione) e il rapido avvio di progetti pilota;

32.

sottolinea che la digitalizzazione è legata alla fiducia, senza la quale non è possibile sviluppare servizi elettronici pubblici, né garantire ai consumatori la necessaria protezione;

33.

sottolinea la necessità di sviluppare le capacità pubbliche locali per affrontare le sfide del digitale e consolidare l’autonomia degli enti locali rispetto ai colossi del digitale. Creare piattaforme locali pubbliche e della società civile per fornire, tra l’altro, formazione in materia digitale rappresenta un passo nella giusta direzione;

34.

osserva che, sebbene offrano ai cittadini nuove opportunità di connessione e diffusione delle informazioni, le tecnologie digitali hanno anche generato nuovi rischi, tra cui gli attacchi informatici e le frodi, il furto di dati, le minacce alle libertà civili e all’azione pubblica, in particolare a livello locale, e i tentativi di destabilizzare le nostre democrazie. Investire nella cibersicurezza è fondamentale, perché la fiducia e la consapevolezza sono la base di un’Europa digitale per tutti;

35.

sottolinea l’importanza dell’alfabetizzazione in materia di intelligenza artificiale per consentire ai cittadini di partecipare al dibattito a livello di società sull’intelligenza artificiale e di valutare criticamente le tesi formulate;

36.

evidenzia l’importanza della tutela dei consumatori in relazione ai servizi digitali. Il controllo dell’applicazione delle norme vigenti e la conoscenza di tali norme possono migliorare l’accesso dei cittadini alla giustizia e aumentare la loro fiducia nel settore del commercio elettronico. Ad esempio la prevista legge sui servizi digitali (Digital Services Act) dovrebbe contribuire a migliorare la situazione;

37.

ricorda che nel 2017 il 43 % della popolazione dell’UE non disponeva di competenze digitali sufficienti (4), e che solo un’impresa su cinque dichiarava di fornire al proprio personale una formazione in materia di tecnologie dell’informazione e della comunicazione (5). Il CdR sottolinea che gli attori locali e regionali dovrebbero garantire che le competenze digitali siano sviluppate sistematicamente a tutti i livelli di istruzione, dalla prima infanzia fino all’istruzione professionale o accademica e come parte essenziale dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, utilizzando il quadro europeo delle competenze digitali per i cittadini (DigComp) e altri quadri di riferimento analoghi per le competenze digitali. Il Comitato sottolinea altresì che l’istruzione digitale deve sviluppare anche le capacità di pensiero critico per consentire agli utenti della tecnologia digitale di essere meno passivi nel consumo di contenuti e per metterli in grado di affrontare con raziocinio l’impiego sociale delle tecnologie digitali;

38.

chiede che vengano scambiate buone pratiche per lo sviluppo di competenze digitali al di fuori dell’istruzione formale, in particolare per i gruppi vulnerabili, tra l’altro utilizzando meglio le iniziative volte a promuovere le competenze informatiche, come la settimana europea della programmazione, la Giornata per un Internet più sicuro, la Coalizione per le competenze e le occupazioni digitali, a livello nazionale, e lo strumento CV Europass;

39.

sottolinea che la trasformazione digitale sta cambiando i metodi di lavoro, il contenuto del lavoro e le professioni, e renderà inevitabilmente inutili alcuni posti di lavoro, il che imporrà al settore pubblico e alle imprese di riuscire a rinnovarsi e a riqualificare la forza lavoro. Sono necessarie varie misure e meccanismi per migliorare costantemente le competenze delle persone nel mondo del lavoro;

40.

sottolinea che i servizi pubblici online e le applicazioni mobili disponibili devono essere tali da risultare sempre accessibili a tutti i tipi di utenti in qualsiasi situazione, indipendentemente anche da vari tipi di svantaggio o disabilità. Occorre attuare senza indugio la direttiva sull’accessibilità;

41.

ricorda che la digitalizzazione migliora l’accessibilità dei servizi pubblici per le persone che sono in grado di utilizzare Internet e sono disposte a farlo. Al tempo stesso, la digitalizzazione può comportare difficoltà per coloro che potrebbero aver maggior bisogno dei servizi digitali, aumentando così il rischio di disuguaglianza digitale. Gli enti locali dovrebbero pertanto monitorare l’evoluzione della disuguaglianza digitale e cercare modi per prevenire l’esclusione digitale;

42.

chiede l’inclusione di una prospettiva di genere in tutte le misure digitali. Accoglie con favore iniziative come la dichiarazione Digital4Her, che promuove l’integrazione delle donne nei settori tecnologici.

Infrastrutture

43.

sottolinea che tutti i cittadini dell’Unione hanno diritto alla connettività, che consente loro di partecipare alla società digitale e fornisce accesso ai servizi digitali. Un’infrastruttura digitale integrata e capillare consentirà a chiunque di beneficiare dell’era digitale, indipendentemente da dove si trovi. In futuro, la politica dell’UE dovrebbe puntare a ridurre i costi della messa in servizio e dell’utilizzazione della banda larga nelle comunità locali, a prescindere dalle dimensioni e dalla densità demografica di queste ultime;

44.

sottolinea la difficoltà di realizzare infrastrutture digitali nelle regioni ultraperiferiche a causa degli svantaggi che le caratterizzano e della lontananza dal continente europeo. Evidenzia pertanto la necessità di garantire che tali regioni, come le altre regioni europee comprese quelle remote, abbiano pieno diritto alla connettività;

45.

sottolinea che i servizi digitali e l’amministrazione online richiedono una connettività a banda larga veloce ed esente da disfunzioni, che dovrebbe essere disponibile anche in aree in cui le attuali condizioni commerciali non favoriscono la creazione di connettività. Le reti a fibre ottiche dovrebbero essere predisposte secondo il cosiddetto modello ad accesso aperto, in cui il proprietario della rete, ad esempio una cooperativa regionale, ammette tutti gli operatori disposti ad offrire i propri servizi agli utenti finali. Le reti in fibra ottica esistenti dovrebbero essere aperte alla concorrenza;

46.

plaude agli investimenti del programma Europa digitale nelle infrastrutture digitali avanzate ad alta capacità quali, ad esempio, le reti 5G, necessarie a consentire l’implementazione dei servizi e delle tecnologie digitali dappertutto in Europa. Il Comitato ritiene che, in tale contesto, la banda larga abbia un ruolo cruciale nello sviluppo di servizi digitali innovativi e competitivi, a condizione che la rapida standardizzazione della tecnologia 5G possa garantire l’interoperabilità delle reti di telecomunicazione;

47.

sottolinea la necessità di connessioni affidabili per la trasmissione di dati ad alta velocità in Europa non solo per sostenere i servizi digitali e l’economia dei dati, ma anche per sfruttare pienamente il potenziale delle tecnologie avanzate in settori quali l’automazione e l’agricoltura intelligente. Per quanto riguarda le tecnologie della comunicazione per sistemi e servizi intelligenti e interoperabili, è opportuno sostenere i principi della neutralità tecnologica.

Finanziamento e sinergie con le altre politiche dell’UE

48.

auspica che il nuovo programma Europa digitale assegni risorse sufficienti allo sviluppo delle competenze, al calcolo ad alte prestazioni, ai poli dell’innovazione e all’accelerazione dell’adozione delle tecnologie di intelligenza artificiale;

49.

raccomanda che il programma Europa digitale sia attuato attraverso vaste reti regionali di poli dell’innovazione digitale, finanziate nell’ambito del programma stesso e incluse in strategie digitali a forte vocazione regionale, che si estendano a tutte le componenti della società (finanziate nell’ambito dei programmi dei fondi SIE);

50.

ritiene importante che il programma Europa digitale e altri programmi europei che riguardano misure digitali, come Orizzonte Europa, il meccanismo per collegare l’Europa e l’FSE+, siano articolati tra loro in modo quanto più possibile chiaro e complementare, tale da evitare duplicazioni e favorire le sinergie.

Bruxelles, 9 ottobre 2019

Il presidente

del Comitato europeo delle regioni

Karl-Heinz LAMBERTZ


(1)  COR-2019-03082-00-00-TCD-TRA.

(2)  Cfr. il nuovo quadro europeo di interoperabilità – New European Interoperability Framework - Promoting seamless services and data flows for European public administrations (https://ec.europa.eu/isa2/sites/isa/files/eif_brochure_final.pdf).

(3)  Ibidem.

(4)  DESI (Indice di digitalizzazione dell’economia e della società) 2019.

(5)  Impresa che mette a disposizione del proprio personale misure di formazione per lo sviluppo delle competenze in materia di TIC, 2017.


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