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Document 52016IR1412

Parere del Comitato europeo delle regioni — Attuare l’accordo di Parigi sul clima — Un approccio territoriale alla COP22 di Marrakech

OJ C 88, 21.3.2017, p. 43–48 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

21.3.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 88/43


Parere del Comitato europeo delle regioni — Attuare l’accordo di Parigi sul clima — Un approccio territoriale alla COP22 di Marrakech

(2017/C 088/09)

Relatore:

Francesco Pigliaru (IT/PSE), presidente della regione Sardegna

Testo di riferimento:

Parere d’iniziativa

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

1.

L’adozione dell’accordo di Parigi rappresenta un risultato considerevole: è universale, vincolante ed equilibrato. Definisce un piano d’azione mondiale per mantenere l’aumento della temperatura nel corso di questo secolo ben al di sotto dei 2 gradi e per sostenere gli sforzi volti a limitare ulteriormente l’aumento a 1,5 gradi rispetto ai livelli del 1990. È particolarmente importante perché il percorso delineato per giungere alla decarbonizzazione fornisce orientamenti affidabili per i decisori politici a tutti i livelli, evita una costosa dipendenza dagli investimenti in attività ad alto tenore di carbonio e offre certezza e prevedibilità alle imprese e agli investitori. La 22a Conferenza delle parti della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC COP 22) avrà il compito di mantenere lo slancio positivo di Parigi e di rendere operativi i diversi meccanismi dell’accordo.

2.

Tuttavia, anche se attuati appieno, gli impegni assunti dalle parti non saranno sufficienti per realizzare gli obiettivi concordati. Sarà necessaria un’azione rafforzata da parte delle regioni e delle città, le quali sono strettamente collegate con le comunità locali e i territori, mentre le parti dovranno proporre dei contributi aggiornati nel quadro del dialogo di facilitazione del 2018. Per quanto riguarda l’UE in particolare, il Comitato europeo delle regioni (CdR) ribadisce la posizione adottata in merito alla necessità di ridurre del 50 % le emissioni di gas a effetto serra entro il 2030, con l’obiettivo che le emissioni mondiali di gas a effetto serra raggiungano il loro livello massimo al più presto possibile e cessino gradualmente entro il 2050 o poco dopo.

3.

L’UE, con il suo sistema di governance multilivello, altamente sviluppato, ha una responsabilità particolare nel dimostrare unità e ambizione nella lotta contro i cambiamenti climatici; il CdR accoglie con favore la ratifica tempestiva dell’accordo di Parigi da parte dell’Unione europea ed esorta gli Stati membri che non l’abbiano ancora ratificato a farlo il prima possibile. Il CdR esorta inoltre la Commissione europea e gli Stati membri ad aggiornare e precisare il quadro per il 2030 e la tabella di marcia per il 2050, onde conformarsi agli obblighi dell’accordo consistenti nell’elaborare strategie di sviluppo a basse emissioni di gas a effetto serra a lungo termine per la metà del secolo; questo processo dovrebbe iniziare quanto prima, in modo da consentire un ampio dibattito nel quale siano pienamente coinvolti i rappresentanti delle autorità nazionali, come anche degli enti regionali e locali, nonché la società civile e il mondo delle imprese.

Una governance multilivello

4.

L’accordo di Parigi ha riconosciuto l’importanza della governance multilivello nelle politiche climatiche. Tale principio dovrebbe ora essere attuato a tutti i livelli di governo, al fine di sviluppare i contatti e di colmare le lacune esistenti tra il livello nazionale e quello regionale e locale delle politiche in materia di cambiamenti climatici, come anche di mettere a punto un quadro di trasparenza rafforzato e i necessari strumenti per realizzare un bilancio globale, per comprendere meglio l’impatto differenziato dei cambiamenti climatici, delle perdite e dei danni, e per disporre di finanziamenti per il clima e di un sostegno alle capacità adeguati.

5.

Il CdR invita pertanto a rafforzare il programma d’azione Lima-Parigi (Lima-Paris Action Agenda — LPAA) e la corrispondente piattaforma dei soggetti non statali per l’azione sul clima (Non-State Actors Zone for Climate Action — NAZCA). Il programma d’azione e la relativa piattaforma potrebbero essere pienamente integrati nel segretariato dell’UNFCCC attraverso il Piano globale d’azione per il clima lanciato dai «campioni del clima» di recente nomina (1), il che dovrebbe diventare, a sua volta, la base di una governance multilivello vera e propria in materia di azione per il clima, come sottolineato anche nella risoluzione del Parlamento europeo.

6.

In quanto soggetti che contribuiscono più di tutti gli altri all’LPAA e alla NAZCA, le regioni e le città hanno già dimostrato la misura del loro impegno a lottare contro i cambiamenti climatici e il loro potenziale di rafforzamento dell’azione in questo campo. Le iniziative volontarie, come il Patto dei sindaci dell’UE e il memorandum d’intesa Under 2 oC, offrono particolare valore aggiunto in quanto forniscono dati quantificati all’LPAA e alla NAZCA e dimostrano maggiore ambizione rispetto ai legislatori nazionali. Il contributo che queste iniziative apportano nell’incitare l’azione a tutti i livelli dovrebbe essere riconosciuto e incoraggiato dai governi subnazionali e nazionali nonché dalle organizzazioni intergovernative. I loro sforzi dovrebbero essere registrati ed inclusi nei rispettivi contributi stabiliti a livello nazionale, come è già avvenuto per esempio per il Messico. Occorre inoltre promuovere anche altre iniziative di monitoraggio e di comunicazione e meccanismi per misurare la riduzione delle emissioni e valutare le politiche di mitigazione e di adattamento.

Migliore integrazione delle regioni e delle città nel quadro dell’UNFCCC

7.

Le regioni e le città devono essere integrate meglio nel quadro del processo dell’UNFCCC, il che consentirebbe ai riscontri sul campo di essere trasmessi tempestivamente al livello delle Nazioni Unite. I paesi avrebbero accesso alle informazioni più valide, che consentirebbero loro di prendere, in maniera economicamente efficiente, le decisioni che possono essere attuate sul campo dalle regioni e dalle città. È pertanto necessario instaurare un dialogo permanente e diretto tra i diversi livelli, a partire da quello locale e regionale.

8.

Le misure intese a rafforzare tale dialogo comprendono in particolare:

scambi periodici tra i rappresentanti delle regioni e delle città, le presidenze della conferenza delle parti, i «campioni del clima» e il segretariato dell’UNFCCC;

dialoghi trilaterali che coinvolgono le città, le regioni e le parti nel quadro delle strutture dell’UNFCCC, in particolare durante le conferenze delle parti;

riepiloghi giornalieri trasmessi al CdR dalla Commissione europea e dal Consiglio durante la conferenza delle parti;

scambi regolari con il Parlamento europeo, in particolare con la sua delegazione presente alla conferenza delle parti;

la partecipazione delle parti (ossia dei paesi) alle riunioni informali del gruppo Friends of the Cities.

A livello dell’UE

9.

In seguito alla COP 21, la Commissione europea e il Consiglio hanno intensificato i contatti con il CdR per una migliore integrazione dell’approccio locale alla legislazione dell’UE, in particolare attraverso l’agenda urbana europea. Inoltre, nella tabella di marcia per l’attuazione dell’accordo di Parigi nell’UE è stato pienamente adottato il principio della governance multilivello.

10.

La Commissione europea ha dato inoltre avvio all’ampliamento e al rafforzamento del Patto dei sindaci dell’UE, il quale comprende ora una componente di adattamento, oltre a essere sviluppato in varie altre parti del mondo.

11.

Dal punto di vista del CdR, è della massima importanza basarsi su tale riconoscimento e garantire un approccio equilibrato che riconosca i contributi distinti dati in questo contesto dalle regioni e dalle città.

12.

Il CdR sottolinea che il principio di governance multilivello è inclusivo ed efficace sotto il profilo dei costi perché consente a tutti i livelli di governo di coordinare i loro sforzi e, in tal modo, di massimizzare il loro potenziale d’azione.

13.

Le regioni rivestono un ruolo chiave nel fornire il contesto per le politiche urbane all’interno di un territorio più vasto e nel collegarle con altre politiche come quelle in materia di silvicoltura, di infrastrutture «verdi» e di infrastrutture «blu», di coesione territoriale e di agricoltura. Questa funzione delle regioni è particolarmente importante nell’UE, dal momento che il territorio è costituito da città di piccole e medie dimensioni, che spesso dispongono di risorse e capacità di azione limitate. Le regioni contribuiscono a evitare costose duplicazioni degli sforzi e a garantire un elevato grado di coesione tra le aree urbane e quelle non urbane.

14.

L’iniziativa del Patto dei sindaci dell’UE, ad esempio, vede impegnate numerose regioni in veste di coordinatori regionali, i quali in questo modo consentono a diverse città di aderire simultaneamente al patto.

15.

Il CdR sottolinea pertanto il ruolo cruciale che le regioni degli Stati membri svolgono nel promuovere questo tipo di coordinamento verticale tra tutti i livelli di governo.

16.

In Italia, ad esempio, le regioni hanno istituito un Tavolo interregionale sulla strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, che riunisce il governo nazionale e tutte le regioni. Questo organismo garantisce l’attuazione a livello regionale della strategia italiana di adattamento ai cambiamenti climatici, elaborata sulla base di quella europea.

Le regioni, a loro volta, hanno anche il compito di aiutare le città del loro territorio a mettere a punto adeguati piani di adattamento locale.

17.

Sulla scorta di questo esempio, il CdR invita le regioni dell’UE ad assumere un ruolo di guida nell’applicazione delle strategie UE e nazionali in materia di clima, e nel dare impulso al cambiamento a livello locale. Invita inoltre la Commissione europea e gli Stati membri a integrare tale ruolo nella loro nozione di governance inclusiva in materia di clima ed energia, nonché nella loro strategia di attuazione dell’accordo di Parigi. A tal fine è necessario tenere nella dovuta considerazione il ruolo dei «coordinatori regionali» nel contesto del Patto dei sindaci al momento di progettare nuovi strumenti di sostegno a disposizione dei firmatari.

Coordinamento orizzontale

18.

Oltre al coordinamento verticale, il Comitato reputa necessario approfondire il coordinamento orizzontale tra le diverse politiche. L’integrazione della politica sul clima in tutte le altre politiche consentirà alle popolazioni locali di fruire di numerosi benefici collaterali, quali una migliore qualità di vita e posti di lavoro a livello locale. Essa consentirà inoltre di creare sinergie e ridurre i costi dell’azione. A titolo di esempio, si stima che il pacchetto sull’economia circolare dell’UE, se attuato correttamente, potrebbe contribuire a ridurre le emissioni di gas a effetto serra in una misura compresa tra il 2 e il 4 % annuo (2). Il CdR invita pertanto la COP 22 a esaminare il ruolo chiave che possono svolgere la riduzione dello sfruttamento delle materie prime e la gestione sostenibile dei rifiuti nel contesto della lotta ai cambiamenti climatici.

19.

Il CdR invita pertanto le regioni e le città a difendere la cooperazione trasversale tra i vari livelli amministrativi. A tal riguardo si segnala il modello positivo del comitato interamministrativo sullo sviluppo sostenibile costituito a Espoo (Finlandia). Anche grazie a questo approccio integrato, Espoo si è recentemente posizionata in testa alla classifica delle città più sostenibili dell’UE sulla base di uno studio commissionato dalla presidenza neerlandese dell’UE.

20.

Al di là della cooperazione orizzontale a livello locale e regionale, bisognerebbe evitare un approccio a compartimenti stagni nel progettare le misure di sostegno dell’UE disponibili per le regioni e le città. A tal fine il CdR attende con interesse lo sportello unico annunciato dalla Commissione europea nella sua comunicazione intitolata Dopo Parigi e sottolinea altresì l’importanza di questo servizio nel rispondere alle esigenze delle regioni.

Il contributo del CdR

21.

In vista della COP 22 e oltre, il CdR si impegna a sostenere gli sforzi della Commissione europea e del Consiglio volti ad attuare l’accordo con successo, in stretta cooperazione con il Parlamento europeo.

22.

È opportuno che il CdR miri a essere un’istituzione a impatto zero in termini di carbonio, coordinandosi a tal fine con le altre istituzioni dell’UE, in particolare il Parlamento europeo.

23.

All’interno dell’UE, il CdR si impegna a informare le regioni e le città sul loro ruolo fondamentale nel rafforzare l’azione per il clima e su tutti i meccanismi che agevolano il sostegno all’azione dal basso.

24.

Il CdR, in quanto convinto sostenitore del Patto dei sindaci dell’UE, incoraggia i suoi membri a partecipare all’iniziativa e ha anche costituito, al suo interno, un gruppo di ambasciatori del Patto chiamati a promuovere l’iniziativa nei loro paesi.

25.

Il CdR si è impegnato pertanto a essere un esempio da seguire in questo campo. Il Comitato fa parte del sistema di ecogestione e audit (EMAS) e si impegna a proseguire i suoi sforzi congiuntamente con l’amministrazione e i suoi membri per abbassare le emissioni di carbonio e ridurre il consumo di energie fossili. A tal fine, il CdR esaminerà in che modo compensare le emissioni inevitabili di gas a effetto serra prodotte dagli spostamenti dei suoi membri e del suo personale, il che significa calcolare l’impronta di carbonio del Comitato, tenendo conto di tutte le missioni e le riunioni esterne. La compensazione delle emissioni di gas a effetto serra dovrebbe finanziare progetti sostenibili all’interno dell’UE. Si dovrebbero utilizzare più estesamente le nuove tecnologie, come la videoconferenza, in particolare nelle riunioni delle commissioni del CdR.

26.

Nell’ottica di ridurre l’uso della carta, il CdR dovrebbe seguire l’esempio del Parlamento europeo presso il quale i dossier per le sessioni plenarie e le riunioni di commissione non vengono più stampati, a meno che i membri non ne facciano specifica richiesta o non vi siano altri motivi imperativi che rendono necessario mettere a disposizione documenti in formato cartaceo.

27.

Al di là dei confini dell’UE, il CdR si è impegnato a lavorare in coordinamento con la DG CLIMA, il Servizio europeo per l’azione esterna e gli Stati membri nel quadro della rete della diplomazia verde per sostenere la realizzazione degli impegni già assunti dalle parti esterne all’UE e per incoraggiare queste ultime ad assumerne di nuovi, analoghi a quelli assunti dall’Unione europea.

28.

In particolare, il CdR si avvarrà delle sue strutture, quali l’Assemblea regionale e locale euromediterranea, la Conferenza degli enti regionali e locali del partenariato orientale, la Task Force per l’Ucraina, i comitati consultivi misti e i gruppi di lavoro con i paesi candidati e potenziali candidati, per far sì che la politica climatica rimanga tra le priorità dell’agenda politica e per sostenerne l’attuazione da parte degli enti locali e regionali di tutto il mondo.

29.

Il CdR s’impegnerà attivamente nel quadro della MedCOP22 organizzata a Tangeri per rafforzare le competenze delle città e delle regioni dell’area nell’azione per il clima e in campo energetico. In particolare si adopererà perché ci si concentri in special modo sul finanziamento e sullo sviluppo delle capacità per gli enti locali e regionali dell’area euromediterranea, e porterà tali questioni all’attenzione della delegazione dell’UE alla COP22.

30.

Più specificamente, il CdR contribuirà a promuovere il Patto dei sindaci a livello mondiale, cominciando nel 2016 con il Patto dei sindaci euromediterranei e il Patto dei sindaci dei paesi orientali.

31.

Il CdR proseguirà inoltre il suo impegno a livello dell’UNFCCC per sostenere l’ambiziosa posizione in materia di clima della delegazione dell’UE e in particolare il modello di governance multilivello tra i partner del Local Governments and Municipal Authorities Major Group (gruppo principale di enti regionali e locali).

Responsabilizzare le nostre comunità

32.

Data la portata dell’azione necessaria in materia di clima, dobbiamo tutti cambiare i nostri modi di produrre e di consumare. Di conseguenza, per facilitare l’accettazione di questi profondi cambiamenti da parte dell’opinione pubblica, le regioni e le città hanno una responsabilità centrale nel dialogare con i cittadini e nel fornire loro i mezzi per svolgere un ruolo attivo in questo processo.

33.

Le regioni e le città hanno un ruolo fondamentale da svolgere nell’agevolare la diffusione di informazioni sul cambiamento dei comportamenti e sulle misure a sostegno dell’azione di ciascun cittadino in materia di clima.

34.

Le regioni e le città devono inoltre individuare ed eliminare, grazie al coordinamento con i livelli superiori di governo (nazionale, europeo e mondiale), le strozzature che impediscono ai cittadini di partecipare pienamente alla transizione verso società resilienti e a basse emissioni di carbonio.

35.

I partenariati a lungo termine che le regioni e le città portano avanti con le imprese, le università, le comunità locali, la società civile, le organizzazioni non governative (ONG) e le scuole sono essenziali per promuovere le iniziative in materia di clima.

36.

Il CdR invita pertanto le regioni e le città a svolgere pienamente il loro ruolo nel difendere i progetti che coinvolgono una pluralità di attori a livello subnazionale, al fine di creare una cultura favorevole allo sviluppo sostenibile che stimoli gli sforzi a livello nazionale ed europeo, sottolineando che esistono forti differenze in termini di esigenze e di vulnerabilità collegate ai cambiamenti climatici tra le diverse parti dell’UE e tra le diverse regioni e città.

Porre l’accento sulla ricerca

37.

Il ruolo della ricerca nella formulazione di risposte politiche adeguate alla sfida dei cambiamenti climatici è fondamentale. L’esistenza di stretti legami con il mondo accademico contribuirà alla buona definizione delle politiche e alla presa di decisioni basate su validi consigli di esperti.

Il CdR esorta pertanto le regioni e le città a instaurare stretti legami con le università e con i centri di ricerca all’interno e al di fuori dei loro territori e a sostenere la cooperazione interregionale in questi campi.

38.

La coproduzione di conoscenze sin dalle prime fasi e la verifica incrociata tra i responsabili politici e gli esponenti del mondo accademico favoriranno la cooperazione nell’individuare i problemi e nel risolverli in maniera congiunta in tutte le fasi del processo di ricerca e del ciclo di elaborazione delle politiche.

39.

Il CdR constata con soddisfazione che la recente decisione adottata dal gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico di elaborare una relazione specifica sulle città e il clima nel 2023 intensificherà fin da ora la ricerca sull’importanza delle città nella lotta contro i cambiamenti climatici. Invita la Commissione europea a partecipare attivamente all’elaborazione di tale studio, coinvolgendo il CdR in questo processo, e a impegnarsi a favore di una visione territoriale multilivello nell’azione in materia di clima. In particolare, il CdR esorta la Commissione europea a promuovere la ricerca in questi ambiti per fornire contributi costruttivi alla relazione specifica che sarà utilizzata nelle future discussioni in seno all’UNFCCC, soprattutto per quanto riguarda la valutazione globale dello stato di attuazione dell’accordo di Parigi entro il 2023.

40.

Il CdR sostiene il coinvolgimento di rappresentanti del mondo della ricerca nella pianificazione e nell’attuazione delle politiche di adattamento e di mitigazione.

Società resilienti

41.

È essenziale sottolineare che l’accordo di Parigi riconosce l’importante impatto positivo dell’adattamento sulle misure di mitigazione.

42.

Il CdR elaborerà un parere distinto sul riesame della strategia dell’UE in materia di adattamento ai cambiamenti climatici, in programma per il 2017. In questo contesto, il CdR chiede un forte impegno all’integrazione delle misure di mitigazione e di adattamento e all’inclusione della dimensione dell’adattamento in tutte le politiche pertinenti.

43.

Il CdR sottolinea che, a causa dei potenziali effetti negativi dei cambiamenti climatici sulle persone e sui beni, le regioni e le città dovrebbero essere messe in grado di aumentare la loro resilienza nel più breve tempo possibile. Tuttavia, il CdR ribadisce che l’adattamento ai cambiamenti climatici richiede una cooperazione verticale e orizzontale, e che le regioni e le città devono anche essere collegate tra loro per potersi adattare ai cambiamenti climatici.

44.

Il CdR accoglie con favore la pubblicazione del piano di azione della Commissione sul quadro di Sendai per la riduzione dei rischi di catastrofi 2015-2030, nonché l’integrazione della resilienza alle catastrofi nell’accordo della COP 21. Dovrebbero essere ulteriormente rafforzati i collegamenti tra la creazione di infrastrutture resilienti e l’adattamento ai cambiamenti climatici al fine di promuovere il coordinamento intersettoriale tra i servizi di protezione civile e le azioni di adattamento ai cambiamenti climatici a tutti i livelli.

45.

Il CdR chiede una migliore sensibilizzazione e adeguati meccanismi di sostegno per mettere a punto strategie nazionali di adattamento orientate alle regioni. La trasformazione di queste strategie in piani di azione coerenti da attuare al livello regionale per giungere fino a quello locale, dovrebbe essere monitorata attentamente, stabilendo a livello UE precise tappe fondamentali da raggiungere a intervalli costanti.

Finanziare l’azione delle regioni e delle città dell’UE in materia di cambiamenti climatici

46.

Ai fini dell’attuazione dell’accordo di Parigi, la questione del finanziamento e dell’accesso ai finanziamenti è fondamentale, soprattutto per le regioni e le città.

47.

Sebbene all’interno dell’UE esistano diverse possibilità di finanziamento, le regioni e le città incontrano numerosi ostacoli che impediscono loro di accedere agli strumenti di sostegno disponibili a livello UE, sia attraverso i fondi europei che tramite la Banca europea per gli investimenti (BEI).

A seguito di numerose discussioni in seno al CdR e con vari soggetti interessati, il CdR invita la Commissione europea, la BEI e gli Stati membri a concentrarsi sullo sviluppo della capacità amministrativa di cui le regioni e le città devono disporre per poter sfruttare pienamente le possibilità di finanziamento pubblico e privato disponibili a livello dell’UE, in particolare per gli enti territoriali di minori dimensioni.

48.

Le istituzioni dell’UE dovrebbero inoltre compiere uno sforzo particolare di comunicazione e di informazioni in merito a queste diverse possibilità. Il CdR si impegna a sostenere la Commissione europea e la BEI nell’elaborazione dei necessari strumenti di comunicazione mirata.

49.

Il CdR è inoltre preoccupato per l’impiego potenzialmente inefficiente dei fondi strutturali in diversi Stati membri. Laddove il 20 % del bilancio dell’UE è destinato all’azione per il clima, nei progetti finanziati dai fondi strutturali non si registra un’applicazione sistematica né una verifica del rispetto di un criterio climatico, per cui vi è il rischio che i finanziamenti dell’UE siano utilizzati per progetti che sono in contrasto con gli obiettivi climatici dell’UE. La Commissione europea e gli Stati membri dovrebbero essere particolarmente vigili, indagare al riguardo e adottare le misure correttive necessarie, tenendo presente il principio della neutralità tecnologica e il diritto degli Stati membri di scegliere tra diverse fonti di energia.

50.

Il CdR invita gli Stati membri a tener fede al loro impegno di eliminare gradualmente le sovvenzioni dannose per l’ambiente. Il Comitato ritiene inoltre che il processo di riforma in atto del sistema di scambio delle emissioni (ETS) dovrebbe portare a fissare un prezzo equo del carbonio, che non danneggi la competitività degli Stati membri, e a stabilire un meccanismo che consenta alle regioni di sostenere gli sforzi volti a ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Il CdR richiama l’attenzione della Commissione europea e del Consiglio sull’esempio positivo rappresentato dal mercato del carbonio istituito tra la California e il Québec. Miliardi di dollari sono oggi reinvestiti nell’economia locale per sostenere le imprese, le città e i cittadini nel passaggio a economie a basse emissioni di carbonio. Il CdR invita l’UE a trarre ispirazione da questo esempio nell’assegnazione delle quote. Invita anche gli Stati membri a consentire alle regioni di svolgere un ruolo attivo nel quadro dell’ETS, in particolare gestendo una parte dei proventi delle aste e reinvestendoli in progetti sostenibili.

51.

L’UE dovrà anche rivedere la propria normativa in modo da agevolare gli investimenti nelle energie rinnovabili. Ad esempio, una minore tassazione dei biocarburanti è attualmente considerata un aiuto di Stato che viene concesso solo come deroga limitata nel tempo, determinando condizioni di investimento incerte e oneri amministrativi sia per i produttori che per i fornitori di carburanti rinnovabili.

Dato il volume cospicuo delle risorse necessarie, le regioni e le città dovranno attirare finanziamenti sia pubblici che privati. Esiste ancora un notevole potenziale non sfruttato a disposizione delle imprese che operano nei settori collegati all’attuazione dell’accordo di Parigi.

52.

Il CdR invita pertanto le regioni e le città a favorire un cambiamento di mentalità passando dal «sovvenzionamento» al «finanziamento» di piani di attività economicamente validi per lo sviluppo sostenibile.

53.

A tal fine, occorre rafforzare il dialogo tra il settore pubblico e quello privato. Inoltre, le regioni e le città dovrebbero collaborare maggiormente con la BEI e il settore bancario, al fine di migliorare le loro conoscenze in merito a meccanismi innovativi di finanziamento per progetti in materia di basse emissioni di carbonio e resilienza.

In tale contesto, il CdR ribadisce che la certezza e la prevedibilità del diritto sono presupposti indispensabili affinché tali progetti possano concretizzarsi. Il CdR sottolinea altresì l’importanza di condividere le buone pratiche sull’integrazione dei criteri di sostenibilità nel settore finanziario. I prodotti finanziari dovrebbero essere valutati ed etichettati in funzione della loro esposizione ai rischi connessi ai cambiamenti climatici e del contributo che essi danno al passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio, al fine di fornire orientamenti per gli investitori pubblici e privati.

Bruxelles, 12 ottobre 2016

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Markku MARKKULA


(1)  http://newsroom.unfccc.int/climate-action/global-climate-action-agenda/.

(2)  European Environmental Bureau, Circular Economy Package 2.0: Some ideas to complete the circle (Pacchetto sull’economia circolare 2.0: alcune idee pere completare il circolo), marzo 2015, http://www.eeb.org/index.cfm?LinkServID=1E2E1B48-5056-B741-DB594FD34CE970E9.


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