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Document 52014SC0016
COMMISSION STAFF WORKING DOCUMENT EXECUTIVE SUMMARY OF THE IMPACT ASSESSMENT Accompanying the document Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions A policy framework for climate and energy in the period from 2020 up to 2030
DOCUMENTO DI LAVORO DEI SERVIZI DELLA COMMISSIONE SINTESI DELLA VALUTAZIONE D'IMPATTO che accompagna il documento Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni Quadro per le politiche dell'energia e del clima per il periodo dal 2020 al 2030
DOCUMENTO DI LAVORO DEI SERVIZI DELLA COMMISSIONE SINTESI DELLA VALUTAZIONE D'IMPATTO che accompagna il documento Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni Quadro per le politiche dell'energia e del clima per il periodo dal 2020 al 2030
/* SWD/2014/016 final */
DOCUMENTO DI LAVORO DEI SERVIZI DELLA COMMISSIONE SINTESI DELLA VALUTAZIONE D'IMPATTO che accompagna il documento Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni Quadro per le politiche dell'energia e del clima per il periodo dal 2020 al 2030 /* SWD/2014/016 final */
DOCUMENTO DI LAVORO DEI SERVIZI DELLA
COMMISSIONE SINTESI DELLA VALUTAZIONE D'IMPATTO che accompagna il documento Comunicazione della Commissione al
Parlamento europeo, al Consiglio, Comitato economico e sociale europeo e al
Comitato delle regioni Quadro per le politiche dell'energia
e del clima per il periodo dal 2020 al 2030 1. Insegnamenti tratti e
definizione del problema 1. L'UE è sulla buona strada per conseguire entro il 2020 l'obiettivo di
ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra e potrebbe addirittura
superare tale percentuale di abbattimento. Tredici Stati membri devono tuttavia
compiere ulteriori sforzi per conseguire i rispettivi obiettivi nazionali
fissati per il 2020 nell'ambito della decisione sulla condivisione dello sforzo[1]. La recessione economica e il più rapido afflusso di crediti
internazionali hanno determinato un'eccedenza di circa 2 miliardi di quote
nel sistema ETS dell'UE[2]. Se non verrà risolto, tale problema avrà ripercussioni di lunga
durata sulla capacità dell'ETS di incentivare gli investimenti a favore della
decarbonizzazione nell'UE. Esiste il rischio crescente che prevalgano approcci
nazionali divergenti, il che nuocerebbe al mercato interno e all'efficienza
sotto il profilo dei costi. Per quanto riguarda la rilocalizzazione delle
emissioni di carbonio, non esistono al momento dati a riprova dell'esistenza di
tale fenomeno, nei confronti del quale le misure in vigore sembrano aver svolto
un'efficace azione preventiva, in particolare l'assegnazione di quote di emissione
a titolo gratuito, sebbene l'esperienza maturata finora non sia sufficiente per
trarre conclusioni determinanti per il 2020. 2.
Per quanto concerne le energie rinnovabili, l'UE ha
conseguito i suoi obiettivi intermedi ma saranno necessari ulteriori sforzi da
parte degli Stati membri per raggiungere l'obiettivo del 20% entro il 2020[3]. Molti Stati membri devono inoltre intensificare gli sforzi per
conseguire i rispettivi obiettivi nazionali previsti dalla direttiva sulle
energie rinnovabili e le recenti evoluzioni, ad esempio le modifiche ai regimi
di sostegno con effetto retroattivo, stanno destando preoccupazione in merito
alla possibilità di realizzare l'obiettivo generale dell'UE. L'aumento delle
fonti di energia rinnovabili ha contribuito a contenere i prezzi all'ingrosso
dell'energia elettrica su numerosi mercati, ma ciò non ha ancora avuto ricadute
sui prezzi al dettaglio né si è tradotto in vantaggi tangibili per i
consumatori, in parte perché il costo dei regimi di sostegno per le energie
rinnovabili (spesso trasferito ai consumatori finali) ha avuto un peso maggiore
rispetto alla pressione al ribasso sui prezzi all'ingrosso esercitata dalle
energie rinnovabili in molti mercati. Allo stesso tempo, la diminuzione dei
prezzi all'ingrosso in alcuni mercati esercita pressioni sulla produzione
convenzionale e sull'adeguatezza delle capacità di produzione. Inoltre,
l'esistenza di regimi di sostegno differenti nei vari Stati membri, incentrati
sulla produzione nazionale, comporta notevoli difficoltà che ostacolano
l'ulteriore integrazione del mercato interno dell'energia. 3.
Per quanto riguarda l'efficienza energetica,
l'obiettivo di ridurre del 20%, entro il 2020, il consumo di energia primaria
dell'UE rispetto alle proiezioni non è giuridicamente vincolante per gli Stati
membri. Ciononostante, dopo anni di crescita, il consumo di energia primaria,
che ha raggiunto il culmine nel 2005/2006, è leggermente in calo dal 2007, in
parte come conseguenza della crisi economica ma anche grazie al miglioramento
dell'intensità energetica. Nonostante non sia giuridicamente vincolante per gli
Stati membri, l'obiettivo di risparmio energetico del 20% ha impresso un forte
slancio agli sforzi di riduzione del consumo energetico e dell'intensità
energetica, oltre ad agevolare il raggiungimento di un'intesa su misure forti,
in particolare con la direttiva sull'efficienza energetica. Con le politiche
attuali, tuttavia, l'UE rischia di mancare l'obiettivo del 2020. 4.
Sebbene il graduale completamento del mercato
interno dell'energia abbia contribuito a mantenere sotto controllo i prezzi
all'ingrosso del gas e dell'energia elettrica nell'UE, nell'ultimo decennio i
prezzi al consumo per molte imprese e famiglie sono aumentati notevolmente, sia
in termini nominali che reali. L'analisi suggerisce che questa tendenza
continuerà anche in assenza di nuove politiche, sottolineando la necessità di
garantire che i potenziali effetti negativi derivanti dalle politiche
climatiche ed energetiche siano contenuti. 5.
Gli sviluppi sui mercati internazionali e lo
sfruttamento di idrocarburi non convenzionali hanno indotto una crescente
divergenza di prezzi, soprattutto per quanto riguarda i prezzi del gas naturale
nell'UE rispetto agli USA, dove il gas di scisto è una fonte di energia sempre
più importante e sembra incidere positivamente sulla posizione competitiva
dell'economia statunitense. 6.
Come previsto già al momento dell'elaborazione e
dell'adozione del pacchetto per il 2020, esiste una chiara correlazione tra gli
obiettivi principali. Ad esempio, le misure intese a promuovere l'efficienza
energetica e le energie rinnovabili contribuiscono in generale a ridurre le
emissioni di gas a effetto serra e sono complementari alle politiche dedicate
in materia di clima, in quanto tengono conto di diverse deficienze del mercato.
Per quanto concerne l'energia elettrica, è prevedibile una spinta al ribasso
dei prezzi del carbonio nell'ambito del sistema ETS; tuttavia, l'attuale
eccedenza di quote nell'ETS è dovuta in larga misura ad altri fattori. Inoltre,
in linea di principio le misure volte a ridurre le emissioni di gas a effetto
serra possono incentivare sia lo sviluppo di energie rinnovabili sia il
risparmio energetico, ma affinché il loro impatto sia significativo sarebbero
necessari, ad esempio, livelli di prezzo dell'ETS più alti rispetto a quelli
registrati negli ultimi anni. Infine, il risparmio energetico contribuisce a
progredire verso quote più alte di energie rinnovabili poiché l'obiettivo in
questo campo è misurato come percentuale del consumo finale lordo di energia e
quote più elevate di energie rinnovabili consentono di ridurre il consumo di
energia primaria a qualsiasi livello di consumo energetico finale grazie alla
riduzione delle perdite che si registrano in fase di trasformazione. 7.
Le attuali politiche non sono sufficienti per
raggiungere l'obiettivo a lungo termine dell'UE in materia di clima nel
contesto delle riduzioni necessarie che i paesi sviluppati devono realizzare
collettivamente al fine di abbattere le emissioni di gas a effetto serra dell'80-95%
nel 2050 rispetto al 1990. Nel contesto dei negoziati internazionali sul clima,
l'UE deve presentare una posizione che espliciti il suo livello di ambizione in
vista della conferenza sul clima dell'UNFCCC che si terrà a Parigi nel 2015. 8.
La sicurezza a medio-lungo termine
dell'approvvigionamento energetico dell'UE continua a rappresentare un problema
a causa della persistente dipendenza dalle importazioni, talora da regioni
politicamente instabili, e del ricorso al combustibile fossile, che nel lungo termine
sarà incompatibile con gli obiettivi dell'UE in materia di clima ed energia. Il
progressivo esaurimento delle risorse energetiche fossili convenzionali
dell'Unione europea, insieme alle previsioni che prospettano prezzi
all'importazione dei combustibili fossili costantemente alti e volatili,
esercita forti pressioni su alcuni comparti industriali dell'Unione. 9.
Per garantire l'efficienza e la sostenibilità a
medio-lungo termine del sistema energetico dell'Unione sono necessari
investimenti ingenti nelle infrastrutture energetiche e nella produzione di
energia elettrica. Le infrastrutture finanziate a breve termine esisteranno
ancora nel 2030 e oltre. Esistono inoltre ulteriori deficienze del mercato e
altre barriere di natura non economica, ad esempio in relazione alle energie
rinnovabili e all'efficienza energetica. C'è urgente bisogno di elaborare un
quadro chiaro e coerente che assicuri la prevedibilità e riduca i rischi legati
alla regolamentazione. 10.
Anche se potrebbero consentire a lungo termine di
ridurre i costi ed evitare i danni, le politiche attuali intese a realizzare
un'economia e un sistema energetico più sostenibili contribuiranno con ogni
probabilità a determinare un aumento dei costi a breve-medio termine, il che
desta preoccupazione circa l'accessibilità dei prezzi dell'energia per le
famiglie e la competitività dei prezzi energetici nell'UE. Il compito delle
politiche future è limitare tali preoccupazioni. 11.
Gli obiettivi dell'UE in materia di clima ed
energia per il periodo successivo al 2020 non sono sufficientemente chiari e
non esiste un quadro normativo completo che garantisca una transizione verso
un'economia e un sistema energetico competitivi, sicuri e sostenibili in linea
con gli obiettivi a lungo termine. In assenza di obiettivi chiari e di un
quadro normativo completo, secondo le previsioni attuali, i mercati
dell'energia e le decisioni d'investimento prese sulla base di criteri
commerciali non condurranno alla necessaria transizione. 12.
Pertanto, la presente iniziativa intende affrontare
il problema costituito dall'assenza di obiettivi o di un quadro politico chiaro
in grado di orientare le politiche climatiche ed energetiche verso l'orizzonte 2030. 2. Sussidiarietà 13.
Il cambiamento climatico è un problema
transfrontaliero ed è pertanto necessario coordinare l'azione per il clima sia
a livello globale che a livello europeo. Gli articoli 191, 192 e 193 del
TFUE confermano e precisano ulteriormente le competenze dell'UE in materia di
cambiamenti climatici. La dimensione delle politiche è spesso connessa al
mercato interno, mentre le infrastrutture necessarie hanno spesso una
dimensione europea. 14.
Il costo della transizione del sistema energetico
sarà ridotto se ci sarà collaborazione tra gli Stati membri, la cui crescente
interdipendenza garantisce un accesso all'energia sicuro, sostenibile e
competitivo. Inoltre, il diritto di intervento dell'Unione europea nel settore
dell'energia è sancito dall'articolo 194 del TFUE. Naturalmente l'azione
svolta dagli Stati membri in questo ambito continuerà ad essere cruciale e la
responsabilità di avanzare costantemente verso il conseguimento degli obiettivi
fissati per il 2030 è condivisa, come dimostrato ad esempio nel pacchetto sul
clima e l'energia per il 2020. Tutti gli interventi futuri dell'Unione europea
in questo ambito saranno effettuati nel rispetto degli articoli da 191 a 194
del TFUE. 3. Campo di applicazione e
obiettivi 15.
L'iniziativa politica sostenuta dalla presente
valutazione d'impatto è solo il primo passo verso una soluzione completa che
consenta di rispondere in modo puntuale alle sfide in ambito climatico ed
energetico all'orizzonte 2030. L'iniziativa politica in quanto tale si
concentra sugli obiettivi generali del quadro per il 2030, nonché su alcuni
aspetti essenziali relativi all'attuazione, focalizzando l'attenzione in
particolare sugli obiettivi energetici e climatici all'orizzonte 2030 e sulla
relativa interazione e proponendo nel contempo l'orientamento generale delle
politiche in questo ambito. Sulla base delle osservazioni sopra esposte, le
opzioni politiche prese in considerazione nella presente valutazione d'impatto
sono incentrate sulla fissazione degli obiettivi in quanto tali e, in misura
minore, su altri mezzi da adottare per garantire la progressione verso il
superamento delle sfide descritte. 16.
Il quadro per le politiche dell'energia e del clima
per il periodo fino al 2030 si prefigge i seguenti obiettivi operativi: ·
proporre obiettivi principali coerenti in materia
di clima ed energia a livello dell'Unione europea per orientare le politiche
climatiche ed energetiche verso l'orizzonte 2030; ·
proporre indicatori chiave per la competitività del
sistema energetico e la sicurezza dell'approvvigionamento, associandoli se
necessario a obiettivi auspicati, per tenere traccia dei progressi compiuti nel
tempo e disporre di una base chiara per approntare una risposta politica; ·
proporre l'orientamento generale da seguire per
elaborare politiche adeguate e concrete per il futuro al fine di realizzare gli
obiettivi fissati per il 2030. 4. Descrizione
delle opzioni politiche e della metodologia Opzioni politiche per gli obiettivi
principali e misure proposte 17.
Il punto di partenza dell'analisi è il nuovo
scenario di riferimento, che presuppone la piena attuazione delle politiche già
adottate, compresi il conseguimento degli obiettivi fissati per il 2020 in
materia di energie rinnovabili e di riduzione delle emissioni di gas a effetto
serra e l'attuazione della direttiva sull'efficienza energetica, che permetterà
di realizzare un forte risparmio entro il 2020 e un ulteriore risparmio oltre
tale data, sebbene in misura progressivamente inferiore. L'attuale riduzione
lineare del tetto massimo nell'ambito dell'ETS resterà invariata, proseguendo
oltre il 2020. Il nuovo scenario di riferimento per il 2030 prevede la
riduzione del 32% delle emissioni di gas a effetto serra nell'UE rispetto ai
livelli del 1990, una quota di energie rinnovabili pari al 24% del consumo
finale di energia e un risparmio di energia primaria del 21% rispetto ai valori
per il 2030 (secondo le proiezioni dello scenario tendenziale elaborato con il
modello PRIMES 2007). 18.
Lo scenario di riferimento indica che la piena
attuazione delle attuali politiche climatiche ed energetiche dell'Unione e il
pieno conseguimento degli obiettivi fissati in questo campo sono strumenti
efficaci per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e contribuiscono a
migliorare la sicurezza dell'approvvigionamento, con ripercussioni sui costi
del sistema energetico e sui prezzi dell'energia elettrica. D'altro canto,
l'analisi mostra che gli sviluppi nello scenario di riferimento darebbero già
luogo a un aumento dei prezzi dell'ETS, dei costi del sistema energetico e dei
prezzi dell'energia elettrica. 19.
Lo scenario di riferimento prospetta per il periodo
2011-2030 un aumento, in termini reali, del 31% dei prezzi dell'energia
elettrica e del 34% dei costi del sistema energetico. In termini di rapporto
tra questi ultimi e il PIL, l'incremento per il periodo 2011-2020 è di 2 punti
percentuali, mentre per il periodo 2011-2030 si limita a 1,3 punti percentuali.
Tra i fattori che hanno una forte incidenza sotto questo punto di vista
rientrano l'aumento del 40% dei prezzi delle importazioni di energia che
riguardano tutti i combustibili fossili, la necessità di effettuare importanti
investimenti nelle infrastrutture per sostituire gli impianti obsoleti e
ampliare le reti e le politiche concordate per il conseguimento degli obiettivi
del pacchetto in materia di energia e clima. La necessità di maggiori
investimenti incide per circa il 60% sull'aumento dei costi complessivi del
sistema energetico fino al 2020; l'altro fattore che contribuisce in misura
significativa a tale aumento è l'incremento dei costi dei combustibili. 20.
Le principali opzioni prese in considerazione per
la combinazione degli obiettivi principali sono le seguenti: 1. un unico obiettivo di riduzione delle
emissioni di gas a effetto serra che preveda elementi a sostegno delle
politiche per l'efficienza energetica e le energie rinnovabili; 2. un obiettivo di riduzione delle
emissioni di gas a effetto serra associato a misure esplicite a favore
dell'efficienza energetica (aggiuntive rispetto a quelle previste dallo
scenario di riferimento) e ad elementi a sostegno delle politiche per le
energie rinnovabili; 3. un obiettivo di riduzione delle
emissioni di gas a effetto serra associato a un obiettivo prestabilito in
materia di energie rinnovabili e a ulteriori misure esplicite a favore
dell'efficienza energetica. Per ognuna di queste opzioni sono state prese
in considerazione, se del caso, delle varianti: A. obiettivi di riduzione delle emissioni
di gas a effetto serra compresi tra il 35% e il 45% (rispetto ai livelli del 1990); B. obiettivi prestabili in materia di
fonti energetiche rinnovabili, corrispondenti al 30% e al 35% del consumo
finale lordo di energia (o nessun obiettivo prestabilito); C. diversi livelli di ambizione (moderato,
ambizioso e molto ambizioso) per le politiche a favore dell'efficienza
energetica (in aggiunta a quanto già contemplato dallo scenario di
riferimento). 21.
Al fine di valutare tali opzioni, sono stati
esaminati numerosi scenari con diverse combinazioni di obiettivi e livelli di
ambizione, sette dei quali sono stati selezionati per una valutazione più
dettagliata (cfr. Tabella 1 di
seguito). 22.
Gli scenari prescelti ricalcano le condizioni dello
scenario di riferimento (in questo caso sono contrassegnati dal simbolo ® o
preceduti dalla dicitura "Condizioni dello scenario di riferimento")
oppure presentano condizioni favorevoli. Queste ultime si riferiscono a
ipotesi concernenti, ad esempio, lo sviluppo delle infrastrutture energetiche,
le attività di ricerca e sviluppo e l'innovazione, la decarbonizzazione (in
particolare l'elettrificazione) dei trasporti e il consenso dell'opinione
pubblica (ad esempio per la cattura e lo stoccaggio del carbonio). La
tramutazione in realtà di tali ipotesi, per cui il coordinamento tempestivo del
mercato per alcune tecnologie costituirà un presupposto essenziale, è necessaria
per realizzare questa trasformazione a lungo termine e passare a un'economia a
basse emissioni di carbonio. Sebbene le condizioni favorevoli sopra citate
influiscano in modo particolare sui cambiamenti del sistema energetico
successivi al 2030, gli effetti saranno visibili già prima di tale data ed è
necessario avviare alcuni investimenti, ad esempio nelle infrastrutture, prima
del 2030 affinché queste condizioni possano realizzarsi. Tutti gli scenari che
prevedono la riduzione di almeno il 40% delle emissioni di gas a effetto serra
implicano un aumento del fattore di riduzione annuale dell'ETS nel periodo
successivo al 2020. Tabella 1: Scenari per valutare le principali opzioni
politiche in relazione agli obiettivi Scenario || Gas a effetto serra (GHG) nel 2030 rispetto al 1990 || Fonti energetiche rinnovabili (RES) 2030 (% del consumo finale di energia) || Efficienza energetica (EE) 2030 (cambiamento rispetto alle previsioni per il 2030[4]) Scenario di riferimento || -32,4% || 24,4% || -21,0% Condizioni dello scenario di riferimento GHG35/EE® || -35% || Nessun obiettivo prestabilito (25,5%) || Nessun obiettivo prestabilito (-24,4%) GHG37® || -37% || Nessun obiettivo prestabilito (24,7%) || Nessun obiettivo prestabilito (-22,9%) GHG40® || -40% || Nessun obiettivo prestabilito (25,5%) || Nessun obiettivo prestabilito (-24,4%) Condizioni favorevoli GHG40 || -40% || Nessun obiettivo prestabilito (26,5%) || Nessun obiettivo prestabilito (-25,1%) GHG40/EE || -40% || Nessun obiettivo prestabilito (26,4%) || Nessun obiettivo prestabilito (-29,3%) GHG40/EE/RES30 || -40% || 30% || Nessun obiettivo prestabilito (-30,1%) GHG45/EE/RES35 || -45% || 35% || Nessun obiettivo prestabilito (-33,7%) Altri obiettivi e indicatori 23.
Dalle risposte alla consultazione pubblica è emerso
che molti portatori di interesse ritengono che gli obiettivi e i traguardi
concernenti la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, la quota di
energie rinnovabili e l'efficienza energetica, anche se potrebbero essere
sufficienti per garantire la progressione verso un sistema energetico sostenibile
dal punto di vista ambientale, non bastino per avanzare verso una maggiore
competitività del sistema energetico dell'Unione europea e una maggiore
sicurezza dell'approvvigionamento energetico e che pertanto sia necessario
definire nuovi obiettivi o indicatori in questi ambiti. 24.
A questo proposito possono essere prese in
considerazione le seguenti tre opzioni principali: ·
nessun obiettivo o indicatore nuovo; ·
definizione di nuovi obiettivi da conseguire entro
il 2030 per altri aspetti relativi alla competitività e alla sicurezza
dell'approvvigionamento e attribuzione agli stessi della stessa importanza
annessa ai potenziali obiettivi concernenti le emissioni di gas a effetto
serra, le fonti energetiche rinnovabili e l'efficienza energetica; ·
nessun obiettivo nuovo ma definizione di indicatori
pertinenti, per tenere traccia dei progressi compiuti nel tempo e fornire una
base di conoscenze per l'azione politica, potenzialmente associati agli
obiettivi auspicati per il 2030. Interazione con le politiche climatiche
internazionali 25.
È stata analizzata una serie di opzioni relative al
modo in cui il quadro per il 2030 possa integrare gli sviluppi legati a un
accordo internazionale, in particolare per quanto concerne: ·
la proroga delle misure relative alla rilocalizzazione
delle emissioni di carbonio; ·
l'eventuale fissazione di un obiettivo più
ambizioso in caso di accordo internazionale (sono state prese in considerazione
due opzioni: il passaggio dal 35% al 45% e il passaggio dal 40% al 50%); ·
il ruolo dei crediti internazionali nel quadro
generale. Misure strutturali per l'ETS 26.
Per quanto riguarda le misure strutturali per
l'ETS, nella presente valutazione d'impatto per il periodo successivo al 2020
sono state prese in considerazione due opzioni: 1) la revisione del fattore di
riduzione annuale e 2) l'accesso ai crediti internazionali. In allegato è
presentata anche una valutazione qualitativa concernente l'estensione del campo
di applicazione dell'ETS. Tutti gli scenari politici analizzati in modo
approfondito che implicano la riduzione almeno del 40% delle emissioni di gas a
effetto serra entro il 2030 prevedono l'aumento del fattore lineare annuale di
riduzione nell'ETS. È stata preparata un'ulteriore valutazione d'impatto in
relazione all'opzione che prevede la creazione di una riserva stabilizzatrice
del mercato o l'accantonamento permanente di alcune quote. Utilizzo dei terreni, cambiamenti di
destinazione dei terreni e silvicoltura 27.
Gli obiettivi di riduzione proposti dal sistema ETS
e quelli previsti dalla decisione sulla condivisione dello sforzo che
regolamenta i settori che non rientrano nell'ETS non tengono conto delle
emissioni e degli assorbimenti provenienti da questo settore. Nel contesto di
un quadro per il 2030 è necessario valutare il modo in cui integrare tale
settore. Realizzazione dei potenziali obiettivi in
materia di energie rinnovabili ed efficienza energetica 28.
In attesa di un accordo su un obiettivo specifico,
le principali opzioni relative a un approccio generale da adottare per conseguire
un obiettivo in materia di energie rinnovabili sono valutate in modo
orizzontale. Tali opzioni comprendono: ·
mantenimento degli obiettivi specifici e dei regimi
di sostegno degli Stati membri; ·
mantenimento degli obiettivi specifici e dei regimi
di sostegno degli Stati membri, ma con un trattamento non discriminatorio delle
energie rinnovabili provenienti da altri Stati membri nei regimi di sostegno
nazionale o un maggiore coordinamento tra gli Stati membri, possibilmente a
condizione che ci sia sufficiente capacità di trasmissione tra gli Stati membri
interessati; ·
graduale europeizzazione dell'approccio per
garantire l'avanzamento verso l'obiettivo fissato per il 2030. 29.
Dal momento che l'approccio all'efficienza e al
risparmio energetico all'orizzonte 2020 sarà oggetto di riesame nel 2014,
la presente valutazione d'impatto non definisce né valuta nel dettaglio i
possibili approcci attuativi. Tuttavia, le varie opzioni valutate comprendono
misure specifiche per l'efficienza energetica, il cui contributo e il cui
impatto sono integrati nel quadro generale. 5. Valutazione degli impatti 5.1. Impatti relativi alle opzioni
per obiettivi e misure 30.
Salvo indicazione contraria, tutti i valori
riportati nella sezione 5 si riferiscono al 2030 (la valutazione d'impatto
integrale fornisce ulteriori informazioni sugli impatti da qui al 2050; si
faccia riferimento anche alla tabella di marcia verso un'economia a basse
emissioni di carbonio nel 2050 e la tabella di marcia per l'energia per il
2050). Impatti
ambientali 31. Rispetto
al 2005, la riduzione delle emissioni nei settori ETS continua a essere
superiore a quella riscontrata nei settori non ETS, con una percentuale di
riduzione entro il 2030 compresa tra il 37% e il 49% per i settori ETS e tra il
26% e il 35% per i settori non coperti dall'ETS. Se si effettua un raffronto
con lo scenario di riferimento, a riduzioni più elevate nei settori ETS
corrisponde un aumento delle riduzioni anche nei settori non ETS. 32.
Si prevede che il settore energetico (compresi il
teleriscaldamento e la cogenerazione) registrerà la riduzione più elevata delle
emissioni di gas a effetto serra, con un abbattimento compreso tra il 48% e il 66%
rispetto al 2005, a riprova del suo potenziale di mitigazione efficiente sotto
il profilo dei costi. Le emissioni generate dai trasporti e le emissioni di gas
diversi dal CO2 provenienti dal settore agricolo sono quelle che
presentano il livello di riduzione più basso rispetto al 2005 (tra il 12% e il 20%
per le prime e tra il 13% e il 28% per le seconde). Nella definizione del
quadro per il 2030 sarà necessario lavorare ulteriormente per valutare il
potenziale delle opzioni di mitigazione e l'attuazione pratica in termini
politici. 33.
Un'attenzione relativamente più alta alle politiche
di efficienza energetica per qualsiasi livello di riduzione delle emissioni di
gas a effetto serra consente di ottenere riduzioni maggiori nei settori non ETS
e di minore entità nei settori ETS. Un livello elevato di energie rinnovabili,
al contrario, determina un incremento delle riduzioni maggiore nei settori ETS
e minore nei settori non ETS. 34.
Per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di
gas diversi dal CO2, i settori non agricoli presentano il più
elevato potenziale di riduzione entro il 2030; una parte significativa di questa
riduzione risulta già conseguita nello scenario di riferimento. 35.
Le emissioni e gli assorbimenti connessi
all'utilizzo dei terreni, ai cambiamenti di destinazione dei terreni e alla
silvicoltura (LULUCF) costituiscono al momento un pozzo netto, che tuttavia si
sta gradualmente riducendo. Nel complesso, l'impatto su tale pozzo di un
aumento della produzione e del consumo di energie rinnovabili (e quindi di un
aumento della domanda di bioenergia) risulta limitato se la maggiore domanda di
bioenergia viene soddisfatta in gran parte attraverso un maggiore ricorso alle
colture energetiche perenni, fattore che tuttavia implicherebbe una notevole
espansione delle terre coltivate destinate alla produzione di bioenergia (il 10%
circa rispetto al 2005). Se la maggiore domanda fosse invece soddisfatta con un
incremento delle importazioni o del prelievo di legname boschivo, l'impatto
negativo sul pozzo, sia esso diretto o indiretto (nel caso delle emissioni
indirette associate al cambiamento di destinazione dei terreni) potrebbe essere
maggiore. In ultima analisi, l'impatto sulle emissioni di gas a effetto serra,
per valutare il quale sarà necessario condurre un'ulteriore analisi, dipende in
parte anche dalle colture utilizzate e dalle pratiche agricole, nonché dai cambiamenti
di destinazione dei terreni al di fuori dell'Europa. 36.
Il minore ricorso ai combustibili fossili comporta
una notevole riduzione dell'inquinamento atmosferico. La riduzione della
mortalità ha anche una valenza economica, con una riduzione stimata dei danni
arrecati alla salute dall'inquinamento atmosferico compresa tra 2,9 e 35,5
miliardi di euro, a seconda dello scenario e del "valore di un anno di
vita perso" supposto. Grazie all'evoluzione del mix energetico e alla
riduzione delle emissioni in termini di inquinamento atmosferico, i costi per
controllare le emissioni sono a loro volta più bassi (tra -0,9 e 7 miliardi di
euro l'anno). Gli scenari con misure di efficienza energetica e obiettivi per
le energie rinnovabili ambiziosi comportano impatti molto più positivi
sull'ambiente e sulla salute, in particolare in termini di riduzione del
particolato e degli ossidi di azoto. Impatti sul
sistema energetico (compresi gli impatti economici) 37.
Per ottenere una riduzione interna del 40% delle
emissioni di gas a effetto serra, i costi aggiuntivi per l'adattamento del
sistema energetico sarebbero contenuti e pari allo 0,15‑0,54% del PIL[5] nel 2030 rispetto allo
scenario di riferimento. Tali costi non corrispondono a una riduzione del PIL
rispetto al valore che altre condizioni avrebbero permesso di ottenere, ma
riflettono l'aumento dei costi per tutti gli utilizzatori finali (comparto
industriale, consumatori, utenti dei servizi di trasporto) derivanti dal
mutamento dei modelli di investimento e dal correlato risparmio di carburante
per l'ottenimento dei servizi energetici necessari. I costi aggiuntivi sono più
bassi per gli scenari che prevedono una riduzione del 35% o del 37% delle
emissioni di gas a effetto serra nel 2030 (tra lo 0,03% e lo 0,13%), mentre sono
più alti per gli scenari che combinano una riduzione del 45% delle emissioni di
gas a effetto serra con l'obiettivo del 35% di fonti energetiche rinnovabili e
con politiche forti in materia di efficienza energetica (0,84%). A seconda
dello scenario specifico, queste proiezioni dei costi sono, in misura più o
meno ampia, basate su approcci panunionali efficienti sotto il profilo dei
costi in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra,
diffusione delle energie rinnovabili e miglioramento dell'efficienza energetica
e sottovalutano pertanto i costi nel caso in cui, nella realtà, tale efficienza
energetica non venga realizzata. 38.
Gli scenari con gli impatti sui costi più bassi
sono quelli in cui le politiche di efficienza energetica e gli obiettivi per le
energie rinnovabili non vanno oltre quanto previsto negli scenari con l'unico
obiettivo delle emissioni di gas a effetto serra. 39.
Ciò detto, gli scenari basati su misure concrete
per l'efficienza energetica intendono rispecchiare la necessità di politiche
concrete che rimuovano gli ostacoli all'efficienza energetica causati da
deficienze del mercato, frammentazione degli incentivi e informazione
imperfetta agli operatori del mercato. Sulla base delle considerazioni sopra
esposte, utilizzando i valori relativi al carbonio, alle energie rinnovabili e
all'efficienza energetica anziché politiche specifiche, si potrebbe
sottovalutare il costo associato al conseguimento degli obiettivi stabiliti nel
caso in cui, nella realtà, non fosse possibile realizzare l'ottimizzazione dei
costi presupposta nello scenario immaginato. 40.
In termini di investimenti e risparmi sui costi del
carburante, rispetto allo scenario di riferimento, tutti gli scenari riflettono
un aumento degli investimenti di capitale (in media tra 17 e 93 miliardi di
euro l'anno tra il 2011 e il 2030), nonché risparmi sull'acquisto di energia
(in media tra 8 e 34 miliardi di euro tra il 2011 e 2030). In tutti i settori
si registra un evidente aumento degli investimenti in tecnologie più efficienti
e a basse emissioni di carbonio, che riguarda in modo particolare l'edilizia.
La necessità di maggiori investimenti è più sentita negli scenari in cui le
politiche di efficienza energetica e gli obiettivi per le energie rinnovabili
sono caratterizzati da un alto grado di ambizione. I risparmi sui carburanti
sono maggiori negli scenari con politiche di efficienza energetica ambiziose. 41.
Tutte le opzioni comporterebbero un sensibile
miglioramento dell'efficienza energetica dell'UE, con conseguenti vantaggi anche
in materia di sicurezza dell'approvvigionamento legati in particolare a un
minor uso di combustibili fossili e alla riduzione delle importazioni. Tutti
gli scenari offrono impatti positivi sugli indicatori chiave relativi alla
sicurezza energetica, ad esempio il consumo totale di energia primaria (tra -2%
e -15%), l'energia finale e le importazioni nette di energia (tra -2% e -19%)
all'orizzonte 2030. Gli impatti positivi sono più evidenti negli scenari in cui
le politiche di efficienza energetica e gli obiettivi per le energie
rinnovabili sono caratterizzati da un elevato grado di ambizione. 42.
Le variazioni del prezzo medio dell'energia
elettrica nel 2030 sono comprese tra -1,1% e +11,3% rispetto allo scenario di
riferimento; i prezzi più bassi sono quelli dello scenario che combina
l'obiettivo di riduzione del 40% delle emissioni di gas a effetto serra con
misure di efficienza energetica ambiziose. Tutti gli scenari che prevedono la
riduzione del 40% delle emissioni di gas a effetto comportano aumenti relativamente
contenuti del prezzo dell'energia elettrica rispetto allo scenario di
riferimento. 43.
In tutti gli scenari, i prezzi ETS restano molto
bassi almeno fino al 2020 e riflettono la presenza di un'elevata eccedenza di
quote sul mercato e le costanti riduzioni delle emissioni, indotte da politiche
come quelle proposte dalla direttiva sulle fonti di energia rinnovabili e dalla
direttiva sull'efficienza energetica. Contrariamente a quanto avviene per i
prezzi dell'energia elettrica, le differenze tra gli scenari politici sono
molto marcate per quanto concerne i prezzi ETS, che, a seconda dello scenario,
nel 2030 dovrebbero collocarsi all'interno di una forcella compresa tra 11 e 53
euro per quota, con prezzi più bassi per gli scenari in cui le politiche di
efficienza energetica e gli obiettivi per le fonti energetiche rinnovabili
presentano un elevato grado di ambizione e, al contrario, prezzi più alti per
gli scenari incentrati su un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a
effetto serra e sull'uso dei valori di carbonio. Impatto
macroeconomico e sociale (PIL, occupazione, accessibilità dei prezzi
dell'energia) 44.
L'impatto sul PIL nel 2030 è stato valutato
focalizzando l'attenzione sullo scenario di riduzione GHG40 e, se del
caso, anche su scenari con politiche di efficienza energetica e obiettivi per
le fonti di energia rinnovabili espliciti, se disponibili. La valutazione
effettuata parte dall'ipotesi che i paesi terzi non adotteranno misure più
ambiziose rispetto agli impegni attualmente assunti nel contesto dell'UNFCCC. 45.
Il modello GEM E3 prospetta un impatto negativo sul
PIL (tra -0,10% e -0,45% nel 2030 rispetto allo scenario di riferimento)
conseguente alla riduzione del 40% delle emissioni di gas a effetto serra
indotta dalla realizzazione dell'obiettivo in materia di gas a effetto serra e
dalla fissazione dei prezzi del carbonio. Sia il modello E3MG che il modello E3ME
prevedono contributi positivi (fino allo 0,55%) nello scenario con politiche di
efficienza energetica ambiziose, tenendo conto dell'impatto positivo sul PIL
degli investimenti nell'efficienza energetica. Si stima che gli scenari che
comportano riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra di minore entità
avranno un impatto relativamente inferiore sul PIL rispetto allo scenario di
riferimento. I modelli suggeriscono che si possono ottenere effetti più
positivi sul PIL mettendo all'asta le quote ETS e tassando le emissioni di CO2
nei settori non ETS, con la reimmissione delle entrate nell'economia per
abbattere il costo del lavoro (senza incidenza sul piano delle entrate per gli
Stati). Ciò conferma i risultati delle precedenti valutazioni[6], suggerendo che la
fissazione dei prezzi del carbonio può avere effetti più positivi a livello
macroeconomico, a condizione che le entrate generate da tale misura vengano
reimmesse nell'economia e utilizzate a vantaggio dell'intero sistema economico.
Impatti più positivi sul PIL potrebbero essere indotti anche da livelli più
alti di efficienza energetica e di energie rinnovabili, per i quali sono
richiesti maggiori investimenti. 46.
In termini di occupazione, si prevede che le
modifiche strutturali sottostanti abbiano o un impatto positivo relativamente
modesto o un impatto negativo sul livello generale di occupazione, a seconda
della metodologia utilizzata per la valutazione, ma si prospettano
trasferimenti significativi di occupazione nell'ambito di uno stesso settore o
tra un settore e l'altro. Queste ricadute richiederanno l'attuazione di
adeguate politiche del mercato del lavoro. Più nel dettaglio, l’analisi
settoriale rivela che l’ingegneria, le attività manifatturiere di base, i mezzi
di trasporto, l'edilizia e i servizi commerciali sono i settori che trarranno
più vantaggi in termini occupazionali, mentre i settori dell'estrazione di
combustibili fossili subiranno le maggiori perdite. Gli scenari che contemplano
politiche ambiziose di efficienza energetica sono generalmente propizi per
l'occupazione totale netta. 47.
A prescindere dall’impostazione che l’UE darà agli
obiettivi per il 2030, nello scenario di riferimento è previsto un aumento dei
prezzi dei combustibili fossili che, unitamente a un aumento sensibile dei
prezzi dell’energia elettrica, premerà sull’accessibilità economica
dell’energia. Nello scenario di riferimento, fino al 2030 cresce la quota dei
costi connessi all’energia (costi operativi e di capitale) a carico delle
famiglie e sono relativamente modesti gli ulteriori aumenti negli scenari delle
politiche. Si prevede uno spostamento della bilancia dai costi operativi ai
costi di capitale. Il prezzo e il consumo dell’energia elettrica per le
famiglie sarebbero influenzati positivamente da politiche ambiziose in materia
di efficienza energetica, con una riduzione dei costi dell’energia,
accompagnata da un aumento dei costi di capitale generato dagli investimenti
necessari per ridurre i consumi. Competitività dei settori ad alta
intensità energetica e rilocalizzazione delle emissioni di carbonio 48.
Per valutare l'impatto che l'obiettivo di ridurre
del 40% i gas a effetto serra entro il 2030 avrà sulla produzione nei settori
industriali ad alta intensità energetica esposti alla concorrenza
internazionale sono stati anche utilizzati modelli macroeconomici. Sono stati
inoltre valutati gli effetti dell’assegnazione delle quote a titolo gratuito e
della vendita all’asta delle stesse, partendo ancora una volta dall'ipotesi che
i paesi terzi non adotteranno misure più ambiziose rispetto agli impegni
attualmente assunti nel contesto dell’UNFCCC. 49.
Se l’Unione si impegna a ridurre i gas a effetto
serra del 40% e gli altri non potenziano i loro sforzi, le evidenze indicano un
aumento del differenziale di prezzo del carbonio tra l’UE e le altre principali
regioni del pianeta. 50.
Rispetto allo scenario di riferimento, con una
riduzione del 40% dei gas a effetto serra, si possono limitare le perdite di
produzione complessive per i settori industriali. 51.
L’analisi conferma che i settori ad alta intensità
energetica trarrebbero beneficio da un'efficace azione per il clima di portata
internazionale, eventualmente capace di generare un incremento della
produzione, rispetto alla prospettiva di un'azione unilaterale da parte
dell’UE, in particolare se gli obiettivi fissati fossero molto ambiziosi. 52.
Nel complesso, nel caso di un’azione mondiale non
sufficientemente decisa, l’analisi conferma che un sistema di mantenimento
dell'assegnazione di quote a titolo gratuito, con un riesame periodico dei
fattori che la determinano, tutela in modo molto più efficace le industrie ad
alta intensità energetica esposte al rischio di rilocalizzazione delle
emissioni di carbonio, rispetto a una situazione in cui questi settori siano
obbligati ad acquistare quote. In particolare l'assegnazione gratuita funziona
soprattutto in quei rami che non includono il costo d’opportunità dell'assegnazione
gratuita nel prezzo dei loro prodotti. Nel momento in cui l'industria include
(o ha la possibilità di includere) il costo d'opportunità dell'assegnazione a
titolo gratuito nei prezzi, si riduce la differenza d'impatto tra
l'assegnazione gratuita e la vendita all’asta. 53.
Per quanto riguarda il rischio di
"rilocalizzazione degli investimenti", sarebbe auspicabile un sistema
di assegnazione che garantisse certezze a più lungo termine sulle assegnazioni
gratuite (finché l'azione dei paesi terzi non raggiunge lo stesso livello) e
incentivasse la massimizzazione della produzione. In tale contesto va osservato
che, rispetto a una situazione di salvaguardia dei diritti acquisiti in materia
di quote gratuite, la massimizzazione della produzione è incentivata da norme
relative a chiusura, nuovi entranti, ampliamenti e riduzioni delle capacità
(già esistenti) e aggiornamento periodico degli anni di riferimento. 54.
Migliorare il sistema di assegnazione gratuita nel
periodo successivo al 2020 comporta un aggiornamento dei parametri di
riferimento, al fine di definire il volume massimo delle assegnazioni a titolo
gratuito e di valutare quali siano i criteri che meglio riflettono il rischio
effettivo di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. I proventi della
vendita all'asta o altre forme di proventi legati all'ETS (come si fa
attualmente con il cosiddetto NER 300) potrebbero inoltre essere utilizzati in
modo più mirato per promuovere la dimostrazione di nuove tecnologie, in
particolare per le industrie ad alta intensità energetica. Un apposito
programma dell’UE potrebbe essere più efficace in tal senso. 55.
Gli scenari con politiche ambiziose in materia di
efficienza energetica e di energie rinnovabili presentano prezzi ETS più bassi,
mentre gli scenari con politiche di efficienza energetica riducono i consumi
energetici, i prezzi dell'energia elettrica e i costi del carburante
comportando, però, costi di capitale più elevati. 56.
Gli impatti indiretti dei prezzi del carbonio sui
prezzi dell’energia elettrica possono essere compensati mediante aiuti di
Stato, valutando tuttavia l'opportunità di apportare miglioramenti per non
falsare la concorrenza all’interno dell’UE. 57.
Nel caso di un'azione vigorosa a livello mondiale,
è opportuno riesaminare il mantenimento di tali misure. 5.2. Impatto di altri obiettivi o
indicatori 58.
La scelta di non definire altri obiettivi o
indicatori, per esempio la competitività dei prezzi e la sicurezza
dell’approvvigionamento energetico, comporta il principale svantaggio di
sottrarre un'ampia fetta di visibilità e di importanza ad altri aspetti della
sicurezza dell'approvvigionamento e della competitività rispetto a quelli
contemplati dagli obiettivi e dalle politiche in materia di efficienza
energetica e di fonti rinnovabili, scelta che non sarebbe compatibile con il
forte accento posto dal Parlamento europeo e dal Consiglio europeo
sull’importanza di questi altri obiettivi. 59.
Il grande svantaggio di definire obiettivi
anziché indicatori è una maggiore complessità del quadro che intricherebbe
molto le interazioni tra i diversi settori dell'energia e del clima, a scapito
della coerenza. A causa della complessità delle interazioni, risulterebbe
particolarmente difficile compiere progressi simultanei verso una gamma di
obiettivi più ampia: insorgerebbero difficoltà decisionali nel momento in cui i
progressi verso il conseguimento di un obiettivo inficiassero il raggiungimento
di un altro. Inoltre, è opportuno fissare obiettivi soltanto per i settori in
cui è possibile elaborare politiche di attuazione concrete e soltanto se si
riesce a racchiudere ambizioni complesse in un unico obiettivo o in una serie
limitata di obiettivi. Non è facile elaborare obiettivi di portata unionale
semplici ma ampi in materia di competitività e di sicurezza
dell’approvvigionamento, da perseguire mediante concrete politiche dell'UE. 60.
Il principale vantaggio di definire indicatori
(eventualmente associati agli obiettivi auspicati) risiede nel fatto che essi
attribuirebbero importanza ad aspetti della competitività e della sicurezza dell’approvvigionamento
diversi da quelli contemplati dagli obiettivi e dalle politiche in materia di
fonti rinnovabili e di efficienza energetica, senza stabilire traguardi
tassativi difficili da raggiungere e da integrare pienamente con altre misure
vincolanti. Inoltre, seguendo l'evoluzione di tali indicatori nel tempo, i
responsabili politici disporrebbero di una buona base per lo sviluppo e/o
l’adeguamento degli orientamenti politici, ove opportuno. Al fine di garantire
che questa azione politica sia incentrata su sviluppi reali, in base a questi
indicatori si potrebbero definire gli obiettivi auspicati per un determinato
lasso di tempo. La relazione della Commissione sui costi e sui prezzi
dell'energia contiene, a questo proposito, informazioni utili da cui partire. 5.3. Misure strutturali per l'ETS
per il periodo successivo al 2020 Adeguamento del
fattore di riduzione lineare 61.
L’analisi dimostra che, nel caso di una riduzione
generale interna del 35% dei gas a effetto serra, il contributo del sistema ETS
potrebbe essere conseguito mantenendo un fattore lineare pari all'1,74%, come
previsto dalla normativa vigente (riduzioni pari al 38% circa nel 2030 rispetto
al 2005). 62.
Benché sia possibile ridurre i gas a effetto serra
del 40% nel 2030 attraverso altre politiche di grande ambizione senza
modificare il fattore di riduzione lineare annuale del sistema ETS, una
modifica si renderebbe necessaria per garantire adeguati livelli di efficienza
in termini di costi e per conservare la fondatezza dell’ETS nella prospettiva
del 2030. Il conseguimento entro il 2030 di una riduzione generale dei gas a
effetto serra pari al 40% rispetto ai livelli del 1990, che sia efficiente in
termini di costi, significherebbe ridurre le emissioni nell'ambito del sistema
ETS del 43% nel 2030 rispetto ai livelli del 2005. Fissare il tetto ETS del 2030
a questo livello significherebbe modificare il fattore di riduzione lineare,
portandolo al 2,2% dal 2021 in poi. Con un
obiettivo di riduzione dei gas a effetto serra del 35%, non sarebbe necessario
modificare il fattore di riduzione lineare. 63.
Si prevede, tuttavia, che il sistema ETS continui a
essere caratterizzato da una forte eccedenza di quote nel mercato ETS che
diminuiranno gradualmente soltanto dopo il 2020, mantenendo fino al 2030 quote
eccedenti pari o superiori a 2 miliardi, anche negli scenari delle politiche
che prospettano le riduzioni più massicce di gas a effetto serra. Va osservato
che, in questa situazione, si delinea tuttora un mercato che dovrebbe
continuare a funzionare con notevoli eccedenze, fortemente condizionato da
considerazioni a più lungo termine sulla scarsità e sui costi. Se le
considerazioni a lungo termine non offrono sufficienti certezze al mercato, i
prezzi ETS potrebbero essere effettivamente più bassi e le emissioni più
elevate rispetto al tetto del 2030, pur nel rispetto del tetto ETS aggregato. 64.
Una modifica del fattore lineare comincerebbe
soltanto gradualmente a generare un impatto significativo determinando una
maggiore scarsità di quote, che si rispecchierebbe nell'andamento del prezzo
del carbonio in questi scenari, caratterizzati da prezzi molto bassi che
potrebbero però subire un incremento piuttosto rapido dopo il 2020, in assenza
di politiche molto più decise in materia di energie rinnovabili e di efficienza
energetica. Questi prezzi ridotti nel breve-medio periodo aumentano il rischio
che gli investimenti necessari non siano pienamente attuati, rendendo
potenzialmente impossibile l'affrancamento da un'infrastruttura a maggiore
intensità di carbonio. 65.
Sulla base di queste considerazioni, un adeguamento
del fattore di riduzione lineare non fornisce alcuna soluzione a breve termine
per migliorare il funzionamento dell’ETS nel prossimo decennio. Nel breve
periodo la Commissione ha proposto di ritardare la vendita all’asta di 900
milioni di quote, concentrandola nella parte finale della fase 2. 66.
La Commissione ha inoltre effettuato una
valutazione specifica di misure strutturali più dirette che migliorerebbero il
funzionamento del mercato, ad esempio attraverso la creazione di una riserva
stabilizzatrice del mercato o l'accantonamento permanente di una parte delle
quote di emissione. Per maggiori informazioni, si rimanda alla valutazione
d’impatto relativa all’istituzione di una misura strutturale per il rafforzamento
del sistema di scambio di quote di emissione dell'UE. Uso dei
crediti internazionali 67. I
meccanismi per lo sviluppo pulito (CDM) e l’attuazione congiunta (JI) sono gli
strumenti mediante i quali vengono attualmente generati i crediti. Essi incontrano
diverse difficoltà e sono spesso contestati dalle parti interessate, ad esempio
per quanto riguarda gli scenari di riferimento, l'addizionalità, le rendite
eccessive e gli incentivi perversi. Con i meccanismi di sviluppo pulito il
venditore non ha alcun obbligo di contribuire alla mitigazione. Come primo
passo per affrontare questi problemi, l’UE ha vietato i crediti derivanti da
progetti di imboschimento e riforestazione e, successivamente, ha limitato
determinati progetti relativi ai gas industriali. 68. Nelle
proiezioni dello scenario di riferimento, non esiste domanda di crediti
internazionali nell’ambito del sistema ETS dell’UE dopo il 2020, poiché essi
andrebbero soltanto ad aggiungersi all'eccedenza già ingente di quote (e
crediti, consentiti fino al 2020 nell’ambito dell'ETS). Ciò vale anche con
l'obiettivo di una riduzione del 40% dei gas a effetto serra per il 2030. Se le
emissioni globali devono essere ridotte del 40% entro il 2030 rispetto al 1990,
anche con un obiettivo di riduzione del 43% nel sistema EU ETS rispetto al 2005,
ci sarebbe comunque un’eccedenza in questo sistema pari a circa 2 miliardi di
quote da qui al 2030, come confermato dalla situazione di base in cui non si
usano ulteriori crediti ai fini di conformità con gli impegni dopo il 2020.
Pertanto limitare l’accesso ai crediti internazionali appare un'opzione
necessaria, ma non sufficiente per far fronte all'eccedenza nell'ambito
dell’ETS. Un quadro per il 2030 con un obiettivo incondizionato che non
consenta ulteriori cospicui afflussi di crediti internazionali e con un livello
più alto di ambizione che permetta di compiere una parte rilevante dello sforzo
aggiuntivo mediante il ricorso ai crediti internazionali, potrebbe creare
maggiore certezza sulle riduzioni che sono realmente necessarie sul mercato
interno. Consentire che una parte rilevante dello
sforzo aggiuntivo per conseguire un obiettivo subordinato a condizioni provenga
dai crediti internazionali potrebbe incentivare l’ulteriore sviluppo di un
autentico mercato internazionale del carbonio che favorisca l'agire corretto di
tutte le parti in causa. 5.4. L'UE
nel contesto di un'azione internazionale più ampia 69. È stato valutato l'impatto di un obiettivo unionale subordinato a
condizioni più ambizioso, che si proponga di ridurre i gas a effetto serra e
che, al tempo stesso, sia accompagnato da un'azione sufficiente sul piano
mondiale per contenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C. Ciò richiederebbe
chiaramente l'azione di tutte le parti, obiettivi di riduzione di pari livello
da parte di paesi con responsabilità e capacità simili a quelle dell’UE, nonché
un considerevole sforzo, da parte delle economie emergenti, di riduzione delle
emissioni affinché queste raggiungano il culmine prima del 2030 per poi
scendere. 70. Al fine di simulare l'impatto di un obiettivo subordinato a condizioni
(più ambizioso), senza pregiudizio della posizione definitiva che sarà adottata
sulla natura di un potenziale obiettivo unilaterale e di un potenziale
obiettivo subordinato a condizioni, sono stati valutati due esempi, basati su
un obiettivo unilaterale di riduzione dei gas a effetto serra del 35% e del 40%
e su un obiettivo di riduzione subordinato a condizioni del 45% e del 50%. Nel
caso degli obiettivi subordinati a condizioni, si presume che l'azione sul
piano mondiale sia coerente con la limitazione del riscaldamento al di sotto
dei 2ºC. 71. Questa analisi conferma che l’impatto sul PIL dell'UE di obiettivi
subordinati a condizioni più ambiziosi è negativo, ma che può essere attenuato
dall'accesso ai crediti internazionali. In quest’ultimo caso, l’impatto
negativo in termini di PIL generato da questi obiettivi più ambiziosi si
limita, rispettivamente, allo 0,5% e all’1,2% nel 2030. Sul piano mondiale
l'impatto sul PIL è tuttavia più pesante rispetto a quello sul PIL dell'Unione.
72. I risultati indicano, inoltre, che la maggior parte delle industrie ad
alta intensità energetica dell’UE potrebbe trarre significativi vantaggi da
un’azione a livello mondiale, ad esempio attraverso un accordo internazionale
vincolante, con un potenziale incremento della produzione dell’UE in alcuni
settori, confermando così che un'azione di portata mondiale è vantaggiosa per
la competitività della maggior parte delle industrie dell'UE ad alta intensità
energetica. 5.5. Opzioni politiche per il
suolo 73.
Nell'impianto delle politiche sulle emissioni e
sugli assorbimenti di CO2 generati dal suolo si potrebbe continuare
a separare questo aspetto dalle altre emissioni agricole o trattare questi
settori congiuntamente. Considerando i forti legami tra la gestione del suolo e
l’attività agricola, sembra essere vantaggiosa quest’ultima opzione.
All'attuazione pratica, si potrebbero includere le emissioni e gli assorbimenti
di CO2 generati dal suolo nell'eventuale futura decisione sulla
condivisione dello sforzo (che disciplina i settori che non rientrano nel
sistema ETS) o, al contrario, escludere le emissioni agricole diverse dalla CO2
dall'eventuale futura decisione sulla condivisione dello sforzo e integrarle,
insieme alle emissioni e agli assorbimenti di CO2 generati dal
suolo, in un nuovo pilastro della politica dell’UE sul clima. Ciò
permetterebbe, nel quadro di una politica agricola comune per il periodo
successivo al 2020, di incentivare in modo più deciso rispetto a oggi un'agricoltura
intelligente e rispettosa del clima. 5.6. Conseguire un potenziale obiettivo in materia di energie
rinnovabili 74.
Se vi sarà consenso su un obiettivo in materia di
energie rinnovabili per il 2030, sarà necessario vagliare nel dettaglio, in una
futura valutazione d'impatto, i diversi approcci attuativi per conseguirlo. Se
il quadro per il 2030 non prevedesse un esplicito obiettivo in materia di
energie rinnovabili, diventerebbero ancora più importanti le altre misure di
sostegno relative, ad esempio, all'infrastruttura, alla pianificazione e alle
autorizzazioni, all’accesso alla rete, ai finanziamenti mirati, ecc. È
possibile formulare alcune considerazioni di ordine generale. 75.
In primo luogo, con la definizione di un obiettivo
di portata unionale si potrebbe evitare di fissare obiettivi nazionali,
contribuendo al potenziale sviluppo delle energie rinnovabili laddove le
risorse sono più abbondanti, e quindi, in teoria, migliorando l’efficienza in
termini di costo in tutta l'Unione. Allo stesso tempo, senza obiettivi
specifici, gli Stati membri sarebbero meno incentivati a ridurre gli ostacoli
amministrativi e ad agevolare la diffusione delle energie rinnovabili
attraverso lo sviluppo della rete e il rilascio delle necessarie licenze. Gli
obiettivi nazionali offrirebbero inoltre maggiori garanzie di uno sviluppo
equilibrato delle energie rinnovabili in tutta l’economia e la società dell’UE.
76.
In secondo luogo, il conseguimento di un obiettivo
dell’UE senza regimi di sostegno nazionali, ma con meccanismi di portata
unionale, falserebbe meno la concorrenza e l’integrazione del mercato, pur
riducendo, al tempo stesso, la flessibilità necessaria allo Stato membro per
adattare le misure alle circostanze specifiche, decidendo autonomamente come
finanziare o sostenere lo sviluppo delle energie rinnovabili. 77.
In terzo luogo, la neutralità tecnologica e
l'imparzialità nei confronti di tutte le fonti di energia rinnovabili, senza
obiettivi settoriali o regimi di sostegno specifici, potrebbero aumentare,
almeno in teoria, l’efficacia in termini di costi a breve-medio termine.
D’altro canto, approcci veramente neutri sotto il profilo tecnologico generano,
di norma, un eccesso di profitti per i produttori delle energie rinnovabili più
competitive in termini di costi, senza garantire lo sviluppo delle rinnovabili,
la loro diffusione e la riduzione dei costi, aspetti che potrebbero invece
rivelarsi necessari all'efficienza dei costi a lungo termine, in particolare se
l’UE dovesse concordare obiettivi più ambiziosi in materia di energie
rinnovabili per il periodo successivo al 2030. Si rischia, inoltre, di
intralciare lo sviluppo di tecnologie innovative per le energie rinnovabili,
attualmente più costose, con effetti sulla leadership industriale dell’UE a più
lungo termine. 5.7. Conseguire un potenziale
obiettivo di efficienza energetica/risparmio energetico 78.
L’efficienza energetica è essenziale per assicurare
il conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto
serra a lungo termine; anche in assenza di un obiettivo esplicito, saranno
necessarie politiche in materia di efficienza energetica per affrontare il
problema dell'inefficienza e delle imperfezioni del mercato, garantendo in tal
modo l'effettiva riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas a
effetto serra. Tutti gli scenari analizzati, tranne quelli caratterizzati da un
unico obiettivo di riduzione dei gas a effetto serra, formulano ipotesi
esplicite di vario tenore sul tipo di politiche attuate in materia di
efficienza energetica, ma esula dagli scopi della presente valutazione
d'impatto analizzare nel dettaglio i diversi strumenti per conseguire un
potenziale obiettivo di efficienza/risparmio energetico per il 2030. 79.
Tale valutazione sarà parte integrante del riesame
del 2014 concernente la strategia in materia di risparmio energetico nella
prospettiva del 2020. Il riesame del 2014 dovrebbe inoltre indicare se, invece
del risparmio energetico in termini assoluti, l’intensità energetica non possa
costituire una base più adatta per gli obiettivi del periodo successivo al 2020
in settori dell’economia in cui il consumo di energia è fortemente correlato
all'attività economica, ammesso che gli obiettivi settoriali espliciti o
impliciti siano considerati adeguati ed efficienti sotto il profilo dei costi.
Si potrebbe altresì considerare una combinazione dei due approcci. 80.
A prescindere dagli eventuali obiettivi per il 2030
e fatto salvo il riesame del 2014, sarà anche importante, nella prospettiva del
2030, continuare ad attuare politiche a livello dell’UE che assicurino un
elevato livello di efficienza energetica, in particolare per gli edifici, gli
apparecchi elettrici, i veicoli, ecc., al fine di garantire condizioni di
parità e la salvaguardia del mercato interno di tali prodotti. Sarà necessario
promuovere la governance e la capacità degli operatori di mercato e dei
responsabili politici di introdurre misure di efficienza energetica e di
migliorare la finanziabilità e il profilo di rischio degli investimenti in
efficienza energetica. 5.8. Impatti diversi negli Stati
membri 81.
L’analisi indica che, nell’ipotesi di
un'impostazione improntata all'efficienza dei costi per gli obiettivi in
materia di riduzione dei gas a effetto serra e di fonti rinnovabili e per le
politiche di efficienza energetica, gli sforzi degli Stati membri con redditi
più bassi sono relativamente più vigorosi rispetto a quelli dei paesi con
redditi più elevati, con un aumento relativamente più pronunciato degli
investimenti e dei costi del sistema in rapporto al PIL, cui corrispondono però
vantaggi relativamente superiori in termini di risparmio di carburante e di
migliore qualità dell’aria. Per le opzioni che puntano a una riduzione dei gas
a effetto serra del 40% a livello dell'UE, si stima che per il gruppo di Stati
membri il cui PIL pro capite 2010 è inferiore al 90% della media UE,
l'incremento supplementare dei costi del sistema energetico, che si somma
all'aumento dei costi medio nell'UE, vada da 1,7 a 4,6 miliardi di euro annui
nel periodo 2021-2030. 82.
Si possono predisporre diversi meccanismi di
distribuzione per permettere risultati più equi, come obiettivi differenziati,
la distribuzione dei proventi delle vendite all'asta e l'uso di strumenti
finanziari intelligenti, di fondi strutturali, ecc. Sarebbe importante garantire
che queste opzioni non provochino una diminuzione indebita dell'efficienza dei
costi complessiva del quadro per le politiche, inserendo al loro interno
sufficienti profili di flessibilità. Tali opzioni dovrebbero essere analizzate
più dettagliatamente durante la preparazione delle proposte legislative. 6. Confronto tra le opzioni
relative agli obiettivi principali e loro interazioni 83.
La valutazione degli obiettivi principali e delle
politiche per il 2030 è incentrata sulla coerenza fra le diverse alternative
possibili. Gli impatti delle varie opzioni relative agli obiettivi principali
sono messi a confronto nella tabella seguente. Dall’analisi emerge che esistono
diversi modi per garantire progressi verso un'economia e un sistema
dell’energia sostenibili, competitivi e sicuri nella prospettiva del 2030. 84.
Condizioni favorevoli sul fronte delle attività di
ricerca e sviluppo, delle infrastrutture e dell'accettazione da parte del
pubblico, per esempio, sono importanti al fine della transizione a lungo termine
verso un’economia a basse emissioni di carbonio, competitiva e sicura, e tali
condizioni recano già alcuni limitati benefici nel 2030. 85.
In linea di principio, un unico obiettivo in
materia di gas a effetto serra si porrebbe in modo non discriminatorio e
neutrale dal punto di vista tecnologico nei confronti delle opzioni di
riduzione. Tuttavia, un ulteriore sforzo verso l'efficienza energetica e le
energie rinnovabili, superiore a quello necessario per raggiungere un obiettivo
in materia di gas a effetto serra, determinerebbe maggiori benefici come, ad
esempio, un miglioramento dell'efficienza dei carburanti, la sicurezza
dell’approvvigionamento, la riduzione del deficit della bilancia commerciale
dei combustibili fossili, un impatto sull'ambiente e un miglioramento della
salute. Si prevede che un unico obiettivo in materia di gas a effetto serra
comporti inoltre risultati inferiori in termini di PIL e di occupazione
rispetto a un quadro basato su obiettivi più ambiziosi che comprendono anche le
energie rinnovabili e l’efficienza energetica, mentre aumenterebbero i vantaggi
macroeconomici associati alla reimmissione nel circuito dei proventi delle
vendite all’asta per diminuire il costo del lavoro. 86.
Un unico obiettivo in materia di riduzione dei gas
a effetto serra genererebbe un aumento più limitato dei costi connessi
all'energia e degli investimenti necessari, se conseguito in modo ottimale
(come rappresentato dall'uso dei valori di carbonio nell’approccio di
modellizzazione) rispetto a una situazione che contempli tre obiettivi in cui
quelli in materia di energie rinnovabili e di efficienza energetica sono
fissati ad un livello superiore rispetto al loro potenziale di efficienza in
termini di costi al fine di conseguire l'obiettivo in materia di gas a effetto
serra. 87.
L’impatto di contenimento sul prezzo ETS è
sostanziale in un quadro che comprenda specifiche ambizioni o politiche decise
anche in materia di fonti di energia rinnovabili e di efficienza energetica.
Allo stesso tempo, gli investimenti in fonti rinnovabili e efficienza
energetica che vanno al di là di quanto è necessario per raggiungere un dato
obiettivo di riduzione dei gas a effetto serra all’insegna dell’efficienza dei
costi, comporterebbero maggiori costi di capitale e minori costi operativi soltanto
a medio-lungo termine, determinando, complessivamente, un costo superiore del
sistema energetico. 88.
Un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a
effetto serra del 40% metterebbe l’Unione europea sul percorso indicato
dalla tabella di marcia verso un'economia a basse emissioni di carbonio per il
conseguimento dell'obiettivo UE di una riduzione delle emissioni di gas a
effetto serra dell'80-95% nel 2050 rispetto al livello del 1990, all'insegna
dell'efficienza dei costi, nel contesto delle necessarie riduzioni che i paesi
sviluppati devono realizzare collettivamente. Benché tale traguardo del 2050
possa, in linea di principio, essere raggiunto anche con un obiettivo di
riduzione dei gas a effetto serra del 35% per il 2030, l'attuale analisi della Commissione
indica che questa opzione comporterebbe costi aggiuntivi per tutto il periodo
fino al 2050, pur presentando costi inferiori nella prospettiva del 2030. 89.
Limitando strettamente l'analisi ai traguardi,
l'obiettivo per il 2020 implica una riduzione del 20% nell’arco di tre decenni,
mentre un obiettivo del 40% nel 2030 comporterebbe la stessa riduzione in un
decennio. D’altro canto, finora abbiamo ridotto le emissioni del 18% in 22 anni
(1990-2012): un obiettivo del 40% significherebbe un'ulteriore riduzione del 22%
in 18 anni (2013-2030). 90.
Un obiettivo del 40% costituirebbe un messaggio
forte per la comunità internazionale nel processo che porterà alla conferenza
internazionale sul clima del 2015. Allo stesso tempo, tenendo presente che
l'obiettivo unionale concordato di riduzione dei gas a effetto serra per il 2050
può essere conseguito soltanto tramite un’azione internazionale sul clima, ci
si chiede se l'UE non debba inizialmente contribuire a un accordo
internazionale in misura minore. 91.
Per quanto riguarda le fonti di energia
rinnovabili, è chiaro che ambizioni di ampio respiro apporterebbero vantaggi
considerevoli, quali un maggiore ricorso alle fonti di energia autoctone, con
le relative ricadute positive sulla bilancia commerciale dell'energia (sempreché
le energie rinnovabili non sostituiscano altre fonti energetiche interne). Allo
stesso tempo, il livello di ambizione deve essere coerente con il livello di
ambizione generale in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto
serra, senza determinare l'effetto indesiderato di continuare a usare altre
fonti energetiche a basse emissioni di carbonio incentivate dall’ETS o
restrizioni ingiustificate della flessibilità che permette a uno Stato membro
di ridurre i gas a effetto serra al di fuori del sistema di scambio di
emissioni. 92.
Per quanto riguarda l’efficienza energetica, i
compromessi tra diversi livelli di ambizione sono simili a quelli relativi alle
energie rinnovabili, nel senso che ambizioni di ampio respiro potrebbero
generare, a breve-medio termine, un aumento dei costi compensato soltanto a
medio- lungo termine. Al tempo stesso, un elevato livello di ambizione ha il
potenziale per ricomprendere meglio l'impatto di prezzi energetici più elevati
sui costi operativi dell'energia. Inoltre, con un determinato obiettivo di
riduzione dei gas a effetto serra da raggiungere, i benefici per la salute e le
ricadute sulla bilancia commerciale dell’energia sono maggiori se le ambizioni
in materia di efficienza energetica sono di più ampio respiro, nel qual caso
sono anche in grado di veicolare, con ogni probabilità, effetti più positivi in
termini di PIL e di occupazione. Anche in questo caso è necessario ponderare
questi benefici e il potenziale impatto sull'aumento dei costi a breve-medio
termine. Tabella 1: tavola riassuntiva dei
principali risultati della valutazione d'impatto per i diversi scenari
prospettati || Rif. || GHG35/EE ® || GHG37 ® || GHG40 ® || GHG 40 || GHG 40/EE || GHG 40/ EE/RES30 || GHG 45/ EE/RES35 || Caratteristiche principali degli scenari Riferimento o condizioni favorevoli || Rif. || Rif. || Rif. || Rif. || Condizioni favorevoli || Condizioni favorevoli || Condizioni favorevoli || Condizioni favorevoli Riduzioni di gas serra rispetto al 1990 || -32,4% || -35,4% || -37,0% || -40,4% || -40,6% || -40,3% || -40,7% || -45,1% Quota di rinnovabili[7] - generale || 24,4% || 25,5% || 24,7% || 25,5% || 26,5% || 26,4% || 30,3% || 35,4% Risparmio energetico[8] || -21,0% || -24,4% || -22,9% || -24,4% || -25,1% || -29,3% || -30,1% || -33,7% || Indicatori di impatto ambientale Riduzione delle emissioni di gas serra nei settori ETS rispetto al 2005 || -36% || -37% || -38% || -42% || -43% || -38% || -41% || -49% Riduzione delle emissioni di gas serra nei settori non ETS rispetto al 2005 || -20% || -26% || -28% || -31% || -30% || -35% || -33% || -34% Riduzione dell'inquinamento e del costo degli effetti nocivi sulla salute (in miliardi di EUR/anno)[9] || || 3,8 - 7,6 || 4,2 - 8,8 || 8,6 - 17,1 || 7,2 - 13,5 || 17,4 - 34,8 || 16,7 - 33,2 || 21,9 - 41,5 || Indicatori d'impatto sul sistema energetico Importazioni nette di energia (2010=100) || 96 || 90 || 94 || 92 || 89 || 83 || 81 || 78 Intensità energetica[10] (2010=100) || 67 || 64 || 66 || 65 || 64 || 60 || 60 || 57 Quota di energia da fonti rinnovabili[11] nei settori dell’energia elettrica, del riscaldamento e del raffreddamento || 31,0% || 32,6% || 31,6% || 32,9% || 34,2% || 34,1% || 39,7% || 47,3% || Rif. || GHG35/EE ® || GHG37 ® || GHG40 ® || GHG40 || GHG40/EE || GHG40/ EE/RES30 || GHG45/ EE/RES35 || Impatti sociali ed economici Costi complessivi del sistema, media annuale 2011-2030 (in miliardi di EUR) || 2 067 || 2 064 || 2 073 || 2 074 || 2 069 || 2 089 || 2 089 || 2 102 Costo totale del sistema in percentuale dell'aumento del PIL rispetto al riferimento nel 2030, in punti percentuali || +0,0% || +0,03% || +0,13% || +0,20% || +0,15% || +0,54% || +0,54% || +0,84% Spese per investimenti[12] nello scenario di riferimento e variazioni rispetto ad esso (media 2011-2030, in miliardi di EUR) || 816 || +17 || +19 || +30 || +38 || +59 || +63 || +93 Spesa energetica nello scenario di riferimento e variazioni rispetto ad esso (media 2011-2030, in miliardi di EUR) || 1 454 || -26 || -8 || -8 || -18 || -34 || -31 || -23 Importazioni nette di combustibili fossili nello scenario di riferimento e variazioni rispetto ad esso (media 2011-2030, in miliardi di EUR) || 461 || -10 || -2 || -4 || -9 || -20 || -22 || -27 Prezzo medio dell’energia elettrica[13] (EUR/MWh) || 176 || 174 || 176 || 181 || 179 || 174 || 178 || 196 Prezzo ETS (EUR/t di CO2) || 35 || 27 || 35 || 53 || 40 || 22 || 11 || 14 [1] Per ulteriori dettagli, si veda la relazione del 2013
sui progressi nella realizzazione degli obiettivi di Kyoto e di Europa 2020
(COM(2013) 698). [2] Come sottolineato nella relazione della Commissione
sulla situazione del mercato europeo del carbonio, COM(2012) 652. [3] Si veda la relazione della Commissione sui progressi nel
campo delle energie rinnovabili, COM(2013) 175. [4] Stesso parametro utilizzato per l'obiettivo di risparmio
energetico del 2020. [5] L'intervallo di valori riflette scenari differenti per
quanto concerne l'obiettivo di riduzione del 40% delle emissioni di gas a
effetto serra, con o senza condizioni favorevoli, ulteriori obiettivi per le
fonti energetiche rinnovabili o politiche ambiziose in materia di efficienza, e
non tiene conto dei costi delle disutilità e della vendita all'asta. [6] Si veda, ad esempio, la valutazione d'impatto che
accompagna la comunicazione "Una tabella di marcia verso un'economia
competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050", SEC(2011) 288
def. [7] Quota di energie rinnovabili nel consumo finale lordo di
energia, a norma della direttiva sulle fonti di energia rinnovabili del 2009. [8] Risparmio energetico valutato rispetto alle proiezioni
di riferimento per il 2030 formulate nel 2007. [9] Riduzione del costo degli effetti nocivi sulla salute
generata da un minore inquinamento atmosferico rispetto ai valori di
riferimento (in miliardi di EUR/anno). La valutazione prende in considerazione
il valore di un anno di vita perso utilizzato nella strategia tematica
sull’inquinamento atmosferico; esso va da 57 000 EUR a 133 000 EUR
per ogni anno di vita perso. [10] Energia primaria in rapporto al PIL. [11] Contributo delle fonti rinnovabili al consumo finale lordo
di energia per la produzione di energia elettrica, riscaldamento e
raffreddamento, basato sui singoli calcoli delle fonti rinnovabili a norma
della direttiva sulle rinnovabili del 2009. [12] Le spese per investimenti comprendono tutti gli acquisti
di mezzi di trasporto per le famiglie e le imprese (compresi i trasporti
stradali e non stradali), ad eccezione dei costi delle infrastrutture di
trasporto. [13] Prezzo medio dell’energia elettrica nei settori della
domanda finale (EUR/MWh) espresso in euro constanti del 2010. Per lo scenario
di riferimento, il valore corrispondente è 134 EUR/MWh nel 2010.