This document is an excerpt from the EUR-Lex website
Document 52014DC0398R(01)
COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT, THE COUNCIL, THE EUROPEAN ECONOMIC AND SOCIAL COMMITTEE AND THE COMMITTEE OF THE REGIONS Towards a circular economy: A zero waste programme for Europe
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Verso un'economia circolare: programma per un'Europa a zero rifiuti
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Verso un'economia circolare: programma per un'Europa a zero rifiuti
/* COM/2014/0398 final/2 */
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Verso un'economia circolare: programma per un'Europa a zero rifiuti /* COM/2014/0398 final/2 */
Verso
un'economia circolare: programma per un'Europa a zero rifiuti 1.
Introduzione:
un'economia circolare a sostegno di una crescita sostenibile La perdita di materiali preziosi è una
costante delle nostre economie. In un mondo in cui la domanda di risorse finite
e talvolta scarse non cessa di aumentare, la concorrenza si acuisce e la
pressione su queste risorse degrada e indebolisce sempre più l'ambiente, l'Europa
può trarre benefici economici e ambientali dall'uso più adeguato di queste
risorse. A partire dalla rivoluzione industriale lo sviluppo delle nostre
economie è avvenuto all'insegna del "prendi, produci, usa e getta", secondo
un modello di crescita lineare fondato sul presupposto che le risorse sono abbondanti,
disponibili, accessibili ed eliminabili a basso costo. È opinione sempre più
diffusa che questo modello compromette la competitività dell'Europa. La transizione verso un'economia più
circolare è al centro dell'agenda per l'efficienza delle risorse stabilita nell'ambito
della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e
inclusiva[1]. Utilizzare le risorse in
modo più efficiente e garantire la continuità di tale efficienza non solo è
possibile, ma può apportare importanti benefici economici. Nei sistemi di economia circolare i
prodotti mantengono il loro valore aggiunto il più a lungo possibile e non ci
sono rifiuti. Quando un prodotto raggiunge la fine del ciclo di vita, le
risorse restano all'interno del sistema economico, in modo da poter essere
riutilizzate più volte a fini produttivi e creare così nuovo valore. Per
passare ad un'economia più circolare occorre apportare cambiamenti nell'insieme
delle catene di valore, dalla progettazione dei prodotti ai modelli di mercato
e di impresa, dai metodi di trasformazione dei rifiuti in risorse alle modalità
di consumo: ciò implica un vero e proprio cambiamento sistemico e un forte
impulso innovativo, non solo sul piano della tecnologia, ma anche dell'organizzazione,
della società, dei metodi di finanziamento e delle politiche. Anche in un'economia
fortemente circolare permane qualche elemento di linearità, poiché non si
arresta la domanda di risorse vergini e si producono rifiuti residui che vanno
smaltiti. Il settore industriale ha già ravvisato
le grandi opportunità legate all'aumento della produttività delle risorse. Si
stima che un uso più efficiente delle risorse lungo l'intera catena di valore
potrebbe ridurre il fabbisogno di fattori produttivi materiali del 17%-24%
entro il 2030[2], con risparmi per l'industria
europea dell'ordine di 630 miliardi di euro l'anno[3].
Secondo studi commissionati da imprese e basati sulla modellizzazione a livello
di prodotti, adottando approcci fondati sull'economia circolare l'industria
europea potrebbe realizzare notevoli risparmi sul costo delle materie e
innalzare potenzialmente il PIL dell'UE fino al 3,9%[4],
attraverso la creazione di nuovi mercati e nuovi prodotti e grazie al relativo
valore per le aziende. La Piattaforma europea sull'efficienza
nell'impiego delle risorse[5], che riunisce governi,
imprese e organizzazioni della società civile, è un'iniziativa di alto livello
che ha esortato ad agire per progredire verso un'economia più circolare, maggiormente
imperniata sul riutilizzo e sul riciclaggio di alta qualità e molto meno sulle
materie prime primarie. Con la Tabella di marcia verso un'Europa
efficiente sotto il profilo delle risorse[6], presentata nel 2011, la
Commissione ha proposto un quadro d'azione e ha sottolineato la necessità di un
approccio integrato in molti settori strategici e su più livelli. Gli elementi
principali della tabella di marcia sono stati ulteriormente sviluppati nel
programma d'azione generale per l'ambiente (7° PAA)[7]. L'adozione di modelli maggiormente
improntati all'economia circolare fa intravvedere un futuro molto più roseo per
l'economia dell'Europa, che potrebbe così fare adeguatamente fronte delle
sfide, attuali e future, poste dalla pressione sulle risorse e dalla crescente
insicurezza degli approvvigionamenti: per potenziare resilienza e competitività
occorre indubbiamente ridestinare a fini produttivi le materie utilizzate e
ancora utilizzabili, ridurre i rifiuti e limitare la dipendenza dalle fonti di
approvvigionamento incerte. Contribuendo a dissociare la crescita economica
dall'uso delle risorse e il loro impatto, l'economia circolare offre
prospettive di crescita sostenibile e duratura. La produttività delle risorse nell'UE è
cresciuta del 20% nel periodo 2000-2011, fenomeno che tuttavia può essere in
parte dovuto agli effetti della recessione. Se questa evoluzione si manterrà
costante, entro il 2030 si registrerà un ulteriore aumento del 30%, con il
conseguente incremento del PIL di quasi 1% e la creazione di oltre due milioni
di posti di lavoro in più rispetto allo status quo[8]. Gli sforzi
tesi ad aumentare la produttività delle risorse andranno di pari passo con
altri obiettivi delle politiche unionali già esistenti, quali la riduzione
delle emissioni di gas serra, l'uso più efficiente dell'energia, la
reindustrializzazione sostenibile dell'economia europea e la sicurezza dell'accesso
alle materie prime, e consentiranno di alleggerire gli impatti ambientali. Per
promuovere l'efficienza delle risorse esistono svariate misure già collaudate
che hanno dimostrato di poter dare ottimi risultati se applicate in modo più
sistematico. Per far sì che questi cambiamenti generino occupazione si sta
lavorando anche su altri fronti, come illustrato in particolare nella comunicazione
sull'occupazione verde[9]
e nel piano d'azione verde per le PMI[10]. 2.
Istituire
un quadro strategico favorevole I mercati sono un importante fattore
di efficienza delle risorse e dell'economia circolare, in quanto le materie e l'energia
costituiscono attualmente per molte imprese le principali voci di costo tra i
fattori di produzione. Il cambiamento già innescato dai mercati si scontra però
con una serie di ostacoli che si frappongono ad una gestione efficace ed
efficiente delle risorse. La prevenzione dei rifiuti, la progettazione
ecocompatibile, il riutilizzo e misure analoghe potrebbero far risparmiare
600 miliardi di euro netti alle imprese dell'UE, ossia l'8% del loro
fatturato annuale, riducendo nel contempo le emissioni totali annue di gas
serra del 2-4%[11]. Affinché ciò si
realizzi occorre tuttavia sormontare gli ostacoli al mercato che impediscono
alle suddette misure di concretizzare il loro potenziale. La produttività delle risorse può
recare vantaggi alle imprese di numerosi settori, ma in Europa sarà
accompagnata anche dalla rapida crescita dei mercati delle ecoindustrie, che si
prevede raddoppierà tra il 2010 e il 2020. A livello internazionale sarebbe
necessario migliorare l'efficienza delle risorse in svariati settori
industriali. Le infrastrutture, la tecnologia
e i modelli aziendali attuali, insieme a comportamenti radicati, tengono le
nostre economie "legate" al modello lineare. Spesso le imprese non
dispongono delle informazioni, della fiducia e della capacità necessarie ad
adottare soluzioni improntate all'economia circolare, né sono favorite dal
sistema finanziario, in cui non è facile reperire i mezzi per investire nel
miglioramento dell'efficienza o in modelli aziendali innovativi, un tipo di
investimenti percepito come più rischioso e complesso, che scoraggia molti
investitori tradizionali. Lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi è ostacolato
anche dalle abitudini dei consumatori. Tutti questi ostacoli tendono a
permanere in un contesto in cui i prezzi non rispecchiano i costi reali dell'uso
delle risorse per la società e in cui le politiche non danno segnali forti e
coerenti per stimolare la transizione verso un'economia circolare. Forte del riscontro ottenuto dai prodotti,
dai materiali e dalle catene di valore principali, la Commissione, in
collaborazione con i portatori d'interesse, predisporrà un quadro che favorisca
l'emergere dell'economia circolare, ricorrendo a misure che combinino la
regolamentazione intelligente, strumenti basati sul mercato, la ricerca e l'innovazione,
incentivi, lo scambio di informazioni e il sostegno a iniziative volontarie.
Tale quadro sarà propizio alla rinascita sostenibile dell'industria europea e si
baserà sulla partecipazione dei consumatori e delle imprese, in particolare le
PMI. A livello internazionale, è opportuno che l'UE instauri una stretta
collaborazione, sia multilaterale che bilaterale, con altri partner, in modo da
garantire la massima diffusione dei principi dell'economia circolare. La Commissione
intende: — analizzare più a fondo le
principali carenze del mercato e del sistema di governance che ostacolano la
prevenzione dei rifiuti e il riutilizzo delle materie in essi contenute,
tenendo conto dell'eterogeneità dei tipi di materie e del loro impiego, per
contribuire a instaurare un quadro strategico che favorisca l'uso efficiente
delle risorse a livello dell'UE. 2.1. Progettazione
e innovazione al servizio di un'economia circolare In una logica di economia circolare, i
prodotti sono progettati in modo da prevederne fin dall'inizio la destinazione
una volta che diventano rifiuti e l'innovazione è al centro di tutta la catena di
valore, invece di cercare le soluzioni praticabili alla fine del ciclo di vita.
Ciò può realizzarsi in vari modi, ad esempio ·
riducendo
la quantità di materie necessarie a fornire un determinato servizio
(alleggerimento), ·
allungando
la vita utile dei prodotti (durabilità), ·
riducendo
il consumo di energia e di materie nelle fasi di produzione e di uso
(efficienza), ·
riducendo
l'uso di materie pericolose o difficili da riciclare nei prodotti e nei processi
di produzione (sostituzione), ·
creando
mercati delle materie prime secondarie (materie riciclate) (mediante norme,
appalti pubblici ecc.), ·
concependo
prodotti facili da mantenere in buono stato, da riparare, ammodernare,
rifabbricare o riciclare (progettazione ecocompatibile), ·
sviluppando
i servizi per i consumatori necessari a tal fine (servizi di manutenzione,
riparazione ecc.), ·
stimolando
i consumatori con misure d'incentivo e di sostegno a favore delle riduzione dei
rifiuti e della loro corretta separazione, ·
incentivando
sistemi di raccolta differenziata che contengano al minimo i costi di
riciclaggio e riutilizzo, ·
favorendo
il raggruppamento di attività per evitare che i sottoprodotti diventino rifiuti
(simbiosi industriale) e ·
incoraggiando
i consumatori ad orientarsi verso servizi di noleggio, prestito o condivisione
invece dell'acquisto, per ampliare e migliorare la scelta dei prodotti
salvaguardando nel contempo i loro interessi (sul piano dei costi, della
protezione, dell'informazione, delle condizioni contrattuali, degli aspetti
assicurativi ecc.). Punto di partenza importante è la
progettazione dei processi di produzione, dei prodotti e dei servizi: i
prodotti possono essere ripensati per essere utilizzati più a lungo, riparati,
ammodernati, rifabbricati o, alla fine, riciclati, invece di essere gettati
via; i processi di produzione possono essere concepiti tenendo maggiormente conto
delle possibilità di riutilizzo dei prodotti e delle materie prime, nonché della
capacità rigenerativa delle risorse naturali; è possibile introdurre modelli
aziendali innovativi che instaurino un nuovo tipo di relazione tra le imprese e
i consumatori. Il diagramma sottostante illustra il
modello di economia circolare schematizzandone le fasi principali, ciascuna
delle quali offre opportunità in termini di taglio dei costi, minore dipendenza
dalle risorse naturali, impulso a crescita e occupazione, nonché contenimento
dei rifiuti e delle emissioni dannose per l'ambiente. Le fasi sono
interdipendenti, in quanto le materie possono essere utilizzate a cascata: ad
esempio, le imprese si scambiano i sottoprodotti, i prodotti sono rimessi a
nuovo o rifabbricati, oppure i consumatori optano per sistemi prodotti-servizi.
Per garantire il funzionamento ottimale del sistema occorre evitare per quanto
possibile che le risorse escano dal circolo. Alcune politiche e alcuni strumenti dell'UE
offrono già mezzi e incentivi in linea con il modello di economia circolare. La
gerarchia dei rifiuti, su cui è impostata la legislazione unionale sui rifiuti,
sta gradualmente portando all'adozione delle soluzioni preferite, ossia la
prevenzione, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio, e scoraggia il
collocamento in discarica. La politica in materia di prodotti chimici è volta a
sopprimere progressivamente le sostanze estremamente problematiche. Per i
prodotti connessi al consumo energetico, alcune misure di progettazione
ecocompatibile includono obblighi in materia di durabilità e riciclaggio. La
strategia sulla bioeconomia[12] promuove l'uso
sostenibile e integrato delle risorse biologiche e dei flussi di rifiuti per la
produzione di alimenti, energia e bioprodotti. La politica in materia di
clima prevede incentivi a favore del risparmio energetico e alla riduzione dei
gas serra. Un quadro unionale comune e
coerente che sia propizio all'economia circolare farà sì che tutti questi
elementi vadano ad aggiungersi agli obiettivi di Orizzonte 2020, per rispondere
alle sfide della ricerca e dell'innovazione[13]. Per sostenere la
progettazione e l'innovazione al servizio di un'economia più circolare, la
Commissione intende: — dimostrare, nell'ambito del
programma di ricerca e innovazione dell'UE (Orizzonte 2020), i vantaggi
derivanti dal passaggio a un'economia circolare a livello europeo, per mezzo di
progetti innovativi su grande scala incentrati sulla cooperazione all'interno
delle catene del valore e tra di esse, stimolando lo sviluppo delle competenze
e sostenendo l'applicazione commerciale di soluzioni innovative; — istituire un partenariato
rafforzato a sostegno della ricerca e delle politiche innovative a favore dell'economia
circolare; — agevolare lo sviluppo di
modelli più circolari per i prodotti e i servizi, in particolare mediante una
politica dei prodotti più coerente, e rafforzare l'applicazione della direttiva
sulla progettazione ecocompatibile dando maggior rilievo ai criteri relativi
all'uso efficiente delle risorse, anche per i gruppi di prodotti prioritari
previsti dal piano di lavoro 2015-2017; e — favorire l'adozione
del principio della cascata nell'uso sostenibile della biomassa, tenendo conto
di tutti i settori che impiegano biomassa, affinché questa risorsa possa essere
utilizzata nella maniera più efficiente possibile. 2.2. Sbloccare
gli investimenti nelle soluzioni dell'economia circolare L'UE e gli Stati membri
dovrebbero incoraggiare gli investimenti nella ricerca di soluzioni innovative
dell'economia circolare e nella loro adozione e, nell'ambito della riforma del
sistema finanziario, dovrebbero sopprimere gli ostacoli che si frappongono al
finanziamento privato delle iniziative che favoriscono un uso efficiente delle
risorse. Le recenti proposte della Commissione sulla comunicazione di
informazioni di carattere non finanziario[14], sul finanziamento a
lungo termine[15] e sui fondi
pensionistici aziendali o professionali[16] contengono disposizioni
che prevedono che agli investitori siano comunicate le informazioni ambientali
pertinenti e si tenga conto dei rischi di investimento inerenti alla scarsità
delle risorse e ai cambiamenti climatici. Per ridurre i rischi per gli
investitori si stanno attualmente mettendo a punto alcuni strumenti finanziari
innovativi, come lo strumento di finanziamento del capitale naturale della
Commissione e della Banca europea per gli investimenti. Anche i partenariati
pubblico-privato (PPP) sono validi strumenti per incoraggiare l'intervento dei
privati e gli investimenti nell'uso efficiente delle risorse. Il partenariato
pubblico-privato SPIRE (Sustainable Process Industry through Resource and
Energy Efficiency — Processi industriali sostenibili attraverso l'uso sostenibile
delle risorse e l'efficienza energetica) e l'iniziativa tecnologica congiunta
Bioindustrie contribuiscono attivamente al perseguimento degli obiettivi dell'economia
circolare. Spetta inoltre alle politiche
inviare i segnali giusti per incoraggiare gli investimenti nell'efficienza
delle risorse, sopprimendo le sovvenzioni controproducenti e spostando la
pressione fiscale dal lavoro sull'inquinamento e sull'uso delle risorse. I
progressi compiuti dagli Stati membri in materia di riforma della tassazione
ambientale sono esaminati nel semestre europeo per il coordinamento delle
politiche economiche. Per sbloccare
gli investimenti nell'economia circolare, la Commissione intende: — ricorrere agli elementi
promettenti individuati nell'ambito della tavola rotonda sugli aspetti
finanziari dell'efficienza delle risorse[17], ivi compresi gli
strumenti finanziari innovativi, al fine di tenere conto delle questioni legate
alle risorse nelle norme contabili delle imprese, chiarire le responsabilità
delle istituzioni finanziarie in materia di sostenibilità (obblighi fiduciari),
mettere a punto metodi per l'esecuzione di "stress test" delle
risorse ad uso delle imprese, e studiare la possibilità che il mercato delle
obbligazioni costituisca un ulteriore canale di finanziamento dei progetti
incentrati sull'uso efficiente delle risorse; — preparare orientamenti sulle
possibilità offerte dalle nuove direttive sugli appalti pubblici nel campo
degli appalti pubblici verdi (GPP), nonché una raccomandazione sul controllo dei
risultati conseguiti dagli Stati membri rispetto all'obiettivo indicativo del
50% di appalti pubblici verdi[18], sostenere strumenti
innovativi, quali gli appalti pre-commercializzazione e gli appalti pubblici di
prodotti e servizi innovativi, e favorire la creazione di reti di autorità
pubbliche intorno al tema degli appalti pubblici verdi; e — integrare maggiormente le
priorità dell'economia circolare nelle strategie di finanziamento dell'UE e
incoraggiare gli Stati membri a utilizzare i fondi europei disponibili per
finanziare programmi e progetti di economia circolare, in particolare tramite i
fondi strutturali e d'investimento europei. 2.3. Mobilitare
le imprese e i consumatori e sostenere le PMI Le imprese e i consumatori sono gli
attori principali della transizione verso un'economia più circolare. Occorre coordinare
meglio le decisioni adottate a monte e a valle della catena del valore,
affinché i produttori, gli investitori, i distributori, i consumatori e gli
addetti al riciclaggio ricevano non solo incentivi coerenti, ma anche costi e
benefici equamente ripartiti. È necessario ricorrere a meccanismi di mercato
per garantire che anche le risorse siano ripartite nel modo più efficiente e,
se del caso, correggere le carenze del mercato o le strozzature sul fronte dell'innovazione.
Oltre a sviluppare mercati delle materie secondarie e assicurarne il buon
funzionamento, occorre creare le condizioni che consentano agli imprenditori di
sfruttare i nuovi mercati potenziali legati all'economia circolare e fare in
modo che la base di competenze necessaria sia disponibile sul mercato del
lavoro. I consumatori devono essere meglio informati sulle credenziali
ecologiche dei vari prodotti in modo da poter compiere scelte in piena
conoscenza di causa. La Piattaforma europea sull'efficienza
nell'impiego delle risorse ha individuato[19] importanti opportunità
commerciali in diverse fasi del "circolo" per reintrodurre le materie
nel processo di produzione, nei vari segmenti della catena di
approvvigionamento originaria o in altre catene di approvvigionamento. Le
indicazioni della Piattaforma si basano su iniziative coronate da successo che
potrebbero essere sviluppate su più vasta scala e più diffusamente, tra cui:
nella fase della produzione, norme
di approvvigionamento sostenibile, programmi volontari gestiti dall'industria
e dai dettaglianti, simbiosi industriale per reperire i mercati per i
sottoprodotti;
nella fase della distribuzione, i "passaporti
dei prodotti" menzionati nelle raccomandazioni della Piattaforma,
finalizzati a migliorare l'informazione sulle risorse contenute nei
prodotti e sul modo in cui essi possono essere riparati o riciclati; e
nella fase del consumo, modelli di
consumo collaborativo, basati sul prestito, lo scambio, il baratto e il
noleggio, e sistemi prodotti-servizi destinati a valorizzare i beni o le
risorse sottoutilizzati (ad esempio, automobili, strumenti, alloggi).
Nell'attuale
fase pilota del processo per determinare l'impronta ambientale, illustrata
nella comunicazione della Commissione Costruire il mercato unico dei
prodotti verdi[20] i portatori d'interesse
stanno cercando di concordare un modo comune di misurare l'impatto ambientale
dei prodotti e delle organizzazioni. Dopo questa fase la Commissione valuterà
se i metodi concordati danno risultati sufficientemente soddisfacenti da poter
essere applicati agli strumenti esistenti o a nuovi strumenti volti a
migliorare le prestazioni ambientali dei prodotti. Queste
misure dovrebbero essere applicate su più vasta scala per garantire un contesto
favorevole e parità di condizioni che consentano alle imprese esistenti e a
quelle nuove di adeguarsi alle grandi tendenze mondiali in fatto di risorse, alle
imprese più virtuose di essere ricompensate, ai nuovi imprenditori di
sviluppare le soluzioni di domani e sperimentarle sul mercato, e ai consumatori
di disporre di informazioni credibili. Il processo avviato nell'ambito dell'Agenda
europea dei consumatori[21], cui hanno partecipato
vari portatori d'interesse, ha messo in evidenza la necessità di strumenti
efficaci contro le dichiarazioni ambientali fuorvianti e infondate. Occorre dotare la popolazione attiva
delle competenze necessarie per garantire una transizione efficace che generi
occupazione[22]. La comunicazione sull'occupazione
verde[23] crea il quadro adatto
per sfruttare le possibilità di creazione di posti di lavoro offerte da un'economia
più circolare ed efficiente nell'uso delle risorse. Le autorità nazionali,
regionali e locali, così come le parti sociali, svolgono anch'esse un ruolo
importante nella messa a punto di un sostegno mirato e coordinato, sotto forma
di investimenti, infrastrutture, tecnologia e competenze, in particolare in
risposta alle esigenze delle PMI. Esse sono inoltre in grado di orientare i
consumatori verso prodotti e servizi più sostenibili, e favorire il cambiamento
dei comportamenti. Per mobilitare i
consumatori e le imprese, in particolare le PMI, la Commissione intende: — avvalersi dei risultati della
fase pilota dell'iniziativa sull'impronta ambientale, che si svolgerà fino al 2016,
per definire in che modo utilizzare la misurazione dell'impatto ambientale
nella progettazione dei prodotti e dei processi e come garantire una migliore
informazione dei consumatori sulle scelte sostenibili sotto il profilo
ambientale; — favorire un'ampia cooperazione
dei portatori d'interesse mediante azioni di coordinamento e sostegno nell'ambito
del programma Orizzonte 2020 e dei suoi strumenti, in particolare l'Istituto
europeo di innovazione e tecnologia, i fondi strutturali e d'investimento europei,
il piano d'azione per l'ecoinnovazione, il piano d'azione verde per le PMI e l'Agenda
europea dei consumatori; — fare assegnamento sugli impegni
dei soggetti che aderiscono al partenariato europeo per l'innovazione
concernente le materie prime, che sono direttamente legati alla produttività
delle risorse; — sostenere la creazione di posti
di lavoro e lo sviluppo delle competenze mediante un migliore coordinamento
delle politiche, in modo da orientare i fondi europei verso programmi e
progetti che sostengono la crescita verde, migliorare l'informazione e il
monitoraggio, anche attraverso il processo del semestre europeo, e lavorare in
collaborazione con le parti sociali, gli istituti di istruzione e formazione e
altri soggetti; e — favorire gli scambi di buone
prassi a livello internazionale. 3.
Modernizzare
la politica in materia di rifiuti e i suoi obiettivi: i rifiuti come risorsa Nella logica dell'economia circolare, il
cerchio si chiude con la trasformazione dei rifiuti in risorse. Gli obiettivi
generali e specifici fissati dalla legislazione europea sono stati determinanti
per migliorare la gestione dei rifiuti: stimolano l'innovazione nei settori del
riciclaggio e del riutilizzo, limitano la quantità di rifiuti smaltiti in
discarica, riducono la perdita di risorse e incitano a mutare i comportamenti. Ciononostante
nell'Unione europea i rifiuti prodotti da ogni cittadino in un anno sfiorano
ancora le cinque tonnellate, di cui poco più di un terzo è correttamente
riciclato. L'Unione ha dichiarato la propria
volontà politica[24] di ridurre la produzione
di rifiuti, riciclare i rifiuti per farne una fonte importante di materie prime
per l'UE, recuperare energia solo dai materiali non riciclabili ed eliminare
quasi completamente il collocamento in discarica. Una politica dei rifiuti più
ambiziosa apporterà notevoli benefici in termini di crescita e occupazione, a
costi relativamente ridotti o nulli, contribuendo nel contempo a migliorare l'ambiente.
Per quanto riguarda i mercati mondiali, una politica ambiziosa in materia di
rifiuti dovrebbe stimolare l'innovazione e contribuire a rendere le imprese
dell'UE ancor più competitive nella fornitura di servizi di gestione dei
rifiuti e offrire nuove opportunità di mercato agli esportatori dell'UE. 3.1. Definire obiettivi quantitativi in
materia di rifiuti per una transizione verso una società del riciclaggio In Europa si sono registrati notevoli
progressi nella trasformazione dei rifiuti in risorse e nella promozione di
modalità sostenibili di gestione del rifiuti, come il riciclaggio. Tuttavia la
situazione varia notevolmente da uno Stato membro all'altro: in sei paesi la
messa in discarica dei rifiuti urbani è di fatto già abolita, con percentuali
che negli ultimi vent'anni sono passate dal 90% a meno del 5% e un tasso di
riciclaggio fino a 85% in certe regioni, mentre in altri paesi oltre il 90% dei
rifiuti è ancora collocato in discarica e meno del 5% riciclato. Occorrono segnali politici forti per garantire
la prevedibilità a lungo termine necessaria ad attrarre investimenti e a
innescare cambiamenti, affinché materiali quali la plastica, il vetro, i
metalli, la carta, il legno, la gomma e altri materiali riciclabili siano
reimmessi nell'economia come materie prime secondarie a prezzi concorrenziali.
La definizione di obiettivi precisi di riciclaggio per il periodo fino al 2030 assicurerà
tale prevedibilità e la raccolta differenziata alla fonte, accompagnata da
metodi affidabili di calcolo delle percentuali di riciclaggio, garantirà un
riciclaggio di qualità e concorrerà allo sviluppo di mercati di materie prime
secondarie di pari qualità. A tal fine occorre precisare il metodo di
misurazione da utilizzarsi per valutare quel che è effettivamente riciclato,
poiché alcuni Stati membri attualmente dichiarano come rifiuti riciclati quelli
che sono semplicemente rifiuti raccolti, ignorando le perdite importanti di
materiali verificatesi tra queste fasi. Il collocamento in discarica di tutti i
rifiuti riciclabili sarà vietato entro il 2025 e gli Stati membri dovrebbero
sforzarsi di eliminare virtualmente questa pratica entro il 2030. Il recupero
di energia, anche attraverso i termovalorizzatori e i biocarburanti, offrirà
soluzioni per i rifiuti non riutilizzabili e non riciclabili e pertanto sarà
necessario sfruttare meglio la capacità esistente nell'UE, distribuita in modo
disuguale sul suo territorio, e adottare misure per evitare l'eccesso di
capacità. Le suddette misure potranno creare più
di 180 000 posti di lavoro diretti nell'UE entro il 2030, che
verranno ad aggiungersi ai 400 000 che, secondo le stime, risulteranno
dall'attuazione della legislazione sui rifiuti in vigore[25].
Tali misure permetteranno di soddisfare tra il 10% e il 40% della domanda di
materie prime dell'UE, contribuendo nel contempo a ridurre del 40% i gas serra,
obiettivo che l'UE si è impegnata a raggiungere entro il 2030 e che
equivarrebbe all'abbattimento di 62 Mt di CO2eq l'anno. Per incrementare
i benefici economici, sociali ed ambientali derivanti da una migliore gestione
dei rifiuti urbani, la Commissione propone di: — aumentare la
percentuale di rifiuti urbani riutilizzati e riciclati portandola almeno a 70%
entro il 2030; — aumentare la
percentuale di rifiuti di imballaggio riciclati portandola a 80% entro il 2030,
con obiettivi intermedi di 60% entro il 2020 e 70% entro il 2025, con obiettivi
per determinati materiali; — vietare il
collocamento in discarica dei rifiuti riciclabili di plastica, metallo, vetro,
carta e cartone e dei rifiuti biodegradabili entro il 2025, e chiedere agli
Stati membri di impegnarsi per abolire quasi completamente il collocamento in
discarica entro il 2030[26]; — promuovere
ulteriormente lo sviluppo di mercati delle materie prime secondarie di qualità,
anche valutando l'opportunità di introdurre criteri di fine vita per determinati
materiali; — precisare il
metodo di calcolo da applicare ai materiali riciclati per garantire un
riciclaggio di qualità. 3.2. Semplificare e attuare meglio la
legislazione sui rifiuti Gli obiettivi stabiliti lasciano agli
Stati membri un certo margine di discrezionalità su come conseguirli. È
tuttavia possibile semplificare e migliorare ulteriormente l'attuazione della
legislazione sui rifiuti a livello nazionale, nonché ridurre le disparità
esistenti. La Commissione, dopo avere classificato
nel 2012 gli Stati membri in base alla gestione dei rifiuti ed elaborato
tabelle di marcia e raccomandazioni specifiche per i paesi che avevano ottenuto
i risultati meno soddisfacenti, intende continuare a dedicare particolare
attenzione agli Stati che sono più lontani dagli obiettivi, cercando di porre
rimedio tempestivamente, di concerto con essi, ai punti deboli riscontrati nell'attuazione. Le misure economiche si sono rivelate
determinanti per migliorare la gestione dei rifiuti a livello nazionale, in
particolare le tasse sul collocamento in discarica e sull'incenerimento,
sistemi di tariffe puntuali (PAYT — pay-as-you-throw) e i regimi di
responsabilità estesa del produttore, oppure le misure volte a incentivare le
autorità locali a promuovere la prevenzione, il riutilizzo e il riciclaggio.
Anche il divieto di collocamento in discarica si è rivelato efficace. L'introduzione
di requisiti unionali minimi dei regimi di responsabilità estesa del produttore
contribuirà a ridurre i costi ed eliminare gli ostacoli cui devono far fronte i
produttori che devono conformarsi a più regimi nazionali nell'UE. I fondi europei possono sostenere gli
sforzi degli Stati membri tesi a realizzare una gestione integrata dei rifiuti,
ivi compresa l'infrastruttura per la raccolta differenziata, il riutilizzo e il
riciclaggio. Il collocamento in discarica o l'incenerimento da solo non
dovrebbero più beneficiare di sovvenzioni in futuro. Per valorizzare al massimo la capacità
di gestione dei rifiuti disponibile nell'UE, sarebbe opportuno migliorare la
pianificazione e lo scambio di informazioni ed eventualmente tollerare, almeno
in via provvisoria, l'aumento delle spedizioni di rifiuti all'interno dell'UE
verso gli impianti più moderni ed efficienti. Vi è ancora margine per razionalizzare e
agevolare ulteriormente la raccolta dei dati e la rendicontazione a livello
nazionale, così come per rendere i dati più affidabili e omogenei in tutto il
territorio dell'UE. L'adozione di indicatori comuni faciliterà il controllo e
il confronto delle prestazioni degli Stati membri[27]. Le misure volte a perseguire l'ulteriore
semplificazione dell'acquis in materia di rifiuti e garantirne l'efficacia e l'efficienza
si fonderanno sugli sforzi già intrapresi per ridurre i costi amministrativi
delle politiche sui rifiuti, quali, ad esempio, l'esenzione per determinate PMI
dall'obbligo di ritiro oppure un sistema informatico obbligatorio di scambio di
dati sulle spedizioni di rifiuti. Per garantire
che la semplificazione e il miglioramento dell'attuazione permettano di trarre
il massimo vantaggio dalla legislazione dell'UE, la Commissione propone di: — eliminare le
sovrapposizioni tra gli obiettivi relativi ai rifiuti e armonizzare le
definizioni; — semplificare
notevolmente gli obblighi di rendicontazione che incombono agli Stati membri,
in particolare definendo meglio e razionalizzando i metodi di calcolo degli
obiettivi relativi ai rifiuti urbani, al collocamento in discarica e ai rifiuti
di imballaggio; — consentire agli
Stati membri di dispensare le PMI o le imprese che raccolgono e/o trasportano
quantità molto ridotte di rifiuti non pericolosi dagli obblighi generali di
autorizzazione o registrazione previsti dalla direttiva quadro sui rifiuti; — introdurre l'obbligo
di rendicontazione annuale attraverso uno sportello unico cui trasmettere tutti
i dati sui rifiuti, adeguare le statistiche sui rifiuti alle esigenze della
legislazione unionale in materia e confrontare i metodi nazionali con le norme
di Eurostat; — esigere la
messa a punto di sistemi informatici di monitoraggio dei dati e la verifica dei
dati da parte di terzi negli Stati membri; — instaurare una
procedura di segnalazione rapida affinché gli Stati membri adottino le
opportune misure per raggiungere gli obiettivi entro il termine prestabilito; — definire le
condizioni minime di funzionamento dei regimi di responsabilità estesa del
produttore che potrebbero essere precisate ulteriormente a livello nazionale o
in documenti di orientamento stilati dall'UE, e promuovere il ricorso a
strumenti economici negli Stati membri; e — promuovere gli
investimenti diretti nelle soluzioni di gestione dei rifiuti che si trovano in
cima alla gerarchia dei rifiuti (prevenzione, riutilizzo, riciclaggio). 3.3. Affrontare problematiche specifiche
nell'ambito dei rifiuti Occorrono strategie ad hoc per far
fronte ai problemi posti da determinati rifiuti in termini di perdita di
risorse o impatto ambientale. Prevenzione dei rifiuti: la
priorità assoluta per tutte le fasi dell'economia circolare è far sì che si
producano meno rifiuti. Gli Stati membri, conformandosi alle prescrizioni della
direttiva quadro sui rifiuti, hanno da poco adottato programmi di prevenzione
dei rifiuti, attualmente esaminati dall'Agenzia europea dell'ambiente. In
seguito a tale esame, la Commissione intende varare iniziative per promuovere
le buone pratiche nel campo della prevenzione dei rifiuti nell'UE. Rifiuti marini: i rifiuti
marini inquinano le spiagge, danneggiano la vita marina e creano un problema a
lungo termine, poiché i costi di bonifica sono ingenti. Il 7° PAA raccomanda l'adozione
di un obiettivo generale quantitativo di riduzione su scala unionale, sostenuto
da misure mirate alle varie fonti di inquinamento. L'applicazione di tutte le misure
previste nell'insieme degli atti legislativi dell'UE riveduti in materia di
rifiuti consentirebbe di ridurre i rifiuti marini del 13% entro il 2020 e del
27% entro il 2030. L'introduzione di un obiettivo di riduzione specifico per il
2020 sarebbe un chiaro segnale per gli Stati membri che stanno attualmente
elaborando misure per conseguire un "buono stato ecologico" delle
acque marine entro il 2020, obiettivo stabilito dalla direttiva quadro sulla
strategia per l'ambiente marino, e spingerebbe alla stesura di piani d'azione
per i rifiuti marini nell'ambito delle quattro convenzioni marittime regionali.
Tale obiettivo potrà essere raggiunto anche grazie ad altre misure adottate a
livello di UE, che integrano in particolare i risultati della valutazione in
corso della direttiva relativa agli impianti portuali di raccolta[28]. A tempo debito sarà
concepita una seconda fase dell'obiettivo di riduzione, in base ad un'analisi
più approfondita del potenziale di riduzione di altre fonti di inquinamento
terrestri e marittime e tenuto conto dell'impegno assunto in occasione della
conferenza di Rio+20, ossia ridurre in maniera significativa i rifiuti marini
entro il 2025. Rifiuti di costruzione e demolizione: i
mercati dei materiali riciclati sono fondamentali per aumentare la percentuale
di riciclaggio dei rifiuti di costruzione e demolizione. Una progettazione
degli edifici che tenga conto della gestione dei rifiuti di costruzione e
demolizione, insieme all'aumento della riciclabilità e del contenuto di materie
riciclate dei materiali da costruzione, sono elementi che figureranno in un
quadro di valutazione delle prestazioni ambientali degli edifici, come
evidenziato nella comunicazione della Commissione "Opportunità per
migliorare l'efficienza delle risorse nell'edilizia"[29]. Inoltre, nell'ambito del sistema di segnalazione
rapida qui proposto, le prestazioni degli Stati membri saranno monitorate
rispetto all'obiettivo del 70% di riciclaggio entro il 2020 e, se necessario,
saranno adottate misure quali l'aumento delle tasse sul collocamento in
discarica dei rifiuti di costruzione e demolizione, oppure, per migliorare la
qualità dei materiali riciclati, obblighi supplementari di separazione dei
rifiuti nelle grandi opere di demolizione. Rifiuti alimentari: si
stima che fino al 30% degli alimenti prodotti in tutto il mondo vada perso o
sprecato. La Commissione sta vagliando la possibilità di presentare proposte
specifiche per ridurre questo tipo di rifiuti. Rifiuti pericolosi: l'adeguata
gestione dei rifiuti pericolosi continua a porre problemi e i dati riguardanti
l'effettivo trattamento di una parte di questo flusso di rifiuti sono lacunosi.
Verrà innanzitutto potenziata la registrazione dei dati e i meccanismi di
tracciabilità tramite l'introduzione di registri informatici per individuare le
capacità e le strozzature presenti nei sistemi di gestione di questo tipo di
rifiuti negli Stati membri. La raccolta dei dati potrebbe essere applicata
anche ad altri tipi di rifiuti, sull'esempio di vari Stati membri in cui questa
pratica già vige. Rifiuti di plastica: si
prevede che nell'UE la produzione di plastica aumenti ad un ritmo annuo del 5%.
Solo il 24% dei rifiuti di plastica è riciclato, mentre quelli smaltiti in
discarica sfiorano il 50% e il resto è destinato all'incenerimento. La
consultazione pubblica sui rifiuti di plastica condotta dalla Commissione nel
2013[30] ha messo in luce un importante
potenziale di utilizzo più sostenibile delle materie plastiche e una forte
volontà di sopprimere il collocamento in discarica per questo tipo di rifiuti,
nonché la necessità di una progettazione migliore delle materie plastiche e
relativi prodotti. La recente proposta della Commissione che autorizza gli
Stati membri a imporre restrizioni all'utilizzo delle borse di plastica[31]
e le proposte volte ad aumentare il riciclaggio e ad abbandonare la messa in
discarica, contenute nella presente comunicazione, sono iniziative importanti
per migliorare la gestione dei rifiuti di plastica. Riciclaggio delle materie prime
essenziali:
tutte le materie prime sono importanti, ma quelle essenziali lo sono
particolarmente perché nel mondo la loro produzione è concentrata in pochi
paesi e molte di esse sono caratterizzate da una scarsa sostituibilità e da basse
percentuali di riciclaggio. La Commissione promuove l'uso efficiente e il
riciclaggio di queste materie nell'ambito dell'iniziativa "Materie prime"[32] e del
partenariato europeo per l'innovazione concernente le materie prime. Spedizioni illegali di rifiuti: la
Commissione si adopererà per garantire il rispetto della legislazione unionale
in materia, in particolare il regolamento (CE) n. 1013/2006 relativo alle
spedizioni di rifiuti, modificato di recente per potenziare le ispezioni. Riciclaggio del fosforo: il fosforo
è una risorsa vitale per la produzione di prodotti alimentari, ma presenta seri
rischi in fatto di sicurezza di approvvigionamento e il suo impiego genera
attualmente rifiuti e perdite in ogni fase del suo ciclo di vita. Sulla scorta
della comunicazione consultiva sull'uso sostenibile del fosforo[33],
la Commissione sta predisponendo il quadro per l'azione futura. Per affrontare i
problemi posti da determinati tipi di rifiuti, la Commissione: — propone di
cercare di ridurre i rifiuti marini del 30% entro il 2020, per i dieci
tipi di rifiuti che più comunemente inquinano le spiagge, nonché per le
attrezzature da pesca abbandonate in mare, e adattare le priorità in funzione
delle quattro regioni marine dell'UE; — prospetta l'adozione di misure
volte a stimolare i mercati dei materiali riciclati ricavati dai rifiuti di
costruzione e demolizione e intende introdurre, a livello di UE, un quadro
comune di valutazione delle prestazioni ambientali degli edifici; — propone che gli Stati membri
elaborino strategie nazionali di prevenzione dei rifiuti alimentari e si
sforza di garantire una riduzione almeno del 30% entro il 2025 dei rifiuti
alimentari nei settori della fabbricazione, della vendita al
dettaglio/distribuzione, dei servizi di ristorazione e ospitalità e dei nuclei
domestici; — prevede di mettere a punto un
valido sistema di registrazione almeno dei rifiuti pericolosi in tutti
gli Stati membri; — parallelamente alla proposta di
ridurre l'uso di borse di plastica leggere, propone di vietare entro il
2025 il collocamento in discarica della plastica; — propone che gli Stati membri
includano nei piani nazionali di gestione dei rifiuti misure
relative alla raccolta e al riciclaggio dei rifiuti contenenti quantità
significative di materie prime essenziali; e — sta ponderando lo sviluppo di
un quadro strategico per il fosforo, allo scopo di incoraggiarne il
riciclaggio, migliorare le condizioni del mercato e integrare l'uso sostenibile
di questa sostanza nella legislazione unionale in materia di fertilizzanti,
prodotti alimentari, acqua e rifiuti. 4.
Stabilire
un obiettivo relativo all'uso efficiente delle risorse Nel 7° PAA gli Stati membri e il
Parlamento europeo hanno convenuto che l'Unione europea definisca gli indicatori
e fissi gli obiettivi relativi all'uso efficiente delle risorse, e valuti se è
opportuno prevedere un indicatore e un obiettivo principali nell'ambito del
semestre europeo. Dopo un'ampia serie di consultazioni, il rapporto tra PIL e
consumo di materie prime (RMC) è stato scelto come possibile indicatore dell'obiettivo
relativo alla produttività delle risorse[34]. Un obiettivo realistico volto ad
aumentare la produttività delle risorse, concordato dall'Unione europea e dagli
Stati membri, attirerebbe l'interesse della politica e consentirebbe di
sfruttare le potenzialità, attualmente inesplorate, offerte dall'economia
circolare di creare crescita sostenibile e posti di lavoro e rendere più
coerente le politiche dell'UE. Si tratterebbe di un modo equilibrato per
garantire tale coerenza e incoraggiare le iniziative. Secondo le previsioni, anche a scenario immutato
l'UE dovrebbe già aumentare la produttività delle risorse del 15% tra il 2014 e
il 2030; adottando le politiche adeguate, che promuovano la transizione verso
un'economia più circolare secondo quanto indicato dalla Piattaforma europea
sull'efficienza nell'impiego delle risorse, questa percentuale potrebbe
raddoppiare, a vantaggio della dimensione sostenibile della crescita, nonché
dell'occupazione e del PIL[35]. Questo incremento della produttività
delle risorse si tradurrebbe in un incremento della competitività per le
imprese[36], che devono poter
contare su forniture accessibili e prevedibili i cui costi talvolta
costituiscono una parte importante della loro struttura dei costi[37].
Esse ne ricaverebbero non solo profitti immediati, ma anche benefici strategici
più a lungo termine, poiché l'aumento della domanda mondiale fa aumentare il
prezzo delle risorse e la sua volatilità. Un'Europa più efficiente nell'uso
delle risorse conseguirà più facilmente il suo obiettivo di
reindustrializzazione. Sebbene non vincolante e fissato a
livello dell'UE, un obiettivo di produttività delle risorse stimolerebbe gli
Stati membri che non si sono ancora dotati di un tale obiettivo a livello
nazionale a mettere in campo misure che tengano conto dell'impiego delle
risorse. Ne deriverebbero misure più equilibrate, che prendendo in
considerazione l'insieme delle conseguenze economiche, sociali e ambientali,
colmerebbero questa lacuna. Gli Stati potrebbero scegliere
liberamente il mix di politiche e azioni ad essi più conveniente in termini
economici e ambientali, in linea con gli obiettivi strategici più generali, e a
tal fine potrebbero avvalersi di una serie di buone pratiche, comprovate come
tali ma non ancora ampiamente diffuse, da adattare alle proprie esigenze e alla
propria situazione. È attualmente in corso il riesame della strategia Europa
2020[38], che prevede anche una
consultazione pubblica volta a raccogliere tutti i pareri sui suoi risultati.
La Commissione ritiene pertanto che qualsiasi decisione in merito all'introduzione
di un obiettivo generale di produttività delle risorse debba essere adottata
nell'ambito di tale riesame, tenuto conto dei risultati della consultazione
pubblica e delle raccomandazioni della Piattaforma europea sull'efficienza nell'impiego
delle risorse. Affinché i responsabili politici siano
consapevoli della pressione globale sull'ambiente causata dall'utilizzo delle risorse,
occorre tenere conto di altri indicatori, in particolare relativi all'uso dell'acqua
e alle risorse limitate di terreni. Dal 2013 Eurostat pubblica un quadro di
valutazione dell'uso efficiente delle risorse, parte integrante degli
indicatori della strategia Europa 2020[39]. Tale quadro di
valutazione serve a monitorare l'applicazione della tabella di marcia
verso un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse, mettere in
evidenza l'interdipendenza delle risorse e coinvolgere maggiormente i portatori
d'interesse nel processo di misurazione dei progressi sociali, al di là di
quanto risulta dal PIL. Per sfruttare le
potenzialità insite nell'uso efficiente delle risorse nel contesto di un
crescita sostenibile, — la Commissione
terrà conto sia delle raccomandazioni formulate dalla Piattaforma europea sull'efficienza
nell'impiego delle risorse in merito a un obiettivo generale di uso efficiente
delle risorse, sia dell'esito della consultazione pubblica organizzata nell'ambito
del riesame della strategia Europa 2020; — in parallelo,
sarà ampliato il quadro di valutazione dell'uso efficiente utilizzato per
monitorare gli indicatori d'uso di risorse diverse dal carbonio e dalle materie
(in particolare, terra e acqua); e — gli istituti
nazionali di statistica dovranno mettere a punto un metodo comune che sia
riconosciuto all'interno del sistema statistico europeo per calcolare il
consumo nazionale di materie prime. [1] COM(2010) 2020 e
COM(2011) 21. [2] Meyer, B. et al., Macroeconomic
modelling of sustainable development and the links between the economy and the
environment, 2011. [3] Europe INNOVA, Guide
to resource efficiency in manufacturing: Experiences from improving resource
efficiency in manufacturing companies, 2012. [4] Ellen
MacArthur Foundation, Towards the Circular Economy: Economic and business
rationale for an accelerated transition, 2012. [5] http://ec.europa.eu/environment/resource_efficiency/re_platform/index_en.htm
[6] COM(2011) 571. [7] GU L 354 del 28.12.2013,
pag. 171. [8] Cambridge Econometrics et
al., Modelling the Economic and Environmental Impacts of Change in Raw
Material Consumption, 2014. [9] COM(2014) 446. [10] COM(2014) 440. [11] AMEC et al., The
opportunities to business of improving resource efficiency, 2013. [12] COM(2012) 60. [13] Si veda l'allegato della
presente comunicazione. [14] COM(2013) 207. [15] COM(2014) 168. [16] COM(2014) 167. [17] MEMO/13/110. [18] COM/2008/400. [19] http://ec.europa.eu/environment/resource_efficiency/documents/erep_manifesto_and_policy_recommendations_31-03-2014.pdf [20] COM(2013) 196 e
raccomandazione 2013/179/UE della Commissione. [21] COM (2012) 225. [22] COM (2012) 173. [23] COM (2014) 446. [24] 7° PAA. [25] SWD(2014) 207. [26] Una percentuale di
rifiuti “residui” non è recuperabile e può quindi essere collocata in
discarica, dato che al momento non vi sono soluzioni alternative. Tale
percentuale non dovrebbe superare il 5%. [27] Ad esempio, per il
calcolo dell'obiettivo di riciclaggio dei rifiuti urbani sono ammessi quattro
metodi, che danno risultati assai diversi (scarto di circa 20%). [28] Direttiva 2000/59/CE. [29] COM(2014) 445. [30] COM(2013) 123. [31] COM(2013) 761. [32] COM(2011) 25. [33] COM(2013) 517. [34] L'RMC è un indicatore globale
che misura (in tonnellate) tutte le risorse in materie utilizzate nell'economia,
tenendo conto dell'uso delle risorse contenute nelle importazioni. È
attualmente disponibile per l'UE e per alcuni Stati membri. I paesi per i quali
questo indicatore non è ancora disponibile possono utilizzare nel frattempo l'indicatore
di consumo interno di materie. [35] SWD(2014) 211. [36] L'RMC è l'indicatore scelto
dai portatori d'interesse per misurare l'impiego delle risorse, perché tiene
conto anche delle risorse contenute sia nei prodotti importati sia in quelli di
fabbricazione nazionale, e consente quindi un equo confronto tra i livelli di
efficienza di entrambi i tipi di prodotti. [37] Studi recenti nei settori
dell'acciaio e dell'alluminio indicano che le materie prime rappresentano dal
30% al 40% della struttura dei costi di questi settori, ossia una quota più
importante dei costi di manodopera. [38] COM(2014) 130 del
19.3.2014, Bilancio della strategia Europa 2020 per una crescita
intelligente, sostenibile e inclusiva. [39] http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/europe_2020_indicators/ree_scoreboard