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Document 52013SC0128
COMMISSION STAFF WORKING DOCUMENT EXECUTIVE SUMMARY OF THE IMPACT ASSESSMENT Accompanying the document Proposal for a Directive of the European Parliament and of the Council amending Council Directives 78/660/EEC and 83/349/EEC as regards disclosure of non-financial and diversity information by certain large companies and groups
DOCUMENTO DI LAVORO DEI SERVIZI DELLA COMMISSIONE SINTESI DELLA VALUTAZIONE DI IMPATTO che accompagna il documento Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica delle direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE per quanto riguarda la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità da parte di talune società e di taluni gruppi di grandi dimensioni
DOCUMENTO DI LAVORO DEI SERVIZI DELLA COMMISSIONE SINTESI DELLA VALUTAZIONE DI IMPATTO che accompagna il documento Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica delle direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE per quanto riguarda la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità da parte di talune società e di taluni gruppi di grandi dimensioni
/* SWD/2013/0128 final */
DOCUMENTO DI LAVORO DEI SERVIZI DELLA COMMISSIONE SINTESI DELLA VALUTAZIONE DI IMPATTO che accompagna il documento Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica delle direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE per quanto riguarda la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità da parte di talune società e di taluni gruppi di grandi dimensioni /* SWD/2013/0128 final */
DOCUMENTO DI LAVORO DEI SERVIZI DELLA
COMMISSIONE SINTESI DELLA VALUTAZIONE DI IMPATTO che accompagna il documento Proposta di direttiva del Parlamento
europeo e del Consiglio recante modifica delle direttive 78/660/CEE e
83/349/CEE per quanto riguarda la comunicazione di informazioni di carattere
non finanziario e di informazioni sulla diversità da parte di talune società e
di taluni gruppi di grandi dimensioni 1. Introduzione Tra le informazioni di carattere non
finanziario rientrano di norma le informazioni ambientali, sociali e sulla governance.
Queste ultime comprendono informazioni sulla diversità nella composizione dei
consigli, che costituisce parte integrante della governance di un’impresa.
Tali informazioni possono essere comunicate mediante una dichiarazione inclusa
nella relazione sulla gestione, in una dichiarazione a parte sul governo
societario, in una relazione distinta, su un sito web, ecc. Le norme UE vigenti in materia di
comunicazione formale delle informazioni ambientali, sociali e sulla governance
sono contenute nelle direttive contabili[1].
Tuttavia, la necessità di accrescere la trasparenza in materia è stata
sottolineata dall’Atto per il mercato unico[2]
e recentemente ribadita nella comunicazione sulla responsabilità sociale delle
imprese[3].
La presente valutazione di impatto prende in esame gli argomenti a favore del
miglioramento dell’informativa di carattere non finanziario da parte delle
società UE nel quadro di una più ampia serie di iniziative sul governo
societario e sulla responsabilità sociale delle imprese mirante a creare un’economia
sociale di mercato altamente competitiva. 2. Definizione del problema I servizi della Commissione hanno individuato
due problemi: 1) l’insufficiente trasparenza delle informazioni di carattere
non finanziario e 2) la mancanza di diversità nella composizione dei consigli. 2.1. Insufficiente trasparenza
delle informazioni di carattere non finanziario Sebbene si possa osservare una tendenza
positiva, la maggioranza delle grandi società UE non soddisfa la crescente
richiesta dei portatori di interesse (tra cui investitori, azionisti,
dipendenti e organizzazioni della società civile) di trasparenza delle
informazioni di carattere non finanziario. Sono stati sottolineati alcuni
aspetti specifici per quanto riguarda la quantità e la qualità delle
informazioni disponibili. –
Quantità: si stima che
solo circa 2 500, su un totale di circa 42 000 grandi società UE,
comunicano formalmente informazioni di carattere non finanziario su base annua. –
Qualità: le informazioni
comunicate sono spesso irrilevanti, o non sufficientemente equilibrate,
accurate o tempestive. Una carenza di informazioni si riscontra per quanto
riguarda aspetti importanti delle politiche applicate e della gestione dei
rischi, nonché su determinati aspetti di attualità (diritti umani, corruzione). Il problema ha due cause principali: il
fallimento del mercato e il fallimento della regolamentazione. Il fallimento del mercato: gli incentivi di mercato appaiono insufficienti o diseguali.
Nonostante la pressione che cresce sulle società ad accrescere la trasparenza,
i benefici dell’informativa di carattere non finanziario sono spesso percepiti
come benefici incerti a lungo termine mentre i costi a breve termine sono
relativamente elevati e facilmente misurabili. Di conseguenza esternalità
potenzialmente importanti non trovano posto nell’informativa societaria. Il fallimento della regolamentazione: la maggior parte dei portatori di interesse intervistati ritiene che
l’obbligo previsto dalle direttive contabili manca di chiarezza, a scapito
della certezza del diritto. La legislazione di alcuni Stati membri si spinge
già al di là di questo obbligo[4].
Tuttavia, gli obblighi imposti dalla legislazione nazionale presentano una
notevole diversità che rende difficile mettere a confronto le società nel
mercato interno. 2.2. Secondo problema:
insufficiente diversità nella composizione dei consigli I consigli delle società, i cui membri hanno
seguito un analogo percorso formativo e professionale e hanno la stessa nazionalità,
la stessa età, e sono dello stesso sesso, possono essere dominati da un
ristretto “pensiero di gruppo”. La mancanza di diversità di opinioni, valori e
competenze può portare all’assenza di dibattito, di idee, di senso critico in
seno al consiglio. Si tratta di una situazione che può avere un impatto
negativo sulla sorveglianza dei dirigenti e sulla messa in discussione delle
loro decisioni da parte del consiglio. Nonostante la frammentazione dei dati
renda difficile una valutazione precisa dell’ampiezza del problema, sembrerebbe
che la diversità sia molto limitata nei consigli delle società europee. Il fallimento del mercato: livelli inadeguati di diversità nella composizione dei consigli sono
legati soprattutto all’insufficienza degli incentivi di mercato che stimolino
le imprese a cambiare questa situazione. Al riguardo, l’inadeguatezza delle
pratiche di nomina dei membri dei consigli contribuisce a perpetuare la scelta
di membri aventi lo stesso profilo. L’inadeguato livello di trasparenza
sulla diversità nella composizione dei consigli aggrava il problema. Le
informazioni comunicate dalle società non consentono di conoscere l’approccio
seguito dal consiglio in materia di diversità nella procedura di selezione,
sugli obiettivi perseguiti e sul loro raggiungimento. Il fallimento della regolamentazione: il fallimento di mercato non è stato sufficientemente corretto da una
regolamentazione appropriata. Non esistono norme UE che disciplinino nello
specifico la diversità nella composizione dei consigli, e sebbene alcuni Stati
membri abbiano adottato talune disposizioni (per accrescere la diversità di
genere), gli approcci seguiti sono notevolmente diversi. Si tratta di problemi che arrecano ulteriore
pregiudizio a specifici gruppi di portatori di interesse (ossia società,
investitori, autorità pubbliche, ONG); e che hanno un impatto negativo sui risultati
(i rischi e le esternalità non finanziari delle società non sono presi in
considerazione in misura adeguata), sulla responsabilità (perché non è
possibile chiedere alle società di rendere conto pienamente dell’impatto delle
loro attività sulla società) e sull’efficienza dei mercati finanziari (perché
gli investitori non riescono a includere informazioni pertinenti nei loro
processi decisionali). 2.3. Come evolverà il problema in
assenza di intervento? A livello mondiale
sono in corso numerose iniziative che prevedono orientamenti non vincolanti per
le società[5].
Tuttavia, diversamente da quanto avviene per le informazioni finanziarie, non
esistono attualmente norme di riferimento generalmente accettate per le
informazioni di carattere non finanziario. Inoltre le iniziative sul tema della
diversità sono frammentate, e nel tempo i miglioramenti sono stati limitati.
Occorre intervenire, perché nessuna delle iniziative esistenti riuscirà
prevedibilmente a produrre a breve termine soluzioni significative ai problemi
individuati. 2.4. Sussidiarietà Le informazioni di carattere non finanziario
sono già in parte disciplinate a livello UE. Tuttavia gli approcci divergenti
adottati dagli Stati membri potrebbero accrescere le differenze nel mercato
interno, e le informazioni sulla sostenibilità, per loro stessa natura, sono
transnazionali. Per quanto riguarda la diversità, le iniziative in corso sono
molto frammentate. In assenza di un’azione a livello UE, nei prossimi anni in
molti Stati membri i progressi saranno lenti o non ve ne saranno affatto. Un’azione
coordinata a livello UE è quindi necessaria. Il trattato sul funzionamento dell’Unione
europea (TFUE) consente di agire per affrontare i problemi individuati[6]. 3. Obiettivi L’obiettivo generale della proposta è
contribuire alla realizzazione di un mercato unico in grado di creare crescita
sostenibile e occupazione. Si ritiene che una maggiore trasparenza sia
essenziale per consentire alle società di conseguire risultati migliori, per
accrescere la fiducia dei cittadini nelle imprese e nei mercati e per avere un’allocazione
più efficiente del capitale. In termini operativi, gli obiettivi della proposta
sono: (1)
accrescere la quantità di informazioni (ossia il
numero di imprese che effettuano la comunicazione), (2)
aumentare la qualità delle informazioni comunicate,
e (3)
accrescere la diversità nella composizione dei
consigli. 4. Opzioni 4.1. Trasparenza delle
informazioni di carattere non finanziario Per raggiungere gli obiettivi di cui sopra, i
servizi della Commissione hanno preso in esame una serie di opzioni, basate in
particolare sulla forma, il contenuto e i riferimenti della comunicazione delle
informazioni e sulla natura di tale obbligo, tra cui: (0)
nessuna modifica; (1)
imporre l’obbligo di una dichiarazione di carattere
non finanziario da includere nella relazione sulla gestione: questa opzione
rafforzerebbe l’obbligo vigente, introducendo requisiti minimi sul contenuto[7] della comunicazione; (2)
comunicazione particolareggiata: secondo questa
opzione le società sarebbero tenute a fornire informazioni in una relazione
apposita redatta conformemente agli standard internazionali. Tenuto conto dell’onere
amministrativo che ne potrebbe derivare, sono stati presi in esame obblighi di
varia natura: (a)
obbligatoria (b)
secondo il principio “comunica o spiega” (c)
volontaria. Questa opzione consentirebbe di
esentare le società che hanno scelto di presentare una relazione dettagliata
redatta a fini di altri obblighi di informativa, purché la relazione rispetti
specifiche condizioni specifiche[8]; (3)
creare uno standard informativo UE obbligatorio. La successiva tabella riporta una panoramica
delle opzioni analizzate. Tabella 1: valutazione delle opzioni || Efficacia || Efficienza (costi di conformità) || Competitività || Coerenza con la normativa UE Quantità || Qualità 0. Nessuna modifica || 0 || 0 || 0 || 0 || 0 1. Obbligo di comunicazione nella relazione sulla gestione || + || + || + || + || + 2. Comuni-cazione particola-reggiata: || a) obbligatoria || + || ++ || -- || +/? || + b) secondo il principio “comunica o spiega” || +/? || + || - || +/? || + c) volontaria || ? || + || + || + || + 3. Creare uno standard informativo UE obbligatorio || ++ || + || -- || ? || + Impatto rispetto allo scenario di base (0 è il valore di riferimento): + + molto positivo; + positivo; + + molto negativo; + negativo; ≈ marginale/neutro; ? incerto; n.a. non applicabile (analisi dei servizi della Commissione). 4.2. Accrescere la diversità nella
composizione dei consigli I servizi della Commissione hanno preso in
esame una serie di opzioni, tra cui: (0)
nessuna modifica; (1)
imporre alle società di comunicare nella
dichiarazione sul governo societario da includere nella relazione sulla
gestione la politica da esse applicata in materia di diversità nella
composizione dei consigli in relazione a vari aspetti, quali l’età, il sesso,
la nazionalità e il percorso formativo e professionale; (2)
imporre alle società di includere la diversità tra
i criteri di selezione dei candidati all’incarico di amministratore; (3)
imporre alle società l’obbligo di dotarsi di una
politica in materia di diversità nella composizione dei consigli[9]. Va inoltre osservato che l’opzione relativa
all’introduzione di quote è stata scartata, perché oggetto di un’altra
iniziativa della Commissione. Tabella 4: valutazione delle opzioni || Efficacia || Efficienza (costi di conformità) || Competitività || Coerenza con la normativa UE || Costi stimati per la società 0. Nessuna modifica || 0 || 0 || 0 || 0 || 0 1. Comunicazione della politica interna in materia di diversità nella relazione sulla gestione || + || + || + || ++ || €600/1 000 2. La diversità come uno dei criteri per stabilire la composizione del consiglio || +/? || -/? || +/? || +/? || ? Costi possibili legati alla remunerazione degli specialisti in risorse umane 3. Obbligo di dotarsi di una politica in materia di diversità || + || - || - || -/? || ? Costi legati alla remunerazione degli specialisti in risorse umane e al possibile aumento dei membri del consiglio Impatto rispetto allo scenario di base (0 è il valore di riferimento): + + molto positivo; + positivo; + + molto negativo; + negativo; ≈ marginale/neutro; ? incerto; n.a. non applicabile 4.3. Opzioni prescelte Per quanto riguarda la trasparenza delle
informazioni di carattere non finanziario, dopo aver confrontato le
opzioni, l’alternativa migliore appare essere una combinazione dell’opzione 1 e
dell’opzione 2c. Le società sarebbero tenute a comunicare informazioni
rilevanti in una dichiarazione inclusa nella relazione sulla gestione. Le
società che intendono predisporre su base volontaria una relazione dettagliata
sulle informazioni di carattere non finanziario dovrebbero essere esentate dal
predetto obbligo, purché la relazione soddisfi determinate condizioni. Solo le grandi società quotate e non quotate
con più di 500 dipendenti sarebbero assoggettate al nuovo obbligo, che quindi,
secondo le stime, colpirebbe all’incirca 18 000 società. Le imprese figlie
di un gruppo sarebbero esentate nella misura in cui le loro informazioni
saranno state integrate nella relazione consolidata dell’impresa madre. Tale
politica dovrebbe determinare un aumento soddisfacente della trasparenza, pur
mantenendo basso l’onere amministrativo. Per quanto riguarda la diversità, è
stata prescelta l’opzione 1. Le società sarebbero tenute a fornire nella
dichiarazione sul governo societario informazioni sulla loro politica in
materia di diversità, ivi inclusi aspetti quali l’età, il sesso, la nazionalità
e il percorso formativo e professionale. Nella dichiarazione verrebbero
illustrati gli obiettivi della politica, la sua applicazione e i risultati
ottenuti. Le società che non hanno una politica in materia di diversità
sarebbero unicamente tenute a spiegare il perché di questa scelta. Questa
opzione, in quanto consente di accrescere la trasparenza, incoraggia le imprese
a riflettere maggiormente su questa problematica e a tener conto nella giusta
misura della necessità di una maggiore diversità nella composizione del
rispettivo consiglio, offrendo allo stesso tempo una notevole flessibilità. Al fine di mantenere la coerenza con il
vigente obbligo in materia di dichiarazione sul governo societario, evitando
allo stesso tempo di imporre ulteriori oneri a carico delle PMI, solo le grandi
società quotate sarebbero tenute a fornire informazioni sulla politica in
materia di diversità nella composizione del consiglio. 5. Analisi dei principali impatti delle
opzioni prescelte 5.1. Miglioramento della
trasparenza In generale, le opzioni prescelte dovrebbero
consentire di aumentare la quantità di informazioni disponibili rispetto allo
scenario dello status quo. Per quanto riguarda la comunicazione di
informazioni di carattere non finanziario, il ricorso agli standard
internazionali dovrebbe consentire un qualche miglioramento della qualità e
della comparabilità delle informazioni pubblicate. Se poi le imprese
decidessero di fornire su base volontaria una relazione contenente le
informazioni di carattere non finanziario, il livello di dettaglio delle
informazioni comunicate dovrebbe necessariamente aumentare. Per quanto riguarda
la diversità, la misura prevista renderebbe disponibili, spesso per la prima
volta, informazioni su una serie completa di indicatori di diversità. 5.2. Miglioramento dei risultati
delle società A causa della natura della proposta, nella
maggior parte dei casi è difficile quantificarne i benefici. Tuttavia, consentendo
di migliorare la trasparenza a costi limitati, la proposta avrebbe un impatto
generalmente positivo sui risultati delle società, in quanto permetterebbe di
misurare e gestire meglio i rischi e le opportunità di natura non finanziaria.
Migliori risultati di natura non finanziaria sono poi collegati alla riduzione
del costo del capitale, ad una migliore gestione delle risorse (anche umane),
alla fedeltà dei consumatori e ad una migliore dirigenza. Inoltre, la trasparenza favorirebbe una
maggiore diversità nella composizione dei consigli, che a sua volta
permetterebbe una migliore sorveglianza della dirigenza da parte del consiglio
e un migliore processo decisionale. 5.3. Miglioramento della
responsabilità Informazioni di carattere non finanziario
importanti verrebbero rese pubbliche a cadenza periodica e potrebbero essere
utilizzate dalle organizzazioni della società civile e dalle comunità locali
per valutare l’impatto delle operazioni delle società e i rischi ad esse
connessi. Pratiche di informativa più trasparenti potrebbero anche fungere da
catalizzatore per spingere le società a migliorare i loro risultati in materia
di responsabilità sociale, o incentivarle a dotarsi di politiche in materia,
incidendo quindi positivamente sul modo in cui le società sono percepite dall’opinione
pubblica. Il potenziale aumento della fiducia dei consumatori potrebbe inoltre
avere un effetto positivo sul lato della domanda. 5.4. Rafforzamento dell’efficienza
dei mercati dei capitali Nel breve termine la politica proposta
risponderebbe alla crescente domanda del mercato di disporre di informazioni
più accurate e comparabili, che consentano agli investitori di sviluppare
modelli di valutazione più completi. Nel lungo periodo spingerebbe pertanto gli
investitori a tener maggiormente conto di considerazioni attinenti alla
sostenibilità e alle prestazioni globali dell’impresa. Per quanto riguarda la
diversità, la politica proposta consentirebbe agli investitori di prendere
decisioni più informate per quanto riguarda le pratiche di governance
della società. 5.5. Aumento degli oneri
amministrativi Il nuovo obbligo di informativa comporterebbe
un aumento dei costi rispetto allo scenario dello status quo. I maggiori
costi potrebbero essere dovuti alla redazione, alla pubblicazione, alla
formazione specifica del personale o alla raccolta dei dati. Si stima che i
costi generati dall’obbligo di informativa proposto oscillerebbero fra 600 e
4 300 EUR all’anno per impresa, per un costo totale compreso tra 10,5 e
75,25 milioni di EUR. Le società che sceglieranno di fornire una relazione
dettagliata su base volontaria potrebbero dover sostenere costi più elevati ma
sarebbero esentate dall’obbligo di informativa[10]. Le stime dei costi della comunicazione della
politica in materia di diversità oscillano fra i 600 e 1 000 EUR, per un
costo totale compreso tra 3,6 e 6 milioni di EUR. Dato che l’opzione prescelta
non si applicherebbe alle PMI quotate, il suo impatto dovrebbe essere limitato. La politica proposta non introdurrebbe nuovi
obblighi di verifica. L’aumento delle spese di audit dovuto alla proposta
dovrebbe essere trascurabile. 5.6. Altri impatti 5.6.1. Impatto sociale La misura incoraggerebbe i consigli a tenere
maggiormente conto degli aspetti sociali nelle strategie dell’impresa. La maggiore
trasparenza potrebbe altresì contribuire a migliorare i rapporti di lavoro e a
ridurre i rischi e i costi associati alle controversie di lavoro. La maggiore
trasparenza in materia di diversità al più alto livello decisionale della
società potrebbe promuovere una maggiore diversità a tutti i livelli
organizzativi. Una maggiore diversità nella composizione del consiglio potrebbe
rispecchiare meglio la diversità dei portatori di interesse. 5.6.2. Impatto ambientale L’obbligo di comunicare informazioni su
aspetti importanti delle politiche ambientali e della gestione dei rischi
dovrebbe prevedibilmente contribuire a migliorare la gestione delle risorse e a
sensibilizzare le società al loro interno sul tema della sostenibilità. 5.6.3. Impatto sui diritti fondamentali Si stima che le opzioni prescelte avrebbero un
impatto positivo sui diritti fondamentali, in quanto incoraggerebbero le
società UE a rivedere regolarmente le loro politiche e procedure interne su
vari aspetti, grazie in particolare al maggiore controllo dell’opinione
pubblica. 5.6.4. Altri impatti economici Le misure non avranno un’incidenza
significativa sui bilanci pubblici, né sul bilancio dell’UE. 5.6.5. Paesi terzi e aspetti
internazionali La politica
proposta consentirebbe all’UE di assumere una posizione leader a livello
mondiale. Sarebbe in linea con le iniziative di altri paesi terzi e
potenzialmente ne favorirebbe l’ulteriore sviluppo. Non sono stati rilevati né
segnalati effetti significativi sui flussi commerciali con i paesi terzi. 6. Controllo e valutazione La Commissione
sorveglierà l’attuazione delle direttive riviste in cooperazione con gli Stati
membri nel corso di tutto il periodo di attuazione. Nel rispetto del principio
di sussidiarietà, le informazioni in materia dovranno essere raccolte in primo
luogo dagli Stati membri attraverso le pertinenti agenzie e autorità di
regolamentazione dei mercati mobiliari. Sarà effettuata una valutazione degli
effetti della politica prescelta per verificare se l’impatto atteso si sia
concretizzato. [1] Direttiva 78/660/CEE e diretta 83/349/CEE. [2] “Dodici leve per stimolare la crescita e rafforzare la
fiducia”, COM(2011) 206. [3] “Strategia rinnovata dell’UE per il periodo 2011-14 in
materia di responsabilità sociale delle imprese”, COM(2011) 681. [4] Tra cui il Regno Unito, la Svezia, la Spagna, la
Danimarca e la Francia. [5] Come il Patto mondiale (Global Compact) dell’ONU,
gli orientamenti OCSE per le imprese multinazionali, la dichiarazione
tripartita di principi sulle imprese multinazionali dell’OIL, la norma ISO
26000, i principi guida dell’ONU su imprese e diritti umani, la Global
Reporting Initiative. [6] Cfr. gli articoli 8, 10 e 11, del TFUE. [7] Ai riferimenti attuali (ambiente e personale) verrebbero
aggiunti gli aspetti sociali, ambientali e attinenti ai diritti umani e alla
lotta contro la corruzione. Per ognuno di questi aspetti, la comunicazione
riguarderebbe i) le politiche attuate, ii) i risultati conseguiti e iii) la
gestione dei rischi, e dovrebbe basarsi su standard internazionali esistenti.
Le società che non applicano una politica specifica sarebbero tenute almeno a
spiegarne il motivo. [8] i) contiene le informazioni richieste, ii) fa riferimento
agli standard internazionali e iii) è allegata alla relazione sulla gestione. [9] Le società sarebbero tenute a fissare il contenuto di
questa politica, a stabilire obiettivi e a valutarne i risultati. [10] Si stima che in questo caso i costi oscillerebbero tra
33 000 e 604 000 euro, principalmente in funzione delle dimensioni e
della complessità della società e delle sue attività