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Document 52008IE1214

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Una migliore integrazione nel mercato interno come fattore chiave di coesione e di crescita per le isole

OJ C 27, 3.2.2009, p. 123–128 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

3.2.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 27/123


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Una migliore integrazione nel mercato interno come fattore chiave di coesione e di crescita per le isole

(2009/C 27/26)

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 27 settembre 2007, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere d'iniziativa sul tema:

Una migliore integrazione nel mercato interno come fattore chiave di coesione e di crescita per le isole.

La sezione specializzata Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 3 giugno 2008, sulla base del progetto predisposto dalla relatrice GAUCI.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 10 luglio 2008, nel corso della 446a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 118 voti favorevoli, 1 voto contrario e 1 astensione.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1

Il CESE invita l'UE ad adottare un approccio integrato per una migliore integrazione delle isole nel mercato interno come fattore chiave per promuovere la coesione e la crescita dell'Unione e quindi per realizzare appieno gli obiettivi della nuova agenda di Lisbona. Un tale approccio integrato è giustificato dal fatto che, nonostante le differenze (in particolare di dimensione), le isole affrontano problemi chiave comuni.

1.2

Il CESE raccomanda di definire un quadro integrato di politiche europee che copra in modo coerente tutti i principali problemi delle isole europee.

1.3

Il CESE sottolinea che occorre una governance efficace per affrontare problemi quali l'informazione e la comunicazione, la quantificazione e la qualificazione dei dati, la definizione di una visione strategica comune, la creazione di reti e di cluster o la partecipazione della società civile. Per conseguire questo obiettivo è quindi importante creare le condizioni necessarie che consentano alle amministrazioni locali delle isole di valutare il costo dell'insularità. Per questo motivo occorre che le isole dispongano sia di servizi statistici locali e che di propri indici dei prezzi. Alla fine dovrebbe emergere una metodologia comune di valutazione per tutti i servizi statistici locali.

1.4

A livello di attuazione della normativa, il CESE chiede che per ogni iniziativa UE destinata al mercato interno si effettui anche una valutazione del suo impatto sulle isole, che si aggiunga un «tocco insulare» a tutte le politiche UE e che si attui una semplificazione dei compiti amministrativi, in particolare per le PMI.

1.5

Dato che l'accessibilità è una questione fondamentale per le isole, il CESE desidera porre l'accento sulla qualità della continuità territoriale. Questo strumento dovrebbe venire maggiormente sviluppato nell'UE; esso inoltre deve essere gestito nell'ottica degli spostamenti dalle isole verso la terraferma e non viceversa.

1.6

Il CESE insiste affinché la Commissione presenti al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato delle regioni e allo stesso CESE una relazione annuale intesa a monitorare e valutare l'efficacia delle principali misure messe in atto per risolvere i problemi delle isole europee. La relazione dovrebbe comprendere anche le proposte di azione della Commissione stessa. Si può quindi affermare che il presente parere dà il via a un processo dinamico a lungo termine.

2.   Introduzione

2.1

Secondo la definizione adottata da Eurostat, un'isola deve:

avere una superficie di almeno un chilometro quadrato,

essere distante almeno un chilometro dalla terraferma,

avere una popolazione che vi risiede stabilmente di almeno 50 abitanti,

non avere dei legami permanenti con il continente,

non annoverare fra le proprie città la capitale di uno Stato membro dell'UE.

2.2

Questa definizione dovrebbe essere tuttavia rivista e riformulata partendo dalla semplice constatazione che un'isola è un territorio non raggiungibile a piedi. Inoltre, essa non ha un fondamento giuridico e viene utilizzata solo come riferimento, tanto più che non è disponibile una definizione migliore che tenga conto delle nuove realtà di un'Unione europea allargata che comprende anche Stati membri insulari.

2.2.1

Nel definire un'isola è inoltre opportuno tenere presente la dichiarazione n. 33 del Trattato di Lisbona, che recita: «La conferenza ritiene che il riferimento alle» regioni insulari «contenuto nell'articolo 174 possa includere gli Stati insulari nella loro interezza, a condizione che siano rispettati i criteri necessari».

2.3

Attualmente i territori delle isole europee fanno parte di quattordici Stati membri dell'Unione europea. Sono circa 21 milioni gli isolani che vivono nelle isole dell'Unione europea. Questi territori garantiscono la presenza dell'UE in termini economici e geopolitici in quasi tutti gli oceani e formano una frontiera attiva con molti continenti.

2.4

Come gli Stati membri, anche le isole sono diverse le une dalle altre. Per questo motivo il CESE intende proporre le seguenti tipologie.

2.4.1

Le isole sono diverse sotto il profilo strutturale, dato che alcune sono periferiche, mentre altre sono ultraperiferiche, secondo la definizione che ne dà il Trattato UE (articolo 299, paragrafo 2); alcune sono piccole (in alcuni casi la popolazione può essere addirittura inferiore ai 50 abitanti), altre grandi.

2.4.2

Le isole sono diverse anche sotto l'aspetto istituzionale, poiché alcune sono Stati insulari, altre hanno lo status di regione, altre ancora sono isole costiere che fanno parte di un ente regionale della terraferma.

2.5

Tuttavia, al di là di tutte queste differenze, le isole presentano caratteristiche che possono differenziarle notevolmente dai territori della terraferma, in riferimento, per esempio, alla cultura, all'istruzione, ai trasporti, all'ambiente ecc. Tali aspetti meritano un approfondimento al fine di stabilire una politica nei confronti di tali territori che tenga conto a un tempo delle caratteristiche comuni e delle specificità che possono far variare le opportunità e le sfide delle singole isole. Il CESE si propone di tornare ancora su questo tema.

2.6

Le isole presentano caratteristiche comuni per quanto riguarda, ad esempio, la cultura, l'istruzione, i trasporti (problemi di costi supplementari) e l'ambiente.

2.7

Con la sua nuova comunicazione Un mercato unico per l'Europa del XXI secolo (20 novembre 2007) (1), la Commissione europea ha aperto il dibattito sul futuro del mercato interno; è necessario pensare allo spazio da riservare alle isole in tale riflessione.

3.   Contesto

3.1

Dato che è stata utilizzata una nuova metodologia di governance caratterizzata da un approccio integrato (specie con il Libro verde e i Libri blu sulla futura politica marittima), le questioni relative al mercato interno non devono essere trattate separatamente da quelle regionali. Il mercato interno non è fine a se stesso: è uno strumento al servizio dei territori e dei cittadini.

3.2

Da sempre le isole riflettono su come svilupparsi nel mercato interno e, per far questo, devono anticipare i cambiamenti futuri.

3.3

La politica regionale è uno strumento utile per le isole. È uno strumento, però, che deve essere sviluppato e migliorato in un quadro europeo integrato per consentire alle isole non solo di essere parte del mercato interno sotto il profilo giuridico, ma anche di svolgervi un ruolo di maggior rilievo dal punto di vista economico e sociale. Anche questo aspetto dovrebbe essere preso in considerazione dalla Commissione in vista della futura politica di coesione territoriale che essa dovrà sviluppare in seguito al Trattato di Lisbona.

3.4

Questo quadro integrato delle politiche comunitarie comprende non solo le politiche regionali e di coesione, ma anche, nello specifico, i seguenti settori: trasporti, energia e risorse idriche, istruzione e occupazione, ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione, concorrenza, politica industriale, ambiente, agricoltura e pesca.

3.5

Nell'attuale contesto le isole devono essere esaminate innanzitutto alla luce della quarta relazione sulla coesione.

3.5.1

Anche se le istituzioni europee promuovono un approccio integrato delle loro politiche, si constata con sorpresa che la Commissione non sembra dar prova di un'analisi integrata delle difficoltà delle isole.

3.5.2

Agli occhi della Commissione, l'accessibilità è «un problema particolare» che le isole devono affrontare.

3.5.3

La Commissione ha ragione quando individua nelle ridotte dimensioni della popolazione un ulteriore problema: le isole hanno dei mercati locali esigui che limitano la capacità di crescita delle PMI insulari, vista l'assenza di economie di scala. Ciò ne riduce in particolare la capacità di conquistare i mercati europei.

3.5.4

Un'altra conseguenza di ciò è che la maggior parte delle isole non può fare affidamento sul mercato interno (2) che per lo più è di dimensioni troppo ridotte per sostenere un'economia completa ed efficiente. Questo semplice dato di fatto obbliga le PMI locali ad esportare: è l'unica soluzione di cui dispongono.

3.5.5

Occorre inoltre tenere conto di un'altra serie di difficoltà dovute agli svantaggi naturali delle isole, vale a dire tutte le difficoltà legate all'insularità. Gli alti costi supplementari dei trasporti riducono considerevolmente la competitività delle isole. Paradossalmente, il fatto che i costi di trasporto possano «proteggere» i mercati insulari, riducendo la concorrenza continentale, può in realtà tradursi nello sviluppo di situazioni di monopolio sulle isole.

3.5.6

L'insularità è caratterizzata anche dai seguenti aspetti (problemi che incidono anche sulle prospettive di sviluppo a lungo termine delle isole):

le risorse essenziali (quali acqua potabile, energia, materie prime, spazio di vita e terra coltivabile) sono limitate e generano un fenomeno di scarsità e di mancanza di diversificazione economica. Ciò causa anche il problema della monoattività. È quanto evidenziato dal Rapporto conclusivo sull'analisi delle zone insulari e delle regioni ultraperiferiche dell'Unione europea  (3), che pone l'accento in particolare sulla carenza di acqua potabile e sui gravi problemi che ne derivano per le isole mediterranee nei periodi estivi con alta presenza turistica. Sono stati creati impianti di desalinizzazione, ma quelli tradizionali consumano notevoli quantità di elettricità. Molte isole dispongono di un approvvigionamento energetico insufficiente e devono importare combustibili fossili o elettricità attraverso cavi sottomarini,

i rischi naturali hanno conseguenze più gravi: le isole sono zone ecologicamente fragili.

3.5.7

Per quanto riguarda più specificamente la questione dell'accessibilità:

in primo luogo, un'osservazione: la Commissione ha ragione quando afferma che i vincoli di accessibilità possono tradursi nel fatto che «ai tempi di viaggio in automobile o in treno si vanno ad aggiungere quelli della traversata via mare»; gli abitanti delle isole e le loro PMI devono pertanto sopportare costi di trasporto elevati, frequenze di collegamento difficili, rischi sociali e climatici in seguito alla loro posizione insulare (4),

in secondo luogo, la Commissione ha ragione anche quando mette i trasporti e le comunicazioni al centro della competitività delle regioni. Di conseguenza, se lo sviluppo dei centri urbani passa dalla triplice accessibilità (stradale/ferroviaria/aerea) (5), tale principio è ancor più valido per le isole, molte delle quali hanno anche problemi di accessibilità HDSL (6). Tale dato assume una rilevanza ancora maggiore se si considera che «i collegamenti internazionali e con altri importanti centri economici» sono tra i principali criteri «per determinare la sede di un investimento» (7),

infine, le isole hanno grandi difficoltà ad accedere al grande mercato europeo. Come già affermato, devono sopportare elevati costi di trasporto e di conseguenza le PMI insulari non sono attraenti. Risentono anche dell'impossibilità di utilizzare gli stessi modi di produzione delle imprese continentali. Per i costi di consegna, non possono lavorare con il metodo just-in-time. I costi di produzione sono pertanto più elevati.

3.6

Tutti questi elementi evidenziano le difficoltà delle isole a integrarsi nel mercato interno: non riuniscono tutte le condizioni necessarie per beneficiare di tutti i vantaggi offerti da questo mercato di circa 500 milioni di consumatori.

3.6.1

L'UE dovrebbe evitare di adottare una politica indifferenziata valida per tutti e promuovere invece l'approccio integrato cui si faceva riferimento prima. Il problema delle isole è complesso in quanto esse accumulano numerosi svantaggi. Devono però sfruttare anche i loro punti di forza che esistono e che potrebbero costituire la base di uno sviluppo socioeconomico integrato: per esempio le risorse ittiche, le fonti di energia rinnovabile, le attività economiche legate al turismo, una forte identità culturale, il patrimonio naturale e culturale.

3.6.2

Occorre altresì sottolineare che in un documento che accompagna la summenzionata comunicazione Un mercato unico per l'Europa del XXI secolo, la Commissione promuove il principio dell'accesso ai servizi di interesse generale su tutto il territorio dell'Unione europea. Come essa afferma, «è fondamentale per la promozione della coesione territoriale nell'UE». La Commissione aggiunge: «I territori svantaggiati dal punto di vista geografico o naturale quali le regioni ultraperiferiche, insulari, montane, a bassa densità di popolazione e alle frontiere esterne, devono spesso affrontare difficoltà in termini di accesso ai servizi di interesse generale, data la lontananza dai principali mercati o dai maggiori costi dei collegamenti. Si tratta di esigenze specifiche di cui occorre tener conto». La Commissione sembra pertanto essere ben consapevole del problema ed è quindi possibile concepire iniziative in questo campo.

3.7

Per tutte queste ragioni la questione dell'integrazione delle isole nel mercato interno è risultata problematica fin dell'Atto unico europeo. Le isole restano territori vulnerabili. Come affermato in precedenza, la maggior parte di esse non può fare affidamento sul proprio mercato interno e le PMI insulari hanno la necessità di vendere i loro prodotti e servizi sulla terraferma europea. Tuttavia, l'accessibilità e le difficoltà derivanti dalla monoattività costituiscono degli ostacoli alla loro competitività.

3.8

Avendo ben presente tutto ciò, il CESE insiste sulla necessità di introdurre nella normativa futura una valutazione specifica di tutte le principali proposte per le isole. Il CESE sottolinea altresì la necessità di un approccio integrato ai problemi delle isole al fine di tenere conto dei principi fondamentali di proporzionalità e di sussidiarietà richiesti dalle isole.

4.   Un approccio integrato basato sulle risorse delle isole europee

4.1

Come affermato in precedenza, il CESE invita ad adottare un approccio integrato ai problemi delle isole europee accompagnato da un quadro integrato delle politiche comunitarie.

4.2

Le isole devono trovare il loro spazio nella revisione del mercato interno (8). La comunicazione del 20 novembre 2007 conferma gli orientamenti favorevoli alle PMI anticipati nella relazione intermedia del febbraio 2007.

4.3

Le PMI devono essere incoraggiate a impegnarsi in attività transfrontaliere. Questa idea implica l'esistenza di un meccanismo di continuità territoriale in grado di aiutare gli isolani europei ad accedere ai mercati passando per la terraferma sia del proprio Stato che di uno Stato (membro) vicino. Esistono già esempi concreti ed efficaci al riguardo: così, l'isola danese di Bornholm trae vantaggio da un collegamento marittimo, sovvenzionato dallo Stato, con la città svedese di Ystad. La continuità territoriale esiste anche tra la terraferma francese e la Corsica.

4.3.1

Questo strumento, costituito da un collegamento marittimo sovvenzionato, ha migliorato la qualità delle condizioni di trasporto tra due territori francesi e meriterebbe sicuramente di venire sviluppato anche con l'Italia (dato che per un abitante della Corsica è più semplice raggiungere la terraferma attraverso l'Italia piuttosto che attraverso la Francia). Per questo motivo il CESE ritiene che sarebbe interessante studiare le possibilità di estendere questa pratica a tutte le isole europee e di «europeizzarne» l'utilizzo. L'esperienza mostra inoltre che uno strumento del genere deve essere gestito nell'ottica degli spostamenti dalle isole alla terraferma e non viceversa.

4.3.2

Questa «europeizzazione» dello strumento della continuità territoriale rappresenterebbe un esempio concreto di integrazione transfrontaliera, come evidenziato dalla Commissione nella sua comunicazione Un mercato unico per l'Europa del XXI secolo.

4.4

Avere un mercato interno incentrato sulla società della conoscenza può tradursi fra le altre cose nella diffusione delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione nell'UE. Tale idea potrebbe effettivamente costituire un'opportunità per la diversificazione delle economie insulari.

4.5

Si deve ricordare che le isole dispongono di un ambiente naturale favorevole all'innovazione (per esempio: energie rinnovabili, tecnologie blu …). Sapendo che, in base alla quarta relazione sulla coesione menzionata sopra, le performance economiche e in termini di innovazione sono collegate, le isole hanno un ampio margine di manovra.

4.6

Se si tiene presente che nella maggior parte delle isole sono presenti attività ittiche, la bioenergia può rivelarsi interessante per gli acquacoltori e i pescatori. Le politiche pubbliche devono fornire i mezzi per sviluppare queste iniziative; devono aiutare le isole a sviluppare le risorse marine rinnovabili (quali l'energia ricavabile dalle onde e dalle correnti marine, oppure — più specificatamente per le regioni ultraperiferiche — l'energia termica dell'oceano).

4.7

Nel caso dell'agricoltura, per apportare benefici maggiori agli agricoltori delle isole, si deve consentire una certa flessibilità nell'attuazione dei due pilastri della PAC.

4.8

Queste risorse energetiche sono essenziali per le isole in cui l'utilizzo del suolo è sottoposto a forti pressioni (usi concorrenti) e la cui dipendenza dai combustibili fossili costituisce un freno allo sviluppo. Alternative a questo stato di dipendenza vanno individuate nelle energie rinnovabili che possono costituire un'altra risorsa di questi territori. In questo contesto le isole sono dei luoghi eccezionali di sperimentazione e di sviluppo che possono essere utili all'Europa. L'isola della Riunione ha annunciato di recente di volersi impegnare in una politica delle «risorse rinnovabili»: sono già state individuate notevoli risorse rinnovabili marine. L'energia eolica è un altro buon esempio. Di qui al 2009, l'isola di El Hierro nell'arcipelago delle Canarie, garantirà il proprio approvvigionamento energetico con un sistema combinato di turbine eoliche e idroelettricità.

4.9

Un mercato interno basato su una buona normativa europea (9) implica la necessità di studiare come le attuali leggi europee vengano applicate e di verificare se abbiano gli effetti inizialmente previsti. Per quanto riguarda i problemi di regolamentazione discussi in precedenza, un'iniziativa di questo tipo avrebbe senz'altro un impatto positivo sulle isole. Si potrebbe forse lanciare il seguente progetto pilota: dato che entro il 28 dicembre 2011, e successivamente ogni tre anni, la Commissione presenterà al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione completa sull'applicazione della direttiva sui servizi, si potrebbe adottare un approccio territoriale in materia e valutare la situazione delle isole rispetto a quella di altre regioni.

4.10

Tutti questi elementi fanno intravedere possibili soluzioni per una migliore integrazione delle isole nel mercato interno in futuro. Questa integrazione si fonda sul conseguimento di due obiettivi: l'attrattività e la diversificazione.

5.   Un'adeguata attuazione delle politiche nelle isole europee

5.1

Al fine di conseguire i due suddetti obiettivi, il CESE ritiene che un'adeguata attuazione delle politiche dipenda dalle seguenti iniziative.

5.1.1

Garantire migliori collegamenti fra le isole e la terraferma, grazie alle politiche di trasporto e innovazione.

5.1.1.1

Numerosi imprenditori insulari si lamentano dei costi supplementari (dovuti al trasporto) che gravano sui loro prodotti quando questi ultimi raggiungono un porto continentale. Alcuni studi giungono a valutare un 20 % di costi supplementari. Tuttavia, dato che i prodotti differiscono l'uno dall'altro, si dovrebbero realizzare studi precisi (la cui metodologia potrebbe ispirarsi a quella elaborata per lo studio sulle regioni ultraperiferiche). Per conseguire questo obiettivo è quindi importante creare le condizioni necessarie che consentano alle amministrazioni locali delle isole di valutare il costo dell'insularità. Per questo motivo occorre che le isole dispongano sia di servizi statistici locali che di propri indici dei prezzi. Alla fine di questo processo dovrebbe emergere una metodologia comune di valutazione per tutti i servizi statistici locali delle isole europee.

5.1.1.2

In linea generale, le isole hanno bisogno di servizi di interesse generale efficienti.

5.1.2

Si dovrebbe adottare un approccio geografico all'iniziativa Legiferare meglio, il che significa:

valutazione dell'impatto sulle isole di qualsiasi iniziativa dell'UE relativa al mercato interno. Non solo intersettoriale, ma anche geografica,

aggiunta di un «tocco insulare» a tutte le politiche dell'UE,

flessibilità nell'applicare i regolamenti UE,

semplificazione dei compiti amministrativi, più in particolare quelli riguardanti l'accesso alle finanze per le PMI,

adozione di questo approccio da parte degli enti pubblici a livello nazionale, regionale e locale. Oltre all'aspetto della semplificazione, occorre pertanto evidenziare la necessità di attuare strategie che siano coerenti fra i diversi livelli politici.

5.1.3

Si dovrebbero incoraggiare i funzionari europei a seguire misure di formazione nelle isole per consentire loro di comprendere la realtà di questi particolari territori. Il CESE sostiene vivamente il programma Enterprise Experience Program e invita le PMI delle isole a candidarsi per accogliere i funzionari europei, che avranno l'opportunità di discutere di questioni europee con gli isolani direttamente sul campo. La riunione del gruppo di studio tenutasi ad Ajaccio il 7 e l'8 aprile 2008 ha mostrato la validità di questo approccio: andando incontro ai cittadini europei negli stessi Stati membri, l'UE e le sue politiche sono comprese e discusse molto meglio.

5.1.4

Si dovrebbe sottolineare l'importanza delle politiche sugli aiuti di Stato a finalità regionale in futuro: su questo punto preciso il CESE sostiene appieno le proposte della relazione Musotto, vale a dire:

«le politiche di aiuti di Stato esistenti e future dovrebbero essere attuate con maggiore flessibilità, in mancanza della quale si verificheranno inaccettabili distorsioni di mercato nell'UE»,

si dovrebbe esaminare la possibilità di estendere a tutte le regioni insulari che non sono Stati insulari o isole interne il regime che consente di concedere aiuti, nel quadro dei prossimi orientamenti della Commissione in materia di aiuti di Stato a finalità regionale.

5.1.5

Andrebbero rafforzate le capacità delle PMI insulari di:

5.1.5.1

agevolare l'accesso delle PMI a misure di ricerca e innovazione, ad esempio grazie a strumenti come Jeremie. Le isole sono infatti fortemente carenti di ricercatori, laboratori e brevetti. La ricerca privata è talmente debole che si dovrebbe rafforzare la ricerca pubblica. Anche l'idea delle zone franche andrebbe presa in considerazione. Al confronto con il continente, le isole sono in una posizione di arretratezza; fanno eccezione i casi in cui gli enti pubblici attuano una politica volontaristica oppure un settore è economicamente così importante da raggiungere un livello che consente di avviare o sostenere l'attività di ricerca. Inoltre, l'approccio proposto intende salvaguardare il know-how ancestrale, una dimensione dell'innovazione che non va dimenticata;

5.1.5.2

esportare verso paesi terzi. Si deve ricordare che la Commissione, nella sua relazione intermedia sulla revisione del mercato interno (febbraio 2007), chiede che il futuro mercato interno sia aperto a tutto il mondo. Questa richiesta è confermata nella comunicazione Un mercato unico per l'Europa del XXI secolo, nella quale la Commissione propone di «ampliare lo spazio normativo del mercato interno», un'idea che potrebbe concretizzarsi nell'attuazione di programmi di cooperazione fra l'UE e i suoi Stati membri, da un lato, e le nazioni vicine, dall'altro;

5.1.5.3

beneficiare di una forza lavoro altamente qualificata. Le isole soffrono dell'emigrazione dei giovani che preferiscono seguire studi universitari o ricercare elevati guadagni nelle regioni della terraferma. Anche se il PIL non è un indicatore o criterio perfetto, la Quarta relazione sulla coesione sottolinea che il suo aumento deriva da un incremento della produttività o della quota di popolazione occupata. Il CESE crede fermamente che si debbano incoraggiare iniziative per lo sviluppo di università e di altri istituti di studi superiori sulle isole: essi sono indispensabili per la formazione degli abitanti delle isole. Così, ad esempio, dalla sua riapertura nel 1981, l'università della Corsica ha potuto rafforzare sia quantitativamente che qualitativamente il capitale umano della regione grazie al crescente numero di studenti. Tale miglioramento ha ridotto alcuni squilibri del mercato del lavoro e sostenuto l'espansione di settori economici (industria di trasformazione alimentare, turismo, TIC …) e imprese;

5.1.5.4

puntare sulle proprie peculiarità al fine di trovare lo sviluppo più adatto. A tale proposito la Commissione europea ha ragione quando, nel suo Libro verde sulla politica marittima, sottolinea il fatto che «la diversificazione dei prodotti e dei servizi turistici può favorire la competitività delle destinazioni costiere e insulari». Dato che è in linea con una dimensione (non) tecnologica dell'innovazione e risponde alla necessità di una diversificazione generale delle attività economiche delle isole (molte delle quali soffrono di una monoattività nel settore turistico), tale diversificazione è subordinata alle seguenti condizioni:

stilare un inventario completo della situazione di ogni isola europea,

elencare l'intera gamma degli svantaggi che le isole devono affrontare nel settore turistico,

determinare il livello di infrastrutture di ogni isola,

favorire gli scambi e contribuire allo sviluppo dei servizi d'infrastruttura alberghiera e dei trasporti attraverso la stipulazione di contratti speciali tra le regioni insulari e l'Unione europea,

studiare le possibilità di sostegno e di strutturazione al fine di permettere una diversificazione del turismo (culturale, rurale, archeologico, giovanile, sportivo, della pesca, turismo d'affari …),

esaminare la proposta che mira ad attuare piani prospettici regionali per lo sviluppo del turismo insulare, i quali potrebbero precedere le azioni europee ed essere una condizione necessaria per beneficiare di uno specifico finanziamento europeo destinato alle regioni insulari dell'UE e previsto nel quadro dell'obiettivo Competitività regionale e occupazione per il periodo di programmazione 2007-2013 dei fondi strutturali,

determinare i metodi che permetterebbero alle isole di fare dell'ambiente una fonte di attività economica (grazie soprattutto allo sviluppo di strategie di accoglienza turistica basate su alberghi ecologici e ristoranti biologici, attività all'aria aperta, escursioni alla scoperta della biodiversità …). Queste iniziative riguardano in particolare anche le imprese artigianali.

6.   Una governance efficace per tenere nel debito conto la situazione delle isole europee

6.1

Il CESE propone di mettere in atto le seguenti proposte nel processo legislativo:

6.1.1

disporre delle migliori informazioni sulla situazione delle isole. Non si insisterà mai abbastanza sull'importanza di aggiornare e di collazionare nuove statistiche riguardanti le isole. Si tratta di strumenti indispensabili per adottare politiche pubbliche ben mirate (a livello europeo, nazionale e regionale). Un tale approccio dovrebbe basarsi innanzi tutto su una valutazione caso per caso che tenga conto, tra le altre cose, della situazione socioeconomica delle isole. Sarebbe anche l'occasione per riflettere sulla pertinenza del criterio del PIL per la valutazione delle difficoltà regionali.

6.1.1.1

Una premessa indispensabile per l'elaborazione e l'attuazione di ogni politica comunitaria riguardante le isole è quindi l'esistenza di dati statistici sufficienti e affidabili e di indicatori pertinenti. Soprattutto se considerati separatamente, i criteri del PIL e il tasso di disoccupazione sono, come noto, inadeguati per una comprensione soddisfacente della realtà dei territori insulari e dei complessi meccanismi che li rendono diversi dal resto della Comunità.

6.1.1.2

La situazione non è nuova, ma è stata a lungo offuscata dal fatto che, dato che la stragrande maggioranza della popolazione insulare dell'UE beneficiava del livello massimo di aiuto (obiettivo 1), non vi era praticamente motivo di affrontare una questione così complessa. Tuttavia, il processo di allargamento e il conseguente «effetto statistico» (vale a dire, l'arricchimento in termini relativi delle aree considerate in precedenza svantaggiate) hanno messo in luce la necessità di descrivere la situazione e i bisogni dei territori insulari mediante indicatori statistici migliori e più mirati.

6.1.1.3

Come propone la relazione Musotto: «ulteriori lavori dovrebbero essere orientati verso la definizione di indicatori statistici più pertinenti meglio atti a fornire un chiaro quadro statistico del livello di sviluppo e una comprensione soddisfacente delle regioni con handicap geografici e naturali, in particolare di quelle in cui si registra un accumulo di difficoltà, quali le catene montane, gli arcipelaghi e i casi di doppia insularità; […] tali indicatori dovrebbero altresì consentire una migliore valutazione delle differenze tra tali regioni e il resto dell'UE nonché una valutazione delle disparità esistenti in seno a tali regioni».

6.1.2

Disporre di un gruppo interservizi per le isole all'interno della Comunità per garantire un approccio integrato nell'affrontare le loro difficoltà.

6.1.3

Il CESE invita gli enti locali e la società civile a collaborare (o a continuare a farlo) al fine di mettere a punto strategie comuni per lo sviluppo. È indispensabile che le comunità insulari adottino un approccio a progetto nel quadro di un partenariato positivo.

6.2

Il CESE crede che nell'interesse di una buona governance si debba intraprendere una revisione periodica della situazione delle isole e chiede che la Commissione presenti al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato delle regioni e allo stesso CESE una relazione annuale intesa a monitorare e valutare l'efficacia delle principali misure intraprese per risolvere i problemi delle isole europee. La relazione dovrebbe comprendere anche le proposte di azione della Commissione stessa. Si può quindi affermare che il presente parere dà il via a un processo dinamico a lungo termine.

7.   Osservazioni conclusive

7.1

In conclusione, la questione della migliore integrazione delle isole nel mercato interno potrebbe forse portare le parti interessate ad esplorare due strade percorribili diverse da quelle summenzionate.

7.2

L'uso della cooperazione rafforzata fra gli Stati insulari e quelli il cui territorio comprende delle isole (Portogallo, Spagna, Francia, Italia, Grecia, Malta, Cipro, Regno Unito, Irlanda, Paesi Bassi, Danimarca, Estonia, Finlandia, Svezia). Considerate le condizioni da soddisfare per conseguire l'obiettivo di una politica europea per le isole, questa soluzione può sembrare inattuabile. Di conseguenza, dato che la proposta deve essere avanzata dagli Stati membri, si dovrebbe optare per un approccio bottom-up. Per questo motivo, come già detto, sono necessarie delle strategie di sviluppo a livello locale. In questa prospettiva, i programmi operativi (nel quadro dei fondi strutturali 2007-2013) potrebbero essere considerati una buona base per il successivo periodo 2014-2020.

7.3

Il futuro quadro normativo europeo può migliorare le soluzioni attuali, grazie al Trattato di Lisbona e alla nuova versione dell'articolo 158 del Trattato CE.

7.3.1

Il futuro nuovo articolo 158, come modificato dal Trattato di Lisbona, recita:

a)

al primo comma, i termini «coesione economica e sociale» sono sostituiti da «coesione economica, sociale e territoriale»;

b)

al secondo comma, i termini «o insulari, comprese le zone rurali» sono soppressi;

c)

è aggiunto il nuovo comma seguente: «Tra le regioni interessate, un'attenzione particolare è rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna

7.3.2

Questa modifica è in linea con il fatto che, grazie al Trattato di Lisbona (che deve ancora essere ratificato), la dimensione territoriale è l'elemento nuovo della coesione europea. Questo riconoscimento evidenzia l'intenzione dell'UE di tenere conto di tutte le realtà del suo territorio. Il futuro nuovo articolo 158 è dunque una concretizzazione di questa volontà.

7.3.3

Definire la coesione territoriale non è un compito facile. Il futuro Libro verde offrirà sicuramente un'interessante opportunità per essere informati sui diversi approcci esistenti. In questa prospettiva, il CESE crede che riflettere sulla coesione territoriale voglia dire andare oltre le mere statistiche economiche e considerare anche le realtà evidenti del territorio e le conseguenti vulnerabilità che, in certi casi, rischiano di minacciare seriamente la coesione socioeconomica. Lavorare per la coesione territoriale vuol dire cercare i mezzi per rafforzare la cooperazione sia nell'ambito delle singole isole che tra tutti i territori (un aumento dei fondi strutturali destinati a questo obiettivo nel prossimo programma dopo il 2013 andrebbe certamente appoggiato) e per consolidare il partenariato tra tutte le parti interessate (enti pubblici e società civile) nell'elaborazione e nell'attuazione delle relative politiche.

Bruxelles, 10 luglio 2008.

Il Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Dimitris DIMITRIADIS


(1)  L'Osservatorio del mercato unico (OMU) del Comitato economico e sociale europeo sta elaborando un parere su questo pacchetto (INT/409, relatore: CASSIDY, correlatori: HENCKS e CAPPELLINI) e un parere sulla dimensione sociale e ambientale del mercato unico, a complemento del primo (INT/416, relatore: ADAMCZYK) (non ancora pubblicato nella GU) (adottato nel settembre 2008).

(2)  Occorre sottolineare che questo punto viene fortunatamente riconosciuto nella quarta relazione sulla coesione economica e sociale per quanto riguarda la regioni ultraperiferiche (COM(2007) 273 def., pag. 50).

(3)  Rapporto conclusivo sull'analisi delle zone insulari e delle regioni ultraperiferiche dell'Unione europea, Planistat, marzo 2003.

(4)  L'Area unica dei pagamenti in euro (SEPA), lanciata il 28 gennaio 2008, renderà tuttavia i pagamenti transfrontalieri semplici come quelli interni.

(5)  Quarta relazione sulla coesione economica e sociale (COM(2007) 273 def., pag. 65).

(6)  High bit-rate Digital Subscriber Line (linea digitale ad alto livello di bit per abbonati).

(7)  Quarta relazione sulla coesione economica e sociale (COM(2007) 273 def., pag. 60).

(8)  Cfr. parere sul tema Riesame del mercato unico (GU C 93 del 27.4.2007, pag. 25).

(9)  Cfr. pareri sul tema Legiferare meglio (GU C 24 del 31.1.2006, pag. 39) e sul tema Migliorare l'applicazione e l'attuazione del diritto comunitario (GU C 24 del 31.1.2006, pag. 52).


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