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Document 52007IE0983

Parere della Comitato economico e sociale europeo sul tema Investire nella conoscenza e nell'innovazione (strategia di Lisbona)

OJ C 256, 27.10.2007, p. 17–26 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

27.10.2007   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 256/17


Parere della Comitato economico e sociale europeo sul tema Investire nella conoscenza e nell'innovazione (strategia di Lisbona)

(2007/C 256/04)

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 14 settembre 2006, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 31 del proprio Regolamento interno, di incaricare la sezione specializzata Mercato unico, produzione e consumo di predisporre una relazione informativa su: Investire nella conoscenza e nell'innovazione.

Nel corso della sessione plenaria del 14 e 15 marzo 2007 il Comitato economico e sociale europeo ha deciso di trasformare la relazione informativa in un parere di iniziativa (articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno).

La sezione specializzata Mercato unico, produzione e consumo, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 3 maggio 2007, sulla base del progetto predisposto dal relatore WOLF.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 12 luglio 2007, nel corso della 437a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 120 voti favorevoli e 1 astensione.

INDICE

1.

Introduzione

2.

Sintesi e raccomandazioni

3.

Osservazioni di carattere generale

4.

Istruzione, formazione e apprendimento permanente

5.

Questioni finanziarie e relative procedure

6.

Aspetti strutturali e condizioni generali

7.

Il fattore umano: scienziati, ingegneri e imprenditori

1.   Introduzione

1.1

Il Consiglio europeo del 23 e 24 marzo 2006, nelle conclusioni della presidenza (punto 12: Rilancio della strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione), ha apprezzato l'iniziativa del Comitato economico e sociale europeo volta ad accrescere l'appropriazione della strategia di Lisbona a livello comunitario. Ha altresì incoraggiato il Comitato a proseguire i suoi lavori e gli ha chiesto di predisporre, entro l'inizio del 2008, una relazione di sintesi a sostegno del partenariato per la crescita e l'occupazione.

1.2

Per prima cosa, già il 15 febbraio 2007, il Comitato ha adottato una risoluzione sul tema L'attuazione della strategia di Lisbona rinnovata, indirizzata al Consiglio europeo di primavera del 2007.

1.3

Per elaborare la relazione di sintesi chiesta dal Consiglio europeo, il Comitato si baserà su quattro relazioni informative riguardanti i seguenti temi:

investire nella conoscenza e nell'innovazione,

il potenziale delle imprese, in particolare quello delle PMI,

l'occupazione per le categorie prioritarie e

definizione di una politica energetica per l'Europa.

Le relazioni informative costituiranno i pilastri della relazione di sintesi.

1.4

Il presente documento, che è stato elaborato anche in cooperazione con rappresentanti dei consigli economici e sociali nazionali di alcuni Stati membri, verte solo sul tema Investire nella conoscenza e nell'innovazione.

2.   Sintesi e raccomandazioni

2.1

La forza dell'Europa sta nella capacità dei suoi cittadini di ottenere risultati.

2.2

La libera interazione tra la creatività artigianale e l'iniziativa imprenditoriale, da un lato, e i metodi e sistemi scientifici come pure le tecnologie e i processi industriali che essi hanno consentito di sviluppare, dall'altro, è stata la ricetta europea dei progressi che hanno portato al nostro attuale livello di vita. Questi progressi sono andati di pari passo con gli sviluppi storici che, sul piano socio-politico, hanno portato al cittadino libero dello Stato moderno caratterizzato da separazione dei poteri, democrazia e diritti fondamentali.

2.3

In tale contesto, un contributo decisivo è venuto dallo sviluppo e dall'utilizzo intensivo di processi industriali, macchinari e mezzi di trasporto che consumano energia. L'energia ha liberato uomini e donne dal peso dei lavori fisici più pesanti, ne ha moltiplicato la produttività, ha permesso di produrre luce e calore e ha consentito una mobilità e possibilità di comunicazione inimmaginabili. L'energia è diventata la linfa e il motore delle economie moderne.

2.3.1

Di conseguenza, la garanzia di un approvvigionamento energetico sostenibile e rispettoso del clima è in primo piano nel dibattito politico, considerato che le fonti energetiche fossili sono una risorsa limitata e che il fabbisogno energetico mondiale è in forte aumento e tenuto conto delle probabili conseguenze del consumo energetico sulla futura evoluzione del clima. Un importante presupposto per poter affrontare questa questione assai complessa è che il programma di R&S in campo energetico sia solido, diversificato ed efficace.

2.4

Ci sono però anche moltissimi altri problemi e compiti che possono essere affrontati solo mediante la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione, ad esempio la lotta contro le malattie fisiche e psichiche, il miglioramento delle condizioni di vita dei disabili e la loro partecipazione sociale, l'impatto dei cambiamenti demografici unitamente alla ricerca gerontologica, la tutela dell'ambiente nonché, in generale, la salvaguardia e lo sviluppo delle nostre condizioni di vita, del nostro sistema di valori europeo e del nostro modello sociale. In fin dei conti la ricerca e lo sviluppo contribuiscono però anche a realizzare l'obiettivo fondamentale di creare nuove e maggiori conoscenze. A loro volta, queste maggiori conoscenze non solo aiutano a risolvere i problemi, ma consentono anche di ampliare la propria concezione del mondo, oggettivare le situazioni conflittuali e arricchire la propria cultura.

2.5

La Comunità europea deve altresì far fronte alla sfida di una concorrenza globale sempre più agguerrita, nel cui contesto si tratta di salvaguardare i posti di lavoro, i livelli di reddito e le norme sociali e ambientali europee. Questo vale non soltanto in relazione alla potenza economica degli Stati Uniti e del Giappone, ma anche e soprattutto alla luce dei risultati sempre più significativi ottenuti nel settore industriale e della ricerca da paesi come la Cina, l'India e il Brasile, e in considerazione del livello decisamente inferiore delle retribuzioni e delle norme sociali e ambientali in tali paesi.

2.6

A questa sfida si potrà far fronte solo mantenendo anche in futuro l'attuale vantaggio nel campo della ricerca, dello sviluppo tecnologico e dell'innovazione permanente, in un contesto sociale e culturale caratterizzato da democrazia, Stato di diritto, stabilità politica, libertà d'impresa, certezza della programmazione, volontà di riuscire, riconoscimento dei risultati e sicurezza sociale.

2.7

Ottenere risultati tecnico-scientifici di eccellenza e, in un'ottica imprenditoriale, trasformarli in potenziale economico competitivo è quindi una condizione indispensabile per garantire il nostro futuro — soprattutto sotto il profilo energetico e climatico, per conservare e migliorare la nostra attuale posizione nel contesto globale e per non mettere in pericolo, anzi per rafforzare, il modello sociale europeo.

2.8

Il presupposto fondamentale perché ciò avvenga è l'esistenza di un clima sociale aperto al progresso e all'innovazione, in cui questo modo di vedere possa dispiegare pienamente i suoi effetti, affinché a tutti i livelli politici si creino le condizioni generali necessarie e si compiano scelte in tale direzione, in modo tale che il settore privato sviluppi fiducia e ottimismo in misura sufficiente per gli investimenti necessari in Europa e si generino nuovi posti di lavoro. A tal fine è però necessario anche aumentare ulteriormente la consapevolezza dell'importanza fondamentale della ricerca di base, in quanto essa costituisce il presupposto indispensabile per le future innovazioni. In questo contesto, sono particolarmente necessari uno spirito imprenditoriale aperto all'innovazione e al rischio, capacità di leadership, affidabilità e senso della realtà.

2.9

In particolare l'obiettivo di Barcellona, formulato ai fini dell'attuazione della strategia di Lisbona, deve essere preso molto sul serio da tutti i soggetti interessati, affinché l'Europa non perda ulteriormente terreno nella corsa globale a chi investe di più in ricerca e sviluppo. L'obiettivo prevede che la spesa complessiva per la R&S nell'Unione venga aumentata fino a raggiungere, nel 2010, un livello pari quasi al 3 % del PIL e che fino a due terzi degli investimenti necessari provengano dal settore privato.

2.10

Nel dicembre 2006 il Consiglio ha adottato il Settimo programma quadro di R&S (7PQ) per il periodo 2007-2013, che ha una dotazione di circa 50 miliardi di euro e quindi decisamente superiore a quella del programma precedente. Si tratta di un altro considerevole successo della politica europea, che il Comitato aveva fortemente appoggiato. Tuttavia, in questo modo la Comunità contribuirà solo per il 2 % circa (ossia solo per 1/50) agli investimenti complessivi in ricerca e sviluppo indicati dall'obiettivo di Barcellona. Come il Comitato ha ripetutamente sottolineato, ciò non è sufficiente per massimizzare l'auspicato effetto di leva e di integrazione degli aiuti comunitari sulla politica di sostegno alla ricerca degli Stati membri e sulla disponibilità dell'industria ad investire.

2.11

Il Comitato ribadisce pertanto la sua raccomandazione di aumentare della metà la quota del sostegno comunitario in una prima fase, nel quadro della revisione del bilancio UE in programma per il 2008, portandola al 3 % circa degli investimenti indicati dall'obiettivo di Barcellona. Ciò è tanto più necessario se si tiene conto dell'intenzione di creare un istituto europeo di tecnologia e dell'urgenza di svolgere una più intensa attività di R&S per un approvvigionamento energetico rispettoso del clima e sostenibile.

2.12

È però altrettanto necessario promuovere la disponibilità dell'industria, e soprattutto delle PMI, ad investire in ricerca e sviluppo, e rendere questi investimenti più interessanti e vantaggiosi mediante un adeguato regime giuridico (anche in materia di responsabilità), amministrativo, fiscale e finanziario. In tale contesto svolgono un ruolo importante anche le norme comunitarie in materia di aiuti di Stato, che dovrebbero consentire agli Stati membri di sostenere in modo più efficace e meno burocratico di quanto avvenuto finora i progetti di R&S delle università, degli organismi di ricerca e dell'industria, oltre che di promuoverne il necessario collegamento in rete. Bisognerebbe quindi verificare con attenzione se la disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato alla ricerca, allo sviluppo e all'innovazione favorisca davvero questi obiettivi.

2.13

La conoscenza si fonda su due pilastri interdipendenti e di uguale importanza: la formazione e la ricerca. Le nuove conoscenze vanno ottenute mediante la ricerca e lo sviluppo, sulla base delle conoscenze preesistenti. A loro volta, tali conoscenze vanno consolidate e trasmesse mediante l'istruzione, la formazione e l'apprendimento permanente. A tal fine occorre valutare se tanto i metodi quanto i contenuti concorrano al raggiungimento degli obiettivi citati. Inoltre, per entrambi i summenzionati pilastri occorrono investimenti molto più ingenti e condizioni generali adeguate.

2.14

La forza dell'Europa sta nella capacità dei suoi cittadini di ottenere risultati. Per questo motivo è prioritario promuovere e sviluppare in misura ancor maggiore proprio questa capacità. Il Comitato esorta pertanto gli Stati membri a rafforzare e migliorare i loro istituti di insegnamento e a stanziare i cospicui importi necessari a tal fine. Assicurare una solida istruzione ad ampie fasce della popolazione è importante quanto formare le élite scientifiche. In quest'ottica è necessaria un'ampia e adeguata offerta di istituti di formazione seri e di qualità dalle scuole elementari alle università. Solo in questo modo in Europa si creerà una società complessivamente ben disposta nei confronti dell'istruzione e della scienza.

2.15

Il Comitato ribadisce inoltre la sua raccomandazione di sviluppare, mediante una più intensa cooperazione a livello transnazionale nel campo dell'istruzione, dell'innovazione e della ricerca, uno spazio europeo comune della conoscenza che integri e completi lo Spazio europeo della ricerca. In questo contesto sono importanti tutti gli incentivi e le misure a favore dell'apprendimento permanente, che è infatti il presupposto per una società della conoscenza. Vanno altresì eliminati quanto prima gli ostacoli al mercato interno che impediscono il passaggio a una società europea della conoscenza.

2.16

A tal fine è necessario anche che gli Stati membri promuovano con intensità ancora maggiore la mobilità personale e che vengano rafforzati i pertinenti programmi comunitari di comprovata efficacia (Erasmus, Marie Curie). Considerato che la mobilità favorisce l'acquisizione e il trasferimento di competenze, occorre garantire la libera circolazione di lavoratori, ricercatori e studenti in tutta Europa e ricompensarla mediante incentivi. La mobilità, inoltre, dev'essere accompagnata da un reddito e da condizioni lavorative accettabili e dal sostegno alle famiglie. A tal fine è necessario anche migliorare l'accesso, a livello europeo, alle informazioni relative ai posti vacanti in tutti gli Stati membri.

2.17

Per quanto riguarda l'importanza e la promozione dell'innovazione, il Comitato rimanda non solo alle proprie raccomandazioni riportate in modo dettagliato più sotto, ma anche e soprattutto all'eccellente rapporto Aho, che appoggia, il quale si sofferma in particolare sulle condizioni giuridiche e sociali necessarie ai fini di un'imprenditoria e di un mercato favorevoli all'innovazione. Fa presente inoltre il suo parere circostanziato sul tema Sfruttare e sviluppare il potenziale dell'Europa nel campo della ricerca, dello sviluppo e dell'innovazione.

2.18

Il progresso e l'innovazione si fondano sulla conversione delle nuove conoscenze in processi e prodotti nuovi e migliori (e sulla costante innovazione di quelli già esistenti), su nuovi modelli imprenditoriali e su metodi di gestione appropriati. Alla base vi sono quindi uno spirito imprenditoriale innovativo e iniziative imprenditoriali. Il progresso e l'innovazione si fondano però anche su servizi innovativi, sul continuo sviluppo del sistema sanitario e, in generale, su una migliore soluzione delle questioni sociali, in un rapporto dialettico con le esigenze economiche.

2.19

Innovare significa dunque concepire e realizzare nuove tecniche, procedimenti, forme organizzative, modelli imprenditoriali e didattici, ecc., che precedentemente non erano stati presi in considerazione, talvolta perché non era possibile. Per questo motivo è importante che la legislazione in materia offra un margine di manovra e di libertà sufficiente affinché le idee nuove su cui non si è ancora riflettuto abbiano anch'esse la possibilità di venir realizzate e non vengano lasciate inaridire a priori solo perché inadatte a quadri normativi troppo dettagliati. L'eccesso di disposizioni restrittive è un ostacolo all'innovazione, ragion per cui il Comitato appoggia tutti i tentativi di semplificazione normativa e di revisione intesi ad individuare eventuali norme superflue, troppo dettagliate e/o eccessivamente restrittive.

2.20

Innovare significa anche accettare un certo rischio di non avere successo o perfino di subire perdite. Generalmente, infatti, la funzionalità di un nuovo approccio o progetto, ma anche i suoi svantaggi o effetti collaterali, si riconoscono solo quando lo si mette alla prova nella pratica e in concorrenza con altri procedimenti. Anche dagli insuccessi si possono ricavare nuove conoscenze. L'opportunità e il rischio sono due facce della stessa medaglia. In linea di principio, l'utilità prevista di un'innovazione dovrebbe essere maggiore dei possibili rischi. Gli eventuali rischi per la società, se necessario, vanno sottoposti a una valutazione particolare. Si potrebbe inoltre esaminare l'opportunità di creare in questo contesto un fondo di rischio (ad esempio presso la BEI) per coprire eventuali danni o perdite, almeno per le piccole e medie imprese.

2.21

Il Comitato ha già ripetutamente fatto notare che il capitale umano è la risorsa più critica e preziosa per la conoscenza e l'innovazione. Una sufficiente disponibilità di istituti di insegnamento necessari per crearlo e un adeguato livello di attrezzature e di qualità sono pertanto presupposti indispensabili per poter soddisfare il fabbisogno di bravi scienziati, ingegneri ed insegnanti.

2.22

Con gli investimenti fatti dalla società e, al medesimo tempo, da ogni singolo scienziato e ingegnere nell'acquisizione di vaste e complesse nozioni di base e conoscenze specialistiche, la società (rappresentata dalla politica) si assume la responsabilità di usare tali investimenti nel miglior modo possibile. Tale responsabilità deve manifestarsi nella preoccupazione di offrire ai ricercatori e agli ingegneri qualificati appropriate possibilità lavorative e opportunità di realizzarsi, la possibilità di formare una famiglia, nonché un percorso professionale adeguato con interessanti possibilità di nuove strade che non comportino rischi di esclusione sul piano professionale o vicoli ciechi. La disoccupazione, la retribuzione troppo bassa e l'impiego inadeguato degli scienziati e ingegneri qualificati (anche a causa dell'eccessivo carico amministrativo e delle troppe attività nel quadro di commissioni) sono uno spreco di investimenti economici e costituiscono un deterrente per la prossima generazione di professionisti, determinandone la scelta di intraprendere professioni non tecniche o scientifiche o di abbandonare l'Europa.

2.23

Non è una contraddizione, a questo proposito, chiedere che gli specialisti con esperienza e i migliori rappresentanti del mondo tecnico-scientifico siano coinvolti in modo determinante, più di quanto sia stato fatto finora, nei processi decisionali e nelle attività amministrative legati alla politica della ricerca, delle imprese e dell'innovazione. In questo contesto, la creazione del Consiglio europeo della ricerca (CER) è un primo passo molto incoraggiante. Anche negli organi di promozione della ricerca e dell'innovazione della Comunità (Commissione compresa) e degli Stati membri vanno immesse e mantenute competenze specialistiche sufficienti. L'amministrazione da sola non basta.

2.24

Una questione particolare è quella della conversione della ricerca e dell'innovazione in prodotti e processi industriali. Non per niente l'obiettivo di Lisbona prevede che i due terzi degli investimenti nella R&S debbano provenire dall'industria. Occorre quindi anche migliorare in modo particolare l'immagine professionale dell'imprenditore e radicarla meglio nella società, data la sua importanza decisiva per l'innovazione, il progresso economico e il benessere in generale. Per questo motivo il Comitato, nella sua funzione di ponte verso la società civile organizzata, ha posto l'«imprenditorialità dal volto umano» al centro del suo futuro programma di lavoro. Solo se ci sarà una classe imprenditoriale responsabile, dinamica, ricca di idee e in grado di realizzarsi nel migliore dei modi, si riusciranno infine a raggiungere gli obiettivi di Lisbona.

2.25

Per quanto riguarda molti altri aspetti e particolari si rinvia alle osservazioni più dettagliate che seguono, nonché in modo particolare a due pareri del Comitato rispettivamente sul tema Verso la società europea della conoscenzaIl contributo della società civile organizzata alla strategia di Lisbona  (1) e Sfruttare e sviluppare il potenziale dell'Europa nel campo della ricerca, dello sviluppo e dell'innovazione  (2).

3.   Osservazioni di carattere generale

3.1

Sviluppo della scienza e della tecnica. L'Europa è la culla di una scienza e di una ricerca moderne in continua evoluzione. Se poi vi si include anche il contesto culturale greco-egizio e si tiene conto della reciproca fecondazione avvenuta in alcuni periodi con la civiltà indiana e araba (3), può dirsi anche la culla della scienza in generale. La scienza e la ricerca, nonostante temporanee fluttuazioni e interruzioni dovute alle guerre, erano caratterizzate da un'interconnessione a livello europeo, al di là dei confini nazionali; la loro metodologia e il modo di pensare che le caratterizza hanno svolto un ruolo decisivo per lo sviluppo dell'odierna società europea e dei suoi valori, nonché del suo stile e livello di vita, e sono stati un segno distintivo dell'area culturale europea (4). Le conquiste che ne sono derivate sono il frutto della libera interazione tra la creatività artigianale e l'iniziativa imprenditoriale, da un lato, e i metodi e sistemi scientifici come pure le tecnologie e i processi industriali che essi hanno consentito di sviluppare, dall'altro.

3.2

Sviluppo della società. Quasi di pari passo con il progresso tecnico-scientifico si sono prodotti sviluppi decisivi sul piano socio-politico, che hanno portato all'affermazione del libero cittadino dello Stato moderno caratterizzato da separazione dei poteri, democrazia, diritti fondamentali e leggi sociali.

3.3

Evoluzione delle condizioni di vita. Nelle regioni e negli Stati interessati questi processi paralleli hanno portato a loro volta a una trasformazione e a un miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini la cui portata non ha precedenti nella storia dell'umanità. Negli ultimi 135 anni l'aspettativa media di vita della popolazione (5) è più che raddoppiata (6). Negli ultimi 50 anni la resa agricola in rapporto alla superficie coltivata è quasi triplicata. Nei paesi industrializzati ricchi si discute di obesità e non di malnutrizione, di eccesso di informazioni e non della loro mancanza, di invecchiamento demografico e non di mortalità infantile. Le capacità e i risultati della moderna e dinamica società industriale ottenuti grazie alla ricerca, allo sviluppo e all'innovazione coprono ogni aspetto dello sviluppo umano e della qualità della vita.

3.4

Uso dell'energia. Un contributo decisivo alla realizzazione di tali progressi è venuto dallo sviluppo e dall'utilizzo intensivo di processi industriali, macchinari e mezzi di trasporto che consumano energia. L'energia ha liberato uomini e donne dal peso dei lavori fisici più pesanti, ne ha moltiplicato la produttività, ha reso possibile la produzione di luce e calore e ha consentito una mobilità, una comunicazione e uno sviluppo culturale inimmaginabili: essa è stata la linfa e il motore delle economie moderne.

3.5

Questione climatica e approvvigionamento energetico. Questa notevole evoluzione comporta però anche nuovi problemi e sfide. Il riscaldamento globale, le sue possibili conseguenze e la strategia per arginarlo sono oggetto di decisioni politiche di grande portata (7) e di numerosi studi (8) che presentano posizioni in parte controverse. Nello Stern Review on the Economics of Climate Change (Rapporto Stern sull'economia del cambiamento climatico) (9), pubblicato alla fine di ottobre 2006, si afferma che, già solo per frenare il riscaldamento globale prodotto dai gas ad effetto serra, sarà necessaria una spesa pari a circa l'1 % del PIL, la quale comprende, in particolare, anche altre attività di R&S necessarie a tal fine. Comunque, anche indipendentemente dal problema climatico, la questione di un approvvigionamento energetico sicuro e sostenibile per l'Europa (e per il mondo intero) è una delle principali sfide politiche; un elemento decisivo per poterla affrontare è un'attività di ricerca e sviluppo decisamente più intensa (10).

3.6

Altri problemi e sfide  (11). Il cambiamento climatico e l'approvvigionamento sostenibile non costituiscono però l'unica problematica. Anche la lotta contro le malattie fisiche e psichiche, il miglioramento delle condizioni di vita delle persone disabili o altrimenti svantaggiate al fine di consentire loro una migliore realizzazione professionale e una maggiore partecipazione alla società della conoscenza, l'impatto dei cambiamenti demografici unitamente alla ricerca gerontologica, una migliore comprensione dei meccanismi di azione e dei contesti economici, sociali e culturali complessi, la tutela dell'ambiente come pure, in generale, la salvaguardia e lo sviluppo delle nostre condizioni di vita, del nostro sistema di valori europeo e del nostro modello sociale sono esempi di temi di ricerca importanti, in merito ai quali il Comitato ha formulato raccomandazioni dettagliate in pareri precedenti, come ad esempio quelli sul Settimo programma quadro di R&S (12) e sui relativi programmi specifici (13).

3.7

Concorrenza globale. La Comunità europea deve altresì far fronte alla sfida molto seria di una concorrenza globale sempre più agguerrita, nel cui contesto si tratta soprattutto di salvaguardare i posti di lavoro, i livelli di reddito e le norme sociali e ambientali europee. Questo è importante non soltanto in relazione alla potenza economica degli Stati Uniti e del Giappone, ma anche e soprattutto alla luce dei risultati notevoli e sempre più significativi ottenuti nel settore industriale e della ricerca da paesi come la Cina (che entro il 2050 intende soppiantare gli Stati Uniti come leader mondiale in campo tecnologico (14)), l'India e il Brasile, e in considerazione del livello decisamente inferiore delle retribuzioni e delle norme sociali e ambientali in tali paesi. È proprio in questo scenario caratterizzato da una concorrenza globale e dalla collegata corsa planetaria a chi investe di più in ricerca e sviluppo, oltre che dalla competizione globale per accaparrarsi i migliori ricercatori ed ingegneri, che la Comunità europea deve ottimizzare la propria politica in materia. Si tratta quindi soprattutto di concorrenza a livello mondiale e non fra i paesi europei.

3.8

Vantaggio nel campo della ricerca, dello sviluppo e dell'innovazione. L'Europa, quindi, potrà restare competitiva solo mantenendo anche in futuro il suo vantaggio nel campo della ricerca, dello sviluppo tecnologico e dell'innovazione permanente, in un contesto sociale e culturale caratterizzato da democrazia, Stato di diritto, affidabilità e stabilità politica, libertà d'impresa, certezza della programmazione, volontà di riuscire e riconoscimento dei risultati. Inoltre, è necessario rafforzare e ampliare lo Spazio europeo della ricerca (SER). Per quanto infatti tale obiettivo sia ormai comunemente riconosciuto in tutte le dichiarazioni politiche di intenti, al momento di agire e tradurlo in priorità effettive (ad esempio il bilancio per la ricerca) e in apposite norme (si pensi alla struttura retributiva (15) e al diritto tributario (16)) sussistono purtroppo notevoli carenze sia a livello comunitario sia nella maggior parte degli Stati membri. La gravità della situazione non andrebbe sottovalutata anche se, fortunatamente, in alcuni Stati membri si nota una certa tendenza al miglioramento (17).

3.9

Risultati tecnico-scientifici di eccellenza. Per garantire il nostro futuro, soprattutto sotto il profilo energetico e climatico, per conservare e migliorare la nostra attuale posizione nel contesto globale e per non mettere in pericolo, anzi rafforzare, il modello sociale europeo è assolutamente necessario ottenere risultati tecnico-scientifici di eccellenza e, in un'ottica imprenditoriale, trasformarli in innovazioni e in potenziale economico competitivo. In fin dei conti la ricerca e lo sviluppo contribuiscono però anche a realizzare l'obiettivo fondamentale di creare nuove e maggiori conoscenze. A sua volta, queste maggiori conoscenze non solo aiutano a risolvere i problemi, ma consentono anche di ampliare la propria concezione del mondo, oggettivare le situazioni conflittuali e arricchire la propria cultura.

3.10

Ravvivare la tradizione. Per l'Europa è quindi giunto il momento di ricordare il suo passato di leader nel settore della ricerca e dell'innovazione e di infondere nuova vita a tale tradizione. La forza dell'Europa sta nella capacità dei suoi cittadini di ottenere risultati. Per questo motivo è necessario promuovere proprio questa capacità in misura ancor maggiore di quanto avvenuto finora. È necessario però anche investire in misura nettamente maggiore nella ricerca e nello sviluppo e aumentare l'efficienza di tali settori, rafforzare la disponibilità e la capacità di innovare dell'industria, del commercio e delle amministrazioni, nonché promuovere e apprezzare l'efficienza ed eliminare gli ostacoli che vi si oppongono.

3.11

Aumentare gli investimenti. Questo significa soprattutto che la Comunità e gli Stati membri dovranno investire in misura nettamente maggiore in ricerca e sviluppo, in un'istruzione generale commisurata a tale scopo e nella formazione dei necessari ricercatori e ingegneri (di entrambi i sessi). Significa però soprattutto promuovere la disponibilità dell'industria, specialmente delle PMI, ad investire in ricerca e sviluppo e rendere gli investimenti più interessanti e remunerativi mediante adeguati regimi giuridici, amministrativi, fiscali (18) e finanziari.

3.12

Un clima sociale favorevole al progresso. Il presupposto fondamentale perché ciò avvenga è l'esistenza di un clima sociale aperto al progresso, all'innovazione e all'imprenditorialità, in cui questo modo di vedere possa dispiegare pienamente i suoi effetti, affinché a tutti i livelli politici si creino le condizioni generali necessarie e si compiano scelte in tale direzione, in modo tale che si generino nuovi posti di lavoro e l'industria sviluppi fiducia e ottimismo in misura sufficiente per i necessari investimenti. In questo contesto occorre familiarizzare più che in passato i cittadini con le conquiste e l'importanza della scienza e della tecnica e con i risultati pionieristici ottenuti dalle imprese. A tal fine bisogna però anche essere consapevoli del fatto che è soprattutto la ricerca di base (19) a costituire il presupposto indispensabile per le future conoscenze e le future innovazioni.

3.13

Riconoscimento delle conquiste realizzate. La società deve essere in grado di cogliere l'impatto decisivo di queste conquiste sul nostro modo di vita odierno, le condizioni in cui si sono prodotte e i risultati tecnico-scientifici, imprenditoriali e culturali ad esse collegati, di insegnarle nelle scuole e di apprezzarle per l'incidenza che hanno sulla nostra esistenza.

3.14

Altri presupposti. Il progresso e l'innovazione permanente non si fondano tuttavia soltanto sulla scienza e tecnologia, ma anche sulla motivazione e sulle capacità di tutti i soggetti interessati, sulla loro disponibilità ad impegnarsi, nonché su nuovi modelli imprenditoriali, metodi di gestione appropriati e condizioni giuridiche favorevoli.

3.15

Accettazione del rischio. Per promuovere nuovi approcci di ricerca, come pure tecnologie, metodi gestionali o modelli imprenditoriali innovativi, bisogna accettare un certo rischio di non avere successo o perfino di subire perdite. Generalmente, infatti, i vantaggi e la funzionalità di un nuovo approccio, ma anche i suoi svantaggi, rischi ed effetti collaterali, si riconoscono solo quando lo si mette alla prova nella pratica e in concorrenza con altri procedimenti. Anche dagli insuccessi si possono trarre nuove conoscenze. Il progresso e il rischio sono due facce della stessa medaglia. In linea di principio, l'utilità prevista di un'innovazione dovrebbe essere maggiore dei rischi che essa può comportare. Gli eventuali rischi per la società, se necessario, vanno sottoposti a una valutazione particolare. Si potrebbe inoltre esaminare l'opportunità di creare in questo contesto un fondo di rischio (ad esempio presso la BEI) per aiutare le imprese a coprire i danni o le perdite, almeno per le piccole e medie imprese.

4.   Istruzione, formazione e apprendimento permanente

4.1

Base di conoscenze. La conoscenza si fonda su due pilastri di uguale importanza: la formazione e la ricerca. Le nuove conoscenze si possono ottenere solo mediante la ricerca e lo sviluppo. A tal fine è necessaria la base delle conoscenze preesistenti, che va trasmessa e consolidata mediante l'istruzione, la formazione e l'apprendimento permanente. Qui di seguito vengono illustrati gli obiettivi perseguiti in tale contesto.

4.1.1

Conoscenze di base. Da un lato si tratta di prevedere, nei programmi di istruzione generale, solide conoscenze di base in materia di scienza, tecnica ed economia, comprese le relative modalità di funzionamento e leggi fondamentali. Solo in questo modo i cittadini saranno in grado, ad esempio, di esprimere un giudizio sui collegamenti, spesso non facilissimi, che occorre conoscere anche per formarsi un'opinione politica qualificata. Di conseguenza, i piani di studio e le ore curricolari nelle scuole di ogni ordine e grado devono essere concepiti in modo da introdurre gradualmente i bambini e i giovani, con esempi chiari e spiegazioni e contenuti didattici stimolanti, al modo di pensare della scienza, della tecnica e dell'economia e al patrimonio di conoscenze disponibile (20), e da renderli consapevoli dell'importanza decisiva che l'attività scientifica, lo sviluppo tecnologico, gli approcci socioeconomici innovativi e la società della conoscenza in generale rivestono per il loro futuro e per le opportunità offerte dalla vita. A tal fine va accordata un'importanza molto maggiore a questa parte dei programmi di formazione. Il Comitato accoglie con favore e appoggia le raccomandazioni formulate nel rapporto Rocard, che dà voce a questa esigenza (21).

4.1.2

Incoraggiare la scelta di una professione scientifica. Al medesimo tempo, le persone che hanno un'attitudine particolare per le materie scientifiche vanno incoraggiate a scegliere una professione in questo settore e ad intraprendere un ciclo di studi notoriamente difficile, dotandole a tal fine di una formazione di base solida. Anche per questo motivo i programmi scolastici, e in particolare quelli dei licei, devono avere un'offerta formativa più ampia e di qualità elevata.

4.1.3

Lacune in ogni senso. Ci sono quindi profonde lacune da colmare nell'offerta formativa in campo tecnico-scientifico, fermo restando che, naturalmente, è necessario promuovere su ampia scala tutte le attitudini dei giovani, e quindi anche per le scienze sociali, per l'economia e per le materie umanistiche. Assicurare una solida istruzione ad ampie fasce della popolazione (a tal fine occorre anche disciplina, come pure la disponibilità degli studenti ad impegnarsi) è importante quanto formare le élite di professionisti scientifici. La disponibilità di istituti di formazione di qualità (dalle scuole elementari fino alle università) è il presupposto fondamentale per creare una società complessivamente ben disposta nei confronti dell'istruzione e della scienza.

4.1.4

Lo spazio europeo della conoscenza. Il Comitato ribadisce la sua raccomandazione di sviluppare, mediante una più intensa cooperazione a livello transnazionale nel campo dell'istruzione, dell'innovazione e della ricerca, uno spazio europeo comune della conoscenza che integri e completi lo Spazio europeo della ricerca. A tal fine è necessario eliminare quanto prima gli ostacoli presenti nel mercato interno che impediscono il passaggio a una società europea della conoscenza. In questo contesto il Comitato rinvia anche al suo parere Verso la società europea della conoscenzaIl contributo della società civile organizzata alla strategia di Lisbona  (22).

4.1.5

Apprendimento permanente e mobilità. In questo contesto svolgono un ruolo importante gli incentivi e le misure a favore dell'apprendimento permanente, che infatti è il presupposto per una società della conoscenza. A tal fine è necessario che gli Stati membri promuovano con intensità ancora maggiore la mobilità personale e che vengano rafforzati i pertinenti programmi comunitari di comprovata efficacia (Erasmus, Marie Curie). La mobilità crea una rete attraverso l'Europa e favorisce l'acquisizione e il trasferimento di competenze; è necessario quindi garantire la libera circolazione di lavoratori, ricercatori e studenti e fare in modo che essa sia accompagnata da un reddito e da condizioni lavorative accettabili e dal sostegno alle famiglie. A tal fine occorre anche migliorare l'accesso, a livello europeo, alle informazioni relative ai posti vacanti in tutti gli Stati membri.

4.2

Standard della formazione specialistica. Occorre anche garantire che la formazione tecnico-scientifica impartita dalle università e dai politecnici sia di livello almeno pari ai più elevati standard internazionali. Il capitale più importante per la ricerca e l'innovazione è infatti costituito da ricercatori ed ingegneri di entrambi i sessi ottimamente qualificati e motivati che, attraverso la formazione continua, conservano e accrescono le loro competenze specifiche per tutta la vita lavorativa; un numero sufficiente di essi possiede le qualifiche necessarie per assumere ruoli dirigenziali e ottenere risultati all'avanguardia in settori estremamente complessi.

4.3

Opportunità per tutti. In futuro il progresso e il successo saranno più che mai il risultato di un lavoro di équipe strutturato e caratterizzato da una suddivisione dei compiti, nel quadro del quale è necessario offrire a tutte le parti coinvolte le migliori opportunità possibili di realizzarsi e di prendere iniziative autonome, in linea con le rispettive attitudini, creatività e capacità di ottenere risultati. Ciò presuppone fra l'altro che i sistemi scolastici abbiano una permeabilità sufficiente per offrire possibilità di formazione ottimali a tutti in funzione delle rispettive attitudini, per esempio anche agli studenti che le manifestano più tardi. È altresì indispensabile disporre di istituti di insegnamento di qualità adeguata per l'intero spettro di qualifiche degli specialisti e dei professionisti di cui si ha e si avrà bisogno per l'ampia gamma di compiti da svolgere nel campo della tecnica, della scienza e dell'economia.

4.4

Collegamenti in rete. In modo particolare per la formazione e il perfezionamento professionale è necessaria un'interconnessione ancora più stretta tra i pilastri della formazione, della ricerca e dell'applicazione industriale, un aspetto, questo, chiaramente collegato al tema dell'apprendimento permanente e della mobilità (cfr. punto 4.1.5). È necessario anche un maggiore collegamento transfrontaliero fra università e politecnici/istituti di istruzione superiore. Anche in quest'ottica il Comitato accoglie con favore il progetto di creare un Istituto europeo di tecnologia (23) che dovrebbe contribuire a sviluppare ulteriormente la capacità innovativa della Comunità e degli Stati membri, collegando le attività di formazione, ricerca e innovazione ai massimi livelli. Non essendo limitato alla formazione e all'insegnamento, questo progetto interessa però anche l'attività di R&S comune e «precompetitiva» (24) delle imprese industriali, come ad esempio lo sviluppo congiunto di tecnologie migliori per i motori nell'industria automobilistica.

5.   Questioni finanziarie e relative procedure

5.1

Gli investimenti: un dovere per tutte le parti coinvolte. La Comunità, gli Stati membri e il settore privato devono fare tutto il possibile (cioè più di quanto facciano attualmente) per effettuare gli investimenti necessari in istruzione, ricerca e sviluppo.

5.2

Obiettivo di Barcellona. L'obiettivo di Barcellona, formulato ai fini dell'attuazione della strategia di Lisbona, deve essere preso molto sul serio da tutti i soggetti interessati e va perseguito con tutte le forze, se non si vuole restare ultimi nella corsa globale a chi investe di più in ricerca e sviluppo. L'obiettivo prevede che la spesa complessiva per la R&S nell'Unione venga aumentata fino a raggiungere, nel 2010, un livello pari quasi al 3 % del PIL e che fino a due terzi degli investimenti necessari provengano dal settore privato.

5.3

Effetto leva del Settimo programma quadro di R&S. Nel dicembre 2006 il Consiglio ha adottato il Settimo programma quadro di R&S (7PQ) per il periodo 2007-2013, che ha una dotazione di circa 50 miliardi di euro e quindi decisamente superiore a quella del programma precedente. Si tratta di un altro successo molto considerevole della politica europea, che aveva avuto l'appoggio determinante del Comitato. Tuttavia, con il bilancio previsto, pari a circa 50 miliardi di euro, la Comunità, dal canto suo, contribuirebbe solo per il 2 % circa (ossia solo per 1/50) agli investimenti complessivi nella R&S indicati dall'obiettivo di Barcellona. Come il Comitato ha ripetutamente sottolineato, ciò non è però sufficiente né per massimizzare l'effetto di leva e di integrazione degli aiuti comunitari sulla politica di sostegno alla ricerca degli Stati membri e sulla necessaria disponibilità dell'industria a investire, né per innescare la notevole crescita richiesta in questi settori per raggiungere l'obiettivo di Barcellona.

5.4

Una raccomandazione ribadita. Il Comitato, tenuto conto anche dell'intenzione di creare un istituto europeo di tecnologia e della grande necessità di svolgere una maggiore attività di R&S sull'approvvigionamento energetico sostenibile e rispettoso del clima, ribadisce perciò la propria raccomandazione (25) di aumentare della metà la quota del sostegno comunitario in una prima fase, nel quadro della revisione del bilancio UE in programma per il 2008, portandola così al 3 % circa degli investimenti indicati dall'obiettivo di Barcellona. Si tratterebbe, da parte della Comunità, di una misura particolarmente efficace per conseguire più rapidamente di quanto si possa immaginare attualmente gli obiettivi sempre più importanti di Lisbona e di Barcellona e per risolvere i summenzionati problemi in modo più rapido ed efficace.

5.4.1

Competizione con la Cina. Lo sforzo di ricerca di paesi come la Cina è in rapido aumento e, nel settore delle tecnologie importanti e indispensabili a livello mondiale, l'Europa deve fare tutto il possibile per non perdere quote di mercato a vantaggio dei concorrenti internazionali. Tuttavia, a livello politico è praticamente impossibile chiedere in modo credibile che il settore privato effettui gli investimenti necessari se poi la Comunità e gli Stati membri non contribuiscono nemmeno con la loro quota a finanziare l'obiettivo di Barcellona da loro stessi formulato.

5.4.2

Finanziamenti di base da parte degli Stati membri. Gli Stati membri dovrebbero almeno fare in modo che le loro università e i loro istituti di ricerca dispongano di finanziamenti di base sufficienti per poter sfruttare nella misura auspicata la possibilità di un cofinanziamento a titolo del 7o programma quadro di RST.

5.5

Disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato. Le norme comunitarie sugli aiuti di Stato dovrebbero essere concepite in modo tale da incoraggiare gli Stati membri e consentire loro di sostenere in misura maggiore e in modo più efficace e meno burocratico di quanto avvenuto finora i progetti di R&S delle università, degli organismi di ricerca e dell'industria, nonché i necessari collegamenti in rete tra questi enti. Andrebbe perciò controllato attentamente se la «disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato a favore di ricerca, sviluppo e innovazione» (26) favorisca davvero questi obiettivi.

5.6

Norme di bilancio nazionali. Nel quadro del finanziamento delle misure di R&S le norme di bilancio dei singoli Stati membri dovrebbero consentire una richiesta/erogazione di fondi più flessibile e adeguata al ciclo di ciascun progetto, ad esempio dando la possibilità di riportare al successivo anno civile o esercizio finanziario una parte degli stanziamenti già assegnati.

5.7

Potenziamento dell'infrastruttura di ricerca. Il Comitato ha anche ripetutamente raccomandato (27) di utilizzare una parte decisamente più cospicua degli stanziamenti erogati a titolo dei fondi strutturali comunitari per potenziare l'infrastruttura di ricerca. A tal fine potrebbe anche essere molto utile impiegare i fondi della Banca europea per gli investimenti.

5.8

Potenziale delle PMI. In questo contesto è altresì necessario rafforzare ulteriormente il potenziale delle PMI, in particolare quelle in fase di avviamento, e in generale creare maggiori incentivi affinché l'industria investa di più in questo settore. Il Comitato rimanda inoltre alle proprie raccomandazioni (28) formulate in merito al programma UE Programma pluriennale a favore dell'impresa e dell'imprenditorialità, in particolare per le piccole e medie imprese (PMI) (2001-2005) e richiama l'attenzione sul sostegno, particolarmente importante in questo contesto, al settore dell'economia della conoscenza. Se si considera che il 98 % di tutte le imprese dell'UE è costituito da PMI, si comprende chiaramente l'importanza di rafforzare la capacità innovativa di questa categoria di imprese (e il Comitato si compiace pertanto che nel 7PQ 1,3 miliardi di euro siano destinati specificatamente alla R&S effettuata da e per le PMI). Le norme attualmente in vigore che ostacolano le PMI andrebbero rivedute e, per quanto possibile, rese meno burocratiche. Inoltre le autorità pubbliche, mediante gli investitori informali (business angels), potrebbero fornire assistenza nell'accesso alle opportunità di finanziamento. L'Europa può trarre degli spunti anche dalla politica di finanziamento attuata in questo campo da altri paesi.

6.   Aspetti strutturali e condizioni generali

6.1

Riferimenti ad altri documenti precedenti. A questo proposito il Comitato rimanda in primo luogo alle due comunicazioni recentemente pubblicate dalla Commissione (29) sul tema dell'innovazione e all'eccellente rapporto Aho (30). Ricorda inoltre il proprio parere (31) Sfruttare e sviluppare il potenziale dell'Europa nel campo della ricerca, dello sviluppo e dell'innovazione, il cui contenuto presenta numerose sovrapposizioni con il presente testo ma che, su parecchi dei temi trattati nel presente parere, è molto più dettagliato.

6.2

L'innovazione è qualcosa di più. Il Comitato, sottolineando e integrando quanto affermato nei summenzionati documenti, ribadisce che il progresso e l'innovazione non si fondano solo sulla scienza e sulla tecnica, ma anche sulla conversione di tali conoscenze in processi e prodotti nuovi e migliori, su nuovi modelli imprenditoriali e su metodi di gestione appropriati. Alla base vi sono quindi anche uno spirito imprenditoriale innovativo e iniziative imprenditoriali. Il progresso e l'innovazione si fondano anche su servizi innovativi, sul continuo sviluppo del sistema sanitario e, in generale, su una migliore soluzione delle questioni sociali. Un esempio a questo proposito è il concetto di «flessicurezza», sul quale il Comitato si è già soffermato (32).

6.3

Innovazione: avventurarsi su un terreno sconosciuto. Innovare significa dunque concepire e realizzare nuove tecniche, procedimenti, forme organizzative, modelli imprenditoriali e didattici, ecc. che precedentemente non erano stati presi in considerazione, ragion per cui la loro funzionalità si può dimostrare solo a posteriori, quando essi danno prova di sé in una concreta situazione concorrenziale.

6.4

Definire quadri normativi flessibili. I quadri normativi, invece, vengono messi a punto sulla base delle conoscenze già esistenti. È molto importante, perciò, che le disposizioni normative offrano un margine di manovra e di libertà sufficiente, ossia sufficiente pluralismo e variabilità, affinché le idee nuove su cui non si era ancora riflettuto possano essere realizzate e non vengano né soffocate sul nascere né lasciate inaridire lentamente, a priori, solo perché non sono adatte ai quadri normativi vigenti. Per tutte le disposizioni normative, quindi, si deve sì aver cura di considerare e sistematizzare le questioni fondamentali, ma occorre anche evitare norme troppo dettagliate. La sovraregolamentazione e l'eccesso di disposizioni restrittive, pur se adottate con buone intenzioni, costituiscono infatti un ostacolo e un impedimento all'innovazione. Per questo motivo il Comitato appoggia tutti i tentativi di semplificazione normativa e di revisione intesi ad individuare eventuali norme superflue e/o eccessivamente restrittive. Ciò contribuisce inoltre ad evitare agli esperti del settore una burocrazia superflua (cfr. infra). E del resto, gli errori dei singoli non devono portare a una sovraregolamentazione generalizzata.

6.5

Libertà di ricerca. Non si può che ripetere che l'innovazione necessita di un sufficiente margine di manovra per le imprese. La libertà di ricerca scientifica — compresa quella da obiettivi non pertinenti, restrittivi (33) o addirittura ideologici — è un presupposto fondamentale per una scienza creativa, come pure per nuove scoperte e invenzioni, fatti salvi i limiti imposti dalle disposizioni di legge relative alle problematiche etiche e fermo restando un uso corretto degli aiuti erogati.

6.6

Conferma del parere CESE 1566/2006. Anche per altri aspetti importanti si rimanda al punto 5.1 del summenzionato parere (34), e il Comitato ribadisce espressamente quanto ivi affermato. Ai punti da 4.7 a 4.11 di tale parere, infatti, il Comitato ha formulato raccomandazioni in merito ai seguenti temi rilevanti anche in questa sede: passaggio dalla conoscenza della natura alla creazione di prodotti, processi e servizi innovativi; mobilità tra mondo accademico e industria; sistemi di informazione pubblicamente accessibili; cluster; imprese start-up; ricerca di base; prodotti innovativi; appalti pubblici; proprietà intellettuale e necessità di un brevetto comunitario; periodo di grazia non penalizzante per le innovazioni; problema linguistico; situazione particolare dei nuovi Stati membri.

6.6.1

Tutela della proprietà intellettuale — brevetto comunitario. In questo contesto va sottolineata ancora una volta in modo particolare l'importanza di una sufficiente tutela della proprietà intellettuale (35): gli investimenti effettuati dalle imprese in ricerca, sviluppo e innovazione devono essere redditizi e l'impegno finanziario, come pure giuridico e amministrativo per ottenere e mantenere i diritti a questa tutela non devono penalizzare la forza economica dell'Europa rispetto a quella dei concorrenti mondiali. Ciò dimostra anche l'impellente necessità di un brevetto comunitario (che preveda un periodo di grazia).

7.   Il fattore umano: scienziati, ingegneri e imprenditori

7.1

La risorsa più preziosa. Il Comitato rimanda anzitutto al proprio parere dedicato specificatamente a questo tema (36), ribadendone e sottolineandone le affermazioni. Nel parere, come già in precedenza, il Comitato aveva fatto notare che il capitale umano è la risorsa più critica e preziosa per la conoscenza e l'innovazione. Il compito più importante è perciò quello di motivare i giovani di talento ad abbracciare studi scientifici o tecnici e di offrire poi loro la migliore formazione possibile.

7.2

Qualità degli istituti di formazione (cfr. punto 4). Il numero, le attrezzature e la qualità degli istituti di insegnamento necessari sono pertanto presupposti indispensabili per soddisfare il fabbisogno di bravi scienziati, ingegneri e imprenditori. Occorre pertanto creare o mantenere un numero sufficiente di università e soprattutto di politecnici attrezzati in modo adeguato, attraenti, di qualità eccellente e con ottimi docenti, nei quali la ricerca e l'insegnamento siano collegati (37). Tali atenei devono poter sostenere la concorrenza con le migliori università statunitensi o di altri paesi extraeuropei, nonché possedere una sufficiente capacità di attrazione per i migliori studenti extracomunitari.

7.3

Responsabilità della società. Con gli investimenti fatti sia dalla società che dai singoli ricercatori per acquisire le vaste e complesse nozioni di base e le profonde conoscenze specialistiche auspicate, la società (rappresentata dalla politica) si assume la responsabilità di usare tali investimenti nel miglior modo possibile. Tale responsabilità deve manifestarsi nella preoccupazione di offrire a chi ha seguito una formazione di ricercatore appropriate opportunità lavorative e possibilità di realizzarsi, nonché un percorso professionale adeguato, con interessanti possibilità di nuove strade che non comportino rischi di esclusione sul piano professionale e vicoli ciechi. La disoccupazione, la retribuzione troppo bassa e l'impiego inadeguato di scienziati e ingegneri qualificati sono uno spreco di investimenti economici e costituiscono un deterrente per la generazione successiva di professionisti, determinandone la scelta di non intraprendere professioni tecniche o scientifiche o di abbandonare l'Europa. Anche una burocrazia esagerata (cfr. punto 7.7) rappresenta un impiego inadeguato.

7.4

Sviluppare le proprie attitudini. Occorre offrire alle persone, e quindi anche a tutti coloro che lavorano nelle imprese, nelle università e negli istituti di ricerca, le migliori opportunità possibili di realizzare le loro potenzialità e di prendere iniziative autonome in funzione delle loro attitudini e della loro creatività e capacità di ottenere risultati, nonché creare un ambiente sociale che consenta loro di formarsi una famiglia e favorisca e promuova la loro capacità creativa. Questo presuppone però anche che, a loro volta, i giovani che hanno avuto la fortuna di ricevere una tale formazione e un tale sostegno si adoperino al massimo per impiegare nel miglior modo possibile, con impegno e senso del dovere, le capacità acquisite e i talenti di cui dispongono. Si tratta di questioni cruciali della politica sociale, della politica familiare, dell'economia aziendale e in generale della cultura del management. A tale proposito, nel frattempo, è stata riconosciuta anche l'importanza che riveste, per la creatività e la produttività, un giusto equilibrio tra lavoro e vita privata (work-life-balance) (38).

7.5

Individuare e valutare i talenti  (39). Le capacità e le prestazioni eccellenti sono praticamente impossibili da rilevare mediante schemi di valutazione prestabiliti (che tra l'altro possono anch'essi dar adito ad abusi). È problematico, ad esempio, il comportamento di quegli autori che, nelle pubblicazioni, di preferenza si citano a vicenda, creando in tal modo una sorta di «cartello delle citazioni» e ottenendo così dei vantaggi nelle valutazioni schematiche. Né il numero delle pubblicazioni, né quello delle citazioni o dei brevetti né altri indici simili, da soli, costituiscono criteri di valutazione affidabili o sufficienti; sono più significativi la qualità, il grado di innovazione e la rilevanza. Inoltre, a volte sono state proprio le scoperte o le invenzioni che hanno aperto nuove strade ad essere divulgate, riconosciute, utilizzate o citate solo con un certo ritardo. Per questo motivo, per valutare la personalità e le prestazioni con tutte le relative caratteristiche e sfaccettature, è necessario il bagaglio di esperienze e la capacità di valutazione personale degli autorevoli rappresentanti delle discipline in cui sono stati ottenuti o ci si aspetta di ottenere tali prestazioni (e anche in questo caso è impossibile evitare completamente valutazioni errate).

7.6

Partecipazione ai processi decisionali. Occorre inoltre coinvolgere più di quanto sia stato fatto finora gli specialisti con esperienza e i migliori rappresentanti del mondo tecnico-scientifico negli importanti processi decisionali e nelle attività amministrative concernenti la politica della ricerca e dell'innovazione e il settore imprenditoriale. In questo contesto, la creazione del Consiglio europeo della ricerca (CER) è un primo passo molto incoraggiante che ha avuto il fermo appoggio del Comitato (40). Tuttavia, anche nella gestione degli aiuti alla ricerca e all'innovazione da parte della Comunità (vale a dire soprattutto della Commissione) e degli Stati membri è necessario immettere e mantenere competenze specifiche sufficienti. A tal fine andrebbero coinvolti anche e soprattutto giovani ingegneri e ricercatori di successo. Il sostegno alla ricerca e all'innovazione non deve limitarsi a una semplice questione amministrativa.

7.7

Alleviare da eccessivi compiti poco pertinenti con l'attività scientifica. Dedicarsi alla ricerca e allo sviluppo, inventare, ma anche rielaborare e trasmettere conoscenze sono attività intellettuali e di laboratorio che richiedono molto tempo, nonché momenti di concentrazione assoluta e di riflessione. Dal 2000 il Comitato ha ripetutamente (41) fatto notare che un'attività eccessiva e sempre più intensa legata ai lavori delle varie commissioni, alla presentazione e valutazione di progetti e all'elaborazione di rapporti, ossia un eccesso di burocrazia in generale, occupa ormai la maggior parte dell'orario di lavoro di molti esperti, sottraendo tempo ai loro veri compiti. Ciò va a detrimento della forza innovativa e della capacità di ottenere risultati, anche nel caso di specialisti eccellenti. Questa evoluzione negativa viene ora denunciata sempre più spesso anche dai mezzi di comunicazione (42). Il Comitato si compiace che la Commissione abbia dichiarato di voler affrontare questo tema e cercare, assieme agli Stati membri, di alleggerire il lavoro dei ricercatori. A tale proposito, la richiesta di coinvolgere gli esperti nei processi decisionali relativi alla politica della ricerca non è in contraddizione con la necessità di alleviare il carico burocratico. Al contrario, essa può perfino aiutare a realizzare questo obiettivo. Un obiettivo concreto dovrebbe essere quello di armonizzare e concentrare le numerose procedure richieste dai diversi donatori, istituzioni partner, reti e organi di controllo e di valutazione per la presentazione delle domande, la rendicontazione e il monitoraggio. In questo modo, inoltre, si aumenterebbe notevolmente la trasparenza.

7.8

Fuga dei cervelli e mobilità. La professione dell'ingegnere o del ricercatore, giustamente (cfr. anche punto 4.1.5), richiede mobilità e flessibilità, ma questo non deve andare a scapito delle condizioni della vita personale e familiare né della sicurezza sociale (43). Non deve nemmeno provocare un'emigrazione netta dei migliori scienziati dall'Europa. Le condizioni professionali in Europa devono quindi essere sufficientemente attraenti da evitare una tale situazione e garantire, nel complesso, un bilancio almeno equilibrato per quanto riguarda la mobilità internazionale dei professionisti altamente qualificati. Tuttavia, in alcuni Stati membri vi è anche il timore che all'interno dell'UE possa verificarsi una fuga di cervelli in un'unica direzione. Come il Comitato ha già ripetutamente raccomandato (cfr. anche il punto 5.7), andrebbe quindi destinata una quota decisamente maggiore dei fondi strutturali comunitari al potenziamento dell'infrastruttura di ricerca, onde creare in tutti gli Stati membri centri di ricerca attraenti che, a loro volta, potrebbero essere dei poli di attrazione per i ricercatori interessati a tornare in patria e, al medesimo tempo, dei partner nelle varie reti.

7.9

Immagine professionale dell'imprenditore. Una questione particolare è quella della conversione della ricerca e dello sviluppo in prodotti e processi innovativi. Non a caso l'obiettivo di Lisbona prevede che i 2/3 degli investimenti per la ricerca provengano dall'industria. Si tratta quindi in modo particolare anche di migliorare l'immagine della professione di imprenditore e di ancorarla meglio nella società, data la sua importanza decisiva per l'innovazione, il progresso economico e il benessere generale. Per questo motivo il Comitato, nella sua funzione di ponte con la società civile organizzata, ha posto il tema dell'imprenditorialità dal volto umano al centro del suo futuro programma di lavoro. Solo se ci sarà una classe imprenditoriale responsabile e dinamica in grado di realizzarsi nel migliore dei modi, alla fine si riusciranno a raggiungere gli obiettivi di Lisbona.

Bruxelles, 12 luglio 2007

Il presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Dimitris DIMITRIADIS


(1)  GU C 65 del 17.3.2006.

(2)  GU C 325 del 30.12.2006.

(3)  Forse anche con la civiltà cinese.

(4)  Una descrizione molto dettagliata e articolata di questi processi figura nel parere di iniziativa del Comitato sul tema Scienza, società e cittadini in Europa (GU C 221 del 7.8.2001).

(5)  Il dato si riferisce alla Germania.

(6)  Grazie anche soprattutto alla diminuzione della mortalità infantile.

(7)  Consiglio europeo del 23-24 marzo 2006, conclusioni della presidenza (Energia sostenibile).

(8)  

Cfr. per esempio:

1)

Organizzazione meteorologica mondiale (OMM)/Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (PNUA): rapporto scientifico del gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici Climate Change 2007: The Physical Science BasisSummary for Policy Makers, oppure

2)

lettera aperta di 61 scienziati al primo ministro canadese

(http://www.lavoisier.com.au/papers/articles/canadianPMletter06.html)

(9)  http://www.hm-treasury.gov.uk/independent_reviews/stern_review_economics_climate_change/sternreview_index.cfm.

(10)  GU C 241 del 7.10.2002, La necessità di una ricerca finalizzata a un approvvigionamento energetico sicuro e sostenibile, e la recente pubblicazione Transition to a sustainable energy system for EuropeThe R&D perspective (Il passaggio a un sistema energetico sostenibile per l'Europa nell'ottica della R&S), ISBN 92-79-02688-7.

(11)  A questo proposito cfr. il parere GU C 185 dell'8.8.2006.

(12)  GU C 65 del 17.3.2006.

(13)  GU C 185 dell'8.8.2006.

(14)  Cfr. la rivista Bild der Wissenschaft 9/2006, pag. 109.

(15)  E in particolare alla situazione retributiva e contrattuale dei giovani ricercatori e ingegneri.

(16)  A questo proposito cfr. la comunicazione della Commissione Per un utilizzo più efficace degli incentivi fiscali a favore della R&S (COM(2006) 728 def.).

(17)  Cfr. l'articolo Zwischen Fortschritt und Stillstand (Tra progresso e stagnazione), in: Frankfurter Allgemeine Zeitung n. 49 del 27.2.2007, pag. 17.

(18)  A questo proposito cfr. anche la comunicazione della Commissione Per un utilizzo più efficace degli incentivi fiscali a favore della R&S (COM(2006) 728 def.), in merito alla quale il Comitato elaborerà un parere specifico.

(19)  A questo proposito cfr. in particolare il parere (GU C 110 del 30.4.2004). Storicamente è proprio nel settore della ricerca di base che sono state avviate le prime iniziative di cooperazione scientifica in Europa (occidentale), nate dall'esigenza di istituire centri per ospitare grandi apparecchiature e creare una massa critica i cui costi superavano le capacità economiche dei singoli Stati o la loro disponibilità a stanziare fondi a tale scopo.

(20)  Non si tratta tanto di imparare e dominare una lunga serie di formule, ma di una comprensione basilare della tecnica e delle leggi elementari della natura, oltre che di saper cogliere l'importanza dei nessi quantitativi e l'utilità della matematica.

(21)   Science education now: A Renewed Pedagogy for the Future of Europe , relazione del gruppo ad alto livello sull'istruzione scientifica: Michel Rocard (presidente), Peter Csermely, Doris Jorde, Dieter Lenzen, Harriet Walberg-Henriksson, Valerie Hemmo (relatrice), a cura della DG Ricerca, direzione Scienza, economia, società, 2007, EUR 22845.

(22)  GU C 65 del 17.3.2006.

(23)  GU C 93 del 27.4.2007.

(24)  A questo proposito, cfr. anche il punto 7 del parere (GU C 204 del 18.7.2000).

(25)  GU C 325 del 30.12.2006.

(26)  GU C 323 del 30.12.2006, pagg. 1-26.

(27)  Tra l'altro nel parere (GU C 65 del 17.3.2006).

(28)  GU C 234 del 22.9.2005.

(29)  Mettere in pratica la conoscenza: un'ampia strategia dell'innovazione per l'UE (COM(2006) 502 def., del 13.9.2006) e Un'Europa moderna e favorevole all'innovazione (COM(2006) 589 def., del 12.10.2006).

(30)  EUR 22005, Creare un'Europa innovativa, ISBN 92-79-00964-8.

(31)  GU C 325 del 30.12.2006.

(32)  Cfr. ad esempio il parere Flessicurezza: il caso della Danimarca (GU C 195 del 18.8.2006).

(33)  Cfr. anche (GU C 65 del 17.3.2006), punto 4.13.2 Carta europea dei ricercatori, come pure la nota a piè pagina.

(34)  GU C 325 del 30.12.2006.

(35)  A questo proposito cfr. il discorso del commissario Günter VERHEUGEN, del 19.4.2007, sul tema La proprietà intellettuale: motore dell'innovazione in Europa (SPEECH/07/236).

(36)  I ricercatori nello Spazio europeo della ricerca: una professione, molteplici carriere (GU C 110 del 30.4.2004).

(37)  A tal fine potrebbe essere utile migliorare ulteriormente il collegamento tra le università e gli istituti di ricerca extrauniversitari, soprattutto per poter integrare le loro apparecchiature e la loro infrastruttura nel binomio ricerca-insegnamento, ma anche per garantire che nei corsi accademici confluiscano le scoperte più recenti.

(38)  Cfr. Frankfurter Allgemeine Zeitung n. 257 del 4.11.2005, C 1.

(39)  Cfr. anche (GU C 110 del 30.4.2004).

(40)  Cfr. anche (GU C 110 del 30.4.2004).

(41)  Cfr. in modo particolare il punto 9.8 segg. del parere (GU C 204 del 18.7.2000). Il punto 9.8.2, ad esempio, recita: «Quindi ogni scienziato di successo dispone in modo limitato di possibilità di interazione e di tempo per allacciare contatti dai contenuti significativi con altre persone, gruppi, organi, commissioni eccetera, senza danneggiare i propri risultati scientifici. Procedure di richiesta e di valutazione troppo numerose e onerose, specie se hanno esito negativo, sottraggono alla ricerca il lavoro di persone indispensabili. Ciò vale in particolare a causa del fatto che per uno stesso progetto vengono impiegati troppi strumenti di sostegno e procedure di valutazione, che a volte si sovrappongono».

(42)  Cfr. ad esempio l'articolo Ein Forscher geht, in: Frankfurter Allgemeine Zeitung n. 60 del 12.3.2007 e l'intervista a Harald UHLIG, in: Frankfurter Allgemeine Zeitung n. 67 del 20.3.2007.

(43)  Cfr. anche GU C 110 del 30.4.2004.


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