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Document 52000IE1194

Parere del Comitato economico e sociale sul tema "Nuovi saperi — Nuovi impieghi"

OJ C 14, 16.1.2001, p. 103–113 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

52000IE1194

Parere del Comitato economico e sociale sul tema "Nuovi saperi — Nuovi impieghi"

Gazzetta ufficiale n. C 014 del 16/01/2001 pag. 0103 - 0113


Parere del Comitato economico e sociale sul tema "Nuovi saperi - Nuovi impieghi"

(2001/C 14/21)

Il Comitato economico e sociale, in occasione della sessione plenaria del 27 aprile 2000, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 23, terzo paragrafo, del Regolamento interno, di elaborare un parere sul tema di cui sopra.

Il Sottocomitato "Nuovi saperi - Nuovi impieghi", è incaricato di predisporre i lavori in materia, conformemente al disposto dell'articolo 11, paragrafo 4, e dell'articolo 19, paragrafo 1 del Regolamento interno.

Il Sottocomitato ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo della Relatrice Engelen-Kefer e del Correlatore Morgan, in data 2 ottobre 2000.

Il Comitato economico e sociale ha adottato il 19 ottobre 2000, nel corso della 376a sessione plenaria, con 83 voti favorevoli, 23 contrari e 6 astensioni, il seguente parere.

1. Introduzione

1.1. In occasione del Consiglio di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000, l'Unione si è prefissata un nuovo obiettivo strategico per il nuovo decennio: "diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale"(1).

1.2. L'attuazione delle decisioni prese a Lisbona occuperanno una posizione centrale nel programma di lavoro della presidenza francese la quale intende porre l'accento sui seguenti temi:

- adozione di un programma sociale, ovvero un nuovo programma di lavoro quinquennale in materia di politica sociale;

- maggiore enfasi sulla politica economica;

- ruolo leader dell'Europa nella società dell'informazione;

- creazione di un vero spazio economico europeo.

Ricollegandosi al parere in merito alla riunione del Consiglio europeo di Lisbona(2), il Comitato desidera, con il presente parere d'iniziativa, contribuire in maniera concreta al Convegno "Nuovi saperi - Nuovi impieghi" che si terrà a Parigi l'8 novembre 2000.

2. Nuovi saperi

2.1. Società dell'informazione

2.1.1. È generalmente riconosciuto che l'era industriale di Ford e Taylor è stata soppiantata da quella dell'informazione. L'automazione d'ufficio e industriale e i nuovi processi commerciali basati sulle comunicazioni di dati, come EDI, hanno trasformato la natura del lavoro e la struttura delle imprese e delle organizzazioni.

2.1.2. Tuttavia l'importanza di quanto sopra per i lavoratori non è stata ben compresa. Si diviene lavoratori della conoscenza in qualsiasi settore si lavori, pubblico o privato, industriale o commerciale, produzione o servizi.

2.1.3. Anche il trattamento delle informazioni si è evoluto, attraverso la convergenza dei settori della tecnologia, dei media e delle telecomunicazioni (TMT). La materia prima di tali settori è l'informazione in tutte le sue rappresentazioni multimediali. Tale informazione (in altre parole i dati) è impersonale nella sua forma meccanica. La conoscenza, tuttavia, è personale. I lavoratori della conoscenza possono essere distinti e suddivisi in categorie secondo il modo in cui personalizzano e utilizzano l'informazione.

2.2. Conoscenza ed informazione

2.2.1. La caratteristica principale della società dell'informazione, della nuova economia, eccetera, è che valutano il capitale umano più di quello materiale.

2.2.2. L'investimento nel capitale umano comporta lo sviluppo di capacità e competenze individuali. Nel presente parere, tali capacità e competenze sono definite come "conoscenza".

2.2.3. La conoscenza è dinamica. Si accumula con l'apprendimento, con l'esperienza e con l'informazione ricevuta. Il ruolo dell'apprendimento, particolarmente nel sistema di istruzione, è quello di fornire i concetti, le regole e i principi grazie ai quali in seguito si reperisce, si analizza e si usa l'informazione. Le persone utilizzano la loro conoscenza per trattare l'informazione nel loro lavoro. In tal modo siamo tutti lavoratori della conoscenza. La "nuova conoscenza" è rafforzata dalla tecnologia dell'informazione.

2.2.4. Occorre far sì che il massimo numero possibile di lavoratori, e in generale di cittadini, possa trasformare tali dati in informazioni utili e integrarli quindi in conoscenze utilizzabili.

2.2.4.1. Dopo la conversione di un'impresa/organizzazione alla TMT, tutti i suoi dati, le sue politiche e procedure operative sono memorizzati nei computer e tutte le attività connesse alla sua missione fondamentale sono svolte mediante stazioni di lavoro collegate a tale sistema informatico.

2.2.4.2. Le imprese ed i dipendenti devono adeguarsi ai metodi di lavoro definiti in funzione del loro rapporto rispetto ai sistemi informatici. Si provvede a una riorganizzazione del lavoro e a una ridefinizione dei compiti. Tali mutamenti richiedono l'adeguamento di tutte le parti interessate, le quali necessitano di "nuove" conoscenze.

2.2.4.3. Sta nascendo un nuovo sistema di impieghi e mansioni. Ad un'estremità dello spettro si collocano attività lavorative concernenti la definizione delle regole, dei principi e delle politiche utilizzati nella programmazione dei computer, che non coincide con la programmazione stessa delle macchine ma costituisce un'attività professionale a parte. Fra le mansioni all'altra estremità dello spettro possono invece rientrare l'utilizzo delle stazioni di lavoro in modo da applicare le regole e le politiche che disciplinano il funzionamento dell'organizzazione.

2.2.4.4. È in questo modo che i nuovi saperi determinano la nascita di nuovi impieghi. I sistemi informatici creano un nuovo ambiente di lavoro e l'interazione con essi dà origine a nuove mansioni, a nuovi impieghi e a una ridefinizione di quelli preesistenti.

2.2.5. Poiché i nuovi saperi stanno trasformando le scienze, in particolare la biotecnologia e la genetica, con tutte le nuovi possibilità e le nuove dimensioni dell'etica, occorre applicare in modo più lato il principio di precauzione.

2.3. Nella società della conoscenza e dell'informazione le regole del gioco cambiano

2.3.1. I fattori competitivi tradizionali come pure la distanza stanno diventando meno importanti. La barriera della distanza è stata superata con le telecomunicazioni. La portata ed i costi contano di meno rispetto alla creatività ed alla flessibilità. Saranno di primaria importanza la formazione, l'espansione e il contributo delle PMI, fonti queste ultime di tanta innovazione. Alcune grandi imprese tendono ad acquisire PMI per sviluppare e mantenere la loro leadership nel mercato.

2.3.2. La capacità di apprendere, ovvero la capacità di produrre quanto prima nuovo sapere (idee e innovazione) dalle conoscenze disponibili, diviene il vantaggio competitivo più importante di un'organizzazione(3). Il prezzo che raggiungono sul mercato le informazioni ovvero i prodotti della conoscenza non dipende tanto dal tempo di lavoro utilizzato quanto dall'esclusività che forse detengono per un periodo limitato di tempo.

2.4. Le innovazioni richiedono un clima fondamentalmente diverso da quello che possono offrire le forme di management e di imprenditoria introdotte un secolo fa per garantire un'organizzazione efficace della produzione. Il sistema fondato sull'impartizione di ordini, sull'ubbidienza e sul controllo viene sempre più spesso sostituito da forme flessibili di cooperazione basate sulla partecipazione che potrebbero consentire alle conoscenze e alle competenze individuali di dispiegarsi più efficacemente.

2.5. L'organizzazione sociale e la gestione dei quadri, tra i lavoratori impiegati nelle attività "primarie", continuerà a cambiare. L'enfasi verrà posta sulla collaborazione multidisciplinare (nella produzione di automobili, nelle strutture sanitarie, ecc.). Il rapporto di interrelazione tra questi lavoratori e l'organizzazione cambierà probabilmente in maniera significativa. Il lavoro sarà anche logisticamente più variato, con una maggior quota di lavoro a domicilio. Ma anche in tal caso tali lavoratori saranno con ogni probabilità occupati dalle organizzazioni della conoscenza.

2.6. Il Consiglio e il Parlamento convengono sulla necessità di adeguare i sistemi di istruzione e di formazione alle nuove esigenze della società della conoscenza, di sviluppare ulteriormente il coordinamento a livello europeo di una politica in materia di occupazione attiva e stimolante, di modernizzare i sistemi di protezione sociale e di adattarvi in generale la politica sociale, di promuovere l'inclusione sociale. Il Comitato concorda appieno con tale impostazione e ritiene che la lotta contro la disoccupazione costituisca il presupposto essenziale per la partecipazione di tutti i cittadini alla società della conoscenza. Un posto di lavoro di qualità costituisce la miglior difesa dall'esclusione sociale.

3. L'occupazione in una società fondata sulla conoscenza

3.1. Nell'UE l'ultimo decennio è stato contraddistinto dalla disoccupazione di massa. A prima vista sembra che le nuove tecnologie siano all'origine della perdita di posti di lavoro. Eppure le tecnologie divengono causa di disoccupazione solamente quando le innovazioni si limitano alla razionalizzazione e alla sostituzione. Finora nell'Unione europea la globalizzazione non è stata accompagnata in misura sufficiente dall'innovazione. Per la creazione di posti di lavoro finora non si è sfruttato abbastanza il potenziale offerto dalle tecnologie dell'informazione e dalla loro applicazione.

3.2. I nuovi saperi, le nuove tecnologie e le nuove modalità di organizzazione creano, modificano ed eliminano impieghi in tutti i settori. La quantità dei nuovi posti di lavoro ed il reddito garantito da tali posti dipenderanno dalla velocità con la quale l'economia e la società dell'Unione sapranno adattarsi alle nuove realtà e dall'abilità con la quale le organizzazioni dell'Unione riusciranno a migliorare la produttività dei lavoratori di entrambi i settori. D'altra parte ciò dipende dalla velocità in cui vengono ridefiniti ed adattati all'era dell'informazione impieghi e mansioni.

3.3. La società dell'informazione sta inoltre creando nuove esigenze che possono essere soddisfatte unicamente da nuovi posti di lavoro. Non vi è motivo di pensare che in futuro non ci sarà più alcuna crescita. Alcuni degli ambiti interessati sono:

- tecnologia, media, telecomunicazioni (TMT)

- formazione, salute, forma fisica e stile di vita

- intrattenimento, turismo e industria del tempo libero in generale

- commercio, trasporti e servizi finanziari

- l'ambiente e gli alloggi

- servizi domestici, personali e commerciali.

3.4. Con l'affermarsi di nuovi modelli di lavoro, di nuovi rapporti di lavoro, di nuove attività e programmi nella vita privata, il contesto sociale è destinato a cambiare in maniera radicale. Se l'UE vuole conservare l'etica del proprio modello sociale esso andrà trasformato completamente per essere adeguato alle circostanze della società della conoscenza del XXI secolo.

3.5. Il settore TMT

3.5.1. L'economia della conoscenza dipende molto dal settore TMT. Tutti i lavoratori "primari" utilizzeranno costantemente apparecchiature elettroniche connesse a loro volta, in rete, alle fonti di informazione.

3.5.2. L'offerta di apparecchiature e servizi TMT comporta pertanto enormi possibilità occupazionali nell'era dell'informazione. L'impatto del comparto TMT sui settori della "vecchia economia" potrebbe essere ancor più grande dato che è proprio tramite TMT che le imprese della vecchia economia devono trasformarsi, se no rischiano di essere estromesse dal mercato.

3.5.3. Persino oggi vi è un'enorme carenza di lavoratori qualificati che possano occupare posti disponibili nel settore della tecnologia dell'informazione. Si tratta di un'opportunità di lavoro importante ed entusiasmante. Gli Stati membri dovrebbero mobilitare le proprie risorse umane per occupare tali posti. Vi sono opportunità di successo per le iniziative a favore dell'occupazione nel settore pubblico, per le iniziative nel settore privato tramite programmi di apprendistato e per le iniziative nel settore delle tecnologie dell'informazione grazie alle agevolazioni che offrono sul piano dell'istruzione e della formazione aziendali. In generale, la programmazione della formazione acquisirà sempre maggiore importanza.

3.5.4. TMT facilita inoltre la formazione di nuove imprese economiche (da impresa a impresa, da impresa a consumatore, da consumatore a consumatore) in tutta una serie di campi. Per permettere alle economie dell'Unione di trarne vantaggio, la creazione delle imprese, il capitale di rischio e le PMI hanno bisogno di un habitat favorevole(4). Se la creazione di nuove imprese non avrà impulso, non potrà emergere nemmeno l'e-Europa.

3.6. Servizi

3.6.1. Vi sono numerose categorie di lavoro nei servizi che continueranno a trasformarsi.

3.6.2. Importanti categorie di lavoro basato sulle conoscenze saranno al centro del compito primario dell'organizzazione. I lavoratori si avvarranno di stazioni di lavoro e saranno collegati in rete on-line con i sistemi informativi dell'organizzazione. A livello di organizzazione e nel contesto della formazione occorrerà fare il possibile per evitare che alcuni lavoratori siano "gestiti" dai loro terminali informatici.

3.6.3. Talune categorie di lavoro nei servizi, pur andando a beneficio dell'organizzazione, verranno probabilmente appaltate (es. ristorazione, pulizie, giardinaggio, sicurezza, ecc.). Tali occupazioni sono contraddistinte dal fatto che non sono collegate in rete con i sistemi informativi primari dell'organizzazione. Le imprese committenti costituiscono un elemento importante della nuova scena economica. Al vertice delle piramidi tali imprese avranno anche lavoratori della conoscenza. Non bisogna tuttavia sottovalutare alcuni rischi. Occorre realizzare il giusto equilibrio tra il mantenimento dei servizi integrati e gli appalti.

3.6.4. L'offerta di servizi personali e domestici rappresenta un settore in crescita, che profitterà anch'esso dalle qualifiche e se tali servizi verranno forniti da organizzazioni professionali ad hoc. Certi settori d'attività offrono servizi personali agli altri lavoratori. Le necessità di sostegno a livello di servizi aumentano poiché questi lavoratori utilizzano tecnologie TMT (tecnologia, media, telecomunicazioni) per muovere verso un'attività lavorativa offerta sette giorni su sette e ventiquattr'ore su ventiquattro.

3.6.5. Il cambio di atteggiamento nella società e l'aumento della quantità di genitori occupati stimola la domanda di servizi disponibili "fuori casa" e "fuori orario", soprattutto banche, cure sanitarie, istruzione e servizi offerti dalle amministrazioni locali.

3.6.6. In settori in cui vi è carenza di manodopera qualificata le remunerazioni sono relativamente elevate e con ogni probabilità continueranno ad esserlo. Sarà difficile evitare un divario crescente tra i redditi dei lavoratori altamente qualificati e quelli dei lavoratori meno qualificati. Gli aumenti di reddito dei lavoratori dei servizi dipenderanno dal miglioramento della produttività che dipenderanno a loro volta in gran parte dalle loro possibilità di ricevere una gestione, una motivazione ed una formazione.

Questa tendenza favorisce anche la richiesta di lavoratori qualificati in tali settori e la richiesta di possibilità di formazione specifica.

3.7. Innovazione

3.7.1. La tecnologia dell'informazione costituisce una tecnologia chiave che consente di realizzare numerose innovazioni. Le agevolazioni specifiche che offre fanno sì che le innovazioni nel settore dell'informazione siano però anche più facili da imitare, motivo per cui solo un ritmo serrato delle innovazioni assicura una posizione di vantaggio. Una crescita stabile dipende pertanto soprattutto dal processo dinamico.

3.8. In passato le innovazioni si realizzavano gradualmente. I reparti addetti allo sviluppo, alla produzione e al marketing erano direttamente collegati tra loro, il contributo esterno era ridotto. Al giorno d'oggi le innovazioni provengono da più fonti, sia interne che esterne. L'intero processo è molto più flessibile ed orientato alle esigenze del mercato. Talvolta le imprese innovative non hanno successo perché restano isolate.

3.9. Molte innovazioni sono impensabili senza l'apporto della ricerca, però la ricerca di per sé non costituisce innovazione. Sono proprio le imprese più giovani, che utilizzano e sviluppano attività ad alta tecnologia e tecnologie di punta, ad avere bisogno di collegamenti efficaci con la ricerca. Necessitano di idee utili, di prototipi e di collaboratori qualificati. La ricerca finanziata dallo Stato svolge una funzione importante offrendo sostegno e preparazione. Il Comitato incoraggia la creazione e la promozione di centri di competenza per far conoscere i risultati utilizzabili e per poter realizzare in maniera più efficace il processo di trasferimento(5). Occorre inoltre sviluppare i servizi di consulenza per le giovani aziende.

3.10. Il Comitato appoggia gli sforzi del Consiglio intesi a creare un migliore collegamento in rete dei programmi di ricerca a livello nazionale e comunitario e a diffondere la ricerca e lo sviluppo avanzati. Altrettanto vale per l'auspicato sviluppo di metodi trasparenti per il coordinamento del benchmarking della politica in materia di ricerca e di sviluppo e per la rimozione degli ostacoli alla mobilità dei ricercatori nell'UE.

3.11. Il miglioramento della situazione occupazionale in Europa si fonda sulla promozione di una crescita economica qualitativa e sostenibile: rinunciando alla crescita economica non si risolvono certo i problemi attuali. È pertanto necessario conseguire l'obiettivo di una crescita pari almeno al 3 % su scala UE. Per poter ottenere effetti sostenibili, oltre agli obiettivi quantitativi abbiamo bisogno quanto più possibile anche di obiettivi qualitativi(6).

3.12. Nell'ambito della politica occupazionali i successi durevoli vengono solo da una politica globale coerente a lungo termine. I vari processi della strategia economica ed occupazionale (Lussemburgo, Cardiff, Colonia) assegnano un'alta priorità all'interazione delle varie politiche, economica, finanziaria, monetaria e del mercato del lavoro, come pure alla capacità di adattamento di lavoratori e imprese. I piani di azione nazionali mostrano tuttavia che l'attuazione della strategia occupazionale dev'essere ancora rafforzata, in modo che possano essere meglio sfruttate le possibilità della società dell'informazione.

4. Formazione e perfezionamento professionali nella società della conoscenza

4.1. Ogni innovazione nasce innanzitutto dalle qualificazioni e dalla motivazione delle parti interessate. Il rafforzamento dell'occupabilità grazie ad una politica di qualificazione globale costituisce pertanto un elemento fondamentale della politica europea, in particolare data la sua necessità di adattare impieghi e mansioni all'ambiente dell'informazione. Senza una buona offerta di competenze non sarebbe possibile conseguire sufficienti posti di lavoro, quand'anche tutti gli altri elementi dell'innovazione presentassero un funzionamento ottimale(7).

4.2. Il passaggio alla società dell'informazione e della conoscenza non richiede solo un aumento quantitativo degli investimenti nell'istruzione, bensì pone anche la politica dell'istruzione di fronte ad esigenze qualitative del tutto nuove. Occorre procedere ad una definizione e a un rimodellamento radicalmente nuovi dell'istruzione e dell'apprendimento.

4.2.1. La continuità tra istruzione primaria, secondaria e terziaria deve garantire a tutti gli studenti di poter essere seguiti ed istruiti per potersi sviluppare appieno. Inoltre si deve porre un'enfasi sulle competenze "sociali" e su un'istruzione generale sufficientemente ampia da servire di base all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita.

4.2.2. È cruciale garantire possibilità di apprendimento lungo tutto l'arco della vita per facilitare un'istruzione continua e professionale nelle discipline esistenti e per permettere a tutti di apprenderne di nuove. Ciò comporta apertura da parte dei datori di lavoro e la disponibilità, "fuori orario", di possibilità di insegnamento primario, secondario e terziario.

4.3. Per salvaguardare l'occupabilità occorre una formazione lungo tutto l'arco della vita. Tutti devono potersi avvalere di buone possibilità per mantenere la propria occupabilità. Vanno sviluppati nuovi metodi di insegnamento e di apprendimento grazie ai quali sia possibile determinare e orientare da sé l'apprendimento e trasferirlo su strutture collegate in rete. Occorre inoltre realizzare strutture appropriate per impartire l'istruzione lungo tutto l'arco della vita, nonché accrescere la trasparenza e la consulenza in materia di processi di apprendimento. Sul piano dell'UE e a livello nazionale dovrebbero essere sviluppate strategie realistiche a sostegno della formazione lungo tutto l'arco della vita.

4.4. Gli orientamenti UE in materia di politica dell'occupazione e gli indirizzi di massima della politica economica dell'UE richiedono parimenti maggiori stimoli a favore degli investimenti in capitale umano. In tali orientamenti gli Stati membri e, nella misura del possibile, le imprese, i sindacati e le altre parti interessate sono invitati a riferire in merito alle azioni intraprese nell'ambito del capitale umano e gli obiettivi dovrebbero essere portati avanti in maniera concreta e dinamica. Il Comitato incoraggia un'osservazione sistematica delle migliori pratiche ed è disposto a svolgere un ruolo specifico in tale contesto.

4.5. Si accoglie altresì con favore il fatto che le linee direttrici sull'occupazione dell'UE giudicano opportuno che entro la fine del 2002 tutte le scuole siano attrezzate e tutti gli studenti abbiano accesso ad Internet. Gli studenti e gli istituti di istruzione dovrebbero disporre di un accesso gratuito a Internet. Occorre imboccare nuove strade in materia di qualificazione per soddisfare le esigenze in materia di TI e per promuovere la mobilità professionale, in particolare per i gruppi che hanno difficilmente accesso agli istituti di istruzione e formazione.

4.6. Per poter soddisfare le nuove esigenze del mondo del lavoro, oltre alle conoscenze in materia di tecnologie dell'informazione e alle competenze nel campo dei mezzi di comunicazione, divengono elementi chiave anche competenze sociali quali la capacità di comunicare e di lavorare in gruppo. La formazione in materia di tecnologie dell'informazione e la promozione delle competenze sociali devono pertanto iniziare negli istituti di istruzione generale e costituire una misura di accompagnamento costante in tutte le fasi successive della formazione e dell'attività lavorativa. Le rapide trasformazioni tecnologiche richiedono un costante adeguamento soprattutto dei sistemi di formazione professionale iniziale e di perfezionamento. Oltre a una sufficiente offerta di posti di formazione con prospettive di avvenire, la politica europea in materia di occupazione ha per compito principale quello di creare un valido collegamento tra istruzione generale, formazione professionale iniziale e perfezionamento professionale nello spirito della "formazione lungo tutto l'arco della vita".

4.7. I sistemi d'istruzione devono essere aperti per consentire a tutti di trovare un posto di lavoro nella società dell'informazione. Occorre offrire accesso alle nuove possibilità di apprendimento anche ai gruppi finora esclusi, la qual cosa implica anche l'uso socialmente responsabile delle tecnologie dell'informazione. È necessario promuovere modelli di formazione grazie all'integrazione sociale dei gruppi svantaggiati e garantire le pari opportunità tra uomini e donne. Il Comitato appoggia gli sforzi compiuti dal Consiglio per portare avanti una lotta più efficace contro l'analfabetismo.

4.8. In taluni paesi le attività di formazione spesso insufficienti nonché lo stentato adeguamento delle strutture di formazione e perfezionamento hanno determinato la tanto deprecata lacuna in termini di qualificazione. In particolare nel caso di talune professioni nel settore delle TI (che prevedono un'istruzione superiore/universitaria), la forte domanda di personale supera nettamente la disponibilità di persone adeguatamente qualificate. Vista la concorrenza a livello mondiale per la manodopera in questo settore, in alcuni Stati membri dell'UE sono necessarie delle iniziative per promuovere tali qualifiche. Anche se l'assunzione dall'esterno è in grado di eliminare a breve termine eventuali strozzature, nel medio e lungo termine la soluzione va ricercata nell'attivazione e nella qualificazione nel tempo del proprio potenziale. Il Comitato propone pertanto di lanciare in tutti gli Stati membri un'offensiva sul fronte della formazione e del perfezionamento professionali nel settore delle TI con obiettivi verificabili.

4.9. Attualmente nella maggior parte degli Stati membri il numero degli uomini che ricevono una formazione nell'ambito della società dell'informazione è nettamente superiore a quello delle donne. È assolutamente necessario incoraggiare le donne a scegliere tali professioni ed a migliorare le loro opportunità di lavoro.

4.10. Bisognerebbe stabilire un'interazione più sistematica tra offerta e domanda di formazione. Le università devono pertanto offrire ai propri studenti una scelta più ampia ed orientata alla pratica, in maniera da accrescerne l'occupabilità. Occorre ampliare l'offerta di corsi postuniversitari. L'accessibilità deve essere semplice e possibilmente aperta. Occorre nel contempo promuovere a livello comunitario lo studio, l'apprendistato e la ricerca ricorrendo a standard comuni ed al riconoscimento reciproco dei corsi di formazione, dei soggiorni all'estero e dei diplomi. Anche nel contesto della formazione e del perfezionamento professionale è necessario stabilire standard riconosciuti per le qualifiche che svincolino maggiormente il valore della qualifica professionale dalla gamma di prodotti, dalle singole imprese nonché dalla situazione del mercato del lavoro. Il Comitato si impegna a favore di un significativo ampliamento dell'offerta di tirocini transfrontalieri nel quadro della formazione TI. Occorre sviluppare partenariati tra imprese nel settore delle TI creando istituti di formazione.

4.11. Nel settore delle TI l'apprendimento interattivo tra insegnanti e studenti è indispensabile. Bisogna incoraggiare questi ultimi a raccogliere esperienze pratiche nell'ambito di imprese ed amministrazioni e promuovere l'acquisizione delle capacità necessarie nello spirito della formazione lungo tutto l'arco della vita. Il Comitato raccomanda di creare un sistema generale riconosciuto per comprovare le competenze nel contesto della società della conoscenza. Ulteriori qualificazioni nell'ambito dell'informazione e della comunicazione devono essere provviste di certificati riconosciuti sul piano europeo.

5. Innovazione nelle imprese e nelle organizzazioni(8)

5.1. Nel configurare la società della conoscenza non basta tuttavia prevedere una "società che apprende" bensì anche delle "imprese che apprendono" e delle "organizzazioni che apprendono" che si avvalgano in maniera creativa delle opportunità offerte dalla tecnologia.

Le imprese e le organizzazioni stesse hanno la responsabilità di attivare la creazione della società della conoscenza, sostenendo la formazione lungo tutto l'arco della vita attraverso adeguate possibilità di perfezionamento professionale a livello d'impresa.

5.2. Si stanno inoltre ammodernando le strutture delle imprese e delle organizzazioni conformemente alle nuove esigenze della società della conoscenza. Si sta promuovendo anche l'apprendimento sul lavoro grazie all'introduzione di nuove forme di organizzazione del lavoro, orientate alla partecipazione. Le vecchie organizzazioni, suddivise in maniera funzionale e gerarchica, vengono sostituite da reti composte da unità più piccole aventi maggiore autonomia. Tali forme di organizzazione si prestano meglio all'apprendimento, perché così la comunicazione non deve superare tante barriere e livelli gerarchici. In futuro tutte le organizzazioni dovranno adattarsi a condizioni che variano continuamente e ridefinire impieghi e mansioni in relazione alle conoscenze, alle capacità e all'esperienza.

5.3. Dall'epoca del confronto con le strategie gestionali giapponesi sappiamo che la capacità e la forza innovativa delle imprese non si possono misurare soltanto in termini di tecnologia. Tra le premesse del successo figurano sempre più anche le innovazioni sociali. Ciò significa adattare i posti di lavoro alle prestazioni dei lavoratori e agli approcci motivazionali che richiedono al tempo stesso responsabilità e uno stile dirigenziale orientato verso i collaboratori.

5.4. Un ruolo essenziale per dar vita alle strutture organizzative delle imprese viene svolto dalla politica aziendale del personale. Essa può garantire la parità di ruoli nel perseguimento di interessi tecnici, aziendali, lavorativi o occupazionali.

6. Inclusione, e non già esclusione, sociale

6.1. Sostanzialmente, l'adeguamento del lavoro e delle mansioni nella società dell'informazione - il cosiddetto fenomeno "nuovi saperi, nuovi impieghi" - può favorire l'inclusione ma può anche portare all'esclusione sociale.

6.2. Il Comitato nutre in particolare preoccupazione per i giovani sprovvisti delle conoscenze e dei rudimenti necessari per usare le stazioni di lavoro, per i lavoratori meno giovani che rischiano di non tenere il passo con i nuovi metodi di lavoro e per i portatori di handicap.

6.3. A questi ultimi la società dell'informazione può offrire nel complesso dei vantaggi. Si passa dalla valorizzazione delle capacità fisiche a quelle intellettuali e le TI possono essere adottate in modo da attenuare le conseguenze di numerosi handicap fisici e mentali. È necessario che le iniziative sociali a favore dei disabili puntino sui correttivi ottenibili grazie alle TI, mentre i datori di lavoro avranno a loro disposizione maggiori strumenti per realizzare i propri obiettivi occupazionali relativamente alle persone portatrici di diversi tipi di handicap.

6.4. L'esperienza dimostra che i diplomati con meno qualificazioni sono quelli che meno proseguono la formazione nel corso della vita professionale e hanno le minori possibilità di migliorare la propria qualifica professionale. Il più delle volte la formazione aziendale non compensa le differenze tra gruppi di impiegati aventi un'istruzione e uno status differenti. Questo resta principalmente di competenza pubblica.

6.5. Gli investimenti aziendali in risorse umane non devono pertanto limitarsi alla pianificazione delle carriere per i quadri dirigenti e le nuove leve, bensì offrire a tutti i dipendenti possibilità differenziate di perfezionamento professionale. Queste possono essere sia interne che esterne all'azienda e dovrebbero essere concordate con i dipendenti, nel rispetto degli interessi aziendali ed individuali.

6.6. Per la forza lavoro non qualificata sono inoltre necessarie particolari strategie occupazionali di qualificazione e di inserimento. I servizi sociali devono essere accessibili indipendentemente dalla situazione economica, a condizione che favoriscano la creazione di prospettive di vita e permettano di evitare la polarizzazione sociale.

6.7. Inoltre il cambiamento demografico pone la società della conoscenza di fronte ad una seria sfida. La politica aziendale del personale dovrebbe tener conto dell'invecchiamento del personale(9) ed adottare misure preventive in proposito. Si riducono le possibilità di assumere nuove leve, capaci di apportare nuove conoscenze nell'azienda; in caso di pensionamenti in blocco, non è possibile il trasferimento adeguato dell'esperienza dei più anziani ai più giovani.

6.8. Nella società dell'informazione occorre dedicare particolare attenzione anche al sostegno dei portatori di handicap. Grazie alle tecnologie dell'informazione, è più facile mettere numerose categorie di portatori di handicap in condizione di sfruttare effettivamente le proprie possibilità occupazionali.

6.9. Per creare parità di condizioni in materia di accesso alla conoscenza e all'informazione nell'UE, si dovrebbero compiere speciali sforzi per sviluppare il potenziale della popolazione attiva nelle aree svantaggiate e nelle zone periferiche(10).

6.10. Le disparità nelle possibilità di accesso alle nuove conoscenze comportano il rischio di un ulteriore ampliamento della frattura sociale. L'emarginazione sociale è favorita non solo da una formazione carente, bensì può derivare anche dalla mancata accettazione delle nuove tecnologie, ad esempio nel caso di impiegati qualificati che non sono in grado di applicare le nuove tecnologie. Si chiede che la politica nazionale del mercato del lavoro e la politica sociale si occupino con attenzione di tali gruppi e favoriscano il passaggio ad un impiego adeguato. Occorre tenere conto dell'integrazione sociale nell'ambito delle politiche in materia di occupazione, di istruzione e formazione professionale, di sanità e di alloggi.

6.11. Le parti sociali devono sottoporre a verifica le tradizionali distinzioni tra operai e impiegati e lavoratori pubblici, trovare degli accordi in merito ai principi della riorganizzazione delle imprese e stabilire, nell'ambito della politica di formazione professionale, nuovi modelli per nuove forme di lavoro e strutture aziendali.

7. Condizioni di lavoro nella società della conoscenza

7.1. La politica dell'orario di lavoro costituisce una parte essenziale di un'ampia riforma del mercato del lavoro. Essa può integrare adeguatamente le modifiche strutturali, rendendole politicamente accettabili.

7.2. Le variazioni nei regimi di orario di lavoro in funzione delle esigenze delle imprese e dei lavoratori possono migliorare la qualità della vita per il lavoratore e rafforzare la competitività delle imprese.

7.3. I lavoratori possono trarre vantaggio dalle misure relative all'orario di lavoro quando possono conciliare meglio la famiglia e il lavoro e quando è possibile garantire l'occupazione e prevenire una perdita di qualificazione.

7.4. Nel contesto delle modifiche dell'orario di lavoro occorre evitare difficoltà dovute alla qualificazione dal lato dell'offerta di lavoro. Nel quadro degli attuali regimi nell'orario di lavoro occorre garantire tempi di pianificazione sufficienti e attuare misure di qualificazione.

7.5. Grazie al collegamento dell'organizzazione dell'orario di lavoro con la qualificazione professionale si possono avviare processi innovativi. L'idea di base consiste nel destinare una parte dell'orario di lavoro a misure di perfezionamento professionale. In particolare nei paesi dell'Europa settentrionale si trovano degli esempi di collegamenti di questo tipo, tra cui, ad esempio, il credito di ore di lavoro, il conto conoscenze e la rotazione del lavoro.

7.6. In molti paesi il potenziale di ricorso volontario al tempo parziale è ben lontano dall'essere sfruttato. A livello dell'Unione europea circa il 6 % degli occupati di sesso maschile e circa un terzo degli occupati di sesso femminile lavorano a tempo parziale.

7.7. Quando il lavoro a tempo pieno costituisce la norma, forse devono sviluppare, attraverso la collaborazione tra il livello dirigenziale e la rappresentanza aziendale, dei piani per la promozione del tempo parziale volontario e per una migliore conciliabilità di famiglia e professione. Le occasioni di aumentare il ricorso al tempo parziale sono buone nella misura in cui le parti sociali traducono in pratica tali iniziative.

7.8. Con l'affermarsi del nuovo modello imprenditoriale, si estendono dappertutto forme di lavoro che definivamo prima "atipiche": il lavoro a tempo determinato, il telelavoro, il lavoro a contratto e altre forme di lavoro autonomo scelto più o meno volontariamente. Nella società della conoscenza, il reddito non dipende più direttamente dal tempo dedicato al lavoro, ma in misura maggiore dall'abilità, dall'originalità e dalla velocità con cui vengono identificati e risolti nuovi problemi.

7.9. In alcuni Stati membri con la molteplicità dei rapporti di lavoro aumenta il numero degli occupati che non beneficiano o beneficiano in maniera insufficiente del sistema previdenziale degli Stati membri. Queste lacune del sistema previdenziale vanno colmate.

7.10. Lo sviluppo della società dell'informazione sta modificando l'equilibrio dell'istruzione e della formazione tra i datori di lavoro e il sistema di istruzione ufficiale. Esso, inoltre, fa sì che le compagnie modifichino il proprio approccio.

7.11. Per la forza lavoro formata a livello terziario gran parte della formazione dei lavoratori della conoscenza forniti di istruzione di livello universitario proviene dal sistema di istruzione ufficiale, fatta eccezione per quanto è specificamente correlato al lavoro e al datore di lavoro. Si tratta delle competenze più importanti dal punto di vista delle imprese e, in generale, un datore di lavoro competitivo non può permettersi di mantenere tali competenze di livello universitario al di fuori del settore di punta.

7.12. Per gli altri lavoratori la loro istruzione formale è per definizione incompleta. Essi sono pertanto candidati sia ad una formazione specificamente riferita al loro lavoro che ad uno sviluppo personale su base più ampia. Il Comitato teme che i datori di lavoro riducano o sopprimano tali misure di istruzione e formazione su base più ampia per ragioni economiche o per la convinzione, fuori luogo, che la formazione sarà acquisita dai concorrenti che assumono i loro impiegati. Dal momento che gli impiegati tendono a preferire i datori di lavoro che sviluppano le loro competenze e le loro carriere e dato che degli impiegati "sviluppati" possono fornire un contributo più polivalente, il Comitato invita le imprese ad intensificare i loro sforzi di formazione al fine di essere competitivi nell'economia della conoscenza. Parallelamente alla responsabilità delle imprese, aumenta la responsabilità dell'individuo di mantenere la propria occupabilità grazie ad iniziative proprie nell'ambito della formazione.

7.13. Nel contesto dei rapporti di lavoro flessibili i criteri cui improntare la flessibilità non devono solo essere economici, ma anche sociali. Il desiderio espresso in varie forme dai lavoratori, di modificare i tempi di lavoro secondo le esigenze individuali, dovrebbe essere tenuto in considerazione più di quanto non lo sia stato sinora. I progetti di "flexicurity" dimostrano che la flessibilità e la sicurezza occupazionale e sociale non sono necessariamente antitetiche.

7.14. Il telelavoro, che si sta attualmente sviluppando, costituisce uno degli indicatori più visibili del cambiamento dell'organizzazione del lavoro e del rapporto di lavoro. Da un recente studio risulta che in Europa tale forma di lavoro riguarda circa 6 milioni di persone. Il Comitato ritiene che se i diritti ed i doveri di quanti sono impegnati nel telelavoro e dei rispettivi datori di lavoro saranno garantiti da un adeguato quadro giuridico, sarà possibile promuovere tale forma di lavoro.

7.15. Le relazioni datore di lavoro/lavoratore nelle loro varie forme (ad es. contratti collettivi, accordi di impresa) devono continuamente adeguarsi e conformarsi alle nuove condizioni emergenti dalla società della conoscenza.

8. Tutela e riforma dello stato sociale

8.1. Il sistema di previdenza sociale svolge al tempo stesso una funzione sociale ed una economica. Le prestazioni sociali forniscono ad esempio un importante contributo preliminare per il processo produttivo privato (ad esempio la qualificazione). Esse inoltre attutiscono in grande misura i problemi connessi al cambiamento strutturale.

8.2. Il cambiamento strutturale può avvenire in modo molto meno traumatico se i rischi individuali vengono ammortizzati in maniera adeguata e se si accrescono con misure adeguate di promozione dell'occupabilità le occasioni di riavviamento professionale. Un sistema di sicurezza sociale ammodernato costituisce il fondamento di uno sviluppo economico dinamico, tale da promuovere la coesione sociale.

8.3. La mutazione delle forme di lavoro e di retribuzione e la quota crescente delle transazioni elettroniche, difficilmente comprovabili, potrebbero erodere il sistema fiscale e contributivo pubblico legato ad un'impresa specifica e a una relazione spaziale con il posto di lavoro. Il Comitato sollecita la Commissione ad esaminare con attenzione tali aspetti. Occorre una soluzione rapida e globale anche ai fini di una gestione non discriminatoria del commercio tradizionale rispetto a quello elettronico.

In tale contesto vanno menzionati i programmi di sicurezza per i lavoratori della società dell'informazione, comprendenti la protezione dei dati personali e la tutela della proprietà intellettuale.

8.4. Rafforzando l'attività di prevenzione nel mondo del lavoro si possono senz'altro evitare oneri considerevoli a carico delle imprese e dei sistemi di previdenza sociale. Occorre utilizzare le possibilità offerte dalle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni nel settore della sicurezza e della salute sul posto di lavoro, però occorre anche analizzare i nuovi rischi sociali. Le TI, ma anche le nuove modalità di organizzazione del lavoro tendono ad alleviare la fatica fisica ma aumentano notevolmente la fatica mentale e lo stress. È necessario effettuare ulteriori ricerche concernenti il carico e l'intensità del lavoro, nonché lo stress legato alle situazioni professionali.

8.5. La minore importanza dell'azienda tradizionale e lo spostamento delle relazioni sociali dal luogo di lavoro ad altri contesti modificano i rischi sociali. Nella società della conoscenza l'esigenza di sicurezza sociale non è minore, bensì diversa. Occorre modificare i sistemi di previdenza sociale tenendo conto di un orario di lavoro flessibile, di interruzioni della vita lavorativa ecc. e garantire pari opportunità ai lavoratori che usufruiscono di tale flessibilità. Vi è bisogno di molteplici ponti sociali che favoriscano una trasformazione attiva della società.

8.6. Negli Stati membri occorrono delle riforme affinché le normative politiche vengano maggiormente armonizzate con gli sviluppi essenziali nel settore della famiglia e della suddivisione del lavoro tra i sessi, nonché del mutamento demografico che a sua volta comporta cambiamenti fondamentali nel mondo del lavoro. In tale contesto occorre dare maggiore rilievo al concetto di "flexicurity". Creando le condizioni generali di un futuro lavorativo stabile si promuove la diffusione di forme innovative di organizzazione del lavoro e di flessibilità sui mercati del lavoro.

8.7. I settori TMT svolgono un ruolo di precursore nell'evoluzione di nuovi rapporti di lavoro che modificheranno il sistema delle relazioni industriali. Il Comitato chiede che la Commissione verifichi attentamente gli effetti delle nuove tecnologie e dell'internazionalizzazione sulla cooperazione aziendale e sulla capacità negoziale dei sindacati e degli interlocutori aziendali.

8.8. Occorre assicurare la parità di trattamento dei lavoratori impegnati nel telelavoro ai quali bisogna in particolare garantire l'accesso, tramite reti aziendali, ad informazioni di base concernenti la sicurezza e la tutela della salute nonché i diritti di partecipazione.

8.9. Con una nuova definizione del lavoro, bisogna favorire maggiormente l'occupabilità, al fine di assicurare un sostentamento possibilmente durevole alle persone. Più sono elevate le qualificazioni e l'occupabilità, maggiore è anche la sicurezza e pertanto la possibilità di trovare un'occupazione.

9. Sintesi

9.1. La rapida evoluzione della società della conoscenza riguarda tutti i settori dell'economia, le strutture organizzative e lavorative, e infine le condizioni di lavoro e occupazionali. Essa ha ripercussioni profonde sui mutamenti economici, sociali e culturali della nostra società.

9.2. Questi tre elementi, tecnologie, mezzi di comunicazione e telecomunicazioni (TMT) influiscono su tutti i settori anche se continueranno ad esistere numerose occupazioni ed attività nelle quali non verranno direttamente applicati. L'effetto di accelerazione è dovuto soprattutto all'aumento esponenziale della diffusione delle conoscenze e della loro disponibilità globale grazie appunto ai TMT.

9.3. La società della conoscenza offre un notevole potenziale sul piano organizzativo, nonché la possibilità di fare dell'UE uno spazio economico dinamico e competitivo. Per usufruire efficacemente delle opportunità d'innovazione a livello economico e sociale, occorrerà soprattutto realizzare sforzi comuni a favore di una migliore e più ampia qualificazione.

9.4. Un'ampia qualificazione nelle nuove TMT fa parte delle capacità di base di ognuno di noi, come leggere, scrivere e contare. Infatti, per sfruttare al massimo le ripercussioni sul piano occupazionale, è indispensabile formare manodopera specializzata a tutti i livelli e dare ad ognuno la possibilità di conseguire e di migliorare le proprie capacità occupazionali. Ciò addossa alle persone nuove e importanti responsabilità.

9.4.1. Per far sì che le risorse umane diano i migliori risultati, sono necessari sistemi d'istruzione primaria, secondaria e superiore in grado non solo di istruire ma anche di dare una formazione che aiuti ad affrontare la società della conoscenza. Le imprese devono investire nelle risorse umane e prevedere lo sviluppo e la formazione del loro personale. La formazione professionale continua e l'apprendimento durante tutto l'arco della vita non sono soltanto degli slogan - essi rappresentano la capacità di sopravvivenza in un'economia globalizzata.

9.5. Tenendo conto di tali richieste della società della conoscenza, risulta più evidente la necessità di una strategia attiva e previdente nel campo dell'occupazione, sostenuta dai principali operatori economici e sociali, che garantisca un nuovo equilibrio tra gli investimenti in risorse umane e gli investimenti in macchinari, impianti e infrastrutture.

9.6. I nuovi saperi, le innovazioni in campo tecnico e quelle in campo sociale devono andare di pari passo per aprire la strada ad una società che apprende, ad imprese che apprendono e a posti di lavoro in cui si apprende.

9.6.1. I nuovi principi organizzativi e direttivi sono orientati sempre meno alla posizione e sempre più ai processi lavorativi. I rapporti di lavoro sono più diretti, orientati al lavoro di gruppo e richiedono iniziativa personale e responsabilità. Nell'ambito dell'organizzazione del lavoro, le forme di partecipazione assumono sempre più importanza, così come la partecipazione in sede di configurazione dei posti di lavoro, dei processi lavorativi e dell'orario di lavoro.

9.6.2. Nella società della conoscenza le risorse umane richiedono maggiore attenzione di quelle fisiche. Occorre offrire condizioni di lavoro diverse e che si adattino alle esigenze familiari.

9.6.3. La diffusione di nuove forme di lavoro, di nuovi modelli che rendano conciliabile il lavoro retribuito, la formazione, le esigenze familiari e l'attività sociale richiede un adeguamento del diritto del lavoro e della sicurezza sociale che tenga conto dei nuovi elementi della società della conoscenza. La flessibilità del lavoro dovrebbe essere accompagnata dal maggior numero possibile di misure sociali che permettano la transizione verso una riforma sociale attivamente promossa.

9.7. La società della conoscenza offre nuove grandi opportunità di crescita e di occupazione. Nel contempo possono sorgere nuovi rischi sociali e nuove esigenze in materia di sicurezza sociale.

9.7.1. Il sistema di previdenza sociale dev'essere ridefinito e orientato a forme flessibili di lavoro e di vita. L'obiettivo del concetto di "Flexicurity" è di conciliare la flessibilità, giudicata necessaria dalle imprese, con i legittimi interessi di sicurezza dei lavoratori.

9.7.2. Per contrastare il fenomeno di svantaggio e di emarginazione di singoli gruppi di persone che minaccia la società della conoscenza, occorre coinvolgere tutti i gruppi nello sviluppo della società dell'informazione. Bisogna evitare l'emarginazione sociale per non ridurre il ritmo dell'innovazione ed il benessere futuro e per non pregiudicare la coesione sociale.

9.8. Con l'organizzazione del lavoro, cambia anche il sistema dei rapporti di lavoro. Si sente un grande bisogno di iniziative comuni delle parti sociali, per configurare il passaggio alla società della conoscenza in maniera tale da promuovere, allo stesso modo, competitività e coesione sociale. Le misure per modernizzare l'organizzazione del lavoro e per conseguire le necessarie qualifiche all'interno delle imprese possono in particolare spianare la strada.

9.9. Il carattere globale della società della conoscenza implica che le società possono trarre il massimo profitto dalle opportunità offerte, adeguare le innovazioni determinate dalla ricerca e sviluppo ai settori dell'istruzione e della formazione, delle infrastrutture e dei servizi, e configurare in maniera attiva questo processo.

9.10. In futuro l'Europa sarà sicuramente tra i vincenti se si troverà un nuovo equilibrio tra le forze di mercato ed i compiti, tuttora indispensabili, che incombono agli Stati.

L'UE potrà approfittare della globalizzazione se le potenzialità economiche e sociali della società della conoscenza saranno sfruttate a fondo e in uguale misura.

Bruxelles, 19 ottobre 2000.

Il Presidente

del Comitato economico e sociale

Göke Frerichs

(1) Conclusioni della Presidenza, Consiglio europeo di Lisbona, 23 e 24 marzo 2000, punto 5.

(2) Cfr. parere del CES sul tema "L'occupazione, la riforma economica e la coesione sociale: verso un'Europa dell'innovazione e delle conoscenze" - GU C 117 del 26.4.2000, pag. 62.

(3) Cfr. Definizione di organizzazione al punto 2.1.2.

(4) Punto già discusso nel parere del CES sul Vertice di Lisbona. Cfr. nota 2.

(5) Parere del Comitato economico e sociale sul tema "Seguito, valutazione e ottimizzazione dell'impatto economico e sociale della RST: dal 5o Programma Quadro verso il 6o Programma Quadro"e Parere del Comitato economico e sociale in merito alla "Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni - Verso uno spazio europeo della ricerca" (GU C 204 del 18.7.2000).

(6) Parere del CES "Attuazione degli orientamenti 1999 in materia di occupazione" (GU C 209 del 22.7.1999) e parere del CES "Proposta di orientamenti per le politiche dell'occupazione degli Stati membri nel 2000" (GU C 368 del 20.12.1999).

(7) Cfr. parere del CES sul tema "L'occupazione, la riforma economica e la coesione sociale: verso un'Europa dell'innovazione e delle conoscenze" - GU C 117 del 26.4.2000, pag. 62.

(8) Cfr. definizione di "organizzazione" al punto 2.1.2.

(9) Il Comitato sta attualmente elaborando un parere di iniziativa sul tema "Lavoratori anziani".

(10) Cfr. parere del Comitato economico e sociale sul tema "Orientamenti per azioni integrate a favore delle regioni insulari dell'Unione europea, con riferimento all'articolo 158 del Trattato di Amsterdam" (GU C 268 del 19.9.2000).

ALLEGATO

al parere del Comitato economico e sociale

I seguenti emendamenti, che hanno ottenuto almeno un quarto dei suffragi espressi, sono stati respinti nel corso del dibattito:

Punto 7.4 e 7.5

Unire i due punti in modo da formarne uno solo:

"Nel contesto delle modifiche dell'orario di lavoro occorre evitare difficoltà dovute alla qualificazione dal lato dell'offerta di lavoro. Grazie al collegamento dell'organizzazione dell'orario di lavoro con la qualificazione professionale si possono avviare processi innovativi."

Motivazione

Il sottocomitato non ha potuto discutere le relazioni tra organizzazione dell'orario di lavoro e qualificazione professionale, argomento che meriterebbe un dibattito approfondito.

Esito della votazione

Voti favorevoli: 61, voti contrari: 63, astensioni: 7.

Punto 7.12

Sopprimere la terza frase: "Il Comitato teme ... i loro impiegati".

Esito della votazione

Voti favorevoli: 54, voti contrari: 63, astensioni: 5.

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