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Document 52017IR6209

    Parere del Comitato europeo delle regioni — I costi e i rischi della non-coesione: il valore strategico della politica di coesione per perseguire gli obiettivi del trattato e far fronte alle nuove sfide per le regioni europee

    COR 2017/06209

    GU C 247 del 13.7.2018, p. 16–21 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    13.7.2018   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 247/16


    Parere del Comitato europeo delle regioni — I costi e i rischi della non-coesione: il valore strategico della politica di coesione per perseguire gli obiettivi del trattato e far fronte alle nuove sfide per le regioni europee

    (2018/C 247/04)

    Relatore:

    Mieczysław Struk (PL/PPE), presidente della regione Pomerania

    Testo di riferimento:

    Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — La mia regione, la mia Europa, il nostro futuro: settima relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale

    COM(2017) 583 final

    RACCOMANDAZIONI POLITICHE

    IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

    Osservazioni generali

    1.

    accoglie con favore la pubblicazione della settima relazione sulla coesione quale importante punto di partenza per il dibattito sulla nuova politica di coesione dopo il 2020; a tale riguardo sottolinea che si prevede che la politica di coesione per il periodo 2014-2020 risulti in oltre 7,4 milioni di posti di lavoro, in qualifiche migliori per quasi 9 milioni di persone e nell’accesso alla banda larga per circa 15 milioni di famiglie, ma ci si attende anche che sostenga gli investimenti in 1,1 milioni di PMI ed inietti 16 miliardi di euro nell’economia digitale; mette pertanto in evidenza il costo inestimabile della «non-coesione» visto che mai come ora la convergenza territoriale è fondamentale per l’Europa e i suoi cittadini, la sua economia, le sue città e le sue regioni;

    2.

    apprezza il fatto che il Parlamento europeo analizzi periodicamente il costo della non Europa, in quanto ciò dimostra che l’assenza di un’azione comune a livello europeo in taluni settori porta a una riduzione significativa dell’efficienza dell’economia, nonché a una disponibilità limitata di beni pubblici fondamentali;

    3.

    si rammarica, a tale proposito, che il Parlamento europeo e la Commissione europea non abbiano finora inserito la questione dei costi della non-coesione nelle loro attività di analisi e nei loro processi decisionali;

    4.

    ringrazia la presidenza bulgara del Consiglio dell’Unione europea per la richiesta rivolta al CdR di elaborare un parere sul tema dei costi e dei rischi della non-coesione, che offre al CdR un’eccellente opportunità per avviare una riflessione più ampia sul ruolo strategico della politica di coesione;

    5.

    ricorda l’elemento fondamentale secondo cui il rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale dell’UE costituisce uno dei principali obiettivi dell’Unione sancito dall’articolo 174 del trattato sul funzionamento dell’UE (TFUE); il CdR sottolinea pertanto che la politica di coesione deve continuare ad adempiere al suo «compito […] che consiste nell’unire il sostegno fornito alle zone meno avanzate e problematiche con un’offerta destinata a tutte le regioni,» al fine di tener conto delle rispettive sfide e potenzialità a livello regionale e di «conseguire uno sviluppo armonioso dell’UE nel suo insieme», mostrando così in modo univoco ai cittadini sul campo il valore aggiunto dei finanziamenti UE; rammenta a tale proposito le specificità territoriali di cui all’articolo 349 TFUE;

    6.

    sottolinea che la politica di coesione rappresenta la principale politica di investimento dell’UE intesa a conseguire i sopra citati obiettivi del trattato, ma che essa è anche in grado di promuovere l’innovazione, di gestire l’impatto dei cambiamenti climatici e la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, nonché di attenuare gli shock economici asimmetrici salvaguardando gli investimenti pubblici propizi alla crescita nelle regioni, contribuendo a ridurre la disoccupazione giovanile e di lunga durata e a promuovere l’inclusione sociale. Di conseguenza, il CdR ribadisce il suo sostegno convinto alla #CohesionAlliance (1);

    7.

    rileva che, tra le politiche dell’UE, quella di coesione presenta uno dei quadri di riferimento delle prestazioni più sviluppati ed è la politica dell’UE più attentamente monitorata e meglio valutata, capace di migliorare progressivamente la propria efficacia nell’arco degli ultimi dieci anni.

    La coesione economica

    8.

    accoglie con favore le osservazioni contenute nella settima relazione sulla coesione secondo cui l’economia dell’UE sta mostrando segnali di ripresa dalla crisi economica e il processo di riduzione delle disparità regionali è appena ricominciato. Dal momento però che molte regioni non hanno recuperato i livelli di PIL pro capite e i tassi di occupazione precedenti alla crisi, ma hanno anche registrato un forte ritardo in termini di investimenti pubblici, l’impatto della crisi economica non è stato ancora superato;

    9.

    accoglie con favore i dati citati nella relazione, dai quali emerge che, tra il 2000 e il 2015, le regioni meno sviluppate sono riuscite ad avvicinarsi alla media UE e che questo è in particolare vero per la maggior parte delle regioni dei paesi dell’UE a 13. Rileva tuttavia con preoccupazione che, in un certo numero di regioni, soprattutto dell’Europa meridionale, la situazione non è migliorata e in alcuni casi è addirittura peggiorata rispetto al periodo prima della crisi;

    10.

    sottolinea, inoltre, che la crescita è stata molto più rapida nelle regioni con un PIL già ben al di sopra della media UE e in particolare in numerose aree metropolitane, che costituiscono i principali motori della competitività regionale. Si osserva però che diverse regioni tra quelle con un PIL pro capite vicino alla media UE sembrano bloccate nella «trappola del reddito medio», con tassi di crescita notevolmente inferiori rispetto alla media UE;

    11.

    esprime preoccupazione per la grande diversità dei risultati in termini di innovazione, che non solo resta concentrata da un punto di vista territoriale nelle regioni più sviluppate dell’UE nordoccidentale, ma fa registrare anche un allargamento del divario tra le prestazioni delle regioni più avanzate, che migliorano, e quelle delle regioni periferiche, meno sviluppate e in transizione, che peggiorano. Ciò dimostra l’importanza di un approccio dal basso basato sul territorio, rappresentato dalle strategie di specializzazione intelligente, nel sostenere la capacità innovativa delle regioni.

    La coesione sociale

    12.

    accoglie con favore il miglioramento della situazione dell’occupazione nell’UE in parallelo con la ripresa economica. Le disparità regionali nei tassi di disoccupazione restano però significative, con varie regioni degli Stati membri meridionali che registrano tassi di disoccupazione superiori al 20 %;

    13.

    rileva con preoccupazione che la disoccupazione giovanile resta un problema urgente, perché continua a superare il livello precedente alla crisi ed è oltre il doppio del tasso di disoccupazione complessivo. Particolarmente preoccupante è la situazione nelle regioni meno sviluppate e in quelle in transizione;

    14.

    richiama l’attenzione sulla situazione delle persone a rischio povertà ed esclusione sociale, il cui numero, nonostante alcuni sviluppi positivi, rimane sempre troppo alto;

    15.

    sottolinea che molti territori, per lo più le regioni e zone rurali dell’UE a 13, hanno subito un forte calo demografico, dovuto a cause naturali e all’emigrazione, mentre altre regioni hanno registrato una forte crescita della popolazione complessiva. Anche i migranti e i rifugiati che dal 2015 arrivano, in gran numero, nell’UE esercita un impatto significativo in termini di demografia e di coesione sociale su alcuni Stati membri, regioni e città.

    La coesione territoriale

    16.

    sottolinea l’importanza della dimensione ambientale per lo sviluppo sostenibile delle città e delle regioni d’Europa e per la salute e il benessere dei suoi cittadini. Il crescente numero di considerazioni ambientali (in particolare i cambiamenti climatici e il conseguente aumento della frequenza e dell’intensità delle catastrofi naturali, l’estensione degli insediamenti umani, delle zone edificate e delle attività industriali, la perdita di biodiversità e la frammentazione degli habitat, nonché altri fattori di pressione sull’ambiente, come l’inquinamento atmosferico e idrico) ha conseguenze potenzialmente negative sulle economie e sulle società dell’UE. Nonostante i progressi compiuti nel ridurre le pressioni sull’ambiente, il CdR esprime preoccupazione per il fatto che gli obiettivi ambientali chiave restino disattesi, in particolare nell’UE centrale e orientale;

    17.

    si compiace dei notevoli progressi compiuti in termini di riduzione del consumo energetico e delle emissioni di gas a effetto serra, ma osserva anche che una parte di tali progressi è dovuta in realtà al calo dell’attività nel periodo di flessione dell’economia, il che significa che occorrono ulteriori sforzi per compiere la transizione verso fonti di energia pulite, comprese quelle rinnovabili, e arrivare a un’economia più efficiente sotto il profilo energetico, compresi trasporti a basse emissioni;

    18.

    richiama l’attenzione sulla dimensione territoriale dei cambiamenti climatici e sulle catastrofi naturali di origine climatica, che hanno un impatto diverso a seconda delle regioni. Il CdR sottolinea pertanto l’importanza di effettuare una valutazione approfondita della vulnerabilità e di adottare misure di adattamento per le città e le regioni europee, nonché di creare infrastrutture verdi;

    19.

    sottolinea che la rete di trasporto dell’UE, in particolare il sistema ferroviario, è ben lontano dall’essere ottimale, in particolare nelle regioni dell’UE a 13. Il CdR sottolinea, a tale proposito, che il completamento della rete TEN-T, in particolare la rete centrale (Core Network) che collega i nodi primari, e la sua integrazione con i sistemi di trasporto nazionali e regionali sono necessari non solo per eliminare le strozzature, ridurre i tempi di viaggio e alleviare gli effetti negativi della posizione periferica di determinate regioni, ma, soprattutto, per stimolare lo sviluppo economico dell’intera UE tramite un mercato unico più efficiente. Per le medesime ragioni, il CdR sottolinea che la trasformazione digitale rappresenta una delle principali sfide cui devono far fronte tutte le regioni dell’UE e sottolinea l’importanza di aumentare gli investimenti nelle infrastrutture a banda larga e nelle competenze digitali;

    20.

    sottolinea che quasi un terzo dei cittadini dell’UE vive e lavora in regioni frontaliere, che generalmente registrano risultati economici meno soddisfacenti rispetto ad altre regioni. Nonostante i notevoli progressi compiuti negli ultimi decenni, le frontiere continuano a ostacolare la circolazione di merci, servizi, persone, capitali e idee. Ciò impedisce di cogliere tutti i vantaggi dell’integrazione. L’eliminazione degli ostacoli specifici delle zone di confine comporterebbe aumenti consistenti del PIL per le regioni frontaliere, ma anche una riduzione significativa dei costi specifici del contesto transfrontaliero.

    Le sfide per le città e le regioni

    21.

    ricorda che il cambiamento demografico è una delle principali sfide cui deve far fronte l’UE e che esso ha ampie ripercussioni economiche, sociali ed ambientali. Tra i fattori di tale cambiamento figurano l’invecchiamento della popolazione, la diminuzione del numero di giovani, una riduzione del tasso di natalità, un calo della forza lavoro attiva e la fuga di talenti. Di conseguenza la crescita demografica dipende in grande misura dai movimenti migratori, che variano sensibilmente da una regione all’altra dell’UE. Tali squilibri producono un notevole impatto socioeconomico sia sulle regioni colpite dallo spopolamento e dall’invecchiamento — per lo più regioni in transizione — in cui spesso si assiste a un passaggio verso servizi locali non commerciali (non tradable) che limitano le potenzialità in termini di esportazioni, di crescita e d’innovazione di tali regioni, sia sui grandi centri urbani verso cui la popolazione affluisce. Il CdR sottolinea pertanto che la politica di coesione dovrebbe svolgere un ruolo più attivo nel far fronte alle sfide sociali, tra cui figurano l’invecchiamento della popolazione, le malattie legate allo stile di vita e la disoccupazione (in particolare tra i giovani e i NEET) nonché l’integrazione dei migranti e dei rifugiati, la povertà e l’esclusione sociale;

    22.

    pone in evidenza che i fenomeni meteorologici estremi sono destinati ad aumentare di frequenza e di impatto in tutta Europa. Gli effetti dei cambiamenti climatici variano ampiamente da una regione all’altra, ma la maggiore esposizione al rischio di catastrofi spinge verso l’alto le potenziali perdite, soprattutto nelle zone densamente popolate;

    23.

    sottolinea l’importanza della cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale per rafforzare la coesione territoriale, incoraggiare la solidarietà tra le regioni dell’UE e fornire un considerevole valore aggiunto agli obiettivi dell’UE;

    24.

    pone in rilievo il fatto che le regioni e le città devono far fronte a sfide senza precedenti, tra cui figurano la concorrenza globale, la trasformazione digitale e la diffusione di tecnologie dirompenti, i cambiamenti demografici e la migrazione, i rischi di povertà e di esclusione sociale, nonché la sicurezza energetica, i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità. Tutte queste sfide esercitano un forte impatto territoriale, con una distribuzione disomogenea degli effetti benefici e dei costi tra le economie e le comunità regionali di tutta Europa, come conferma la settima relazione sulla coesione che mostra l’emergere dei cosiddetti club di sviluppo regionale. Tali sfide presentano un enorme potenziale di rafforzamento reciproco e di trasformazione in senso negativo del panorama economico, sociale e territoriale dell’Europa, capace di contribuire in maniera significativa all’accentuarsi delle disparità esistenti, vanificando in tal modo l’obiettivo del trattato di rafforzare la coesione dell’UE;

    25.

    sottolinea, a tale proposito, che la politica di coesione deve continuare ad investire in tutte le regioni dell’UE, in quanto il loro adattamento agli shock citati in precedenza richiede strategie a lungo termine, che siano mirate e sensibili al territorio, nonché in grado di integrare le dimensioni economica, sociale e territoriale e di sfruttare le sinergie nell’insieme dei fondi strutturali e d’investimento europei e le sinergie con altri strumenti UE. Il CdR, pertanto, ribadisce con forza di essere contrario a considerare la dimensione sociale, e il Fondo sociale europeo (FSE), separatamente dalla politica di coesione, ritenendo questo un approccio potenzialmente dannoso. Al tempo stesso conferma la propria posizione riguardo al ruolo crescente che l’FSE dovrebbe svolgere nel promuovere la convergenza sociale territoriale e alla necessità di rafforzare la funzione svolta dagli enti regionali e locali nella programmazione e nella gestione dell’FSE;

    26.

    osserva che, ai sensi dell’articolo 174 del TFUE, è fondamentale tenere conto dell’impatto territoriale degli interventi pubblici e, pertanto, ribadisce l’importanza delle valutazioni d’impatto territoriale nel contesto dell’elaborazione delle politiche pubbliche dell’UE al fine di massimizzarne l’efficienza.

    Il ruolo della politica di coesione

    27.

    sottolinea che la politica di coesione dovrebbe essere al centro del dibattito su come le potenzialità di tutte le componenti dell’UE possano contribuire alla crescita economica e su come tutti i cittadini dell’UE possano trarre vantaggio dall’integrazione europea in modo inclusivo, ma anche su come garantire che tutte le parti dell’UE possano sfruttare le opportunità derivanti dalla trasformazione globale. Il CdR, pertanto, ribadisce il suo sostegno a favore di una politica di coesione forte e migliore per tutte le regioni dopo il 2020 e sottolinea il ruolo significativo che tale politica dovrebbe continuare a svolgere per il futuro dell’UE, come evidenziato nel suo parere sul tema Il futuro della politica di coesione dopo il 2020 (2);

    28.

    ricorda che la politica di coesione, sostenuta dalle politiche regionali degli Stati membri, mira a garantire parità di condizioni per consentire a tutta l’UE di sfruttare appieno i vantaggi del mercato unico, che costituisce, insieme alla resilienza territoriale, un elemento essenziale per determinare la posizione competitiva dell’UE sulla scena mondiale. Il CdR sottolinea al tempo stesso che, sebbene il mercato unico si sia rivelato uno «strumento di convergenza» che ha funzionato per l’UE, i benefici non risultano distribuiti in modo uniforme e non si estendono automaticamente alle regioni svantaggiate, comprese quelle che presentano sfide geografiche specifiche, e ai gruppi sociali svantaggiati. Di conseguenza, permane il rischio di un crescente scollamento economico e sociale tra i «motori» della crescita dell’UE e altre regioni;

    29.

    sottolinea, a tale proposito, che la missione della politica di coesione è tuttora estremamente valida, in quanto consente a tutti i cittadini dell’UE, in particolare quelli nei territori meno avanzati, di beneficiare dei vantaggi offerti dall’integrazione dell’UE. Avvalendosi dei suoi strumenti, le regioni meno avanzate sono in grado di sbloccare e sfruttare il loro potenziale endogeno, mentre quelle più forti sono maggiormente in grado di rispondere alle sfide globali. A questo riguardo, la politica di coesione è l’espressione più tangibile della solidarietà europea, in quanto offre pari opportunità e una migliore qualità di vita alla popolazione di tutte le regioni dell’UE. Il CdR, pertanto, sottolinea che, in futuro, la politica di coesione non dovrebbe essere considerata un’elargizione, bensì un elemento indispensabile di un mercato unico che mette in collegamento paesi e regioni diversi caratterizzati da livelli di sviluppo disomogenei;

    30.

    sottolinea che la politica di coesione è la principale politica europea intesa a lottare contro gli squilibri territoriali e ridurre i divari di sviluppo dovuti alle sfide diverse. Essa è riuscita a fornire un contributo significativo a un cambiamento economico, sociale e territoriale positivo dell’UE grazie a un complesso approccio intersettoriale volto a sostenere l’innovazione, le PMI, un’economia a basse emissioni di carbonio, le infrastrutture di trasporto, il risanamento urbano, la trasformazione industriale, la diversificazione rurale, ma anche l’istruzione e le competenze, l’occupazione, la cultura e le infrastrutture sociali, nonché l’inclusione sociale, per citare solo alcuni esempi. Al riguardo, il CdR sottolinea la necessità di garantire il rafforzamento delle sinergie e del coordinamento tra la politica di coesione e le politiche settoriali e i programmi dell’UE;

    31.

    sottolinea che, a causa dell’elevato numero di sfide e della loro marcata dimensione territoriale, si rende più che mai necessaria una robusta ed efficace politica di coesione per tutte le regioni europee ai fini di un’Unione europea forte ed efficace. Il CdR ribadisce che la politica di coesione ha la capacità di fornire una risposta, flessibile e sensibile al territorio, alle sfide attuali e a quelle emergenti, soprattutto se derivanti da situazioni di crisi acuta legate alla globalizzazione; sottolinea al contempo che l’obiettivo primario di un’Europa solida sul piano ambientale, economico e sociale e di una maggiore coesione territoriale si può raggiungere solo se sia le zone urbane che quelle rurali, quali spazi funzionali complementari, si rafforzano grazie a un sostegno opportunamente mirato;

    32.

    sottolinea che gli strumenti della politica di coesione dovrebbero in futuro essere migliorati nel senso di una loro maggiore semplicità e capacità di reagire alle nuove sfide; non dovranno diventare eccessivamente complessi, visto che è pressoché impossibile combinare insieme aspetti come conseguire la convergenza economica e sociale, far fronte ai cicli economici, salvaguardare la disciplina di bilancio e prevenire l’erosione politica; a questo proposito, ricorda il suo sostegno a un approccio differenziato al fine di semplificare e rafforzare il sistema di gestione e i controlli nell’ambito della politica di coesione;

    33.

    evidenzia la necessità di rafforzare il ruolo della cooperazione territoriale europea nel processo di eliminazione degli ostacoli alle frontiere e di promozione della cooperazione transfrontaliera al fine di produrre risultati concreti per i cittadini dell’UE. In questo contesto, chiede che i futuri programmi di cooperazione territoriale europea (CTE) siano sufficientemente flessibili per adattarsi alle esigenze specifiche delle diverse regioni frontaliere, contemplando anche progetti «people-to-people» e su piccola scala. Il CdR ritiene, inoltre, necessario eliminare il limite dei 150 km imposto alla cooperazione marittima e adottare un approccio più proporzionato per quanto riguarda i requisiti per gli aiuti di Stato, gli audit e il controllo nei programmi di cooperazione territoriale europea (CTE) (3). Inoltre, il CdR sottolinea la crescente necessità di ricorrere in maggior misura alle strategie macroregionali, che dovrebbero essere sostenute dalla politica di coesione e da altre politiche dell’UE;

    34.

    invita il Parlamento europeo e la Commissione a mettere a punto un metodo relativo al «Costo della non-coesione» per fornire ulteriori prove quantificabili riguardo al valore aggiunto europeo della politica di coesione.

    I valori alla base della politica di coesione

    35.

    sottolinea che l’attuazione della politica di coesione presenta numerose ricadute positive, in quanto contribuisce a una governance di qualità più elevata e ad istituzioni migliori in molte regioni. Essa non è solo un presupposto fondamentale della crescita economica, ma anche una solida base per il benessere della società in senso lato, nozione in cui rientrano la fiducia dei cittadini e la legittimità politica dell’UE. Il CdR osserva che la politica di coesione dovrebbe continuare a incoraggiare una nuova cultura amministrativa nelle regioni rafforzando la governance multilivello, il principio di partenariato, la pianificazione economica a medio termine, la programmazione e i finanziamenti pluriennali, gli approcci e strumenti integrati e basati sul territorio, ma anche i processi decisionali trasparenti e basati su dati concreti, le condizionalità ex ante, l’orientamento ai risultati, la concentrazione tematica, i meccanismi basati su incentivi, i sistemi di gestione avanzati e le azioni di comunicazione per trasmettere ai cittadini i suoi effetti diretti;

    36.

    sottolinea che la politica di coesione è lo strumento dell’UE più efficace al fine di superare la compartimentazione delle politiche. Essa racchiude il potenziale per diventare il principale motore della trasformazione strutturale dell’UE, riunendo politiche settoriali diverse attraverso strategie di specializzazione integrate, basate sul territorio e intelligenti che offrono soluzioni su misura fondate sui vantaggi comparativi, le opportunità di sviluppo e le sfide proprie di un determinato territorio, individuate da cittadini, imprenditori e amministratori locali;

    37.

    a tale riguardo, sottolinea che la politica di coesione può essere molto più efficace se gli Stati membri sono decisi a realizzare le riforme strutturali e le condizionalità ex ante che contribuiscono a migliorare il quadro di applicazione della politica di coesione, rafforzando tra l’altro la capacità istituzionale. Il CdR ribadisce inoltre che ogni ulteriore collegamento, anche di tipo finanziario, tra le riforme strutturali e la politica di coesione richiederebbe un coinvolgimento attivo degli enti regionali e locali tramite un codice di condotta per il semestre europeo al fine di accrescere l’efficienza e la titolarità del processo; è inoltre indispensabile sottoporre ogni riforma strutturale a una valutazione preliminare del valore aggiunto europeo e confermarne la diretta relazione con gli obiettivi dei Trattati (4);

    38.

    rileva che la politica di coesione ha dimostrato che la responsabilizzazione degli attori regionali e locali è essenziale per facilitare le trasformazioni strutturali. Inoltre, studi mostrano che esistono potenzialità ancora non sfruttate per accrescere la produttività a livello nazionale migliorando le prestazioni delle regioni. Per questo motivo il CdR sottolinea che gli enti regionali e locali hanno bisogno di legami più stretti con una politica di coesione forte e intelligente, nell’ambito della promozione ad ampio raggio di strategie di sviluppo complesse e solide. Ciò dovrebbe dare all’UE legittimità a livello locale e regionale, grazie a una maggiore visibilità del processo d’integrazione europea per i cittadini.

    I costi e i rischi della non-coesione per l’Unione europea: un avvertimento tempestivo

    39.

    evidenzia l’estrema necessità di prevedere un quadro politico che succeda alla strategia Europa 2020, allo scopo di mantenere la concentrazione tematica e la capacità di risposta in funzione dei territori della politica di coesione dopo il 2020;

    40.

    sottolinea che la revisione verso il basso o la frammentazione della politica di coesione, ad esempio attraverso l’applicazione di tale politica soltanto a talune categorie di regioni o separandola dal Fondo sociale europeo (FSE), potrebbero comportare notevoli rischi a livello politico, rimettendo in discussione la capacità dell’UE di raggiungere gli obiettivi del trattato, consistenti nel rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale, per mancanza di una massa critica di sostegno in numerose regioni, traducendosi anche in un calo degli investimenti in settori che rappresentano obiettivi fondamentali dell’UE;

    41.

    esprime con forza, a tale proposito, la propria preoccupazione riguardo al fatto che la non-coesione nell’Unione europea, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe determinare:

    a)

    un aumento delle disparità economiche e sociali tra le regioni e più forti tensioni tra gli Stati membri;

    b)

    la disgregazione del mercato unico e una governance economica dell’UE meno efficace;

    c)

    la mancata attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali;

    d)

    gravi ostacoli nell’affrontare la sfida della migrazione e

    e)

    un calo di fiducia nelle istituzioni politiche dell’UE e nella democrazia stessa, che, a sua volta, potrebbe provocare un’ascesa del populismo e del nazionalismo e quindi condizioni di instabilità politica tali da portare, addirittura, a una dissoluzione dell’UE;

    42.

    ritiene pertanto che il superamento delle tuttora persistenti disparità economiche, sociali e territoriali nell’UE costituisca la principale sfida a lungo termine per l’Unione nel suo complesso;

    43.

    ribadisce, in tale contesto, che la politica di coesione non può essere soggetta a livello europeo a nessun tipo di condizionalità ex post, condizionalità sulle quali gli enti locali e regionali non hanno alcuna influenza o che potrebbero renderli ostaggio delle politiche perseguite dai governi nazionali.

    Bruxelles, 22 marzo 2018.

    Il presidente del Comitato europeo delle regioni

    Karl-Heinz LAMBERTZ


    (1)  www.cohesionalliance.eu.

    (2)  GU C 306 del 15.9.2017, pag. 8.

    (3)  Seminario del CdR sulla semplificazione della cooperazione territoriale europea (CTE) (https://cor.europa.eu/Documents/Migrated/Events/ETC-WORKSHOP-FINAL-REPORT.pdf).

    (4)  Risoluzione del Comitato europeo delle regioni Modificare il regolamento recante disposizioni comuni in materia di fondi SIE per sostenere le riforme strutturali — COR-2017-06173-00-00-RES.


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