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Document 52012AE1279

    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni «Verso una ripresa fonte di occupazione» — COM(2012) 173 final

    GU C 11 del 15.1.2013, p. 65–70 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    15.1.2013   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 11/65


    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni «Verso una ripresa fonte di occupazione»

    COM(2012) 173 final

    2013/C 11/14

    Relatrice: BISCHOFF

    La Commissione europea, in data 18 aprile 2012, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

    Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Verso una ripresa fonte di occupazione

    COM(2012) 173 final.

    La sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 23 ottobre 2012.

    Alla sua 484a sessione plenaria, dei giorni 14 e 15 novembre 2012 (seduta del 15 novembre), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 204 voti favorevoli, 2 voti contrari e 2 astensioni.

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1

    L'Europa non sembra ancora riuscire a superare la crisi, e ciò aggrava la sua divisione. Vari paesi in crisi registrano un aumento drammatico della disoccupazione, specie giovanile. La politica occupazionale europea deve fornire un contributo maggiore al sostegno degli Stati membri in difficoltà. Per superare insieme la crisi in maniera solidale e stabilizzare l'Europa, tale politica dev'essere vista, più di quanto avvenga adesso, come una parte della soluzione.

    1.2

    Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ritiene pertanto che la politica occupazionale abbia un ruolo essenziale, accanto allo sviluppo dell'infrastruttura europea e alla crescita qualitativa. Sussiste un'enorme esigenza di investimenti in grado di promuovere l'occupazione; occorre pertanto mobilitare investimenti sia privati che pubblici e realizzare riforme con la massima urgenza.

    1.3

    Grazie a una politica occupazionale solidale ed efficace si può dare forma e restituire credibilità a un mercato del lavoro europeo. A tal fine è essenziale tra l'altro realizzare tempestivamente e rendere obbligatoria la garanzia per i giovani. Inoltre, in alcuni paesi in crisi vi è interesse per l'introduzione di sistemi di formazione duali, che alternano studio e tirocinio in azienda. La Commissione dovrebbe svolgere un ruolo di promozione in questo campo, consentire l'erogazione di finanziamenti iniziali e avviare scambi di buone pratiche. Se non si riuscirà a dare alla gioventù una prospettiva, specie nei paesi in crisi, si rischia di avere una "generazione perduta", con un enorme potenziale esplosivo sociale e politico. Il CESE chiede soluzioni basate sulla solidarietà, analoghe al fondo di adeguamento alla globalizzazione.

    1.4

    Un primo, importante passo consiste nel predisporre opportunamente la garanzia per i giovani, tuttavia occorre anche affrontare gli attuali problemi strutturali.

    L'obiettivo di creare un gran numero di posti di lavoro è soggetto a limitazioni connesse a:

    l'offerta di lavoro, che sfrutta il potenziale offerto dai disoccupati di lungo periodo attraverso mercati del lavoro inclusivi;

    la domanda di lavoro, la cui possibilità sussiste soprattutto nei settori in crescita, che richiedono abbondante mano d'opera, come l'economia d'argento (beni e servizi destinati agli anziani).

    1.5

    La politica occupazionale non può compensare le lacune nella gestione della politica macroeconomica, ma può contribuire in maniera sostanziale a innalzare la competitività nelle società basate sulla conoscenza, grazie a un rafforzamento dell'innovatività e a un migliore equilibrio tra offerta e domanda di qualifiche. Inoltre bisogna migliorare urgentemente l'accesso delle imprese europee, e in special modo di quelle piccole e medie, al capitale di rischio, ed eliminare le formalità burocratiche inutili.

    1.6

    È essenziale che nel quadro della nuova governance venga tenuto in considerazione e rafforzato il particolare ruolo delle parti sociali nella definizione e nell'applicazione della politica occupazionale.

    2.   La politica occupazionale europea in tempi di crisi

    2.1

    Il 18 aprile 2012 la Commissione europea ha pubblicato la comunicazione Verso una ripresa fonte di occupazione, accompagnata da nove documenti. La comunicazione contiene delle proposte intese a sostenere la creazione di posti di lavoro e le riforme del mercato del lavoro e a migliorare la governance dell'UE.

    2.2

    L'appello della Commissione per una crescita fonte di occupazione giunge in un momento in cui, a causa delle differenti crisi (finanziaria, economica, sociale, dell'euro, del debito, di fiducia), in molti paesi si registrano gravi perdite di posti di lavoro, che si riflettono negativamente sulla vita quotidiana di quanti perdono il lavoro, non ne trovano un altro, o devono accettare una contrazione del salario oppure la riduzione o soppressione delle prestazioni sociali.

    2.3

    Il Comitato si compiace pertanto del fatto che la Commissione apra la discussione sulle conseguenze occupazionali della crisi e chieda una ripresa accompagnata dalla creazione di posti di lavoro. Ciò è ormai inderogabile in un contesto in cui le ripercussioni della crisi si aggravano, a causa tra l'altro dei tagli talvolta cospicui di spesa, in particolare di quella sociale e per i servizi pubblici, con cui i governi di quasi tutti gli Stati membri cercano di ridurre il deficit di bilancio per adeguarsi ai recenti adeguamenti delle regole di gestione economica nell'area dell'euro. Tale politica limita tuttavia le opportunità occupazionali, non da ultimo per coloro che facevano già parte dei gruppi svantaggiati (1). I tagli alla spesa si ripercuotono più duramente su coloro che dipendono da prestazioni pubbliche, compresi i lavoratori precari e altre categorie sfavorite sul mercato del lavoro. Bisogna pertanto preservare e rafforzare la funzione stabilizzatrice dei sistemi di protezione sociale improntati alla solidarietà, affinché rimangano efficaci e sostenibili, in particolare nell'interesse delle persone maggiormente colpite e svantaggiate sul mercato del lavoro.

    2.4

    Il CESE ha chiesto tempestivamente che venissero fatti sforzi particolari per contrastare l'aumento preoccupante della disoccupazione, e ha sottolineato che non si può fare finta di nulla. A suo avviso la politica del mercato del lavoro può e deve sostenere il processo di creazione di posti di lavoro. Il presupposto, tuttavia, è un'economia stabile. Il CESE ha accolto con favore il piano europeo di ripresa economica adottato nel 2008, pur criticandone la portata insufficiente (2).

    2.5

    I più recenti dati sul mercato del lavoro sono allarmanti e indicano che nei paesi in crisi la tendenza negativa prosegue ininterrotta. Con il 10,5 % (11,4 % nell'area dell'euro) la disoccupazione in Europa ha raggiunto in agosto un livello mai visto prima. In due terzi degli Stati membri essa continua a crescere, particolarmente grave è il peggioramento registrato in Spagna (25,1 %), Portogallo (15,9 %) e Grecia (24,2 %) (3). I disoccupati sono 25 460 000. Un aspetto particolarmente preoccupante è l'aumento della disoccupazione a lungo termine: è evidente che questa tendenza si sta ulteriormente rafforzando. Oltre il 40 % dei disoccupati è in cerca di lavoro da più di un anno (4). Particolarmente preoccupante è la persistenza nell'UE di un livello molto elevato di disoccupazione giovanile, con un tasso che si attesta oltre il 22 %. Anche in quest'ambito si riscontrano notevoli differenze tra gli Stati membri. In Spagna e Grecia questo dato supera il 50 %, mentre in alcuni altri paesi (Portogallo, Slovacchia, Bulgaria, Italia, Irlanda) è al di sopra del 30 %. Soltanto in tre Stati membri (Germania, Austria e Paesi Bassi) la disoccupazione giovanile è inferiore al 10 % (5).

    2.6

    Le politiche per la crescita e l'occupazione non possono essere prese in esame separatamente. Per questa ragione, il CESE ha ripetutamente chiesto un piano congiunturale europeo, con ampie ricadute sul mercato del lavoro, di portata pari al 2 % del PIL. La creazione di imprese e la mentalità imprenditoriale andrebbero promosse anche nell'intera società, non soltanto nei sistemi di istruzione e nei programmi di formazione. Oltre ad investimenti nazionali aggiuntivi da effettuare in modo coordinato per intensificare gli effetti occupazionali, vanno individuati progetti d'investimento a livello europeo. I primi passi in questa direzione sono stati fatti nel quadro delle risoluzioni del vertice europeo del 28 e 29 giugno 2012, con il Patto per la crescita e l'occupazione. Occorre adesso aggiungere i contenuti, per garantire durevolmente in tutta Europa lo spazio di manovra assolutamente necessario per la crescita sostenibile e l'occupazione. Particolare attenzione va dedicata al compito di garantire le transizioni sul mercato del lavoro, anche e soprattutto nei processi di ristrutturazione.

    3.   Condizioni generali della politica occupazionale europea

    3.1

    Il CESE condivide quindi l'analisi della Commissione secondo cui le prospettive di aumento dell'occupazione dipendono in misura decisiva dalla capacità dell'UE di produrre crescita economica mediante appropriate politiche macroeconomiche, industriali e di innovazione, e di completare queste iniziative con una politica occupazionale indirizzata ad una ripresa che sia fonte di occupazione. Il CESE teme che molte delle utili proposte del pacchetto per l'occupazione risultino inapplicabili qualora l'UE continui a portare avanti la propria politica di rigore. Teme anche che le sole misure proposte non consentano di realizzare gli obiettivi indicati nella strategia occupazionale dell'UE. Già nel febbraio 2012 ha chiesto un patto per gli investimenti sociali che consentisse di superare in maniera duratura le crisi e di investire nel futuro (6). In questo contesto, il Comitato si rallegra del fatto che la Commissione, con il pacchetto per l'occupazione, abbia voluto rammentare che, ai sensi dell'articolo 3 del Trattato, l'UE è tenuta a perseguire la piena occupazione e la coesione sociale.

    4.   Proposte per il rafforzamento della strategia occupazionale dell'UE

    4.1   Creare prospettive per la gioventù

    4.1.1

    Nella relazione Global Employment Trends for Youth 2012 (Tendenze occupazionali mondiali per i giovani) del maggio 2012, l'Organizzazione internazionale del lavoro richiama l'attenzione sul rischio di una "generazione perduta". I governi dovrebbero pertanto dare la massima priorità all'adozione di politiche attive del mercato del lavoro e dell'occupazione rivolte ai giovani. In tale contesto, il Comitato si compiace della prevista concretizzazione della garanzia per i giovani. Tuttavia, per realizzare tutto questo non basteranno le risorse inutilizzate del Fondo sociale europeo. Il CESE raccomanda pertanto di sostenere in via temporanea i paesi che hanno particolari difficoltà, perché spesso mancano delle risorse finanziarie per l'attuazione della necessaria politica attiva dell'occupazione, e specialmente per l'applicazione vincolante della garanzia per i giovani. Ove ciò non possa essere realizzato con le sole risorse del Fondo sociale europeo, occorre impiegare per il finanziamento altre risorse europee (Fondo di solidarietà – gioventù). È stato possibile reperire miliardi per le banche, dovrebbe quindi essere possibile mobilitare anche queste risorse, ad esempio mediante l'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, che il CESE chiede da tempo.

    4.1.2

    La Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro ha studiato i punti forti e le debolezze delle garanzie per i giovani (7). Si tratta di una misura importante, da avviare quanto prima, per prevenire l'esclusione dei giovani, ma che ha un effetto minore nel caso di gruppi particolari, come le persone "difficili da aiutare". Le garanzie per i giovani, inoltre, non risolvono problemi strutturali come la mancanza di sistemi di sistemi di istruzione o formazione.

    4.1.3

    Riveste grande importanza anche la tempistica dell'intervento. Il CESE ritiene che un'attesa di tre mesi sia eccessiva, la garanzia per i giovani dovrebbe attivarsi il prima possibile, cioè al momento della registrazione presso le agenzie di collocamento. Una transizione non riuscita, infatti, danneggia l'economia e lascia nell'interessato cicatrici incancellabili. Il CESE raccomanda di aprire le garanzie per i giovani anche a giovani adulti di età compresa tra 25 e 29 anni. Occorre che i piani nazionali di riforma menzionino misure concrete in questo senso. A tal fine in vari paesi si dovrà sviluppare il sostegno specifico offerto dai servizi pubblici per l'occupazione, dedicando speciale attenzione ai gruppi svantaggiati.

    4.1.4

    È importante chiudere il divario tra esigenze del mercato del lavoro, istruzione e aspettative dei giovani. Ciò può essere realizzato per esempio fornendo incentivi e sostegno allo sviluppo di regimi di apprendistato di alta qualità. Il CESE considera importante che tali regimi vengano realizzati con lo stretto coinvolgimento delle parti sociali nazionali. Il CESE chiede un migliore scambio di esperienze e il sostegno del Fondo sociale europeo per i regimi di apprendistato. Occorrono misure per incoraggiare lo scambio di buone pratiche, finanziamenti di avviamento e un quadro di qualità per la formazione duale a scuola e in azienda. L'applicazione della prevista carta di qualità per i tirocini dovrebbe essere accompagnata da incentivi.

    4.2   Le competenze accrescono la competitività e creano nuove prospettive

    4.2.1

    È necessario equilibrare le qualifiche semplici, professionali e accademiche. Infatti, uno sviluppo occupazionale positivo a lungo termine non può basarsi esclusivamente sulle qualifiche accademiche/terziarie. Accanto all'acquisizione di un'istruzione superiore formale, riveste un ruolo essenziale anche l'apprendimento di facoltà cognitive e universali. In futuro vi sarà una richiesta ancora maggiore di capacità trasversali e di comunicazione. Il CESE sostiene gli sforzi rivolti a garantire un migliore riconoscimento delle qualifiche attraverso la convalida delle capacità acquisite al di fuori del sistema di istruzione formale, specialmente in considerazione della recente proposta di raccomandazione del Consiglio sulla convalida dell'apprendimento non formale ed informale (8). Occorre rafforzare l'applicazione a livello nazionale del quadro europeo delle qualifiche.

    4.3   Qualità dell'offerta e della domanda sul mercato del lavoro

    4.3.1

    Il Comitato si rallegra per la scelta della Commissione di occuparsi non soltanto del lato dell'offerta sul mercato del lavoro ma anche, sempre più, di quello della domanda. Le imprese in Europa hanno un ruolo essenziale nel superamento della crisi occupazionale. In particolare le piccole e medie imprese hanno fatto registrare negli ultimi anni un bilancio positivo in termini di assunzioni. È quindi essenziale migliorare l'accesso delle piccole e medie imprese al capitale e ridurre del 25 % i costi di avviamento. Sono in corso sforzi rivolti a ridurre gli oneri amministrativi a carico delle imprese. Secondo la Commissione, ciò avrebbe un importante impatto sull'economia dell'UE, accrescendo il prodotto interno lordo dell'1,5 %, ossia circa 150 miliardi di euro, senza al tempo stesso ridurre la protezione degli addetti. Anche le imprese sociali e le organizzazioni della società civile possono contribuire all'aumento dell'occupazione, come è stato, tra l'altro, più volte sottolineato in pareri del CESE (9). Inoltre, in un recente parere di iniziativa della commissione consultiva per le trasformazioni industriali (10), veniva osservato che le cooperative, specialmente quelle di lavoratori, garantiscono anche in tempo di crisi un numero maggiore di posti di lavoro, perché riducono i profitti per tutelare l'occupazione.

    4.3.2

    La competitività durevole, in un'economia basata sulla conoscenza, richiede investimenti adeguati nella qualificazione dei lavoratori. Per stimolare la domanda, anche le integrazioni salariali e le prestazioni sociali collegate all'esercizio di un'attività lavorativa possono rivelarsi misure ragionevoli per determinati gruppi di destinatari (ad esempio i disoccupati di lungo periodo).

    4.3.3

    Il CESE apprezza la proposta di creare delle "agenzie per la gestione delle transizioni". Tuttavia, proprio in considerazione del numero crescente di disoccupati di lunga durata, non ci si può limitare ad offrire servizi di intermediazione. È necessaria invece un'ampia offerta di servizi per superare gli ostacoli all'occupazione e permettere un rapido (re)inserimento nel mercato del lavoro soprattutto a livello locale, ad esempio tramite offerte di formazione e perfezionamento professionali. La strategia dell'"inclusione attiva", elaborata dalla Commissione (11) nell'ottobre 2008, si prefigge, oltre alla garanzia del reddito e alla promozione di mercati del lavoro inclusivi, anche l'accesso a servizi che offrano un'assistenza qualitativamente mirata per trovare un'occupazione corrispondente alle inclinazioni e attitudini individuali. Ai fini di una strategia del mercato del lavoro rivolta agli individui è quindi necessario collegare i suddetti servizi e creare un'offerta integrata, iniziativa che dovrebbe essere sostenuta tramite il rafforzamento del principio di partenariato, anche nel quadro del Fondo sociale europeo.

    4.3.4

    La prolungata stagnazione della domanda di manodopera in conseguenza della crisi sta causando un aumento della disoccupazione di lungo periodo, che comporta gravi difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro con conseguente aumento della povertà dovuta alla perdita di contatto con il mercato del lavoro. Il CESE raccomanda agli Stati membri di rivolgere un'attenzione particolare alla creazione di un secondo mercato del lavoro inclusivo, in cui si faccia ricorso alle risorse pubbliche per creare un numero adatto di posti di lavoro adeguati. Si potrà così garantire ai disoccupati di lunga durata un collegamento col mondo del lavoro e un miglioramento delle loro conoscenze, in modo da prevenire l'aumento della povertà derivante dalla perdita di contatto con il mondo del lavoro, e si permetterebbe a questi lavoratori di passare agevolmente nel primo mercato del lavoro una volta che la crisi sarà terminata.

    4.3.5

    L'obiettivo di lungo periodo rimane quello di dare forma ad un mercato del lavoro europeo. Il CESE accoglie con favore le proposte volte ad eliminare gli ostacoli alla libera circolazione dei lavoratori. In linea di principio occorre migliorare le condizioni generali di un'equa mobilità (12). La mobilità non deve tuttavia condurre allo spopolamento di determinate regioni, bensì semmai aiutare le regioni più povere, attraverso una condivisione dei rischi, a recuperare il divario.

    4.4   Flessibilità e sicurezza

    4.4.1

    Il Comitato si è già pronunciato sul tema della flessicurezza in diverse occasioni e si rallegra del fatto che le esperienze maturate nella gestione della crisi abbiano portato ad ampliare l'approccio adottato finora in questo campo. Infatti, nel quadro delle discussioni in materia, non era stata dedicata la debita attenzione al miglioramento della flessibilità interna. L'occupazione a tempo determinato e il lavoro temporaneo possono offrire soluzioni transitorie di breve durata e risultare talvolta necessarie per facilitare, in particolare ai gruppi svantaggiati, il percorso verso il mercato del lavoro formale. Tuttavia la conseguente mancanza di sicurezza occupazionale dev'essere temporanea e oggetto di protezione sociale. Il CESE respinge le proposte, formulate indirettamente nella comunicazione, di un contratto di lavoro uniforme. Raccomanda invece di combattere con maggiore decisione il lavoro precario e di presentare proposte su come riportare alla normalità i rapporti di lavoro.

    4.5   Promozione della domanda ed equità distributiva

    4.5.1

    Da un punto di vista macroeconomico occorre garantire l'equilibrio tra un'evoluzione sufficiente della domanda e il mantenimento della competitività dei prezzi (13). Questi temi sono già stati oggetto di scambi di vedute a livello sia tecnico che politico nel quadro del dialogo macroeconomico. Come osserva la Commissione a pagina 24, ciò deve avvenire nel rispetto dell'autonomia del dialogo sociale, conformandosi rigorosamente all'articolo 153, paragrafo 5, del TFUE. Il CESE è contrario alla proposta di istituire a livello europeo un nuovo dialogo tripartito per i salari, e raccomanda invece di riformare e rafforzare, ove appropriato, le strutture esistenti – il vertice sociale trilaterale, il comitato per il dialogo macroeconomico e il dialogo sociale – per assicurare un coinvolgimento effettivo ed equilibrato delle parti sociali, dei ministri del Lavoro e degli Affari sociali e dei ministri delle Finanze e dell'Economia.

    4.5.2

    Il CESE si compiace del fatto che la Commissione abbia affrontato il tema dei salari minimi e della qualità e dignità dei posti di lavoro. I salari minimi hanno un ruolo importante nella prevenzione del dumping salariale, in particolare dove non esiste un salario minimo concordato nel quadro della contrattazione collettiva. Al tempo stesso il CESE si oppone all'equiparazione del salario minimo a un salario dignitoso. Non tutti i salari minimi sono di per sé dei salari dignitosi, e solo salari minimi adeguati garantiscono anche pensioni adeguate. In linea di principio occorre tenere conto della complessità dei differenti sistemi nazionali di determinazione dei salari.

    4.5.3

    Già da tempo il CESE si è pronunciato per un'estensione della base imponibile ai fini del finanziamento dei sistemi di sicurezza sociale. In tale contesto suscita compiacimento il fatto che, nel Patto per l'occupazione, la Commissione menzioni il passaggio a una tassazione ambientale, sui consumi o sui patrimoni, compreso il monitoraggio dell'effetto redistributivo, per consentire di ridurre il cuneo fiscale che grava sul lavoro senza incidere sul bilancio. Per consolidare i bilanci e garantire il futuro della società e dell'economia grazie a un'adeguata politica occupazionale e di qualificazione occorre non limitarsi a considerare il versante delle spese, bensì anche migliorare le entrate, rendendole maggiormente proporzionate alle prestazioni.

    4.6   Proposte per la nuova governance

    4.6.1

    Le proposte relative ad una nuova governance sono l'elemento cardine della comunicazione. A questo proposito la Commissione cambia sostanzialmente tono e presenta proposte su come conferire maggiore importanza e slancio alla politica dell'occupazione nel quadro del semestre europeo. Considerando che la politica per l'occupazione ha perso importanza con la valutazione intermedia della strategia di Lisbona, con gli obiettivi per il 2020 e con la nuova governance nel quadro del semestre europeo, il CESE accoglie con grande favore queste iniziative. Il CESE chiede pertanto una valutazione tempestiva del semestre europeo e un coinvolgimento più precoce e migliore delle parti sociali e della società civile.

    4.6.2

    Mentre il semestre europeo copre un breve lasso di tempo, gli obiettivi di politica dell'occupazione sono basati su prospettive a medio termine. Il 21 ottobre 2010 il Consiglio ha deciso di lasciare immutati gli orientamenti a favore dell'occupazione fino al 2014. Nel 2011 il CESE ha espresso disappunto per il fatto che gli orientamenti del 2010:

    non rispecchiavano adeguatamente l'assoluta priorità della lotta contro la disoccupazione;

    indebolivano nettamente la dimensione europea,

    non includevano requisiti misurabili dell'UE per i gruppi destinatari;

    non contenevano affermazioni concrete sulla qualità del lavoro (14).

    4.6.3

    Il CESE accoglie con favore le proposte relative all'elaborazione di un sistema di analisi comparativa e di un quadro di valutazione per l'attuazione dei piani nazionali per l'occupazione. Le parti sociali europee dovrebbero essere coinvolte nella definizione del sistema di analisi comparativa e dei criteri per il quadro di valutazione. Dovrebbero anche essere consultate, in una fase precoce della preparazione dell'analisi annuale della crescita, per quanto riguarda la definizione delle "principali priorità strategiche relative alle politiche per l'occupazione", nonché nel quadro della formulazione, attuazione e valutazione degli orientamenti a favore dell'occupazione. Alla luce dell'esigenza sopra descritta di servizi integrati e orientati all'individuo, sarebbe auspicabile che gli indicatori contenessero una componente relativa ai gruppi destinatari e tenessero conto dei contesti regionali.

    4.6.4

    Il CESE chiede inoltre che vi sia un coordinamento equilibrato tra gli indicatori comparativi della politica per l'occupazione e la procedura per il quadro di valutazione nel caso di eccessivi squilibri macroeconomici.

    4.6.5

    Il CESE appoggia tutte le iniziative tese a rendere di nuovo più visibili, vincolanti e comprensibili, tramite il pacchetto per l'occupazione, le sfide, gli obiettivi e i progressi attuali della politica per l'occupazione, e a trovare un migliore equilibrio tra politica economica, occupazionale e sociale. Occorre inoltre strutturare le misure in modo che contribuiscano agli obiettivi dell'UE in materia di pari opportunità. Suscita delusione il fatto che il pacchetto per l'occupazione non dedichi la necessaria attenzione alla promozione dell'occupazione femminile e che la prospettiva di genere, normalmente sostenuta dalla Commissione, non sia integrata adeguatamente in questo contesto.

    4.7   Prospettive di crescita dell'occupazione

    4.7.1

    Nell'allegato alla comunicazione viene attribuito alla cosiddetta economia verde un potenziale particolare in termini di crescita dell'occupazione. Tuttavia tale potenziale dipende fortemente dalla legislazione degli Stati membri sulle questioni ambientali, la quale determina il trattamento riservato in ciascuno Stato a tali questioni. A differenza di altri settori in crescita, come quello delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, l'economia verde, dati i tempi più lunghi di ammortamento degli investimenti, non è guidata solo da interessi puramente economici, bensì anche da interessi politici. Occorre pertanto una politica ambientale che offra dei chiari incentivi. Inoltre tali incentivi dovrebbero essere strutturati in modo da consentire una pianificazione a lungo termine e ridurre le incertezze in merito a un possibile riorientamento della politica ambientale. Ai fini di un'attuazione efficace è indispensabile che tra la politica ambientale e quella economica vi siano una cooperazione e un coordinamento particolarmente forti. Tale cooperazione non deve tuttavia distanziarsi dagli obiettivi prefissati. In tale contesto va considerata in modo particolarmente critico l'estensione del concetto di "occupazione nell'economia verde" alle posizioni lavorative finanziate attraverso la tassazione ambientale (15). Una tale definizione può distogliere l'attenzione dalla sostanza dell'attività lavorativa in quanto criterio determinante di un'occupazione "verde", sia pure definita (16) in modo ampio.

    4.7.2

    Inoltre i potenziali occupazionali dell'economia verde sono soggetti a variazioni congiunturali, e i settori interessati non sono stabili. In tale contesto, la transizione verso l'economia verde comporterà in un primo tempo delle perdite di occupazione nelle industrie tradizionali, che dovranno essere oggetto di ammortizzatori sociali e di misure di riqualificazione e di sostegno delle capacità lavorative destinate ai lavoratori interessati. Ciò vale in particolare alla luce del fatto, segnalato dalla Commissione nel documento sulla Crescita verde (17), che l'ecologizzazione dell'economia può stimolare la domanda di manodopera altamente, mediamente e poco qualificata. Nel complesso si produce un effetto di sostituzione, il CESE dubita pertanto che il bilancio occupazionale sia realmente tanto positivo quanto la Commissione suppone. Per di più, ci sono settori delle tecnologie verdi, come ad esempio le costruzioni, nei quali ci si può attendere una crescita impetuosa nel breve periodo, mentre l'occupazione a lungo termine sarà creata più probabilmente in attività altamente qualificate. Anche questi lavoratori hanno bisogno di un'adeguata protezione sociale, e le transizioni sul mercato del lavoro devono essere predisposte in maniera sostenibile.

    4.7.3

    La sostenibilità del potenziale occupazionale nell'economia verde dipende anche fortemente dalla struttura delle qualifiche. Uno studio sulla struttura delle qualifiche (18) in nove Stati membri mostra che la crescita dell'occupazione in questo settore dovrebbe interessare piuttosto i lavori ad alta qualificazione che gli altri. Contemporaneamente, l'offerta formativa in questo comparto appare ancora piuttosto frammentaria. Al fine di ottimizzare le strutture di formazione per l'occupazione verde è necessaria una consultazione regolare tra le parti sociali e i servizi di formazione. In ogni caso, anche la formazione nel campo dell'economia verde dipende fortemente dalle indicazioni fornite dalla politica ambientale, perché queste si ripercuotono sulla richiesta di qualifiche. L'Europa manca di attività di ricerca e sviluppo basate sulla collaborazione tra cervelli e capitale di rischio, e non è ancora riuscita a creare la propria Silicon Valley. Ma i posti di lavoro nell'industria dipendono dalla fabbricazione delle applicazioni. In linea generale, la comunicazione della Commissione ignora il fattore propulsivo costituito dalle attività di ricerca e sviluppo. Un settore che offre delle possibilità sia alle imprese di produzione che ai servizi privati e ai servizi di interesse generale è quello delle applicazioni basate sulle TIC per invecchiare bene, in senso ampio. Esse offrono agli anziani, che costituiranno ben presto il 30 % delle nostre società, la possibilità di restare attivi, collegati, mobili, integrati, in buona salute e assistiti (19). Bisogna tenere in considerazione l'esempio asiatico (Cina, Giappone). Riconoscere e tutelare tempestivamente i diritti degli utenti consentirebbe di guadagnare tempo e di accrescere i tassi di occupazione.

    4.7.4

    In un precedente parere (20), il CESE ha fatto presente che l'attuazione dell'obiettivo di ricorrere alle energie rinnovabili nella misura del 20 % entro il 2020 comporterebbe una creazione netta di circa 410 000 posti di lavoro e un aumento della crescita pari allo 0,24 % rispetto alla situazione del 2005.

    4.7.5

    Un ulteriore settore di occupazione considerato dalla Commissione come un settore di crescita è quello delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Si tratta di un settore molto eterogeneo, che spazia dalla pura programmazione tecnica alla fornitura di consulenze e servizi alla clientela. Per il suo orientamento tecnico e il suo rapido ritmo di innovazione, è un settore ad elevata intensità di conoscenza, che comporta per gli addetti particolari esigenze. Per tale ragione, ma anche a causa dei tempi ridotti di dimezzamento delle conoscenze, la politica di formazione, la qualificazione in azienda e la disponibilità individuale ad apprendere rivestono anche in questo settore una particolare importanza. In genere il lavoro richiede agli addetti un'elevata flessibilità in termini di spostamenti e di orari. Per poter mantenere nel lungo periodo gli addetti, le imprese devono quindi applicare strategie di politica del personale orientate alle fasi della vita. Per di più, i lavoratori di questo settore sono spesso soggetti al rischio di stress e di patologie della psiche.

    4.7.6

    Nel settore sanitario e dell'assistenza, in particolare nell'economia d'argento, si può chiaramente individuare una domanda di personale, a causa dell'invecchiamento della società. Il concetto di occupazione generata dagli anziani comprende la creazione di nuovi posti di lavoro, a causa dell'adeguamento della struttura produttiva alle esigenze di una popolazione che invecchia. I settori più importanti per l'occupazione generata dagli anziani sono quelli della salute e dell'assistenza a lungo termine, che richiedono una mano d'opera considerevole e sono oggetto di una domanda molto forte da parte di una popolazione che invecchia. Tuttavia la mano d'opera giovane e ben qualificata che intende accedere al settore diminuisce. Sebbene il settore sanitario e dell'assistenza costituisca una parte essenziale della creazione di valore di un'economia nazionale, numerose posizioni lavorative, proprio nel campo dei servizi alle persone, non risultano abbastanza attraenti a causa del loro carattere temporaneo e dell'inadeguatezza della retribuzione. Un problema ulteriore è dato dal considerevole impegno fisico derivante da questo tipo di attività, che induce molti ad uscire prematuramente dal mondo del lavoro. Tuttavia, per garantire a lungo termine prodotti e servizi di qualità, sono necessarie nel lungo periodo condizioni di lavoro di qualità altrettanto elevata. Si potrebbero creare numerosi posti di lavoro grazie a misure per il settore della sanità e il miglioramento dei sistemi di cura e assistenza di lunga durata, specie a domicilio. Anche in questo caso la promozione di investimenti volti a sostenere lo sviluppo di imprese inclusive in questo settore potrebbe creare molte opportunità.

    Bruxelles, 15 novembre 2012

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Staffan NILSSON


    (1)  GU C 143 del 22.5.2012, pag. 23.

    (2)  GU C 306 del 16.12.2009, pag. 70.

    (3)  Eurostat, comunicato stampa 138/2012, del 1o ottobre 2012.

    (4)  Ibidem.

    (5)  SWD(2012) 90 final, pag. 10 segg.

    (6)  Cfr. nota 2.

    (7)  Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro Youth Garanties: Experiences from Finland and Sweden (Garanzie per i giovani: esperienze dalla Finlandia e dalla Svezia), 2012.

    (8)  COM(2012) 485 final.

    (9)  GU C 229 del 31.7.2012, pag. 44.

    (10)  GU C 191 del 29.6.2012, pag. 24.

    (11)  C(2008) 5737 http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2008:307:0011:0014:IT:PDF.

    (12)  GU C 228 del 22.9.2009, pag. 14.

    (13)  Cfr. nota 3.

    (14)  GU C 143 del 22.5.2012, pag. 94.

    (15)  SWD(2012) 92 final.

    (16)  Ad esempio la definizione di occupazione verde fornita dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente contempla le attività che in base al loro contenuto contribuiscono alla salvaguardia o alla rigenerazione dell'ambiente.

    (17)  SWD(2012) 92 final.

    (18)  Nota informativa del Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale: Una strategia per le competenze ecologiche? Febbraio 2012.

    (19)  CESE, audizione dell'11 settembre 2012 sul tema Tecnologie dell'informazione e della comunicazione e invecchiamento attivo.

    (20)  GU C 376 del 22.12.2011, pag. 1.


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