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Document 52008IP0019

    Ruolo delle donne nell'industria Risoluzione del Parlamento europeo del 17 gennaio 2008 sul ruolo delle donne nell'industria (2007/2197(INI))

    GU C 41E del 19.2.2009, p. 73–79 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    19.2.2009   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    CE 41/73


    P6_TA(2008)0019

    Risoluzione del Parlamento europeo del 17 gennaio 2008 sul ruolo delle donne nell'industria (2007/2197(INI))

    Il Parlamento europeo,

    visti l'articolo 2, l'articolo 3, paragrafo 2, nonché gli articoli 141 e 157 del trattato CE,

    vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea firmata il 12 dicembre 2007 (1), in particolare i suoi articoli 15, 23, 27, 28, e 31,

    vista la comunicazione della Commissione del 5 ottobre 2005 dal titolo «Attuare il programma comunitario di Lisbona: un quadro politico per rafforzare l'industria manifatturiera dell'Unione europea — verso un'impostazione più integrata della politica industriale»(COM(2005)0474),

    vista la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, del 18 luglio 2007, dal titolo: «Combattere il divario di retribuzione tra donne e uomini»(COM(2007)0424),

    vista la relazione della Commissione sulle relazioni industriali in Europa nel 2006,

    vista la relazione della Commissione sugli ultimi sviluppi del dialogo sociale settoriale europeo, pubblicata nel 2006,

    viste la convenzioni e le raccomandazioni dell'Organizzazione internazionale del Lavoro sulla parità tra i generi nel mondo del lavoro,

    visto il quadro d'azione sulla parità uomini-donne, firmato dalle parti sociali a livello europeo,

    vista la sua risoluzione del 23 maggio 2007 sulla promozione di un lavoro dignitoso per tutti (2),

    vista la sua risoluzione del 25 settembre 2002 sulla rappresentanza delle donne in seno alle parti sociali dell'Unione europea (3),

    vista la sua risoluzione del 3 febbraio 2000 sulla comunicazione della Commissione dal titolo «Donne e scienza — Mobilitare le donne per arricchire la ricerca europea» (4),

    vista l'audizione pubblica organizzata il 5 giugno 2007 dalla commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere sul ruolo delle donne nell'industria,

    visto l'articolo 45 del suo regolamento,

    visti la relazione della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere e il parere della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (A6-0519/2007),

    A.

    considerando l'importanza strategica dell'industria nei diversi Stati membri dell'Unione europea per quanto concerne la creazione di benessere e di occupazione, elementi che devono essere salvaguardati,

    B.

    considerando che gli stereotipi che persistono ancora oggi nella scelta dell'orientamento del corso di studi e professionale delle donne contribuiscono ad una presenza diseguale di queste ultime nel settore industriale,

    C.

    considerando che il ruolo delle donne nell'industria dovrebbe sempre essere basato sul principio della parità in materia di retribuzioni e di prospettive di carriera affinché le donne siano maggiormente presenti in settori d'attività che non sono considerati tipicamente femminili,

    D.

    considerando che il ruolo delle donne nell'industria varia a causa di una rappresentanza variabile a seconda dei settori, segnatamente una sovrarappresentazione in alcuni settori (tessile, abbigliamento, ricamo, calzaturiero, sughero, cablaggio, materiale elettrico ed elettronico, alimentare) e una sottorappresentazione nei settori di tecnologia avanzata, con conseguente differenziazione delle problematiche riscontrate,

    E.

    considerando che le barriere di genere ostacolano ancora le carriere delle donne nell'industria, ma che oggi sono più sottili che in passato,

    F.

    considerando che nei settori in cui le donne costituiscono la maggioranza dei lavoratori predominano salari più bassi, riflesso del trattamento discriminatorio del lavoro femminile; considerando che i contratti collettivi generalmente non tengono sufficientemente conto della dimensione di genere e delle esigenze specifiche delle donne, e che sforzi più consistenti dovrebbero essere espletati per garantire la concreta applicazione della legislazione in vigore,

    G.

    considerando che in media circa il 14 % delle donne occupate nell'UE lavora nell'industria, ma che in alcuni paesi questa percentuale è superiore al 25 %; che in tale media le dipendenti a tempo parziale sono più del 21 % e che le donne rappresentano il 65 % dei lavoratori a tempo parziale nel settore industriale,

    H.

    considerando che è dovere di tutte le imprese rispettare il principio di uguaglianza sul lavoro, indipendentemente dalle dimensioni e dal settore di attività,

    I.

    considerando che le donne con lavoro precario, a tempo parziale, temporaneo e atipico sono più discriminate, in particolare in caso di maternità, e che le loro possibilità di formazione di base, professionale e permanente sono generalmente minori; considerando che le donne con lavoro precario o a tempo parziale spesso non sono in grado di versare in modo continuativo contributi ad un fondo pensioni e corrono pertanto maggiormente il rischio di non disporre di un reddito sufficiente per il proprio sostentamento nella terza età;

    J.

    considerando che la visione integrata della politica industriale, delineata dalla Commissione nella succitata comunicazione del 5 ottobre 2005, pur indicando tra i suoi obiettivi la coesione economica e sociale, non tiene sufficientemente conto della dimensione di genere,

    K.

    considerando che l'industria di trasformazione, nella quale si concentra l'86 % della manodopera femminile industriale, è composta per il 99 % di piccole e medie imprese (PMI), che occupano circa il 58 % della manodopera globale del settore,

    L.

    considerando che l'evoluzione del lavoro si caratterizza attualmente più per l'erosione delle modalità tradizionali di occupazione che per un miglioramento delle condizioni di lavoro e delle opportunità di carriera, in particolare per le donne,

    M.

    considerando che esiste un nesso diretto tra l'assenza di strutture di custodia dei bambini, il ricorso non volontario al lavoro a tempo parziale e la mancanza di possibilità di formazione e di aiuti al reinserimento professionale, il che rischia di lasciare le donne in posti di lavoro meno qualificati e senza sufficienti prospettive di carriera,

    N.

    considerando la scarsità di dati statistici disaggregati per genere per quanto riguarda la divisione del lavoro nelle diverse categorie professionali e nei rispettivi livelli salariali nei settori industriali,

    O.

    considerando che i rischi sanitari e i tipi di malattie professionali possono essere diversi per le donne e per gli uomini, per cui occorre analizzare più in dettaglio le situazioni esistenti e le relative conseguenze, tenendo conto anche delle conseguenze specifiche sulla maternità,

    P.

    considerando che la formazione permanente e un apprendimento rapido aumentano la produttività delle donne e il contributo che esse apportano all'economia,

    Q.

    considerando che solo un clima di lavoro non discriminatorio è in grado di favorire la produttività delle collaboratrici e dei collaboratori e la creazione di un contesto in cui ogni singola persona sia rispettata e veda riconosciuti i propri obiettivi;

    1.

    sottolinea il ruolo delle donne nell'industria e incoraggia la loro promozione nel rispetto della parità di salario, delle condizioni di lavoro, delle prospettive di carriera e di formazione professionale e nel rispetto della maternità e della paternità in quanto valori sociali fondamentali;

    2.

    incoraggia gli Stati membri a promuovere programmi di imprenditoria femminile nel settore industriale e a sostenere finanziariamente la creazione di imprese femminili;

    3.

    sottolinea la necessità di incoraggiare le donne che lavorano nell'industria ad acquisire costantemente le competenze di cui necessitano per riuscire nella propria carriera;

    4.

    richiama l'attenzione sul fatto che ci sono molte cause determinanti ciascuna fase di evoluzione di carriera che creano un clima inospitale per le donne nell'industria, ad esempio pratiche di reclutamento e assunzione che comportano di fatto ostacoli per le donne, norme diversificate per donne e uomini, disparità nell'attribuzione di posti altamente qualificati e divario retributivo tra donne e uomini; ritiene pertanto che ognuna di tali cause di fondo debba essere affrontata mediante strategie specifiche messe a punto dalla Commissione e dagli Stati membri;

    5.

    riconosce la necessità di una politica industriale integrata che tenga conto dell'indispensabile forza trainante che è la competitività, sempre garantendo i diritti sociali ed economici dei lavoratori;

    6.

    chiede alla Commissione e agli Stati membri di sollecitare le grandi imprese affinché mettano a punto e introducano, su base obbligatoria, propri programmi negoziati in materia di parità promuovendone altresì l'elaborazione e l'applicazione negoziata nelle PMI;

    7.

    afferma che la promozione di un lavoro dignitoso costituisce parte integrante dei valori dell'Unione europea e chiede agli Stati membri di adottare misure efficaci al fine di rispettare le norme sociali e garantire un lavoro decoroso nei diversi settori dell'industria, assicurando in tal modo introiti decorosi ai lavoratori, in particolare alle donne, il diritto alla sicurezza e alla salute sul luogo di lavoro, alla protezione sociale e alla libertà sindacale e contribuendo così in ampia misura ad abolire completamente tutte le forme di discriminazione sul lavoro tra uomini e donne;

    8.

    chiede agli Stati membri di adottare tutte le misure necessarie al fine di lottare efficacemente contro lo sfruttamento delle donne sul lavoro, riscontrato soprattutto in alcuni settori, come quello tessile, affinché i diritti fondamentali dei lavoratori, in particolare quelli delle donne, siano rispettati e sia evitato il dumping sociale;

    9.

    ritiene che il ruolo delle donne in qualsiasi settore dell'industria non possa essere preso in considerazione indipendentemente dalla situazione generale dell'industria nell'Unione europea, dalle sfide che tale settore attualmente affronta nell'UE e dalla necessità di trovare risposte adeguate;

    10.

    ritiene positivo che, secondo le ultime statistiche pubblicate, le esportazioni verso i paesi terzi rappresentino ancora in numerosi settori la stessa quota di fatturato totale, il che testimonia della competitività dell'UE in quei settori; esprime tuttavia inquietudine per la stagnazione della domanda nazionale in alcuni Stati membri, per le importazioni crescenti provenienti da paesi terzi e per il persistere del fenomeno di perdita di impieghi settoriali nell'Unione europea, spesso a detrimento delle donne;

    11.

    insiste sulla necessità di misure urgenti per un'applicazione completa ed effettiva della direttiva 75/117/CEE (5) al fine di lottare contro le discriminazioni salariali, segnatamente attraverso un maggior ricorso alle organizzazioni sindacali e attraverso l'elaborazione di piani settoriali graduali, con obiettivi precisi, onde consentire di porre fine alle discriminazioni salariali dirette e indirette;

    12.

    chiede alla Commissione e agli Stati membri di adottare tutte le misure necessarie a garantire la tutela dalle molestie sessuali e basate sul genere;

    13.

    ritiene importante approfondire la questione della creazione di una metodologia di analisi delle mansioni capace di garantire i diritti in materia di parità di remunerazione tra donne e uomini;

    14.

    ritiene importante avviare progetti promossi da EQUAL in materia di rivalutazione del lavoro per promuovere la parità, e sottolinea l'importanza di sostenere progetti pilota che approfondiscano l'analisi delle mansioni al fine di garantire i diritti in materia di parità di remunerazione tra donne e uomini e di valorizzare le persone e le professioni;

    15.

    insiste sulla necessità di incentivare le iniziative che contribuiscono a sviluppare e realizzare nelle imprese azioni positive e politiche in materia di risorse umane che promuovano la parità tra donne e uomini, valorizzando al contempo le pratiche di sensibilizzazione e formazione che consentono di promuovere, trasferire e inserire le migliori prassi nelle organizzazioni e nelle imprese;

    16.

    invita la Commissione e gli Stati membri a intervenire più attivamente ai fini di una sensibilizzazione e di un controllo maggiori delle imprese per quanto concerne il rispetto dei codici di condotta e dei criteri di responsabilità sociale delle imprese nel loro lavoro giornaliero, nonché a garantire migliori condizioni di lavoro, riservando attenzione agli orari di lavoro, all'osservanza dei diritti alla maternità e alla paternità, in particolare garantendo il reinserimento professionale dopo il congedo di maternità o paternità, alla conciliazione tra lavoro e vita familiare, e chiede che tali diritti siano sanciti in una legislazione; insiste sulla necessità di creare condizioni che agevolino la ripartizione delle responsabilità familiari;

    17.

    raccomanda il rafforzamento della possibilità di scelta sul luogo di lavoro, in modo che uomini e donne possano avere maggiori opportunità nella gestione della vita familiare come della carriera lavorativa; ritiene che il lavoro debba essere molto più facilmente disponibile per uomini e donne, così che possano conciliarlo con l'evolversi delle loro esigenze;

    18.

    invita gli Stati membri a introdurre pensioni migliori, più flessibili e trasferibili; ribadisce la sua posizione espressa in prima lettura sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al miglioramento della trasferibilità dei diritti a pensione complementare (6);

    19.

    sottolinea la necessità di una rete di servizi sociali affidabili e di flessibilità nelle strutture prescolastiche e della scuola primaria, al fine di sostenere le donne che lavorano durante la fase della vita in cui si occupano dell'educazione dei figli;

    20.

    sottolinea che orari di lavoro prolungati esercitano una notevole pressione sui lavoratori e hanno un impatto negativo sulla salute, il benessere e la gratificazione personale;

    21.

    invita gli Stati membri a premiare le imprese che si adoperano a favore della parità tra uomini e donne e favoriscono la conciliazione tra vita professionale e vita familiare al fine di contribuire alla diffusione di buone pratiche in materia;

    22.

    insiste sulla necessità di garantire che le misure attuate nell'ambito della conciliazione tra vita professionale e vita familiare e privata non si traducano nella separazione o nella stereotipizzazione di genere dei ruoli uomo/donna e siano conformi alle priorità della tabella di marcia per la parità tra donne e uomini (2006-2010), segnatamente per quanto riguarda la partecipazione completa e su un piano di parità delle donne al mercato del lavoro e la loro indipendenza economica, e sollecita gli Stati membri a garantire un accesso universale a servizi sociali a costi sostenibili, quali asili nido, doposcuola, strutture di ricreazione per bambini e servizi di sostegno agli anziani, servizi che altrimenti sono tendenzialmente garantiti da donne; chiede un sostegno effettivo a livello tecnico e, ove possibile, aiuti finanziari o incentivi per i datori di lavoro delle PMI affinché possano attuare tali politiche e pratiche;

    23.

    sottolinea l'importanza del negoziato e della contrattazione collettiva nella lotta alla discriminazione contro le donne, segnatamente in materia di accesso al lavoro, di retribuzione, di condizioni di lavoro, di progressione della carriera e di formazione professionale;

    24.

    invita la Commissione e le parti sociali settoriali a definire norme rigorose per la protezione della salute sul lavoro che tengano in conto la dimensione di genere, e in particolare la protezione della maternità, a livello di ricerca, di vigilanza e di misure si prevenzione; rileva che le donne sono sovrarappresentate nei settori in cui la ripetitività dei gesti da svolgere è causa di malattie professionali, come i disturbi muscolo-scheletrici, e che è opportuno conferire un'attenzione particolare a tali patologie;

    25.

    incoraggia la Commissione e gli Stati membri a sviluppare maggiormente la dimensione di genere negli studi, nei sondaggi e nelle inchieste nazionali;

    26.

    sottolinea che la maggior parte degli studi in materia di lavoratori poveri evidenzia che la povertà colpisce in modo particolare le famiglie monoreddito, in particolare quelle in cui sono le donne a generare tale reddito; sottolinea che lo sradicamento della povertà e dell'esclusione sociale deve restare una priorità politica per l'Unione europea; invita la Commissione e gli Stati membri a specificare e a perseguire un ambizioso obiettivo di riduzione del numero di lavoratori poveri in Europa;

    27.

    invita la Commissione a promuovere politiche e programmi di formazione professionale, ivi compreso lo sviluppo delle competenze informatiche di base, diretti alle donne per aumentarne la partecipazione nei vari settori d'attività, tenendo in considerazione il sostegno finanziario disponibile a livello locale, nazionale e comunitario e incoraggiando tanto le grandi imprese che le PMI a ricorrere a tali politiche e programmi;

    28.

    sollecita la Commissione a intensificare il sostegno ai programmi di formazione professionale per le donne nelle PMI industriali e il sostegno alla ricerca e all'innovazione, in conformità del settimo programma quadro e delle previsioni della Carta europea delle piccole imprese quale approvata nell'allegato III delle conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Santa Maria da Feira del 19 e 20 giugno 2000;

    29.

    invita la Commissione a sostenere l'istruzione, l'istruzione superiore e la formazione professionale; sottolinea che l'istruzione costituisce uno strumento essenziale per le donne ai fini del superamento della segmentazione di genere del mercato del lavoro;

    30.

    chiede la diffusione più ampia possibile dell'Agenda strategica di ricerca della Piattaforma tecnologica europea per il futuro del settore tessile e dell'abbigliamento e sollecita tutte le parti coinvolte a procedere verso tecnologie e modelli aziendali innovativi che assicurino una partecipazione equilibrata di donne e uomini a tutti i livelli;

    31.

    deplora la scarsa partecipazione femminile nelle organizzazioni delle parti sociali e invita queste ultime a intensificare la formazione sulla parità di genere impartita ai negoziatori e ai responsabili dei contratti collettivi, nonché a potenziare la partecipazione delle donne nei loro organi decisionali;

    32.

    chiede alla Commissione e agli Stati membri di promuovere una presenza equilibrata di donne e uomini nei consigli di amministrazione delle imprese, in particolare nel caso in cui gli Stati membri siano azionari di dette imprese;

    33.

    sottolinea la necessità di promuovere la creazione di reti di donne all'interno delle singole imprese, tra le imprese dello stesso settore industriale e tra i vari settori industriali;

    34.

    deplora la scarsa percentuale di donne nel settore della tecnologia di punta e sottolinea l'importanza di programmi di educazione e formazione operative nei campi della scienza e della tecnologia, garantendo la qualità e la diversificazione delle offerte di formazione per le donne nei diversi Stati membri e la promozione presso le ragazze di studi scientifici e tecnologici;

    35.

    invita gli Stati membri e la Commissione a sviluppare e ad attuare strategie per affrontare le disparità nell'ambiente di lavoro e nell'evoluzione di carriera delle donne che operano nei settori della scienza e della tecnologia;

    36.

    ritiene necessario divulgare le buone prassi esistenti per quanto riguarda la partecipazione delle donne nella ricerca industriale e nelle industrie di punta; insiste, in tale ambito, sull'importanza di sensibilizzare i quadri dirigenti delle imprese industriali a partecipazione femminile ridotta sulla prospettiva di genere e ritiene che tale sensibilizzazione dovrebbe tradursi in obiettivi numerici;

    37.

    incoraggia gli Stati membri e la Commissione a tener conto, in tutte le relative politiche, della situazione specifica delle donne nell'industria, segnatamente nei settori toccati dai cambiamenti strutturali e dalle misure nel campo del commercio mondiale, sia in relazione a questioni di occupazione e di formazione professionale che di salute e sicurezza sul lavoro;

    38.

    sottolinea la necessità di procedere ad una nuova formazione delle donne che hanno dovuto interrompere la carriera, per aumentarne la «occupabilità»; invita gli Stati membri ad aumentare le possibilità di formazione lungo tutto l'arco della vita;

    39.

    riconosce che alcune regioni si distinguono per l'elevata concentrazione di imprese del settore del tessile e dell'abbigliamento, dal quale dipende notevolmente l'occupazione delle donne, specialmente nelle regioni meno favorite dell'Unione europea; chiede che venga prestata particolare attenzione all'importazione di prodotti provenienti da paesi terzi;

    40.

    insiste sulla necessità di sostenere lo sviluppo delle regioni sfavorite, delle zone con svantaggi strutturali permanenti, delle regioni ultraperiferiche e delle zone colpite da deindustrializzazione o riconversioni industriali recenti, al fine di rafforzare la coesione economica e sociale e l'inserimento sociale delle donne in dette zone e regioni;

    41.

    ritiene che le delocalizzazioni abbiano avuto ripercussioni sulle industrie a forte intensità di manodopera femminile, come l'industria tessile, dell'abbigliamento, del ricamo, della calzatura, del cablaggio, della ceramica, del materiale elettrico ed elettronico, nonché industrie diverse nel settore alimentare, e che tale situazione riguardi in forma più grave gli Stati membri a sviluppo economico più debole, provocando disoccupazione e mettendo in causa la coesione economica e sociale;

    42.

    insiste sulla necessità di monitorare le delocalizzazioni di imprese negli Stati membri dell'Unione europea e di riorientare la politica di concessione dei fondi comunitari in modo da garantire l'occupazione e lo sviluppo regionale;

    43.

    chiede che non vengano concessi aiuti comunitari alle imprese che, dopo aver beneficiato di tali finanziamenti in uno Stato membro, trasferiscono la loro produzione in un altro paese senza ottemperare pienamente ai contratti conclusi con lo Stato membro in questione;

    44.

    raccomanda alla Commissione di seguire con attenzione gli attuali processi di chiusura e delocalizzazione di imprese industriali, esigendo, in caso di irregolarità, la restituzione dei finanziamenti concessi;

    45.

    invita gli Stati membri e la Commissione a tener conto della dimensione di genere all'atto della distribuzione degli aiuti a titolo del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, affinché questi possano giungere anche ai settori a forte intensità di manodopera femminile;

    46.

    sottolinea la necessità di concentrarsi su un cambiamento strutturale controllato nel settore tessile e la necessità di dirigere ed incoraggiare le donne ad approfondire la propria istruzione in modo tale da migliorare la propria «occupabilità» nei rami industriali in espansione;

    47.

    sottolinea l'importanza di programmi comunitari che incentivino la creazione di marche, la difesa dell'indicazione di origine della produzione e la promozione esterna dei prodotti comunitari di settori industriali in cui predomina la presenza femminile, in particolare nelle fiere professionali e internazionali, promuovendo così il lavoro delle donne e garantendo la loro occupazione;

    48.

    ritiene che nelle misure che la Commissione adotterà, segnatamente nell'ambito dei negoziati dell'Organizzazione mondale del commercio, sia necessario tenere conto del contesto e delle caratteristiche specifiche di ogni settore, delle opportunità e delle sfide cui ciascun settore si trova a far fronte e delle difficoltà che ogni Stato membro incontra, specialmente per quanto riguarda l'occupazione femminile e i diritti delle donne;

    49.

    insiste sulla difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori nei processi di ristrutturazione di imprese industriali, sulla necessità di garantire alle loro strutture, specialmente ai comitati aziendali europei, nel corso dell'intero processo, la piena disponibilità di informazioni e la possibilità di intervento decisivo, compreso il diritto di veto, nonché sulla necessità di definire i criteri per le indennità che sarebbero dovute alle lavoratrici e ai lavoratori in caso di inosservanza degli obblighi contrattuali da parte dell'impresa;

    50.

    considera importante facilitare per lavoratori e lavoratrici la ripresa del lavoro dopo un'interruzione di carriera;

    51.

    incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.


    (1)  GU C 303 del 14.12.2007, pag. 1.

    (2)  Testi approvati, P6_TA(2007)0206.

    (3)  GU C 273 E del 14.11.2003, pag. 169.

    (4)  GU C 309 del 27.10.2000, pag. 57.

    (5)  Direttiva 75/117/CEE del Consiglio, del 10 febbraio 1975, per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati Membri relative all'applicazione del principio della parità delle retribuzioni tra i lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso femminile (GU L 45 del 19.2.1975, pag. 19).

    (6)  Testi approvati del 20.6.2007, P6_TA(2007)0269.


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