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Document 51999AC0070

    Parere del Comitato economico e sociale in merito alla «Proposta di regolamento (CE) del Consiglio relativo al sostegno comunitario per misure di preadesione a favore dell'agricoltura e dello sviluppo rurale da attuare nei paesi candidati dell'Europa centrale e orientale nel periodo precedente all'adesione»

    GU C 101 del 12.4.1999, p. 71 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

    51999AC0070

    Parere del Comitato economico e sociale in merito alla «Proposta di regolamento (CE) del Consiglio relativo al sostegno comunitario per misure di preadesione a favore dell'agricoltura e dello sviluppo rurale da attuare nei paesi candidati dell'Europa centrale e orientale nel periodo precedente all'adesione»

    Gazzetta ufficiale n. C 101 del 12/04/1999 pag. 0071


    Parere del Comitato economico e sociale in merito alla «Proposta di regolamento (CE) del Consiglio relativo al sostegno comunitario per misure di preadesione a favore dell'agricoltura e dello sviluppo rurale da attuare nei paesi candidati dell'Europa centrale e orientale nel periodo precedente all'adesione» () (1999/C 101/16)

    Il Consiglio, in data 24 aprile 1998, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 198 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale in merito alla proposta di cui sopra.

    La Sezione «Relazioni esterne», incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo del relatore Kienle, in data 17 dicembre 1998.

    Il Comitato economico e sociale ha adottato il 27 gennaio 1999, nel corso della 360a sessione plenaria, con 59 voti favorevoli, 1 voto contrario e 2 astensioni, il seguente parere.

    1. Introduzione

    1.1. Il Consiglio europeo di Cardiff (15-16 giugno 1998) ha accolto con favore i progressi compiuti successivamente al Vertice di Lussemburgo nell'ambito della preparazione dell'ampliamento, e ha inoltre esortato a portare avanti senza indugio i partenariati di adesione. In particolare, ha confermato le priorità stabilite nell'ambito di detti partenariati in relazione all'agricoltura, all'ambiente e ai trasporti.

    1.2. Nel quadro dell'Agenda 2000, ai 10 paesi candidati dell'Europa centrale e orientale saranno assegnati, a partire dal 2000, 3 miliardi annui di ECU come aiuto per la preadesione, di cui:

    - 1,5 miliardi di ECU per il programma Phare;

    - 1 miliardo di ECU per aiuti a carattere strutturale, in particolare nel settore dell'ambiente e dei trasporti (ISPA);

    - 500 milioni di ECU per aiuti al settore agricolo (Sapard).

    1.3. Il programma Phare, che nei paesi dell'Europa centrale e orientale in cui sono in corso riforme ha già sostenuto il processo di transizione verso l'economia di mercato, va quindi portato avanti. I nuovi strumenti di sostegno alla preadesione, vale a dire gli aiuti a carattere strutturale e agricolo, devono promuovere l'ulteriore processo di adeguamento preliminare all'adesione e in particolare consentire la realizzazione dell'acquis comunitario.

    1.4. Gli aiuti alla preadesione nel settore agricolo devono rispondere alle priorità della riforma della politica agricola comune e soprattutto servire, in maniera specifica per ogni singolo paese, alla ristrutturazione e alla modernizzazione della produzione agricola, come anche alla trasformazione e alla commercializzazione degli alimenti. L'articolo 2 prevede misure di sostegno riguardanti, tra l'altro:

    - gli investimenti nelle aziende agricole;

    - il miglioramento della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti agricoli e della pesca;

    - il miglioramento delle strutture di controllo della qualità e di controllo veterinario e fitosanitario;

    - i metodi di produzione agricola volti alla protezione dell'ambiente e alla cura dello spazio naturale;

    - l'avviamento di associazioni di produttori;

    - il rinnovamento e il miglioramento dei villaggi, come anche la protezione e la tutela del patrimonio rurale;

    - l'istituzione e l'aggiornamento dei catasti dei terreni;

    - lo sviluppo delle infrastrutture rurali;

    - la gestione delle risorse idriche;

    - la silvicoltura, ivi incluso l'imboschimento.

    1.5. Gli aiuti si configurano come programmi pluriennali predisposti in base agli orientamenti e ai principi dei programmi operativi nel quadro della politica strutturale.

    1.6. In base alla proposta dell'Agenda 2000, gli aiuti di preadesione per l'agricoltura e le aree rurali (500 milioni di ECU a prezzi costanti del 1997) devono essere finanziati dal FEAOG, Sezione «Garanzia».

    2. Osservazioni generali

    2.1. Il Comitato economico e sociale, anche nel presente parere sull'allargamento ad est dell'Unione europea, riconosce che si tratta di un'occasione storica unica per i popoli d'Europa in una casa comune. Rivestono tuttavia particolare importanza per la discussione sugli aiuti di preadesione per l'agricoltura e le aree rurali i seguenti pareri finora formulati:

    - Parere d'iniziativa in merito alle implicazioni per la PAC dell'adesione dei PECO (relatore: Bastian - CES 1505/96) ();

    - Gli aspetti agricoli della Comunicazione della Commissione «Agenda 2000» (relatore: Bastian - CES 1396/97) ();

    - Strategia rafforzata di preadesione (relatore: Hamro-Drotz - CES 456/98) ().

    2.2. Occorre tenere sempre presente che nei 10 paesi candidati all'adesione l'agricoltura riveste un ruolo di estrema rilevanza, come indicano sia la quota di prodotto interno lordo che la percentuale di occupati nel settore agricolo. Secondo i dati esposti dalla Commissione, il 22,5 % della popolazione attiva dei PECO lavora nell'agricoltura, mentre nell'Europa dei 15 tale percentuale si riduce al 5,1 % circa. In passato, però, anche gli Stati membri dell'Europa dei 15 registravano percentuali di occupati nell'agricoltura decisamente più elevate di quelle odierne, il che dimostra che per l'agricoltura e le regioni agricole dei PECO si profilano ancora notevoli problemi di adeguamento, tantopiù che in tali regioni le alternative di occupazione sono estremamente ridotte. È infatti evidente che, come avviene ad esempio in Polonia, molte aziende agricole praticamente non producono per il mercato e traggono dalla propria attività solo redditi estremamente esigui.

    2.3. Nella maggior parte dei PECO l'agricoltura comincia solo ora a riprendersi gradualmente dalla grave crisi di adattamento iniziata nel 1989/1990 e durata diversi anni. L'ultima relazione della DG VI della Commissione europea, del 2 ottobre 1998, sulla situazione e le prospettive di sviluppo nei PECO traccia un quadro impietoso delle profonde debolezze delle strutture agricole e dei considerevoli problemi di adattamento del settore agro-alimentare di tali paesi.

    2.3.1. Diviene chiaro, in particolare, che non basta portare a termine «sulla carta» la riforma fondiaria e la privatizzazione. Piuttosto, i PECO devono intensificare i propri sforzi per risolvere in maniera definitiva il problema dei diritti di proprietà, nonché per ristrutturare le aziende e creare mercati immobiliari efficienti. Del pari, non devono cessare di adoprarsi per modernizzare a fondo i settori a monte e a valle dell'agricoltura. Altrettanto dicasi infine per la realizzazione dell'acquis comunitario per quanto riguarda la creazione di organizzazioni di mercato e di canali di commercializzazione, nonché lo sviluppo del necessario apparato amministrativo.

    2.4. Il Comitato accoglie in linea di principio le considerazioni espresse nel progetto riguardo a un sostegno comunitario a favore dell'agricoltura e dello sviluppo rurale nel periodo precedente all'adesione.

    2.5. Vede tuttavia confermate le proprie valutazioni espresse in precedenza, secondo cui il rilancio dell'agricoltura nei paesi candidati avverrà in maniera nettamente più lenta di quanto inizialmente previsto dalla Commissione europea.

    2.6. È quindi urgentissimo stabilire se l'adempimento dei cosiddetti «criteri di Copenaghen» (1993) costituisca una condizione per l'adesione. Il Comitato è convinto che un'adesione affrettata avrebbe inevitabilmente ripercussioni disastrose sul piano dell'occupazione rurale. Vanno pertanto previsti periodi di transizione anche nell'ambito della PAC.

    2.7. Il Comitato è fermamente convinto che l'elenco di misure di cui all'articolo 2 del progetto di regolamento sia opportuno, visti i mezzi finanziari limitati, ma fin troppo completo. Ciò produce l'impressione, peraltro falsa, di ricevere in dono la «gallina dalle uova d'oro». D'altro canto, in questo modo cresce il rischio di una distribuzione impropria degli aiuti. Un'altra possibile conseguenza è che sia poi l'amministrazione UE a decidere quali iniziative attuare, con il risultato che i paesi beneficiari le avvertirebbero come un'imposizione, cosa che ne ridurrebbe le prospettive di successo. Si ricordi che nei PECO si sono registrate esperienze negative anche con organismi di consulenza stranieri.

    2.7.1. Il Comitato raccomanda pertanto che venga effettuata con urgenza una concentrazione molto più accentuata delle misure intese a preparare il recepimento dell'acquis comunitario e quindi anche della PAC. Del pari, bisognerebbe tracciare una linea di demarcazione più chiara tra gli aiuti alla preadesione (ISPA, Sapard) e il programma Phare.

    2.8. Esprime inoltre soddisfazione per la stretta collaborazione prevista con gli interlocutori economici e sociali, la quale riguarderà non solo l'elaborazione e l'esecuzione, ivi incluso il finanziamento, ma anche la valutazione delle misure. Al riguardo, conviene trarre un insegnamento dalle esperienze in parte deludenti registrate finora, ad esempio nel quadro del programma Phare. Sino ad oggi lo sviluppo di strutture sociali pluralistiche nei PECO è stato lento. Anche le organizzazioni di categoria agricole spesso sono scarsamente sviluppate, mostrano un basso livello di organizzazione oppure si oppongono tra di loro.

    2.8.1. Il Comitato insiste quindi ancor più affinché si attribuisca la massima priorità al capitale umano e si dedichi particolare attenzione al rafforzamento delle forze sociali. L'instaurazione di un dialogo sociale approfondito - anzitutto tra gli interlocutori economici e sociali - è un presupposto fondamentale per far sì che le trasformazioni in atto abbiano esito positivo sul piano economico e risultino socialmente sostenibili. Un importante obiettivo dovrebbe essere quello di creare organizzazioni dinamiche e sufficientemente rappresentative. Il Comitato considera auspicabile che venga attribuita maggiore importanza alla costituzione e alla tutela dei partenariati tra città e villaggi dell'Europa orientale e occidentale, nonché allo scambio di giovani professionisti tirocinanti.

    2.8.2. Date le proprie esperienze e la propria competenza, il Comitato si propone come sede ideale per un approfondito scambio di opinioni e di esperienze, in particolare nelle prime fasi del programma. Al riguardo, si dovrebbe ricorrere anche ai Comitati consultivi misti del CES già esistenti o in fase di preparazione.

    2.9. Il Comitato si è espresso in varie occasioni in termini fondamentalmente positivi sugli aiuti di preadesione a favore dell'agricoltura nei paesi candidati. Pur riconoscendo che questa azione comunitaria può solo costituire un complemento alle corrispondenti azioni dei singoli Stati membri e che essa non potrà mai sostituirsi agli sforzi dei paesi candidati, il Comitato nutre col passar del tempo dubbi sempre più forti sull'adeguatezza della dotazione finanziaria di 500 milioni di ECU annui proposta per i 10 PECO candidati all'adesione; la considera del tutto insufficiente.

    2.10. Il Comitato segnala che negli anni a venire il numero degli occupati nell'agricoltura dei PECO calerà sensibilmente, e che la politica agricola comune non sarà tuttavia in grado di far fronte alle urgenti esigenze in termini di ammortizzatori sociali e di nuovi posti di lavoro. Ribadisce pertanto la proposta di istituire, oltre a Phare, ISPA e Sapard, anche un fondo separato per il periodo di preadesione, che sia finanziato con una consistente dotazione del bilancio della Comunità. Nel contesto delle attuali discussioni politiche su un eventuale congelamento del bilancio UE, il Comitato segnala che ciò comporterebbe inevitabilmente pesanti ripercussioni sui programmi di preadesione proposti.

    Bruxelles, 27 gennaio 1999.

    La Presidente del Comitato economico e sociale

    Beatrice RANGONI MACHIAVELLI

    () GU C 150 del 16.5.1998, pag. 14.

    () GU C 75 del 10.3.1997.

    () GU C 73 del 9.3.1998.

    () GU C 157 del 25.5.1998.

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