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Document 51998AC0627

    Parere del Comitato economico e sociale in merito alla «Proposta di decisione del Consiglio che adotta un piano pluriennale d'azione comunitaria per promuovere l'uso sicuro di Internet»

    GU C 214 del 10.7.1998, p. 29 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

    51998AC0627

    Parere del Comitato economico e sociale in merito alla «Proposta di decisione del Consiglio che adotta un piano pluriennale d'azione comunitaria per promuovere l'uso sicuro di Internet»

    Gazzetta ufficiale n. C 214 del 10/07/1998 pag. 0029


    Parere del Comitato economico e sociale in merito alla «Proposta di decisione del Consiglio che adotta un piano pluriennale d'azione comunitaria per promuovere l'uso sicuro di Internet» () (98/C 214/08)

    Il Consiglio, in data 26 gennaio 1998, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 130, paragrafo 3, del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale in merito alla proposta di cui sopra.

    La Sezione «Industria, commercio, artigianato e servizi», incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo della relatrice Drijfhout-Zweijtzer, in data 1° aprile 1998.

    Il Comitato economico e sociale ha adottato all'unanimità il 29 aprile 1998, nel corso della 354a sessione plenaria, con 116 voti favorevoli, 1 voto contrario e 3 astensioni, il seguente parere.

    1. Introduzione

    1.1. La Commissione riconosce le grandi potenzialità di Internet sotto il profilo economico, sociale, educativo e culturale, ma osserva che anche le organizzazioni criminali possono trarre vantaggio da tale strumento e che su Internet sono presenti, anche se in misura limitata, contenuti illegali e nocivi.

    1.1.1. Quando si parla di contenuti illegali, si pensa immediatamente alla pornografia infantile. Tale concetto, tuttavia, ha una portata molto più ampia e si riferisce a una vasta gamma di questioni:

    - sicurezza nazionale (istruzioni per la fabbricazione di ordigni, produzione illegale di droga, terrorismo);

    - tutela dei minori (forme abusive di marketing, violenza, pornografia);

    - tutela della dignità umana (incitamento all'odio o alla discriminazione razziale);

    - sicurezza economica (frode, istruzioni per la riproduzione illegale delle carte di credito);

    - sicurezza delle informazioni (pirateria informatica dolosa);

    - tutela della sfera privata (trasmissione illecita di dati personali, molestie informatiche);

    - tutela della reputazione (diffamazione, pubblicità comparativa illecita);

    - proprietà intellettuale (distribuzione illecita di opere coperte dal diritto d'autore, come software o musica).

    1.1.2. Con contenuto nocivo si intende sia quello consentito ma a distribuzione ristretta (solo per adulti, per esempio) che quello potenzialmente offensivo per determinati utenti.

    1.2. La Commissione ritiene giustamente che, oltre a una politica attiva per promuovere l'impiego efficace di Internet, siano necessarie anche misure per reprimerne gli eccessi negativi.

    1.3. Il piano d'azione in oggetto si prefigge di ridurre la quantità di contenuti nocivi e illegali su Internet. Dato che Internet è difficilmente marginabile con barriere o frontiere virtuali, e che il concetto di contenuto nocivo o illegale è soggetto a interpretazioni differenti nei vari Stati membri, la questione assume un carattere europeo per eccellenza. Il piano d'azione va quindi considerato come un mezzo per integrare ed eventualmente rafforzare le misure e le iniziative poste in atto nei vari Stati membri.

    2. Sintesi della proposta della Commissione

    2.1. Il piano d'azione si basa su tre orientamenti:

    - promuovere l'autodisciplina (in particolare, per combattere i contenuti illegali);

    - incoraggiare l'elaborazione di sistemi di classificazione e di codificazione (per filtrare i contenuti nocivi);

    - avviare azioni di informazione e di sensibilizzazione (rivolte ai genitori, agli insegnanti e ai minori).

    Tali orientamenti sono stati sottoscritti dal Consiglio, dal Parlamento e dai governi europei nel corso di diversi incontri e convegni.

    2.2. La realizzazione del piano d'azione necessita del contributo finanziario della Comunità (complessivamente 30 milioni di ECU per un periodo di quattro anni).

    2.2.1. La Linea d'azione 1 è intesa a creare un ambiente sicuro, sostenendo finanziariamente lo sviluppo di una rete europea di linee dirette (hotline) e incoraggiando gli enti di autodisciplina ad elaborare codici di condotta ed orientamenti comuni (in totale 5,6 milioni di ECU).

    2.2.2. La Linea d'azione 2 si prefigge di sviluppare sistemi di filtraggio e di valutazione, facendo sì che i sistemi stessi dimostrino la propria validità e i vantaggi che il loro uso comporta (complessivamente 12,7 milioni di ECU).

    2.2.3. La Linea d'azione 3 è finalizzata a promuovere azioni di sensibilizzazione per i cittadini e gli insegnanti, dapprima predisponendo il materiale di base (concepito in base alle peculiarità di ciascuno Stato membro), e in seguito divulgandolo tramite seminari e presentazioni, e attraverso i canali di informazione esistenti (tra cui Internet). Le risorse necessarie per questa linea d'azione sono stimate a 9,4 milioni di ECU.

    2.2.4. La Linea d'azione 4 riguarda le azioni di fiancheggiamento (questioni giuridiche, riunioni e valutazione). A tal fine sono necessari 2 milioni di ECU.

    3. Osservazioni del Comitato

    3.1. In linea generale, il Comitato è molto soddisfatto del piano d'azione predisposto dalla Commissione, e osserva inoltre che con le azioni previste si cerca di fatto di combattere i comportamenti illeciti. In realtà, per ridurre gli eccessi, è ancora più importante cercare di modificare gli atteggiamenti mentali, ma il Comitato riconosce che non sarebbe un obiettivo realistico.

    3.1.1. Il Comitato si compiace vivamente per il fatto che nel programma d'azione la Commissione distingue tra contenuti illegali e contenuti nocivi.

    3.1.1.1. Constata tuttavia che, nel modo in cui sono state elaborate, le misure concrete proposte attribuiscono un'importanza molto limitata ai contenuti illegali sul piano della tutela della proprietà intellettuale, della dignità umana e della sfera privata, ecc., come anche ai reati inerenti alla sicurezza nazionale ed economica. Sebbene nel piano d'azione tutti questi aspetti siano raggruppati esplicitamente nella categoria dei contenuti illegali, la dotazione finanziaria più cospicua (ben 20,1 milioni di ECU) è destinata alle linee d'azione incentrate sulla tutela dei minori (azioni di sensibilizzazione e messa a punto di dispositivi per gli utenti). Il Comitato ritiene che questa sia una grave lacuna, e ritornerà su questo punto nelle conclusioni.

    3.1.1.2. Peraltro, il Comitato sottoscrive appieno la conclusione secondo cui per lottare contro i contenuti illegali bisogna porre l'accento sull'autodisciplina e sull'applicazione della legge.

    3.2. Si chiede tuttavia se il fatto di garantire che gli utenti dispongano e siano consapevoli degli strumenti necessari per evitare di accedere ai contenuti nocivi non costituisca un approccio troppo limitato nella lotta contro tali contenuti. Il Comitato non è convinto a priori che la soluzione tecnologica proposta dalla Commissione sia abbastanza efficace per risolvere questo problema sociale.

    3.2.1. Un approccio di tipo tecnologico comporta il rischio che, una volta installato un sistema di filtraggio, i genitori e gli insegnanti ritengano l'ambiente sicuro per i ragazzi e cessino di controllarli, senza capire che tali sistemi presentano una serie di imperfezioni che proprio i giovani sono in grado di scoprire rapidamente. Spesso infatti l'esperienza mostra che, in materia di informatica, i giovani sono più competenti dei genitori e degli insegnanti. Il Comitato si chiede quindi se le categorie interessate (genitori ed insegnanti) siano coinvolte a sufficienza nell'elaborazione del sistema.

    3.3. In genere, la codificazione comporta grandi vantaggi sul piano della classificazione e dell'indicizzazione delle informazioni, per cui è in grado di migliorare la trasparenza e l'accessibilità di Internet. Tali vantaggi tuttavia valgono sia per le informazioni desiderate che per quelle indesiderate. Al riguardo il Comitato segnala quindi alla Commissione che anche la codificazione può avere effetti controproducenti nella pratica. Infatti, non vengono classificati solo i contenuti innocui, ma anche quelli potenzialmente nocivi, ad esempio di tipo pornografico. Per chi cerca tali contenuti diviene in tal modo molto più semplice trovarli su Internet.

    3.3.1. Il Comitato constata al riguarda che, contrariamente a taluni impegni precedenti, solo un importante fornitore di browser (Microsoft Explorer) sostiene al momento il cosiddetto filtraggio PICS (Platform for Internet Content Selection - piattaforma per la selezione dei contenuti di Internet), su cui si basano le norme di codifica e di classificazione. Altri fornitori come Netscape e Opera (europeo) non appoggiano alcun sistema PICS. In assenza di vincoli normativi, e anche nel caso in cui Netscape e Opera si conformino allo standard, vi saranno sempre programmi che rifiuteranno l'impiego di PICS, e in tal modo per i bambini sarà relativamente facile aggirare gli ostacoli. Pur non esprimendo nel complesso un giudizio negativo riguardo allo sviluppo di sistemi PICS, il Comitato nutre dei dubbi sull'affermazione secondo cui tale standard renderà Internet un ambiente impermeabile ai contenuti nocivi.

    3.4. Il Comitato condivide l'idea della Commissione secondo cui la diversità culturale e sociale derivante dalla libertà di espressione è una grande ricchezza che non può essere compromessa dagli sforzi per rendere Internet sicura. Concorda inoltre sul fatto che il giudizio sul carattere più o meno nocivo di un contenuto spetta in primo luogo all'individuo stesso, indipendentemente dalla sua funzione di educatore. Al riguardo, il Comitato segnala alla Commissione che, sul piano tecnico, gli strumenti di filtraggio possono essere utilizzati non solo dagli educatori, per evitare che i bambini accedano a contenuti nocivi, ma anche da fornitori di servizi d'accesso a Internet. Ciò significa che i cosiddetti sistemi «user-empowering» possono divenire strumenti di controllo che invece sottraggono ai cittadini la possibilità di scegliere.

    3.5. Il Comitato richiama inoltre l'attenzione della Commissione sul fatto che Internet non si limita al world wide web. Per le cosiddette chat-lines (servizi di conversazione elettronica), ma anche per la posta elettronica e i gruppi di discussione lo standard PICS, su cui si basano i previsti sistemi di codificazione, non è di alcun aiuto. Il Comitato ritiene quindi che i sistemi di filtraggio basati sulla codifica non costituiscano un'opzione realistica ai fini di una comunicazione sicura. L'approccio proposto, inoltre, non offre alcuna soluzione in merito a importanti applicazioni di Internet, come le conversazioni on-line e la posta elettronica, che vengono utilizzate anche dai bambini.

    3.6. Il Comitato richiama l'attenzione della Commissione sul fatto che, in alternativa alla codifica esiste la possibilità del bloccaggio. Certo, si tratta di un provvedimento molto più drastico, ma non per questo meno efficace. I programmi di bloccaggio non necessitano di alcuna codifica da parte del proprietario o del fornitore di contenuti, ma si affidano a terzi che possono fornire elenchi di espressioni inadatte a determinate categorie. Negli Stati Uniti esistono già decine di programmi (ad esempio, Cybernanny, Surfpatrol, ecc.) che, una volta installati sul personal computer, sostituiscono sulla base di tali elenchi tutte le parole e le immagini sgradite con segnali sonori e quadratini.

    3.6.1. La differenza tra codifica e bloccaggio è considerevole, poiché la codifica riguarda l'intero settore industriale interessato (tutti i fornitori di informazioni sono tenuti a partecipare), mentre per i programmi di bloccaggio è sufficiente uno stimolo innovativo specifico. In particolare, per quanto riguarda i programmi di bloccaggio, è necessario stimolare i soggetti della domanda (genitori, educatori e insegnanti), mentre la codifica può avere successo solo con un'iniziativa che coinvolga l'intero settore industriale e che sia orientata all'offerta. In considerazione di quanto detto ai punti 3.3 - 3.5, il Comitato ritiene che le soluzioni incentrate sullo sviluppo della domanda di programmi di bloccaggio utili promettano i migliori risultati.

    3.6.2. Negli Stati Uniti esistono già decine di programmi che sostituiscono tutte le parole e le immagini sgradite con segnali sonori e quadratini. Il Comitato non ritiene realistico l'argomento delle organizzazioni per i diritti umani secondo cui con il bloccaggio si ostacola la libertà di espressione, giacché in questo tipo di programmi la responsabilità della corretta applicazione delle disposizioni di filtraggio non incombe a chi diffonde il contenuto, bensì a chi lo riceve. L'esperienza statunitense mostra che gli educatori che necessitano di un ambiente sicuro per i propri bambini possono ragionevolmente ricorrere ai programmi di bloccaggio. A giudizio del Comitato, lo scarso interesse per ora attribuito in Europa a tali programmi è per lo più imputabile al fatto che non si è al corrente della possibilità di ricorrere a tali soluzioni o non si conoscono tali sistemi.

    3.7. Il Comitato ritiene che nel piano d'azione della Commissione manchi la distinzione tra reti aperti e reti chiuse. Il bisogno, da parte dei cittadini, di informazioni qualitativamente elevate e facilmente accessibili sta dando origine a un mercato per le reti basate sulla tecnologia di Internet che, pur essendo parte di Internet, danno accesso solo a una quantità molto limitata delle informazioni ivi disponibili. Pertanto, sul piano della diversificazione e della quantità dei contenuti offerti, tali «mini Internet» non sono paragonabili all'Internet su scala mondiale.

    3.7.1. I fornitori di tali mini Internet o intranet (installate su vasta scala) le hanno interamente sotto controllo, e ciò consente loro di garantire ai clienti la qualità dei servizi offerti, sul piano non solo della capacità e della sicurezza, ma anche della trasparenza e dell'affidabilità dell'informazione.

    3.7.2. Tali reti chiuse presentano inoltre una palese distinzione tra i fornitori (le imprese) e i fruitori (i clienti) delle informazioni. Le pagine di presentazione individuali (home page) non rientrano quindi in tale categoria. Ovviamente, le intranet si prestano a essere protette molto più facilmente dai contenuti illegali e nocivi, rispetto all'Internet aperta e su scala mondiale. Il Comitato prevede pertanto che tali reti chiuse risponderanno in misura crescente all'esigenza dei cittadini di disporre di un'Internet sicura. Considerata anche la durata del piano d'azione, il Comitato si domanda in quale misura le linee d'azione previste tengano conto di tale sviluppo.

    4. Conclusione

    4.1. In considerazione delle linee d'azione proposte, il Comitato si chiede se il piano d'azione non sia eccessivamente ambizioso. Ritiene del tutto inverosimile che le misure proposte conducano, a termine, a un'Internet «sicura». Se si vuole un ambiente davvero sicuro, è e continuerà ad essere necessario effettuare una selezione molto rigorosa delle informazioni in arrivo. Il Comitato reputa tuttavia che questo non sia un punto di partenza realistico per l'Internet su scala mondiale.

    4.1.1. Per il Comitato appare praticamente irrealizzabile anche la possibilità di codificare e, di conseguenza, di classificare tutte le informazioni disponibili su Internet. Se a ciò si aggiunge che è semplicemente impossibile classificare i contenuti delle comunicazioni (chat-lines, posta elettronica e gruppi di discussione), si capisce come il Comitato sia poco interessato alla promozione attiva dei sistemi di filtraggio basati sulla codificazione (Linea d'azione 2).

    4.2. Il Comitato propone perciò di limitare la portata del piano d'azione alla lotta contro i contenuti illegali (Linea d'azione 1) attraverso l'autodisciplina e la cooperazione con gli organi giudiziari e di attribuire minore importanza allo sviluppo di strumenti per combattere i contenuti nocivi (Linea d'azione 2).

    4.2.1. Riguardo a quest'ultima linea d'azione (sviluppo di sistemi di filtraggio e di valutazione), il Comitato auspica l'emergere di un sano meccanismo di mercato, nonché lo sviluppo e la commercializzazione di programmi di bloccaggio. Si constata infatti, da parte dei genitori e del corpo insegnante, una crescente domanda di sistemi di filtraggio per contenuti ritenuti inadatti ai minori, tanto più se tali sistemi possono essere installati facilmente da loro stessi. Al riguardo, il Comitato esorta la Commissione a incoraggiare particolarmente, nell'ambito della Linea d'azione 2, le ricerche e gli sviluppi in questo settore specifico, al quale possono essere associati i sistemi esistenti.

    4.2.1.1. Il Comitato ritiene al contrario estremamente importante la Linea d'azione 3 (preparazione e diffusione del materiale di base specifico per ciascuno Stato). Non si potranno mai sensibilizzare abbastanza i genitori e gli insegnanti sul fatto che i loro compiti di sorveglianza e soprattutto di educazione riguardano anche Internet.

    4.2.1.2. L'importanza di questa linea d'azione non si limita peraltro alla tutela dei minori, giacché tutti gli utenti (futuri) potranno trarne vantaggio.

    4.2.1.3. Il Comitato attribuisce grande importanza allo scambio di esperienze positive (ad es. tra istituti d'istruzione, organizzazioni di consumatori, ecc.) rientrante in questa linea d'azione.

    4.2.2. Il Comitato sottoscrive appieno la creazione di una rete europea di linee telefoniche dirette (hotlines), e reputa che nell'ambito del piano d'azione si potrebbe prevedere un certo aumento della dotazione di 5,6 milioni di ECU assegnata alla Linea d'azione 1. La creazione di una rete europea di linee dirette richiede un notevole impegno da parte di molti soggetti e uno stretto coordinamento con le pubbliche amministrazioni, che anche secondo il Comitato sono le principali responsabili della tutela dei cittadini e del rispetto del diritto.

    4.2.2.1. Il Comitato propone pertanto di destinare una parte cospicua del bilancio assegnato alla Linea d'azione 2 alla creazione e alla gestione di tali linee dirette, e nel contempo di sorvegliare attentamente la collaborazione con le autorità interessate.

    4.3. Il Comitato ritiene infine che siano necessari dei centri di difesa dei consumatori che, nel contesto della prevedibile molteplicità di servizi, fornitori e gestori di reti, costituiscano rappresentanze unitarie ed efficaci. Occorre rafforzare la tutela dei consumatori designando presso le autorità di regolamentazione delle telecomunicazioni dei giuristi esperti di diritto dei consumatori.

    Bruxelles, 29 aprile 1998.

    Il Presidente del Comitato economico e sociale

    Tom JENKINS

    () GU C 48 del 13.2.1998, pag. 8.

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