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Document 52022IP0274

Risoluzione del Parlamento europeo del 5 luglio 2022 sulla povertà femminile in Europa (2021/2170(INI))

OJ C 47, 7.2.2023, p. 2–14 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, GA, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

7.2.2023   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 47/2


P9_TA(2022)0274

Povertà femminile in Europa

Risoluzione del Parlamento europeo del 5 luglio 2022 sulla povertà femminile in Europa (2021/2170(INI))

(2023/C 47/01)

Il Parlamento europeo,

visti l'articolo 2 e l'articolo 3, paragrafo 3, del trattato sull'Unione europea (TUE),

visti gli articoli 8, 9, 151, 153 e 157 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),

vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea («Carta»), in particolare le disposizioni relative ai diritti sociali e alla parità tra uomini e donne,

vista la Convenzione delle Nazioni Unite del 1979 sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna,

visti l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il principio del «non lasciare indietro nessuno» e, in particolare, l'obiettivo 1, che mira a porre fine alla povertà, l'obiettivo 5, che mira a conseguire l'uguaglianza di genere e a migliorare le condizioni di vita delle donne, e l'obiettivo 8, che mira a realizzare una crescita economica sostenibile,

viste la strategia di crescita dell'UE «Europa 2020», in particolare il suo obiettivo di ridurre del 25 % il numero di persone nell'UE che vivono al di sotto delle soglie di povertà nazionali entro il 2020, contribuendo così a far uscire dalla povertà oltre 20 milioni di persone, e la necessità di utilizzare appieno i regimi previdenziali e pensionistici degli Stati membri per garantire un adeguato sostegno al reddito,

vista la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul),

vista la convenzione n. 190 dell'Organizzazione internazionale del lavoro sull'eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro,

visto il piano d'azione del pilastro europeo dei diritti sociali,

vista la raccomandazione del Consiglio (UE) 2021/1004 del 14 giugno 2021 che istituisce la garanzia europea per l'infanzia (1),

vista la direttiva 2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego (2),

vista la direttiva (UE) 2019/1158 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 giugno 2019, relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza (3) (direttiva sull'equilibrio tra attività professionale e vita familiare),

vista la comunicazione della Commissione del 5 marzo 2020 dal titolo «Un'Unione dell'uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025» (COM(2020)0152),

vista la sua risoluzione del 13 ottobre 2005 su donne e povertà nell'Unione europea (4),

vista la sua risoluzione dell'8 marzo 2011 sugli aspetti della povertà femminile nell'Unione europea (5),

vista la sua risoluzione del 13 settembre 2011 sull'imprenditoria femminile nelle piccole e medie imprese (6),

vista la sua risoluzione del 26 maggio 2016 dal titolo «Povertà: una prospettiva di genere» (7),

vista la sua risoluzione del 4 aprile 2017 sulle donne e sul loro ruolo nelle zone rurali (8),

vista la sua risoluzione del 14 giugno 2017 sulla necessità di una strategia dell'Unione europea per eliminare e prevenire il divario tra le pensioni degli uomini e delle donne (9),

vista la sua risoluzione del 3 ottobre 2017 sull'emancipazione economica delle donne nel settore pubblico e privato nell'UE (10),

vista la sua risoluzione del 15 novembre 2018 sui servizi di assistenza nell'UE per una migliore parità di genere (11),

vista la sua risoluzione del 15 gennaio 2019 sulla parità di genere e le politiche fiscali nell'Unione europea (12),

vista la sua risoluzione del 30 gennaio 2020 sul divario retributivo di genere (13),

vista la sua risoluzione del 21 gennaio 2021 sulla prospettiva di genere nella crisi COVID-19 e nel periodo successivo alla crisi (14),

vista la sua risoluzione del 7 luglio 2021 sul tema «Il Vecchio continente diventa più vecchio — possibilità e sfide della politica sull'invecchiamento post 2020» (15),

vista la sua risoluzione del 10 febbraio 2021 sulla riduzione delle disuguaglianze, con un'attenzione particolare alla povertà infantile (16),

viste le conclusioni del Consiglio del 10 dicembre 2019 sul tema «Parità di genere nelle economie dell'UE: la via da seguire»,

vista la relazione dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere del 5 marzo 2020, dal titolo «Beijing + 25: the fifth review of the implementation of the Beijing Platform for Action in the EU Member States» (Pechino + 25: quinto esame dell'attuazione della piattaforma d'azione di Pechino negli Stati membri dell'UE),

vista la relazione dell'Organizzazione internazionale del lavoro del 27 maggio 2020, dal titolo «COVID-19 and the world of work. Fourth edition» (COVID-19 e il mondo del lavoro. Quarta edizione),

visto il documento di Eurofound e dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE) del 15 luglio 2021, dal titolo «Upward convergence in gender equality: How close is the Union of equality?» (La convergenza verso l'alto nella parità di genere: quanto è vicina l'Unione dell'uguaglianza?),

visto lo studio realizzato nel dicembre 2017 dall'unità tematica C del Parlamento europeo — Diritti dei cittadini e affari costituzionali — della Direzione generale delle Politiche interne, dal titolo «Gender perspective on access to energy in the EU» (Accesso all'energia nell'UE, una prospettiva di genere),

visto l'indice sull'uguaglianza di genere dell'EIGE per il 2019 e il 2020,

visto il documento di sintesi elaborato nel giugno 2021 dal movimento «Make Mothers Matter», dal titolo «Mothers' Poverty in the EU» (Povertà delle madri nell'UE),

vista la valutazione della strategia annuale per la crescita sostenibile 2021 e della proposta di relazione congiunta sull'occupazione 2021, realizzata nel febbraio 2021, dalla Rete europea di lotta alla povertà, dal titolo «Working towards a Socially Inclusive and Poverty-proof Recovery from the COVID-19 Pandemic» (Lavorare per una ripresa socialmente inclusiva e a prova di povertà dalla pandemia di COVID-19),

visto lo studio realizzato il 19 maggio 2021 dall'unità tematica del Parlamento europeo — Diritti dei cittadini e affari costituzionali — della Direzione generale delle Politiche interne, dal titolo «COVID-19 and its economic impact on women and women's poverty: Insight from 5 European Countries» (La COVID-19 e il suo impatto economico sulle donne e sulla povertà femminile: osservazioni da 5 paesi europei),

visto lo studio realizzato il 14 giugno 2021 dall'unità tematica del Parlamento europeo — Diritti dei cittadini e affari costituzionali — della Direzione generale delle Politiche interne, dal titolo «Gender equality: Economic value of care from the perspective of the applicable EU funds» (Uguaglianza di genere: valore economico dell'assistenza dal punto di vista dei fondi UE applicabili),

visti la sua risoluzione del 14 aprile 2016 sul raggiungimento dell'obiettivo della lotta alla povertà, tenuto conto delle spese in aumento sostenute dalle famiglie (17) e il parere della commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere a essa allegato,

visti i lavori della piattaforma europea per la lotta contro la mancanza di una fissa dimora, lanciata nel giugno 2021,

visto l'articolo 54 del suo regolamento,

visto il parere della commissione per l'occupazione e gli affari sociali,

vista la relazione della commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere (A9-0194/2022),

A.

considerando che la parità di genere è un valore fondamentale dell'Unione sancito dall'articolo 2 del trattato sull'Unione europea (TUE); che l'articolo 8 TFUE stabilisce il principio dell'integrazione della dimensione di genere;

B.

considerando che l'eliminazione della povertà è una delle priorità dell'UE, sancita dall'articolo 3 TUE e dall'articolo 34 della Carta, ed è uno degli obiettivi principali del piano d'azione del pilastro europeo dei diritti sociali, il che rispecchia l'impegno dell'UE a combattere la povertà nell'ambito delle proprie politiche;

C.

considerando che nell'UE, considerando che nell'UE il numero di donne in condizioni di povertà è ancora superiore al numero di uomini in condizioni di povertà (18); che, nonostante una riduzione della povertà nell'UE, sia tra le donne che tra gli uomini, le donne continuano a essere sproporzionatamente più colpite, rispetto agli uomini, dalla povertà e dal rischio di esclusione sociale, in particolare le donne che subiscono forme di discriminazione intersettoriale; che nel 2020 il tasso di rischio di povertà o di esclusione sociale (tasso AROPE) per le donne nell'UE, attestandosi al 22,9 %, era superiore a quello degli uomini (20,9 %), anche se in entrambi i casi è diminuito dal 2015 (24,9 % e 23,1 %, rispettivamente); che dal 2017 il divario di genere per quanto riguarda la povertà è aumentato in 21 Stati membri (19); che, secondo i dati, i tassi di povertà tra le donne variano notevolmente da uno Stato membro all'altro; che, a causa della forte correlazione tra povertà femminile e povertà infantile, 1 bambino su 4 nell'UE è a rischio di povertà o di esclusione sociale;

D.

considerando che, in base alle stime per il 2019 nell'UE-27, le donne sono particolarmente esposte al rischio di povertà (tasso AROPE), con un tasso di povertà pari al 17,1 % dopo i trasferimenti sociali; che, dall'inizio della pandemia di COVID-19, le donne sono state colpite in modo sproporzionato nella sfera socioeconomica, tra cui, in alcuni casi, con la perdita del posto di lavoro; che il tasso di occupazione delle donne ha subito un calo più netto rispetto a quello registrato durante la recessione del 2008; che ciò è dovuto, tra l'altro, a causa dell'aumento del lavoro di assistenza non retribuito e dei servizi assistenziali domestici ed educativi svolti principalmente dalle donne, determinando un aumento della povertà femminile; che, anche prima della pandemia di COVID-19, erano le donne a occupare la maggior parte dei posti di lavoro temporanei o a tempo parziale, soprattutto nel settore dei servizi, e che la pandemia ha rafforzato questa tendenza; che gli effetti della pandemia di COVID-19 non sono ancora pienamente compresi e che l'impatto socioeconomico durerà anche nei prossimi anni; che è quindi essenziale esaminare la povertà femminile nel contesto della gestione e delle conseguenze della crisi COVID-19; che le misure adottate per uscire dalla crisi finanziaria del 2008 non sono state sufficienti per ridurre la povertà delle donne; che la riduzione sia dei finanziamenti per i servizi pubblici sociali che dei salari colpisce in modo sproporzionato le donne, a causa della loro maggiore dipendenza dai servizi pubblici sociali e dalle indennità;

E.

considerando che l'integrazione di genere richiede di tenere conto delle differenze di genere in tutto il ciclo programmatico e di aggiungere un approccio intersezionale che prenda in considerazione la diversità tra donne e uomini quando si progettano, applicano e valutano politiche, programmi e progetti al fine di aumentare l'uguaglianza di genere; che finora le normative dell'Unione non hanno adottato politiche realmente integranti né un approccio intersezionale;

F.

considerando che l'articolo 3, paragrafo 3, TUE impegna l'Unione a combattere «l'esclusione sociale e le discriminazioni» e a promuovere «la giustizia e la protezione sociali [e] la parità tra donne e uomini» in linea con il concetto di economia sociale di mercato; che il piano d'azione del pilastro europeo dei diritti sociali ha l'obiettivo specifico di ridurre il numero di persone a rischio di povertà di almeno 15 milioni entro il 2030, di cui 5 milioni di bambini; che le agende sociale, verde e di uguaglianza di genere sono interconnesse e condividono gli obiettivi di garantire una crescita sostenibile e un'equa distribuzione delle risorse; che le discussioni sulla revisione dell'attuale modello di governance socioeconomica dell'UE dovrebbero tenere conto dell'impegno dell'UE di ridurre le disuguaglianze ed eliminare la povertà, in particolare la povertà femminile;

G.

considerando che il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla povertà estrema e i diritti umani, Olivier De Schutter, ha osservato che l'Unione europea dovrebbe sviluppare una strategia contro la povertà valida per tutta l'Unione e in grado di garantire un approccio ampio e strutturale per eliminare la povertà femminile; che l'Unione europea post-pandemica necessita di un patto sociale più giusto che includa politiche economiche volte a ridurre le disuguaglianze;

H.

considerando che la povertà dei genitori determina spesso la povertà dei figli; che gli investimenti in politiche a sostegno delle donne migliorano anche le condizioni di vita delle loro famiglie, in particolare quelle dei loro figli; che l'UE e gli Stati membri devono rispettare, tutelare e garantire i diritti dei minori, conformemente al TUE; che i diritti dei minori sono messi a repentaglio in situazioni di povertà; che l'eliminazione della povertà infantile è sancita dal principio 11 del pilastro europeo dei diritti sociali;

I.

considerando che le famiglie monoparentali sono maggiormente esposte al rischio di povertà e di esclusione sociale e hanno una maggiore probabilità di trasmissione della povertà nell'arco di più generazioni; che l'85 % delle famiglie monoparentali ha per capofamiglia una donna; che nel 2020 il 42,1 % della popolazione dell'UE costituita da famiglie monoparentali con figli a carico era a rischio di povertà o di esclusione sociale;

J.

considerando che la povertà femminile è il risultato di una discriminazione che dura tutta la vita; che gli stereotipi di genere influenzano ancora la divisione del lavoro domestico, nel contesto dell'istruzione, sul posto di lavoro e nella società, nonché l'accesso al potere e ai processi decisionali; che l'assistenza non retribuita e il lavoro domestico, svolto per lo più da donne, impone loro un onere sproporzionato; che, a livello globale, le donne costituiscono oltre il 70 % dei lavoratori nel settore della sanità e dell'assistenza; che questi tipi di lavoro sono state sistematicamente sottovalutati poiché svolti, ora e in passato, gratuitamente dalle donne all'interno del nucleo familiare; che le donne percepiscono una retribuzione inferiore rispetto agli uomini; che le donne hanno più contratti a tempo parziale per la mancanza di tempo disponibile; che le donne sono soggette a povertà lavorativa, il che comporta un rischio maggiore di povertà ed esclusione sociale a causa della bassa intensità di manodopera;

K.

considerando che occorre tenere in debita considerazione le raccomandazioni del pilastro europeo dei diritti sociali (EPSR) in materia di uguaglianza di genere, pari opportunità e sostegno attivo all'occupazione;

L.

considerando che la povertà delle donne è multidimensionale e che per questo motivo è necessario combattere tutte le cause e le conseguenze di tutti gli aspetti della povertà femminile, comprese le privazioni materiali, ma anche la mancanza di accesso a risorse e servizi diversi, che limita la loro capacità di godere pienamente della loro cittadinanza; che la povertà femminile è direttamente influenzata dalla mancanza di un'equa valutazione del lavoro svolto principalmente dalle donne, dalle interruzioni di carriera dovute al congedo di maternità o alle responsabilità di assistenza, dall'ineguale condivisione delle responsabilità di assistenza non retribuita e del lavoro domestico e dalla segregazione nell'istruzione e successivamente nel mercato del lavoro; che la povertà delle donne si traduce nella loro esclusione da alcuni aspetti sociali e politici della vita; che al contempo la mancanza di un accesso adeguato alle risorse e ai servizi aumenta il rischio delle donne di cadere o rimanere nella povertà, il che dimostra la reciproca interdipendenza tra povertà ed esclusione sociale e politica;

M.

che l'impatto della povertà pesa in maniera diversa sulle donne e sugli uomini e che pertanto, per comprendere meglio la femminilizzazione della povertà, occorre tener conto anche di altri indicatori (come l'età, l'aspettativa di vita, le disuguaglianze di reddito, il divario retributivo tra i sessi, la situazione familiare, i trasferimenti sociali); che le sinergie tra le varie azioni svolte e le misure politiche a sostegno della parità di genere in materia di occupazione, istruzione, politiche fiscali e alloggi possono contribuire a combattere più efficacemente le cause profonde della povertà e dell'esclusione sociale;

N.

considerando che esiste un maggiore rischio di povertà e di esclusione sociale in determinati gruppi di donne come le madri sole, le donne di età superiore ai 65 anni, le donne con disabilità, le donne con un basso livello di istruzione e le donne provenienti da contesti migratori;

O.

considerando che il numero di donne in età avanzata nella popolazione dell'UE a 27 è maggiore rispetto a quello degli uomini; che nel 2019 le donne in età molto avanzata (85 anni e oltre) erano più del doppio rispetto alla uomini nella stessa fascia di età; che gli sviluppi dell'invecchiamento avranno profonde implicazioni per i governi, le imprese e la società civile, con un impatto soprattutto sui sistemi sanitari e di assistenza sociale, sui mercati del lavoro, sulle finanze pubbliche e sui diritti pensionistici;

P.

considerando che, secondo i dati, in media nell'UE il 29,5 % delle donne con disabilità è a rischio di povertà ed esclusione sociale, mentre per gli uomini con disabilità tale dato si attesta al 27,5 %;

Q.

considerando che le donne appartenenti a gruppi più vulnerabili, come le giovani donne, le donne con disabilità, le donne provenienti da contesti migratori, le donne rom, le donne appartenenti a minoranze religiose o etniche nonché le donne LBTQI+, affrontano forme supplementari e intersezionali di discriminazione nell'accesso all'istruzione, all'assistenza sanitaria, all'occupazione e ai servizi sociali e sono pertanto esposte a un maggiore rischio di povertà;

R.

considerando che le persone rom subiscono discriminazioni nell'accesso alle iniziative per l'occupazione come la garanzia per i giovani; che i servizi pubblici per l'impiego spesso non hanno le capacità di coinvolgerle o applicano pratiche di discriminazione indiretta;

S.

considerando che, per quanto concerne i dati sulla povertà, l'unità statistica del nucleo familiare definisce la povertà all'interno delle famiglie senza tenere considerazione le disuguaglianze di genere nella distribuzione interna delle risorse, il che rende difficile ottenere dati affidabili disaggregati per genere;

T.

considerando che la povertà delle donne aumenta il rischio di mancanza di fissa dimora, di mancanza di accesso a alloggi adeguati e di povertà energetica; che sono necessarie misure politiche specificamente rivolte ai genitori soli;

U.

considerando che l'uguaglianza di genere sul mercato del lavoro è uno strumento importante per eliminare la povertà femminile che va a beneficio non solo delle donne ma dell'economia nel suo complesso e incide positivamente sul PIL, sui livelli di occupazione e sulla produttività; che un miglioramento dell'uguaglianza di genere determinerebbe un aumento del PIL pro capite dell'UE compreso tra il 6,1 % e il 9,6 % e la creazione di 10,5 milioni di posti di lavoro ulteriori, di cui potrebbero beneficiare sia gli uomini che le donne, entro il 2050;

V.

considerando che il lavoro svolto nei settori a netta prevalenza di occupazione femminile, benché sia essenziale e presenti un elevato valore socioeconomico, è sottovalutato e meno retribuito rispetto al lavoro nei settori a prevalenza maschile; che vi è la necessità urgente di riesaminare l'adeguatezza dei salari nei settori a prevalenza femminile in relazione al loro valore sociale ed economico e di incrementare i salari minimi, il reddito minimo e la trasparenza salariale nelle normative dell'UE;

W.

considerando che il diritto al lavoro è un presupposto essenziale affinché le donne possano beneficiare dell'indipendenza economica, della realizzazione professionale e dell'effettiva parità di diritti;

X.

considerando che il divario occupazionale di genere si attesta sulla media dell'11,5 % con le donne rappresentate in misura sproporzionatamente elevata nei settori di lavoro scarsamente retribuiti e precari; che le donne sono maggiormente occupate in forme di lavoro flessibile, con contratti atipici e flessibili (lavoro a tempo parziale, lavoro temporaneo ecc.); che le donne subiscono discriminazioni in caso di gravidanza e maternità; che nel 2019 il divario retributivo di genere è pari al 14,1 % a livello dell'UE, nonostante vi siano differenze significative tra gli Stati membri (20); che dal 2010 il divario di genere in termini di retribuzioni è aumentato in 17 Stati membri, mentre il divario di genere in termini di reddito ha registrato un incremento in 19 Stati membri, determinando un aumento complessivo della disuguaglianza di genere in termini di retribuzioni e reddito nell'UE (21); che circa il 10 % della popolazione attiva nell'UE è a rischio di povertà e che sono principalmente le donne a percepire un salario minimo o inferiore a un salario minimo di sussistenza, a causa, tra l'altro, del maggiore coinvolgimento delle donne nell'economia informale; che la lotta contro il lavoro sommerso e la fissazione di livelli adeguati ed equi di salario minimo che garantiscano un tenore di vita dignitoso possono contribuire a ridurre la disuguaglianza salariale, il divario retributivo di genere e la povertà femminile;

Y.

considerando che la Carta sociale europea riconosce il diritto di tutti i lavoratori, quindi anche delle donne lavoratrici, a una giusta retribuzione sufficiente a garantire un livello di vita decoroso per il lavoratore e la propria famiglia e il diritto alla parità di retribuzione per un lavoro di pari valore; che inoltre essa stabilisce il diritto alla protezione contro la povertà e l'esclusione sociale e contribuisce a ridurre il divario retributivo esistente tra uomini e donne;

Z.

considerando che il tasso di persone transgender in impieghi retribuiti raggiunge solo il 51 %, rispetto al 69,3 % della popolazione complessiva; che la disoccupazione è un problema particolare per le donne transgender, che hanno una probabilità di essere disoccupate di circa tre volte superiore rispetto alla media della popolazione generale (22);

AA.

considerando che soltanto il 20,7 % delle donne con disabilità e il 28,6 % degli uomini con disabilità ha un'occupazione a tempo pieno; che in alcuni Stati membri le persone con disabilità spesso perdono i contributi per l'invalidità nel momento in cui accettano un lavoro, il che aumenta il rischio di povertà lavorativa;

AB.

considerando che il divario pensionistico di genere ha raggiunto in media il 29,4 % nel 2019 (23) a causa degli squilibri creati da disuguaglianze persistenti durante l'intero arco della vita; che questo divario pensionistico significa che le donne hanno maggiori probabilità di scendere al di sotto della soglia di povertà man mano che invecchiano, anche tenendo presente che l'aspettativa di vita delle donne è più lunga dell'aspettativa di vita degli uomini, aggravando le conseguenze della povertà e dell'esclusione sociale; che una maggiore inclusione del lavoro per tutta la vita di una persona contribuirà a colmare il divario pensionistico di genere;

AC.

considerando che la rivoluzione tecnologica e digitale cui stiamo assistendo sta promuovendo il progresso digitale e le nuove opportunità commerciali e che questa rivoluzione tecnologica e digitale sta cambiando i modelli economici, i sistemi sociali e il mercato del lavoro; che tutti nella nostra società, specialmente le donne, devono avere la possibilità di condividere questa prosperità;

AD.

considerando che occorre promuovere ulteriormente le politiche orientate ad accrescere la partecipazione delle donne nei settori della scienza, della tecnologia, dell'ingegneria e della matematica (STEM) e dell'intelligenza artificiale, e l'adozione di un approccio multilivello per affrontare il divario di genere a tutti i livelli di istruzione e occupazione nel settore digitale;

AE.

che le ragazze ottengono migliori risultati scolastici rispetto ai ragazzi, ma spesso incontrano maggiori difficoltà oppure subiscono pressioni dalla famiglia o di altro tipo che impediscono loro di tradurre i successi scolastici nella realizzazione professionale;

AF.

considerando che le donne che vivono nelle zone rurali sono particolarmente colpite dalla povertà; che molte di esse non risultano far parte del mercato del lavoro e non sono registrate come disoccupate; che il tasso di disoccupazione femminile nelle zone rurali è estremamente elevato e che le donne che lavorano hanno un reddito molto basso; che le donne nelle zone rurale hanno un accesso limitato all'istruzione;

AG.

considerando che un approccio comune dell'UE al settore dell'assistenza, oltre alle politiche degli Stati membri, creerebbe un significativo valore aggiunto; che le donne assumono più spesso degli uomini un lavoro di assistenza non retribuito e che la cura dei figli o delle persone a carico è pertanto uno dei motivi più comuni per cui le donne riducono l'orario di lavoro o si ritirano dal mercato del lavoro; che le donne sospendono più regolarmente la loro carriera o assumono impieghi a breve termine, a tempo parziale, precari o persino informali che possono essere adattati a un programma di assistenza, che incide sul loro reddito e sui loro contributi ai fondi pensione e incide quindi sulla loro indipendenza economica in età avanzata; che l'accesso universale a servizi e strutture sanitarie e sociali di alta qualità a prezzi accessibili, come l'assistenza e l'istruzione per la prima infanzia o l'assistenza ad altre persone a carico, non solo è fondamentale per evitare l'aumento della povertà, soprattutto per le donne, ma è anche fondamentale per un'economia al servizio dell'interesse pubblico; che gli investimenti in questi servizi incidono positivamente sull'indipendenza economica delle donne e sulla loro capacità di partecipare al mercato del lavoro; che le misure di protezione sociale sono assolutamente fondamentali per affrontare la povertà femminile non solo sul piano economico, ma nella sua multidimensionalità;

AH.

considerando che la povertà aggrava l'impatto della violenza di genere sulle donne in quanto l'aumento delle difficoltà economiche rende difficile, per le donne che vivono in relazioni abusive, lasciare il proprio partner; che la violenza di genere è un problema strutturale che può essere riscontrato in tutti i gruppi socioeconomici ed è indipendente dall'origine o dalle convinzioni personali; che la povertà mette le donne a maggior rischio di tratta e sfruttamento sessuale in quanto rende loro e le loro famiglie economicamente dipendenti dai loro aggressori; che la violenza di genere contribuisce anche alla povertà e all'esclusione sociale in quanto la violenza ha conseguenze per la salute e può portare alla perdita del lavoro e della casa;

AI.

considerando che le molestie sul luogo di lavoro, comprese quelle di natura sessuale e psicologica, di cui le donne sono le principali vittime, hanno su queste ultime un effetto deterrente che si traduce in un maggiore assenteismo, in una riduzione della produttività e in una conseguente perdita di reddito, contribuendo quindi ad allontanarle dal mercato del lavoro, il che ha un impatto negativo sulla loro carriera professionale e sulla loro indipendenza economica; che segnalare un caso di molestia sul lavoro può portare al licenziamento o all'isolamento della vittima;

AJ.

considerando che si stima che attualmente una ragazza su dieci non può permettersi prodotti igienici: che nella sua risoluzione del 15 gennaio 2019 sulla parità di genere e le politiche fiscali nell'Unione europea, il Parlamento europeo ha invitato tutti gli Stati membri a eliminare la tassa sui prodotti per l'igiene femminile («tampon tax»), avvalendosi della flessibilità introdotta dalla direttiva sull'IVA e applicando esenzioni o aliquote IVA allo 0 % a questi beni essenziali;

AK.

considerando che la guerra della Russia contro l'Ucraina sta provocando un nuovo aumento della povertà, in particolare tra le donne, sia perché costringe donne e bambini ucraini a fuggire nei paesi vicini sia a causa degli aumenti dei prezzi dei servizi e dei beni di base che colpiscono tutti gli europei, ma soprattutto coloro che già dispongono di minori risorse;

1.

rileva che, secondo Eurostat, negli Stati membri dell'UE 64,6 milioni di donne e 57,6 milioni di uomini vivono attualmente in condizioni di povertà, il che dimostra che l'impatto della povertà sulle donne e sugli uomini è diverso; invita la Commissione a sviluppare una strategia europea ambiziosa di lotta alla povertà per il 2030, dotata di obiettivi concreti per la riduzione della povertà, segnatamente quello di porre fine alla povertà femminile e di spezzare il ciclo intergenerazionale del rischio di povertà;

2.

sottolinea che anche la povertà delle donne deve essere analizzata secondo un approccio intersettoriale, che comporta un'analisi sensibile al genere che tenga conto delle forme intersecanti di discriminazione sulla base di caratteristiche quali il contesto socioeconomico, l'origine migratoria ed etnica, l'età, l'orientamento sessuale, l'identità di genere e l'espressione di genere; chiede che l'indice sull'uguaglianza di genere dell'EIGE sia integrato nel quadro di valutazione della situazione sociale; invita l'EIGE a fornire dati disaggregati in modo intersezionale e per genere e invita gli Stati membri a utilizzare tali dati al fine di affrontare meglio le sfide specifiche dei singoli paesi nonché a sviluppare piani nazionali di ripresa, nonché a migliorare le sinergie tra i diversi pacchetti, fondi e politiche;

3.

sottolinea l'importanza di politiche che tengano conto della sfida demografica e promuovano le pari opportunità per tutti, in particolare per quelli più colpiti dalla crisi, come i gruppi vulnerabili, le famiglie in tutta la loro diversità, i giovani e gli anziani, e in grado di garantire che tutte le opportunità commerciali offerte dall'attuale rivoluzione tecnologica e digitale si concentrino sulle donne;

4.

invita gli Stati membri a operare in modo simile e regolare nella raccolta di dati disaggregati e analisi finalizzati alla stesura o alla valutazione di politiche e prassi, al fine di raccogliere informazioni e dati sulla situazione delle donne in condizioni precarie specifiche, ad esempio delle donne che vivono in contesti di precarietà energetica, divario digitale, malattia professionale, denutrizione o malnutrizione;

5.

esorta la Commissione e gli Stati membri ad affrontare efficacemente le disuguaglianze che le donne vivono affrontandone i principali componenti, ovvero le barriere nel mercato del lavoro, così come l'accesso a servizi economici e di qualità quali i servizi di cura dell'infanzia o i servizi di cura a lungo termine, e a promuovere l'accesso a regimi pensionistici pubblici per i lavoratori autonomi, le persone inattive, i disoccupati (di breve o lungo corso) o i lavoratori «atipici»;

6.

rileva che la povertà continua a essere misurata sul reddito familiare cumulativo, partendo dal presupposto che tutti i membri della famiglia abbiano lo stesso reddito e distribuiscano le risorse equamente; chiede che i diritti siano individualizzati e che i calcoli si basino sui redditi individuali, in modo da rivelare la portata effettiva della povertà delle donne;

7.

invita ad applicare la multidimensionalità nella misurazione della povertà, compresa la povertà di tempo; invita Eurostat a coordinare con gli Stati membri la concezione sensibile al genere dell'indagine europea sull'uso del tempo e la sua regolarità;

8.

accoglie con favore l'annuncio della Commissione di una «strategia europea per l'assistenza», ma la invita ad andare oltre le misure nel settore dell'assistenza e a garantire una transizione verso un'economia dell'assistenza che adotti un approccio olistico, rispondente al genere e duraturo all'assistenza, comprese misure volte a promuovere la sostenibilità ecologica, condizioni di lavoro eque e salari adeguati al fine di mantenere l'attrattiva del lavoro nel settore dell'assistenza, porre fine alla discriminazione, combattere la povertà, la violenza e gli abusi, fissare norme minime e orientamenti di qualità adeguati per l'assistenza durante l'intero arco della vita di una persona e fornire sostegno a coloro che prestano assistenza formale e informale, a coloro che prestano assistenza non retribuita e alle persone di cui si prendono cura; invita gli Stati membri a creare incentivi per i datori di lavoro per promuovere un migliore equilibrio tra vita professionale e vita privata;

9.

osserva che tutti gli Stati membri hanno ampliato i pacchetti di assistenza durante la pandemia e introdotto disposizioni speciali per le famiglie monoparentali; esorta gli Stati membri a estendere tali disposizioni durante il periodo di ripresa;

10.

ritiene che il principio secondo cui il lavoro è il mezzo migliore per combattere la povertà oggi non sia più applicabile, alla luce dei settori a bassa retribuzione, delle condizioni di lavoro atipiche e precarie e dello smantellamento dei sistemi di sicurezza sociale, e che sistemi di contrattazione collettiva e regimi salariali minimi funzionanti siano necessari per la realizzazione di una società senza povertà;

11.

invita la Commissione e gli Stati membri a garantire una sufficiente protezione economica non solo alle persone con lavori permanenti ma anche a coloro che offrono servizi di cura non retribuiti alle persone a proprio carico, servizi domestici e servizi di assistenza all'istruzione, soggetti a condizioni di lavoro precarie o a lunghi periodi di disoccupazione;

12.

invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere politiche volte a eliminare il lavoro precario e il lavoro a tempo parziale involontario, in modo da migliorare la situazione delle donne nel mercato del lavoro;

13.

sottolinea il ruolo centrale delle donne che lavorano nei settori sociale, di assistenza, dei servizi di pulizia, dell'istruzione, della salute e del commercio al dettaglio nel salvaguardare il buon funzionamento della società, come dimostrato dalla crisi della COVID-19; chiede un riesame e una rivalutazione del lavoro tipicamente a prevalenza femminile, unitamente allo sviluppo e all'applicazione di strumenti di valutazione del lavoro transettoriali e neutri sotto il profilo del genere, in modo da permettere una migliore valutazione e una retribuzione più equa del lavoro a prevalenza femminile e garantire la parità di retribuzione per un lavoro di pari valore, e allo stesso tempo rafforzare l'imprenditorialità femminile nelle piccole e medie imprese (PMI);

14.

osserva che la stragrande maggioranza dei lavoratori della distribuzione al dettaglio e degli addetti alle pulizie sono donne e spesso ricevono solo il salario minimo, e che la pandemia di COVID-19 le ha messe ancora più a rischio di povertà; sottolinea l'urgente necessità di migliorare i salari e di combattere il lavoro precario; esorta gli Stati membri a migliorare la condizione degli operatori sanitari attraverso salari e condizioni di lavoro dignitosi e, in particolare, stipulando regolari contratti di lavoro;

15.

sottolinea che, al fine di affrontare la multidimensionalità della povertà femminile, è necessario superare la segregazione del lavoro domestico non retribuito e delle responsabilità di assistenza svolte principalmente dalle donne e potenziare la lotta contro gli stereotipi al fine di rafforzare le misure di equilibrio tra lavoro e vita privata nei servizi di assistenza e negli accordi di lavoro a favore della famiglia, come l'orario di lavoro adattabile e la possibilità di telelavoro per promuovere il modello di «parità di retribuzione e di assistenza» (politica dell'uso del tempo) (24), in modo da consentire alle donne e agli uomini di conciliare meglio la loro vita professionale con la vita privata; esorta gli Stati membri dell'UE a recepire e attuare pienamente la direttiva sull'equilibrio tra attività professionale, in modo da garantire un'equa divisione tra vita professionale e vita familiare, e li invita ad andare oltre le norme minime stabilite nella direttiva; sottolinea che la povertà sul lavoro deve essere affrontata alle sue radici, ad esempio promuovendo l'istruzione e la formazione, stabilendo salari minimi e garantendo la protezione sociale; invita la Commissione a esortare gli Stati membri a investire in istruzione e formazione di qualità e a sostenerli in tal senso; a condividere le buone pratiche e prestare particolare attenzione all'apprendimento permanente;

16.

rileva che si registra una concentrazione sproporzionata e spesso non volontaria di donne nel lavoro precario, che comprende un numero elevato di contratti di lavoro a tempo parziale e scarsamente retribuito, a tempo determinato e a zero ore; esorta gli Stati membri ad attuare le raccomandazioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro destinate a ridurre la portata del lavoro precario che includono, ad esempio, la limitazione dei casi in cui poter impiegare contratti precari e la riduzione del periodo in cui i lavoratori possono essere assunti con tali contratti;

17.

invita gli Stati membri ad adottare politiche attive ed efficaci per prevenire e combattere le molestie sul luogo di lavoro, comprese quelle di natura sessuale e psicologica; invita la Commissione e gli Stati membri a garantire adeguati meccanismi di finanziamento per programmi e azioni volti a combattere le molestie sul luogo di lavoro, compresi meccanismi che aiutino le donne a denunciare i casi di molestie; invita gli Stati membri e l'UE a ratificare la convenzione n. 190 dell'Organizzazione internazionale del lavoro sull'eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro;

18.

sottolinea l'importanza di aumentare la consapevolezza circa le conseguenze delle scelte delle donne sul mercato del lavoro e l'importanza della loro indipendenza economica per proteggerle dalla povertà e dall'esclusione sociale;

19.

teme che le donne con figli vengano discriminate sul posto di lavoro in quanto madri, e non perché le loro prestazioni lavorative siano inferiori a quelle dei loro colleghi; esorta gli Stati membri a promuovere attivamente un'immagine positiva delle madri come lavoratrici dipendenti;

20.

sottolinea il ruolo cruciale di servizi pubblici di alta qualità nella lotta contro la povertà femminile, segnatamente i servizi di educazione e cura della prima infanzia o di assistenza ad altre persone non autosufficienti, come gli anziani; invita gli Stati membri a stabilire meccanismi appropriati per riconoscere questo obiettivo di vita;

21.

sottolinea che anche i cambiamenti climatici hanno un forte impatto sulla povertà femminile in quanto le donne sono più dipendenti dalle risorse naturali e, poiché costituiscono la maggioranza delle persone povere nell'UE, hanno meno risorse per proteggersi dagli effetti negativi dei cambiamenti climatici; deplora che una prospettiva di genere non sia stata costantemente introdotta nelle politiche climatiche dell'UE; invita la Commissione a integrare la parità di genere nelle politiche e nella legislazione dell'UE in materia di cambiamenti climatici; è del parere che il pacchetto «Fit for 55» e il Fondo sociale per il clima dovrebbero essere concepiti e attuati con una chiara dimensione di genere e a beneficio delle donne così come degli uomini;

22.

invita l'UE e gli Stati membri a proteggere le donne che vivono in condizioni di povertà energetica fornendo una risposta tempestiva e coordinata per affrontare l'impatto a lungo termine della crisi energetica; sottolinea che occorre garantire l'accesso a prezzi accessibili ai servizi di utilità generale per le famiglie a basso reddito, in particolare le donne anziane e le madri sole;

23.

invita la Commissione e gli Stati membri a integrare la parità di genere in tutte le politiche, i programmi e le azioni e a stabilire migliori politiche di equilibrio tra vita professionale e vita privata e misure adeguate per garantire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, come per esempio un migliore congedo di maternità, periodi di congedo di paternità significativamente più lunghi, un congedo parentale retribuito e non trasferibile, orari di lavoro flessibili, strutture di assistenza all'infanzia in loco, servizi di assistenza e politiche di lavoro a distanza; sottolinea l'importanza di integrare la dimensione di genere e di adattare la risposta della politica economica alla pandemia di COVID-19 alle esigenze specifiche delle donne e alla struttura delle loro attività economiche;

24.

invita la Commissione e gli Stati membri a integrare la dimensione di genere in tutte le normative, le politiche, i programmi e le azioni correlate ai trasporti e a includere una prospettiva di genere nella progettazione della mobilità, degli alloggi a prezzi accessibili e della pianificazione urbana;

25.

sottolinea che la mancanza di fissa dimora tra le donne non dovrebbe essere sottovalutata e percepita erroneamente come un problema sociale minore nell'UE; sottolinea la mancanza di dati disaggregati completi sulla natura e la portata della deprivazione abitativa tra le donne, che rende questo problema meno visibile; esorta l'UE e i suoi Stati membri a integrare una prospettiva di genere nelle politiche e nelle pratiche che affrontano la deprivazione abitativa e la mancanza di accesso a alloggi ed energia a prezzi accessibili e adeguati, nonché a sviluppare strategie specifiche volte a sradicare tali problemi entro il 2030, garantendo nel contempo che i servizi funzionino in modo appropriato ed efficace per soddisfare le esigenze delle donne senza fissa dimora; sottolinea l'importanza di riconoscere la violenza di genere come una delle cause che aggravano il rischio di mancanza di fissa dimora tra le donne e sottolinea la necessità di analizzare in che modo le esigenze delle donne si intersecano con barriere socioeconomiche e strutturali più ampie; invita tutte le parti interessate a integrare una prospettiva di genere nella piattaforma europea per la lotta contro la mancanza di una fissa dimora; ritiene che il principio «prima la casa» possa svolgere un ruolo importante nella lotta contro la mancanza di fissa dimora e si auspica l'attuazione di questi progetti in tutti gli Stati membri;

26.

osserva che il peggioramento della situazione sociale ed economica causato dalla pandemia di COVID-19 ha amplificato tutte le forme di abuso e violenza nei confronti delle donne, così come la prostituzione, in violazione dei loro diritti umani; sottolinea la necessità di accrescere le risorse pubbliche, finanziarie e umane per sostenere i gruppi a rischio di povertà e affrontare le situazioni che mettono a rischio i bambini e i giovani, gli anziani, le persone con disabilità e quelle senza fissa dimora;

27.

osserva che l'indipendenza economica delle donne svolge un ruolo centrale nella loro capacità di sottrarsi a situazioni di violenza di genere; chiede pertanto che siano previste misure di sostegno e protezione a supporto delle donne che si trovano in tali situazioni, nonché l'adozione di una direttiva globale sulla prevenzione e la lotta contro tutte le forme di violenza di genere, l'inclusione della violenza di genere nell'elenco dei crimini dell'UE, la ratifica da parte dell'UE della Convenzione di Istanbul e la ratifica da parte di Bulgaria, Repubblica ceca, Ungheria, Lettonia, Lituania e Slovacchia; sottolinea che una vita libera dalla violenza è fondamentale affinché le donne possano partecipare al mercato del lavoro, raggiungere il loro pieno potenziale ed essere finanziariamente indipendenti; condanna la disinformazione deliberata sugli strumenti e le iniziative per combattere la violenza di genere nell'UE; esprime preoccupazione per il fatto che tale disinformazione stia prendendo piede in Europa, rendendo pertanto ancora più difficile proteggere le donne dalla violenza;

28.

invita gli Stati membri a combattere pratiche dannose come le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni precoci e forzati e la violenza perpetrata in nome dei cosiddetti «delitti d'onore», che danneggia e limita specificamente le giovani donne e le ragazze;

29.

ritiene che la prostituzione sia una grave forma di violenza e di sfruttamento che colpisce soprattutto le donne e i minori; invita gli Stati membri a intraprendere azioni specifiche per combattere le cause economiche, sociali e culturali della prostituzione affinché le donne in situazione di povertà ed esclusione sociale non divengano vittime di tale sfruttamento; invita gli Stati membri a intraprendere azioni specifiche per facilitare il reinserimento sociale e professionale delle donne che si prostituiscono;

30.

invita la Commissione a proporre misure proattive attraverso il Fondo sociale europeo e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale al fine di promuovere l'occupazione delle donne, la facilitazione dell'accesso ai servizi sociali e lo sviluppo socioeconomico nelle zone rurali; incoraggia gli Stati membri, in cooperazione con le autorità regionali e locali, a ridurre il rischio di povertà tra le donne nelle zone rurali emancipandole e migliorando la loro qualità di vita attraverso la fornitura di programmi educativi di qualità e di condizioni di lavoro di qualità, tra cui il telelavoro e un reddito dignitoso; chiede un'azione positiva che incoraggi, in particolare, le donne agricoltrici a rimanere nelle zone rurali, compresa la promozione di centri comunitari in grado di fornire consulenza e assistenza tecnica per mantenere in attività le aziende agricole e aiutarle a sopravvivere e incoraggiare i giovani a investire nell'agricoltura e nel bestiame per garantirne la sopravvivenza a lungo termine;

31.

sottolinea il ruolo cruciale di tutti i fondi e i programmi dell'UE in ambito sociale, in particolare il Fondo sociale europeo Plus e il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione per i lavoratori espulsi dal lavoro, il Fondo per una transizione giusta, il dispositivo per la ripresa e la resilienza e il Fondo Asilo, migrazione e integrazione; sottolinea che, attraverso il Fondo sociale europeo Plus (FSE+), gli Stati membri e la Commissione dovrebbero mirare ad attenuare l'impatto socioeconomico della crisi, in particolare sulle donne, ad aumentare il numero di donne occupate e aiutarle a conciliare la loro vita lavorativa con quella personale, a combattere la povertà e la sua dimensione di genere, la femminilizzazione della povertà e la discriminazione di genere nel mercato del lavoro e nell'istruzione e formazione, a sostenere le persone più vulnerabili e a combattere la povertà infantile; invita gli Stati membri a fare pieno uso di tali fondi in una prospettiva di genere;

32.

sottolinea che gli sforzi nazionali per garantire l'integrazione dei rom dovrebbero essere intensificati in tutti gli Stati membri dell'UE; invita la Commissione a promuovere l'inclusione e a garantire così la partecipazione delle ragazze e delle donne rom a tutti i livelli, comprese quelle che lavorano a livello locale, regionale e dell'UE; sottolinea che tale obiettivo dovrebbe tenere conto della parità tra uomini e donne e concentrarsi sull'elevazione delle buone pratiche degli Stati membri a livello di Unione;

33.

invita la Commissione e gli Stati membri a integrare l'aiuto finanziario dell'UE con programmi e progetti di studio che diano alle ragazze e alle donne rom di talento l'opportunità di sfruttare l'istruzione continua per liberarsi dalla povertà intergenerazionale, promuovendo la loro integrazione sociale e sviluppando le loro conoscenze, al fine di migliorare la situazione delle comunità rom; invita gli Stati membri a indicare il livello di sostegno di cui avrebbero bisogno per attuare le misure raccomandate ai fini dell'integrazione del popolo rom;

34.

sottolinea che l'aumento della povertà delle donne ha un forte impatto sulla società in generale; esprime preoccupazione per l'impatto di ciò in termini di povertà infantile; accoglie con favore, a tale proposito, l'adozione della raccomandazione del Consiglio (UE) 2021/1004 del 14 giugno 2021 che istituisce una garanzia europea per l'infanzia;

35.

sottolinea il notevole contributo delle donne negli ambiti dell'occupazione, della cultura, dell'istruzione, della scienza e della ricerca; riconosce il profondo deterioramento delle condizioni di vita delle donne impiegate nei settori dell'arte e della cultura e nelle micro e piccole imprese agricole e rurali, dovuto alla sospensione delle attività economiche e culturali durante il periodo della pandemia;

36.

chiede un approccio alla transizione digitale sensibile alla dimensione di genere; esorta la Commissione a utilizzare i programmi e i finanziamenti esistenti e a mettere a disposizione, ove necessario, finanziamenti aggiuntivi per combattere la povertà digitale delle donne, al fine di dotare le donne delle competenze necessarie per operare in sicurezza nell'ambiente digitale e migliorare la loro alfabetizzazione digitale;

37.

invita la Commissione e gli Stati membri a indagare sugli ostacoli all'imprenditoria femminile e, in particolare, a condurre un'analisi completa dell'accesso delle donne ai finanziamenti, contribuendo a porre fine alla povertà femminile nell'Unione europea, consentendo alle donne di diventare imprenditrici e fondatrici di piccole e medie imprese che contribuiscano alla duplice transizione; osserva che l'imprenditoria femminile crea posti di lavoro, rafforza il mercato unico e riduce la disoccupazione; osserva che un onere burocratico ridotto per gli imprenditori elimina gli ostacoli volti a garantire che un maggior numero di donne possa avviare un'attività imprenditoriale; sottolinea l'importanza della conoscenza dell'imprenditorialità e dell'esperienza pratica nelle scuole; invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere l'emancipazione femminile attraverso l'istruzione, la formazione professionale e l'apprendimento permanente; auspica, in particolare, una maggiore promozione delle discipline STEM, dell'educazione digitale, dell'intelligenza artificiale e dell'alfabetizzazione finanziaria al fine di contrastare gli stereotipi dominanti e di garantire che più donne accedano a questi settori e contribuiscano al loro sviluppo;

38.

invita gli Stati membri a garantire che tutte le nuove politiche di bilancio, compresa la fiscalità che ha una chiara dimensione di genere, affrontino ed eliminino le disuguaglianze socioeconomiche e di genere in tutte le loro dimensioni (25); invita gli Stati membri a evitare la discriminazione di genere nelle loro politiche fiscali e ad eliminare l'IVA sui beni sanitari femminili, poiché mette a repentaglio in modo sproporzionato la dignità delle donne a basso reddito, garantendo in tal modo che tutte le donne abbiano accesso a tali prodotti essenziali;

39.

invita gli Stati membri a tenere conto della dimensione di genere in sede di riforma dei sistemi pensionistici e di adeguamento dell'età pensionabile, e a considerare le differenze tra le modalità di lavoro delle donne e degli uomini, comprese tutte le pratiche di lavoro non retribuite, tenendo conto del rischio più elevato di discriminazione cui sono esposte le donne nel mercato del lavoro, in particolare se anziane; esorta gli Stati membri ad adottare misure specifiche volte a prevenire e combattere il rischio di povertà per le donne anziane e in pensione, in ragione dell'invecchiamento della popolazione e della percentuale di donne anziane in situazioni svantaggiate o vulnerabili; invita gli Stati membri a includere nei loro sistemi pensionistici l'indennizzo per il lavoro di assistenza non retribuito, ad esempio attraverso crediti di assistenza o altre misure aggiunte alla pensione del prestatore di assistenza, indipendentemente dal fatto che l'assistenza sia fornita a figli minorenni, anziani o persone malate o disabili, incoraggiando nel contempo gli uomini a diventare prestatori di assistenza;

40.

invita la Commissione ad astenersi dal promuovere raccomandazioni politiche che portino a un aumento dei rapporti di lavoro precari, alla deregolamentazione degli orari di lavoro, a una riduzione delle retribuzioni, a un attacco contro la contrattazione collettiva o alla privatizzazione dei servizi pubblici e della sicurezza sociale;

41.

accoglie con favore i negoziati in corso per l'adozione di una direttiva su adeguati salari minimi nell'Unione europea; invita le istituzioni dell'UE ad adottare un quadro dell'UE che favorisca l'istituzione o l'adeguamento di un salario minimo per paese basato, tra l'altro, su un paniere nazionale di beni e servizi a prezzi reali, compresi, tra l'altro, alloggi adeguati, alimenti sani ed equilibrati, abbigliamento, trasporti ed energia sostenibili, salute e assistenza e risorse che consentano alle persone di partecipare in modo significativo alla vita sociale, alla cultura e all'istruzione, che garantirebbero un tenore di vita dignitoso e contribuirebbero in parte a ridurre la povertà lavorativa, in particolare per le donne; invita a stabilire salari minimi equi e adeguati negli Stati membri quale salvaguardia necessaria per assicurare una distribuzione salariale più equa e garantire un livello minimo salariale che protegga le donne e gli uomini nel mercato del lavoro; ritiene che la creazione di un quadro per il salario minimo debba essere realizzata e preservata attraverso norme chiare, procedure trasparenti e pratiche efficaci, utilizzando criteri e indicatori guida per valutare l'adeguatezza e con il contributo degli organi consultivi, tra gli altri, e il coinvolgimento delle parti sociali;

42.

invita gli Stati membri ad essere ambiziosi nell'attuazione della garanzia europea per l'infanzia e della direttiva sulla trasparenza salariale, come anche della futura direttiva sui salari minimi e della raccomandazione sul reddito minimo;

43.

si rammarica del fatto che, nel complesso, l'integrazione della dimensione di genere non sia ancora stata applicata a tutto il bilancio dell'UE, come sottolineato dalla Corte dei conti europea, e chiede che questa situazione sia risolta con urgenza; sottolinea che l'integrazione della dimensione di genere deve essere applicata a tutti i livelli del ciclo politico e deve basarsi su dati affidabili; sottolinea l'importanza dell'attuazione di un bilancio che tenga conto della dimensione di genere, anche in tutti i programmi del bilancio 2022, al fine di conseguire la parità di genere ed eliminare la povertà delle donne; invita la Commissione, in tale contesto, ad accelerare l'introduzione di una metodologia efficace, trasparente ed esaustiva, in stretta collaborazione con il Parlamento, per misurare la pertinente spesa di genere, come stabilito nell'accordo interistituzionale «Legiferare meglio» del 13 aprile 2016 (26), al fine di poter mostrare risultati tangibili per il bilancio 2022 e al fine di estendere la metodologia a tutti i programmi quadro finanziari pluriennali;

44.

sottolinea che la capacità di bilancio dell'UE richiede una potenziale revisione dell'attuale governance economica e sociale per ridurre le disuguaglianze e la povertà femminile e conseguire la parità di genere; chiede che la governance economica e sociale sia coerente con il raggiungimento degli obiettivi di uguaglianza di genere e che si ponga fine alla povertà femminile;

45.

invita il Consiglio a istituire una formazione dedicata alla parità di genere, al fine di attuare misure comuni e concrete volte ad affrontare le sfide nell'ambito dei diritti delle donne e della parità di genere e garantire che le questioni riguardanti la parità di genere siano discusse al più alto livello politico;

46.

invita la Commissione e gli Stati membri ad analizzare il diverso impatto di genere dell'inflazione e degli aumenti dei prezzi dell'energia provocati dalla guerra della Russia contro l'Ucraina e a tenere conto di tale aspetto nell'attuazione delle misure volte ad attenuarne l'impatto sui più poveri;

47.

incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.

(1)  GU L 223 del 22.6.2021, pag. 14.

(2)  GU L 204 del 26.7.2006, pag. 23.

(3)  GU L 188 del 12.7.2019, pag. 79.

(4)  GU C 233 E del 28.9.2006, pag. 130.

(5)  GU C 199 E del 7.7.2012, pag. 77.

(6)  GU C 51 E del 22.2.2013, pag. 56.

(7)  GU C 76 del 28.2.2018, pag. 93.

(8)  GU C 298 del 23.8.2018, pag. 14.

(9)  GU C 331 del 18.9.2018, pag. 60.

(10)  GU C 346 del 27.9.2018, pag. 6.

(11)  GU C 363 del 28.10.2020, pag. 80.

(12)  GU C 411 del 27.11.2020, pag. 38.

(13)  GU C 331 del 17.8.2021, pag. 5.

(14)  GU C 456 del 10.11.2021, pag. 191.

(15)  GU C 99 dell'1.3.2022, pag. 122.

(16)  GU C 465 del 17.11.2021, pag. 62.

(17)  GU C 58 del 15.2.2018, pag. 192.

(18)  Pagina web di Eurostat dal titolo «Living conditions in Europe — poverty and social exclusion» (Condizioni di vita in Europa — povertà ed esclusione sociale), consultata il 30 maggio 2022. Consultabile al seguente indirizzo: https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Living_conditions_in_Europe_-_poverty_and_social_exclusion&oldid=544210

(19)  Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, «Gender Equality Index 2020: Digitalisation and the future of work» ((Indice sull'uguaglianza di genere 2020: la digitalizzazione e il futuro del lavoro), Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione europea, Lussemburgo, 2020.

(20)  Pagina web di Eurostat dal titolo «Gender pay gap statistics» (Statistiche sul divario retributivo di genere), consultata il 30 maggio 2022. Consultabile al seguente indirizzo: https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Gender_pay_gap_statistics

(21)  «Gender pay gap statistics» (Statistiche sul divario retributivo di genere).

(22)  https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/7341d588-ddd8-11ea-adf7-01aa75ed71a1/language-en

(23)  Articolo Eurostat del 3 febbraio 2021, dal titolo «Closing the gender pension gap?» (Colmare il divario pensionistico di genere).

(24)  Pagina web di EIGE dal titolo «Gender Statistics Database» (Banca dati sulle statistiche di genere), consultata il 30 maggio 2022. Consultabile al seguente indirizzo: https://eige.europa.eu/gender-statistics/dgs/browse/ta/ta_timeuse

(25)  Relazione realizzata nell'aprile 2017 dall'unità tematica del Parlamento europeo — Diritti dei cittadini e affari costituzionali, dal titolo «Gender equality and taxation in the European Union» (Parità di genere e fiscalità nell'Unione europea).

(26)  GU L 123 del 12.5.2016, pag. 1.


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