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Document 52019AE3626

Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Uniti nel realizzare l’Unione dell’energia e l’azione per il clima: gettare le fondamenta della transizione all’energia pulita» [COM(2019) 285 final]

EESC 2019/03626

OJ C 47, 11.2.2020, p. 98–104 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

11.2.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 47/98


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Uniti nel realizzare l’Unione dell’energia e l’azione per il clima: gettare le fondamenta della transizione all’energia pulita»

[COM(2019) 285 final]

(2020/C 47/15)

Relatore: Tommaso DI FAZIO

Consultazione

Commissione, 22.7.2019

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Sezione competente

Trasporti, energia, infrastrutture, società dell’informazione

Adozione in sezione

16.10.2019

Adozione in sessione plenaria

30.10.2019

Sessione plenaria n.

547

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

219/0/1

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il CESE accoglie con favore l’iniziativa della Commissione europea (CE) per l’avvio della valutazione dei progetti di Piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC) presentati dagli Stati membri, dando così seguito al nuovo modello di governance varato dal Consiglio e dal Parlamento nel dicembre 2018, volto ad assicurare (assieme ai paesi membri, alle autorità regionali e locali, alla società civile organizzata e ai cittadini) un processo di convergenza e coerenza d’azione a livello europeo per la transizione verso l’energia pulita e la salvaguardia del clima, attraverso un dialogo interattivo multilivello di pieno coinvolgimento della società civile e degli attori pubblici e privati a livello locale e regionale.

1.2.

Il CESE si compiace che l’Unione europea, attraverso i concreti Piani nazionali per l’energia e il clima, sia la prima grande economia mondiale ad adottare un quadro giuridicamente vincolante per tener fede agli impegni assunti nel 2015 con l’Accordo di Parigi COP21 e con l’Agenda delle Nazioni Unite per il 2030, con cui gli Stati membri sono stati chiamati ad elaborare proposte di Piani nazionali «integrati» per l’energia e il clima.

1.3.

Il CESE si compiace che l’Unione europea divenga così un riferimento sia normativo sia di governance per l’intero globo nella lotta per contrastare l’aggravarsi continuo, mondiale, senza eccezioni, dello stato del clima. Il raggiungimento dell’obiettivo climatico al 2030, che pone le basi per il più ambizioso, e necessario, obiettivo al 2050 della decarbonizzazione totale, non potrà che essere il risultato di una complessa e pilotata azione complessiva degli Stati membri.

1.4.

Il Comitato sostiene con forza il varo di una piattaforma condivisa, solida e armonizzata per eliminare le compartimentazioni (tra politiche e settori, tra amministrazioni pubbliche, tra portatori di interessi e cittadini, tra uno Stato e l’altro) e tracciare percorsi comuni per il conseguimento degli obiettivi 2030 con uno sviluppo sostenibile e competitivo, una neutralità climatica, un graduale processo di decarbonizzazione e un approccio integrato e sistemico. Il Comitato ritiene che il successo dei piani potrà meglio essere garantito se unanimemente condiviso dalla popolazione attraverso un processo di coinvolgimento dal basso.

1.5.

È indispensabile e prioritario, a parere del CESE, lo sviluppo di una cultura diffusa della sostenibilità che accompagni il processo di transizione energetica e neutralità climatica e sia pervasiva del sistema educativo e formativo a tutti i livelli a partire dall’infanzia, per una partecipazione proattiva e consapevole di tutte le componenti della società: secondo il CESE è fondamentale raccomandare che azioni in tal senso siano parte integrante dei PNEC.

1.6.

Il Comitato ritiene necessario raccomandare nei PNEC una transizione antropocentrica verso un sistema energetico globale più inclusivo, sostenibile, economico, equo e sicuro, che fornisca soluzioni alle sfide globali legate all’energia e al clima, basate sul consenso sociale ma anche sulla creazione di valore per le imprese e la società, senza compromettere l’equilibrio del triangolo energetico: sicurezza e accesso; sostenibilità ambientale e sociale; sviluppo economico e crescita competitiva.

1.7.

Il completamento effettivo del mercato europeo dell’energia, non ancora pienamente interconnesso, interoperabile e trasparente, con differenziali di prezzi di gas e elettricità oggi rilevanti, deve essere — a parere del CESE — un’altra raccomandazione prioritaria accompagnata da impegni di piena applicazione e verifica puntuale della corretta attuazione della legislazione.

1.8.

Il contributo del settore energetico e dei trasporti alla decarbonizzazione dovrebbe svilupparsi, secondo il CESE, sulla base di incentivi per i consumatori e mediante la promozione della diffusione di tecnologie chiave per raggiungere il traguardo «zero emissioni» nel 2050. Il CESE raccomanda l’adozione di strategie speciali per le industrie e le regioni ad alta intensità energetica — anche con il ricorso agli ETS e a meccanismi di carbon market in seno a Lulucf — che dovrebbero figurare esplicitamente nei PNEC, così come le riforme poste in essere per un mercato all’ingrosso decarbonizzato più integrato tra i settori dell’energia elettrica, del gas e dell’energia termica e per un mercato europeo al dettaglio più trasparente. Il CESE raccomanda particolare attenzione per un’equa applicazione degli ETS ai fini della competitività, introducendo un’adeguata carbon border tax ai prodotti ad alto contenuto di energia importati nell’UE.

1.9.

Il CESE concorda con le valutazioni della CE secondo cui i Piani sono fondamentali per garantire il raggiungimento collettivo degli obiettivi comuni per il 2030 in materia di clima ed energia, purché forniscano alle imprese e al settore finanziario la chiarezza e le certezze necessarie e prevedibili per stimolare gli investimenti in tutta Europa, anche per la ricerca e l’innovazione, ai fini della competitività dell’UE nel settore. I piani nazionali dovrebbero inoltre aiutare gli Stati membri a orientare i finanziamenti — previsti in circa il 25 % del totale — nell’ambito del prossimo quadro finanziario 2021–27.

1.10.

Il Comitato sottolinea l’importanza di raccomandare maggiore chiarezza nei PNEC quanto agli importi aggiuntivi d’investimento necessari alla realizzazione delle misure previste che richiedono un consenso politico e sociale di ampio livello, insieme a piattaforme che incoraggino la collaborazione e intese comuni tra una pluralità di parti interessate. In merito agli investimenti previsti nei PNEC, il CESE ritiene che si debbano valutare il modo e le forme di sollevarli dai vincoli del Patto di stabilità, o comunque considerarli a parte, per le loro finalità neutrali, la trasversalità della condivisione e l’alto obiettivo comune da raggiungere.

1.11.

Il CESE raccomanda particolare attenzione al consenso sociale e alla soluzione delle problematiche che sorgeranno nell’attuazione dei Piani, specie laddove il perseguimento dell’obiettivo di energia pulita implicherà la ristrutturazione o addirittura la chiusura di interi settori produttivi. La modalità di ricollocazione dei lavoratori dovrà essere prevista nei Piani stessi.

1.12.

Il CESE raccomanda alla Commissione di verificare che nei PNEC siano esplicitati con chiarezza da tutti i paesi membri i capitoli sulla sostenibilità sociale dei processi che si intendono avviare e sulle politiche di attuazione che devono promuovere una crescita inclusiva, un’equa ripartizione dei benefici e degli oneri e un’informazione chiara e trasparente alla società civile.

1.13.

Il Comitato riterrebbe utile raccomandare l’attivazione della rete dei Consigli economici e sociali e di organismi equivalenti negli Stati membri, per una partecipazione proattiva della società civile organizzata alla messa a punto ed al monitoraggio dei PNEC, il cui contributo dovrebbe figurare in un capitolo apposito dei Piani, insieme ai rilievi degli attori pubblici e privati a livello locale e regionale.

1.14.

Il CESE chiede alla CE che la valutazione conclusiva dei PNEC definitivi sia presentata al Consiglio, al Parlamento, al Comitato delle regioni e al CESE stesso, augurandosi che possa essere oggetto di una conferenza interistituzionale con la partecipazione di rappresentanti della società civile e degli enti a livello locale e regionale, per dare un seguito efficace alla conoscenza effettiva e alla presa di coscienza del processo di transizione energetica e climatica.

1.15.

Inoltre il CESE ritiene che nei PNEC debbano essere previsti azioni e fondi adeguati per campagne continue di sensibilizzazione e aggiornamento, evitando che i media abbassino la guardia e l’attenzione quando il tema energetico e climatico, per eccesso di informazione, non sarà più sulle prime pagine.

1.16.

La condivisione oggi raggiunta sull’importanza dell’obiettivo climatico e della necessità di attuazione dei Piani nazionali per l’energia e il clima raccomanda, a giudizio del CESE, che il tema sia inserito tra gli argomenti primari e costanti del semestre europeo.

2.   Introduzione

2.1.

Conformemente al quadro normativo dell’Unione dell’energia e alle regole di azione per il clima, entrate in vigore il 24 dicembre 2018 (1), i paesi UE hanno proceduto a:

sviluppare PNEC che coprano le cinque dimensioni dell’Unione dell’energia — sicurezza energetica, mercato interno dell’energia, efficienza energetica, decarbonizzazione, R&I e competitività — per il periodo 2021-30 (e ogni successivo periodo di dieci anni) sulla base di un modello comune;

presentare alla Commissione europea un progetto PNEC entro il 31/12/2018 e, dopo esame e valutazione della Commissione, essere pronti a presentare i piani definitivi entro il 31/12/2019;

riferire sui progressi compiuti nell’attuazione dei rispettivi PNEC negli step annuali sullo stato dell’Unione dell’energia con prima revisione dei PNEC al 2024.

2.2.

La comunicazione oggetto di questo parere si inscrive in tale quadro e riguarda le raccomandazioni della CE sulla base delle valutazioni dei progetti di PNEC presentati dagli Stati membri, che riguardano in particolare:

livelli di ambizione degli obiettivi, traguardi e contributi volti al conseguimento collettivo degli obiettivi dell’Unione dell’energia, specie i traguardi 2030 dell’Unione per la riduzione delle emissioni di gas serra in tema d’energia rinnovabile e d’efficienza energetica nonché il livello d’interconnettività elettrica entro il 2030;

politiche e misure in relazione agli obiettivi a livello di Stati membri e dell’Unione e le altre politiche e misure di potenziale rilevanza transfrontaliera;

eventuali politiche e misure aggiuntive che possano essere necessarie nei piani nazionali integrati per l’energia e il clima;

interazioni e coerenza tra le politiche e misure vigenti e quelle previste incluse nei PNEC nell’ambito di una singola dimensione e tra le cinque dimensioni dell’Unione dell’energia;

il conseguimento degli obiettivi con piena salvaguardia di competitività e di equità sociale.

2.3.

Per quanto attiene alle rinnovabili, le raccomandazioni della CE agli Stati membri si basano su una formula fissata nell’allegato II del regolamento (UE) 2018/1999 che, a sua volta, si basa su criteri oggettivi, e mirano, da un lato, a valutare l’ambizione complessiva a livello di Unione e, dall’altro, a garantire a ciascuno Stato membro interessato tempi sufficienti per acquisire un adeguato consenso sociale e procedere ai PNEC definitivi che saranno, seguendo un processo iterativo formalizzato, di nuovo oggetto di analisi e valutazione da parte della Commissione.

3.   La comunicazione della Commissione

3.1.

La CE ha elaborato la comunicazione in esame che:

analizza le proposte di PNEC e i relativi effetti aggregati nel conseguire gli obiettivi dell’Unione dell’energia al 2030;

integra le analisi dettagliate condotte a livello nazionale (2) ed europeo (3) e le raccomandazioni specifiche rivolte a ciascuno Stato membro (4).

Lo scopo è di aiutare gli Stati membri a mettere a punto i PNEC entro la fine del 2019 per l’attuazione delle raccomandazioni attraverso un dialogo continuo e iterativo.

In particolare, secondo la Commissione, saranno necessari ulteriori affinamenti da e con gli Stati membri, specie su: ambizioni individuali, cooperazione transfrontaliera, legame tra politica climatica e qualità dell’aria, maggiore attenzione agli investimenti, competitività ed equità sociale.

3.2.

Secondo la Commissione, i piani definitivi dovrebbero, tra l’altro:

contenere informazioni più solide sulle politiche e sulle misure intese a concretizzare con tempestività gli obiettivi e i contributi proposti per le energie rinnovabili;

essere più solidi e indicare traiettorie più chiare del consumo d’energia e individuare le lacune e le migliori prassi, la portata, i tempi e i risparmi di energia attesi delle politiche e misure previste specie per l’attuazione degli obblighi di risparmio energetico e la strategia di ristrutturazione a lungo termine, nonché il fabbisogno di investimenti e le fonti di finanziamento;

individuare, nei PNEC, i rischi per la sicurezza energetica, come quelli associati all’approvvigionamento delle materie prime, agli effetti dei cambiamenti climatici o alle minacce accidentali, naturali, antropiche o terroristiche alle infrastrutture energetiche critiche, specie i rischi legati alla cibersicurezza e alla digitalizzazione;

specificare obiettivi, programmi e tempi per le riforme del mercato dell’energia in linea con la legislazione adottata nel quadro del pacchetto «Energia pulita per tutti gli europei» e con i codici di rete e gli orientamenti vigenti — con sostegni alle riforme dei mercati all’ingrosso e lo sviluppo di mercati al dettaglio competitivi — tenendo conto dei monitoraggi delle autorità nazionali di regolamentazione e dell’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia;

coinvolgere in questo processo tutti i segmenti della società in un esercizio di co-creazione che dovrebbe consentire alle parti interessate di acquisire una reale titolarità dell’azione.

4.   Osservazioni generali

4.1.

Il CESE accoglie con favore la comunicazione della Commissione, volta a porre in essere per la prima volta un nuovo modello per assicurare — assieme agli Stati membri, alle autorità regionali e locali, alla società civile organizzata e ai cittadini — un processo di convergenza e coerenza d’azione a livello europeo per la transizione verso l’energia pulita, lo sviluppo sostenibile e competitivo, la decarbonizzazione e un approccio integrato e sistemico, tecnologicamente neutrale, l’economia circolare come leva per soluzioni innovative per i cambiamenti climatici, l’equità sociale basata sul patto europeo per l’energia (5) che metta i consumatori al centro del sistema e con un piano di lotta alla povertà energetica.

4.2.

Il CESE sottolinea che vi è sempre stato un forte e crescente sostegno (6) fra i cittadini dell’UE a favore degli obiettivi dell’Unione dell’energia e di politiche più ambiziose in materia di clima e di energia così come un crescente sostegno per gli obiettivi dell’Unione dell’energia nella comunità imprenditoriale europea (7), sia all’interno che all’esterno del settore dell’energia. D’altra parte il CESE ha accolto con favore (8) l’entrata in vigore del regolamento sulla governance dell’Unione dell’energia e delle azioni per il clima e ha invitato la società civile organizzata a svolgere un ruolo massimamente attivo per garantire la corretta attuazione di tale regolamento.

4.3.

Secondo il CESE, «è urgente intervenire sui cambiamenti climatici, poiché ne stiamo già avvertendo l’impatto. La transizione verso un’economia sostenibile diviene anche una importante opportunità. Per avere successo in questa transizione dobbiamo mantenere la competitività delle nostre imprese e incoraggiare la ricerca e lo sviluppo. Dobbiamo includere tutti i settori e la società civile e mantenere un dialogo permanente dei cittadini per evitare che qualcuno rimanga indietro» (9).

4.4.

Il CESE sottolinea l’importanza dell’impegno dell’Unione —confermato al massimo livello dalla Dichiarazione di Sibiu (10) — ad essere un leader mondiale responsabile: nella lotta ai cambiamenti climatici, nella protezione dei cittadini, nella tutela dell’ambiente e nel rispetto del principio di equità.

4.5.

Il CESE condivide il principio per cui «le proposte di PNEC costituiscono una piattaforma comune, solida e armonizzata di confronto con la società civile, le imprese, le parti sociali e le amministrazioni locali di tutta l’Unione, che permette di coinvolgerle nella discussione sulle sfide comuni e le priorità a lungo termine dell’UE sul versante dell’energia e del clima» (11).

4.6.

Tuttavia, il consenso sociale dovrebbe essere una priorità, soprattutto se si considera che alcune regioni dell’UE che ancora dipendono dalla produzione di carbone o dall’utilizzo di altri combustibili fossili sono ben lungi dall’aver completato la transizione verso la sostenibilità, e che i loro abitanti hanno redditi e opportunità economiche inferiori rispetto ad altri Stati membri. La mancata risposta adeguata agli impatti negativi della transizione energetica su cittadini e imprese, specie PMI, e l’incapacità di assicurare adeguato sostegno a chi è più duramente colpito possono portare a forti resistenze politiche e sociali e a rallentare il processo generale di attuazione complessiva dei PNEC.

4.7.

Il Comitato ritiene quindi necessario raccomandare una transizione antropocentrica verso un sistema energetico globale più inclusivo, sostenibile, economico, equo e sicuro, che fornisca soluzioni alle sfide globali legate all’energia e al clima, che creino valore per le imprese e la società senza compromettere l’equilibrio del triangolo energetico: sicurezza e accesso; sostenibilità ambientale e sociale; sviluppo economico e crescita competitiva.

4.8.

Al primo posto delle raccomandazioni — non solo agli Stati membri ma alle istituzioni europee stesse — dovrebbe figurare il completamento effettivo del mercato europeo dell’energia non ancora pienamente interconnesso, interoperabile e trasparente, con differenziali di prezzi di gas e elettricità rilevanti sia per la componente energetica che per oneri di rete e di fornitura e per imposizione fiscale. Il CESE esprime pertanto il proprio disappunto per la permanenza di differenze significative nei prezzi dell’energia nell’UE, che rivelano un grave fallimento nel mercato unico e possono compromettere, se non vengono adottate le opportune misure correttive, il raggiungimento dell’obiettivo dell’Unione dell’energia al 2030.

4.8.1.

Il CESE chiede quindi alla Commissione e agli Stati membri che i PNEC integrino impegni di piena applicazione e verifica puntuale della corretta attuazione della legislazione approvata sia per le imprese che per i consumatori in una rinnovata strategia di completamento del mercato unico entro il 2025 che sia capace di affrontare le sfide globali della crescita competitiva sostenibile e del clima in un moderno ambiente intelligente digitalizzato e interconnesso su scala continentale.

4.8.2.

Il CESE ritiene che debbano essere raccomandati sostegni sia per le riforme di un mercato all’ingrosso decarbonizzato più integrato tra i settori dell’energia elettrica, gas ed energia termica sia per un mercato europeo al dettaglio più trasparente che ponga cittadini e imprese in grado di beneficiare efficacemente delle misure di sostenibilità energetica e climatica in termini di consumi e di costi ridotti sul mercato UE, potendo operare scelte pienamente consapevoli.

4.9.

Le raccomandazioni concernenti il contributo del settore energetico alla decarbonizzazione dovrebbero svilupparsi, secondo il CESE, sulla base di incentivi per i consumatori e promozione della diffusione di tecnologie chiave per un’economia neutrale dal punto di vista climatico per raggiungere il traguardo «zero emissioni» nel 2050. La Commissione europea dovrebbe in merito raccomandare esplicitamente strategie speciali per le industrie ad alta intensità energetica come l’industria chimica, dell’acciaio, del cemento, della carta, così come per le regioni ad alta intensità di carbonio, stimolando e incentivando per esse la conversione all’uso di tecnologie a migliore efficienza energetica.

4.9.1.

È fondamentale che le industrie ad alta intensità energetica siano sostenute efficacemente dall’UE e dai loro governi nazionali: uno dei modi è quello di migliorare le linee guida ETS in materia di aiuti di Stato. Il CESE ritiene che «il sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (ETS UE) come strumento per la riduzione delle emissioni energetiche UE debba dare un segnale del prezzo del carbonio ma anche influire positivamente su investimenti sostenibili in nuove tecnologie a basse emissioni di carbonio» (12), anche attraverso il Fondo per l’innovazione finanziato con EU-ETS.

4.9.2.

Secondo il CESE, la decarbonizzazione dei trasporti, che oggi assorbono il 90 % del fabbisogno di petrolio, renderà necessario un graduale passaggio a carburanti alternativi a impatto zero con adeguate infrastrutture e con una maggiore efficienza energetica che sfrutti al massimo le tecnologie digitali e la tariffazione intelligente e incoraggi l’integrazione multimodale e modalità di trasporto più sostenibili.

4.9.3.

Il comparto dell’edilizia è responsabile del 40 % del consumo energetico e di circa il 15 % delle emissioni di gas a effetto serra; occorre dare piena attuazione alle normative UE sul risparmio energetico negli edifici e alle relative incentivazioni. Dovranno inoltre assicurarsi investimenti su reti elettriche intelligenti al fine di integrare e ottimizzare l’uso di diverse fonti rinnovabili e di tecnologie sostenibili di produzione, stoccaggio e trasmissione. Dovrà in particolare essere incentivato l’uso in situ dell’energia rinnovabile prodotta, attraverso precise normative di stimolo inserite in un opportuno quadro regolatorio.

4.10.

Il CESE esprime accordo sullo stimolo dato dalla Commissione a dare piena attuazione nei PNEC alla normativa unionale adottata nel maggio 2018 (13) sull’uso del suolo, sul cambiamento di uso del suolo o sulla silvicoltura (Lulucf) (14), che obbliga gli Stati membri a compensare le emissioni di gas a effetto serra risultanti dall’uso del suolo con un assorbimento equivalente di CO2 delle foreste nel periodo 2021-2030. Il settore può ancora agire in incremento nella cattura del carbonio. Come sottolineato dal CESE, «la gestione attiva e sostenibile delle foreste e l’utilizzo efficiente del legno sotto il profilo delle risorse costituiscono elementi fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi sul clima» (15).

4.11.

In tema di sicurezza, il CESE condivide le raccomandazioni per un sistema energetico europeo resiliente, sia in termini di approvvigionamento e di scorte d’emergenza sia di cibersicurezza. La sicurezza informatica è della massima importanza per garantire una transizione sicura nell’UE verso un sistema energetico decarbonizzato, decentralizzato, digitalizzato e integrato.

4.12.

È necessario affrontare appieno le sfide e i rischi individuati per il settore energetico sia a livello dell’UE promuovendo il ruolo dell’Agenzia europea per la cibersicurezza (ENISA), sia con raccomandazioni agli Stati membri per approcci armonizzati alla cibersicurezza per ridurre il rischio di collegamenti deboli in un sistema europeo di reti sempre più interconnesso. Questo garantirà una comprensione comune degli attacchi e una risposta comune alle minacce alla cibersicurezza, come già sottolineato dal CESE (16). Tutto il sistema energetico è altamente informatizzato, per garantirne in ogni istante stabilità ed equilibrio; un attacco cibernetico può compromettere o mettere definitivamente fuori servizio non solo isole territoriali ma anche estesi comprensori geografici, potendosi attivare addirittura criticità geopolitiche nel malaugurato ma sempre possibile caso di attacco hacker strumentale.

4.13.

Le raccomandazioni della CE in tema di R&I sono pienamente condivise dal CESE, che ritiene essenziale assicurare competitività internazionale al processo di transizione, accelerare la trasformazione del sistema energetico in modo efficace sotto il profilo dei costi ed accrescere il contributo degli ecosistemi industriali/innovativi nazionali alla creazione di catene di valore europee strategiche sostenibili, come nel caso delle batterie su cui il CESE ha avuto modo di pronunciarsi anche di recente (17).

4.14.

Il nuovo programma quadro Orizzonte Europa (2021-2027), i fondi strutturali e la BEI, il Fondo europeo per gli investimenti strategici, il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione e il Fondo per l’innovazione finanziato dalla vendita di quote del sistema EU ETS sono tra gli strumenti di cui gli Stati membri dovrebbero assicurare nei PNEC attivazioni conformi.

4.15.

Gli investimenti — e le relative coperture finanziarie — che dovrebbero essere attivati per realizzare gli obiettivi dell’UE nei settori del clima e dell’energia — stimati in investimenti aggiuntivi annui di circa 260 miliardi di euro (18) — rimangono il fattore più problematico insieme all’equità e sostenibilità sociale che devono essere il perno di un processo antropocentrico di transizione energetica e climatica.

4.15.1.

Il CESE fa rilevare che tali importi aggiuntivi d’investimento appaiono assai riduttivi rispetto a quelli messi in luce in suoi recenti pareri (19) e che i finanziamenti necessari richiedono un trade-off politico e sociale di ampio livello insieme a piattaforme che incoraggino la collaborazione e intese comuni tra pluralità di parti interessate, a cominciare dai cittadini, dai consumatori, dai lavoratori e dalle imprese, su una visione a lungo termine sulla transizione energetica, sugli obiettivi intermedi e sulle priorità più immediate.

4.15.2.

Altro problema chiave è quello dell’equità sociale e della sostenibilità sociale del processo di transizione nonché dell’equa distribuzione di costi e benefici: il CESE ha già indicato che «l’Europa ha bisogno di un «Patto sociale per la transizione energetica», da concordare tra l’UE, gli Stati membri, le regioni, le città, le parti sociali e la società civile organizzata, per assicurare che la transizione non lasci indietro nessuno» (20).

4.15.3.

Il CESE raccomanda alla Commissione di verificare che nei PNEC siano esplicitati con chiarezza da tutti i paesi membri i capitoli sulla sostenibilità sociale dei processi che si intendono avviare e sulle politiche di attuazione che devono promuovere una crescita inclusiva, una equa ripartizione dei benefici e degli oneri e un’informazione chiara e trasparente alla società civile accompagnata da piani di formazione delle competenze atte a forgiare attori consapevoli e proattivi di processi condivisi.

Bruxelles, 30 ottobre 2019

Il presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Luca JAHIER


(1)  Regolamento (UE) 2018/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, sulla governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima che modifica le direttive (CE) n. 663/2009 e (CE) n. 715/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive 94/22/CE, 98/70/CE, 2009/31/CE, 2009/73/CE, 2010/31/UE, 2012/27/UE e 2013/30/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, le direttive del Consiglio 2009/119/CE e (UE) 2015/652 e che abroga il regolamento (UE) n. 525/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio Regolamento (UE) 2018/1999 (GU L 328 del 21.12.2018, pag. 1).

(2)  SWD(2019) 211; SWD(2019) 225; SWD(2019) 214; SWD(2019) 275; SWD(2019) 229; SWD(2019) 277; SWD(2019) 230; SWD(2019) 261; SWD(2019) 262; SWD(2019) 263; SWD(2019) 224; SWD(2019) 264; SWD(2019) 223; SWD(2019) 265; SWD(2019) 228; SWD(2019) 266; SWD(2019) 267; SWD(2019) 268; SWD(2019) 227; SWD(2019) 226; SWD(2019) 281; SWD(2019) 272; SWD(2019) 273; SWD(2019) 271; SWD(2019) 274; SWD(2019) 276; SWD(2019) 278; SWD(2019) 279.

(3)  SWD(2019) 212.

(4)  C(2019) 4401; C(2019)4402; C(2019) 4403; C(2019) 4404; C(2019) 4405; C(2019) 4406; C(2019) 4407; C(2019) 4408; C(2019) 4409; C(2019) 4410; C(2019) 4411; C(2019) 4412; C(2019) 4413; C(2019) 4414; C(2019) 4415; C(2019) 4416; C(2019) 4417; C(2019) 4418; C(2019) 4419; C(2019) 4420; C(2019) 4421; C(2019) 4422; C(2019) 4423; C(2019) 4424; C(2019) 4425; C(2019) 4426; C(2019) 4427; C(2019) 4428.

(5)  COM(2015) 80 final e GU C 345 del 13.10.2017, pag. 120

(6)  Cfr. Speciale Eurobarometro 459 Relazione «Climate Change», marzo 2017.

(7)  Cfr. Union of the Electricity Industry — Eurelectric e B Team Initiative.

(8)  Cfr. GU C 353 del 18.10.2019, pag. 96

(9)  Il presidente Luca Jahier nel seminario su Concrete measures to combat climate change in the new EU term 2019-2024, 6 giugno 2019, Helsinki https://www.eesc.europa.eu/it/node/71384 Inoltre «I prezzi dell’energia, che aumentano più rapidamente dei bilanci delle famiglie, le disparità di reddito in Europa e i costi prodotti dalla transizione energetica (decentramento e digitalizzazione dei mercati dell’elettricità e del gas) determinano in quale misura la povertà energetica sia presente in una società», in TEN/694 (in attesa di pubblicazione nella Gazzetta ufficiale).

(10)  Dichiarazione di Sibiu, riunione informale dei capi di Stato o di governo, Sibiu (Romania), 9 maggio 2019.

(11)  COM(2019) 285 final

(12)  Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2003/87/CE per sostenere una riduzione delle emissioni più efficaci sotto il profilo dei costi e promuovere investimenti a favore di basse emissioni di carbonio» [COM(2015) 337 final — 2015/0148 (COD)] (GU C 71 del 24.2.2016, pag. 57).

(13)  Regolamento (UE) 2018/841 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, relativo all’inclusione delle emissioni e degli assorbimenti di gas a effetto serra risultanti dall’uso del suolo, dal cambiamento di uso del suolo e dalla silvicoltura nel quadro 2030 per il clima e l’energia, e recante modifica del regolamento (UE) n. 525/2013 e della decisione n. 529/2013/UE (GU L 156 del 19.6.2018, pag. 1).

(14)  Cfr. GU C 351 del 15.11.2012, pag. 85

(15)  Cfr. parere CESE sul tema «Impatto della politica del clima e dell’energia dell’UE sui settori agricolo e forestale», GU C 291 del 4.9.2015, pag. 1, e parere CESE sul tema «Ripartizione degli sforzi in relazione al quadro 2030 e uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura (Lulucf)», GU C 75 del 10.3.2017, pag. 103.

(16)  GU C 81 del 2.3.2018, pag. 102; GU C 75 del 10.3.2017, pag. 124; GU C 227 del 28.6.2018, pag. 86; GU C 440 del 6.12.2018, pag. 8

(17)  GU C 353 del 18.10.2019, pag. 102

(18)  Cifra ricavata dallo scenario EUCO 32-32.5 (in linea con le principali dinamiche tecnologiche ipotizzate negli scenari EUCO) (cfr. https://ec.europa.eu/energy/en/data-analysis/energy-modelling/euco-scenarios).

(19)  Cfr. GU C 353 del 18.10.2019, pag. 79. Il CESE fa osservare che la realizzazione di un’economia a zero emissioni nette di gas a effetto serra richiederà investimenti aggiuntivi di entità compresa tra 175 e 290 miliardi di EUR all’anno, per un totale di 520-575 miliardi di euro nel settore dell’energia e di circa 850-900 miliardi di euro in quello dei trasporti.

(20)  CFR. GU C 353 del 18.10.2019, pag. 96


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